IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo
importanza della scelta di sposarsi in chiesa non riguarda solo la Lmonio ’decisione di coloro che sono prossimi alle nozze, poiché al matricristiano è affidata anche la missione di testimoniare nell’amore coniugale e familiare l’amore di Dio, è la Chiesa tutta che vive in ogni matrimonio cristiano una possibilità di nascere, di vivere e di rivelarsi attraverso la vita delle nuove famiglie. Ogni uomo, credente o no, ha bisogno di essere raggiunto dall’amore di Dio e la famiglia nella sua vita di amore costituisce uno dei messaggi più capaci di rivelare le diverse manifestazioni dell’amore di Dio nella vita dell’uomo.
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
(Lettera pastorale “Sposarsi in chiesa” - 1974)
4 maggio 2014
I due Papi santi
La storia di Benedetta, arrabbiata con Dio e con la Chiesa fino all’incontro con Giovanni Paolo II. Una figura che le ha cambiato la vita per sempre, anche se non lo ha mai conosciuto di persona
Io, convertita da San Giovanni Paolo II enedetta Agretti, livornese, 39 anni, racconta come è cambiata la sua vita dopo aver «incontrato» Giovanni Paolo II e di come la sua testimonianza sia stata inserita tra i documenti per la canonizzazione.
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Tu sei molto legata alla figura di Giovanni Paolo II. Perché? Puoi raccontarci la tua storia? «La storia del mio legame speciale con papa Giovanni Paolo comincia con la fine della sua esistenza terrena. Fino a quel 2 aprile 2005, cioè per circa 30 anni della mia vita, non mi ero mai curata di Dio, né della chiesa né tantomeno del papa: ero un’atea convinta. La vita mi aveva assestato un paio di colpi bassi con la morte di mio padre e di mia nonna paterna, entrambi per cancro, quando avevo rispettivamente 11 e 17 anni. Le loro morti repentine mi avevano lasciata disorientata, con un gran senso di vuoto e di rabbia, che avevo diretto verso il capro espiatorio più comodo: Dio. Non poteva esistere un Dio che è amore, dov’era l’amore laddove c’era solo il vuoto della morte che stringeva il cuore? Quante volte, in lacrime, Gli ho urlato tutta la mia rabbia … e mi rispondeva soltanto il silenzio, almeno così sembrava. Figurarsi quindi se seguivo il papa, lui mi sembrava solo un vecchio cocciuto che si ostinava a credere in qualcosa di inesistente. Così, quando le sue condizioni si aggravarono io non me ne curai più di tanto, non vidi le sue ultime, strazianti apparizioni, continuai a
voltargli le spalle come avevo fatto nei 27 anni precedenti. Poi, più per curiosità che per altro, durante la giornata del primo aprile, mi misi a guardare i servizi da piazza San Pietro, ormai affollata di pellegrini. Guardavo e non capivo: ma perché tutta quella gente attorno ad un vecchio che stava morendo? Mi sembrava decisamente un’esagerazione, invece non mi accorsi che Karol,a modo suo, stava già incrinando il mio muro di false certezze. La sera del 2 aprile ero di nuovo davanti alla tv, cercando di mascherare una certa inquietudine che si faceva sempre più pressante col passare dei minuti. Verso le 21 e 45 ricordo che arrivò un’agenzia ANSA, che comunicava la morte del papa alle 21 e 37 per arresto cardiocircolatorio. Ricordo di essermi aggrappata inconsciamente all’ultimo filo di speranza … dalla piazza nessuno aveva ancora annunciato nulla, quindi poteva essere una bufala dei giornalisti, ma quell’orario era preciso … troppo preciso. Un campanello d’allarme cominciò a suonare in un angolo remoto dell’anima, fino a quando monsignor Sandri, in lacrime, dette l’annuncio tanto temuto: Karol era veramente morto. Ecco, in quel momento io ricordo soltanto come lo scoppio di una bomba, la cui onda d’urto mi prese in pieno: cominciai a piangere, così come non avevo mai pianto in vita
mia. Provai un dolore infinito, sullo schermo scorrevano le immagini di Karol e io potevo solo guardarle, piangere senza più difese e darmi della stupida perché il cuore aveva già intuito ciò che la ragione ha messo più tempo per capire: Dio esiste e non era quel burattinaio senza scrupoli che mi ero figurata per tutto quel tempo. È stato come se Karol mi avesse abbracciato e guardandomi mi avesse detto di buttar via tutta la rabbia, il rancore che mi avevano avvelenato la vita fino a quel momento. Ho continuato a piangere per quasi tutta la notte, liberando finalmente il cuore e l’anima. Allora non capivo coscientemente cosa era accaduto, solo nei giorni successivi cominciai ad avvertire un barlume di chiarezza in mezzo a tanto stordimento. Seguii tutte le cerimonie dei novendiali, ascoltando messe, preghiere, salmi e commuovendomi a ogni parola del Signore. Il giorno dei funerali ascoltai le meravigliose parole del futuro Benedetto XVI guardando il vento che soffiava impetuoso, sfogliando le pagine del Vangelo sulla bara di quell’uomo che stavo cominciando ad amare veramente come un padre. La sera di quel giorno presi d’impulso carta e penna e cominciai a scrivergli come si fa con una persona cara ma soprattutto viva: gli dissi che ormai vedevo chiaramente la via che avevo davanti ma che avevo bisogno del suo aiuto per percorrerla, che sapevo di essere
indegna di chiedere una cosa simile, ma ero sicura che nella sua infinita bontà, lui non avrebbe mai lasciato la mia mano … sono passati nove anni e, nonostante gli sbagli e le cadute, posso dire che è stato veramente così». La tua testimonianza di conversione è stata inserita nel dossier di Giovanni Paolo II. Com’è andata? Ti senti in un certo senso una “miracolata”? «Ho saputo indirettamente che la mia testimonianza era stata inserita nella documentazione ufficiale della causa di beatificazione. Ero abbonata alla rivista della causa, Totus Tuus, curata dal postulatore mons. Oder. Fu lì che vidi pubblicata per la prima volta la lettera con la mia testimonianza che avevo inviato alla Congregazione per le cause dei Santi: fu un’emozione enorme, perché le lettere che arrivavano erano veramente decine di migliaia e non era scontato che scegliessero proprio la mia. In seguito, il vaticanista Andrea Tornielli si rifece probabilmente a quella documentazione per scrivere il suo libro “Santo subito!”, il quale comprendeva appunto alcune testimonianze della santità di Giovanni Paolo. Ma l’emozione più grande l’ho avuta quando, acquistando il libro di A. Zapotoczny “Vivi dentro di noi”, il quale comprendeva la documentazione ufficiale e definitiva della causa di
beatificazione, ho trovato anche la mia lettera: è stato come se, una volta di più, Karol mi avesse assicurato che il nostro è un legame veramente speciale, che niente potrà mai spezzare. Se mi sento un miracolata? Beh, ho imparato che, tecnicamente, quanto mi è successo viene definito una grazia. Tuttavia nella mia ignoranza sento che la sostanza è la stessa: sì, mi sento una miracolata perché tramite Karol ho avuto realmente una nuova vita. È un cammino che a volte costa fatica, perché la fede non è una pozione magica che fa sparire di colpo tutti i problemi, né tantomeno la mia conversione repentina mi ha messo al sicuro una volta per tutte dagli sbagli, ma ogni volta che cado so che posso contare su una persona speciale che mi aiuta a rialzarmi e a rimettermi su quella via che vidi con tanta chiarezza 9 anni fa. In fondo, a pensarci bene, sentirsi amati è il miracolo più grande, l’unico di cui abbiamo tutti un immenso bisogno». Oggi come vivi questa canonizzazione? « Sto vivendo questi giorni veramente come un tempo di grazia. Ai miei occhi, ma non solo ai miei, lui è sempre stato un Santo … anche se io l’ho capito tardi. Tuttavia adesso lo sarà ufficialmente anche per la Chiesa e questo può solo che dare gioia. Sì, la sua canonizzazione nel giorno della Divina Misericordia sarà veramente una festa, la festa della vita, perché nessuno
muore mai realmente finché rimane nel cuore degli altri … e Karol è rimasto nel cuore di tutti noi». Oggi sei moglie e mamma. Come comunichi intorno a te la grazia che hai ricevuto? «Ricordo che una delle prime decisioni che ho preso subito dopo la conversione, è stata quella di battezzare mia figlia, che all’epoca aveva due anni e mezzo e al cui battesimo io mi ero sempre fermamente opposta. Mi rendo conto che la grazia che il Signore mi ha voluto generosamente donare non la comunico soltanto con comportamenti esterni, come ad esempio andare a Messa (detto per inciso, chi mi ha conosciuto prima mai avrebbe creduto di vedermi dentro una qualsiasi chiesa!). Il cambiamento è stato interno e radicale, talmente profondo che ormai condiziona il mio modo di vedere e affrontare la vita. Karol diceva che l’amore non si può insegnare, ma che è la cosa più importante da imparare … ecco, la sostanza del suo insegnamento sta tutta lì, sconvolgente nella sua semplicità, ed è quanto cerco di imparare e comunicare ogni giorno a chi mi sta accanto. Ogni tanto, per scherzo, mio marito alza gli occhi al cielo e rivolgendosi a Karol gli dice in tono di finto rimprovero: “ Ma che ti è venuto in mente di convertirla? Hai creato un mostro!”. E io so che lassù, anche Karol ci guarda sornione e se la ride di gusto».
TOSCANA OGGI
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LA SETTIMANA LIVORNO
4 maggio 2014
Approfondiamo l’Evangelii Gaudium
Azione CATTOLICA
L’ assemblea nazionale con papa Francesco
Aggiornamento clero e laici
La gioia di vivere
prossimi 6 e 7 maggio si svolgerà il consueIderà to aggiornamento del clero e dei laici. Guil’approfondimento don Marco Sozzi
Il 2 maggio si eleggono i nuovi responsabili nazionali. Tutti i nomi dei responsabili della Diocesi di Livorno
che presenterà l’esortazione di Papa Francesco Evangelii Gaudium. Questo il programma: martedì 6 maggio ore 9.30 in vescovado aggiornamento del clero martedì 6 maggio ore 18.30 locali parrocchia S.Lucia aggiornamento per tutti gli operatori pastorali mercoledì 7 maggio ore 9.30 in vescovado aggiornamento del clero.
NOVITÀ per la Caritas di c.d.
Gli auguri di Pasqua del Vescovo... con sorpresa! Due appartamenti in più per l’emergenza abitativa uest’anno, il vescovo monsignor Simone Giusti ha voluto porgere gli auguri di Pasqua in un modo un po’ speciale: inaugurando e donando alla Caritas due piccoli appartamenti ricavati da un vecchio magazzino della curia e adesso a disposizione per l’emergenza abitativa. —
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All’inaugurazione erano presenti alcune autorità, i dipendenti e volontari della curia, i responsabili Caritas ed anche i rappresentanti delle confessioni cristiane presenti a Livorno: la pastora Battista Giorgi, il pastore Valdese Bouchard, padre Ciprian della chiesa Ortodossa Rumena, invitati dal Vescovo perché gli auguri arrivassero veramente a tutti, anche ai fratelli delle chiese sorelle. I due piccoli appartamenti, il cui costo di ristrutturazione sostenuto dalla Diocesi ammonta intorno ai 100.000 Euro, saranno gestiti dalla Caritas diocesana in convenzione con il Comune di Livorno e saranno riservati alle emergenze abitative temporanee.
al 30 aprile al 2 maggio si tiene a Roma la XV assemblea nazionale dell’Azione Cattolica. Dopo i necessari passaggi parrocchiali, diocesani e regionali, che nei mesi scorsi hanno impegnato tutte le realtà locali dell’associazione e portato all’elezione dei rispettivi organismi direttivi, è ora la volta del livello più alto, quello nazionale, in cui i delegati provenienti da tutte le diocesi italiane si ritroveranno insieme per verificare il cammino fatto dall’associazione nell’ultimo triennio e tracciarne le linee programmatiche future. Il titolo dell’assemblea sarà «Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere», e vedrà la partecipazione anche del nuovo Assistente Generale, mons. Mansueto Bianchi, fino a pochi giorni fa Vescovo di Pistoia. Altri interventi significativi, oltre alla consueta relazione del Presidente nazionale uscente Franco Miano, saranno quella del Segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, quella del Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, e quella del Presidente della CEI, card. Angelo Bagnasco. Nella bozza di documento assembleare che è alla base della discussione dei delegati si trovano già alcune indicazioni forti sul cammino che l’AC intende percorrere nel prossimo triennio. A partire dalla citazione iniziale, le parole che papa Francesco ha pronunciato in occasione del recente convegno ecclesiale della diocesi di Roma: Il cristiano deve essere rivoluzionario per la grazia (…). La grazia fa di noi
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rivoluzionari (…) perché cambia il cuore. Un cuore che ama, un cuore che soffre, un cuore che gioisce con gli altri, un cuore colmo di tenerezza per chi, portando impresse le ferite della vita, si sente alla periferia della società. Sulla base di questa esortazione, i laici di AC, corresponsabili della
missione evangelizzatrice della Chiesa, sentono rivolti loro soprattutto due insegnamenti dell’ultimo Concilio: la comprensione della Chiesa come popolo di Dio in cammino nella storia di tutti fino alle estreme periferie del mondo, e la comprensione
■ COS’È l’Azione Cattolica Azione Cattolica è un’associazione di laici impegnati a vivere in forma LIn Italia ’comunitaria l’esperienza di fede, l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità. l’ACI è presente in 219 diocesi con circa 360.000 aderenti. L’assistente nazionale dell’Associazione è tradizionalmente un Vescovo nominato dal Papa. Proprio recentemente è stato nominato assistente nazionale monsignor Mansueto Bianchi, attuale vescovo di Pistoia che subentrerà a monsignor Domenico Sigalini. L’associazione si articola in tre settori: adulti, giovani e ragazzi. Ogni tre anni rinnova i propri responsabili ad ogni livello: parrocchiale, diocesano, regionale e nazionale. La sua struttura coincide infatti con quella della Chiesa: il presidente diocesano è nominato direttamente dal Vescovo all’interno di una terna di nomi proposta dal consiglio diocesano; quello nazionale dalla Presidenza della Conferenza Episcopale ancora all’interno di una terna di nomi proposti dal Consiglio nazionale. L’attuale presidente nazionale è il professor Francesco Miano Gli ultimi due Vescovi di Livorno hanno avuto un legame particolare con l’Azione Cattolica: monsignor Diego Coletti, attuale vescovo di Como, è stato assistente regionale della Lombardia, monsignor Simone Giusti è stato per otto anni assistente nazionale dell’Azione Cattolica RagazziGli associati all’AC credono che sia doveroso e possibile educarsi reciprocamente alla responsabilità, in un cammino personale e comunitario di formazione umana e cristiana.
I nomi dei nuovi responsabili diocesani Presidente Antonio Martella, Segretario Giacomo Foresi, Consiglieri: Simone Grimaldi, Lavinia Bernardini, Serena Godioli, Michele Roffi, Angelo Gaudio, Michele Martella, Mirella Tonini, Maria De Biasi, Leonardo Cavallini, Alessio Puccini, Veronica Bolognesi Amministratore Gabriele Maremmani, Assistente Adulti don Gabriele Bezzi, Assistente Giovani don Michele Esposto, Assistente ACR don Rosario Esposito
della quotidianità come luogo della loro chiamata alla santità. L’indole secolare, riconosciuta e indicata dai testi conciliari come carattere tipico del laico, oggi chiede di essere ancor più approfondita e valorizzata nel cammino di fede ordinario delle nostre comunità. In questo senso i laici di AC si sentono invitati a compromettersi maggiormente nelle questioni del proprio tempo, accogliendo e abitando la complessità di quest’epoca come opportunità, tempo favorevole in cui vivere e testimoniare la gioia e la bellezza dell’essere radicati in Cristo, facendosi compagni di strada delle persone che abitano i quartieri, i paesi e le città. Un cammino da compiere con l’atteggiamento di misericordia, essenzialità e semplicità a cui papa Francesco ci richiama con forza sin dai primissimi giorni del suo pontificato. L’assemblea nazionale si conclude sabato 3 maggio, giorno in cui assieme ai delegati convengono a Roma anche i presidenti e assistenti parrocchiali per un incontro conclusivo con papa Francesco nell’aula Paolo VI. Quest’iniziativa intende esprimere l’essere profondo dell’Azione Cattolica, associazione da sempre legata alle parrocchie e ai territori, e rispondere proprio all’accorato invito del Papa a vivere per «una Chiesa in uscita», che incontri le persone come sono e dove stanno, nelle parrocchie, nei territori, nei luoghi di vita, nelle periferie. E questo soprattutto attraverso le sue associazioni locali. Gabriele Maremmani
LA GITA DEI CATECHISTI E DEGLI OPERATORI CARITAS A SANT'ANTIMO
INVITATI A GETTARE LE RETI enerdi 25 aprile, i V catechisti della nostra diocesi e gli operatori pastorali della Caritas hanno partecipato alla gita organizzata dall’Ufficio catechistico diocesano e la Pharus viaggi. Sveglia all’alba per raggiungere in pullman gli amici di Rosignano, tra cui i ragazzi della pastorale giovanile di Marittimo. Anche il viaggio é stato un bel momento comunitario: prima la preghiera delle lodi mattutine, poi qualche chiacchiera e risata tra di noi. Arrivati a Sant’Antimo, siamo stati accolti da Valeria Cresti, membro dell’UCD, che ha una casa proprio vicino all’abbazia, nel paesino Castelnuovo dell’Abate, e che si trovava con la famiglia lì a passare le vacanze. La parte più bella e importante della gita é stata la messa recitata in latino, una liturgia accompagnata da meravigliosi canti gregoriani che elevano l’anima fino al cielo. Don Fabio Menicagli e don Federico Locatelli hanno concelebrato la santa messa insieme con i canonici di S.Norberto. L’obiettivo di questa gita é stato proprio mostrare come la liturgia, la preghiera, la catechesi e la carità siano legate e fondamentali in un percorso educativo cristiano e mistico. La liturgia di sant’Antimo diventa evangelizzazione attraverso il canto gregoriano, che non ha ritmo, ma é così leggero da elevare verso l’alto. Lo stesso Gesù Cristo, che é sollevato dalla croce, pare che tenda verso l’alto. Il Vangelo del giorno (Gv 21,1-14) è stato simbolico per noi presenti: nell’abbazia ha fatto eco il versetto "gettate le reti" ripetuto dal canonico che ha fatto l’omelia e che si è rivolto proprio a noi
della diocesi di Livorno, invitandoci proprio a gettare le reti e a non perdere la speranza. Dopo la messa abbiamo avuto il tempo libero per il pranzo e lo svago presso un bellissimo oliveto in aperta campagna. Successivamente, nel pomeriggio, un canonico ci ha raccontato la storia dell’Abbazia e ci ha fatto da guida. I canonici che vivono a sant’Antimo sono dei preti che vivono un’esistenza comunitaria, svolgono servizio in tre parrocchie nel territorio di Montalcino e seguono la Regola di sant’Agostino. Indossano un saio bianco come gli angeli,
per testimoniare la resurrezione mistica. L’abbazia é in stile romanico tendente al gotico, si trova nella Valle Starcia dove si staglia grandiosa in una campagna di rara bellezza; ha avuto una storia particolare, pare sia stata fondata da Carlo Magno e che abbia preso il nome da Sant’Antimo di Arezzo martire. Appartenne al Conte Bernardo degli Ardengheschi, che nel 1118 la dono’ all’abate Guidone, che, ispirato dalla grande abbazia benedettina di Cluny in Francia, la ampliò fino a farla diventare l’opera d’arte di oggi. L’abbazia si trova lungo la via Francigena verso Roma e negli anni 70 vi furono girate alcune scene del film "Fratello sole e sorella luna". La gita si e’ conclusa con la preghiera dei vespri nel viaggio di ritorno, in un clima di grande serenità. Infatti, questa giornata, trascorsa tra la natura, ammirando le bellezze del creato, ascoltando meravigliosi canti gregoriani e una liturgia contemplativa, ha sollevato veramente i nostri cuori, ha elevato la nostra preghiera, facendoci sentire vicinissimi al Signore. Monica Calvaruso
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
4 maggio 2014
L'assessore Simoncini ospite al “Centro”
IL MONDO della musica
Lavoro: questa è la situazione
Continua il viaggio alla scoperta degli artisti locali: conosciamo Michele Pierleoni, cantante lirico
l presidente del circolo culturale "Il Centro" Iregionale Enrico Dello Sbarba ha invitato l’assessore al Lavoro, Gianfranco Simoncini, a
Dalla Corale Domenico Savio al palcoscenico ivorno, la città dei poeti, dei pittori e dei musicisti. La città di Caproni e di Marradi, di Modigliani e di Fattori, di Mascagni e di Masini. La città che dell’arte e dei mestieri è musa ispiratrice. Purtroppo oggi i luoghi deputati all’esercizio di queste magnifiche arti soffrono i venti di crisi. Tuttavia, fra un teatro che chiude e un altro che si ridimensiona, Livorno può ancora vantare la nascita di artisti d’indubbio valore. Oggi incontriamo il giovane cantante lirico Michele Pierleoni, livornese, trentasette anni, quasi tutti dedicati allo studio dell’arte.
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Quando è nata la passione per la musica? «Posso dire che la musica è mia coetanea: fin da piccolo mio nonno materno, Luigi Magherini, intratteneva i nipoti facendo ascoltare brani di musica classica, lirica e sinfonica degli autori più disparati. Mio fratello maggiore, Marcello, appassionato di musica anch’egli, frequentava la Corale Domenico Savio di Livorno. Molto presto lo seguii. Iniziai così ad approfondire la conoscenza di questo mirabile strumento che è la voce. Peraltro la mia famiglia ha sempre incoraggiato le mie inclinazioni, considerando la musica anche un mezzo di ausilio alla formazione educativa del bambino». Parliamo dunque della sua voce: lei è un baritono, un timbro piuttosto raro e apprezzato. Ciò comporta maggiori opportunità di essere scritturato rispetto a un tenore? O è vero il contrario, tenuto conto che i protagonisti delle opere sono di solito interpretati da tenori (soprani per ruoli femminili), eccezion fatta, s’intende, per il Rigoletto di Giuseppe Verdi? «Nell’opera lirica i ruoli principali per il baritono sono tagliati su personaggi non più in erba e, comunque dotati di un certo "carisma", difficilmente
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compatibili con un cantante di giovane età. Questo vale in particolare per talune opere come il citato Rigoletto che non ho ancora interpretato. Ritengo, infatti, di dover attendere che la mia voce maturi per calarsi perfettamente nella psicologia del personaggio, al punto di renderlo verosimile. Per quanto concerne le scritture, non ritengo di essere avvantaggiato né penalizzato rispetto a un tenore, probabilmente le due circostanze si compensano». Quanto tempo dedica alla cura della sua voce? «La voce ha bisogno di essere allenata quotidianamente. Il cantante è come un’atleta, deve sempre allenarsi, non solo quando la gara è vicina. Il canto lirico è uno sforzo continuo, teso al superamento di un limite fisico. D’altro canto il cantante non può vocalizzare (cantare sulle vocali, non sulle parole o sui nomi delle note, ndr) o studiare a piena voce per troppo tempo, come, peraltro, i colleghi strumentisti possono fare, perché rischierebbe di usurare il suo strumento». Qual è la più grande soddisfazione che ha ottenuto in questi ultimi anni grazie alla sua attività artistica? «Un periodo di grande emozione e piacere della mia carriera artistica è stato certamente quello durante i lavori di allestimento dell’opera pucciniana "Gianni Schicchi", con il Maestro Gianluigi Gelmetti, direttore d’orchestra e compositore, nello splendido contesto dell’Accademia Chigiana di Siena». E un episodio spiacevole di cui avrebbe volentieri fatto a meno? «Di episodi sgraditi ne ho vissuti tanti, ma li considero bagaglio della mia vita. Ritengo che le esperienze negative siano
comunque formative, sia per l’uomo, sia per l’artista».
vivendo non ha risparmiato nessuna categoria professionale».
Lei ha partecipato a numerose opere liriche, qual è il ruolo che predilige? «Forse il ruolo di Giorgio Germont in "Traviata" di Giuseppe Verdi, è quello che maggiormente mi attrae. (Giorgio Germont è il padre di Alfredo, giovane gentiluomo che a una festa conosce Violetta, una cortigiana parigina, innamorandosene. Sarà proprio Germont a costringere Violetta a lasciare Alfredo a causa del suo passato libertino. Scelta di cui si pentirà sul letto di morte della protagonista. ndr)».
Come giudica il gradimento della musica classica da parte degli ascoltatori sotto i vent’anni? «I giovani che frequentano i teatri costituiscono un pubblico eccezionale per vitalità ed entusiasmo. Hanno una forte inclinazione a interagire con il palcoscenico e un’ottima capacità di giudizio. Indubbiamente sarebbe auspicabile una maggiore diffusione del gusto musicale tra i ragazzi».
L’ultimo personaggio interpretato? «Recentemente ho debuttato nel
È necessario dare più spazio all’insegnamento della musica nella scuola dell’obbligo. Tutti gli studenti devono avere possibilità d’avvicinarsi allo studio di uno strumento o del canto ruolo di Michele, ne "Il Tabarro" di Puccini, opera dalla tessitura musicale d’indubbio fascino e di grande impegno, sullo sfondo dei bassifondi di Parigi. Si tratta di un’opera originale tra quelle di Puccini, con l’assenza di melodie facili, compensate da una profonda densità drammatica sul filo delle opere veriste del tempo».
Non crede che le ore dedicate alle materie musicali siano insufficienti sia nelle scuole elementari, sia nelle medie inferiori? I bambini che vogliono imparare a cantare o a suonare uno strumento sono di solito costretti a frequentare scuole private di musica. Questo stato di fatto potrebbe limitare l’apprendimento della musica da parte dei bambini le cui condizioni economiche non sono compatibili con il pagamento della retta… «Sono perfettamente d’accordo con la sua affermazione. È necessario dare più spazio all’insegnamento della musica nella scuola dell’obbligo. Tutti gli studenti devono avere possibilità d’avvicinarsi allo studio di uno strumento o del canto. Indubbiamente allo stato dell’arte chi non ha mezzi economici per permettersi lezioni private vede chiudersi una porta di accesso a una delle arti più belle».
Un nome su tutti tra i baritoni preferiti? «Una domanda cui è davvero difficile rispondere. Molti sono quelli che hanno dato un contributo alla storia della lirica e che mi affascinano sempre nel risentirli cantare. Voglio comunque citare il senese Ettore Bastianini, considerato un baritono verdiano, che portò ad altissimi livelli personaggi quali il Rodrigo del "Don Carlo", Vargas ne "La forza del destino" e lo stesso Giorgio Germont in "Traviata"».
Quali sono i suoi progetti per il futuro? «A breve interpreterò il personaggio di Silvio ne "I Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo e sarò coinvolto in alcuni Galà di lirica. Ho anche altri progetti allo studio, ma preferisco non parlarne per scaramanzia».
In un quadro socio-economico come quello del nostro paese, un artista può vivere di sola arte? «Oggi il mondo della cultura sta vivendo un momento davvero difficile, forse il peggiore negli ultimi novant’anni. Non è facile vivere di sola arte. Io, a dire il vero, non ne sono capace e, credo, di non essere il solo musicista a dover ricorrere ad altri impieghi per sbarcare il lunario. D’altra parte la crisi economica che stiamo tuttora
Il suo peggior difetto? «Forse l’essere un perfezionista».
Hai mai visto un concerto di musica Rock? «No, non ho mai assistito a un concerto del genere, ma non escludo che possa accadere».
E il suo miglior pregio? «Quanto ai pregi, lascerei parlare il mio pubblico». Concludiamo con una domanda curiosa: cosa conserva di particolare nel suo portafogli? "Confesso di custodire un quadrifoglio in argento come portafortuna". Gaetano Mastrorilli
esporre il quadro dell’andamento dell’economia della nostra provincia e della Toscana. Simoncini ha iniziato dicendo che dall’ultima analisi condotta dall’IRPET sulla nostra regione, si evince che la situazione non è peggiore rispetto alle altre regioni del nord ma risente ancora in modo consistente della crisi. I nostri dati sono dunque inferiori alla media nazionale e migliori delle regioni con le quali ci confrontiamo come l’Emilia e il Veneto. La situazione è invece grave rispetto al lavoro in quanto ultimamente si sono persi altri 4 mila posti e dall’inizio della crisi i posti di lavoro persi ammontano a 22 mila. Si registrano alcuni "timidi segnali" di inversione di tendenza riguardo alla componente lavorativa femminile, ma in genere l’aumento della disoccupazione è evidente, l’elemento di maggiore criticità è costituito dai giovani che sono legati alle difficoltà dovute alla crisi e ai contratti atipici che non danno loro le garanzie di quelli normali.Tra i dati positivi vi è quello dell’export che è tra i migliori in campo nazionale, le esportazioni infatti sono di 7/8 punti superiori alla media nazionale e sono addirittura superiori a quelli rilevati prima della crisi. Esistono indubbiamente degli elementi di forza dell’economia toscana legati al settore dell’artigianato artistico, della moda e calzaturiero. C’è -ha continuato Simoncini- il problema della domanda interna che è in calo e che mette in pericolo le piccole imprese che esprimono il vero dato della crisi e che hanno anche meno capacità ad affrontare il mercato estero. Se si vuole ripartire c’è dunque bisogno di una nuova politica nazionale che cerchi di aggredire e ridurre gli elementi negativi. Ma come? Diminuendo la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro, liberando maggiori risorse, diminuendo i costi della burocrazia, diminuendo i costi sull’energia che sono fuori scala rispetto ai maggiori paesi europei, incentivando le imprese estere ad insediarsi sul nostro territorio. E’ vero che ultimamente si cerca di invertire la tendenza del rigorismo e dei tagli alla spesa, bisogna senz’altro evitare gli sprechi ma nello stesso tempo fare una scelta di priorità a favore dello sviluppo. Ben venga allora -ha specificato Simoncinila manovra dei dieci miliardi del Governo Renzi (sono i famosi 80 euro al mese che beneficeranno i lavoratori) e i preannunciati interventi sul costo dell’energia e dell’Irap che finalmente potranno rilanciare la nostra economia nazionale. Non si può lasciare tutto agli aggiustamenti del libero mercato ma favorire l’intervento pubblico nel recuperare l’attenzione al settore produttivo delle imprese strategiche come di fatto avviene già in Francia e Germania. La Regione -ha sottolineato l’assessore- si propone di accompagnare il rilancio dell’economia territoriale ad esempio con l’escavo del porto di Livorno, agevolando poi l’accesso al credito da parte delle imprese, innovando il sistema produttivo con il finanziamento di particolari progetti di ricerca, La Regione vuole riorganizzare le imprese dando spazio alle "reti di impresa", infatti in questo settore la Toscana è seconda in Italia dopo l’Emilia Romagna. La Regione promuove anche l’internazionalizzazione delle nostre imprese affinché siano presenti sui mercati esteri, e lo fa tramite l’organismo "Toscana Promozione" che qualche volta si scontra con le Camere di Commercio che preferiscono autonomamente coltivare il loro orticello. Si cerca anche di far fronte alla crisi con i "Poli di innovazione" e con i "Distretti tecnologici" nei quali si creano sinergie tra imprese, centri di ricerca e servizi. Non rimangono fuori nemmeno i giovani per i quali è stato creato il progetto Giovani Sì, 440 milioni di euro sono disponibili per il Buono Casa per le giovani coppie, per la formazione, per i tirocini in azienda finanziati con Borse di studio, inoltre è sempre in atto la Legge sull’imprenditoria giovanile. Per quanto riguarda l’utilizzo dei Fondi Europei ci sono dei ritardi burocratici nell’approvazione del budget per cui si rischiava di perdere un anno a causa della mancata erogazione, perciò la Regione Toscana ha fatto la scelta di stanziare 82 milioni di euro del bilancio regionale come anticipazione dei fondi europei che arriveranno. Stiamo lavorando -ha concluso ad una programmazione che sarà messa a disposizione del sistema delle imprese che riguarderà l’innovazione, i progetti di sviluppo, crediti agevolati per il finanziamento alle imprese, provvedimenti per l’abbattimento dei costi energetici e dell’IRAP regionale. Gianni Giovangiacomo
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
4 maggio 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 2 MAGGIO 9.30 incontro con i vicari foranei in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi, i genitori, i catechisti e i parroci e conferimento del ministero dell’accolitato a quattro seminaristi e laici alla chiesa di S. Giovanni Bosco a Coteto SABATO 3 MAGGIO 9.30 in vescovado, incontro con il clero giovane
Diocesi informa LA RELIQUIA DI GIOVANNI PAOLO II
DOMENICA 4 MAGGIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Sebastiano
DAL 10 AL 18 MAGGIO A MONTENERO Nella lieta ricorrenza del 450° anniversario della Proclamazione della Madonna di Montenero a Patrona di Livorno, ecco il programma per i solenni festeggiamenti per accogliere nel Santuario l’Insigne Reliquia di Papa S.Giovanni Paolo II. Si tratta di una garza imbevuta del sangue del Santo raccolta durante uno dei ricoveri nel Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, la Reliquia è autenticata dalla Conferenza Episcopale Italiana.
LUNEDÌ 5 MAGGIO 8.00 S. Messa a Villa Tirrena 9.00 incontro con la comunità educante del seminario in vescovado 10.00 collegio dei consultori in vescovado 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado 17.00 il Vescovo incontra i giovani sacerdoti della diocesi di Cuneo in vescovado 21.15 incontro con l’equipe di pastorale giovanile
Sabato 10 maggio 14,30 l’Insigne reliquia di S.Giovanni Paolo II arriva da Firenze e sosta al Carmelo di Antignano 15,00 L’Insigne Reliquia viene portata al Castello delle Piccole Figlie di S.Giovanni Gualberto 15,30 L’Insigne Reliquia viene portata a Villa Majer delle Piccole Figlie di S.Giovanni Gualberto 16,00 L’Insigne Reliquia viene portata alla Chiesa di S.Teresa al Castellaccio 16,15 Inizio della Processione (Via del Poggio-Sagrato del Santuario) 17,00 Solenne S.Messa celebrata da Mons.Eugenio Binini Vescovo emerito di Massa Carrara
MARTEDÌ 6 MAGGIO 9.30 in vescovado, aggiornamento del clero sull’Evangelii Gaudium 18.30 alla parrocchia di S. Lucia ad Antignano, aggiornamento per tutti gli operatori pastorali sull’Evangelli Gaudium
Mercoledì 14 maggio: Vigilia Apparizione Madonna di Montenero- Giornata Movimento Sacerdotale Mariano 16,00 S.Messa celebrata dal Vescovo Simone 21,00 Processione dalla Chiesa dell’Apparizione al Santuario 22,45 Solenne S.Messa presieduta dal Pievano di Antignano Don Piotr Kownacki
MERCOLEDÌ 7 MAGGIO 9.30 in vescovado, aggiornamento del clero sull’Evangelii Gaudium GIOVEDÌ 8 MAGGIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 21.15 assemblea elettiva della consulta delle Aggregazioni Laicali in vescovado
Giovedì 15 maggio: Solennità della Madonna di Montenero 11,00 S.Messa e offerta dell’Olio "celebra il Vescovo Diocesi di Massa MarittimaPiombino" 16,00 S.Messa celebrata dal Nostro Vescovo Simone "GIORNATA DIOCESANA DEL MALATO"
VENERDÌ 9 MAGGIO Nella mattina, udienze clero in vescovado 10.30 incontro con l’ufficio catechistico regionale in vescovado
Sabato 17 maggio: Pellegrinaggio Diocesano mensile 9,00 S.Messa presieduta dal Vesvovo Simone " in onore di S.Giovanni Paolo II"
SABATO 10 MAGGIO Pellegrinaggio diocesano a Roma da Papa Francesco (vedi pag.VIII)
Domenica 18 maggio: anniversario della nascita di S.Giovanni Paolo II 11,30 Solenne S.Messa di chiusura celebrata da Don Paolo Morocutti Assistente Università Cattolica del S.Cuore di Roma
DOMENICA 11 MAGGIO 10.30 S. Messa e Cresime alla chiesa di S. Giovanni Bosco a Coteto 17.30 S. Messa e Cresime alla chiesa di S. Teresa a Rosignano Solvay
IL 31° TROFEO ACCADEMIA NAVALE
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Mazzeo M.- Via lucis con le icone. Vivere con Gesù.- Ed. Paoline pp.104, euro 7,50 Michele Mazzeo, sacerdote cappuccino, docente di Sacra Scrittura all’Istituto Teologico di Catanzaro, ci vuole proporre una Via lucis con le icone, per aiutare i fedeli a vivere l’esperienza di vita dei discepoli nel modo in cui ci viene narrata dai Vangeli canonici e dagli Atti degli Apostoli quando dopo la Risurrezione incontrarono Cristo che si avvicinò e camminò con loro. Quattordici icone, tracciano dunque un itinerario prendendo spunto da quattordici icone realizzate a tale scopo dal laboratorio Glikophilousa in Crochi (RC) e che attualmente si trovano all’Eremo Santa Marta della Stella, Montestella, Pazzano (RC), e quattordici testi biblici del Nuovo Testamento che narrano gli eventi della vita di Gesù e della Chiesa nascente dalla Risurrezione alla Pentecoste. Ogni icona è anche corredata dalla meditazione e dalla preghiera. La Via lucis rappresenta un’ottima pedagogia della fede in quanto con la metafora del cammino conduce alla comprensione del disegno di Dio e al raggiungimento della vera meta dell’uomo: la liberazione, la gioia, la pace, che sono valori pasquali e toccano ogni giorno gli eventi della nostra esistenza nella quale siamo chiamati a diventare testimoni della luce di Cristo risorto.
Una manifestazione per tutti ta terminando in questi giorni il 31° Trofeo SeraAccademia Navale e Città di Livorno (TAN) che stato precedentemente presentato alla stampa nella sala delle Cerimonie del Comune. In quella occasione il sindaco Cosimi aveva sottolineato come il Trofeo costituisse un avvenimento positivo per la città e che, in tempi di crisi, si poteva realizzare grazie alla partecipazione e alla collaborazione di privati, enti, istituzioni, creando un avvenimento che negli ultimi anni era cresciuto oltre che nel settore marinaresco anche nel sociale e nel culturale. L’Ammiraglio Cavo Dragone ha poi messo in risalto il binomio indistruttibile che si era venuto a creare tra l’Accademia e la città attraverso una manifestazione che si prometteva di rivolgere una particolare attenzione ai giovani e che manifestava un interesse sempre più approfondito verso il sociale e la solidarietà, una solidarietà -ha auspicato- che dovrebbe entrare a far parte della formazione e della crescita degli stessi accademisti. L’assessore Bernardo ha invece rilevato come la manifestazione sia stata e sia un elemento importante per la promozione turistica del nostro territorio. Nella scorsa edizione 180 mila sono stati i visitatori del Villaggio Tuttovela, 2000 i regatanti, 500 le imbarcazioni, 16 le classi di regata, 27 gli equipaggi stranieri provenienti dai cinque continenti, si vedrà al termine del TAN se questi dati saranno superati. Il TAN si è svolto dal 25 aprile al 4 maggio e ha avuto nel Villaggio Tuttovela posto sul Molo Mediceo con i suoi 120 stand il luogo d’incontro per convegni,
mostre e spettacoli d’intrattenimento. Il TAN ha voluto quindi essere molto di più di un trofeo velico e punto d’incontro del mondo agonistico delle vele perché è stato anche una dimostrazione di cultura, di solidarietà e di tradizione. Quali sono stati gli eventi più importanti? Indubbiamente l’Autoraduno del Club Ferrari in Accademia Navale il 26 aprile e non poteva mancare l’ormai tradizionale Parata delle Marine Estere del 30 aprile che hanno sfilato dal Porto Mediceo al Comune di Livorno e non è mancata, sempre il 30 aprile la Serata di gala al Teatro Goldoni con l’esibizione al violino del Maestro Uto Ughi accompagnato al pianoforte da Alessandro Specchi. Questo concerto ha concluso la Stagione Musicale della Fondazione Goldoni in collaborazione con la Menicagli Pianoforti, la serata ha voluto così cementare il rapporto di collaborazione tra il Teatro di Tradizione livornese e l’Accademia Navale. Il sociale e la solidarietà quale visibilità hanno avuto? La giornata del 28 aprile è stata interamente dedicata all’UNICEF e al volontariato, e il 29 aprile nell’auditorium del Villaggio Tuttovela, promossa dalle Consulte del volontariato della Provincia e del Comune e con il CESVOT, si è tenuta l’iniziativa “Volon TAN scuole e associazioni si raccontano” con lo scopo di far conoscere ai giovani le associazioni del volontariato che operano sul territorio. Con il TAN è tornata anche una grande gara di solidarietà: “il charity program”,“La regata della solidarietà” i cui proventi vengono devoluti al progetto di educazione marina “water crew” rivolto a ragazzi normodotati e
disabili che per cinque giorni sono ospiti a bordo della Nave Italia, la prima nave scuola che grazie alla Fondazione “Tender to Nave Italia” affronta con professionalità la formazione di chi opera a contatto con il disagio. L’inserimento dei disabili è stato possibile grazie all’esperienza pregressa dell’Istituto per l’Educazione Scholé Futuro, partner del Charity program insieme alla raccolta di fondi posta in essere dalla “Rete del Dono”. E’ stato infatti appurato che la navigazione rappresenta per i ragazzi disabili un momento di rottura con la quotidianità e consente loro di sviluppare l’autonomia e la consapevolezza delle proprie capacità. L’attività sportiva e l’ambiente naturale permettono così a questi ragazzi di ottenere dei benefici sia a livello fisico che a livello psicologico. Lo scorso anno a favore della “Regata” sono stati raccolti circa ottomila euro che hanno contribuito a cambiare in meglio la vita di tanti ragazzi con difficoltà, si spera che quest’anno, a consuntivo della raccolta, gli introiti siano maggiori. Per finire vogliamo ricordare ai nostri lettori che al momento dell’uscita di questo giornale potranno partecipare a due avvenimenti legati al TAN, il 3 maggio al Museo di Storia Naturale alle ore 17 a cura della Provincia sarà presentato il volume dell’editorialista del Corriere della sera, Massimo Nava,“Infinito amore” sulle vicende di Napoleone Bonaparte e il 4 maggio in Accademia si potrà assistere all’Autoraduno delle macchine Jaguar. Gianni Giovangiacomo
LA SETTIMANA DI LIVORNO
TOSCANA OGGI 4 maggio 2014
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Fiorenza Carraia, autrice di questo power point, disponibile su Qumran.net ci aiuta con le immagini e alcune frasi esplicative a capire meglio la preghiera che Ges첫 ci ha insegnato
CATECHESI
IL PADRE NOSTRO SPIEGATO AI RAGAZZI..... .
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
4 maggio 2014
La celebrazione della Pasqua al carcere
L’ANNUNCIO DI CRISTO RISORTO
a duemila anni, dal giorno che un D grande evento ha cambiato il corso della storia, i cristiani annunciano che la salvezza è in mezzo a noi. E questo annuncio anche nelle carceri delle Sughere è stato portato da un gruppo di volontari guidati da monsignor Giusti e dal frate trinitario Michele Siggillino che hanno celebrato la Messa di Risurrezione. Durante l’omelia, il vescovo Simone ha evidenziato come un popolo nuovo sta crescendo ovunque capace di fare solo quello che Gesù sapeva fare: vincere la morte. Se guardiamo all’inferno ci rendiamo conto di come non sia necessaria la fede per crederci; e quello è la morte eterna. Le tombe, le necropoli rimangono per l’eternità, senza che nessuno venga ad incontrale, impediti da ogni relazione; sono i luoghi di un carcere per l’eternità e dell’eterna solitudine. A questa condizione, non ci condanna Dio, ma solo la nostra volontà. Dio invece offre a tutti coloro che liberamente lo vogliono e lo desiderano, la salvezza. I santi sono testimoni di una morte che è diventata un sonno per la vita e che come Cristo, duemila anni fa, sono passati dalla porta del sonno della morte per vivere una vita eterna uniti a Cristo. Anche i Papi, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII canonizzati il 27 aprile sono testimoni della vita oltre la morte per le numerose grazie concesse a tutti coloro che hanno chiesto aiuto. Ecco che il Signore, come col centurione ai piedi della croce e col ladrone Disma, apre alla salvezza purchè lo vogliamo. Dio non guarda al passato, ma accoglie il nostro desiderio di far parte di coloro che in Cristo risorgeranno. La liturgia è stata animata dal gruppo di Rinnovamento nello Spirito, e al termine della celebrazione, sia ai detenuti che alle guardie carcerarie sono stati consegnati i Vangeli, donati dai Cooperatori Paolini. Monica Cuzzocrea
Giovanni Maria Vian direttore dell’Osservatore Romano ospite dell’Associazione Alberto Ablondi
Dove va la Chiesa con Papa Francesco? ove va la Chiesa con le parole. Inoltre con Papa interpreta tutte le Francesco? E’ questioni sempre in questa la senso positivo, mai in domanda a cui ha senso negativo. Questi cercato di rispondere, sono gesti e parole con la sua esperienza e nuove che l’episcopato con la sua conoscenza italiano deve imparare a del Papa, Giovanni comprendere". Maria Vian, Direttore dal "Tutto in Papa Francesco 2007 dell’Osservatore induce a pensare a Romano, studioso di qualcosa di nuovo." storia della Chiesa e afferma Giovanni Maria autorevolissimo Vian testimone della "Intanto era Tutto Chiesa di oggi. più di un L’incontro ha secolo e in Papa rappresentato mezzo che Francesco un’ulteriore non veniva induce tappa del eletto un percorso seguito Papa religioso a pensare dall’Associazione è la prima a qualcosa ed Ablondi, ed volta che offerto alla città, viene eletto di nuovo per riflettere sulla un gesuita. persistente Un anno fa, attualità del tema dei appena esce sul balcone “segni dei tempi” e si presenta alla folla affermato e sostenuto radunata in piazza San dal Concilio Vaticano II Pietro, da subito, fa e dal Sinodo di Livorno pregare la piazza. Ed del 1984. "Tutti questi ancora, la meta del suo appuntamenti hanno primo viaggio è cercato di coinvolgere Lampedusa, terra di rappresentanti della frontiera e di povertà città. Oggi abbiamo estrema". voluto invitare la stampa "Durante un incontro locale chiamando a con i sindacati alla Porto moderare l’incontro 2000 qualcuno ha Michela Berti, esordito che l’unico vero giornalista de La comunista è Papa Nazione" - ha affermato Francesco" - esordisce la Enrica Senesi- aprendo il giornalista Michela Berti dibattito con la prima - "questa affermazione domanda: "siamo di da parte di un fronte ad un Papa nuovo sindacalista fa sorridere, o ad un Papa che ha ma anche riflettere..". "E’ fatto suo il tema del Papa Francesco stesso rinnovamento?" che afferma di aver "Il Papa si rende conto sentito dire che lo che sta portando prendono per un all’interno della Chiesa, comunista. In realtà la sua personalità" quello di cui parla è il afferma sua Eccellenza Vangelo. Quando viveva mons. Giusti in Argentina non era apportando il suo considerato un contributo al dibattito -. comunista, anzi era stato "Il Papa, solitamente, si accusato di essere rappresenta e si esprime conservatorista. In realtà prima con dei gesti e poi al Papa non interessano
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le appartenenze politiche. Stima comunque coloro che si impegnano in politica perché devono tendere alla creazione di una società più equa". "Dove va la comunicazione e come è cambiato il rapporto con i media con Papa Francesco?" - viene chiesto al Direttore dell’Osservatorio Romano-. "La comunicazione va nella direzione dell’intervista con Eugenio Scalfari e nella direzione del viaggio in aereo verso Colonia con i giornalisti. Sicuramente un modo nuovo di interagire, anche in questo senso". Si interviene anche dal pubblico: "Vorrei una Chiesa che accolga e non che favorisca e appoggi certe persone e meno altre. Spero che Papa Francesco cambi la situazione". "Il Papa ha detto "peccatori sì, corrotti no". E’ una persona a cui danno fastidio i preti che non fanno i preti; il clero a cui piace apparire, a cui piace fare il cortigiano. E’ un Papa che non accetta una Chiesa chiusa, autoreferenziale. La Chiesa deve uscire da se stessa per andare in missione". "Questo Papa ha un rapporto molto più ampio con la politica, interviene Alessandro Latorraca - c’è un enorme attesa in questo pontificato. Quanta coscienza ha il Papa delle attese che noi politici abbiamo nei suoi confronti?". "La Chiesa deve fare la sua parte, ma anche la politica. La politica oggi
è debole, e credo che Papa Francesco lo percepisca. Alcuni hanno definito Papa Francesco "il Papa ponte" ma io ritengo che anche il pontificato di Papa Benedetto XVI sia stato fondamentale". "E per quanto riguarda un altro tema molto sentito in questo momento storico: la comunione ai divorziati. che contributo ci può dare?" - viene chiesto al relatore. "Il tema della famiglia sarà al centro dei prossimi due sinodi: ottobre 2014 e ottobre 2015. E’ quindi un problema sentito, all’ordine del giorno". La platea si scalda e anche se il tempo stringe le domande incalzano: "In qualità di direttore dell’Osservatore Romano, quali sono state le difficoltà nel parlare del Papa in questo ultimo anno?""Ogni giorno siamo in difficoltà" - afferma Vian - "anche perché il giornale, che conta solo otto pagine, esce di pomeriggio e inoltre viene pubblicato immediatamente in rete, oltre ad essere tradotto almeno per quanto riguarda gli articoli più significativi - in sette lingue". "Io sono molto curiosa e vorrei sapere" - chiede la giornalista Michela Berti - "come si svolge la giornata del Papa". "La giornata del Papa inizia molto presto - alla 4 4,30 e, come tutte le persone, si fa una doccia, si fa la barba e
poi va a pregare. Celebra la messa e alla messa è ormai abitudine che non partecipino solo i confratelli più vicini al Papa, ma il pontefice ama invitare le persone comuni, alcune volte anche noi giornalisti. Il Papa non dà mai la comunione. Alla fine della messa si siede in cappella con i fedeli a fare il ringraziamento. Poi esce dalla cappella e saluta i partecipanti. Alle 8 fa colazione, poi lavora, incontra le persone nelle udienze, pranza alle 13. Fino alle 15 riposa e poi riprende a lavorare fino all’ora di cena, verso le 20. Va a letto molto presto (21,30 circa) perché la sua giornata è densa e faticosa e non dobbiamo dimenticare che il Papa ha 77 anni. La novità è che il Papa abita a Santa Marta e che quindi, durante la sua giornata, non è solo contornato da coloro che lo aiutano e che lo seguono da vicino, ma anche da altri preti che possono trovarsi a soggiornare nella casa di Santa Marta e non è insolito, soprattutto nel pomeriggio, vederlo passeggiare per i corridoi". A questo punto e dopo così tante domande è giunta l’ora di concludere l’incontro. Grazie a Giovanni Maria Vian per la disponibilità nel rispondere e grazie soprattutto perché ci ha fatto incontrare Papa Francesco. Elena Cerini
Basta solo l’1% Un’iniziativa della Parrocchia di N.S. del Rosario iniziata 10 anni fa e viva ancora oggi mava ripetere Madre Teresa "Non importa A quanto si dà ma quanto amore si mette nel dare". Loro però quel "quanto" lo hanno voluto definire nell’1% scegliendolo anche come nome di quello che andavano a formare. Un gruppo nato all’interno della Parrocchia del Rosario circa 10 anni fa, quando sotto l’impulso di quello missionario, si decise di lanciare la sfida dell’1%. Cosa significava? Ce lo siamo fatti spiegare da Simone Salvini, che del gruppo attualmente è il segretario. "Era un’idea semplice nella sua concretezza che chiedeva a chi volesse aderire di versare ogni mese l’1% delle proprie entrate in un fondo da destinare a progetti di sviluppo e solidarietà". La proposta fu accettata in quegli anni da una novantina di persone, tante delle quali fanno ancora parte di quei circa 70 membri che oggi formano il gruppo. "Ci sono famiglie intere, pensionati, persone singole e più o meno giovani, parrocchiani la maggior parte, ma anche no. Addirittura alcuni bambini che magari versano 1 Euro della loro paghetta settimanale". Viene in mente la povera vedova del Vangelo di Marco. "La nostra non è un’Associazione, non esiste nessun tipo di statuto, né una forma di sottoscrizione per aderire. Ma ci sono tre cardini fondamentali su cui si fonda". Il primo, la periodicità: "E’ importante avere una scadenza mensile per una presa di coscienza personale che si basi sull’idea che anche il guadagno che viene dal lavoro è un dono e come tale deve essere condiviso, anche in minima parte, con chi ne ha bisogno". C’è poi la costanza, la più difficile ma impor-
tante. "Non sarebbe la stessa cosa versare una cifra che copra il totale a inizio anno, perché andrebbe a cadere l’idea dell’impegno fisso che ognuno si prende personalmente". Resta infine la formazione. "All’inizio dell’anno cerchiamo di fare una stima di quello che riusciremo a raccogliere nei mesi successivi e stiliamo una lista di micro-progetti di sviluppo che abbiano una durata temporale finita". Nel 2013 le entrate totali sono arrivate a 17 mila Euro, una cifra suddivisa tra una decina di progetti, di quelli che "non danno il pesce, ma insegnano a pescare" per cercare di garantire un futuro migliore a famiglie, bambini o persone del territorio e del terzo mondo. "In genere ci ritroviamo un paio di volte l’anno per fare il punto della situazione, riunioni a cui a dire la verità partecipa un numero basso di sostenitori". Sinonimo di fiducia che le decisioni che verranno prese saranno le migliori, nonostante alcuni del gruppo neanche si conoscano. Ma, chiediamo a Simone, non sarebbe la stessa cosa fare la propria offerta alla questua domenicale? "Questa è una cosa in più che in qualche modo ha una finalità diversa e più specifica. Sai che l’offerta domenicale andrà a sovvenzionare i bisogni della parrocchia, ma non per un progetto nello specifico, tranne casi di raccolte particolari". Ma soprattutto, continua Simone, un impegno come quello del gruppo 1%, è più di un’offerta, è una responsabilità che ognuno si prende per aiutare qualcun altro a risollevarsi da una situazione di disagio nella sua vita. "E’ comunque capitato che alcuni progetti dell’ 1% fossero proposti e portati avanti insieme da tutta la parrocchia". Per questo 2014 il gruppo ha deciso di confer-
mare quelli che già erano stati scelti nel 2013. "C’è Suor Noemi, una suora livornese che vive ai confini tra la foresta amazzonica e le favelas brasiliane. Il nostro contributo va al progetto "Buon Samaritano" con il quale la missione aiuta un centinaio di famiglie che abitano in città ed alcune comunità più piccole ed isolate nella foresta amazzonica". Poi gli aiuti a Lorenzo Cantù, di Livorno, piccolo fratello della famiglia spirituale Charles De Foucauld che vive in una comunità in Tanzania, e quelli a Viviane, donna congolese in carrozzella, che è riuscita a costituire una Fondazione, il cui scopo è la cura, l’assistenza e l’inserimento di bambini portatori di handicap del Congo Belga. "Con i soldi che inviamo in Uganda riusciamo a fornire con 400 Euro ogni tre mesi un pasto giornaliero a circa 200 alunni di una piccola scuola elementare. Con tutti questi luoghi siamo in contatto continuo per essere aggiornati sugli sviluppi dei progetti a cui aderiamo. Destiniamo anche un aiuto in città, con il progetto Saharawi che aiuta una famiglia, collaboriamo con l’Associazione Four For Africa e in passato ci siamo presi carico di una parte di debiti di un’associazione di ex carcerati seguita da Don Roberto Corretti". Vuoi la crisi, vuoi un calo fisiologico, anche il gruppo 1% negli anni ha avuto alti e bassi, ma mai il contributo annuale ha subito drastici cali di entrate. Chi volesse diventare "uno dell’1%", può rivolgersi al parroco o al segretario, o semplicemente lasciare una busta nella questua domenicale con su scritto 1%, i soldi saranno così destinati al gruppo. Se tutti faranno poco, insieme faremo molto! Giulia Sarti
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4 maggio 2014
VII
Il saluto di Giovanni Paolo II ai sacerdoti, religiosi e religiose a Montenero nel 1982
n occasione della IGiovanni Santificazione di Paolo II, riportiamo una parte del saluto che il Pontefice rivolse ai consacrati a Montenero durante la sua visita del 1982. arissimi fratelli e sorelle, Sono venuto qui, su questo colle, come pellegrino, per venerare l’immagine della Madonna di Montenero, insieme con voi, sacerdoti, religiosi e suore, che saluto con intenso affetto, uno per uno. Rivolgo un pensiero riconoscente al Vescovo Mons. Ablondi per avermi dato la gioia di questo incontro pellegrinaggio tra fratelli e sorelle vicino alla Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Saluto cordialmente i Padri della Congregazione monastica di Vallombrosa, che, come custodi del Santuario di Montenero, da due secoli accolgono con amore e dedizione i pellegrini sempre più numerosi provenienti da varie parti d’Italia. Tutti noi siamo in cammino per le vie del mondo, verso la nostra ultima destinazione, che è la patria celeste. Quaggiù siamo soltanto di passaggio. Per questa ragione, nulla può darci il senso profondo della nostra vita terrena, lo stimolo a viverla come una breve fase di sperimentazione e insieme di arricchimento, quanto l’atteggiamento interiore di sentirci pellegrini. I Santuari mariani, sparsi in tutto il mondo, sono come le pietre miliari poste a segnare i tempi del nostro itinerario sulla terra: essi consentono una pausa di ristoro, nel viaggio, per ridarci la gioia e la sicurezza del cammino, insieme con la forza di andare avanti; come le oasi nel deserto, nate ad offrire acqua
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ed ombra. Sulla scia dei Pontefici, che, da Innocenzo II a Pio IX, mi hanno preceduto in questa terra, sono venuto a questo Santuario della Madonna di Montenero, che il mio venerato predecessore Pio XII proclamò “principale Patrona presso Dio di tutta la Toscana”, e che è meta di tanti pellegrinaggi. Nella terra di Toscana, dove l’arte e la poesia hanno raggiunto i vertici - arte e poesia ispirate in grandissima parte ai valori religiosi, in special modo alla Madre di Dio - non poteva mancare un Santuario dedicato a Maria, su questo colle, dove, per un meraviglioso quadro di natura, s’incontrano il cielo limpido e azzurro, dipinto da Giotto e ammirato da Dante, e il mare dalle molte vie, che da tempi lontani hanno portato la gente toscana in ogni continente conosciuto. Per la sua benevolenza verso gli uomini del mare, la Madonna di Montenero è chiamata anche “Stella del mare”. Ebbene, qui, a contatto diretto con la natura, l’anima è portata spontaneamente alla contemplazione, al colloquio con Dio, ad approfondire il senso del nostro pellegrinaggio terreno, ad elevarsi dal livello delle preoccupazioni quotidiane, per collocarsi più da vicino di fronte alla realtà dei valori che non tramontano mai. [...] Cari sacerdoti, religiosi e suore[...] l’opera della salvezza continua incessante nel mondo, oggi come ieri, e come sarà domani. E anche oggi dobbiamo ripetere con Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi”. Nella società contemporanea c’è tanto da fare. Evangelizzare o rievangelizzare. Anche entro i confini della vostra comunità ecclesiale. Il compito è difficile, complesso, e non a
breve termine. E non può essere risultato di semplici sforzi umani. È opera di Dio, anche se Dio chiede la collaborazione degli uomini. Ma Dio vuole salvare la società contemporanea, qualunque sia la natura delle difficoltà sociali o ideologiche. Dio può tutto. Non si è dimenticato della sua misericordia, e la potenza del suo braccio non si è indebolita. E quando chiama i collaboratori umani ad aderire al piano dell’evangelizzazione e della salvezza, li desidera in atteggiamento di umiltà e di docilità, come Maria. Fratelli e sorelle, Dio ha chiamato anche voi, anzi vi chiama di continuo. Da quando lo sguardo del Signore si è posato con amore su ciascuno di voi, personalmente, e voi avete detto “Sì”, siete divenuti apostoli del Vangelo in servizio permanente. Associandovi all’opera di salvezza, Dio intende compiere attraverso di voi “grandi cose”. Certo, cose impossibili all’uomo, ma non impossibili a Dio onnipotente. Affidandovi una porzione della sua vigna, il Signore intende, insieme con voi, evangelizzare il mondo contemporaneo, le vostre città e i vostri paesi, del mare o di montagna, tutti scossi dall’ateismo ideologico o dal materialismo pratico del benessere. Se le difficoltà sono molte,
non abbiate paura. Dio è con voi. Compirete in maniera degna la vostra missione, adempirete il vostro servizio, se, come la santa Vergine, la vostra dedizione sarà totale; se, mettendovi in atteggiamento di servi umili e docili, non farete affidamento sulle vostre capacità personali, sulle scienze o le tecniche degli uomini, sull’impiego dei mezzi economici, sulla ricerca del
successo pubblicitario, anche se il saggio impiego dei mezzi umani può offrire il suo contributo. La vostra insufficienza umana non vi sgomenti. Abbiate lo sguardo costantemente rivolto alla misericordia ed alla potenza di Dio, che sa trarre i suoi figli anche da cuori apparentemente duri come pietre. Cercate il regno di Dio. Il resto sarà dato in soprappiù. [...]
■ LA MADONNA DI MONTENERO venerata in tutto il mondo IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI MONTENERO A JUNDAÌ BRASILE La famiglia De Vecchi regalò un terreno di seimila metri quadri ai Monaci Vallombrosani del Monastero di S.Giovanni Gualberto a Pirituba nello Stato del San Paolo in Brasile per costruirvi un Santuario in onore della Madonna di Montenero. I monaci vallombrosani del Brasile erano tutti cresciuti al Santuario della Montenero a Livorno e fu per loro una gioia poter realizzare questo progetto. Il Superiore Don Torello Nocioni ed il monaco Don Rodolfo Cherubini lavorarono alacremente per l’attuazione di questo progetto che venne affidato all’Ingegnere Pierino Massenzi, il quale progettò una chiesa a tre navate. A tutti parve una pazzia! Una chiesa così grande in cima a quella collina!!! Comunque il 1 novembre 1958 il Vescovo e Vicario Generale dell’Archidiocesi di San Paolo poneva la prima pietra della chiesa. Il 21 aprile 1960, festa nazionale del Brasile, fu inaugurata la nuova capitale della nazione cioè “Brasilia”, e il Cardinale Arcivescovo di San Paolo aveva eretto canonicamente 21 parrocchie, tra cui Nostra Signora di Montenero a Jundaì. I lavori intanto proseguivano ed il 13 maggio 1962 la statua della Madonna di Montenero venne collocata a Jundaì. Finalmente il 21 marzo 1976, festa di San Benedetto, il Santuario venne inaugurato ufficialmente. La Chiesa venne consacrata il 10 maggio 1987. Le grandi manifestazioni della Diocesi di Jundaì vengono tutte fatte nel nostro Santuario della Madonna di Montenero essendo considerato dalla Diocesi un Santuario Concattedrale. LA MADONNA DI MONTENERO NEL SUO SANTUARIO DI SARDHANA IN INDIA Nel 1955 sua Ecc.za Rev.ma Mons.Giuseppe Bartolomeo Evangelisti dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Arcivescovo di Agra (India) visitò il Santuario della Madonna di Montenero a Livorno e volle una copia della Sacra Icona per la sua Chiesa di Sardhana in India. Il 25 settembre di quello stesso anno l’Arcivescovo venne ricevuto da Papa Pio XII al quale, nel presentare il prezioso regalo raffigurante la Sacra Icona, illustrò il piano di costruire in India un Santuario dedicato alla Madonna di Montenero. Il Papa approvò il progetto e benedisse l’immagine. Tre giorni dopo l’Arcivescovo Mons.Evangelisti era a S.Giovanni Rotondo a far visita a P.Pio, il quale benedisse l’immagine della Madonna di Montenero e approvò il progetto. Tornato in India, l’Arcivescovo si mise al lavoro ed il 7 novembre 1957 inaugurava il nuovo Santuario. Quel giorno un fanciullo malato guarì all’istante toccando il quadro della Madonna. Da allora è un continuo pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Montenero in Sardhana.
Nell’anno di MARIA
«La messe è molta e gli operai sono pochi»
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