IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di mons. Ezio Morosi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
hi vive pensando solo a se stesso è vecchio perché in contrasto con C la novità di Dio che sparge continuamente nel creato la sua sapienza, la sua bellezza, il suo amore; chi invece dà alla sua vita una
lasettimana.livorno@tiscali.it
impronta di generosità è nuovo.
Notiziario locale
Chi ama egoisticamente, chi ama solo chi è amabile, simpatico, piacevole, è vecchio; chi invece ama come ama Dio, sapendo vedere in ogni creatura la sua impronta, volendo bene anche a chi se lo merita poco o niente, a chi non ci ama, somiglia a Dio ed è nuova creatura.
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
3 giugno 2012
SANTA GIULIA la morte riscattata dal dono d’amore
Il mondo ha bisogno di creature nuove. Il mondo ha bisogno di sposi che intraprendono questa nuova via dell’amore, della vera libertà, del vero senso della vita.
La festa patronale
A proposito del fumetto l vescovo Simone si siede. L’omelia è conclusa. Parte un applauso. Inusuale ma caloroso. Forse a colpire i livornesi che come ogni 22 maggio hanno riempito il Duomo per partecipare alla messa in onore della loro patrona, sono state le parole sulla storia di una ragazza forte e decisa che si chiamava Giulia e che aveva nel cuore “un desiderio di Dio divenuto simile alla passione dell’amante per la persona amata”, tanto potente da non piegarsi neppure di fronte alla morte. Perchè con una presenza così nel cuore, ha continuato il vescovo, l’uomo non può a sua volta non essere grande. «Grande Dio, grande l’uomo», ha ripetuto per tre volte. «I martiri come Santa Giulia, sono l’esempio di come la morte è riscattata solo dal dono d’amore, di come il martirio la possa cambiare in radice». O forse i fedeli sono stati colpiti soprattutto dal modo in cui Monsignor Giusti ha parlato della violenza che in questi giorni riempie i fatti di cronaca. «La storia -ha detto
Le parole delVescovo: «La storia non può essere il racconto della violenza»
I
con voce forte- non può essere il racconto del macello dell’uomo sull’uomo. Alla violenza non si può rispondere con altrettanta violenza». C’è solo un modo giusto di reagire, ha detto.«Immaginate il dolore di quei genitori di Brindisi che si sono visti portare via una figlia. Ma l’amore che li legava terrà in vita Melissa per sempre». Perché è quando si ama e si è amati che si crea un legame talmente forte che neppure la morte può distruggere in nessun modo, ha concluso. Come i santi, che cambiano la storia con il loro amore verso Dio e verso gli altri: «Possono venire da qualunque luogo e estrazione sociale, quello che poi li differenzia è quello che si può vedere in loro, il volto di Cristo che il popolo
cristiano incontra nel loro modo di vivere». E così come la canonizzazione parte dal basso, dai fedeli che riconoscono per intuito di fede la “fama di santità” segnalando candidati che testimoniano come virtù civiche e cristiane siano conciliabili, così anche nella società deve partire un rinnovamento dal basso che metta al servizio del bene comune persone disinteressate al fine economico. E fa degli esempi: «Moro, De Gasperi, La Pira sono morti così come hanno vissuto, senza tesori nascosti, ma con la capacità di dialogare con culture diverse». O, ancora, forse, quell’applauso era per il gesto che il Vescovo ha ricordato, di destinare la somma di denaro prevista per lo spettacolo pirotecnico della sera precedente, alla Caritas dell’Emilia Romagna per venire incontro alle necessità delle
popolazioni colpite dal terremoto. Un’omelia che vuoi per le parole, vuoi per i toni, sembra essere piaciuta alla folla che alla fine della Messa ha accompagnato le reliquie della Santa lungo le strade della città. Usciti dalla cattedrale, alla presenza delle autorità, della Filarmonica Puccini di Segromigno Monte, la festa per Santa Giulia, iniziata nei giorni precedenti con concerti, dibattiti, manifestazioni e momenti di preghiera, è proseguita con la processione che presa la via Grande, ha fatto tappa in Piazza della Repubblica per poi tornare in Duomo passando per via degli Avvalorati. Una festa patronale vissuta e partecipata, proprio come il vescovo Simone aveva sperato quando aveva lanciato l’idea del Comitato Santa Giulia. Giulia Sarti
QUELLA PAROLA «SCANDALOSA» l termine “Caàta”, contenuto in IGiulia una nuvoletta della storia di S. a fumetti, ha suscitato pareri contrastanti. Alcuni lettori si sono scandalizzati sia del fatto che fosse stata scritta (perché tra vederla scritta e sentirla pronunciare c’è una grande differenza), sia del fatto che a diffondere un termine simile fosse proprio la Diocesi e per di più in un libricino distribuito ai bambini. Altri invece hanno commentato con ironia la cosa, apprezzando in chiave “vernacolare” il dialogo tra i due discoli nipotini, sottolineando come una battuta così contrastante con il resto della storia potesse aiutare a ricordare più facilmente quello che si era letto, altri ancora rivelandoci come di fronte a quella scenetta si fossero fatti una bella risata, come da tanto non facevano. Come ufficio comunicazioni sociali, quando abbiamo pensato i dialoghi del fumetto, ci siamo chiesti se quel termine fosse adatto o meno al contesto, ma non certo se quella parola potesse essere ritenuta scandalosa, visto il linguaggio che la Tv utilizza, anche in prima serata! Anche davanti ai bambini! Un linguaggio talmente forte e volgare, che il nostro “caàta” a confronto sembra quasi un complimento. Sicuramente quella battuta ha reso molto più viva la storia, inserendo un piccolo squarcio del nostro vivere quotidiano e delle nostre origini popolari livornesi. Un elemento che certo poteva essere diverso, ma che non avrebbe reso lo stesso effetto. Ringraziamo comunque tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno voluto farci sapere che lo avevano letto. Chiara Domenici direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
3 giugno 2012
20 anni DI VITA
La Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Festeggiato l’anniversario ella Sala del Balì di Via Borra, la N Fondazione Cassa di Risparmi ha festeggiato i suoi 20 anni di attività (1992-2012) rivolti a sostenere l’Arte, l’Educazione, il Volontariato e la Sanità. È stata l’occasione per il suo Presidente, l’avvocato Luciano Barsotti, di presentare alla comunità livornese e alla stampa le iniziative, alcune già realizzate, per il corrente anno. Il Presidente ha elencato con dovizia di particolari le finalità degli interventi e ha terminato citando una frase dell’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, tratta dal volume «Le fondazioni bancarie tra passato e futuro», in cui venivano La Diocesi elencate le e la benemerenze delle Fondazione nel Caritas erano Fondazioni dare «un arricchimento tra gli enti significativo alla presenti alla cultura», al festa per «rafforzamento ringraziare la della democrazia», Fondazione alla «sussidarietà del sostegno dello Stato nella formazione». ricevuto in Tra i molti enti questi anni invitati a festeggiare la Fondazione, che da essa hanno ricevuto aiuti consistenti, c’erano Anna Roselli, direttrice del Museo di Storia naturale, che ha ricordato i 12 anni di fattiva collaborazione e la recente organizzazione del Convegno "Investire in cultura"; monsignor Pietro Basci, direttore dell’ufficio per i Beni culturali della Diocesi, che ha ricordato l’impegno della Fondazione per le chiese di Livorno ed in particolare per quella di S. Caterina; Cecilia Laschi che partecipa al progetto guidato dal Prof. Paolo Dario per la robotica marina ha sottolineato come il rapporto tra Fondazione e Scuola Superiore S. Anna sia in atto dal 1995 e sia alla base anche del progetto Octopus, innovativo e altamente tecnologico, che verrà presentato allo Scoglio della Regina, si propone il prelievo di materiale e l’esplorazione a distanza senza rovinare i fondali marini. Tra gli invitati anche la Caritas diocesana con la sua presidente Suor Raffaella Spiezio che ha annunciato che, grazie alla Fondazione, si potrà realizzare in Via Donnini un progetto polifunzionale che riguarderà la socializzazione, la formazione e l’accoglienza, con una Scuola di mestieri per l’idraulica e l’impiantistica elettrica. Il Centro si proporrà anche di educare i giovani alla carità e ci sarà anche un consultorio per la famiglia a sostegno della genitoralità e della maternità. La Fondazione sarà vicina anche ai malati, all’Ospedale di Livorno: sarà consegnato un ecografo portatile per il Dipartimento Emergenza e Urgenza che lo scorso anno ha visto il ricovero di ben 610 pazienti gravi. A Cecina sotto la guida del Professor Luigi Carnicelli l’Associazione Cure Palliative potrà prendersi cura dei malati terminali e delle loro famiglie nell’elaborazione del lutto. La Fondazione sarà vicina anche ai giovani, sostenendo un’iniziativa in programma al Mercato Centrale, proposta dagli studenti dell’IPSIA Orlando, che riguarderà l’esibizione di giovani talenti. La Fondazione -ha ricordato l’assessore alle culture del Comune Mario Trediciè stata sempre «un fattore di garanzia e sicurezza» per la città ed è stata determinante la sua collaborazione con la Fondazione Goldoni e con L’Istituto Mascagni. L’avvocato Barsotti ha poi distribuito le medaglie di benemerenza a coloro che in passato avevano ricoperto la carica di Presidente e poi, a sorpresa, il Prof. Carlo Venturini, dirigente della Fondazione, ha donato una medaglia anche all’avvocato Barsotti tra gli applausi generali. Gianni Giovangiacomo
Progetto CULTURALE
Sul matrimonio continua il dibattito
Il nostro sistema non aiuta la famiglia M olti gli spunti e le osservazioni decisamente interessanti emerse al Convegno Giuridico coordinato dal Dr. Ugo De Carlo dal titolo: “il matrimonio un cantiere aperto”. Tra questi colpisce la posizione di chi vorrebbe maggiori tutele per la famiglia di fatto, quasi (sempre che chi scrive abbia colto il senso dell’intervento) una sorta di equiparazione tra questa e la famiglia “istituzionale”, come se il comportamento della coppia con convivenza stabile, in tutto e per tutto assimilabile al comportamento di due sposi (magari con prole), dovesse essere inteso dal legislatore come un comportamento nel quale leggere comunque una sorta di “tacito” negozio nuziale. Ebbene, al di là della doverosa tutela da assicurare ai figli nati in tali unioni – tutela che nel nostro ordinamento sembra comunque garantita come è parso emergere dagli interventi Probabilmente queste degli stessi relatori – non si vede considerazioni possono obiettivamente quale sia il rappresentare una eccessiva motivo per cui chiedere di semplificazione e perfino una disciplinare in maniera più banalizzazione di argomenti e specifica e approfondita e di tematiche che richiederebbero assicurare maggiori tutele a approfondimenti di ben altro questo tipo di unioni. La coppia spessore, ma permettete un po’ che convive ha la possibilità di sana banalità e un pizzico di (sempre che non si tratti di ottuso realismo da parte di chi, coppie omosessuali) come lo scrivente, dopo di unirsi in essersi Pensare matrimonio, se non lo “masochisticamente” fa è proprio perché unito in matrimonio a politiche intende sfuggire, con la propria sposa, si di sostegno con tutta probabilità, a trova a barcamenarsi come quel complesso di quotidianamente con regole che disciplina una “corposa” famiglia il quoziente l’istituto matrimoniale (cinque figli) tra i familiare e che fa assumere agli meandri di un sistema sposi precise che non pare affatto responsabilità. Orbene, la coppia porre in cima alle proprie scegliendo tale tipo di unione ha priorità il sostegno alla famiglia, manifestato la propria volontà soprattutto a quella numerosa indirizzandola in direzione ben (in barba all’art. 31 della precisa, ed accordare a questa Costituzione che recita: “La tutele particolari e generiche Repubblica agevola con misure equiparazioni alla coppia economiche e altre provvidenze sposata, oltre a rappresentare la formazione della famiglia e una forzatura della volontà dei l’adempimento dei compiti conviventi può spingere a relativi, con particolare riguardo deresponsabilizzare gli stessi e a alle famiglie numerose”). Queste configurare tutele senza banali osservazioni muovono da richiedere impegni. altrettanto semplici
considerazioni (al limite dell’ingenuità) dettate da un “laicissimo” pragmatismo: l’ordinamento può e deve disciplinare e dare tutela a interessi OGGETTIVAMENTE meritevoli, essenza dei “diritti” disciplinati dalla collettività che hanno sempre degli speculari “doveri”. E’ evidente che la “meritevolezza” degli interessi – in assenza di una Verità che i poveri e sparuti cattolici si ostinano pervicacemente a professare – è argomento estremamente relativo e quindi decisamente “scivoloso”. Non resta pertanto rifarsi alla obiettiva utilità che la tutela dei ridetti interessi apporta alla collettività… altrimenti il rischio è quello di assurgere a veri e propri “diritti” quelli che in realtà sono semplici “desideri” dei singoli individui. La natura stessa e quel complesso di principi iscritti nel cuore dell’uomo possono rappresentare l’indicatore di questa obiettività cui rifarsi per legiferare in materie tanto delicate senza condizionamenti di mode e culture del momento o, peggio, pregiudizi di altro
genere. La famiglia tradizionalmente intesa con precisi impegni reciproci degli sposi sembra essere istituto conforme a quegli indicatori richiamati, e gli individui possono fare questa scelta oppure no. Capisco perfettamente che questi sono argomenti oggi molto poco “chic” e che sia molto più elegante “mostrare attenzione per le realtà che stanno emergendo” per dirla alla maniera del nostro ministro del lavoro, per “evitare fattori di instabilità sociale oltre che economica”.. ma siamo sicuri che “rincorrere” tutte queste nuove forme di convivenza alternativa al matrimonio nel tentativo di dare tutela da parte della collettività a scelte che volutamente vogliono prescindere dall’impegno preso innanzi alla collettività, possa aiutare a dare stabilità sociale ed economica più che serie politiche a favore della famiglia tradizionale (penso al “quoziente familiare” o similari)? Come si dice… ai posteri... Lorenzo Mini
La fede in «Contropiede» Don Marco Pozza racconta come avvicinarsi ai giovani i sono due linguaggi che i ragazzi di oggi capiscono, e sono lo sport e la musica». Don Marco Pozza, giovane prete di Calvene, cappellano del carcere di massima sicurezza di Padova, da anni appassionato maratoneta, spiega così il motivo della pubblicazione del suo nuovo romanzo “Contropiede. La vittoria è impossibile solo per chi non crede nei propri sogni”, durante la presentazione al teatro Filicchi nell’ambito dei festeggiamenti di Santa Giulia. Un romanzo che unisce impegno sportivo e fede, e racconta la storia di una banda di writer, otto ragazzi della periferia romana che passano le loro giornate ad imbrattare i muri del quartiere, considerati per questo scalmanati e nullafacenti. Ragazzi che forse hanno perso la fiducia in se stessi ma che presto capiranno di poter realizzare qualcosa di bello. Un motivo di riscatto viene loro offerto da un allenatore, dietro la cui immagine si nasconde quella di un educatore morale, Pierluigi Mangiametri, ex meccanico appassionato di atletica, che in soli sei mesi riuscirà a farli gareggiare alla maratona di New York. Un allenatore che non mira a formare un campione del domani, ma un ragazzo di oggi. Si tratta del racconto di una sfida educativa, che vuole mettere alla luce la bellezza dei ragazzi, «che sono quelle persone che quando tu li pensi sconfitti, si alzano e ripartono in
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contropiede». Don Marco Pozza afferma che non è facile educare i ragazzi, non è semplice far sentir loro il divertimento dentro al cuore; ma questo diventa possibile andando incontro alle loro esigenze, cercando di capire il loro linguaggio, e tentando di amare quello che loro amano, perché è importante quello che diceva don Bosco: «Prima ama quello che i ragazzi amano e loro si innamoreranno di te». Un messaggio quello di don Marco che vuole essere un monito alla Chiesa, rimasta spesso vuota e priva di attività che possono attirare i più giovani, a causa di coloro che pensano che la sfida con i ragazzi sia ormai persa. Ma con queste pagine don Marco vuole dimostrare che i ragazzi possono ancora andare incontro alla Chiesa se il messaggio di Gesù viene raccontato con un linguaggio più vicino alla società moderna. La narrazione sportiva diventa quindi un escamotage per parlare della vita, per parlare di quei ragazzi che popolano le nostre strade e non hanno avuto la possibilità di conoscere la bellezza di Dio, e che è possibile raggiungere solo attraverso lo sport e la musica. Lo sport riesce a far riscoprire lo stupore per le cose semplici, è tutto tranne che improvvisazione, è fatica,
dona un senso di stanchezza che stanca il corpo ma che ti fa sentire bene. Anche San Paolo utilizzava il linguaggio del lottatore per parlare di Gesù Cristo, in una frase che identifica la corsa come una forma di ascesi: «Ho corso perché sono stato conquistato», ed è questa la sensazione che sta nel cuore di un atleta. La prefazione del romanzo è stata assegnata alla firma del campione olimpico Alex Schwazer, che parla del romanzo in questo modo: «è questa la prospettiva colorata che abita questo splendido romanzo del mio amico don Marco: lottare un centimetro alla volta per educare i ragazzi attraverso lo strumento meraviglioso dello sport. Basta un centimetro, a volte, per conoscersi meglio e scoprire le cose che davvero contano nella vita, anche se qualcuno all’inizio non immaginerebbe che lo sport potesse tanto. «Contropiede» non è soltanto una bella storia, ma è soprattutto un invito giovane a credere nello sport come palestra per diventare uomini felici». Alice Carpentiere
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
3 giugno 2012
III
Don Ciotti a Livorno venerdì 1 giugno
L’INTERVISTA A Carlo Picchietti
Diamo ali alle strade Ultimo appuntamento di quest’anno con le iniziative degli «Amici di don Quilici» con un incontro dal titolo «Riscoprire il volto dell’altro». L’appuntamento prevede un’apericena alle 19.00 ed a seguire alle 20.30 l’incontro pubblico
Camminare per riflettere In questi giorni in cui abbiamo festeggiato Santa Giulia, siamo andati a trovare un pellegrino che ha deciso di ripercorrere, dopo l’esperienza dello scorso anno, ancora una volta il cammino della Santa a piedi, fino a Brescia vevamo parlato con Carlo Picchietti circa un anno fa, quando ci aveva raccontato di come avesse riscoperto il "cammino di Santa Giulia", un pellegrinaggio che da Livorno arriva fino a Brescia, città che custodisce le spoglie della nostra patrona. Carlo è partito, e al suo ritorno lo scorso settembre era già deciso a partire di nuovo. Gli abbiamo chiesto i motivi.
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Quando hai parlato con noi prima di iniziare il tuo viaggio, ci avevi detto che partivi per cercare la tranquillità. L’hai trovata? «Direi che il cammino è stato in realtà l’inizio di un percorso che ho scoperto essere quello adatto a me per trovarla. Mi sono accorto che il silenzio della natura, è la strada giusta per trovare quello interiore e riallineare il mio equilibrio che era stato modificato negli anni dalla mia voglia di cambiare».
L’arrivo a Brescia: come ti sei sentito? «Non posso dire di non essermi sentito pieno di felicità, ma mi sono accorto che quello che avevo imparato dal cammino era che la meta è l’ultima cosa, tutto quello che ci sta prima, il viaggio per arrivarci è il vero obiettivo, la vera crescita». Che cosa ti ha lasciato il viaggio? «Ogni persona che ho incontrato e che mi ha accolto, mi ha lasciato una perla di spiritualità diversa che mi ha suggerito un messaggio. C’è stato il parroco con cui ho parlato di fede, quello con cui ho pregato e adorato il Signore, ma anche quello di montagna che mi ha suggerito una strada migliore per la prossima volta». Cosa ti è mancato? «Avrei partecipato volentieri a qualche messa in più. Arrivando nei conventi e chiese la sera, la messa in genere era già stata celebrata. Però
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camminando ho parlato molto con Dio. Dal punto di vista pratico invece c’erano troppe strade trafficate e un po’ pericolose per un pedone». C’è stato un momento un cui hai detto "torno a casa"? «Non proprio. Anzi mi sono scoperto con una forza di volontà molto più forte di quella che pensassi. Ci sono stati dei momenti in cui la stanchezza diventava veramente tanta, ma dopo una pausa di rilassamento la voglia di ripartire era ancora più forte. Un altro episodio che mi ha messo alla prova è quando nella Pianura Padana, ho sbagliato la sponda del canale da seguire. Circa tre ore di cammino "buttato" per ritornare sulla strada giusta, ma anche questo è stato un insegnamento di vita».
«Ogni persona che ho incontrato e che mi ha accolto, mi ha lasciato una perla di spiritualità diversa che mi ha suggerito un messaggio»
Come è iniziato il viaggio? «Il 2 settembre, il giorno prima di partire, Don Cornelio durante la messa mi ha benedetto con la benedizione del pellegrino. Il 3 sono partito ed è iniziato il viaggio tra strade, sentieri, momenti faticosi e momenti fantastici».
conclusione del ciclo di incontri dal titolo “Diamo ali alle strade”,in occasione del 220° anniversario della nascita di don Giovanni Battista Quilici, “Gli amici di don Quilici” presentano l’ultimo appuntamento dal titolo: «RISCOPRIRE IL VOLTO DELL’ALTRO: responsabilità ed impegno per ogni uomo per costruire un’umanità più giusta, più libera, più solidale» venerdì 1 Giugno presso l’auditorium della Camera di Commercio. Il relatore della serata sarà don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera. Chi è don Luigi Ciotti? Nel 1965, insieme ad alcuni amici, promuove un gruppo di impegno giovanile che prenderà in seguito il nome di Gruppo Abele. Fra le sue prime attività, un progetto educativo
Adesso cosa ti spinge a ripartire? «E’ come se l’arrivo di fronte alle spoglie di Santa Giulia in realtà non fosse stato che il punto di partenza, che mi ha convinto ancora di più di quanto quello che valga siano le cose spirituali e non quelle futili. E poi ritrovare quel silenzio in mezzo alla natura in cui meditare e pregare»
. Sarà lo stesso percorso? «No. Come dicevo il parroco di Collagna, una persona dalle poche parole, mi ha suggerito un percorso alternativo per evitare strade trafficate passando da Reggio Emilia invece che da Cremona. In questo modo tra l’altro il percorso si accorcerà di una sessantina di chilometri passando quasi interamente per sentieri CAI. Prevedo 15 tappe, un giorno in più rispetto allo scorso anno per evitare di avere tappe faticose concentrate nei giorni successivi e averne alcune un po’ più rilassanti magari di 10 chilometri anziché 30 giornalieri». Totale? «Sono circa 335 chilometri.»
MARCELLO MURZIANI È STATO ELETTO
Un livornese governatore dei Lions della Toscana arcello Murziani, con ben 252 voti di preferenza è stato M confermato Governatore dai 282 delegati arrivati a Marina di Carrara da tutti i Lions club della Toscana. È la prima volta, dalla nascita del distretto 108la, che un livornese viene chiamato a ricoprire il prestigioso ruolo di Governatore della Toscana. Marcello Murziani porta in dote ai Lions toscani, oltre alle sue professionalità ricche e composite, raccolte in più di 20 anni come dirigente della “Cassa di Risparmio di Livorno”, anche il tratto e l’ottimismo costruttivo che lo distingue: un’iniezione di energia in un momento storico molto complesso ma anche molto appassionante, come tutte le sfide nei momenti di grandi cambiamenti. Le prossime settimane per il Governatore saranno dense di eventi e di appuntamenti: il 17 luglio il Convegno Nazionale Lions di Genova, subito dopo quello mondiale in Corea, per poi ritornare il 14 luglio al Lido di Camaiore per assegnare le cariche e presentare ai Soci il proprio programma Annuale.
Cosa rimetterai nello zaino e di cosa invece ti sei accorto di poter fare a meno? «A un certo punto, quando si stava per spengere, mi sono accorto di aver perso il carica batterie del cellulare. Ma questo non mi ha sconvolto più di tanto. Di quello avrei anche potuto fare a meno se non fosse stato per tranquillizzare a casa che andava tutto bene. E poi avevo troppi vestiti! Due paia di scarpe e cambi che mi avevano fatto partire con più di 20 chili sulle spalle. Uno strumento che è diventato invece mio grande amico è stato il satellitare su cui erano caricati i miei percorsi, utilissimo per orientarsi. Poi con me porterò sicuramente un libro di preghiere. Questa volta lo zaino però peserà un decimo dello scorso anno». Al tuo ritorno hai aperto un blog. Più per te o per gli altri? «Il blog è nato per caso una sera di fronte a una birra. L’idea è di utilizzarlo come strumento di diffusione del cammino di Santa Giulia perché sempre più persone possano conoscerlo e seguirlo, ma è anche un "luogo" in cui parlo del camminare come attività per riflettere. Secondo me, il cammino di Santa Giulia, per i luoghi che tocca, naturali e spirituali, è uno strumento veramente valido per farlo. Mi piacerebbe davvero che diventasse anche per altri un mezzo per intraprendere un viaggio di ricerca dentro se stessi e trovare la tranquillità. E poi, un modo concreto per unire due città come Brescia e Livorno che hanno così tanto amore verso Santa Giulia». Se volete partire o dire la vostra: http://ilcamminare.
negli istituti di pena minorili e la nascita di alcune comunità per adolescenti alternative al carcere. Il Gruppo Abele non si occupa solo di droga, ma sviluppa proposte per affrontare il disagio sociale nel modo più ampio possibile. Negli anni 90 l’impegno di don Ciotti si allarga al contrasto alla criminalità organizzata: nel 1995 infatti, fonda il coordinamento di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre 1.600 realtà nazionali e internazionali (fra cui diverse sigle del mondo dell’associazionismo, della scuola, della cooperazione e del sindacato). Nel 1996 Libera promuove la raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, e nel 2010 una seconda grande campagna nazionale contro la corruzione. Obbiettivo di Libera è alimentare quel cambiamento etico, sociale, culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d’ingiustizia, illegalità e malaffare. L’appuntamento prevede un’apericena alle 19.00 ed a seguire alle 20.30 l’incontro pubblico.
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
3 giugno 2012
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 1 GIUGNO Nella mattina , udienze laici in vescovado 14.30 a Ragusa, incontro con i giovani della diocesi SABATO 2 GIUGNO A Ragusa, incontro con i giovani della Diocesi 19.00 in prefettura, festa della Repubblica DOMENICA 3 GIUGNO 10.30 S. Messa e cresime alla chiesa di Sant’Agostino LUNEDÌ 4 GIUGNO 9.00 in vescovado, incontro con il dirigente provinciale scolastico MARTEDÌ 5 GIUGNO 9.30 alla Camera di Commercio, giornata dell’economia 10.00 festa dei Carabinieri Dalle 11.30 Udienze clero in vescovado 16.00 S. Messa per la giornata diocesana del malato alla chiesa dei Salesiani MERCOLEDÌ 6 GIUGNO 9.00 incontro con la Caritas in vescovado Dalle 10.00 Udienze clero in vescovado 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado 18.00 in vescovado, incontro con i coordinatori del Progetto Culturale GIOVEDÌ 7 GIUGNO 9.30 in vescovado, incontro con il sindaco di Collesalvetti Lorenzo Bacci 10.00 incontro con la commissione regionale per la catechesi in vescovado Dalle 12.00 udienze clero in vescovado 19.00 incontro con il GAV del V vicariato a Rosignano Marittimo VENERDÌ 8 GIUGNO Nella mattina udienze laici in vescovado 18.30 S.Messa ed incontro con i volontari ACOS (Associazione cattolica operatori sanitari) a Quercianella SABATO 9 GIUGNO A Camaiore, consiglio dei Vescovi allo STI 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S.M. del Soccorso DOMENICA 10 GIUGNO 10.30 S. Messa e processione del SS. Corpo e Sangue di Cristo a Castell’Anselmo 18.00 S. Messa e processione del SS. Corpo e Sangue di Cristo dalla chiesa di S. M.del Soccorso fino alla cattedrale
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Sorrentino D. – L’economista di Dio: Giuseppe Toniolo- Ed.AVE, pp. 350, euro 15,00 Domenico Sorrentino, Arcivescovo di AssisiNocera Umbra-Gualdo Tadino, Postulatore della causa di beatificazione di Giuseppe Toniolo, ci presenta un personaggio chiave del movimento cattolico italiano. Nella biografia egli affronta e ricostruisce con attenzione tutti gli aspetti della sua ricchissima esperienza umana e cristiana: la famiglia, l’università, l’impegno politico e sociale, la sua opera di studioso e di uomo di cultura, il suo impegno ecclesiale. E’ stato grazie al suo quotidiano operare in questi diversi ambiti, in piena armonia con il Vangelo e con la vita della Chiesa, che egli è oggi presentato come modello di santità laicale. La sua beatificazione rappresenta il riconoscimento di una vita ispirata alla fede in Cristo, vissuta come la sola via per un’autentica realizzazione della persona. Viene anche presentata un’antologia che permette di confrontarsi direttamente col pensiero di Toniolo e di coglierne la straordinaria ricchezza e validità.
Diocesi informa Domenica 10 giugno alle 18.00 alla chiesa di S.M. del Soccorso
Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo arissimi, nella ricchezza di celebrazioni ed incontri di questo C periodo, siamo prossimi alla Solennità del Corpo e Sangue di Cristo, fulcro e culmine della nostra vita di Fede. La Chiesa di Livorno celebrerà la Solennità, oltre che nelle singole Parrocchie, a livello Diocesano, come da programma qui di seguito riportato. Desidererei, per rendere ancora più significativa la Festa, la partecipazione, oltre a quella del clero e delle religiose, di tutti gli accoliti, lettori, Ministri straordinari della Comunione e ministranti della Diocesi, nonché di tutti i bambini e le loro famiglie che hanno celebrato, in questo anno, la Messa della Prima Comunione. Programma ore 18 S. Messa nella Chiesa di S. Maria del Soccorso; ore 18.50 inizio della processione (dalla Chiesa di S. Maria del Soccorso alla Cattedrale); ore 19.30 in Cattedrale, Benedizione Eucaristica. Per favorire una piena partecipazione di Clero e Fedeli, dispongo che Domenica 10 Giugno, in città di Livorno, non vi siano altre celebrazioni eucaristiche, concomitanti con quella diocesana. Prego di dare lettura di questo mio breve a tutte le S. Messe di Domenica 3 Giugno. Grato, vi saluto nel nome del Signore Simone, Vescovo
CONCERTI A S. GIOVANNI BOSCO ...non finisce qui i è conclusa sabato 19 maggio, presso la Chiesa di San Giovanni Bosco, la stagione organistica. Il parroco, don Luciano Musi, si Sè detto già dispiaciuto di non poter gustare, durante il periodo estivo, il sublime canto di lode a Dio che proviene dalle canne dell’organo quando è suonato da grandi maestri, come nella stagione appena terminata; tanto che forse ci riserverà presto qualche piacevole sorpresa fuori programma. Un ringraziamento particolare è andato al Maestro Claudia Termini, che ha deliziato gli auditori per l’intero corso dell’anno, presentando i più vari programmi ed esaltando magnificamente le variegate qualità sonore e timbriche che l’organo di Coteto possiede. La ricchezza timbrica e la grandezza dell’organo stesso, lo rendono duttile all’esecuzione di ogni genere di repertorio. Nell’occasione particolare di sabato 19, insieme al Maestro Termini, si è esibito al pianoforte, con arte e virtuosismo veramente incantevoli, il Maestro Riccardo Risaliti, interpretando prima gli stessi brani poi suonati all’organo. Il confronto ha esaltato entrambi gli strumenti, facendo gustare le meravigliose possibilità dinamiche e l’eleganza del pianoforte e allo stesso tempo le molteplici potenzialità timbriche e la magnificenza del principe degli strumenti musicali, l’organo. Il programma ha previsto l’esecuzione, sempre prima al pianoforte poi all’organo: Johann Sebastian Bach (1685-1750), PreludioCorale "Nun komm, der Heiden Heiland" BWV 659; Toccata e fuga in re min. BWV 565; César Franck (1822-1890), Prèlude, Fugue, Variation; Franz Liszt (1811-1886), Preludio e fuga su B-A-CH. Il concerto si è presentato come un piccolo assaggio di ciò che ci riserveranno le future rassegne organistiche. Il Maestro Termini ha promesso, ha promesso, che ci farà compiere nella prossima stagione, per mezzo di lezioni-concerto, un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’organo, mostrandocene tutti i segreti più nascosti. S. B.
Le proposte di PHARUS VIAGGI
Vivere la Terra Santa pregando Dal 22 al 28 Luglio con monsignor Giusti nei luoghi sacri della Terra Santa 1° giorno - 22 luglio: ritrovo all’aeroporto di Pisa e partenza per Tel Aviv. All’arrivo trasferimento per la Galilea. In serata arrivo sul Monte Tabor. Sistemazione e cena. Nella notte celebrazione eucaristica e tempo per la preghiera notturna personale. 2° giorno - 23 luglio: in prima mattinata partenza per Nazareth. All’arrivo preghiera a Nazareth e Santa Messa. Al termine visita orante dei luoghi dell’infanzia di Gesù e Maria. Rientro al Tabor per il pranzo. Nel pomeriggio riposo e tempo libero per la visita del Tabor. Meditazione e tempo per la preghiera personale. Veglia di preghiera sul Monte Tabor . Cena e al termine S. Rosario meditato. 3° giorno - 24 luglio: in pirma mattinata, partenza per il Monte delle Beatitudini, Betsaida, Kursi e Hippos. Rientro per il pranzo al Tabor, riposo e nel pomeriggio meditazione e tempo per la preghiera personale. S.Messa e adorazione eucaristica sul Monte Tabor . Cena e al termine S. Rosario meditato. 4° giorno - 25 luglio: in mattina partenza per la Samaria. Luoghi di visita: Samaria con il pozzo della Samaritana Sichem e il monte Garizim. Sosta a Zababdeh. Visita alle rovine di Sebaste ed alla località di
Nablus, la biblica Sichem, divenuta la capitale del Regno del nord. Visita del sito archeologico e della basilica bizantina sul monte Garizim. Ai suoi piedi si trova il ’pozzo di Giacobbè, dove Gesù incontrò la Samaritana e dove ora sorge una chiesa ortodossa. Pranzo e nel pomeriggio arrivo a Gerusalemme. Se possibile, in serata Santa Messa nella Chiesa di S. Anna. Rientro in hotel per la cena. Al termine Rosario per la Via Dolorosa a Gerusalemme. 5° giorno - 26 luglio: Tempo per la preghiera personale e Celebrazione Eucaristica al Santo Sepolcro. In mattinata, se possibile salita alla spianata delle moschee. Discesa e sosta al Muro del Pianto, che gli Ebrei chiamano Occidentale, l’unica parte superstite delle mura costruite da Erode per sorreggere l’enorme terrapieno su cui sorgeva l’antico Tempio di Gerusalemme, distrutto dai soldati romani nel 70 d.C.. Rientro in albergo per il pranzo. Nel pomeriggio visita del Sion cristiano. Cena in albergo . Veglia di preghiera al Getsemani. 6° giorno - 27 luglio: prima colazione in albergo e trasferimento a Betlemme. Visita della Basilica con la Grotta della Natività e la Grotta del latte. S.Messa alla Chiesa del
Latte. Rientro a Gerusalemme e tempo libero a disposizione per acquisto ricordi. Visita notturna della città. 7° giorno - 28 luglio: Tempo per la preghiera personale e Celebrazione Eucaristica al Santo Sepolcro Visita ad Abu Gosh (Emmaus con la chiesa Benedettina e quella dell’Arca dell’Alleanza). Pranzo libero in aeroporto e imbarco per l’Italia . Quota di partecipazione euro 960,00 per persona + euro 30,00 quota iscrizione Supplemento camera singola euro 190,00
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LA SETTIMANA DI LIVORNO ......
EDUCATORI per passione Entrare in relazione con il giovane richiede, in particolare, la consapevolezza di un processo educativo che è tutto da scoprire
on è facile realizzare una relazione educativa «rispettosa» della vita, una relazione in grado di realizzare un equilibrio dinamico tra autorità e novità. Qualcuno ha detto che l’adolescenza e la giovinezza sono un periodo in cui due generazioni (quella dei giovani e quella degli adulti) si incontrano, si fronteggiano, discutono, non solo per adattarsi reciprocamente, ma per decidere un processo di rinnovamento e nello stesso tempo di conservazione. Ma se l’adulto non c’è o non è adulto? Un adulto è stato adolescente e giovane. È importante attingere dalla propria vita quegli atteggiamenti che ci hanno permesso di crescere. Ognuno può fermarsi a rileggere la propria esperienza ed imparare da ciò che ha vissuto per trovare in sé quegli atteggiamenti educativi che promuovono e fanno crescere la persona.
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Alcune immagini dell’educatore L’educatore faro: si limita a segnalare le coste e a indicare i pericoli, sta lì fermo sulla riva mentre la nave cerca una sua rotta e deve trovare il modo di attraccare.
proporre, fa un discorso autorevole, ma domanda la decisione personale, sollecita il «se vuoi», si mette a disposizione e si coinvolge senza farsi travolgere. Il modello educativo per eccellenza che è Gesù. ci indica tre importanti caratteristiche della relazione educativa, caratteristiche che oggi conosciamo e verifichiamo insieme. LA RELAZIONE EDUCATIVA Un entrare in relazione con il giovane richiede il «lasciarsi giocare» e modificare dall’altro, stabilendo dei leganti che favoriscono la reciproca crescita e maturazione. Un’ entrata in relazione con il giovane richiede, in particolare, la consapevolezza di un processo educativo che è tutto da scoprire.
«L’educatore oggi sembra soffrire di tre grosse paure: la paura di non saperne abbastanza, di non saper rispondere alle domande, di non avere strumenti per organizzare il gruppo o l’azione educativa»
L’educatore sirena: attrae i naviganti malcapitati sugli scogli su cui già hanno fatto naufragio uomini del passato.
L’educatore guida: segue da vicino il navigatore, sollecita, sorregge, ma non sostituisce chi deve imparare. E’ come la guida alpina che fa in modo che lo scalatore, appena è in grado, salga da solo; la corda che lega lo guida al suo compagno ed è insieme una sicurezza e un limite, ma serve per salire e salire insieme in certi momenti. I giovani oggi cercano tali educatori.
LE PAURE DELL’EDUCATORE L’educatore oggi sembra soffri re di tre grosse paure: la paura di non saperne abbastanza, di non saper rispondere alle domande, di non avere strumenti per organizzare il gruppo o l’azione educativa; la paura di non essere accettato, come persona, come proposta, di non ottenere il consenso; la paura di essere sopraffatto dai giovani considerati come potenziali nemici. In genere cerchiamo di sconfiggere queste paure o con la fuga e con il silenzio o con la ricerca dell’onnipotenza o dell’onniscienza. Nel primo caso si risolve la crisi gettando la spugna, rendendoci complici delle insufficienze dei giovani (educatori permissivi). Nel secondo caso, per non perdere la battaglia ci si
immagina onnipotenti, risolvendo la relazione educativa con l’affermazione della propria supremazia (educatori autoritari). Sono le tentazioni dell’educatore che vanno vinte e superate, sono vecchie come il mondo, le troviamo anche nel modello educativo proposto da Gesù che ha rinunciato di fare il maestro onnipotente per proporre un modo diverso di relazione. Egli è il «maestro», e non ha rifiutato di esserlo, ma si mette a servizio dell’altro, ha qualche cosa da
a) Relazione asimmetrica: La consapevolezza della disparità, non assoluta ma transitoria è importante . per chi educa. Una asimmetria che riguarda tutto ciò che concerne l’esperienza di vita, la scelta di fede, la maturità personale. Essa favorisce, di conseguenza, una comunicazione scambievole, che permette l’intervento educativo. Un educatore che sa stare dentro questa asimmetria, è una persona che può e che sa educare perché non si identifica con colui con cui entra in relazione, sa cogliere le esigenze e le problematiche dell’altro senza confonderle con le proprie. Concretamente gli educatori «amiconi» non servono, i giovani non sanno di che farsene dei «vieni qua che ci consoliamo insieme» educano poco. Usare le stesse espressioni, lo stesso linguaggio dei giovani per farci accettare da loro non veicola mai interventi educativi corretti. Al contrario, la consapevolezza dei proprio compito e ruolo, dentro una buona capacità di flessibilità, la possibilità di orientare, di sostenere proprio a partire dalla consapevolezza di una diversità
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di esperienza e di maturità, favorisce la crescita e la maturazione dei giovane. b) Relazione complementare La relazione asimmetrica richiama necessariamente l’aspetto della complementarità. L’altro nella relazione invoca di volta in volta aiuto sostegno, orientamento. Il completarsi a vicenda è riconoscere che la diversità è ricchezza e che permette ad ognuno di ricevere dall’altro. Se asimmetria educativa ci permette di riconoscere il compito dell’educatore e di vivere positivamente la divergenza, l’aspetto della complementarità ci fa sentire il dono dell’educatore, la possibilità di crescita e di sviluppo che noi stessi riceviamo. E’ una complementarità a vari livelli, tutta da scoprire nel processo educativo, ma che si coniuga con espressioni di collaborazione, di corresponsabilità di arricchimento reciproco, di vicinanza. Spesso noi sperimentiamo che nell’educatore riceviamo molto anche per la nostra crescita, questa esperienza è esperienza della complementarità. e)Relazione reciproca L’educatore dei giovani vive la reciprocità nell’entrare in relazione; coglie perciò la propria diversità e la diversità dell’altro come ricchezze, come possibilità di crescita per sé. Sa dialogare, perché non si pone mai come uno che ha la verità in tasca»; sa ascoltare, perché nel tu del giovane che incontra sa riconoscere il Tu di Dio. Essere reciproci in un rapporto educativo è essere disponibili al confronto, al cambiamento, è riconoscere i propri e gli altrui limiti, è valorizzare le proprie e le altrui abilità. Gesù incontrandosi con gli uomini e le donne del suo tempo ha saputo entrare nella loro vicenda umana, li ha ascoltati, ha instaurato un rapporto che ha permesso ad ogni persona di sentirsi grande, importante, unica, amata immensamente dal Padre.
CATECHESI
COME ENTRARE POSITIVAMENTE IN RELAZIONE CON I RAGAZZI...
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
3 giugno 2012
ORDO VIRGINUM: FORMAZIONE e donne delle Diocesi toscane consacrate nell’Ordo virginum, quelle in cammino verso la consacrazione e tutte coloro interessate a questa forma di vita si incontrano Sabato 2 Giugno ore 11 ad Arezzo, Seminario Arcivescovile , piaggia Murello 2 con mons. Riccardo Fontana, Arcivescovo di Arezzo. sul tema: «Dalla croce la purificazione per una rinnovata relazione sponsale» Si ricorda anche l’Incontro Nazionale delle donne consacrate delle Diocesi d’Italia, a Mazara del Vallo (Trapani) dal 25 al 29 Agosto sul tema: “Voi invece siete stirpe eletta” (1 Pt 2,9) – Ordo virginum, Annuncio di Carità.
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Info: www.ordovirginum.org www.diocesilivorno.it gidag@lillinet.org
Monsignor Petrà ospite della Consulta di Pastorale familiare
VERITÀ E ACCOGLIENZA: LE DUE BRACCIA DELLA CHIESA
on l’incontro con monsignor Basilio Petrà, presbitero della diocesi di C Prato e professore ordinario di Teologia morale fondamentale e di Morale familiare alla Facoltà Teologica dell’Italia centrale, si è concluso il cammino, per quest’anno, della consulta della Pastorale familiare. L’ultimo appuntamento aveva come tema “Il magistero nella pastorale dei separati, divorziati e risposati”, in linea con il percorso di approfondimento affrontato quest’anno dalla Consulta. È stato un incontro davvero molto bello che ha approfondito le normative magisteriali in particolare nel delicato settore delle coppie irregolari. Mons. Petrà non ha svolto il suo intervento limitandosi alla enucleazione normativa ma ha inserito le norme della chiesa in un contesto di “accoglienza” che ha lasciato tutti molto colpiti. Verità e accoglienza sono state infatti definite da Petrà come le due braccia della Chiesa, sta a noi cercare di coniugarle senza far perdere le caratteristiche specifiche di ciascuna. Partendo poi dalla constatazione che le coppie irregolari non sono scomunicate, mons. Petrà ha inoltre sottolineato come sia la chiesa stessa a chiedere a queste la presenza all’interno di essa, in una comunione “imperfetta ma vera”. Certo i nodi da sciogliere sono ancora molti, in particolare quelli relativi all’impossibilità di accesso per le coppie irregolari ai sacramenti, ma la sensazione che viene dall’ascolto di questa conversazione è che comunque la chiesa non stia, come tanti pensano ed affermano, con le “mani in mano” allontanando per il momento il problema, ma sia pienamente impegnata, attraverso la teologia e lo studio di possibili strade che sono già aperte ad esempio nella fede ortodossa, a cercare possibili vie di soluzione. La strada è certamente lunga, ma in attesa che lo Spirito Santo possa dare la luce ai nostri pastori per trovare quella che sarà la soluzione migliore, non resta che impegnarci ad amare questi nostri fratelli e fare di tutto perché nessuno possa mai sentirsi escluso dalle nostre comunità. A.D.
Parrocchia di SAN LUCA
Ai nastri di partenza il GUASTAGNO 2012
E quando pensi che sia tutto finito… siamo solo all’inizio! il motto delle attività estive della Parrocchia San Luca – chiesa san Leonardo, che anche quest’anno sta preparando il GUASTAGNO 2012 e i campi estivi. C’è fermento in parrocchia , perché appena sono state aperte le iscrizioni… l’unico timore è stato quello di rimanere esclusi da ciò che è una festa quotidiana del paese di Stagno, una festa lunga 3 settimane! Sono giornate allegre, allietate dal suono della musica, dai sorrisi e dai colori dei bambini, che girano per le strade del paese indossando la stessa maglietta. Strade di mille colori: bambini, animatori, operatori dei laboratori che sembrano coriandoli svolazzare di qua e di là. Guastagno 2012 si svolgerà presso l’oratorio Pier Giorgio Frassati della parrocchia San Luca a Stagno da lunedì 11 a venerdì 29 giugno, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.30. Quali servizi offre? C’è un “servizio accoglienza” dalle 8.00 alle 9.30 per quei genitori che iniziano a lavorare presto, in questo modo possono lasciare i figli a un gruppo di signore che li accoglie e li fa giocare in oratorio. C’è il servizio di baby sitter, a cura della pastorale giovanile parrocchiale, per i bambini che non possono tornare a casa e pranzano al sacco nel refettorio. Ci sono i laboratori: pasta di sale, bigiotteria e corallini, decorazione, manualità, cucito, il campionato Europeo
È
a squadre con premiazione finale e il famoso “spettacolando”, corso di teatro e ballo diretto totalmente dagli animatori. E poi giochi, caccia al tesoro, olimpiadi con l’acqua, salti con la fune, canti, per non dimenticare “l’albero della
merenda” e le bellissime gite del mercoledì . Alla fine della giornata, due volte alla settimana, c’è il corso di basket . Non manca, certamente, il momento di preghiera prima di iniziare la giornata. Questo è ciò che il Guastagno
offre e ci saranno anche nuove sorprese: il corso di chitarra che si è svolto tutto l’anno in oratorio, continua anche in estate per prepararsi all’evento finale, la festa conclusiva di venerdì 29 giugno, con cena condivisa, manifestazioni sportive e spettacolo. E allora che aspettate? Correte! Le iscrizioni termineranno il 30 maggio… noi siamo qui a braccia aperte! M.C.
I bambini della PRIMA COMUNIONE Il gruppo dei bambini della parrocchia di San Luca di Stagno che ha ricevuto la Prima Comunione nelle scorse settimane, nella foto insieme al parroco don Piotr Grajper e alla catechista
Il Concilio Vaticano II: tra memoria e profezia Alla parrocchia del Sacro Cuore gli incontri per ripercorrere l’evento storico di 50 anni fa ono passati quasi 50 anni da quando Giovanni XXIII, il Papa Buono, indisse il Concilio Vaticano II, spiazzando molti benpensanti i quali lo avevano confinato nella poco azzeccata definizione di “Papa di transizione”. Quel pontefice invece, lungimirante come è chi si fa guidare dalle ispirazioni dello Spirito Santo, rivoluzionò la Chiesa con un evento di portata mondiale: quattro sessioni svoltesi nell’arco di tre anni (dal 1962 al 1965), 2540 vescovi presenti, quattro Costituzioni promulgate, assieme a tre dichiarazioni e nove Decreti. Si era finalmente creata l’occasione per conoscere le varie realtà ecclesiali, soprattutto quelle rimaste ai margini come quelle delle chiese di rito orientale, quelle latino americane ed africane. Parteciparono inoltre, per la prima volta, anche esponenti delle correnti scismatiche dalla Chiesa di Roma, come ortodossi e protestanti. “Chiesa, cosa dici di te stessa?”: questa la domanda provocatoria di Papa Paolo VI, chiamato alla morte di Roncalli a dirigere i lavori del Concilio. Non era quindi solo necessaria una definizione più precisa del concetto di Chiesa, ma anche un suo rinnovamento, una sua maggiore apertura al mondo esterno: per intendersi, non un maquillage di facciata, bensì una ristrutturazione profonda e massiccia dell’assetto ecclesiale. Le quattro Costituzioni dogmatiche promulgate in quei fertili anni, definiscono nei dettagli i vari aspetti di questo imponente processo di rinnovamento. In breve: la Dei Verbum: inerente la Parola di Dio, rimise la Bibbia al centro della vita della Chiesa e
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IL PROGRAMMA 4 GIUGNO: "Il Vaticano II, storia e attualità di un Concilio entusiasmante" (prof. Riccardo Burigana, docente all’Istituto di Studi ecumenici di Venezia e direttore del Centro studi per l’ecumenismo in Italia, collaboratore dell’Osservatore Romano) 7 GIUGNO: "Sia questa l’ora in cui la Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa. La Lumen Gentium" (prof. Maria Enrica Senesi,
docente alla scuola di formazione teologica diocesana) 11 GIUGNO: " Il dialogo fra la Chiesa e il mondo moderno … uno stimolo, una vocazione. La Gaudium et Spes" (prof. Maria Enrica Senesi, docente alla scuola di formazione teologica diocesana) 14 GIUGNO: "La Parola per dare un’anima alle parole. La Dei Verbum" (don Roberto Filippini, professore di
dei singoli cristiani. Incoraggiò la ricerca sui testi originali, la traduzione del testo in lingue vive e la pratica della Lectio Divina; la Lumen Gentium: rappresenta la Costituzione più importante riguardante la Chiesa, la sua natura e organizzazione. Confermò l’importanza della presenza dei laici e, in generale, del popolo di Dio alla vita della Chiesa stessa; la Sacrosantum Concilium: riguardante la liturgia sacra, fonte e culmine della vita ecclesiale, ebbe un’ampissima eco per il riconoscimento delle lingue volgari come “adatte” per la celebrazione di Sacramenti come la Messa e la Liturgia delle Ore, affrancando quindi la Chiesa dall’utilizzo esclusivo della lingua latina e, così facendo, coinvolgendo maggiormente i fedeli nella stessa liturgia; la Gaudium et Spes: con questa costituzione si
Sacra Scrittura allo StudioTeologico interdiocesano di Camaiore e rettore del Seminario di Pisa) 18 GIUGNO: " Solo una vita celebrata può diventare una vita vissuta? Alla scoperta della Sacrosantum Concilium" (diac. Enrico Sassano, cultore di liturgia) 21 GIUGNO: "Una comunità che vuole dire il Vangelo nell’oggi dell’uomo" (don Gino Berto, parroco)
cercò di aprire un proficuo confronto con la cultura e il mondo contemporaneo. Si valutò la necessità di riallacciare legami con uomini e donne di buona volontà, al fine di collaborare in modo comune per la pace, la giustizia, la scienza e le libertà fondamentali. Tuttavia, al di là dei rinnovamenti più evidenti, è doveroso chiedersi quanto dello Spirito Conciliare sia stato effettivamente assimilato ed applicato. Per questo, la parrocchia del Sacro Cuore ha organizzato dal 4 giugno, una serie di incontri volti ad approfondire i vari aspetti del Concilio Vaticano II. Gli incontri, due a settimana, saranno condotti da vari esperti e rappresentano una valida occasione per approfondire la riflessione e la consapevolezza del nostro essere cristiani in dialogo. Benedetta Agretti
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
3 giugno 2012
Il ricordo del prof. Ripoli
Conosciamo DON ANNIBALE REYES HERNANDEZ
Un coraggioso e vero testimone del Vangelo
Il sacerdote arrivato dalla Colombia Un aiuto in curia e in parrocchia DI GIANNI GIOVANGIACOMO
al 27 ottobre del 2011 collabora nella nostra Diocesi, don Annibale Reyes Hernandez, avere due cognomi è una consuetudine nei paesi latino-americani dove a quello del padre si aggiunge quello della madre, infatti don Annibale è nato a Santa Marta, una ridente città turistica che si affaccia sull’Oceano Atlantico Colombiano, nel Mare delle Antille. Lo abbiamo incontrato per conoscere la sua storia.
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Come è divenuto sacerdote? «A Bogotà ho seguito i corsi di formazione: tre anni di filosofia e quattro di teologia, ho poi conseguito la
Licenza in Teologia a San Buenaventura. Sono stato ordinato sacerdote secolare il 15 aprile 1980 nella diocesi di Garagoa, provincia di Boyacà, qui sono stato parroco e contemporaneamente Vicario Episcopale». Quali altri studi ha fatto? «Ho conseguito la laurea in Diritto Canonico a Roma, dopo aver frequentato dal ’86 al ’90 il Pontificio Ateneo Romano della Santa Croce, ho poi ottenuto la specializzazione in Diritto Canonico a Bogotà frequentando l’Università Saveriana dei Padri Gesuiti». Quali sono stati i suoi incarichi fino ad oggi? «In Colombia sono stato 10 anni nei
Tribunali Ecclesiastici, ho svolto la mansione di Vicario Giudiziale aggiunto a Bogotà per l’intero Stato della Colombia. Sono stato Presidente del Tribunale Regionale Ecclesiastico di Barranquilla (si tratta di una città situata vicino a Santa Marta) e parroco a Bogotà e a Barranquilla». Come è arrivato a Livorno? «Per mezzo di una famiglia che conosceva molto bene monsignor Giusti, avevo sentito che a Livorno avevano bisogno di sacerdoti, così ho avuto un colloquio con il Vescovo che ha accolto la mia richiesta di collaborazione. Non sono ancora "incardinato" nella Diocesi, sono qui per mezzo di una
ei giorni scorsi, dopo lunga malattia, è N tornato alla Casa del Padre Emanuele Ripoli (il Prof. Ripoli). Con Lui scompare
convenzione tra la mia diocesi colombiana e quella di Livorno, secondo una norma della CEI». Attualmente quale mansione svolge? «Abito nella parrocchia di San Martino a Salviano dove cerco di dare la mia collaborazione; il Vescovo mi ha chiesto,
vista la mia preparazione, un aiuto in curia per dirimere le diverse situazioni giuridiche e attualmente in cancelleria seguo le pratiche giuridiche relative ai sacerdoti; monsignor Giusti mi ha detto anche che durante l’estate mi affiderà una parrocchia come parroco».
I bambini di Livorno e lo Slow food Day A Villa Mimbelli il primo mercatino contadino delle scuole cittadine
a giornata "Slow food", organizzata nel parco di Villa Mimbelli, ha visto protagonista il cibo, ma soprattutto molti bambini di alcuni nidi, centri e scuole dell’Infanzia e di alcune scuole primarie che, durante tutto l’anno scolastico, hanno curato il loro orti scolastici: hanno preparato il terreno per le coltivazioni, hanno piantato, annaffiato e poi raccolto i loro prodotti. Tutto ciò con la partecipazione attiva delle insegnanti che si sono prodigate lavorando a fianco degli alunni e accompagnando questo percorso - almeno per i più grandi - con la didattica. Molti dei prodotti esposti sono stati anche portati a casa per farli assaggiare alle famiglie (i baccelli, i ravanelli e il radicchio). Questa giornata è quindi la conclusione di un percorso che ha coinvolto i bambini durante tutto l’anno e che, oltre a metterli in contatto con una natura che è sempre meno apprezzata e conosciuta dalle nuove generazioni che vivono in città, ha permesso di far loro gustare le verdure - che magari a casa non mangiano, ma che se sono coltivate da
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loro, vengono assaggiate -. Dopo il saluto delle autorità erano presenti l’Assessore allo Sviluppo alla persona del Comune di Livorno Carla Roncaglia e l’Assessore all’Agricoltura, Turismo, Pesca e Marketing territoriale della Provincia di Livorno Paolo Pacini - la festa è iniziata. Gli intervenuti hanno avuto la possibilità di visitare i banchi dove erano in mostra i prodotti degli orti scolastici che potevano essere comprati. Nella ludoteca “la Serra incantata” era stato organizzato il laboratorio di pane e olio ai profumi dell’orto. Nel “salotto di paglia” si sono susseguite una degustazione di olio dedicata ai bambini e nei“granai della memoria”, sono stati narrati racconti del nostro passato. Er a stato allestito uno spazio per il "libero scambio di ricette", uno spazio autogestito di pietanze cucinate dai genitori accompagnate dalle ricette. Inoltre vi era uno "Spazio Mostra" con tutti gli elaborati dei bambini delle scuole coinvolte. Nonostante la pioggia è stato un grandissimo successo sia per l’entusiasmo di tutti i partecipanti che per la raccolta fondi. I soldi raccolti saranno destinati ad accogliere “comunità del cibo” che parteciperanno dal 25 al 29 ottobre p.v. al Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre. Elena Cerini
anche uno degli ultimi componenti di quel gruppo di giovani cattolici che, capitanati da Mario Razzauti, hanno fatto la storia della Chiesa livornese del dopo guerra e per molti di loro anche quella della Città. Era un gruppo nato nell’Azione Cattolica e che nei diversi anni ha vissuto l’esperienza dei comitati civici e dell’impegno in poltica (ci furono anni nei quali oltre la metà dei consiglieri della DC –allora una quindicina- proveniva da quel gruppo). Un gruppo che non viveva soltanto di fare ma che, settimanalmente, si ritrovava anche per pregare e che, ogni anno, non mancava di andare a fare gli esercizi spirituali predicati da don Arturo Paoli. Giovani coraggiosi e testimoni veri del Vangelo, giovani che non temevano di prendere secchiate di colla o “altro” pur di affiggere manifesti, giovani che non temevano nel 1948 di far scudo all’Immagine della Madonna di Montenero alla Chiesa del Soccorso. Consani, Tonelli, Antonio Ripoli, Lardicci Allori, Mazzetti, Antonovich, Pini, Emanuele Ripoli ed altri donavano tutto il loro tempo libero per la loro testimonianza di cristiani. Emanuele Ripoli , colui che per me è rimasto sempre il prof. Ripoli, cristiano integerrimo e professore universitario di grande levatura, come il suo Maestro Prof. Francesco Cecioni (altro presidente di Azione Cattolica). Il prof. Ripoli, per la sua correttezza era “il terrore” degli studenti di Ingegneria; un esame con Lui significava notti insonni prima e spesso il cruccio di dover tornare. D’altra parte per il Professore, gli alunni erano tutti uguali e non concedeva alcuna presentazione né tantomeno “raccomandazione”. Ricordo di una volta, quando mi telefonò un parroco di Pistoia per raccomandarmi un suo catechista che aveva già tentato di dare l’esame con Ripoli per dodici volte! La mia risposta fu che, se gli avessi detto qualcosa, a parte la risposta che sapevo, quello studente rischiava ancora di più. La risposta a quel prete fu di suggerire al suo catechista di applicarsi di più, perché chi studiava con “il Ripoli” non aveva difficoltà. Nel rinnovo degli anni Emanuele fu un convinto assertore del Concilio Vaticano II e partecipò con entusiasmo e competenza ai Consigli pastorali di S. Agostino, senza far mancare le sue critiche costruttive e le sue battute. Spesso era presente all’Eucaristia quotidiana e, poi, restava volentieri a parlare, ad approfondire, a continuare- in fondo- a conoscere quel Gesù che lo aveva sempre guidato nella sua vita. Negli ultimi anni avevo perduto un po’ i contatti, ma quando incontrai suo figlio al reparto di cure palliative e mi disse che suo babbo era li ricoverato, sul subito non riuscii a dire niente; poi nei giorni seguenti chiesi il numero del suo letto e avvicinatomi pregai su di Lui e lo Benedissi. È stato il mio saluto ad un Uomo, un Cristiano che ha dato tanto alla nostra Chiesa; fu il mio messaggio da portare a tutti gli amici di una volta che avrebbe incontrato nel Regno. Ed a coloro che sono ancora a vivere la loro vita un invito: non dimentichiamoci di Loro, perché troppo spesso Livorno si dimentica di chi l’ha aiutata a rinascere, pensando che tutto nasca oggi. Arrivederci “Professore”, mi auguro un giorno di incontrarti di nuovo per fare festa insieme. Don Paolo Razzauti
Cristiano integerrimo e professore universitario di grande levatura
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TOSCANA OGGI 3 giugno 2012
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