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Direttore responsabile Andrea Fagioli
SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI ore 18.30 nella chiesa di Santa Caterina: S. Messa, esposizione eucaristica e adorazione personale 21.00 canto del Vespro con il Vescovo e processione fino alla Cattedrale
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
30 maggio 2010
Solo chi ama sa dare la vita
Santa Giulia, il martirio frutto della gioia
«Nell’ora della prova il Signore non ci abbandona ma sta accanto a noi, affinché non solo siamo in grado di affrontarla con coraggio, ma anche di pregare attraverso le misteriose vie della sofferenza come egli pregò al Getsemani: "Sia fatta la tua volontà"»
La riflessione del Vescovo nella festa della Patrona della diocesi ella celebrazione della festa di Santa Giulia, monsignor Giusti ha svolto una riflessione su come il martirio sia un frutto maturo di una vita vissuta con gioia.Ed ha accostato la figura di Santa Giulia, patrona di Livorno, a quella di un martire dei nostri tempi, il vescovo Oscar Romero, per entrambi il martirio è arrivato al termine di una vita vissuta nella serenità che viene dalla fede. Al termine della celebrazione i fedeli hanno condotto le reliquie della Santa Martire in processione fino alla Fortezza Vecchia dove il Vescovo ha benedetto tutta la città e in particolare gli equipaggi e le barche che danno vita alle tradizionali gare remiere cittadine. Riportiamo qui di seguito i tre brani principali dell’omelia che il Vescovo ha tenuto in cattedrale, nella festa di Santa Giulia, alla presenza delle autorità cittadine.
N
propri scopi più o meno elevati. D’altra parte, l’uomo - l’esperienza ce lo insegna - non può sentirsi a lungo felice da solo, perché la gioia tende ad una felicità-congli-altri, ad un essere-felici-insieme. L’uomo infatti è strutturalmente relazione, è per la sua stessa essenza un essere-indirizzato-verso- l’ altro: questo dato fondamentale fa sì che sarà un uomo gioioso solo l’uomo che in tutte le sue relazioni cerca di rendere felici gli altri. Evidentemente, la gioia raggiungerà il suo culmine, dove si rivela come il frutto d’un reciproco amare disinteressato. È quindi una regola fondamentale che non si può essere sereni e gioiosi interiormente, se non si aiutano gli altri ad esserlo; ciò in pratica significa che bisogna essere più attenti a rendere sereni gli altri che a procurare gioia a noi stessi.
LA GIOIA È FRUTTO DELL’ESSERE PROTESI VERSO L’ALTRO
LA GIOIA È UNA PRESENZA
Per la gioia, come per l’amicizia, l’uomo che vuole acquistarla mediante una ricerca affannosa, la perde e non la troverà proprio perché è tanto ripiegato su se stesso e preoccupato dei suoi interessi, che non pensa più al bene altrui, cioè non si indirizza più a un altro per renderlo felice. In altre parole, non considera l’altro come una persona, ma in qualche modo come uno strumento che gli può servire per i
La gioia, dono del Cristo risorto, non è una «cosa» data ai discepoli, ma una presenza, cioè la presenza del Signore risorto grazie allo Spirito Santo. La gioia cristiana scaturisce dal trovarsi alla presenza del Signore, dal sapere che Dio ci ama ed è vicino. Quando il salmista esclama: «Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore» (Sal97, 11), ciò significa che soltanto colui il quale ha il cuore limpido e puro, si accorge della presenza del Signore e se ne rallegra. Così gioirono i discepoli alla vista del Signore risorto (cf. Gv 20,20); la sorgente della gioia cristiana sta
fotografie Giusy D’Agostino
nell’incontrarsi con Dio, col Signore Gesù. Si intende allora che anche la gioia, come frutto dello Spirito, è il risultato della sua presenza nel cuore del credente. Il nostro cuore è lieto e sereno quando ha in sé lo Spirito di Dio, il dono del Cristo risorto. E anche dopo l’ascensione, notano gli Atti, nei riguardi dei nuovi convertiti, che: «i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo» (At 13,52). La serena gioia del cuore, dono e grazia di Dio, non significa l’assenza della sofferenza o delle tribolazioni. Ce ne avverte Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi: «E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo, anche in mezzo a grande tribolazione» (1 Ts 1,6). Si tratta d’una gioia anche in mezzo alle difficoltà e alla lotta. Non è facile la serenità interiore quando le disgrazie ci colpiscono, quando le amicizie e le persecuzioni si moltiplicano lungo la nostra vita; solo l’umile fede nella presenza del Signore, del suo amore paterno e provvidente, permette allora di mantenere nel fondo del cuore la serenità, pur nelle pesanti condizioni dell’esistenza. Nell’ora della prova il Signore non ci abbandona ma sta accanto a noi, affinché non solo siamo in grado di affrontarla con coraggio, ma anche di pregare attraverso le misteriose vie della sofferenza come egli pregò al Getsemani, : «Sia fatta la tua volontà».
IL MARTIRIO, TESTIMONIANZA DI UNA PRESENZA Il martirio, la testimonianza, è possibile solo a chi è nella gioia di Dio .Oggi veneriamo la nostra patrona, S. Giulia martire, testimone, di che cosa? Di una filosofia religiosa cristiana, no certamente, è testimone di una presenza nel suo cuore: quella di Dio, quella dell’Amore, quella della gioia. E’ stata la volontà di non tradire, di non perdere quanto ella aveva trovato a renderle addirittura preferibile il supplizio alla perdita del Signore. Comprendete quanto forte doveva essere in lei questa presenza d’amore, talmente radicata nella sua carne da diventarne motivo d’esistenza, con la Scrittura potremmo dire: soffio vitale . Solo chi ha provato e gustato questa Presenza del Risorto può capire, agli altri è precluso come la libertà ai carcerati, la vita ai morti, la luce ai ciechi. Una nuova evangelizzazione, una rinnovata carità pastorale, una passione civile per una nuova cittadinanza, come una fedeltà alla propria famiglia, sono generate solo nella gioia di una Presenza che rende capaci di dono .Senza vita nello Spirito non c’è alcuna riforma nè della Chiesa nè della società ma solo chiacchiere salottiere e potere. Solo chi conosce la gioia può condurre alla gioia una Chiesa o un popolo. Il martirio di S.Giulia ieri come quella del Vescovo Oscar Romero, nei nostri giorni, ce lo ricordano con la forza del sangue.