IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
20 aprile 2014
di mons. Alberto Ablondi
se è vero che il nome di Gesù è l’unico nome che possa apportare E "salvezza" (Atti 4,12), l’unico nome che, se pronunciato con fede, ha il "potere di guarire" (Atti 3,16) perché non invocarlo con lelabbra del cuore e posarlo su momenti difficili, come su uomini afflittti da tanti mali spirituali e materiali? È un passo orante il tuo nel mondo, fratello laico, anche perché , illuminato dalla Parola di Dio che è lampada i tuoi passi (Salmo 119) ed alla quale hai dato il suo tempo, ora, nel mondo non percorri un "altro mondo", ma il "tuo" mondo: infatti lì Dio agisce negli eventi e la sua Parola ti illumina a comprendere come Egli agisca: lì Dio è presente in una umanità sofferente e la sua Parola ti aiuta a riconoscerlo nel fratello che ti passa accanto. (La preghiera del laico 1976)
Una storia di Pasqua
Nella foto don Pio Maioli insieme ad Alfonsina nella casa dove vive a Rosignano, con i nipoti Alessandro e Lorena e il loro figlio Carlo
Le vie del Signore non conoscono età ascere in Cristo è un’esperienza che si rivela unica in ogni età ed in ogni persona; un’esperienza che a volte si vive senza pensarci troppo, soprattutto quando si è giovani, ma che poi si riscopre successivamente, oppure che si matura negli anni, perché non sempre i tempi dello spirito coincidono con quelli anagrafici, un po’ come è accaduto ad Alfonsina, 92 anni a Settembre, nuova cristiana della Chiesa Cattolica, da poco battezzata, comunicata e cresimata nella chiesa di S. Croce a Rosignano Solvay. «È stato durante una chiacchierata in famiglia – racconta la nipote Lorena, che insieme al marito Alessandro e al figlio Carlo, accudiscono Alfonsina amorevolmente – che è emerso questo suo desiderio di farsi battezzare: una decisione che ha preso in completa autonomia, quando invece, nella sua vita non è stata sempre così libera di decidere». Quarta di sei fratelli, Alfonsina ha trascorso l’esistenza a servizio degli altri, prima della madre in casa e poi dei fratelli; un uomo intraprendente il padre, operaio e poi soprintendente alla fabbrica Solvay e con un grande appezzamento di terreno da coltivare, che ha saputo gestire la sua vita e quella dei figli sebbene non sapesse leggere né scrivere. Anche se all’epoca faceva un po’ scalpore non frequentare la chiesa, la famiglia Bigazzi non era tra quelle più devote; i figli hanno ricevuto il Battesimo solo prima del matrimonio e Alfonsina, che non si è mai sposata, neppure è stata battezzata, così la sua fede è
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Alfonsina Bigazzi, classe 1922, parrocchiana della comunità S. Croce a Rosignano Solvay, ha appena ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Siamo andati ad intervistarla per conoscere i motivi di questa sua scelta rimasta come in un limbo in attesa di sbocciare. Nonostante la veneranda età è una donna sempre in gamba, ha bisogno di aiuto nelle piccole cose quotidiane ed ogni tanto la mente cede lucidità al tempo, ma riesce lo stesso ad andare da sola a trovare i fratelli che
vivono vicini, a dare una mano in casa e soprattutto a tenere in ordine il giardino che adora. A darle i sacramenti dell’iniziazione cristiana è stato il parroco don Pio Maioli, durante una Messa prefestiva del Sabato, in una cerimonia sobria e familiare
come è sempre stata la sua vita. «Le preghiere le conosce – racconta don Pio Maioli– le ha imparate a scuola e se le ricorda tutte. Alfonsina è una persona dimessa, schiva, che si è spesa per la sua famiglia, e adesso, come se finalmente potesse dedicarsi un po’ a se stessa, ha sentito questo desiderio di avvicinarsi a Dio attraverso i Sacramenti». «È stata una cosa bella – racconta Alfonsina, nella sua semplicità – mi sembrava una cosa giusta da fare, essere battezzata». E poi sorridendo confessa sottovoce- «E poi “di Là”, bisogna andarci preparati!» Chiara Domenici
IL MESSAGGIO DI AUGURI del Vescovo Simone
Rompiamo il guscio della morte e la vita esploda nella gioia della Resurrezione asqua è il tempo e il luogo in cui la creazione si riannoda al suo Creatore e quanto è PLafrantumato si riunifica. morte e la resurrezione è la manifestazione della vita nuova di tutta la creazione in Cristo. E’ la manifestazione della nuova vocazione di tutto il creato, è il sacramento che suggella la vittoria sul peccato e sulla morte e su colui che del peccato e della morte è causa: il Maligno. La morte e la resurrezione ti annunciano che c’è qualcuno che ti ama e per il quale tu vali moltissimo. Il mistero pasquale ti annuncia che il buon Dio è pronto a qualunque cosa per te e pur di aiutarti è pronto a soffrire, a morire. Ti annuncia che il buon Dio non è un ragioniere il quale con delle bilance in mano, pesa i tuoi peccati e le tue buone azione e sta scrupolosamente attento a dove va la bilancia bensì è tuo Padre che sin dal tuo concepimento ti ama e ti amerà in eterno. Con la bellezza infinita di questo dono d’amore senza confini, che il Padre ci ha insegnato, auguro a tutti i lettori de «La Settimana» e a questa nostra città di trascorrere una Pasqua serena e densa di fede. Che sia una Pasqua all’insegna della speranza che non muore e di una vita che sa rompere il guscio della morte ed esplodere nella gioia della resurrezione. Auguri a tutti, Dio vi benedica il vostro vescovo Simone
LA MEDITAZIONE AI POLITICI
«SIETE CHIAMATI A GOVERNARE LA CITTÀ, NON A OCCUPARE IL POTERE» Il Vescovo ai candidati: «Diventate portavoce di chi non ha un lavoro e una casa» DI
NICOLA SANGIACOMO
n nuovo stile di fare pastorale nella Chiesa si sta imponendo con la testimonianza di Papa Francesco: è stato questo il cuore della meditazione che monsignor Giusti ha proposto ai politici cattolici che hanno risposto al suo invito di dedicare un po’ del lor tempo alla preparazione spirituale alla Pasqua. Il Vescovo ha trattato i temi fondamentali proposti dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, una copia della quale ha voluto donare a tutti presenti perché la possano continuare a meditare anche personalmente. «Papa Francesco – ha detto monsignor Giusti – ha toccato il cuore della gente e, con il suo modo di testimoniare il Vangelo, sta cambiando lo stile di Chiesa. La sua preoccupazione principale non è quella di difendere dei valori, ma di testimoniare la gioia che deriva dal vivere il Vangelo. Per questo chiede alla Chiesa di impegnarsi per una conversione profonda della cultura contemporanea che sembra essere dominata dall’ideologia individualista e relativista. Come tutte le ideologie umane – ha proseguito monsignor Giusti - anche questa è destinata a scomparire, magari implodendo su stessa come è successo nel passato al marxismo». Poi il vescovo Simone si è rivolto ai politici locali dicendo: «Ai candidati alle prossime elezioni non chiedo niente per la Chiesa, ma chiedo apertamente di farsi portavoce di chi, tra i livornesi, non ha un lavoro e una casa». E’ questo il cuore dell’impegno politico secondo il Vescovo Simone: «lavorare perché siano eliminate le ingiustizie sociali e tutti possano avere l’essenziale per vivere dignitosamente». «Ai poveri non possiamo solo genericamente voler bene, dobbiamo anche dare loro da mangiare: per questo è necessario un nuovo sistema di welfare pubblico che possa rispondere alle tante povertà presenti sul nostro territorio». «Il vostro impegno attuale – ha concluso monsignor Giusti– deve essere quello di formare una compagine amministrativa coesa perché, diversamente, forse occuperete i luoghi di potere ma non governerete la città».
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 aprile 2014
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
omprendiamo il principio della storia. C Chi è sconfitto e chi è vittorioso. "Io oggi ho vinto il mondo". Fondiamo la nostra vita sui principi evangelici e ridiamo vigore e speranza alle nostre città. La Pasqua sia un risorgere del grande dono del distacco e della rinuncia. Sia una rigenerazione dell’amore e della gratuità del donare. Sia un riscoprire il sapore dell’ acqua e il gusto del pane. Sia un ricominciare a sperare che senza povertà non ci sarà benessere per nessuno. La Resurrezione guidi le nostre vite nelle strade incontro alla gente. E la gioia accompagni il cammino di ognuno.
Fino a metà Maggio ogni giorno a bordo del furgone Caritas
La «sfida» ai candidati sindaco Consegneranno a turno i pasti a domicilio alle famiglie che ogni giorno mangiano grazie al sostegno della carità a lunedi scorso i volontari Caritas che si occupano del servizio dei D pasti a domicilio avranno dei compagni di viaggio un po’ particolari. E’ la sfida lanciata dalla Caritas ai candidati sindaco alle prossime elezioni: alle 10 ritrovo al Porto di fraternità a Torretta, visita della struttura e presentazione dei servizi, poi partenza per la distribuzione di 30 pasti ad altrettante famiglie della città. Alla fine del giro un’intervista a caldo sull’esperienza appena vissuta che avrete modo di vedere nel video che sarà pubblicato sul sito della diocesi e della Caritas. «Vogliamo- spiega Suor Raffaella Spiezio, presidente della Fondazione Caritas- che i candidati abbiano modo di conoscere una Livorno di cui forse si parla poco o di cui non si ha la giusta percezione e una realtà come quella della Caritas che è molto presente sul territorio e che cerca di rispondere ai bisogni di una città che uno di loro andrà a gestire. Una realtà che forse non tutti hanno avuto modo di approfondire». Il servizio proposto ai candidati è uno di quelli che la Caritas svolge in collaborazione con il Comune, ecco il perchè di una scelta che porterà i candidati a vivere la città più direttamente le strade di Livorno per scoprire un disagio urbanistico in cui vivono certi quartieri. La proposta è stata fatta e accettata da tutti i candidati delle diverse liste finora presentate e, spiega Giuseppe Mascambruno, volontario Caritas, è un esperimento per stimolare un modo nuovo di vivere la città e scoprire tutte le situazioni di povertà che ogni giorno anche come Caritas ci troviamo ad affrontare. Stimolo al confronto che si concluderà una settimana circa prima delle elezioni con una tavola rotonda; «Non vogliamo fare verifiche di quello che è stato fatto in passatospiega Suor Raffaella- ma lanciare prospettive su quello che si potrà fare con delle linee programmatiche concrete. Sul loro rispetto o meno, lo scopriremo solo in un secondo momento. La Caritas si pone come sempre dalla parte di chi ha bisogno». Non si può più, continua Suor Raffaella, vivere il disagio sociale solo con l’emergenza. Serve progettualità e non solo assistenzialismo, non parole ma atti concreti, ecco il perchè di una proposta fatta ai candidati non con finalità pubblicitarie ma come esperienza costruttiva. Giulia Sarti
La parola alla... CARITAS
«Pronti, cuochi, via!» La nuova cucina didattica della “Casa dei Mestieri”alle “Sorgenti di Carità” ronti, cuochi, via”! Ebbene si, come dice questa frase presa in prestito da un famoso programma televisivo, prende il via una nuova avventura al Centro Caritas di Via Donnini “Sorgenti di Carità”. Inaugurata lo scorso dicembre, questa struttura, sta prendendo forma e vita piano piano; dopo un periodo di osservazione dove gli operatori hanno cercato di individuare quali fossero le maggiori richieste per poter rispondere ai bisogni del territorio, adesso iniziano a nascere i laboratori della “Casa dei mestieri”. Dopo la falegnameria, e la ciclofficina che già da qualche tempo sono nel calendario delle attività settimanali, è stata inaugurata la cucina didattica, ovvero come dice la Presidente della Fondazione Caritas suor Raffaella Spiezio, il fiore all’occhiello del centro. Dotata di tutte le attrezzature, di un accesso dall’esterno, uno spogliatoio, ed una vetrata da dove i curiosi potranno assistere alle “magie culinarie” dei provetti cuochi, la cucina didattica è un luogo dove la creatività e la tradizione faranno da padrone; il ritorno alle tradizioni con la scoperta delle ricette tipiche regionali, la ricerca di nuovi piatti, la presentazione del cibo, saranno alcune delle iniziative che prenderanno vita all’interno di questo speciale laboratorio. A fare da guida ai futuri cuochi, un cuoco, un
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educatore ed un giovane. Questo sogno, così definito da suor Raffaella, è stato possibile grazie al generoso contributo del Lions Club di Livorno che negli ultimi tre anni si è impegnato a cercare fondi per «contribuire con una sostenibilità effettiva» così come l’ha definita Marcello Murziani, già presidente dei Lions, e donare così una bellissima ed attrezzatissima cucina. «Questo progetto, continua ancora Murziani, è frutto della volontà da parte della nostra associazione di non essere più soltanto un club a sostegno ed assistenza della carità ma
bensì di partecipare mettendosi in ascolto cercando di fornire gli strumenti di cui c’è bisogno. Molti parlano dei poveri ma nessuno parla con i poveri». Un mondo, quello della Caritas, che, come hanno sottolineato più volte anche Alfio Baldi, attuale presidente
Lions e Maria Grazia Rastelli prima di lui, ha bisogno di un aiuto continuo e di un costante ascolto. Un sostegno ed una collaborazione quella con i Lions, che darà vita ad altri progetti futuri tra cui il finanziamento di alcune borse lavoro e la donazione di una somma di denaro per la ristrutturazione di una struttura dedicata ai bambini da 0 a 6 anni. Molti di loro infatti vengono allontanati dalle loro famiglie e dalla città ma continuano ad avere rapporti con i genitori; questa struttura potrà agevolare i servizi sociali e i bambini a mantenere i contatti con le loro famiglie. «Di cose da fare ce ne sono ancora tantissime, ci tiene a precisare suor Raffaella, ma io come i miei collaboratori ci carichiamo della disperazione e della sofferenza di queste persone; spesso non è semplice tornare a casa ma ci affidiamo alla Provvidenza giorno dopo giorno. Una grande risorsa importante e fondamentale poi sono i volontari, senza di loro si potrebbe fare ben poco anche se potremmo fare di più se le risorse economiche fossero maggiori». Martina Bongini
L’INCONTRO PROMOSSO DAL PROGETTO CULTURALE E DAL TAVOLO DELL’OGGETTIVITÀ’
Una sanità più intelligente...se sarà riorganizzata rgomento vasto e A annoso quello della sanità che non funziona, stretta tra i morsi dei tagli statali e le richieste di cittadini sempre più esigenti. Per far luce su alcuni aspetti dell’universo sanità, il progetto culturale della Diocesi, in collaborazione con il Tavolo dell’Oggettività, ovvero il gruppo dei primari e medici ospedalieri che periodicamente si incontra con il Primo Vescovo per riflettere su temi etici imperativo: all’insegna, appunto, dell’oggettività, ha riorganizzare promosso un confronto aperto dal titolo tutto perché la "Una sanità più intelligente per la salute situazione, così di tutti: quale ottimizzazione?". Ospiti com’è, non può del dibattito il direttore dell’Asl 6 andare; i cittadini Eugenio Porfido, il presidente dei medici hanno diritto ad una sanità più di base Eliano Mariotti, il presidente del efficiente, capace di venire incontro alle Tribunale dei diritti del malato Filippo loro esigenze, ma devono anche sapersi La Marca e la giudice Patrizia Pompei del fidare dei medici e dei loro consigli. Tribunale di Firenze. L’accesso ad Internet ha La conversazione è permesso maggiore spaziata in lungo e largo: consapevolezza da parte Rappresentanti tempi di attesa impossibili dei pazienti, ma non deve dei medici e dei per gli esami diagnostici, mancare un dialogo con il malati della Asl 6 rapporto tra medico "di medico. Necessaria famiglia" e paziente, di Livorno, insieme sicuramente una educazione dei cittadini maggiore informazione, ad un giudice sul servizio sanitario, anche spicciola, verso i si sono confrontati cittadini, perché la medicina difensiva, responsabilità penali del prevenzione è certo lo sulle tematiche medico, strumento migliore per della sanità razionalizzazione delle razionalizzare le risorse, risorse, rapporto tra sempre più esigue. a 360 gradi servizio sanitario pubblico Consigliabile una e cliniche private (tra il collaborazione tra pubblico presente all’incontro c’era la strutture pubbliche e private per dottoressa Grana della clinica di San rispondere alle necessità dei pazienti, ma Rossore), rivalutazione del ruolo degli anche per valorizzare competenze e infermieri, dei tecnici e delle ostetriche. strumentazioni. Importante un
cambiamento di mentalità da parte di tutti, per comprendere che il diritto alla salute non significa tutto per tutti, subito e a qualunque costo, perché le priorità di cura sono diverse, le situazioni pure e le strutture sanitarie appartengono ai cittadini; per far questo è indispensabile un’educazione sanitaria su tutti i fronti, magari partendo dalle scuole, come sottolineato dal dottor Luca Mastrosimone, otorinolaringoiatra dell’ospedale di Livorno. Fondamentale poi il taglio agli sprechi, a partire dalle confezioni dei farmaci, sempre in esubero rispetto alle prescrizioni, perché il risparmio si trasformi in più risorse a disposizione. Occorre un ripensamento della sanità in chiave solidaristica: ha detto mons. Giusti intervenendo alla conclusione del confronto. Dobbiamo mettere da parte gli interessi di parte e lavorare per il bene comune, per la Comunità e lo dico in particolare -ha sottolineato il Vescovo - ai candidati sindaco, perché poi la sanità viene materialmente gestita insieme alle amministrazioni locali. Le radici della crisi generale che stiamo vivendo sono culturali, solo se passeremo dall’io al noi, riusciremo ad uscirne. La salute è un diritto di tutti, ma solo se alla base ci sarà una vera democrazia anche la sanità sarà veramente per tutti. Chiara Domenici
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
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■ NOTIZIE DAL SEMINARIO a cura del seminarista Andrea Salomone
Gli incontri del lunedì l 24 marzo la giornalista della Nazione Michela Berti ha incontrato la comunità del Seminario per raccontare la sua esperienza professionale. Laureata in Geofisica, una passione per la cultura, lo spettacolo ed il canto in particolare, lei stessa non avrebbe mai immaginato di dedicarsi a questo lavoro, peraltro svolto con grande passione sin dal 1999, anche grazie all’incoraggiamento del suocero, a sua volta veterano giornalista. La Dott.ssa Berti non ha esitato a definire un “calvario” il periodo iniziale, importante per apprendere i fondamenti del giornalismo; ma, dopo questa fase, ha assunto la mentalità del giornalista di razza, tanto da essere fermamente convinta oggi che il dovere di un vero giornalista sia quello di cercare la verità. Ha poi analizzato alcuni aspetti del giornalismo, sottolineando in particolare le differenze tra il giornalista televisivo e quello della stampa, rammentando che qualsiasi giornalista ha da attenersi ad un codice deontologico, e l’importanza, in un artticolo, del taglio della notizia. Importante per la sua formazione anche l’esperienza della radio.
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Si è poi passati ad analizzare la situazione della città di Livorno, che sta vivendo un momento difficile, ma che è anche dotata di potenzialità non sfruttate: in particolare, si potrebbe puntare sulla rinascita del turismo e del commercio. In definitiva, il giornalista deve andare in mezzo ai cittadini e toccare con mano cosa si respira tra la gente, se vuole svolgere un servizio utile alla società: essere giornalista è una filosofia di
vita. Inoltre ognuno, a prescindere dal lavoro che svolge, può aiutare le persone a crescere attraverso l’ascolto attento delle loro esigenze da trasformare in progetti concreti e costruttivi. Il 7 aprile è stata la volta dell’avvocato Vinicio Vannucci, stimato penalista, Presidente della Camera Penale di Livorno, invitato in Seminario per condividere il suo modo di interpretare
UN SEMINARIO IN SEMINARIO
LA PAURA i è svolto in Seminario un incontro con il Dott. SPsichiatria, Alessandro Bani (Dirigente di I livello del reparto Ospedale della Versilia) sul tema della paura. Ovviamente il Dott. Bani si è limitato a delineare un panorama generale sul tema, riservandosi di approfondirne alcuni aspetti in successivi incontri. Si è quindi definita la paura nei suoi elementi essenziali (reazione emotiva e fisiologica che si connette, sia nell’uomo sia nell’animale, alla percezione di un pericolo, ovvero alla sua presa di coscienza). L’ansia, invece, scaturisce nell’essere umano da una elaborazione della paura stessa. Partendo da tali presupposti il Dott. Bani è passato ad esporre i quadri psicopatologici della paura con alcune esemplificazioni. I seminaristi hanno subito apprezzato l’umanità, la professionalità e la passione dimostrate dal relatore in questo primo incontro.
questa professione. In primo luogo, il fatto di avere una moglie avvocato costituisce una possibilità di comprensione reciproca e di conoscenza ancora più profonda. I primi anni formativi sono stati molto importanti, così come la scelta coraggiosa di esercitare una libera professione, e non ultima la volontà di specializzarsi nel settore penalistico. Del resto questo è il settore del diritto dove sono maggiormente coinvolti i valori comuni. Quindi l’avvocato deve, anche alla luce dell’etica professionale, garantire il rispetto delle regole del ’giusto processo’, ossia di quel processo che riduce al massimo il margine di errore nella decisione del giudice, per quanto è di sua competenza . Non mancano le soddisfazioni, come ad esempio la fiducia dei colleghi, ma non si può neppure ignorare il senso di impotenza che talvolta si sperimenta di fronte all’incapacità di provare che una vicenda si sia svolta in un certo modo, ai fini di una diversa valutazione del giudice. Molto toccante il contatto con i clienti nelle carceri. Non si può quindi negare il ruolo anche dell’avvocato nella società.
L’intervista al vicerettore DON ROSARIO ESPOSITO
Ogni giorno avanti, con Cristo nel cuore Don Rosario Esposito, gli ultimi anni sono stati per Lei ricchi di soddisfazioni: ripercorriamoli insieme. «Ripercorriamoli dal settembre 2011, quando ho messo piede in questo Seminario come Diacono per completare la mia formazione verso il sacerdozio: due anni intensi, fino al 29 giugno 2013 (ndr data dell’ordinazione sacerdotale di Don Rosario), la vita di Seminario qui a Livorno, dove ho iniziato a conoscere una nuova realtà diocesana, l’esperienza nella Parrocchia Ss. Maria, Giulia e Francesco, con l’aiuto di Don Placido Bevinetto, che mi ha dato tanta disponibilità nel poter lavorare in diversi aspetti della pastorale, dall’oratorio fino ai corsi pre-battesimali e alla supervisione alla catechesi della prima comunione; poi ho completato gli studi di teologia presso lo Studio Teologico di Camaiore e ho vissuto l’esperienza, molto intensa, della pastorale ospedaliera qui a
Livorno presso gli Ospedali Riuniti: mi occupavo del V Padiglione e prestavo assistenza spirituale, avendo tanti colloqui anche con persone non credenti, e la cosa mi arricchiva molto anche spiritualmente. Poi la data fatidica dell’ordinazione sacerdotale, e da lì è iniziata questa nuova vita con Cristo nel cuore, ma soprattutto durante le celebrazioni eucaristiche l’essere Cristo in persona, che si dona tramite i sacramenti, per gli altri. Dal 6 agosto 2013, e ringrazio il Vescovo Giusti per la fiducia avuta nei confronti di un semplice novello sacerdote, ho ricevuto l’incarico di Vice-rettore del Seminario Diocesano».
Un appuntamento IMPORTANTE Il prossimo 2 maggio alle 18,30, presso la Parrocchia San Giovanni Bosco in Coteto, Mons. Giusti presiederà la Celebrazione Eucaristica per il conferimento del Ministero dell’Accolitato a (da sinistra) Ramon Guidetti, seminarista; al laico Federico Mancusi e ai seminaristi Francesco Paone e Simone Barbieri.
Un bilancio di questi mesi da Vice-rettore «Sono partito con tanto timore nel cuore. E’ vero che ho avuto una vita molto intensa di formazione, durata quasi 15 anni, però essere dall’altra parte mi ha provocato un po’ di timore, perché all’inizio pensavo di non essere all’altezza, non è che adesso lo sia, comunque non mi ritenevo idoneo a tale incarico, ma con Gesù nel cuore sono riuscito ad andare avanti, specialmente creando un rapporto di fraternità e di paternità con i seminaristi, anche se molti già li conoscevo perché erano stati miei amici di corso durante gli anni di Seminario». E’ inoltre Parroco da alcuni mesi della Parrocchia S.Maria Assunta in Castell’Anselmo. Un ulteriore impegno. «Un’esperienza arricchente: non per orgoglio personale ma nella semplicità ho iniziato questo ministero che è entrato in vigore dall’1 dicembre 2013, ma già due settimane prima mi ero recato in Parrocchia e avevo avuto di fronte 15 persone, lo ricordo perfettamente, e adesso sono contento, anche dopo aver fatto la visita alle famiglie per la famosa benedizione prima di Pasqua, la Domenica c’è sempre la chiesa piena. La gente è partecipe, mi è vicina, non mi fa mancare niente, anzi sono le persone che m’invogliano ad andare sempre avanti, anche perché all’inizio di questo nuovo ministero ho avuto diverse difficoltà nell’affrontare problematiche della Parrocchia».
Dal SEMINARIO
Conoscere la società attraverso l’incontro con alcuni suoi protagonisti
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 18 APRILE 9.00 in cattedrale, ufficio delle letture 10.30 visita ai sacerdoti e diaconi anziani ed ammalati 15.00 liturgia della Passione in cattedrale 21.15 Via Crucis a Montenero SABATO 19 APRILE 9.00 ufficio delle letture in cattedrale 22.30 veglia di Pasqua in cattedrale, trasmessa in diretta da Granducato tv DOMENICA 20 APRILE 8.45 Domenica di Pasqua- S. Messa al carcere de " Le Sughere" 10.30 in cattedrale S. Messa, pontificale di Pasqua e benedizione dei bambini e delle uova, trasmessa in diretta da Granducato tv
Diocesi informa
MARTEDÌ 22 APRILE Il Vescovo è in visita alla Diocesi di Sessa Aurunca per impegni pastorali MERCOLEDÌ 23 APRILE Il Vescovo è in visita alla Diocesi di Sessa Aurunca per impegni pastorali GIOVEDÌ 24 APRILE Il Vescovo è in visita alla Diocesi di Sessa Aurunca e alla diocesi di Sulmona per impegni pastorali VENERDÌ 25 APRILE Il Vescovo è in visita alla Diocesi di Sulmona per impegni pastorali SABATO 26 APRILE Il Vescovo è a Roma per impegni pastorali DOMENICA 27 APRILE 10.30 S. Messa e cresime degli adulti in cattedrale 18.00 S. Messa e cresime degli adulti del V vicariato alla chiesa di S. Teresa a Rosignano Solvay LUNEDÌ 28 APRILE Nella mattina, udienze clero in vescovado Nel pomeriggio il Vescovo è a Roma per la commissione beni culturali della CEI MARTEDÌ 29 APRILE Il Vescovo è a Roma per la commissione beni culturali della CEI MERCOLEDÌ 30 APRILE 10.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, incontro con gli ammalati della parrocchia di S. Martino in Parrana GIOVEDÌ 1 MAGGIO 21.15 in cattedrale, veglia di preghiera per il lavoro VENERDÌ 2 MAGGIO 9.30 incontro con i vicari foranei in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi, i genitori, i catechisti,i parroci e conferimento del ministero dell’accolitato a quattro seminaristi alla chiesa di S. Giovanni Bosco SABATO 3 MAGGIO 9.30 incontro con il clero giovane in vescovado DOMENICA 4 MAGGIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Sebastiano
AVVISO Si comunica che gli uffici del palazzo vescovile saranno chiusi al pubblico per le prossime festività della Santa Pasqua da mercoledì 16 aprile a giovedì 24 aprile. Il servizio riprenderà regolarmente lunedì 28 aprile
DUE OCCASIONI DA NON PERDERE
AL CINEMA PER VEDERE LA CANONIZZAZIONE DI PAPA GIOVANNI XXIII E GIOVANNI PAOLO II n evento straordinario, che riguarda la vita di due dei Papi più U amati della Chiesa, sta per approdare sul grande schermo: DOMENICA 27 APRILE ALLE 10 le sale del circuito The Space aprono le porte per la visione in diretta 3D della Canonizzazione Di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. L’attesissima cerimonia, officiata da Papa Francesco, verrà trasmessa integralmente in tutto il mondo grazie alla produzione internazionale del Centro Televisivo Vaticano con il supporto del partner di distribuzione cinematografica Nexo Digital. Un momento storico che The Space Cinema ha voluto mettere a disposizione di tutto il pubblico italiano, gratuitamente fino ad esaurimento posti (con la sola aggiunta di 1euro per gli occhialini 3D, dove previsto). L’evento sarà anche trasmesso in diretta in 500 sale in Europa, Nord e Sud America. Per informazioni sulle sale del circuito The Space: www.thespacecinema.it Ma non è finita: IL 28, IL 29 E IL 30 APRILE, le sale The Space Cinema trasmetteranno Francesco da Buenos Aires, documentario inedito sulla vita di Papa Francesco, firmato da Miguel Rodrìguez Arias e Fulvio Iannucci, distribuito da Microcinema. L’opera ripercorre la vita di Jorge Mario Bergoglio, dall’infanzia fino all’età adulta, passando per quel fatidico 1976 quando salvò centinaia di vite umane opponendosi alla dittatura militare argentina. Immagini di repertorio e immagini esclusive raccontano la storia dell’uomo che ha lottato contro la diseguaglianza, mettendosi a servizio dei più poveri e dei più deboli, fino a diventare capo spirituale della Chiesa Cattolica. Per informazioni su sale, orari e acquisto biglietti: www.thespacecinema.it
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Bolis E. - Solo un "Papa buono"? Spiritualità di Giovanni XXIII- Ed. Paoline, pp.234, euro 16,00 Quando si parla di Giovanni XXIII, molto spesso, viene chiamato in modo simpatico, ma riduttivo il "Papa buono", facendo quasi trapelare la convinzione che la sua sia stata una bontà leggera ed ingenua. L’autore, Ezio Bonolis, della Diocesi di Bergamo, Direttore dal 2010 della Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, con questa ultima pubblicazione ci presenta in modo molto accurato e approfondito la vera figura spirituale di un Papa amatissimo. Era un uomo dalle radici semplici e genuine, ma appassionato studioso e scrittore colto, un diplomatico esperto e sensibile, un pastore che si dedicava con tutto se stesso e con tutta la sua sensibilità alle sue "pecore", un prete obbediente e libero, un uomo di Chiesa e di mondo, un cristiano devoto e umile, un Pontefice lungimirante e coraggioso. Leggendo le sue carte, fin dall’età giovanile, veniamo a conoscenza della sua impressionante vastità di orizzonti culturali che poi maturerà nel corso del suo lungo e difficile ministero e che lo poteranno a fine del suo percorso ad indire e aprire il Concilio Vaticano II. Se non avesse avuto una solida formazione culturale, accompagnata dall’ampia gamma di esperienze pastorali, vissute in contesti talvolta periferici, e pur stimolanti e significativi, non potremmo comprendere appieno il dono che lo Spirito ha fatto alla Chiesa alla fine degli anni ’50.
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
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“Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la nostra fede” (1Cor 15,14). La risurrezione costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 651). Tale evento avviene secondo le Scritture, realizza la speranza del mondo e determina un inizio qualitativamente nuovo della storia. È inoltre il frutto di un intervento potente di Dio il quale non abbandona la vita del giusto nella tomba e non permette che il suo santo veda la corruzione, ma gli indica il sentiero della vita perché possa avere gioia piena nella sua presenza, dolcezza senza fine alla sua destra (cf. Sal 16,10-11). L’azione di Dio inaugura un tempo nuovo e un nuovo ordine di cose che pone in crisi il passato: «Le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17b).
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Nella risurrezione di Gesù ha avuto infatti inizio la risurrezione escatologica di coloro che appartengono a Cristo perché “aspersi del suo sangue” e perché “rinati dall’acqua e dallo Spirito”, finché ciò che avvenuto nel Capo si realizzi pienamente in tutte le sue membra. Gesù del resto aveva detto: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà» (Gv 11,25), che vuol dire: «La comunione con Gesù è già ora risurrezione; dove si è stabilita la comunione con lui, è varcato qui e adesso il confine della morte…Ovunque l’uomo entri nell’Io del Cristo, egli è già entrato nello spazio della vita definitiva» (J. Ratzinger).
Bonanno Pisano, Pie donne al sepolcro, Porta del Duomo, Pisa
Ce lo ricorda Sant’Ambrogio il quale nella sua Spiegazione del Simbolo scrive: «Credi che risorgerà anche la carne! Infatti perché fu necessario che Cristo s’incarnasse? Perché fu
necessario che Cristo salisse sulla croce? Perché fu necessario che Cristo soggiacesse alla morte, ricevesse la sepoltura e risorgesse, se non per la tua risurrezione? Tutto questo mistero è quello della tua risurrezione. Se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana. Ma siccome è risorto, la nostra fede è saldamente fondata». Gli fa eco S. Agostino: «Ha guarito te dalla morte eterna là dove si è degnato di morire in senso temporale. Ed è morto, oppure in Lui è morta la morte? Che morte è, quella che uccide la morte?» (Commento al Vangelo di Giovanni 3,3). Nel riquadro bronzeo della Porta di San Ranieri (nella foto) posta nel braccio meridionale del transetto della cattedrale di Pisa, Bonanno Pisano alla fine del XII sec. ha incastonato la scena della risurrezione di Cristo tra la formella della sua Discesa al Limbo e quella della sua Ascensione al cielo. L’artista non ha tuttavia presentato Cristo risorto, né l’evento stesso della risurrezione, nascosto agli occhi degli uomini e custodito dal buio di quella notte “veramente beata” che sola meritò di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi (Preconio pasquale). Ciò che vediamo è invece l’edicola del sepolcro che sovrasta il sepolcro stesso sul quale è seduto un angelo che annuncia alle donne che giungono da sinistra la risurrezione del Signore: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto» (Mt 28,5-7). Sotto il sepolcro le guardie ancora stordite sono assopite in un sonno profondo, simbolo della morte che è stata “ingoiata per la vittoria” (cf. 1Cor 15,54). Risuonano come non mai nel cuore della Chiesa, in questo giorno di luce, le parole della Sequenza pasquale: «Dimmi, Maria, cos’hai visto per via? Ho visto morire la morte. Ho visto il Signore risorto». Dal Sussidio CEI per la Pasqua
Speciale
Chi crede in me vivrà in eterno
PASQUA
SPUNTI DI RIFLESSIONE: DOMENICA DI PASQUA.........
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 aprile 2014
L’incontro organizzato dall’associazione dell’Amicizia Ebraico Cristiana
«PASQUE DI FESTA»
La veglia del primo Maggio ORGANIZZATA DALL’AZIONE CATTOLICA Giovedì 1 Maggio alle 21.15 in Cattedrale presieduta dal Vescovo nche quest’anno il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, insieme al Movimento Cristiano Lavoratori, alle Acli e alle aggregazioni laicali tutte, conferma l’appuntamento del Primo Maggio alle 21.15 in Cattedrale insieme al Vescovo, per la veglia dedicata al mondo del lavoro. Il Primo Maggio richiama alla memoria i fatti di Chicago della seconda metà dell’Ottocento e le battaglie operaie volte alla conquista del diritto ad un orario di lavoro quotidiano, fissato in otto ore. Le dure conquiste dei lavoratori e la figura mite di San Giuseppe apparentemente così distanti - propongono un percorso ideale significativo per i tempi che stiamo vivendo e per la città di Livorno, che ospita quest’incontro di preghiera e condivisione. Il coraggio di Giuseppe artigiano e la determinazione di chi ha combattuto battaglie importanti per i diritti dei lavoratori sono elementi essenziali per leggere il momento di gravi difficoltà che il Paese ed il mondo del lavoro stanno affrontando.
A
a fortunata circostanza delle celebrazioni festività pasquali in contemporanea Lperdelle le religioni ebraica e cristiana, ( la Pasqua ebraica sarà celebrata fra il 15 e il 22 aprile) ha fatto si che l’Amicizia EbraicoCristiana di Livorno organizzasse un incontro presso il salone dei Granai di Villa Mimbelli per approfondire la Pasqua e come essa viene vissuta da entrambe le tradizioni. "Pur essendo un tema particolarmente impegnativo" come ha sottolineato la Presidente Caterina Meucci è quanto mai doveroso conoscere la Pasqua ebraica per poter comprendere la Pasqua cristiana. Questo dialogo a due voci deve essere visto come più volte ha sottolineato Papa Francesco, un "pellegrinaggio verso la verità" e se fatto insieme con un ascolto profondo ci aiuta a scoprire e comprender la nostra identità più profonda. A questo dialogo sono intervenuti il Rabbino capo della Comunità ebraica di Livorno Rav Yair Didi, e don Piergiorgio Paolini, Parroco della Chiesa del Rosario, noto biblista, docente allo S.T.I di Camaiore e I.S.S.R. di Pisa. Rav Yair Didi ha presentato la Festa di Pesach come la "una festa centrale nell’ebraismo nel senso che ogni festa della Torah fa ricordo dell’uscita dall’Egitto e anche nello Shabbat viene ricordata". Ai figli addirittura deve essere raccontata in quattro modi diversi perché deve essere compresa da ciascuno a seconda di come egli è: saggio, malvagio, timido e che non si pone domande. Questa festa infatti è l’unica nella quale Dio manifesta la sua forza infinita. Mentre a partire dai grandi Patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe Dio si è fatto vedere nel privato, nella vita e nelle realtà anche quotidiane facendosi chiamare Shaddai, "dimunuendo così se stesso", con le dieci piaghe sull’Egitto invece, che non erano punizioni, ha voluto mostrare la sua forza e cancellare l’idolatria. L’uscita dall’Egitto è stato l’unico miracolo compiuto nella storia e l’ha fatto davanti a tutto il popolo: tutti insieme l’hanno veduto e in quella circostanza ha detto loro di chiamarsi Dio perché infinito e perché ha mostrato la sua forza a tutto il mondo. Don Paolini, partendo dai testi evangelici ha descritto la Cena di Gesù quale cena pasquale. Gesù nel dialogo con gli apostoli fa un chiaro riferimento alla festa che vuole che venga celebrata secondo la tradizione e termina la cena cantando i salmi dell’Hallel. Tuttavia durante la celebrazione ci sono dei passaggi che introducono delle innovazioni, delle quali San Paolo scrivendo ai Corinti dice : " Io vi trasmetto quanto ho ricevuto: Gesù nella notte in cui fu tradito, prese il pane…poi il calice dicendo questo è il calice della nuova alleanza, fate questo in memoria di me". Ecco che si parte dalla cena ebraica per orientarsi verso una offerta: il dono di se stesso e Paolo aggiunge anche che "ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice annunciate la morte e celebrate questa memoria nell’attesa che Egli ritorni". La cena Pasquale non celebra più la notte del passaggio, ma del dono che rimane disponibile per tutte le generazioni future perché alla morte è seguita la Risurrezione. La Pasqua cristiana dura tre giorni dal Giovedì santo alla Domenica di Risurrezione che poi diventa Domenica di Pasqua. Nonostante le differenze ci sono però tre elementi che sostengono entrambe le Pasque. Il primo è una celebrazione che celebra un evento che sta all’inizio: per gli Ebrei l’evento della liberazione dei figli dall’Egitto, per i Cristiani è la morte e risurrezione di Gesù. Il secondo elemento è il dovere di fare memoria perché non cadano questi eventi nell’oblio e si perda l’identità. Il terzo è, l’illuminazione che ne deriva per la vita dei credenti; sono eventi che gettano sul presente tutta la forza del passato e rinnovano il presente dando un nuovo significato. Monica Cuzzocrea
Scintille di speranza per il lavoro e le persone Rappresentano modelli limpidi per i tanti giovani che chiedono di poter accedere al mondo del lavoro senza intravedere prospettive, ma anche per gli adulti e per le famiglie che il lavoro lo hanno perso e che cercano nuove strade per ripartire. Proprio a loro la veglia vuole lanciare un messaggio di speranza e ispirare il coraggio necessario ad intraprendere percorsi di rinnovamento. Ma il messaggio è anche diretto alla politica che gestisce in modo spesso incongruente e poco lungimirante le importanti risorse che la città potrebbe, invece, offrire. Il primo segnale che, in questi anni, quest’appuntamento ha lanciato è stato l’urgenza di collaborare, a tutti i livelli, perché le soluzioni a tali problemi
Per gli adulti e per le famiglie che il lavoro lo hanno perso e che cercano nuove strade per ripartire: proprio a loro la veglia vuole lanciare un messaggio di speranza e ispirare il coraggio necessario ad intraprendere percorsi di rinnovamento non possono più essere parziali, ma devono toccare livelli di progettazione e riprogrammazione delle risorse e delle opportunità. Oggi, come non mai, il bene comune risulta distante dalla sommatoria dei beni egoistici - dei singoli o dei gruppi di potere. Troppo spesso i corpi intermedi, che la Costituzione riconosce come elementi essenziali della crescita morale e civile del Paese, sono stati abbandonati a se stessi o si sono chiusi nella difesa di interessi
specifici e parziali. Con l’acuirsi delle difficoltà per tante famiglie di Livorno, questo appuntamento rappresenta quel grido di dolore troppe volte lasciato inascoltato. La preghiera, come "grido del popolo", sarà rivolta al Signore, perché lo accolga e lo vivifichi. Alle comunità, movimenti e associazioni si chiede che si facciano carico non solo del dolore, ma anche della costruzione di nuovi percorsi d’inserimento lavorativo e di condivisione delle risorse che, in ogni caso,
ci sono e potrebbero essere potenziate. Il cambiamento che si chiede alla città, a tutti i suoi livelli e appartenenze, parte dalla preghiera e prosegue nell’impegno delle associazioni che animeranno la veglia, per continuare nella vita di ognuno di noi. Chiamati a costruire risposte comuni a problemi che minano, ormai, anche la tenuta del tessuto sociale del Paese. Chiesa e istituzioni civili collaborino proficuamente per indicare percorsi di speranza e valorizzazione del bene comune e, all’interno di esso, sostengano, attraverso il lavoro, la realizzazione di una rinascita sociale fondata sulla responsabilità dei singoli e delle comunità. Cristiano Nervegna
Simone,Alice, Marco,Valentina, Elisa: da S. Luca a S. Pietro e ritorno
«Professionisti» della fede D
omenica 6 aprile 5 ragazzi della nostra diocesi hanno fatto la Professione di fede davanti alla tomba di san Pietro, durante la Santa Messa, nelle grotte vaticane celebrata da don Pietro Grajper, parroco della parrocchia san Luca a Stagno.
CHI SONO QUESTI RAGAZZI? Simone Gottardi anni 22, Alice Giannetti anni 21, Marco Turelli anni 19, Valentina Di Vecchio anni 19, Elisa Gatti anni 18. A parte Simone, che è un catechista e animatore di un gruppo del dopocresima della parrocchia dei Salesiani, che ha seguito il gruppo di san Luca come animatore in un campo di formazione ed ha collaborato con loro durante il guastagno, i ragazzi hanno seguito un percorso di mistagogia iniziato nel 2006 e nel 2007 con don Valerio Barbieri e vari educatori parrocchiali e continuato da settembre del 2009 da don Pietro Grajper, Alessio e Monica. Un percorso che, seguendo il tema del viaggio, con al centro la figura di Gesù Eucaristia, attraverso l’itinerario della Via della Bellezza, ha portato i ragazzi alla Solenne Professione di Fede a Roma. Questi ragazzi fanno parte oggi della pastorale giovanile della parrocchia San Luca e sono lo "zoccolo duro" dei giovani: Alice, del gruppo Nutellini, è una delle catechiste del gruppo dei bambini di 6 anni, 1’anno
di alfabetizzazione, è aiuto catechista dei cresimandi 2015 e animatrice del gruppi Nautilus del dopocresima; Marco e Valentina sono del gruppo Sirio, Marco si occupa della pastorale dello sport e fa parte dello staff di Amichiamoci; Valentina è una delle animatrici del gruppo Latenda-giovanissimi; Elisa, gruppo K2, è una delle catechiste dei bambini del 4° anno di catechesi e animatrice del gruppo Nautilus. IL CAMMINO: DA STAGNO ALLA CATTEDRALE, A SAN PIETRO I nostri 5 ragazzi sono stati accompagnati dagli altri ragazzi del gruppo dei giovani, Martina, Alessia Camilla, Matteo, Nico, Mattia, Federico, che li hanno sostenuti e hanno
potuto vivere questa bella testimonianza di fede. Il percorso é iniziato venerdi 4 sera, con la messa delle 18 in cattedrale, sabato mattina partenza in treno per Roma e visita della città; domenica mattina sveglia all’alba per una bellissima sorpresa che ci ha organizzato don Pietro: la celebrazione della Santa Messa proprio davanti alla tomba di san Pietro! Grandissima la gioia di tutti i presenti e l’emozione é continuata tutto il giorno quando siamo andati a visitare le basiliche di Roma. Per concludere questi momenti di felicità, alle 12 l’incontro in piazza San Pietro con Papa Francesco per l’Angelus, che, dopo aver ricordato a tutti che non c’e limite alla misericordia di Dio, ha invitato a leggere e
vivere il Vangelo, regalando, infine, un "vangelino" con dedica a tutti i presenti. Che segno per i ragazzi! I ragazzi sono stati presentati alla comunità di Stagno alla fine della celebrazione della Santa Messa della domenica delle palme, con il dono di una pergamena e un kit per la preghiera, i nostri testimoni sono stati acclamati da tutta l’assemblea. Questa esperienza è stata molto importante sia per i bambini che gli adulti della parrocchia: i bambini hanno dei punti di riferimento e non vedono l’ora di essere catechista, gli adulti hanno chiesto di stare piú insieme e iniziare percorsi comuni per condividere la preghiera e l’amore per Gesù. Monica Calvaruso
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
20 aprile 2014
VII
■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di don Luca Giustarini osbv
Maria salva ancora i livornesi dalle epidemie a seconda benedizione scese su Livorno il5 Maggio 1690, tra gli evviva di un popolo che si stringeva intorno alla sua Regina. Il giorno dopo dell’incoronazione avvenuta nella collegiata di Livorno, la Santa Immagine fu accompagnata, come abbiamo narrato, con numerosissima processione a Montenero: giunta ai piedi del Colle fu salutata dallo sparo di cento mortaretti: il saluto si ripeté quando sulla piazza del Santuario fu collocata sopra di un .gran palco. Prima di riportarla in Chiesa i Padri Teatini ebbero il felice pensiero, sebben non richiesti da nessuno, di benedire con la Madonna la città di Livorno, e il popolo devoto era accorso in tal numero, che molti, non trovando posto nella piazza, erano saliti sugli alberi della vicina macchia. Il Consiglio di Sanità di Livorno aveva discusso lungamente se dovesse, o meno, accordare il permesso di approdare ad una nave francese, proveniente da Alessandria d’Egitto, e in cui si erano verificati casi mortali di peste bubbonica. Contro la maggioranza favorevole, prevalse il parere contrario del medico livornese Marcellino Ittieri che sostenne le sue ragioni con tale fermezza che parve audacia e crudeltà, e fu invece la salvezza di Livorno. La nave costretta a prendere il largo diresse a Marsiglia, ove, sventuratamente ricevuta, portò il germe di una delle più terribili pestilenze che ricordi la storia. Era il 20 Maggio 1720 quando il Consiglio di Sanità di Livorno prese la deliberazione di fare allontanare immediatamente dalle sue acque la nave che portava la morte, e in quel giorno a Montenero, nella ricorrenza della Pentecoste, si celebrava il ricordo della manifestazione prodigiosa dell’Immagine, e si lavorava alacremente alla nuova cappella cominciata appena da un mese. La fermezza del medico Ittieri, ci assicura il Tommasi, fu giudicata una grazia speciale della Madonna, la quale "sembra abbia benedetta e gradita un ’idea che è di sua maggior gloria, mentre pochi giorni dopo ali ’essersi dato principio alla fabbrica, capitato nel porto di Livorno la Nave N. Capitano N., fece la Vergine Santissima col suo valido patrocinio che non fosse ammessa a pratica alcuna”. I Livornesi in questa liberazione dal fierissimo contagio, visto un nuovo pegno dell’amore di Maria, numerosi accompagnarono le Confraternite che si recavano processionalmente al
L
Santuario a render grazie e presentare offerte alla loro Protettrice. Queste azioni di grazie durarono l’intero anno, e il Municipio di Livorno, nel settembre, per tre giorni, dalla chiesa di S. Sebastiano, si unì alle preghiere che il popolo innalzava a Montenero davanti la Santa Immagine. Nel Febbraio del 1730 la maligna influenza, che aveva desolata quasi ogni parte d’Italia, penetrò anche in Livorno: il morbo fu talmente contagioso che quasi tutti gli abitanti della città e della campagna caddero ammalati; fu così virulento che ne morirono più di sessanta al giorno. Il Municipio a nome del popolo pregò i Padri Teatini di fare un Triduo alla Madonna, e a voler benedire, al termine di queste devote suppliche, la città con la santa Immagine. I religiosi che allora si trovavano al Santuario erano caduti tutti ammalati, meno due che cominciarono il Triduo con grande fiducia. Fin dal primo giorno di queste pubbliche preghiere l’influenza cominciò a cessare; la guarigione degli infermi fu tanto rapida, che molti poterono salire a Montenero la mattina del 21 Febbraio quando la Madonna fu portata sulla piazza per benedire la città nel medesimo modo che si era usato il 21 Settembre del 1684. Attestano i cronisti del tempo che, nel giorno in cui fu data la benedizione a Livorno, nessuno degli ammalati morì, e che in breve tempo cessò la
Maria risponde alle richieste di aiuto: i livornesi sono preservati dalle
pestilenze mortalità. La veridicità dei cronisti è confermata dal fatto che il Gonfaloniere e gli Anziani di Livorno, dopo di essere intervenuti a Montenero ad un Triduo di ringraziamento, il 6 Marzo di quello stesso anno 1730 scrissero una lettera ai Padri Teatini in cui, dopo di avere ricordata "la gran devozione con cui dal numeroso popolo accorsovi si riceve la benedizione di Maria Vergine e come dalla gran Madre di Misericordia è subito stata concessa a questa Città la grazia desiderata"; e dopo di
aver riconosciuta "la precisa obbligazione di mostrare in ogni tempo i più distinti segni di gratitudine alla pietosa nostra Protettrice Maria Santissima", fanno l’umile preghiera onde ottenere il perpetuo privilegio "che da ora qualunque volta che occorra per qualsiasi causa, rimuovere la detta Santa Immagine dal suo posto per qualsivoglia spazio di tempo, o sia per tenerla esposta o per trasferirla, o sia per portarla in processione in qualunque modo il Magistrato di Livorno abbia la privativa di servire, o far servire da chi da lui sarà deputato, in qualunque di dette funzioni, la Medesima Santa Immagine tanto nel sorreggere le aste del baldacchino; come nel portare le torce, e positivamente ci obblighiamo di provvedere, a spese del Pubblico Magistrato, tutta la cera d’ogni sorta che per tali funzioni farà di bisogno e tutte le messe che a renderle più decorose occorreranno". I Padri Teatini, accolta
Quarta e quinta benedizione 24 GENNAIO 1742 - 11 FEBBRAIO 1742 Nei giorni 16, 19 e 20 del Gennaio 1742 nove forti scosse di terremoto si seguirono con un crescendo spaventevole, talchè gli abitanti atterriti fuggirono dalla città, e Livorno, che pochi giorni prima, per i divertimenti carnevaleschi, era piena di vita, cambiò aspetto e parve un deserto. Riavutosi un po’ dal primo spavento, il popolo il 21 portò in processione per la città le reliquie di Santa Vigilia, e nei giorni seguenti intervenne a un Triduo nel Santuario di Montenero, al termine del quale, preparata al solito la piazza, i Padri Teatini portarono fuori l’Immagine della Madonna, e con essa, alla presenza di tutte le Autorità e di parecchie migliaia di persone benedirono Livorno. Con la benedizione di Maria la calma, la tranquillità tornò negli animi, la città riprese il suo aspetto normale. Ma la calma, la tranquillità degli animi fu interrotta dopo tre soli giorni, dal rombo pauroso, terribile che precedeva lo spaventoso terremoto del 27, che scosse, agitò furiosamente la città, che fu ricoperta da una nube oscura di densa polvere. L’11 Febbraio 1742, con la processione, che riaccompagnava la Madonna a Montenero, sulla piazza del Santuario, si collocò la Santa Immagine sopra di un altare; poi con essa, si diede la benedizione a Livorno.
Sesta benedizione 9 GENNAIO 1771 Il 7 Gennaio 1771 una violenta scossa di terremoto aveva impressionato tutta la popolazione, la quale, presa da vero spavento alle due scosse più forti che si ripeterono nel giorno successivo, si riversò fuori dell’abitato, e oltre seimila persone si accamparono all’aperto. I danni non furono così gravi, quali aveva fatto temere la violenza dei tre terremoti, e in questo si riconobbe subito una protezione speciale della Madonna di Montenero, che tutti invocarono, mentre si davano alla fuga. Prima di ritornare nelle loro case i Livornesi vollero che con la Santa Immagine fosse benedetta la città, poiché la popolazione protestava che non sarebbe rientrata nelle lesionate abitazioni se non dopo che la Madonna le avesse benedette. Il giorno 9 perciò fu impartita la invocata benedizione, e il popolo, calmo e tranquillo tornato ai lavori abituali, aumentò lo zelo per decoro del Santuario, e con le generose offerte di questi giorni si poté, in tre anni, condurre quasi del tutto a compimento la nuova cappella che era cominciata nel 1720.
favorevolmente la supplica con deliberazione del 12 Marzo 1730, si affrettarono a comunicare al Magistrato di Livorno che ben volentieri gli veniva accordato il privilegio richiesto, di avere sempre il primo posto ogni qualvolta si trattava di pubbliche manifestazioni in onore di Maria Santissima, e di sostenere le spese necessarie. Il Magistrato di Livorno, tenendo fede alle sue promesse, non si rese mai indegno dei suoi privilegi. Al primo attacco della micidiale influenza del 1733, che si manifestava con raffreddori e dolori al petto, per la sua diffusione e per la mortalità ricordava la precedente, il Gonfaloniere scrisse subito, il 26 Febbraio, al Superiore del Santuario, ordinando, a spese del Comune, un Triduo della Madonna, del tutto simile a quello del 1730, meno la benedizione colla Santa Immagine, giudicandosi allora non doversi praticare con tanta frequenza. "Si incominciò il Triduo nel dì 28, e proseguendo nei due seguenti giorni con un pieno ed affollato concorso di persone, quasi tutte dal general raffreddore attaccate, per cui con incessante tosse ne rimbombava la Chiesa, dalla fiducia dei meriti di Maria animato tutto quel popolo, istantaneamente vide sopra di sé rinnovata la grazia della liberazione dalla sopravvenuta, importuna, descritta epidemia. Una lettera del Luogotenente Gonfaloniere, Iacopo Luzio Sproni, scritta l’8 Marzo seguente ai Padri Teatini, rende pubblica e autorevole testimonianza di questa grazia implorata ed ottenuta. Nel 1741 arrivò da Algeri una nave che recava in seno la morte. Lo spavento invase i Livornesi: il grido della fede eruppe e volò alla Madonna. Ella dispiegando sempre regal potenza sul mare imperò, ed ecco occultarsi il cielo di nuvoloni. Di subito un fulmine lanciato dalla nube, come strale dell’arco teso, sfolgorò la nave e la recò all’impotenza di navigare e il Magistrato di Sanità interpretando il segno celeste, la condannò ad essere in alto mare abbruciata.
Nell’anno di MARIA
Seconda e terza benedizione con l’icona della Madonna 5 MAGGIO 1690 - 21 FEBBRAIO 1730
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TOSCANA OGGI 20 aprile 2014
LA SETTIMANA DI LIVORNO