La Settimana n. 21 del 3 giugno 2012

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IL GRANELLO DI SENAPE per gli sposi di mons. Ezio Morosi

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217

hi vive pensando solo a se stesso è vecchio perché in contrasto con C la novità di Dio che sparge continuamente nel creato la sua sapienza, la sua bellezza, il suo amore; chi invece dà alla sua vita una

lasettimana.livorno@tiscali.it

impronta di generosità è nuovo.

Notiziario locale

Chi ama egoisticamente, chi ama solo chi è amabile, simpatico, piacevole, è vecchio; chi invece ama come ama Dio, sapendo vedere in ogni creatura la sua impronta, volendo bene anche a chi se lo merita poco o niente, a chi non ci ama, somiglia a Dio ed è nuova creatura.

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

3 giugno 2012

SANTA GIULIA la morte riscattata dal dono d’amore

Il mondo ha bisogno di creature nuove. Il mondo ha bisogno di sposi che intraprendono questa nuova via dell’amore, della vera libertà, del vero senso della vita.

La festa patronale

A proposito del fumetto l vescovo Simone si siede. L’omelia è conclusa. Parte un applauso. Inusuale ma caloroso. Forse a colpire i livornesi che come ogni 22 maggio hanno riempito il Duomo per partecipare alla messa in onore della loro patrona, sono state le parole sulla storia di una ragazza forte e decisa che si chiamava Giulia e che aveva nel cuore “un desiderio di Dio divenuto simile alla passione dell’amante per la persona amata”, tanto potente da non piegarsi neppure di fronte alla morte. Perchè con una presenza così nel cuore, ha continuato il vescovo, l’uomo non può a sua volta non essere grande. «Grande Dio, grande l’uomo», ha ripetuto per tre volte. «I martiri come Santa Giulia, sono l’esempio di come la morte è riscattata solo dal dono d’amore, di come il martirio la possa cambiare in radice». O forse i fedeli sono stati colpiti soprattutto dal modo in cui Monsignor Giusti ha parlato della violenza che in questi giorni riempie i fatti di cronaca. «La storia -ha detto

Le parole delVescovo: «La storia non può essere il racconto della violenza»

I

con voce forte- non può essere il racconto del macello dell’uomo sull’uomo. Alla violenza non si può rispondere con altrettanta violenza». C’è solo un modo giusto di reagire, ha detto.«Immaginate il dolore di quei genitori di Brindisi che si sono visti portare via una figlia. Ma l’amore che li legava terrà in vita Melissa per sempre». Perché è quando si ama e si è amati che si crea un legame talmente forte che neppure la morte può distruggere in nessun modo, ha concluso. Come i santi, che cambiano la storia con il loro amore verso Dio e verso gli altri: «Possono venire da qualunque luogo e estrazione sociale, quello che poi li differenzia è quello che si può vedere in loro, il volto di Cristo che il popolo

cristiano incontra nel loro modo di vivere». E così come la canonizzazione parte dal basso, dai fedeli che riconoscono per intuito di fede la “fama di santità” segnalando candidati che testimoniano come virtù civiche e cristiane siano conciliabili, così anche nella società deve partire un rinnovamento dal basso che metta al servizio del bene comune persone disinteressate al fine economico. E fa degli esempi: «Moro, De Gasperi, La Pira sono morti così come hanno vissuto, senza tesori nascosti, ma con la capacità di dialogare con culture diverse». O, ancora, forse, quell’applauso era per il gesto che il Vescovo ha ricordato, di destinare la somma di denaro prevista per lo spettacolo pirotecnico della sera precedente, alla Caritas dell’Emilia Romagna per venire incontro alle necessità delle

popolazioni colpite dal terremoto. Un’omelia che vuoi per le parole, vuoi per i toni, sembra essere piaciuta alla folla che alla fine della Messa ha accompagnato le reliquie della Santa lungo le strade della città. Usciti dalla cattedrale, alla presenza delle autorità, della Filarmonica Puccini di Segromigno Monte, la festa per Santa Giulia, iniziata nei giorni precedenti con concerti, dibattiti, manifestazioni e momenti di preghiera, è proseguita con la processione che presa la via Grande, ha fatto tappa in Piazza della Repubblica per poi tornare in Duomo passando per via degli Avvalorati. Una festa patronale vissuta e partecipata, proprio come il vescovo Simone aveva sperato quando aveva lanciato l’idea del Comitato Santa Giulia. Giulia Sarti

QUELLA PAROLA «SCANDALOSA» l termine “Caàta”, contenuto in IGiulia una nuvoletta della storia di S. a fumetti, ha suscitato pareri contrastanti. Alcuni lettori si sono scandalizzati sia del fatto che fosse stata scritta (perché tra vederla scritta e sentirla pronunciare c’è una grande differenza), sia del fatto che a diffondere un termine simile fosse proprio la Diocesi e per di più in un libricino distribuito ai bambini. Altri invece hanno commentato con ironia la cosa, apprezzando in chiave “vernacolare” il dialogo tra i due discoli nipotini, sottolineando come una battuta così contrastante con il resto della storia potesse aiutare a ricordare più facilmente quello che si era letto, altri ancora rivelandoci come di fronte a quella scenetta si fossero fatti una bella risata, come da tanto non facevano. Come ufficio comunicazioni sociali, quando abbiamo pensato i dialoghi del fumetto, ci siamo chiesti se quel termine fosse adatto o meno al contesto, ma non certo se quella parola potesse essere ritenuta scandalosa, visto il linguaggio che la Tv utilizza, anche in prima serata! Anche davanti ai bambini! Un linguaggio talmente forte e volgare, che il nostro “caàta” a confronto sembra quasi un complimento. Sicuramente quella battuta ha reso molto più viva la storia, inserendo un piccolo squarcio del nostro vivere quotidiano e delle nostre origini popolari livornesi. Un elemento che certo poteva essere diverso, ma che non avrebbe reso lo stesso effetto. Ringraziamo comunque tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno voluto farci sapere che lo avevano letto. Chiara Domenici direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali


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