IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
18 maggio 2014
Un consiglio da Santa Giulia
di mons. Alberto Ablondi
È un uomo che, fra le grandi povertà, ha la povertà più grande del non saper amare. Sta creandosi infatti nel mondo un ambiente sempre più difficile per l’amore: la vita è sempre più frazionata e condizionata dalla macchina, dalla robotizzazione , dalla televisione e dall’efficienza. È attuale perciò presentare la Bibbia, soprattutto il Vangelo, con il grande insegnamento non solo dell’amore ma del "saper amare". Mai come forse in questo momento, in cui l’uomo inventa tanti cervelli e cervelloni, c’è bisogno di qualcuno che "tolga un cuore di pietra e offra un cuore di carene" (Ezechiele 36). La Bibbia e la nuova evangelizzazione, 1990- Una Missione d’Accoglienza
LA FESTA PATRONALE
Giovedì 22 maggio, Santa Giulia: il programma e le iniziative per festeggiare la patrona di Livorno
LE INIZIATIVE in programma DI
Santa Giulia...e non solo
MARTINA BONGINI
a festa patronale di Santa Giulia, come tutte le feste patronali, è attesa e vissuta da grandi e piccoli con un certo piacere; vuoi perché ci viene concesso un giorno di pausa dal lavoro e dallo studio, vuoi perché è possibile riposare e andare al mare (visto che il livornese di scoglio ha solitamente l’ardire di presentarsi in costume da bagno il 22 Maggio quasi come celebrasse l’inizio della stagione balneare!). Quest’anno però, sembra quasi farlo di proposito, il giorno in cui si ricorda Santa Giulia, cade tre giorni prima delle elezioni amministrative per la nostra città. Vista da fuori sembrerebbe come d’Europa, si trova a dover far un "ritiro speciale" per una fronte ai bisogni primari dei squadra di calcio che si appresta cittadini a partire dal cibo, dalla a scendere in campo e vincere la casa, dal lavoro, quei valori partita. fondamentali che giorno dopo Sicuramente è il caso, non c’è giorno vengono a mancare. dubbio e forse è Questa solo una fantasia situazione certo «Due momenti di chi sta non aiuta, anzi importanti, che scrivendo queste forse scoraggia, righe ma questo disarma. offrono l’opportunità giorno può essere Il livornese si sa, a tutti i cittadini di un’opportunità preferisce forse per riflettere e ritrovarsi non solo per più andare al ripartire, mare che stare a pregare ed invocare un’occasione per pensare e a l’intercessione della imparare ad riflettere ma amare e ri-amare nonostante la sua propria patrona ma la nostra città, indole un po’ anche per riscoprire impegnandosi pigra, ha un gran ciascuno cuore, quel cuore quei valori di secondo il generoso che può solidarietà e proprio dovere. fare grandi cose. partecipazione che Non è semplice C’è però bisogno sicuramente in di un aiuto e forse sono un po’ questo momento come ogni caduti nel di grande bambino che lo dimenticatoio» emergenza, dove chiede alla da ogni parte propria madre, arrivano richieste di aiuto. noi lo chiediamo a Santa Giulia La crisi economica (ma non durante i festeggiamenti che la solo) ha messo in ginocchio il vedranno protagonista: la sera di paese e anche Livorno, come mercoledì 21 con la processione molte altre città d’Italia e via mare della Santa che
10-18 MAGGIO Nel segno della Santità: Esposizione reliquia Santo Papa Giovanni Paolo II presso il Santuario di Montenero
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15 MAGGIO Vicini a chi soffre. Ore 16.00 Santuario di Montenero, Giornata del malato. Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo mons. Giusti
giungerà sul sagrato della chiesa di San Jacopo dove ci sarà la benedizione della statua e il giorno successivo, con la S. Messa che sarà celebrata in cattedrale alle 17.30 seguita dalla processione lungo le principali via della città. Due momenti importanti, che offrono l’opportunità a tutti i cittadini di ritrovarsi non solo per pregare ed invocare l’intercessione della propria patrona ma anche per riscoprire quei valori di solidarietà e partecipazione che forse sono un po’ caduti nel dimenticatoio. Come ogni festa che si rispetti però, nei prossimi quindici giorni, diverse saranno le iniziative che faranno da cornice al 22 Maggio tra cui, la festa dei giovani sabato 17 maggio sul sagrato della chiesa di S.M. del Soccorso e sabato 24 Maggio il pellegrinaggio dei bambini al Santuario di Montenero (tutte le iniziative nel box qui a fianco). Come la squadra negli spogliatoi dunque, attendiamo gli ultimi consigli, quelli del mister Santa Giulia, che magari ci dia la giusta carica e la giusta spinta in questo momento di disorientamento.
16 MAGGIO Ore 18.00 Chiesa S. Caterina, Celebrazione Eucaristica in onore di San Giovanni Nepomuceno. Ore 18,45 Processione fino alla Chiesa della Madonna con benedizione della statua del Santo sul ponte Ore 19.15 Chiesa di S. Caterina Concerto della Corale “Mascagni” – Promotore Associazione Accademia degli Avvalorati 17 MAGGIO Pellegrinaggio mensile a Montenero con il Vescovo mons. Giusti Ore 8.10 Ritrovo in piazza delle Carrozze. Ore 9.00 S. Messa Ore 18.00 piazza Magenta, Festa Famiglia e Giovani “Con tutto l’amore che ho”, a cura Fondazione Caritas, con cena condivisa, concerto serale e S. Messa presieduta dal Vescovo mons. Giusti 18 MAGGIO Ore 9.00 Campo Scuola, 1ª Edizione della Farneti Games – mini olimpiade in pista per ragazzi da 4 agli 11 anni in occasione del Corriprimavera Laviosa corsa podistica Ore 9.55 p.zza S. Marco Corsa ciclistica 3° memorial Amelio Bettarini (categoria allievi) 20 MAGGIO Ore 21.00 Chiesa della Madonna, Concerto promosso da Ordine di Malta - Delegazione di Pisa - Sezione di Livorno e dall’Istituto di Studi Musicali Superiori "P. Mascagni" di Livorno
21 MAGGIO La festa in onore della Patrona. Ore 18.30 Celebrazione vigiliare nella chiesa di S. Giulia Ore 21.30 arrivo reliquie in piazza S. Iacopo in Acquaviva, accoglienza con la Livornina e la Fanfara della Brigata Folgore, saluto del Sindaco, preghiera del Palio, benedizione del Vescovo mons. Giusti alla città e al cencio del Palio, conclusione nella pieve di S. Jacopo Ore 23.00 spettacolo pirotecnico 22 MAGGIO Ore 17.30 Solenne Celebrazione in Cattedrale presieduta dal Vescovo mons. Giusti Ore 18.45 processione per le vie del centro città con la partecipazione della Livornina e della Fanfara della Brigata Folgore Ore 19.30 Fortezza Nuova- Piazza della Repubblica – Coppa S. Giulia – Gara remiera a inseguimento 24 MAGGIO Ore 15.00 Pellegrinaggio dei ragazzi e dei bambini a Montenero. Ritrovo piazzale Giovanni XXIII Ore 21.00 Parrocchia S. Giovanni Bosco – Coteto, Processione Mariana per le vie del quartiere 28 MAGGIO Giornata Cittadina per la Pace, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio nel giorno anniversario dei bombardamenti che colpirono la città durante la seconda guerra mondiale Ore 17.00 Piazza del Comune, Itinerario della Memoria per le vie del Centro. Ore 19.00 Scali D’Azeglio omaggio alle vittime di tutte le guerre. Ore 21.00 Fortezza Vecchia “W la Pace” festa per i ragazzi e le famiglie INOLTRE: DURANTE I GIORNI DELLA FESTA, IN P.ZZA XX SETTEMBRE E P.ZZA DELLA REPUBBLICA ATTRAZIONI E GIOCHI PER I BAMBINI
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
18 maggio 2014
SPECIALE 10 MAGGIO.........
La Chiesa per la scuola
A Roma da Papa Francesco
Per educare un ragazzo, ci vuole un villaggio!
Il testo integrale dell’intervento del Papa
Amo la scuola perché... ari amici buonasera! Prima di tutto vi ringrazio, perché avete realizzato una cosa proprio bella! Sì, questo incontro è molto buono: un grande incontro della scuola italiana, tutta la scuola: piccoli e grandi; insegnanti, personale non docente, alunni e genitori; statale e non statale… Ringrazio il Cardinale Bagnasco, il Ministro Giannini, e tutti quanti hanno collaborato; e queste testimonianze, veramente belle, importanti. Ho sentito tante cose belle, che mi hanno fatto bene! Si vede che questa manifestazione non è “contro”, è “per”! Non è un lamento, è una festa! Una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, lo sappiamo. Ma voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola. E dico “noi” perché io amo la scuola, io l’ho amata da alunno, da studente e da insegnante. E poi da Vescovo. Nella Diocesi di Buenos Aires incontravo spesso il mondo della scuola, e oggi vi ringrazio per aver preparato questo incontro, che però non è di Roma ma di tutta l’Italia. Perché amo la scuola? Proverò a dirvelo. Ho un’immagine. Ho sentito qui che non si cresce da soli e che è sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere. E ho l’immagine del mio primo insegnante, quella donna, quella maestra, che mi ha preso a 6 anni, al primo livello della scuola. Non l’ho mai dimenticata. Lei mi ha fatto amare la scuola. E poi io sono andato a trovarla durante tutta la sua vita fino al momento in cui è mancata, a 98 anni. E quest’immagine mi fa bene! Amo la scuola, perché quella donna mi ha insegnato ad amarla.
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Questo è il primo motivo perché io amo la scuola. Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo lo è, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare, - è questo il segreto, imparare ad imparare! - questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani. E sapete cosa vi dico? Che gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà ho sentito le testimonianze dei vostri insegnanti; mi ha fatto piacere sentirli tanto aperti alla realtà - con la mente sempre aperta a imparare! Sì, perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno “fiuto”, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, “incompiuto”, che cercano un “di più”, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti. Questo è uno dei motivi perché io, il primo motivo, per cui amo la scuola. Un altro motivo è che la scuola è un luogo di incontro. Perché tutti noi siamo in cammino, avviando un processo, avviando una strada. E ho sentito che la scuola – l’abbiamo sentito tutti oggi – non è un parcheggio. È un luogo di incontro nel cammino. Si incontrano i compagni; si incontrano gli insegnanti; si incontra il personale assistente. I genitori incontrano i professori; il preside incontra le famiglie, eccetera. È un luogo di incontro. (...continua nell’altra colonna)
In una giornata dedicata al mondo dell’educazione, le questioni ancora aperte e i consigli per gli insegnanti DI
ENRICA TALÀ*
abato 10 maggio in piazza San Pietro, per il primo grande raduno della scuola dell’era Bergoglio, organizzato dalla Conferenza episcopale italiana, erano attesi 150 mila tra alunni e insegnanti, personale collaboratore, genitori ma ne sono arrivati in 300 mila, secondo dati confermati dal Vaticano e dal Comune di Roma. Più di 1000 le persone partite da Livorno. Chi si aspettava che il pontefice, nel suo incontro con la scuola, ritornasse sul solito ritornello del sostegno alla scuola privata per favorire le scelte educative delle famiglie, è certamente rimasto deluso. “Si vede che questa manifestazione non è ‘contro’, è ‘per’ - ha dichiarato papa Francesco. Non è un lamento, è una festa, una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, lo sappiamo, ma voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola”. E ha aggiunto: “Per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola”. Papa Francesco ha ricordato don Milani, il suo insegnamento e la sua scuola di Barbiana aperta 365 giorni l’anno “che insegnava a restare persone aperte alla realtà ”. Le testimonianze sono state affidate a volti noti di attori e cantanti, a professori sconosciuti; sono stati evocati i problemi delle scuole di periferia, dei ragazzi disabili ma anche le esperienze innovative dei gruppi insegnante-professore radunati da Facebook. In piazza S. Pietro ha portato la sua testimonianza un insegnante di RC. E non a caso: gli insegnanti di Religione sono l’avanposto dell’innovazione didattica perché devono affidare un contenuto speciale, quello confessionale, alla cultura e alla formazione scolastica. Il ministro Giannini ha portato al Pontefice i saluti di tutta la scuola italiana, quella statale e quella privata. Degno di nota il passaggio che ha fatto sulla libertà di scelta della scuola. Adesso è ipotizzabile che al Ministero della Pubblica Istruzione si cominci ad elaborare una proposta normativa che dia gambe alle affermazioni fatte, riducendo così le problematiche di erogazione fondi per le scuole
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paritarie. Con la sua ormai solita pacatezza e sobrietà Papa Bergoglio ha testimoniato l’attenzione della Chiesa per la scuola, per chi nella scuola lavora, cresce, soffre, sceglie le migliori strategie per accompagnare le nuove generazioni alla maturità intellettuale ed umana. “Nei primi anni si impara a 360 gradi,- ha proseguito- poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà. Ha proposto come bussola del cammino pedagogico la triade del vero, del bello, del buono: la teologia della didattica non può che sostenere il cammino dei docenti e dei genitori con argomentazioni semplici ma operative. Quella del fare e quella dell’essere; quella del sapere e del ben agire.
La scuola è luogo primario dell’incontro, ha detto il Papa. Ciascuno compie un cammino significativo: “gli insegnanti- ha precisato il Papa- sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà, con la mente sempre aperta a imparare”. “Se un insegnante non è aperto a imparare - ha proseguito - non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno ‘fiuto’, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, ‘incompiuto’, che cercano un ‘di più’, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti”. Papa Francesco ha lasciato alla memoria collettiva tre passaggi: ai docenti ha detto che l’educazione non è solo una questione di cuore (don Bosco) ma
anche una storia di sguardi; ai ragazzi, riprendendo la frase del ginnasta Jury Chechi ha ripetuto ‘sempre è più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca’, soffermandosi sul fatto che il non riuscire non deve provocare l’abbandono scolastico o atteggiamenti scorretti. A tutti ha ricordato il proverbio africano secondo cui per educare un figlio ci vuole un villaggio. Fa piacere che il Pontefice abbia detto questa frase su cui l’Ufficio Scuola e l’Ufficio per la Famiglia diocesani si sono soffermati a riflettere in un incontro-dibattito del 15 febbraio scorso in preparazione al 10 maggio. *direttore Ufficio diocesano per la scuola
La riflessione del Vescovo alla Messa AL COTTOLENGO
Sono i Santi che muovono la Chiesa urtroppo rimasti bloccati per le misure di sicurezza che avevano chiuso tutte le strade di Paccesso a piazza San Pietro, i pellegrini della Diocesi non sono riusciti ad arrivare tutti all’appuntamento con il vescovo Simone, all’Istituto Cottolengo, dove si celebrava la Messa. Ai pochi fortunati presenti, tra cui i volontari dell’SVS, durante l’omelia mons. Giusti ha ricordato questi concetti: La forza della Chiesa sono i santi. Cosa ci ha mosso a venire qui a Roma? Papa francesco! Un uomo che vive il Vangelo e sa comunicarlo agli altri. Chi veramente guida la Chiesa sono i santi: uomini e donne non con il potere, ma pieni di misericordia, con la capacità di stare a tu per tu
con Gesù, di parlare con Lui a cuore aperto. Non conta cosa fai nella Chiesa, ma come ci sei e come sei capace di vivere il Vangelo. E la gente quando si accorge di questoli uomini e donne di Dio accorre, come è avvenuto per Papa Giovanni Paolo II, come sta avvenendo con Papa Bergoglio. c.d.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO IL PENSIERO DEI PELLEGRINI.........
18 maggio 2014
Due pullman dalla Diocesi
La gioia di esserci incontro con il Papa ha sempre un particolare fascino e ti riempie di emozione, di serenità, di gioia di esserci, e così è stato anche Sabato alla Festa della Scuola. La gioia di esserci credo che abbia superato ogni cosa, soprattutto la fatica del viaggio a Roma, lo spostamento dal parcheggio del pullman alla Piazza S. Pietro, perché la fatica è stata tanta e questo a causa dell’alto numero di partecipanti:, ogni angolo di strada, di metro, di tram erano tutti stracolmi di gente, di gente allegra che desiderava solo incontrare il Papa per avere un sguardo, un stretta di mano, che riescono a darti un’enorme carica di Speranza! E così è stato, il Papa ha salutato tutti, ha attraversato la Piazza S. Pietro e Via della Conciliazione, e tutti abbiamo avuto modo di vederlo di chiamarlo e da lui siamo stati ricambiati con il suo sguardo sereno e gioioso. Ma cosa è stato il centro di questa festa? L’affermazione dell’importanza della scuola come occasione e momento in cui le nuove generazioni si formano per il bene della comunità umana. Allora quanta corresponsabilità di tutti nel custodire quanto ci viene affidato. Altra cosa che mi ha molto emozionato è stato sentire dalla piazza della chiesa Universale la lettura di brani di Don Milani, di Don Tonino Bello, che ci ricordano l’importanza dell’educazione all’altro, all’impegno, al non essere mediocri. Anche come pellegrini diocesani, siamo tornati con un po’ di compiti da fare a casa, assegnatici dal Papa: sostenere la scuola e l’amore per la stessa perché in serenità possa educare anche attraverso la collaborazione di tutti noi adulti che in ambienti diversi dalla scuola, abbiamo il dovere di educare,di testimoniare al vero, al bello, al bene. Diventiamo tutti così, reciprocamente, alunni ed insegnati, in un villaggio globale chiamato mondo! Grazie Papa Francesco per quanto comunichi, per le grandi lezioni di catechesi che ci doni attraverso l’attualizzazione della Sua Parola che si fa vita nell’umanità e nel mondo. Giusy D’Agostino
La Chiesa per la scuola
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immagini e COMMENTI
Una giornata sorprendente raccontata dai media Il popolo della scuola visto dalle telecamere sulla Cupola di San Pietro media stanno aumentando l’attenzione sulla Chiesa: è l’effetto Papa Francesco. Qualcuno sostiene che la popolarità del Papa argentino sia dovuta alla grande esposizione mediatica che lo caratterizza. A me sembra che il rapporto causa effetto sia inverso. Il Papa ha raggiunto un tale livello di popolarità che qualunque media non può più permettersi di trascurarlo. E’ quanto sembra dimostrare la grande festa con il mondo della scuola di sabato scorso. Un evento che ha fatto arrivare a Roma 300.000 persone quando gli stessi organizzatori ne aspettavano la metà. Una partecipazione straordinaria che ha colto impreparati i media generalisti, a parte Raiuno, che aveva programmato da tempo una diretta. Non quelli specializzati che hanno seguito con grande attenzione l’evento e lo hanno saputo raccontare in modo splendido, soprattutto attraversi le immagini. Attraverso il Centro televisivo Vaticano (CTV), Tv2000, i siti di Avvenire, della Radio Vaticana e molti altri media specializzati sono arrivate immagini meravigliose che hanno saputo restituire allo spettatore una parte delle emozioni che si provavano in quei momenti a San Pietro e dintorni. La festa della mondo della scuola è stata raccontata con immagini spettacolari come quelle che ci hanno fatto vedere la moltitudine di persone presenti dal punto di vista del Papa o meglio da quello del vertice della cupola di San Pietro dove, da qualche settimana, è collocata una telecamera di ultima generazione del CTV dalla quale arrivano immagini mai viste prima di piazza San Pietro. Ma i mezzi tecnici non avrebbero restituito un risultato tanto spettacolare, se non ci fosse stata quella partecipazione immensa e sorprendente di popolo. Nel nostro piccolo, anche i media diocesani hanno saputo seguire l’evento, al quale hanno preso parte oltre mille livornesi, con mezzi straordinari che hanno consentito anche agli altri mezzi di informazione locali di raccontare la “pagina livornese” della giornata. Attraverso la pagina facebook de “La Settimana tutti i giorni”, il quotidiano online diocesano, sono arrivate praticamente in diretta le immagini dei livornesi presenti a Piazza San Pietro e le loro emozioni. Dopo poche ore anche il sito diocesano ha riproposto le immagini e le parole di questa giornata straordinaria conquistando moltissimi contatti e scalando le classifiche dei motori di ricerca. Questo impegno forse servirà a cogliere l’importanza della giornata che molti media generalisti hanno deciso di minimizzare. Pensate per un attimo all’eco che avrebbe avuto una qualsiasi altra manifestazione che avesse coinvolto oltre 300.000 persone, in maggioranza giovani. Ma questa è un’altra storia … e ci sono ancora tante cose da capire. n.s.
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LA TESTIMONIANZA DI SUOR LETIZIA LUNGHI
Negli occhi e nel cuore tutti i miei ragazzi La scuola l’Immacolata era presente a Roma con più di 700 persone abato 10 maggio a Roma per l’udienza del Santo Padre, c’ero anche io. Appena arrivati, stanchi del viaggio, ci siamo tuffati in una marea colorata di persone che si dirigevano tutte verso piazza San Pietro. Dovevi per forza andare avanti, non ti potevi fermare, la meta era la stessa: incontrare il Papa, ascoltare la sua parola, possibilmente toccarlo, incrociare il suo sguardo. Sapevo di avere circa 600 persone della mia scuola in quella piazza, e avevo tanta ansia che mi impediva di respirare tranquillamente perché non conoscevo dove fossero dislocate. Ma il cielo era azzurro, il sole splendeva, la piazza era meraviglio-
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sa e io dopo un po’ ho pensato che non poteva succedere niente di male in una situazione così bella. Ogni tanto vedevo spuntare una bandiera azzurra dell’Istituto l’Immacolata fra me dicevo «ecco quelli sono a posto»; poi mi arrivava una comunicazione da cellulare che mi trasmetteva la loro postazione. Alcuni babbi coraggiosi erano abbarbicati agli obelischi di via Della Conciliazione e da lassù attendevano l’arrivo del Papa, sorridendomi come bambini. Mi piaceva osservare le persone intorno a me; davanti avevo una mamma che sotto un simpatico ombrello allattava il suo piccolo; a destra altri babbi pazienti cullavano i figli che non riuscivano a prendere
sonno e intanto ballavano al ritmo delle canzoni. Poi finalmente il momento tanto atteso: dalla piazza un urlo di gioia e il Papa che inizia il suo “bagno di folla”. È giunto anche davanti a noi. Dire cosa si prova è impossibile: tutto uno scambio di sguardi, di strette di mano, di abbracci di bimbi. Ho visto tanti occhi lucidi, volti sorridenti: l’avevamo guardato, ci aveva guardato, l’avevamo toccato. Soprattutto penso che ciascuno di noi si sia sentito amato e scrutato dentro. In quell’istante è stato come se lui ci avesse accarezzati tutti, uno ad uno. Si leggeva nel suo volto questo desiderio, ci abbracciava con gli occhi. Ecco, dopo un momento così, non
occorrevano parole … in silenzio custodivamo ciò che era rimasto inciso nella nostra anima. Sul pullman riflettevo sulla definizione che il Papa aveva dato: «La scuola è Amore» e mi passavano davanti tutti i volti dei miei ragazzi, grandi e piccini, passati e presenti, dei loro genitori, dei loro nonni e nel cuore pregavo e ringraziavo il Signore che ha voluto arricchire la mia vita intrecciando il mio cammino con il loro. Ciascuno di noi è stato, ed è, un dono d’amore per l’altro. (difetti compresi) Questa è la scuola! suor Letizia Lunghi, preside scuola paritaria l’Immacolata
(...continua dall’altra colonna) E noi oggi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro per conoscerci, per amarci, per camminare insieme. E questo è fondamentale proprio nell’età della crescita, come un complemento alla famiglia. La famiglia è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello che dice: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio! Insieme! Per educare un figlio ci vuole un villaggio! E pensate a questo. E poi amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. E nell’educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! Ricordatevelo! Questo ci farà bene per la vita. Diciamolo insieme: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Tutti insieme! E’ sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. E questo avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti “ingredienti”. Ecco perché ci sono tante discipline! Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo, eccetera. Per esempio, se studio questa Piazza, Piazza San Pietro, apprendo cose di architettura, di storia, di religione, anche di astronomia – l’obelisco richiama il sole, ma pochi sanno che questa piazza è anche una grande meridiana. In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, e ci apre alla pienezza della vita! E finalmente vorrei dire che nella scuola non solo impariamo conoscenze, contenuti, ma impariamo anche abitudini e valori. Si educa per conoscere tante cose, cioè tanti contenuti importanti, per avere certe abitudini e anche per assumere i valori. E questo è molto importante. Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme! Grazie ancora agli organizzatori di questa giornata e a tutti voi che siete venuti. E per favore... per favore, non lasciamoci rubare l’amore per la scuola! Grazie! (Copyright Libreria editrice vaticana)
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
18 maggio 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 16 MAGGIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.00 Benedizione del campo di calcio e dell’oratorio ristrutturato, a Montenero SABATO 17 MAGGIO 8.00 pellegrinaggio mensile diocesano al Santuario di Montenero, a seguire S. Messa 11.00 alla chiesa della Madonna, S. Messa con il cardinale Martino 15.30 ai campi sportivi dell’Accademia Navale, camminata con i diversamente abili 18.00 Festa dei giovani "Tutto l’amore che ho" alla parrocchia del Soccorso (vedi locandina pag.VIII) DOMENICA 18 MAGGIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Giuseppe 17.30 S. Messa, cresime e inaugurazione dei nuovi locali parrocchiali alla chiesa di S. Leopoldo a Vada Da lunedì 19 maggio a mercoledì 21 maggio, il Vescovo partecipa all’assemblea CEI a Roma MERCOLEDÌ 21 MAGGIO 21.00 alla chiesa di S. Jacopo, accoglienza delle reliquie di S. Giulia, benedizione alla città e al cencio del Palio (vedi programma pag.I) GIOVEDÌ 22 MAGGIO 17.30 S. Messa e processione per la festa della patrona Santa Giulia (vedi programma pag. I) 23.00 premiazione della Coppa Santa Giulia alla Fortezza Nuova VENERDÌ 23 MAGGIO Nella mattina, udienze laici e clero in vescovado SABATO 24 MAGGIO 15.30 pellegrinaggio mariano dei bambini al Santuario di Montenero 18.30 S. Messa in occasione della festa di N.S. di Bonaria al Santuario di Montenero 21.00 processione mariana alla parrocchia di S. Giovanni Bosco a Coteto DOMENICA 25 MAGGIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Andrea Apostolo 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Anna a Quercianella
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Gaeta S.- Oder S. - Karol il Santo, vita e miracoli.- Ed. San Paolo, pp. 192, euro 9,90. Tutti i dettagli della vita e dei prodigiosi interventi di Karol Wojtyla, sono magistralmente sintetizzati in questo fitto dialogo tra monsignor Slawomir Oder, nominato dal cardinale Camillo Ruini, postulatore della causa di canonizzazione di Giovanni paolo II, e del vaticanista Saverio Gaeta, vicedirettore di Credere e caporedattore di Famiglia Cristiana. Anni di studio sui testi del pontefice polacco e di colloqui personali con quanti lo hanno intimamente conosciuto sono alla base della profonda conoscenza che monsignor Oder ha di Wojtyla. Dalle sue confidenze, emerge in modo assai nitido il modello di virtù e di azione che ha reso Giovanni Paolo II tanto amato, non solo dai suoi devoti, i quali lo consideravano già santo in vita, ma anche da milioni di donne e uomini in tutto il mondo. Aneddoti e ricordi scaturiti dall’accurato lavoro di indagine, mettono a fuoco un ritratto originale e vivace del santo Pontefice, che viene completato dalle annotazioni sui viaggi che la reliquia del sangue di Carol Wojtyla ha compiuto in numerose parti del mondo, continuando a render Giovanni Paolo II fisicamente presente fra il suo popolo.
Diocesi informa
DEDICATO ALLA MADONNA ALLA PARROCCHIA DI S. ROSA IL 20 MAGGIO n ragazzo ed un prete. Saranno loro gli ospiti U speciali dell’evento che la Parrocchia di Santa Rosa ha messo in programma per il 20 maggio tra le iniziative dedicate alla Madonna. Si inizierà alle ore 15 con l’ora di Adorazione eucaristica a cui seguirà la recita della coroncina della Divina Misericordia. "E’ una pratica - spiega il parroco Padre Maurizio- che si è molto diffusa da quando è stata riconosciuta dalla chiesa con Giovanni Paolo II". Una preghiera che alla Santa Suor Faustina veniva chiesto di recitare alle 15, alla stessa ora in cui ci dice il Vangelo Gesù morì sulla croce. Alle 16 Padre Maurizio guiderà l’intervento sulla "terapia della preghiera", tema che il parroco ha affrontato nel suo ultimo libro "Neurospiritualità - oltre i confini del nostro cervello". "Basandomi su alcuni studi scientifici che riporto nel mio libro, mi soffermerò in particolare su due aspetti. Il primo si lega proprio alla devozione mariana e riguarda i benefici che la recita de Rosario può avere sul battito cardiaco". Pare infatti che gli studi condotti dall’ospedale di Parma dimostrino che la respirazione associata alla recita ripetitiva possa sincronizzarsi ai battiti cardiaci riequilibrando eventuali aritmie. "L’altro studio viene invece dall’America ed è stato condotto prendendo in esame le risposte del cervello di alcuni monaci buddisti (tra cui il Dalai lama) e suore cattoliche durante la preghiera." Si è visto così che le zone che si attivano maggiormente sono quelle della corteccia pre-frontale sinistra, regolatrice di sensazioni di benessere e pensieri positivi. "Essendo il cervello materia plastica, a lungo andare, la sollecitazione della zona porta a una sensazione di benessere prolungato". Tutto questo a dimostrazione insomma di come la preghiera possa davvero trasformarsi in terapia. A questo dibattito fuori dalle righe seguirà alle 17 un’altra testimonianza forte con Jacov Colo. "La prima volta che l’ho incontrato abbiamo giocato insieme con le pistole ad acqua. Jacov è infatti il più giovane dei veggenti di Medjugorje e quando lo conobbi era ancora un bambino". Aveva solo 10 anni quando Maria gli apparve per la prima volta sul Monte Crnica in compagnia di altri ragazzi. "Sarà una testimonianza emozionante soprattutto per il suo racconto sul viaggio fatto anima e corpo accompagnato dalla Madonna all’inferno, in purgatorio e in paradiso, un tema, quello della vita dopo la morte che da un po’ di tempo sto portando avanti con la comunità". La giornata si concluderà con la Messa di guarigione celebrata da Don Fulvio Di Fulvio esorcista della diocesi di Pescara. "Sacerdote molto carismatico, mio amico da tanto tempo, darà una testimonianza importante e insieme a lui reciteremo una preghiera speciale per i malati, nel corpo e nello spirito, soprattutto per coloro che non riescono ancora a trovare Gesù nella loro vita". Giulia Sarti
BREVI DALLA DIOCESI
Serra Club MARTEDÌ 20 MAGGIO ALLE 18.00 Presso la Sala Fagioli del Vescovado (Via del Seminario 61), il prof. Andrea Zargani, membreo dell’equipe educativa del Seminario Vescovile, terrà una conferenza sul tema: "La presenza del movimento cattolico nella storia bicentenaria della Diocesi di Livorno". L’incontro, aperto a tutta la città, è organizzato dal Serra Club presieduto da Paolo Lugetti
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LA SETTIMANA DI LIVORNO ■ DALL’ESORTAZIONE APOSTOLICA L’INVITO Al rinnovamento ecclesiale
Basta con il «si è sempre fatto così» 27. Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale». 28. La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di
sogno missionario di arrivare a tutti.
La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del «si è fatto sempre così». Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione. 29. Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con questa realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici. 30. Ogni Chiesa particolare, porzione della Chiesa Cattolica sotto la guida del suo Vescovo, è anch’essa chiamata alla conversione missionaria. Essa è il soggetto
dell’evangelizzazione, in quanto è la manifestazione concreta dell’unica Chiesa in un luogo del mondo, e in essa «è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica». È la Chiesa incarnata in uno spazio determinato, provvista di tutti i mezzi di salvezza donati da Cristo, però con un volto locale. La sua gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella sua preoccupazione di annunciarlo in altri luoghi più bisognosi, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio o verso i nuovi ambiti socio-culturali. Si impegna a stare sempre lì dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto. Affinché questo impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo, esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma. 31. Il Vescovo deve sempre favorire la comunione missionaria nella sua Chiesa
diocesana perseguendo l’ideale delle prime comunità cristiane, nelle quali i credenti avevano un cuore solo e un’anima sola (cfr At 4,32). Perciò, a volte si porrà davanti per indicare la strada e sostenere la speranza del popolo, altre volte starà semplicemente in mezzo a tutti con la sua vicinanza semplice e misericordiosa, e in alcune circostanze dovrà camminare dietro al popolo, per aiutare coloro che sono rimasti indietro e – soprattutto – perché il gregge stesso possiede un suo olfatto per individuare nuove strade. Nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, dovrà stimolare e ricercare la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico e di altre forme di dialogo pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti. Ma l’obiettivo di questi processi partecipativi non sarà principalmente l’organizzazione ecclesiale, bensì il
32. Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato. A me spetta, come Vescovo di Roma, rimanere aperto ai suggerimenti orientati ad un esercizio del mio ministero che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione. Il Papa Giovanni Paolo II chiese di essere aiutato a trovare «una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova». Siamo avanzati poco in questo senso. Anche il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello ad una conversione pastorale. Il Concilio Vaticano II ha affermato che, in modo analogo alle antiche Chiese patriarcali, le Conferenze episcopali possono «portare un molteplice e fecondo contributo, acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente». Ma questo auspicio non si è pienamente realizzato, perché ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale. Un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria. 33. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure. L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale.
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
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Al TAN, scuole livornesi e Accademia Navale
Un’esperienza PER NON DIMENTICARE I PROBLEMI DEL SOCIALE
AULA BLU: IL CONVEGNO
I CANDIDATI SINDACO, volontari Caritas per un giorno
ra le manifestazioni collaterali al T 31° Trofeo Accademia Navale merita un particolare rilievo quella
olti di loro pensavano che il giro per portare i pasti a doM micilio, avrebbe toccato i quartieri storicamente più svantaggiati della nostra città, bussando alle porte di Shangay, Co-
del 5° Convegno sul mare: "Aula BluLaboratorio didattico dedicato al mare" che si è svolto al Museo di Storia naturale di Villa Henderson. Il Convegno è stato organizzato dall’Accademia Navale in diretta connessione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Livorno e con il contributo della Provincia e del Comune. La dottoressa Lidia Cagnato, del Comitato organizzativo dell’Accademia Navale ha presentato l’iniziativa, che si proponeva -ha detto- di creare nello stesso auditorium "una virtuale aula del mare". In consonanza con il tema, i flauti degli alunni del Liceo Musicale Niccolini-Palli, guidati dalla professoressa Nieri hanno eseguito alcuni brani , tra i quali la "Musica sull’acqua" di Haendel. E’ poi intervenuto il presidente della Provincia, Giorgio Kutufà, che ha ricordato come il Convegno sia ormai divenuto una tappa tradizionale del legame che si è venuto a creare tra gli studenti livornesi e l’Accademia Navale. L’Ammiraglio comandante dell’Accademia, Giuseppe Cavo Dragone, ha tenuto a sottolineare che l’evento faceva parte della kermesse di dieci giorni del TAN, rendendolo ancora più prezioso grazie alla presenza di tanti giovani studenti, e riferendosi proprio a loro ha concluso il suo intervento con le parole: Puntiamo tutto su di voi! Il dottor Luigi Sebastiani, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale, che ha sottolineato come il Blu fosse il filo conduttore dell’avvenimento, infatti il blu è il colore del cielo e del mare, "è un colore che ci attrae e che ci rasserena in questo mondo tribolato". Ha poi rivolto un appello ai tanti giovani studenti presenti, invitandoli a cambiare le cose e a costruire il proprio futuro di vita perché con l’impegno potranno senz’altro ottenere dei risultati positivi, conseguibili anche attraverso la solidarietà e confidando negli altri. I Guardiamarina Erika Benemerito e Luca Marcosano hanno relazionato sull’argomento: "L’Accademia Navale si presenta come Università del mare", la loro esposizione è partita dall’articolo 52 della nostra Costituzione, in cui si dice che la difesa della Patria costituisce un sacro dovere per tutti i cittadini, hanno quindi evidenziato che la posizione dell’Italia sul mare implica la difesa delle nostre coste e che il 90% dei nostri commerci si svolgono sul mare, hanno poi spiegato i compiti, le finalità e le attività dell’Accademia Navale, dalle lezioni d’aula alle attività ginnico-sportive e a quelle istituzionali. Gli studenti hanno inoltre portato all’attenzione dei presenti le loro esperienze e le loro ricerche: gli studenti degli Istituti Buontalenti, Cappellini e Orlando, hanno parlato del corso di "diving", un esperimento cioè di "didattica marinaresca". Il Liceo Cecioni ha evidenziato l’applicazione delle nanotecnologie all’ambiente marino, mentre l’Istituto Foresi di Portoferraio ha discusso sull’inquinamento marino. Molto interessante, da un punto di vista storico, l’intervento dell’Istituto Niccolini-Palli che ha parlato del diario di viaggio di Rutilio Namanziano avvenuto nel V secolo d.C. Il presidente dell’Ente parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri, ha terminato parlando della "Fruizione sostenibile di una area marina protetta". Gianni Giovangiacomo
rea…Sorpresa, l’auto si ferma anche di fronte a un portone in pieno centro e sul viale Italia. Dopo circa un mese tutti i candidati sindaco hanno vissuto l’esperienza proposta dalla Caritas diocesana di seguire i volontari durante il "giro pasti", 30 pasti a domicilio che la Caritas porta ogni giorno a casa di tutti coloro che per vari motivi non possono recarsi direttamente alla mensa. Un servizio svolto in collaborazione col Comune. Restano scioccati i candidati quando, alla fine della mattinata sul mezzo Caritas, si accorgono che ormai la povertà e il disagio non sia più "confinato" in quei quartieri, ma si spalmi in modo sistematico sull’intera città. C’è chi entra quasi in punta di piedi porgendo il cestino del pranzo per non disturbare e si perita anche a dire il proprio nome per non trasformare l’esperienza in azione politica per racimolare un voto in più, chi si ferma a parlare con l’anziana che rimasta vedova riesce sempre con più fatica ad arrivare in fondo al mese. Quelli che risaliti in auto si domandano come sia possibile essere arrivati a vivere certe situazioni e quelli che vengono ri-
conosciuti come candidati e a cui con l’umiltà di chi vive un disagio, si chiede di non dimenticarsi di loro, dei poveri, una volta arrivati là dove si può fare qualcosa. Tra lo stupore per la fatiscenza di quel palazzo nel cuore della città e quello per la dignità delle persone nonostante la loro condizione, alla fine del giro pasti, quando viene mostrato il dossier sullo stato di povertà di una città come Livorno che si trova sempre più a fronteggiare l’emergenza povertà e disoccupazione, si capisce che l’esperienza è stata forte. Magari non sarà quella che farà in modo che il primo pensiero in caso di vittoria elettorale sarà destinato ai problemi sociali, ma che fa nascere inevitabilmente qualche domanda, se non politica, umana quello sì. Tutto qui? Certo che no: nei giorni scorsi la tavola rotonda alla presenza del vescovo Giusti, in cui i candidati si sono confrontati sul futuro di Livorno in campo sociale non tanto per verificare quello che è stato o non è stato fatto in passato, ma piuttosto per lanciare prospettive costruttive e concrete che trasformino il disagio sociale finora sempre affrontato con l’emergenza e come assistenzialismo, in progettualità e proposte concrete. Dopo il 25 maggio si potrà iniziare a vedere se le promesse saranno mantenute. Giulia Sarti
UNA PREZIOSA LEZIONE PER I GIORNALISTI
Scrivere bene, scrivere per tutti L’insegnamento di don Milani sulla responsabilità della comunicazione, messaggio tuttora attuale, è stato al centro dell’incontro svoltosi a Barbiana sabato 10 maggio tra i soci UCSIToscana e UCSI Lazio na vita breve ma intensa quella di don Lorenzo, morto dopo vent’anni di sacerdozio e a soli 44 anni, un esempio come sacerdote ma anche come educatore, e comunicatore, che ha portato avanti una proposta educativa forte con la quale, dopo decenni, tramite i suoi scritti, ancora riesce a scuotere le coscienze di molti insegnanti, studenti e… scrittori. Nell’incontro organizzato dal presidente toscano Antonello Riccelli (Granducato TV) e dal consulente ecclesiastico Ucsi Toscana don Alessandro Andreini (Comunità di S. Leolino), i soci dell’UCSI hanno potuto ascoltare la storia del sacerdote direttamente dalla voce di due suoi allievi, Michele Gesualdi e Giancarlo Carotti, che negli successivi alla scomparsa dell’insegnante hanno fatto di tutto per riabilitare la sua figura e, soprattutto, il suo metodo, quel "piccolo miracolo" che ha reso Barbiana, piccolo paese nei pressi di Vicchio, un luogo di "pellegrinaggio", di riflessione e di riferimento. "Don Lorenzo venne inviato a
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Barbiana quasi "in esilio" spiega Giancarlo - le sue idee, le sue attività erano piuttosto rivoluzionarie sotto vari punti di vista, in un’epoca che ancora doveva vedere la luce del Concilio." Fiorentino, di ricca famiglia, il giovane Lorenzo aveva concluso il liceo ma si era rifiutato di proseguire gli studi universitari. "Era tormentato interiormente, ma non capiva bene quale fosse la giusta direzione da imboccare. Si dedicò alla pittura con impegno, ma non bastò. Poi la svolta, la conversione, e la decisione di diventare sacerdote." Ciò che desiderava era poter stare vicino alle persone più umili, più povere, agli operai, ai lavoratori agricoli. Capisce soprattutto che la cultura del tempo è appannaggio di pochi, quando potrebbe essere coscienza e libertà per molti, principi che porterà avanti
nelle sue opere. E applicò queste sue concezioni prendendo i bambini delle zone intorno a Barbiana e insegnando loro la scrittura, la lettura, le lingue e molte altre materie, dando loro ovviamente anche l’insegnamento del Vangelo, cercando di offrir loro una "cultura completa, perché, diceva, "più cose si sanno e meglio è"." Una proposta nuova, un coinvolgimento completo di ragazzi in uno spirito di collaborazione. "Don Milani aveva deciso di porre al primo posto l’elevazione culturale del povero - spiega don Alessandro - una persona che viveva l’insegnamento come una responsabilità, che aveva posto al centro della sua missione il senso, il culto delle parole, e questa è una vera scelta cristiana. Nasce così questa scuola, da cui escono individui che sanno pensare, interloquire, e che sanno porre domande: queste sono anche persone pericolose, perché
colte." Da qui è inevitabile un paragone con Papa Francesco e il suo linguaggio popolare, breve, rivolto a tutti. "Arrivato qui a Barbiana - spiega Michele Gesualdi - don Lorenzo soffre inizialmente, ma trova la forza di ricominciare con noi, amandoci come se fossimo stati figli suoi, fino all’ultimo momento della sua vita. E aveva accettato la scelta della Chiesa di mandarlo a Barbiana, continuando ad amarla, e chiamandola la "sua sposa". La forza di quest’uomo e il suo immenso amore lo fanno un cristiano che ha saputo vivere veramente seguendo l’insegnamento di Gesù." Nell’arco della giornata Giancarlo e Michele hanno raccontato molti altri aspetti, aneddoti e curiosità della vita del sacerdote fiorentino, spesso con commozione. Nel pomeriggio l’intervento di Mario Lancisi, giornalista e autore del libro "Don Milani. La vita" per le edizioni Piemme. "Milani entra nella storia della Chiesa, dimostrando un grande amore verso il prossimo e dando il senso della comunità, come quella di Barbiana, di cui sentiva la responsabilità. La sua è una vita di Comunione fraterna con questi ragazzi, a cui insegna come diventare veri uomini. E buoni cristiani." Fabio Figara
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di don Luca Giustarini, osbv
Le reliquie del Papa santo in processione per le strade di Montenero, scortate solennemente dalle Forze dell’Ordine oncluse le celebrazioni del 27 aprile 2014, con migliaia di fedeli che sono accorsi in Piazza S. Pietro e zone limitrofe, per la canonizzazione di due grandi Pontefici del secolo XX, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, anche Montenero ha voluto onorare questo grande avvenimento accogliendo in Santuario le reliquie del Santo Papa Giovanni Paolo II. Tutti ricordiamo la visita alla Diocesi di Livorno di Papa Wojtyla, nel lontano 19 marzo 1982, quando venne prima a Rosignano alla fabbrica della Solvay, dove da giovane aveva lavorato come operaio in una delle sue industrie a Cracovia, poi al Santuario di Montenero ed infine nella città di Livorno. Oggi accogliendo la Sua reliquia, garze imbevute del sangue del Pontefice nei suoi ricoveri al Policlinico Gemelli, in un certo senso è un ritorno, questa volta da Santo presso la nostra Madonna. La reliquia, trasportata e scortata dai paracadutisti della Folgore, è partita da Firenze e come prima tappa ha toccato la chiesetta del Monastero di clausura del Carmelo, ove consegnata ai Carabinieri del 1° Reggimento Tuscania, scortando il Curato don Luca, è stata portata nel coro delle monache con la recita del Rosario . Poi, scortata dai Carabinieri del Tuscania, la Reliquia è stata portata al Castello e a Villa Mayer,che sono due case
C
Il Santuario di Montenero ha una pagina Facebook. Appuntamenti, foto e iniziative pubblicate online.
religiose della Congregazione delle Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto fondate dal P.Abate Giuseppe Zambernardi (+ 21 giugno 2010) e dalla Madre Immacolata Kossuth (+27 marzo 1998). Nelle due case religiose,oltre alle Suore,
erano presenti gli anziani ospiti dell’Istituto. Quando la Reliquia è arrivata a Villa Mayer, Casa Madre dell’Istituto, la Reliquia è stata portata nella cameretta del P.Fondatore. La quarta tappa è stata la Chiesina di S. Teresa al
Castellaccio, dove erano ad accoglierla una folla di fedeli e l’Arciconfraternita della Misericordia di Montenero con le Misericordie di Livorno e Antignano, con i loro stendardi. La Reliquia è stata consegnata dai Carabinieri del Tuscania ai Carabinieri di Montenero che insieme alla Polizia di Stato erano presenti all’ingresso di Castel D’Oreto per poi consegnarla al Curato don Luca. Dopo il discorso di accoglienza, letto dal chierichetto Andrea Palumbo, la Reliquia sotto il ricco Baldacchino, portato dalla Misericordia di Montenero, è stata portata in processione verso il Santuario. Durante il tragitto, che passava in mezzo al podere dei Monaci, don Luca con la Reliquia ha benedetto dall’alto “l’Aula Mariana” e ha supplicato il Santo Pontefiche, affinchè aiutasse il nostro Amato
Pastore il Vescovo Simone per il restauro e l’apertura della Aula. Giunti poi in Via della Lecceta, il Curato ha benedetto con la Reliquia la Scuola Materna Parrocchiale “Salvo D’Acquisto”. Giunti all’incrocio con Via del Poggio, il Curato ha consegnato la Reliquia ai Carabinieri che l’hanno portata sul Sagrato per consegnarla al vescovo mons. Eugenio Binini, emerito di Massa CarraraPontremoli, di fronte a tantissimi fedeli che gremivano il Sagrato. Finalmente la Reliquia è entrata nella Basilica ove è stata posta sull’altare per la venerazione dei fedeli. Mons. Binini, che fu consacrato Vescovo da Giovanni Paolo II, ha celebrato la S. Messa e nella sua Omelia ha raccontato ai fedeli alcuni episodi personali con il Santo Pontefice. La Corale “Pio Alberto del Corona” diretta da don Roberto Lucidi, VicePriore dell’Abbazia, ha accompagnato con i canti Gregoriani il Sacro Rito; la Gioventù Benedettina ha curato il servizio della Parola ed i nostri Chirichetti del Castellaccio hanno fatto il servizio liturgico. Dopo tutte le solenni celebrazioni durante questa settimana la Reliquia tornerà nella Cappella del Policlinico Gemelli di Roma. Roberto Manera
Nell’anno di MARIA
Giovanni Paolo II: ritorno al Santuario
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