IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
20 maggio 2012
Proteggere il matrimonio, rafforzare la famiglia
di mons. Ezio Morosi
spitalità e accoglienza sono due parole che potrebbero sembrare sinonimi, ma non lo O sono. Esprimono il piacere di essere vicini, il desiderio di vedere persone che amiamo, siano esse parenti o amici: ogni famiglia cristiana dev’essere ospitale e accogliente, ma i due termini hanno sfumature diverse. Si ospita in casa, si accoglie nel cuore. L’ospitalità è di natura provvisoria, quando gli ospiti partono c’è un clima di festa come quando sono arrivati, ci si può dispiacere, ma non c’è turbamento: si sa che ognuno ha la sua casa dove deve tornare. L’accoglienza invece è definitiva, è per sempre, impegna il cuore e la sua interruzione crea disagio, turbamento, dolore. Chi trova un posto nel cuore dell’altro, vi rimane per sempre: non a caso nel rito del matrimonio si pronunciano le parole: Io accolgo te come mio sposo/ mia sposa e prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Due sposi non si ospitano, si accolgono e questo gesto diventa l’essenza della vita matrimoniale.
Progetto culturale diocesano IL CONVEGNO GIURIDICO Il salone del Vescovado era gremito per il Convegno giuridico. Tra i partecipanti molti avvocati interessati a capire com’è cambiato nel tempo l’istituto del matrimonio. La riflessione dei giuristi: il paradosso è che «conviene convivere»
DI FLAVIA
MARCO
a sala Fagioli del Vescovado era completamente gremita in occasione del Convegno giuridico promosso dal Progetto Culturale diocesano sul tema del matrimonio. Il dottor De Carlo, giudice presso il Tar della Toscana, ha spiegato i termini dell’incontro sul tema «Matrimonio: un cantiere aperto. Verso nuove forme di espressione del consenso del matrimonio civile». Ha spiegato il motivo per la quale la Chiesa si occupa del matrimonio civile e delle convivenze: anzitutto perchè la Chiesa nutre sempre una preoccupazione per la società all’interno della quale vive; poi questo incontro si pone in relazione con il recente rapporto demografico del Progetto Culturale nazionale e con tutte le riflessioni sorti intorno a questo tema. Il problema dell’Italia, come si deduce anche dal rapporto della CEI, non è lo spread bensì il basso tasso di natalità, il che deve spingere la società intera verso la protezione dell’istituto familiare. Alcuni dati hanno fornito la cifra dei fenomeni oggetto della discussione: dagli anni ’70 il numero dei matrimoni si è pressoché dimezzato, l’età media di chi si sposa è aumentata di circa 5 anni, si preferisce il regime di separazione dei beni, rispetto ai matrimoni religiosi sono aumentati quelli civili ma nello stesso tempo sono cresciuti in maniera esponenziale le coppie di fatto ed i figli nati fuori dal matrimonio.
L
MATRIMONIO E COPPIE DI FATTO La professoressa Giardina, ordinario di diritto privato all’Università di Pisa, ha chiaramente illustrato le differenze che distinguono il matrimonio civile dalla convivenza. Ha esordito sostenendo come la definizione di "cantiere aperto" non possa essere applicata all’ordinamento giuridico che si presenta invece fissato ed immobile, basato sul sistema degli status che distingue
lo status di coniuge da quello di figlio, mentre ha spiegato come la definizione sia adeguata per tutto l’arcipelago di unioni civili che si è creato attorno alla famiglia. Attraverso una precisa analisi storica ha mostrato le tappe mediante le quali l’Italia è giunta alla situazione giuridica attuale: cominciando da problemi legati alla legittimità di donazioni patrimoniali a beneficio di una "concubina" siamo gradualmente passati, attraverso la via giuridica e non attraverso la via legislativa, ad applicare le norme che regolano il matrimonio alle unioni civili percorrendo, ha sottolineato la relatrice, la via peggiore, senza cioè creare nuove norme per una nuova forma di unione. Attraverso, dunque, questa forma di attribuzione di norme dal matrimonio alle cosiddette "coppie di fatto" (termine quest’ultimo che nel linguaggio giuridico indica tutto ciò che esula dal diritto stesso, di cui quindi non può essere oggetto) queste ultime hanno acquisito diversi diritti prima riservati alle coppie sposate. La normativa attuale equipara i figli naturali a quelli legittimi con la sola distinzione che un figlio nato all’interno del matrimonio acquisisce necessariamente lo status di figlio mentre quello nato da una coppia
di fatto deve essere riconosciuto da entrambi i genitori; per quanto riguarda il rapporto tra i partners nel matrimonio l’espressione del reciproco consenso produce l’acquisizione di diritti e doveri e questo crea la comunione materiale e spirituale, nelle unioni civili, invece, la solidarietà coniugale è il presupposto dell’unione stessa. L’unione di fatto non prevede alcun automatismo per quanto riguarda ad esempio le successioni e l’aspetto previdenziale, campo invece ben definito dal regime patrimoniale che si instaura dopo il matrimonio civile. La coppia di fatto, in definitiva, se vuole stabilire una forma di giustizia tra le parti, soprattutto in vista della eventuale fine del rapporto, deve ricorrere al diritto privato, diritto privato che, invece, nel matrimonio gode di una "brutta reputazione" essendo legato alla contrattazione commerciale. IL MATRIMONIO NON È SEMPRE STATO COSÌ Il professor Consorti, ordinario di diritto ecclesiastico all’Università di Pisa, ha evidenziato come esista un divario enorme tra percezione giuridica e percezione sociale del matrimonio. Da sempre possiamo notare come il diritto si occupi di problemi di
origine patrimoniale: l’elemento del consenso storicamente non è stato sufficiente per istituire il matrimonio. Sono sempre esistiti rapporti tra famiglie, tra clan che regolavano soprattutto l’aspetto economico del matrimonio lasciando all’ambito privato tutto ciò che riguardava il sentimento e l’affetto e producendo così molti casi di acclamata bigamia o di concubinato. Lutero richiamò l’attenzione sulla pubblicità del matrimonio e col Concilio di Trento anche la Chiesa cattolica stabilisce la forma pubblica del matrimonio. Il passo successivo è la secolarizzazione del matrimonio con l’intervento dello Stato che intende il matrimonio come questione civile poiché proprio attorno ad esso nasce la famiglia. L’articolo 29 della Costituzione italiana stabilisce dunque che la famiglia naturale sia fondata sul matrimonio. Oggi con il fenomeno della convivenza si tende a ritornare alla dimensione privata del matrimonio escludendo quella pubblica e la differenza sta sostanzialmente in questo anche perché ormai le coppie di fatto sono equiparate alle coppie sposate. Il paradosso sta nel fatto che sulle coppie sposate, anche con molti figli, grava molto di più il peso fiscale rispetto alle coppie di fatto. Il matrimonio, ha sostenuto Consorti, di fatto è già stato cambiato rispetto a quel matrimonio al quale si riferiva l’articolo 29, anzitutto con l’introduzione del divorzio e poi con il cambiamento del ruolo della donna soprattutto dovuto alla modifica dei costumi sessuali.
Assemblea diocesana Domenica 20 maggio alle 15.30 a S. Lucia l Progetto Educativo diocesano ci Iparrocchiale invita a centrare la pastorale sulla famiglia dando importanza alla genesi della famiglia (i percorsi per i fidanzati) e alle fragilità della famiglia (separazione e divorzi). Su questi argomenti sono chiamati ad esprimersi i delegati all’Assemblea Diocesana. Con il contributo di tutti potrà nascere un percorso condiviso per tutte le Comunità Parrocchiali. Inizio alle 15.30 con la Preghiera allo Spirito Santo e meditazione del Vescovo Alle 16.15 "Veritas in Caritate – Caritas in Veritate Matrimonio e separazione di fronte alla testimonianza dell’indissolubilità”. Riflessione di don Eugenio Zanetti coordinatore del gruppo “ La Casa” per la pastorale dei separati e dei divorziati della Diocesi di Bergamo Alle 17.00 Momento di dialogo e di approfondimento Alle 18.00 L’Ufficio Famiglia Diocesano presenta le schede tipologiche per i percorsi per i fidanzati Alle 18.20 Dibattito e approfondimenti Alle 18.45 Preghiera e conclusioni del Vescovo