IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
25 maggio 2014
di mons. Alberto Ablondi
na parrocchia fa la prima comunione ad un’età, un’alU tra in un’altra età e l’una prende i ragazzi dell’altra. In queste occasioni, forse, la gente si avvicina per la prima volta alla Chiesa e non ci prende sul serio. Non siamo abbastanza coraggiosi con la nostra gente, perché non siamo uniti. Il coraggio viene smorzato là dove non siamo uniti e le cose perdono credibilità. Si vorrebbe che il Sinodo finisse con il mettere a posto queste cose, ma anche questo è sbagliato. Occorre prestare attenzione alle radici che determinano queste cose. Sarebbe un povero Sinodo se dovesse solo stabilire l’età della cresima o della prima comunione. (conferenza del 1982 a Candia)
Speciale Giovani
Una giornata dedicata ai giovani, con giochi, testimonianze, un concerto e la S. Messa conclusiva
Giochi, musica e incontro per la festa giovani diocesana
Vi presentiamo il gruppoTAU, il nuovo gruppo musicale giovanile della Diocesi
Giovani voci per far conoscere la parola di Gesù iochi, musica e incontro sono le tre parole con cui si può riassumere quel che è stata la festa giovani organizzata da Pastorale giovanile e Caritas diocesana. Un evento che si è tenuto sul sagrato della Parrocchia Santa Maria del Soccorso, a due passi dalle vie del centro dove i giovani livornesi si incontrano ogni sabato per, detto nel loro gergo, "fare le vasche" (passeggiare). Si è iniziato nel tardo pomeriggio con giochi a cura dello staff Amichiamoci che hanno intrattenuto i ragazzi con avvincenti partite di pallavolo con i teloni, roverino e calcio balilla umano. Per i più piccoli: animazione con tanto di bans, attività ludiche e giochi di prestigio che hanno tenuto a bocca aperta i bambini.
G
Nel dopo cena è stata la volta della musica dell’artista romagnolo Sergio Casabianca e la sua band che ha sapientemente animato la piazza con suoi pezzi e cover di famose canzoni, riuscendo anche a coinvolgere i presenti in scatenati balli. La musica è stata scandita da testimonianze di giovani esponenti di realtà diocesane impegnate nel mondo giovanile e del sociale come: Amichiamoci, Servizio Civile in Caritas, Commissione Caritas per l’ handicap, Cantiere Giovani e Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco. Ognuno di questi ragazzi ha illustrato le attività e lo scopo della propria realtà, ma soprattutto, ha raccontato la sua esperienza facendo trapelare la gioia e
l’amore che offre e riceve con il suo servizio e ha invitato i presenti a vivere esperienze di volontariato in questi enti in cui c’è sempre tanto bisogno di persone disponibili a mettersi a servizio del prossimo.
na scenografia minima fatta di cartelli e parole U scritte con un pennarello. Uno schermo su cui proiettare delle immagini. E poi spazio alla musica e
Amichiamoci, realtà giovanile che ogni anno organizza in settembre tornei tra parrocchie di calcio, basket, pallavolo e non solo con un unico intento: divertirsi e stare insieme nel nome del Signore. Servizio Civile in Caritas, esperienza lavorativa/formativa annuale tra i vari servizi offerti dall’ente (mensa, doccia, guardaroba, giro pasti a domicilio, consulenze con assistenti sociali, ecc) per aiutare, sostenere, ma soprattutto promuovere la
alla voce. Basta poco per una serata ricca di spunti. Sulla scia del libro sulle Beatitudini di Enzo Bianchi il gruppo Tau, nato dalla cenere dei Rocchettari di Cristo, ha ideato un nuovo tipo di spettacolo. Musica, preghiera e canto per parlare del tema della prossima GMG. Con i testi preparati da Margherita Roffi e Anna Tessarolo si sono intrecciate le lettere di San Paolo, le parole di Madre Teresa e quelle di Enzo Bianchi. A fare da collante la musica con canti liturgici ma anche di cantautori famosi come Nek e la sua "Se non ami" ispirata all’inno alla carità. Violino, basso, tastiera e batteria, a guidare il coro in camicia bianca e cravatta colorata per capire insieme che cosa sia la vera felicità. Uno spettacolo, ma anche una preghiera per tutti, che permetterà con le offerte dei partecipanti, l’acquisto di 8 banchi dal valore di 60 euro ciascuno per gli studenti della scuola del Distretto di Bahi (Tanzania). Giulia Sarti
Ecco a voi...i TAU!
persona bisognosa. Commissione Caritas per l’Handicap, gruppo di volontari che organizza attività ludiche e ricreative per ragazzi disabili. In luglio organizzano il famoso campeggio a Castiglioncello con giochi in spiaggia, pranzi in pineta, balli, e canti. Cantiere Giovani, centro aggregativo dell’associazione "Progetto Strada" che si occupa di educazione e attività ludico ricreative per bambini e adolescenti che vivono in condizioni di disagio socio- economico.
Il Centro Mondialità, associazione che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo, approvvigionamento idrico, educazione alla mondialità, sostegno e promozione del Commercio equo e solidale, ecc Anche il musicista Sergio Casabianca ha presentato la sua esperienza in Asia per l’associazione "Una goccia per il mondo", associazione riminese che sostiene progetti umanitari in Cambogia rivolti ai ragazzi e bambini disagiati . La festa si è poi conclusa con l’incontro con l’Amico Gesù nella celebrazione eucaristica celebrata in "notturna" dal Vescovo Simone e animata dai canti del gruppo Tau. L’evento, che si collocava all’interno delle iniziative e dei festeggiamenti per la patrona Santa Giulia ha riscosso successo ed entusiasmo tra i partecipanti. E’ stato un vero e proprio momento di ecclesialità e di condivisione dove ogni realtà diocesana (Amichiamoci, Caritas, Pastorale Giovanile, Gruppo Tau, ecc..) che ha contribuito alla realizzazione dell’evento ha messo a frutto e a servizio il proprio talento per amore del Signore. Caterina Lo Russo
TAU? CHE ROBA È? (DALLA PAGINA FACEBOOK DEL GRUPPO) «Siamo un gruppo di ragazzi provenienti da varie Parrocchie della Diocesi di Livorno. Abbiamo deciso di unirci per far conoscere la Sua Parola tramite le nostre voci! Alcuni di voi ci conosceranno forse come RdC (Rockettari di Cristo), nome che ci ha accompagnato dal 2011 al 2014. L’entusiasmo trasmessoci da Papa Francesco ha portato a rinnovarci sia personalmente che come gruppo. Per rendere ancora più marcata la nostra adesione al Vangelo abbiamo deciso di affidarci ad un simbolo che ricordi l’impegno di vita nella sequela di Cristo: il TAU!»
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
25 maggio 2014
Una breve intervista ai ragazzi che hanno ideato il progetto Caritas con i politici della città
INCONTRARE ED ASCOLTARE LE PERSONE i troviamo intorno ad un tavolo, Lrealizzare: pronti per un altro progetto da Simone, Elisa, Caterina, Valeria, Patricia, sono gli artefici del progetto "un candidato a domicilio"e da loro ci siamo fatti raccontare come è nata l’idea. Cinque giovani ragazzi dai ventitre ai ventotto anni che stanno svolgendo in Caritas il Servizio Civile e l’Anno di Volontariato Sociale ma che sicuramente (ed è possibile leggerlo nei loro occhi) non "molleranno la presa" una volta finito il loro compito. Coordinati e guidati da Giuseppe Mascambruno e Gaetano Mastrorilli, hanno lanciato la sfida agli undici candidati sindaco, coinvolgendoli nel servizio di giro pasti quotidiano che la Caritas svolge in collaborazione con il Comune. «In realtà, l’idea è stata di Giuseppe ma noi l’abbiamo accolta con entusiasmo e ci siamo messi subito in moto per realizzare questo progetto, ci spiega Simone, l’obiettivo era quello di far conoscere loro la realtà Caritas, che opera da anni sul nostro territorio». «Abbiamo voluto in qualche modo coinvolgere la classe politica, al fine di renderla consapevole delle problematiche emergenti e di quelle già esistenti a Livorno» aggiunge Giuseppe. A volte, non ci rendiamo conto della drammaticità e precarietà delle situazioni finché non si vivono. «Sicuramente, aggiungono unanimi, è stata un’esperienza umana d’impatto e speriamo
vivamente che ne facciano tesoro per il futuro». «Devo sinceramente ammettere che inizialmente ero un po’ scettico, ci confessa Simone, non mi aspettavo che il candidato facesse il giro per solidarietà, quanto piuttosto per propaganda elettorale ma così non è stato». «L’attenzione dimostrata da tutti è stata sincera e diversa da quella che immaginavo, aggiungono Elisa e Gaetano, e il bello è stato anche vedere il diverso approccio dei candidati nei confronti delle persone che andavamo a trovare: chi estremamente rispettoso salutava e porgeva loro il pasto, chi si informava sulla situazione familiare, chi si fermava a fare qualche battuta, ma tutti felici di farlo». I ragazzi sono concordi nell’ammettere che questa esperienza li ha resi più consapevoli e soprattutto protagonisti; hanno infatti potuto parlare e scambiare qualche parola in modo franco e sincero con chi governerà nel prossimo futuro la città e sperano in cuor loro che di simili esperienze si ripetano perché solo così è possibile accorgersi delle vera realtà e delle reali esigenze: toccando con mano, ascoltando e incontrando le persone… quello che la Caritas ogni giorno fa, senza sosta. m.b.
La parola... ALLA CARITAS
Candidati a domicilio e impegni per il futuro Al termine dell’esperienza del giro pasti proposto dalla Caritas, i candidati sindaco si sono confrontati in una tavola rotonda alle Sorgenti di Carità
DI
MARTINA BONGINI
occante, emozionante, preoccupante, sono solo alcuni degli aggettivi che i candidati sindaco hanno espresso sull’avventura vissuta alla Caritas. Per la maggior parte di loro, si è aperta una nuova finestra, un nuovo punto di vista dal quale guardare la città; i dati forniti al termine del giro pasti sono piuttosto allarmanti e segnalano un’emergenza sempre più crescente e disarmante se si pensa che nel 2013 più di tremila persone si sono rivolte alla Caritas, l’89% si dichiara disoccupato e oltre il 50% appartiene ad un’età compresa tra i 36 e i 55 anni. Ma che cosa fare dunque a fronte di tutto ciò? Dopo la proiezione di un filmato, (visibile sul sito della Diocesi di Livorno e sul sito della Caritas), dove i candidati venivano "interrogati" alla fine del giro pasti, la Commissione Comunicazione della Caritas li ha voluti riunire tutti insieme (o quasi) in una tavola rotonda per discutere e produrre idee concrete e prospettive per un futuro che non si limiti al puro assistenzialismo ma che veda un progetto ben preciso. Una task force tra Comune, enti pubblici, fondazioni ed associazioni e la creazione di nuovi posti di lavoro, sono i punti principali su cui si è snodato il dibattito. L’esigenza, come sostengono Marco Ruggeri (coalizione PD), Ugo De Carlo (Votare per cambiare- Fare per fermare il declino), Marco Cannito (D.A.S.U.L- Città diversa) e Giovanna Cepparello (capolista candidata per Buongiorno Livorno in sostituzione di Andrea Raspanti) è quella di mettere in rete tutti questi attori sociali, per creare una cabina di regia che sia in costante monitoraggio e risponda alle diverse esigenze. Una maggiore sinergia tra gli assessorati, del bilancio e del sociale, viene proposta da Marcella Amadio (Alleanza Nazionale- UDC-Lega) perché l’uno non può prescindere dall’altro; accanto a questi anche l’aspetto socio-sanitario, come sottolinea Elisa Amato (Forza Italia), deve essere preso in considerazione. Il dato che però stride e che ha colpito maggiormente i candidati sindaco, come tiene a precisare Costanza Vaccaro( Nuovo Centro Destra), è la distribuzione della povertà sulla città: l’indigenza è arrivata anche in quartieri che non ci si aspetta e ha
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colpito duro su persone che fino a poco tempo prima avevano un lavoro ed una vita dignitosa. È necessario riprendere in mano la città, come evidenzia Filippo Nogarin (Movimento Cinque Stelle), e l’individuo deve esserne al centro. Dello stesso parere anche Maila Nosiglia (in rappresentanza del movimento 5e5), che pur non avendo partecipato all’esperienza, spiega come sia indispensabile aspirare ad una società fatta di persone. Ma il problema forse più grande da risolvere, come sottolinea Cristiano Toncelli (Progetto per Livorno) e su cui concordano anche gli altri candidati, è quello del lavoro; creare agenzie di lavoro ma soprattutto posti di lavoro di cui la nostra città ha un estremo bisogno. «C’è bisogno di farsi sentire, interviene il Vescovo monsignor Simone Giusti, è necessario fare un fronte comune per farsi ascoltare sia a livello regionale che nazionale. C’è bisogno di proposte concrete e veloci soprattutto per quanto riguarda il lavoro e per
questo ricorderemo alla futura Giunta l’impegno di ritrovarsi entro la fine di giugno per partire con un progetto ben preciso». A conclusione della tavola rotonda, i saluti e i ringraziamenti da parte di suor Raffaella Spiezio, presidente della Fondazione
Caritas, per l’impegno e la risposta dei candidati a questa avventura ma soprattutto l’appello affinché si mantenga il contatto con i bisogni. Non rimane dunque che andare a votare e sperare che le promesse fatte vengano rispettate, per il bene di tutti.
A PROPOSITO DI...
Una sede per l’Associazione don Nesi di averle viste tutte, ma un candidato Pdi diensavamo estrema destra che appoggia un’associazione estrema sinistra sinceramente ancora ci mancava. Destra e sinistra a parte, siamo contenti che proprio prima delle elezioni l’associazione don Nesi abbia finalmente ottenuto i locali gratis che da tempo il Comune (e non la Diocesi come la candidata Amadio ha più volte sostenuto, anche durante
l’incontro in Caritas) aveva promesso, nell’ex scuola Pistelli. I locali dove fino ad oggi ha avuto sede l’Associazione, che ha tenuto a precisare non essere un’organizzazione ecclesiale, sono di proprietà della Diocesi e saranno destinati alla parrocchia di N.S. di Fatima e ad un progetto di strutture per disabili in collaborazione con l’Oami di Livorno. c.d.
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
25 maggio 2014
III
Anni di studio e gioia fraterna Don Musi, don Franchi e padre Damioli: due sacerdoti che hanno frequentato il Seminario di Livorno di ieri ed il padre spirituale che segue i giovani di oggi l parroco di S. Giovanni ILuciano Bosco in Coteto, don ed il parroco della comunità Madre Seton, don Gino si raccontano. Don Luciano Musi, Lei ha vissuto il percorso formativo al seminario di Livorno. In quali anni? E che ricordo ha del seminario? «Io sono entrato in seminario nell’ottobre del 1950 e allora il seminario era ad Antignano perché il seminario Gavi era stato bombardato quindi era in via di costruzione; nel 1952 si è inaugurato, dov’è attualmente, con una Messa solenne celebrata in quella che allora era la cappella
esterna, il luogo dove ora c’è il museo. Lì ero in III media: io e miei compagni fummo rivestiti con la tonaca in anticipo perché era usanza che in V ginnasio si venisse vestiti con la tonaca. Era rettore del seminario Mons. Mario Volpe e vice-rettore don Sirio Vieri. Il rettore era un uomo di ampia cultura, era stato parroco precedentemente ad Antignano, un uomo mite molto attaccato alle regole di allora, aiutato da don Sirio, anche lui abbastanza severo. Eravamo 13-14 seminaristi nel 1952. Nel 1956 il vescovo Pangrazio ci mandò a Firenze».
In quegli anni ha incrociato l’attuale rettore del seminario?. «Don Paolo Razzauti è entrato in seminario dopo di me, siamo stati alcuni anni insieme ma soprattutto nel periodo di Firenze. Il successore di Mons. Volpe fu don Eufrasio Mai, che era una vocazione adulta allora, uomo molto allegro, gioioso, sorridente, ci faceva scherzi, era un uomo eccezionale, si stava bene con lui, teneva su il morale di tutti i seminaristi. In quel momento in seminario c’erano don Ezio Morosi, don Dino Cambi, don Massimo Vannozzi, don Ernesto Vignali, tutti
Una vocazione che ne ascolta altre adre Damioli, come e quando ha capito che il Signore la chiamava al sacerdozio? Pidea«Rispondere a questa domanda è come ritornare ai bei tempi della fanciullezza. La prima che poteva anche diventare entrare in seminario per diventare sacerdote è venuta per caso perché mentre un seminarista stava suonando l’armonium in chiesa ad un certo punto si è voltato e mi ha detto: "Ma tu ti faresti prete?". Io senza sapere nemmeno cosa fosse ho detto di sì! Poi giunto ormai in V elementare quindi un momento nel quale bisognava decidere cosa fare (allora per esempio non c’erano scuole nella nostra valle), c’era solamente una scuola media e si faceva una specie di esame per entrare, per vari motivi lì non ho potuto entrare e quindi si è pensato al seminario; allora il giorno in cui si ragionava con mia madre di questa storia è accaduto che gli ho detto: "Mamma, io mi faccio prete!", al che mia madre, da buona contadina mi ha detto: "Sì, ti fai prete tu? Da prete bisogna studiare troppo, tu sei mica fatto per studiare!", e aveva anche ragione! Sta di fatto che, mentre ero in casa, ad un certo punto ho sentito che L’amavo e parlando col mio babbo gli dissi: "Sai che il seminarista mi ha detto così!", e lui ha risposto: "Sarebbe una benedizione per la famiglia!". Ho fatto una prova nel seminario di Brescia, dove ho frequentato fino alla II media, poi per varie ragioni ho incontrato i Barnabiti, che mi davano delle lezioni durante l’estate poiché ero stato rimandato in una materia, quindi sono entrato nel seminario di Cremona dai padri Barnabiti e da lì sono andato avanti fino in fondo. Questa è la mia storia, poi si sa che la vocazione cresce pian pianino». Nel corso della sua esperienza sacerdotale è stato chiamato anche al servizio di padre spirituale del seminario: quali caratteristiche occorre avere secondo lei per svolgere questo servizio? «Questa è una domanda difficile, perché nessuno lo sa! Io sono sempre stato nel mondo della scuola, nei primi anni anche in un seminario minore, fino al ginnasio, e poi in seguito viceparroco a Roma in una parrocchia, poi mandato a Livorno ho seguito particolarmente gli infermieri in una scuola di etica professionale all’ospedale civile. Non so perché sono stato chiamato, sta di fatto che un giorno il vescovo mi ha telefonato e mi ha detto: "Se vuoi, io gradirei che tu facessi il direttore spirituale del seminario". Il perché me l’abbia chiesto non lo so!» Com’è il rapporto con gli altri membri dell’equipe formativa? «Generalmente, con tutta le riservatezza che deve avere un padre spirituale che riceve tutte le confidenze dei giovani e molte volte intuisce i vari problemi che possono esserci, ho sempre avuto con tutti gli educatori un rapporto di amicizia e di riservatezza, ma soprattutto il desiderio profondo, intimo, anche di gioia, nel poter aiutare questi giovani a capire quale sia la loro vocazione, io con i rapporti personali, gli altri educatori con i rapporti riguardanti l’esterno, perché altro è appoggiarsi su quel che una persona dice, altro appoggiarsi su quel che si vede, però sono sempre stato con tutti in rapporto di amicizia e di collaborazione». Quali sono i perni su cui si fonda il rapporto con i seminaristi? «Innanzitutto la libertà: uno viene, parla, come vuole e quando vuole, nessuno è obbligato, ognuno dice quel che crede. Seconda cosa, è proprio del padre spirituale vedere esclusivamente con la persona se ci sono degli elementi che denotano una vocazione, quindi se c’è una certezza di vocazione, pur nelle difficoltà della crescita, nello studio, nell’ambiente ed anche interiori, è importante scoprire che veramente Dio ti vuole prete, il resto è da superare e da sopportare, questo è l’ideale. Poi le decisioni spettano ai singoli, ai responsabili diretti, in ultimo grado a monsignor vescovo, il resto è un aiuto di padre spirituale che parla con le anime e cerca di istruire ognuno a prendere decisioni secondo quello che sente nel proprio cuore». Secondo Lei come sta camminando quest’anno la comunità del seminario? «All’esterno mi è sembrato di vedere nei seminaristi una serenità di fondo, con dei momenti di scoraggiamento, di entusiasmo, di pace, di combattimento: fondamentalmente c’è un cammino. Poi la verità la conosce solo il buon Dio!»
sacerdoti che hanno lasciato una certa impronta a Livorno. A quei tempi venivamo su pieni di tanto entusiasmo; con don Massimo Vannozzi prefetto (lui era un grande studioso) io ho letto il Gesù Cristo di Adam, il Ricciotti, la Sofia Vanni-Rovighi, abbiamo fatto meditazioni sul Signore del Guardini. Poi ci insegnava canto gregoriano don Lelio Bausani, un uomo di una spiritualità meravigliosa che faceva venire a Livorno un certo maestro Piombini. Il maestro poi lo ritrovai a Firenze: era eccezionale. Nello stesso periodo era insegnante di musica Mons. Sessa, che diventò direttore del coro di Firenze, grande organista: fu lui che inaugurò l’organo che si trova attualmente in Duomo. Quindi un periodo molto bello». Secondo Lei che ruolo ha un seminario vescovile nella vita di una diocesi? «Importante: infatti nel recente passato ho lottato insieme a don Piergiorgio Paolini per riavere il seminario qui a Livorno, e difatti il seminario fu riaperto nella villa del seminario a Montenero e poi fu trasferito dov’è attualmente, dopo che Mons. Coletti aveva ultimato i lavori. La formazione dei seminaristi nel luogo fa sì che si abituino a convivere con i sacerdoti con i quali un giorno dovranno convivere come vicari cooperatori. Certo ci vorrebbe una maggiore sinergia fra i seminaristi e i sacerdoti, che ai miei tempi era molto forte». Don Gino Franchi, in che periodo è stato in seminario a Livorno? «Io sono arrivato in seminario il 7 novembre 1948: quell’anno il seminario aprì un pò in ritardo perché il rettore, Mons. Giuseppe Stefanini era stato a capo dell’organizzazione della ’Peregrinatio Mariae’ in tutta la diocesi. Il seminario era ancora chiuso, c’erano i lavori in corso per rimediare ai bombardamenti della guerra. Noi eravamo in una villa ad Antignano di proprietà dei padri barnabiti». Ravvisa delle differenze tra l’oggi ed i suoi tempi nel rapporto tra i seminaristi e i
formatori? «Le differenze sono tante: quando sono entrato in seminario io frequentavo la I media, e la grande maggioranza dei seminaristi (ma in fondo eravamo sempre pochi) era costituita da ragazzi delle medie, qualcuno delle superiori, e poi c’erano 4 grandi già agli ultimi anni di teologia: eravamo divisi in due camerate. Era tutto un altro modo di vivere la vita; inoltre avevamo la scuola interna. In III media arrivò il nuovo rettore, Mons. Volpe e poi i 4 teologi furono ordinati sacerdoti. In I superiore la vestizione: diventai finalmente un attaccapanni! La veste da prete senza essere nulla, mi son sempre definito così. Era anche piuttosto solenne: per l’occasione fu ritirata fuori la divisa che c’era prima della guerra con tutti i bottoni rossi e le manopole rosse. A chi ci chiedeva perché, in un convegno a Firenze, rispondevamo dicendo che studiavamo per vescovi! La formazione comunque c’è stata: c’è stata una selezione fortissima dei ragazzi che entravano in seminario, eravamo in 9 in I media, a diventar prete sono stato solo io. Nel 1953 prendemmo dimora nel nuovo seminario ristrutturato ed io mi diedi all’agricoltura perché cominciai a lavorare nel cortile del seminario tirando fuori una quantità di ossa, visto che prima era un cimitero! Anni sereni che ricordo con tanta contentezza. Poi venne un visitatore apostolico e il vescovo Pangrazio capì che ci avrebbe mandati al seminario regionale a Siena, lui prevenne la mossa e l’anno dopo fummo mandati tutti al seminario di Firenze. L’ultimo anno fui richiamato di nuovo a Livorno a fare il prefetto del seminario minore. Fu allora che accolsi in seminario don Coperchini, e nel frattempo era entrato Paolo Razzauti. Oggi da parroco ringrazio Dio perché in questa parrocchia (ndr S. Elisabetta Anna Seton) si è manifestata una vocazione: don Alberto Vanzi, il frutto più bello della vita di questa comunità parrocchiale».
Pagina a cura del seminarista Andrea Salomone
Dal SEMINARIO
L’intervista a don Luciano e don Gino, che furono seminaristi a Livorno
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
25 maggio 2014
Agenda del VESCOVO
Diocesi informa
VENERDÌ 23 MAGGIO Nella mattina, udienze laici e clero in vescovado SABATO 24 MAGGIO 15.30 pellegrinaggio mariano dei bambini al Santuario di Montenero 18.30 S. Messa in occasione della festa di N.S. di Bonaria al Santuario di Montenero 21.00 processione mariana alla parrocchia di S. Giovanni Bosco a Coteto DOMENICA 25 MAGGIO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Andrea Apostolo 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Anna a Quercianella LUNEDÌ 26 MAGGIO Nella mattina, udienze clero in vescovado 11.00 S.Messa per l’apostolato della preghiera per l’anno giubilare mariano, al Santuario di Montenero Nel pomeriggio il Vescovo partecipa all’ osservatorio dei beni culturali a Roma Martedì 27 e mercoledì 28 maggio, il Vescovo partecipa all’ osservatorio dei beni culturali a Roma MERCOLEDÌ 28 MAGGIO Nel pomeriggio il Vescovo partecipa alla XI Giornata Cittadina per la Pace organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio 21.15 in vescovado, consiglio pastorale diocesano GIOVEDÌ 29 MAGGIO 9.00 consiglio della Fondazione Caritas in vescovado Nella mattina Udienze clero in vescovado 18.00 S. Messa per le reliquie di S. Ginesio e a seguire presentazione degli studi sul Santo, alla chiesa di S. M. del Soccorso 21.15 in occasione dell’anno giubilare mariano, processione della Madonna del Buon Rimedio e benedizione del Porto (dalla chiesa di S. Ferdinando al Porto)
Il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco è lieto di invitarvi al "mercatino dell’usato" che si terrà sabato 24 e domenica 25 maggio dalle ore 10 alle 20, presso il Circolo acli S. Pio x Borgo Cappuccini 275 Livorno. Potrete trovare una vasta scelta di abbigliamento e calzature per tutte le età, oggettistica varia, giochi e articoli per la casa. Il ricavato andrà a finanziare i progetti del CMSR.
VENERDÌ 30 MAGGIO Nella mattina, udienze laici in vescovado DOMENICA 1 GIUGNO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Rosa
IL RESTO MANCA un progetto del Centro Mondialità
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Perego J. - Il nostro amico Jorge - Ed. San Paolo, pp.48, euro 12,90 Questo testo è la prima biografia illustrata di Papa Francesco per i bambini e i ragazzi. Infatti, la vita di Jorge Maria Bergoglio è stata splendidamente rappresentata in diciotto tavole da Giovanni Manna seguendo il suo percorso di vita dagli inizi, alla vocazione e agli eventi che lo hanno portato ad essere scelto come Papa. Il testo di Jeanne Perego, che si occupa di pubbliche relazioni, gestendo l’ufficio stampa di imprese e istituzioni di vario genere, sempre leggero e coinvolgente, traccia un ritratto del giovane Bergoglio nel quale ogni bambino può riconoscersi. Questo libro è molto utile anche per la catechesi e l’animazione. Monsignor Eduardo Garcia, ha curato l’introduzione. Il Vescovo è impegnato nella pastorale dell’infanzia e della gioventù ed è uno dei più stretti collaboratori di Bergoglio. Parte del ricavato del libro verrà devoluto all’Associazione El Almendro di Buenos Aires, che si dedica al reinserimento nella società di bambini, adolescenti e giovani, vittime di abusi e dipendenze.
ari amici e sostenitori, siamo felici di annunciarvi la nuova Campagna di Raccolta Fondi "Il Resto Manca". Da Venerdì 16 maggio fino a domenica 15 giugno saremo ospitati dal Ristorante Beni.B in Via Lepanto 16 dove potrete donare il vostro resto per sostenere il Progetto "Una Luce per chi nasce" promosso dal CMSR per installare impianti fotovoltaici nei dispensari della regione di Dodoma in Tanzania. Inoltre anche il Ristorante Beni.B contriìbuirà in proprio donando parte del ricavato di questo periodo al progetto del CMSR. Potete trovare gli aggiornamenti settimanali sulla nostra pagina Facebook
C
GLI APPUNTAMENTI DA RICORDARE
La Comunità di S. Egidio invita Mercoledì 28 Maggio sarà celebrata la XI Giornata Cittadina per la Pace, il programma tradizionale della giornata quest’anno sarà arricchito da un ulteriore appuntamento: Il Convegno Internazionale sulle città del Mediterraneo dal titolo "Le città vogliono vivere. Lotte e speranze nel Mediterraneo", che avrà luogo nei giorni 27- 28 Maggio. Il convegno, avrà inizio martedì 27 alle 17.00 presso l’Auditorium della Camera di Commercio e sarà introdotto da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
La parrocchia della SS.ma Trinità a piedi a Montenero Non si ha ricordo dell’inizio di questa tradizione che ogni anno si ripete alla Parrocchia dei Cappuccini nel giorno dell’Ascensione del Signore. Si parte quando il sole è ancora nascosto dalla Parrocchia di Borgo Cappuccini e passo dopo passo si arriva verso le 8 al Santuario.Bambini, ragazzi e adulti che ogni anno non si perdono questo cammino verso la Madonna, per dire grazie, per mettersi alla prova, per chiedere una grazia. L’appuntamento è per il 1° giugno alle 6 alla Parrocchia dei Cappuccini.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
25 maggio 2014
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Il Papa: la Chiesa dispensa grazia non burocrazia hi nella Chiesa è chiamato ad amministrare i Sacramenti deve lasciare spazio alla grazia di Dio e non porre ostacoli di tipo "burocratico". Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa in Casa S. Marta.
C
Le parole del Pontefice: Lo Spirito soffia dove vuole, ma una della tentazioni più ricorrenti di chi ha fede è di sbarrargli la strada e di pilotarlo in una direzione piuttosto che un’altra. Dio ha lasciato la guida della Chiesa “nelle mani dello Spirito Santo”. “Lo Spirito Santo è quello, come dice Gesù, che ci insegnerà tutto” e “farà che noi ricordiamo quello che Gesù ci ha insegnato”.
“Chi fa l’evangelizzazione è Dio”. Papa Francesco ribadisce questa verità opponendola all’eccesso di burocratizzazione che talvolta nella Chiesa può ostacolare l’accostarsi delle persone a Dio. Il modello cui rifarsi – afferma – è l’Apostolo Filippo, il quale nel brano odierno degli Atti degli Apostoli mette in luce le tre qualità cristalline di un cristiano: docilità allo Spirito, dialogo, fiducia nella grazia. La prima spicca nel momento in cui lo Spirito indica a Filippo di interrompere le sue attività e di raggiungere la carrozza sulla quale sta viaggiando, tra Gerusalemme e Gaza, il ministro della regina di Etiopia: “Lui, Filippo, ubbidisce, è docile alla chiamata del Signore. Sicuramente ha lasciato tante cose che doveva fare, perché gli Apostoli in quel tempo erano tanto indaffarati nell’evangelizzazione. Lascia tutto e va. E questo ci fa vedere che senza questa docilità alla voce di Dio nessuno può evangelizzare, nessuno può annunziare Gesù Cristo: in linea di massima, annuncerà se stesso. E’ Dio che chiama, è Dio che a Filippo lo mette in cammino. E Filippo va. E’ docile”. Per Filippo l’incontro col ministro etiope diventa occasione di annuncio del Vangelo. Ma questo annuncio, spiega Papa Francesco, non è un insegnamento fatto cadere dall’alto, imposto. È un dialogo, che l’Apostolo ha lo scrupolo di cominciare rispettando la sensibilità spirituale del suo interlocutore, che sta leggendo senza riuscire a comprenderlo un brano del Profeta Isaia: “Non si può evangelizzare senza il dialogo. Non si può. Perché tu devi partire proprio da dove è la persona che deve essere evangelizzata. E quanto
dipinti dai bambini ... E uno dicesse: ‘Ma, io voglio il Battesimo!’. Cosa accadrebbe?”. Pietro comprende l’errore quando una visione gli illumina una verità fondamentale: ciò che è stato purificato da Dio non può essere chiamato “profano” da nessuno. E nel narrare questi fatti alla folla che lo critica, l’Apostolo – ricorda Papa Francesco – rasserena tutti con questa affermazione: “Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha dato a noi, per avere creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?”. “Quando il Signore ci fa vedere la strada, chi siamo noi per dire: ‘No Signore, non è prudente! No, facciamo così’… E Pietro in quella prima diocesi – la prima diocesi è stata Antiochia – prende questa decisione: ‘Chi sono io per porre impedimenti?’. Una bella parola per i vescovi, per i sacerdoti e anche per i cristiani. Ma chi siamo noi per chiudere porte? Nella Chiesa antica, persino oggi, c’è quel ministero dell’ostiario. E cosa faceva l’ostiario? Apriva la porta, riceveva la gente, la faceva passare. Ma mai è stato il ministero di quello che chiude la porta, mai!”.
importante è questo. ‘Ma, padre, si perde tanto tempo, perché ognuno ha la sua storia, viene con questo, le sue idee...’. E perde il tempo… Più tempo ha perso Dio nella creazione del mondo e l’ha fatta bene! Il dialogo. Perdere il tempo con l’altra persona, perché quella persona è quella che Dio vuole che tu evangelizzi, che tu gli dia la notizia di Gesù è più importante. Ma come è, non come deve essere: come è adesso”.
evangelizzare; fare quello che Dio manda, secondo il dialogo con le persone - ma nel dialogo, si parte da dove loro stanno - e terzo, affidarsi alla grazia: è più importante la grazia che tutta la burocrazia. ‘Cosa impedisce che?’. Ricordiamo questo. E tante volte noi in Chiesa siamo una ditta per fabbricare impedimenti, perché la gente non possa arrivare alla grazia. Che il Signore ci faccia capire questo”.
Le parole di Filippo suscitano nel ministro etiope il desiderio di essere battezzato e al primo corso d’acqua lungo la strada così avviene. Filippo amministra il Battesimo all’etiope, “lo porta – osserva il Papa – nelle mani di Dio, della sua grazia”. E a sua volta, nota Papa Francesco, il ministro sarà in grado di generare la fede e “forse questo – conclude – ci aiuterà a capire meglio che chi fa l’evangelizzazione è Dio”:
Lo Spirito Santo spinge sempre la Chiesa oltre i limiti
“Pensiamo a questi tre momenti dell’evangelizzazione: la docilità per
“Chi siamo noi per chiudere le porte” allo Spirito Santo? È la domanda ricorrente che Papa Francesco ha posto durante l’omelia della Messa a Casa Santa Marta, e dedicata alla conversione dei primi pagani al cristianesimo. Lo Spirito Santo, ha ribadito, è quello che fa andare la Chiesa “oltre i limiti, più avanti”. Lo Spirito soffia dove vuole, ma una della
tentazioni più ricorrenti di chi ha fede è di sbarrargli la strada e di pilotarlo in una direzione piuttosto che un’altra. Una tentazione non estranea nemmeno agli albori della Chiesa, come dimostra l’esperienza che vive Simon Pietro nel brano degli Atti degli Apostoli proposto dalla liturgia. Una comunità di pagani accoglie l’annuncio del Vangelo e Pietro è testimone oculare della discesa dello Spirito Santo su di loro, ma prima esita ad avere contatti con ciò che aveva sempre ritenuto “impuro” e poi subisce dure critiche dai cristiani di Gerusalemme, scandalizzati dal fatto che il loro capo avesse mangiato con dei “non circoncisi” e li avesse persino battezzati. Un momento di crisi interna, che Papa Francesco rievoca con un filo di ironia: “E’ una cosa che non si poteva pensare quella. Se domani venisse una spedizione di marziani, per esempio, e alcuni di loro venissero da noi, ecco... marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono
Ancora oggi, ripete Papa Francesco, Dio ha lasciato la guida della Chiesa “nelle mani dello Spirito Santo”. “Lo Spirito Santo – prosegue – è quello, come dice Gesù, che ci insegnerà tutto” e “farà che noi ricordiamo quello che Gesù ci ha insegnato”: “Lo Spirito Santo è la presenza viva di Dio nella Chiesa. E’ quello che fa andare la Chiesa, quello che fa camminare la Chiesa. Sempre più, oltre i limiti, più avanti. Lo Spirito Santo con i suoi doni guida la Chiesa. Non si può capire la Chiesa di Gesù senza questo Paraclito, che il Signore ci invia per questo. E fa queste scelte impensabili, ma impensabili! Per usare una parola di San Giovanni XXIII: è proprio lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa: veramente, proprio la aggiorna e la fa andare avanti. E noi cristiani dobbiamo chiedere al Signore la grazia della docilità allo Spirito Santo. La docilità a questo Spirito, che ci parla nel cuore, ci parla nelle circostanze della vita, ci parla nella vita ecclesiale, nelle comunità cristiane, ci parla sempre”.
dalla CASA
Lo Spirito Santo spinge la Chiesa
S. MARTA
LE OMELIE DEL MATTINO DI PAPA FRANCESCO.........
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
25 maggio 2014
Pochi giorni fa ci ha lasciato Anacleto Banchetti, per gli amici Giustino
IL RICORDO
Banchetti: uomo semplice e schietto
Un uomo che ha fatto la storia delle ACLI
anchetti è stato anche presidente regionale B CESVOT, si è occupato della nascita o dell’aiuto di molte cooperative di lavoro. Forte il ricordo che ne fa Don Giuseppe Coperchini "Un uomo buono, che mi aiutò nella nascita nel 1990 della Cooperativa giovanile "Torretta" e che aveva con mio padre, fondatore delle ACLI di Piacenza, un ottimo rapporto". Dirigente AMPIAA, ha sempre rivendicato il ruolo dei partigiani cattolici. Grande sostenitore del Concilio Vaticano II, molto amico di Ablondi, s’impegnò moltissimo per il ruolo dei laici nella Chiesa e nella vita politica, trovando talvolta resistenze da parte dell’ambiente ecclesiale, come mi ha più volte raccontato con fervore. Di lui mi sovviene la schiettezza del pensiero, ma anche il ricorso alla mediazione in ogni circostanza. La semplicità, per cui aborriva la facile pubblicità e i posti in prima fila. Ho vivo il ricordo di una processione l’8 settembre a Montenero, che termino’ con grande fatica causa un problema alla deambulazione che l’ha tormentato fino alla fine. Cerco’ fino all’ultimo di rifiutare il mio invito a sedere fra le autorità preferendo rimanere in piedi con il popolo e solo la mia insistenza lo convinse. Particolarmente toccante il ricordo del funerale di Ablondi e della susseguente processione per le vie cittadine fino al cimitero della Misericordia, dove insieme portammo la bandiera delle ACLI. Con Giustino se ne va un cattolico autentico, ecumenico, accogliente, sempre disposto al perdono e a dare una seconda possibilità. Se ne va anche un pezzo di Livorno, rappresentato dalla storica sede di via Cecconi, che fu per Banchetti luogo di promozione sociale e religiosa e che orà onorerà degnamente il suo presidente. Ai figli Alessandro e Cecilia e alla comunità delle ACLI livornesi le più sincere condoglianze. Andrea Raiano
Grazie Giustino! l dolore ancora non lo provo. Sono ancora a cercare di metabolizzare la notizia. Giustino è morto. Quella straordinaria Ivagonata di umanità che temperava le mie irose impuntature, quella saggezza datami sempre a prestito e, per fortuna sempre ritrovata, non ci sarà più. Ecco in questo momento più del dolore è lo smarrimento, ho perso la guida. Mi perdo nel far riemergere dalla memoria del cuore la sua dolce voce, i suoi movimenti lenti, il fluire del suo discorrere, sempre pacato, sempre impastato dall’Amore e dalla Fede. Per me Giustino è stata una conoscenza in fondo recente, l’ho conosciuto solo una diecina d’anni fa, quando cominciai a militare nelle ACLI, da recente convertito. Fu da subito un punto di riferimento, intanto perché mi “spiegava” davanti a me le ACLI, e soprattutto perché temperava l’energia che mettevo nelle cose, impedendole di trasformarsi da energia costruttrice in tempesta distruttrice. Ricordo anche la dolcezza che mi provocava quando rievocava l’amore che aveva provato ed ancora sentiva vivo e fremente nei confronti della moglie, che io non avevo conosciuto e che me la faceva “vedere”, davanti agli occhi. Rievocava, con Gianni Giovangiacomo, tempi e battaglie fatte dai lavoratori cattolici per loro benessere e per la libertà di professare le proprie idee e la propria Fede; e con quale intensa gioia rievocava l’incontro con Sua Santità Giovanni Paolo II, avvenuto a Livorno. Ogni minuto trascorso con Giustino, per tutto ciò che mi ha trasmesso, diventa adesso un prezioso patrimonio che avrò a disposizione per poter aspirare ad essere un “buon cristiano”, e ciò è davvero tanto. Grazie Giustino. Antonio Melani, presidente Acli Livorno
Iniziato a Livorno il tour 2014 del tenore
MarcoVoleri Sintomi di Felicità a Forza della Fede, anche se apparentemente potrebbe sembrare il titolo di un romanzo o di un film, in realtà questa frase si sposa con un problema di salute che un giovane livornese si è trovato a dover affrontare. Lui è Marco Voleri cantante tenore, con alle spalle numerosi successi nei più importanti teatri italiani e stranieri con tanti sogni nel cassetto, che un giorno sono andati in frantumi a seguito di un referto medico che gli diagnosticava la sclerosi multipla. Dopo un primo momento di smarrimento, Marco ha deciso di reagire aggrappandosi prima di tutto alla Fede, ponendosi quale esempio a tutti coloro pensano che una malattia possa determinare la fine di ogni sogno, di ambizioni, di futuro, relegandosi a vivere un’esistenza rinunciataria, nel ruolo di comparse. Ma il messaggio lanciato da Marco Voleri, giovane tenore livornese, è l’esempio che la forza di volontà può abbattere qualsiasi ostacolo, specialmente se esso è rappresentato da una malattia, perché la speranza e quindi la Fede che ha nel suo animo, lo ha portato a trovare nella malattia la forza per combatterla. Un paradosso? Assolutamente no, leggendo la presentazione del suo libro «Sintomi di felicità», emerge la drammaticità della scoperta dei primi sintomi della malattia, ma che il trentanovenne tenore ha saputo brillantemente superare, innanzitutto accettandola con profonda Fede traendone la forza per riuscire a conviverci ed i successi che riscontra in tutti i teatri dove si esibisce, sono la migliore gratificazione per i sacrifici a cui si sottopone. Quest’anno i suoi concerti dal titolo emblematico “Sintomi di Felicità tour 2014” hanno preso il via venerdì 16 Maggio da Livorno presso la Chiesa Sacro Cuore dei padri Salesiani. Marco è qui a dimostrare che se viene praticata la speranza nell’amore infinito di nostro Signore, le malattie possono essere affrontate e sopportate con serenità, grazie all’aiuto di Gesù col quale Marco sembra essere entrato in sintonia. Un grande esempio per ognuno di noi! Roberto Olivato
L
associazionismo livornese ha perso una delle sue figure più rappresentative e carismatiche, colpito da una inesorabile malattia ai polmoni Anacleto Banchetti, per i tanti amici Giustino, ci ha lasciato. Banchetti si può definire “la figura storica” del movimento aclista, ha ricoperto per vari periodi la carica di Presidente delle Acli Provinciali, è stato anche membro del Consiglio Nazionale delle Acli al tempo della presidenza nazionale di Domenico Rosati. Attualmente era vice presidente provinciale delle Acli e segretario della FAP, la Federazione dei pensionati aclisti. La sua figura è nota anche negli ambienti politici e della Resistenza livornese, fervente democratico ha fatto parte del Comitato di difesa della Costituzione Italiana e attualmente era segretario dell’Associazionale Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti, molto stimato ed apprezzato da tutti i suoi aderenti. Profondamente cattolico era stato per molti anni rappresentante delle Acli in seno alla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali. La sua ultima iniziativa nella
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sua qualità di presidente di “Acli Solidarietà”, per la quale si era prodigato con grande tenacia quando la malattia lo aveva già colpito, è stata quella di organizzare, nella sede di Via Cecconi, un corso di volontariato per la “Sicurezza in casa per gli anziani-La prevenzione dei rischi domestici” che è tutt’ora in corso e terminerà il prossimo 16 giugno senza, purtroppo, la sua presenza. Gi. Gi.
Movimento MESSAGGIO DI FATIMA Nella festa della Madonna di Fatima 30 nuovi consacrati al cuore immacolato di Maria
Con Maria nel cuore
l 13 Maggio scorso, presso la parrocchia di Nostra Signora di Fatima, quartiere Corea, alla presenza del Vescovo Simone, 30 laici si sono consacrati al Cuore Immacolato di Maria, secondo la spiritualità del messaggio di Fatima.
I
Una celebrazione molto sentita e partecipata, cominciata con una processione tra le strade del quartiere alla quale erano presenti, oltre il Vescovo ed il Vicario don Ivano Costa, anche il Vicerettore del Seminario Gavi don Rosario Esposito e i seminaristi, e si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica durante la quale si è svolto il rito della consacrazione dei laici, appartenenti al Movimento del Messaggio di Fatima Diocesano, di cui il vescovo Simone è Presidente. I consacrati erano stati preparati per diversi mesi, attraverso delle catechesi tenute da don Giorgio Splendido, il quale si è preso a cuore questo incarico vista la
La Madonna peregrina di Fatima in Diocesi ino al 27 la statua è a Guasticce parrocchia San Ranieri, dal 1 giugno al 8 parrocchia Sant Agostino, dal giorno 8 al 15 giugno parrocchia di FSangiorno Ferdinando, dal 15 al 19 parrocchia Sacra Famiglia e dal 20 al 22 a S. Martino in Parrana. Il giorno 27 /28 giugno sarà nel carcere delle Sughere. Dal 3 luglio al 6 parrocchia Maria Assunta in Capraia. sua devozione alla Vergine di Fatima. Molti sono stati i partecipanti, simpatizzanti ed iscritti al Movimento, provenienti da diverse parrocchie di Livorno e dalla Parrocchia di S.Teresa del Bambin Gesù di Rosignano Solvay, dove è presente un gruppo nutrito di iscritti al M.M.F. .
Un gruppo proveniente dalla Diocesi di Pisa e persino un gruppo dalla Diocesi di S.Miniato, venuti per accompagnare due dei consacrati provenienti da quella Diocesi. Questi laici hanno risposto alla chiamata di Nostra Signora di Fatima di portare nel mondo la devozione al S.Rosario, ai primi 5 sabati del
mese e ad essere messaggeri di Gesù Cristo nel mondo, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria. Queste consacrazioni sono frutto del passaggio della Vergine Pellegrina di Fatima attraverso le parrocchie livornesi, che si svolgono da ben due anni nella nostra Diocesi , ricordiamo ancora con gioia le consacrazioni che si sono tenute nella
Parrocchia di SS. Pietro e Paolo lo scorso anno, sempre alla presenza del nostro Vescovo Simone. La Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è un impegno a imitare Maria SS., che non è solo la Madre del Signore, ma ne è anche la più fedele Discepola ; consacrarsi al Cuore Immacolato è accogliere Maria nella nostra vita dietro l’esempio di S. Giovanni, che l’accolse tra i suoi beni spirituali, l’accolse nella sua casa, l’accolse nell’intimo del suo essere: fare tutto con Maria, per mezzo di Maria, in Maria, per Maria. Alessandra e Silvia M.M.F.
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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di padre Luca Giustarini osbv
roprio in questi giorni in cui è stato riconosciuto dalla Santa Sede il miracolo di Papa Paolo VI, apprendiamo dalle cronache che anche lui era stato a Montenero nel 1916. Lo rivelò lo stesso Pontefice all’abate Zambernardi durante una Storica visita a Roma in cui fu donata al Papa una scultura dell’Immagine della Madonna. La mattina del 27 marzo 1968 una delegazione del Centro Mariano Montenero, con a capo l’infaticabile Presidente il P.Abate Don Giuseppe Zambernardi, partecipava in San Pietro ad una memorabile pubblica udienza papale, per rinnovare, con altre rappresentanze italiane e straniere, l’atto di devozione al Vicario di Cristo e per offrire a Sua Santità Paolo VI alcuni segni di omaggio, compresa la pregevole scultura in legno dell’Immagine taumaturga della Madonna di Montenero, che fu particolarmente
P
gradita. (nella foto un’immagine dell’incontro tra Paolo VI e padre Zambernardi e la scultura donata al Pontefice) L’autore di quest’opera egregia, lo scultore Brunone Metello Rafanelli (1883-1969) che l’aveva approntata con fine senso d’arte e devoto intelletto d’amore, era assente a causa della tarda età: lo
rappresentava il figlio dott. Augusto, Consigliere del " Centro ". Il Santo Padre disse al P.Abate di essere stato al Santuario di Montenero nel 1916 e di provare ancora tanta devozione verso la Taumaturga. IL MIRACOLO DI PAOLO VI Il miracolo di Papa Montini. Il miracolo preso in esame,
proposto dal postulatore padre Antonio Marrazzo, è stato la guarigione avvenuta negli Stati Uniti nel 2001 di un feto che al quinto mese di gravidanza si trovava in condizioni critiche per la rottura della vescica fetale, la presenza di liquido nell’addome e l’assenza di liquido nel sacco amniotico. Tanto che la diagnosi parlava di morte del piccolo nel grembo materno, o di gravissime malformazioni future, e aveva consigliato
anche la possibilità di un’interruzione di gravidanza. La mamma però rifiutò e, su suggerimento di una suora italiana che l’aveva conosciuto, si rivolse nella preghiera all’intercessione di Montini. Successive analisi mostrarono il miglioramento della situazione e la nascita avvenne all’ottavo mese con parto cesareo, con il neonato in buone condizioni generali. La salute del bambino, ora diventato adolescente, è stata poi costantemente monitorata. Il 12 dicembre scorso la consulta medica del dicastero per le Cause dei Santi ha certificato l’inspiegabilità della guarigione, mentre il 18 febbraio i teologi della Congregazione hanno riconosciuto l’intercessione di Montini. Oggi la conferma definitiva da parte del consesso dei cardinali e vescovi.
La Madonna benedice ancora la città Contro il colera e la febbre gialla che si diffusero tra la popolazione SETTIMA BENEDIZIONE (30 OTTOBRE 1804) Il 18 Agosto del 1804, per avere imprudentemente permesso l’ingresso nel porto alla nave spagnola Anna Maria Toletcma, proveniente dal Messico, si sviluppò a Livorno una malattia, che per vario tempo i medici si ostinarono a non ritenere contagiosa, nonostante i primi sintomi fossero gravissimi, poiché l’ammalato, preso dalla febbre, accusava subito acuti dolori in tutto il corpo, specialmente al capo, veniva scosso da convulsioni, agitato dal singhiozzo con abbondanti emorragie dal naso e dalla bocca, mentre la pelle si ricopriva di un colore giallastro, e al quarto giorno moriva. Era la terribile febbre indiana, chiamata da noi febbre gialla, che compariva per la prima volta a Livorno, e che quando fu riconosciuta, l’arte medica si trovò impotente a debellare, perché il male aveva ormai invasa tutta la città, con tale strage da doversi improvvisare un ospedale sulla Piazza delle Isole, presso S. Iacopo, e costruire un cimitero fuori dall’attuale Barriera Vittorio Emanuele. La popolazione spaventata, vedendo riuscire inutili tutti i tentativi umani, si rifugiò a pregare nel Santuario di Montenero e volle che colla Santa Immagine fosse benedetta la città. La mattina del 30 Ottobre, fra lo sparo delle artiglierie e il suono delle campane, alla presenza del Generale Olivier, di tutti gli Ufficiali della guarnigione francese, dei rappresentanti del Municipio, dell’Accademia dei Floridi, e di moltissimo popolo fu data a Livorno la invocata benedizione, che confortò gli animi, allontanò la morte, estinse il morbo per cui in breve tempo, la città, riattivate le comunicazioni, poté riprendere il suo commercio. Ottenuta la liberazione, una Rappresentanza Ufficiale del Municipio si recò a Montenero a ringraziare la Madonna.
OTTAVA E NONA BENEDIZIONE (6 SETTEMBRE 1835 - SETTEMBRE 1837) L’essere stati preservati mirabilmente dai danni di un incendio per il fuoco appiccatosi al vascello da guerra francese chiamato Scipione, armato di 74 cannoni ed ancorato alla rada; l’improvvisa partenza, il Dicembre del 1813, della squadra inglese comandata da Lord Rawley che aveva minacciato il bombardamento di Livorno, se questa, della quale aveva il comando militare il Colonnello Duprè, non fosse capitolata; la preservazione dei danni del forte terremoto del 3 Aprile 1814; il tifo petecchiale del 1817, meno micidiale che altrove e di quel che l’indole del mare non desse ragioni di temere, furono occasione ai Livornesi di tributare alla Vergine, nel suo Tempio di Montenero, solennissime azioni di grazie, di rinnovarle le testimonianze di affetto e gratitudine. E la fiducia e la devozione di Livorno verso la Madonna si manifestarono principalmente nell’epidemia colerica del 1835 della quale, come della più immane sciagura che abbia colpito la città, non sarà fuor di luogo toccar brevemente per i rapporti, che in questa occasione, si ebbero fra Livorno e Montenero". Non si può descrivere, dice un testimonio di veduta, lo spavento e lo scoraggiamento dei cittadini, massime perché il fatal morbo era cosa nuova per i nostri paesi e moltissimi cercarono nella fuga la propria salvezza. Cessò l’industria ed il commercio, subentrò la confusione e la miseria. Chiuse molte case, abbandonate le officine, deserte le vie, questa bella e fiorente città divenuta una paurosa solitudine, un paese di poca gente allibita, ammalata. Si aprirono due provvisori ospedali: uno in città nella nuova Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, non ancora
aperta al culto, e nell’Istituto di S. Maria Maddalena, e l’altro presso S. Iacopo. Il Granduca nominò una deputazione di cittadini che, per recar sollievo ai poveri ed ai malati, raccolse ottantamila lire. In mezzo a tanto lutto i Livornesi si ricordarono di Maria e con voce unanime l’invocarono. Il 1 Agosto di quell’anno sventurato 1835 il Vescovo di Livorno, Monsignor De Ghantuz-Cubbe, scrisse all’Abate Don Massimiliano Artz, anche a nome del Granduca Leopoldo II, perché si facesse un Triduo solenne nel Santuario, con la Madonna scoperta, nei giorni 2, 3 e 4. Nel primo giorno del Triduo intervenne alla funzione pure il Governatore della città, Paolo Garzoni Venturi, e nel secondo il Vescovo, il Vicario Generale e molti Sacerdoti. Il popolo poi fu sempre numerosissimo: gli uomini salirono a Montenero a piedi scalzi, preceduti dalla croce di penitenza e le donne con corone di spine sul capo, recitando preghiere e cantando inni. Tale poi fu la frequenza ai sacramenti che i Monaci dovettero chiamare in aiuto altri sacerdoti e sospendere l’ufficiatura del coro. Seguitando la malattia a infuriare, il popolo espresse il desiderio che la città fosse benedetta con la santa Immagine. Da principio, non si credette opportuno assecondare questo desiderio, ma cominciando il popolo a tumultuare, il Vescovo di Livorno, nonostante il divieto governativo per tale funzione, scrisse al Superiore del Santuario, pregandolo a benedire la città, avendo la massima cura "che la funzione nasca all’improvviso per non dar motivo di uno straordinario concorso, creduto pernicioso nelle attuali emergenze ". Il Superiore del Santuario, secondo le istruzioni del Vescovo, la mattina del 6 Settembre 1835 alle ore 7 benedì la città con la
miracolosa Immagine, la quale poi per tre giorni rimase esposta sull’altare, ed in questi tre giorni fu indescrivibile il concorso del popolo. Da quel giorno il colera cominciò a diminuire e al termine del mese era quasi sparito Per ricordare ai posteri questa grazia singolare fu eretta in Livorno la grandiosa chiesa si S. Maria del Soccorso. Fino dal 4 Settembre 1835 Mons. Cubbe aveva ordinato che tutte le campane della città e dei suburbi suonassero alle ore 7 per invitare i fedeli a recitare le Litanie ed altre preci per ottenere dalla Vergine la grazia della cessazione del morbo. La pia consuetudine di suonare la campana alle ore 7 si conserva anche oggi; e quel suono oggi, come avveniva nel 1835, faccia da tutti ripetere alla Madonna il saluto dell’Angelo: "Ave, Maria". Nel 1836 si riparlò del colera, ma essendosi limitata la malattia ad alcuni casi sporadici, la popolazione rimase tranquilla. Non così, però, nell’estate del 1837, in cui si sviluppò di nuovo il colera, e sebbene fosse in forma assai più mite di quello del 1835, pure la popolazione si mise in molta trepidazione, per cui Mons. De Ghantuz-Cubbe pregò l’Abate di Montenero perché benedicesse Livorno, senza preavvisarne il popolo. Quantunque la funzione venisse fatta con molta segretezza, per evitare agglomeramento di persone, pure ebbe una solennità straordinaria per il fatto che si trovava a Montenero, per la sacra visita, l’Abate Generale D. Francesco Groppelli, il quale compì la cerimonia assistito dai due Abbati visitatori, D. Ottaviano Mattei e D. Massimiliano Artz e dall’Abate di Montenero, D. Silvano Gori.La benedizione fu data la mattina del 7 Settembre, e anche questa volta Livorno sentì i felici effetti della bontà e della potenza di Maria.
Nell’anno di MARIA
Papa Paolo VI a Montenero nel 1916
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