LA FESTA DI S. GIULIA ome da tradizione consolidata negli ultimi anni, anche questo 22 maggio, festa di S. Giulia, sarà una giornata di incontro tra le diverse anime di Livorno. Alla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Simone Giusti in cattedrale alle 17,30, seguirà infatti la suggestiva processione con le reliquie della santa per le vie del centro che si concluderà sul prato della Fortezza Nuova. Da lì il Vescovo impartirà la solenne benedizione della città, delle attività remiere e del cencio del Palio Marinaro. Dopo il saluto del sindaco Alessandro Cosimi la giornata di festa della patrona della città e della diocesi si concluderà con il ritorno in cattedrale. Domenica 23 maggio l’ultimo appuntamento di festa con la gara remiera "Coppa S.Giulia" (Il programma dettagliato a pagina IV)
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16 maggio 2010
La sfida educativa Due giorni di approfondimento per presbiteri, diaconi e laici sul tema dell’educazione
DI DON ANDREA
BRUTTO
a due giorni di approfondimento teologico-pastorale di quest’anno è stata pensata come preparazione all’accoglienza degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana sul tema dell’educazione e come contribuito alla formazione del progetto educativo della nostra Chiesa locale. «L’educazione, sfida per la comunità ecclesiale», è stato il tema che ha guidato gli interventi dei due relatori invitati: don Luca Bressan, docente di teologia pastorale presso il Seminario Arcivescovile di Milano e la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; il prof. Giuseppe Savagnone, direttore dell’Ufficio Pastorale per la Cultura di Palermo e già insegnante di storia e filosofia presso licei statali. Il messaggio comune emerso dalle riflessioni di questa due giorni alla quale hanno partecipato presbiteri e diaconi permanenti la mattina, laici e religiose la sera, è stato l’invito a ripensare la pastorale. Si tratta, come ha sottolineato don Bressan, di attuare una conversione in tal senso, a partire da una conoscenza e una rilettura attenta del mutato paesaggio sociale e culturale in cui viviamo, che ci conduca a comprendere come declinare oggi il rapporto Chiesa-mondo per rendere sempre più efficace l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. In quelle forme che privilegino l’educazione come attenzione alla persona, ai suoi bisogni e alle sue attese, incontrandola nei luoghi della vita, in quelle situazioni di
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«confine» che possono costituire delle vere e proprie soglie di accesso all’accoglienza della fede. Pensiamo qui alla richiesta del matrimonio sacramentale da parte delle giovani coppie o alla celebrazione delle esequie in cui si può aiutare a mettersi davanti alle grandi domande di senso. Tutto questo comporta una riforma della struttura organizzativa: la nascita delle unità pastorali viste come occasione per rileggere la nostra presenza nel territorio, più che come operazioni di ingegneria pastorale; la formazione e il riconoscimento di figure ministeriali, quali i catechisti, gli operatori della carità, i visitatori delle famiglie; uno snellimento dei rapporti tra la realtà del centro diocesi e realtà parrocchiali periferiche, privilegiando per la prima il ruolo di sostegno nella formazione e di accompagnamento nella verifica, per alleggerire e completare la pastorale ordinaria. Ristrutturazioni con lo scopo di rendere meglio visibile il NOI della Chiesa locale, formata da tanti «io ma non più io», secondo l’efficace espressione di Benedetto XVI al Convegno di Verona, da uomini e donne, cioè, che si lasciano abitare e trasformare dallo Spirito di Gesù per formare insieme l’unico Corpo di Cristo. Questa mappa con i suoi sentieri, disegnata da don Bressan con intelligenza e competenza, è stata percorsa con passione dal prof. Savagnone, il quale ci ha condotto dentro l’azione educativa attraverso quattro tappe: l’essere, l’essere da,
l’essere con, l’essere per. Innanzitutto, la cura dell’essere che domanda il superamento della separazione tra sacro e profano, la quale può condurre alla schizofrenia della persona che, abitando tanti mondi rischia di mettere una maschera per ognuno di essi, finendo per non costruirsi una vera identità. Educare ad un’identità riconciliata è compito primario, e lo si realizza cominciando a prendere a cuore la propria storia, riconoscendo quanto abbiamo ricevuto. Infatti, nessuno si fa da solo, ma ci riceviamo da altri. In particolare, siamo chiamati a riscoprire il senso autentico dell’autorità che non va intesa come forma di dominio sull’altro, ma come servizio per la crescita dell’altro che domanda l’atto libero dell’obbedienza. E perché ciò avvenga è necessario che chi la esercita si ponga in un atteggiamento di ascolto dell’altro. L’importanza dell’altro si evidenzia anche nell’essere con, che ci chiama ad assumere dei fini, degli obiettivi comuni. E qui il prof. Savagnone ci ha mostrato come «l’avere fini uguali non significa avere fini comuni». I fini uguali si elidono a vicenda, perché ognuno fa il suo gioco. Mentre il fine comune è rinuncia a fare il proprio gioco, per assumere un
progetto condiviso. Per cui, arrivare a questa condivisione, significa creare spazi e tempi di comunicazione e di incontro, di tessitura di relazioni in cui conoscerci veramente. Infine, l’altro è l’orizzonte dell’essere per. Oggi, ci è stato ricordato, prevale una mentalità per la quale l’unica cosa importante è pensare alla propria realizzazione. Pensare, invece, la propria vita come vocazione significa avere a cuore la causa di Dio, il progetto del Regno, che può comportare il sacrificio delle proprie aspirazioni più profonde. Si tratta, perciò di educare al rischio, per inserirsi nella dinamica dell’uscire «da» per andare «verso», che è quella in cui si è mosso il popolo d’Israele nell’esodo e la Chiesa nella Pentecoste. Un’occasione dunque preziosa, da custodire con attenzione, le cui sollecitazioni sono da inserirsi nel cammino che ci condurrà all’assemblea diocesana del 16 maggio, in cui ci confronteremo sulle scelte prioritarie in ordine al progetto educativo diocesano dei prossimi anni.
Pensare, invece, la propria vita come vocazione significa avere a cuore la causa di Dio, il progetto del Regno, che può comportare il sacrificio delle proprie aspirazioni più profonde. Gli interventi di don Bressan e delprofessor Savagnone.
DOMENICA 16 MAGGIO A SANTA LUCIA
ASSEMBLEA DIOCESANA SUL PROGETTO EDUCATIVO l progetto educativo diocesano» sarà il tema della quinta Assemblea diocesana convocata dal vescovo Simone Giusti per domenica prossima 16 maggio. A partire dalle 15,30 nella chiesa di S. Lucia ad Antignano i circa 400 membri dell’Assemblea saranno chiamati a confrontarsi perché la diocesi sappia rispondere nei prossimi anni alla sfida educativa che la attende. L’incontro di domenica arriva dopo l’intenso lavoro di preparazione svolto negli scorsi mesi a livello parrocchiale e vicariale sulla base del documento preparatorio che abbiamo pubblicato nella versione integrale nelle scorse settimane. Il programma prevede che, dopo la riflessione del Vescovo, il tema venga introdotto da don Andrea Brutto e da don Fabio Menicagli. e sviluppato dagli interventi dei rappresentanti dei vari vicariati. Infine, dopo il dibattito aperto a tutti i membri dell’assemblea, è prevista la sintesi conclusiva di monsignor Giusti. Nell’invitare alla partecipazione all’assemblea il Vescovo ha sottolineato come il contributo di ciascuno alla riflessione della Chiesa livornese sia un’espressione concreta della vocazione di ogni cristiano a comunicare con la propria vita l’Amore di Dio
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