IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
Certe parole bisognerebbe cancellarle dal vocabolario, perché scriverle è già tradirle! Certe parole bisognerebbe non pronunciarle per non deformarle. E poi, sulle labbra e sul vocabolario, anche se tradotte nella forma più obiettiva sono…ferme e statiche; e perdono così tanta della loro forza. No, certe parole come povertà, o meglio, miseria, bisogna solo incontrarle per capirle; e forse, anche dire di averle incontrate nella realtà, è ancora poco! Si, perché la miseria in cui mi sono imbattuto mi ha trascinato in un vortice, sempre più profondo e oscuro; e quando credevo di aver toccato il fondo, nuove sofferenze e più vaste si presentavano, capaci di trascinare tante creature e popoli interi. È un fantasma carico di morte e di umiliazione di ogni genere la miseria. Per le vie del mondo, 1983- Una missione d’accoglienza
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
1 giugno 2014
LINEA di Pensiero
L’evangelizzazione inizia in famiglia
S
ndare per le strade e saper veA dere le ferite della gente. Essere samaritani che vedono, che sono mossi da compassione, che sanno chinarsi e offrono risposte. Abbiamo bisogno di entrare con timore e tremore a porte spalancate nella parabola del samaritano, un breve ed intenso compendio di tutto il Vangelo. Facciamo questo e vivremo, infonderemo vita alle nostre città pervase dalla nebbia dell’indifferenza. Saremmo finalmente capaci di incontrare un Dio che è sempre sulla strada. E che attende di essere accolto.
A settembre la nuova lettera pastorale di monsignor Giusti, in sintonia con il Sinodo straordinario dei Vescovi di tutto il mondo sulle tematiche della famiglia
DALLA LETTERA PASTORALE i intitola «La famiglia vive il primo annuncio ai figli» la nuova lettera pastorale che il Vescovo sta scrivendo e che consegnerà il prossimo 8 Settembre, alla ripresa dell’anno pastorale. In sintonia con l’operare della Chiesa universale che dedicherà il Sinodo straordinario proprio alle tematiche della famiglia, lo scritto del pastore della Chiesa livornese vuol essere un puntare l’attenzione sull’evangelizzazione e l’educazione alla risposta di fede, nella prospettiva di come si vive questo aspetto della vita proprio in famiglia. «Continuiamo a camminare nel solco che abbiamo tracciato, ormai da diversi anni, attraverso il Progetto Educativo Diocesano –afferma mons. Giusti nell’introduzione- In esso abbiamo definito, come ambito da privilegiare, quello della famiglia e appunto su “chiesa domestica e evangelizzazione” vorremo incentrare l’azione pastorale nel prossimo anno. La Chiesa tutta, per due anni, vivrà due Sinodi sulla Famiglia, la Diocesi di Livorno seguirà con attenzione la riflessione e la ricerca in atto, in attesa che il Santo Padre offra poi il suo magistero in proposito». «Questa Lettera Pastorale – continua - è un invito alla Chiesa di Livorno a mettersi anch’essa in riflessione e ricerca su alcune specifiche tematiche. Espone alcune considerazione su alcuni ambiti e propone un discernimento comunitario in vista di nuove scelte pastorali da compiere. E’ quindi una lettera che apre un dibattito e si mette in ascolto di tutti». Momento specifico per parlare comunitariamente di questo percorso ecclesiale sarà il Convegno Diocesano del prossimo 5-6-7 ottobre ed infatti nella lettera sono a disposizione numerosi spazi
di Luca Lischi
II LEGAME PERSONA-FAMIGLIA È FORSE NELLA VITA UMANA UNA DELLE RELAZIONI PIÙ RICCHE E MISTERIOSE
VERSO UN BALLOTTAGGIO STORICO
Il semplice ma sconcertante fatto che ogni persona deve il proprio esistere a due altre persone indica sia il mistero della persona sia il mistero della famiglia che si costituisce proprio in questa nuova relazione a tre. In questa luce la coppia si manifesta origine naturale di ogni persona. Conoscere la persona in modo sapienziale vorrà dire guardarla alla luce della sua origine, vale a dire alla luce della coppia. Nella misura in cui conosciamo la coppia, potremo avvicinarci al mistero della persona umana
I poveri e la scelta del nuovo sindaco
L’ACCOMPAGNAMENTO DELLE PERSONE CHE CONVIVONO Oggi molte coppie si presentano a chiedere il matrimonio cristiano e a compiere il cammino di preparazione in una condizione di convivenza. È una situazione che richiede un’ulteriore riflessione, per assumere un criterio pastorale unitario e appropriato. Se da una parte dobbiamo accompagnare per tutto il tempo possibile le coppie già conviventi che chiedono il matrimonio cristiano, perché comprendano la realtà del sacramento che chiedono e si rafforzino nell’amore, dall’altra non possiamo rassegnarci a un generale senso di impotenza di fronte al dilagare di un fenomeno che coinvolge sempre più persone verso le quali la comunità cristiana deve sviluppare una prudente attenzione pastorale.
bianchi, sotto i vari ambiti, in modo che chi legge il documento possa appuntarsi alcuni concetti da riproporre poi nell’ambito del Convegno. Gli ambiti di riflessione e ricerca a cui la lettera dedica capitoli specifici sono: La genesi di una famiglia cristiana I percorsi di formazione verso la famiglia cristiana Quale proposta ai conviventi sovente credenti e anche praticanti? Nascita e sostegno alla famiglia cristiana Il gruppo giovani coppie: stile, metodologia, aree tematiche I figli dono di Dio Il discernimento di coppia nell’apertura alla vita I genitori e la responsabilità delle scelte che sono comunque chiamati a compiere Il discernimento verso il battesimo del figlio La Comunità Cristiana e la preparazione al battesimo: una proposta La Comunità accompagna le
famiglie nei primi anni di vita del figlio Le tappe da promuovere nell’arco 0-3 anni Lasciate che i bambini vengano a me: una proposta di evangelizzazione I genitori primi ma non esclusivi evangelizzatori dei figli: il ruolo dei nonni e degli altri parenti, in primis i fratelli più grandi Il ruolo della Comunità Cristiana E se i genitori non sono sposati in Chiesa e non sono neppure credenti? L’importanza della scuola cattolica nell’evangelizzazione dei bambini Una proposta educativa per tutti i bambini: la scuola materna parrocchiale L’Oratorio Una proposta educativa per tutti i bambini battezzati e non Argomenti diversi dunque, che lasciano sicuramente spazio ad ulteriori riflessioni e approfondimenti, che chiedono il contributo della Chiesa livornese. c.d.
I beni essenziali: lavoro, casa e famiglia DI
NICOLA SANGIACOMO
uesta volta per eleggere il loro Q sindaco i livornesi dovranno andare a votare una seconda volta: non era mai successo che nelle elezioni amministrative cittadine si arrivasse al ballottaggio. Un fatto storico: dal dopoguerra infatti la scelta di chi avrebbe amministrato il Comune non era mai stato messa in discussione dall’esito elettorale: nelle sue varie forme e denominazioni ha sempre prevalso in modo netto il partitone di sinistra. Questa volta la frammentazione di partiti e liste (undici candidati sindaci) e la crescita di movimenti nuovi non catalogabili nelle categorie tradizionali di sinistra, centro o destra ha portato gli elettori livornesi a non dare la maggioranza assoluta ad un candidato. Un risultato clamoroso e controtendenza se si pensa al trionfo riportato dal Partito Democratico a livello nazionale e praticamente in tutti i comuni e regioni dove si è votato per le elezioni amministrative. Marco Ruggeri candidato sindaco del Pd, sostenuto anche da altre quattro liste (Sel, Idv, Socialisti e una lista civica), ha raggiunto quasi il 40% dei consensi (39,92 per la precisione), il 16% in meno di quelli ottenuti dal solo PD nelle elezioni europee che si sono svolte nello stesso giorno. L’elezione del nuovo sindaco di Livorno si presentava già alla vigilia come una sfida storica. Tanti candidati come in questa occasione non c’erano mai stati; la sfida era al blocco politico che ha governato la città praticamente da settanta anni, dalla fine della seconda guerra mondiale. Dopo le elezioni politiche del 2013, che avevano fatto parlare qualcuno di un tramonto rosso, questa tornata elettorale si presentava molto incerta, ma l’effetto Renzi avrebbe potuto confermare l’egemonia del PD anche in questa occasione. Qualche presagio negativo per
il PD si poteva però trarre dalla rinuncia dell’ultima ora del Presidente del Consiglio a chiudere personalmente la campagna elettorale livornese come è successo invece a Firenze e Prato. Sarà l’ingegnere aereospaziale Nogarin. espressione del Movimento Cinque Stelle, a sfidare Ruggeri, già capogruppo del PD in Consiglio Regionale, per diventare sindaco. Una situazione inedita a Livorno che presenta parecchie incognite, anche se il vantaggio di Ruggeri al primo turno è molto corposo (quasi il 20%) avendo raccolto più del doppio dei voti di Nogarin. Sarà fondamentale il ruolo degli elettori della lista civica Buongiorno Livorno che, con Andrea Raspanti, ha conteso il secondo posto al Movimento fondato da Grillo raccogliendo oltre il 16% dei voti. Deludente il risultato del centro destra che, con almeno quattro candidati sindaco che facevano riferimento a quell’area, non ha raggiunto numeri significativi al primo turno e non sembra quindi prevedibile che possa risultare determinante al ballottaggio. Dietro questi freddi numeri la crisi profonda di una città in cui la povertà aumenta ogni giorno come hanno potuto verificare di persona i vari candidati sindaco quando, su invito della Caritas diocesana, hanno partecipato alla consegna dei pacchi alimentari alle famiglie bisognose. Una situazione dinanzi alla quale la politica non può rimanere indifferente, come ha affermato con forza il Vescovo Simone in occasione della festa di Santa Giulia. Nei giorni che precederanno il ballottaggio che deciderà chi sarà il nuovo sindaco di Livorno sarà importante capire quali impegni i due candidati intendono prendere per affrontare la questione della povertà a Livorno. Una questione che si deve concretizzare nell’operare per far avere a tutti un lavoro, una casa e una famiglia. Gli elettori potranno così compiere la loro scelta più consapevoli.
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
1 giugno 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 30 MAGGIO Nella mattina, udienze laici in vescovado DOMENICA 1 GIUGNO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Rosa LUNEDÌ 2 GIUGNO Il Vescovo partecipa alle manifestazioni per la Festa della Repubblica MARTEDÌ 3 GIUGNO 9.30 in vescovado, consiglio presbiterale 18.30 consiglio diocesano affari economici in vescovado MERCOLEDÌ 4 GIUGNO Nella mattina, udienze clero in vescovado 18.30 in vescovado, tavolo dell’oggettività con i primari dell’ospedale GIOVEDÌ 5 GIUGNO 10.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, visita agli ammalati della parrocchia di SS. Cosma e Damiano a Nugola 21.15 in vescovado, incontro con l’equipe di pastorale giovanile VENERDÌ 6 GIUGNO 10.00 consiglio dei vescovi allo studio teologico interdiocesano a Camaiore 18.30 il Vescovo incontra i cresimandi, i genitori, i catechisti e i parroci in vescovado SABATO 7 GIUGNO Nella mattina, il Vescovo partecipa ad un convegno a Volterra 18.30 saluto e canto del vespro all’incontro dei diaconi permanenti alla chiesa della SS.ma Annunziata dei Greci alla Leccia 21.15 veglia di pentecoste alla chiesa di S. Lucia ad Antignano (vedi locandina pag. VIII) DOMENICA 8 GIUGNO 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Caterina 16.00 a villa Tirrena, riflessione all’assemblea dell’USMI 17.30 saluto e conclusione della settimana mariana alla parrocchia di S. Ferdinando 21.15 il Vescovo è alla parrocchia di S. M. del Soccorso per impegni pastorali
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Durante F. -Storie da Lourdes. Incontri di speranza. - Ed Paoline, pp168, euro 13,00 Colpisce molto la straordinaria ricchezza di umanità dei pellegrini, dei malati e dei volontari che giungono al santuario mariano di Lourdes. Sono persone che davanti alla grotta di Massabielle si affidano a Maria, alla sua tenerezza materna e alla sua costante intercessione: chi offre la preghiera per la propria o altrui sofferenza; chi la gratitudine per la guarigione nel corpo o nello spirito; chi la fatica e la gioia dei traguardi conquistati ogni giorno con coraggio; chi l’impegno accanto ai malati nella dedizione e nella solidarietà. Alcune di queste storie, raccontate dal giornalista Francesco Durante fin dal maggio del 2012 nella trasmissione "Storie da Lourdes" (in onda su TV2000), vengono ora fissate nelle pagine del libro che riprende il titolo della trasmissione. Così come nel programma televisivo, nel libro non si troverà alcun esibizionismo, forzatura, pietismo. Ciò che accomuna le storie di questi bambini, ragazzi, giovani, adulti, coppie, famiglie è la fede in Dio e la fiducia nella Vergine; l’affidamento, la ricerca sincera, il desiderio di trovare forza interiore e un senso profondo alla sofferenza, al dolore, alla fatica di vivere. A Lourdes il grido della creatura si fa preghiera fiduciosa e incessante, si esprime in gratitudine, in coraggio di risollevarsi, di ritrovare la speranza, di cambiare vita.
Diocesi informa CERCASI VOLONTARI PER GUARDAROBA La Caritas diocesana cerca persone di buona volontà per supporto al guardaroba Orario: da lunedì a venerdì tra le 9.00 e le 12.00 e tra le 15.00 e le 18.00 Per informazioni e disponibilità, è possibile contattare la segreteria allo 0586-884693
Nel decimo anniversario della Cappellania dell’Ospedale di Livorno
Chinarsi sul povero sofferente sattamente dieci anni fa, il 31 Maggio 2004, durante l’eucariE stia per la ricorrenza della “Visitazione della B. V. Maria” celebrata nella chiesa di S. Giuseppe in Ospedale, il Vescovo di allora, Mons. Diego Coletti, immetteva il nuovo Cappellano, il Benedettino dom Placido Bevinetto, alla guida del Servizio di Assistenza Religiosa nel nosocomio livornese. Insieme a lui, due diaconi permanenti: Paolo Bencreati e Massimo Bartolini. Con essi, la Diocesi di Livorno concretizzava l’accordo Chiesa/Regione e, da subito si assumeva l’impegno di garantire un servizio così importante che si rendeva immediatamente vacante per il forzato rientro, nel proprio Ordine, dei frati Cappuccini (Andrea e Sergio) ivi presenti da dodici anni. Per qualche anno, il servizio è stato supportato e spesso affiancato, anche dalle suore “Cottolenghine” ancora operanti in vari reparti. Vogliamo ricordarle con gratitudine e stima: la Madre Sr. Ernesta Alberto, ancora preziosamente presente soprattutto con gli studenti ospedalieri e, poi, le altre: Suor Maristella Fabbian, Sr. Rosa Galimberti, Sr. Eugenia Rimoldi e Sr. Vittoria Raimondi, tutte, attualmente, ad altra destinazione. Nel tempo, poi, per rendere sempre più puntuale e capillare il servizio, a diversi intervalli hanno collaborato altri sacerdoti; ricordiamo don Giuseppe Ferrari, don Donato Mollica, don Antonio Sapienza ed altri, fino all’attuale don Cristoforo Pastuszak. Questo ha permesso di garantire sempre la Presenza e la celebrazione Eucaristica in chiesa, per la gioia di un buon numero di fedeli che provengono anche dalle Parrocchie limitrofe, nonché, quando richiesto, per le esequie cristiane. Questa realtà fu ben accolta, allora e lo è tuttora, da tutto l’Ospedale e, soprattutto, dai pazienti e dai loro familiari, spesso al di là del loro stesso “credo” o della loro etnia, grazie ad un atteggiamento di non invadenza, discreto, prudente e senza personalismi e tale da avvicinare e farsi prossimi a tante situazioni di sofferenza, anche estrema, dove, spesso, c’è un terreno fertile da lavorare e dove, per questo, Gesù vuole essere portato. Per una memoria, dalla Cappellania, diacono Massimo Bartolini
UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE
La parrocchia della SS.ma Trinità a piedi a Montenero Non si ha ricordo dell’inizio di questa tradizione che ogni anno si ripete alla Parrocchia dei Cappuccini nel giorno dell’Ascensione del Signore. Si parte quando il sole è ancora nascosto dalla Parrocchia di Borgo Cappuccini e passo dopo passo si arriva verso le 8 al Santuario.Bambini, ragazzi e adulti che ogni anno non si perdono questo cammino verso la Madonna, per dire grazie, per mettersi alla prova, per chiedere una grazia. L’appuntamento è per il 1° giugno alle 6 alla Parrocchia dei Cappuccini.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO ..
I sacramenti della Chiesa Cattolica 1117 Per mezzo dello Spirito che la guida «alla verità tutta intera»(Gv 16,13), la Chiesa ha riconosciuto a poco a poco questo tesoro ricevuto da Cristo e ne ha precisato la «dispensazione», come ha fatto per il canone delle divine Scritture e la dottrina della fede, quale fedele amministratrice dei misteri di Dio. Così la Chiesa, nel corso dei secoli, è stata in grado di discernere che, tra le sue celebrazioni liturgiche, ve ne sono sette le quali costituiscono, nel senso proprio del termine, sacramenti istituiti dal Signore.
In questi mesi di primavera dove si intensificano le celebrazioni di prime Comunioni, Cresime, Matrimoni e Battesimi, approfondiamo la conoscenza dei Sacramenti
significano. Sono efficaci perché in essi agisce Cristo stesso: è lui che battezza, è lui che opera nei suoi sacramenti per comunicare la grazia che il sacramento significa. Il Padre esaudisce sempre la preghiera della Chiesa di suo Figlio, la quale, nell’epiclesi di ciascun sacramento, esprime la propria fede nella potenza dello Spirito. Come il fuoco trasforma in sé tutto ciò che tocca, così lo Spirito Santo trasforma in vita divina ciò che è sottomesso alla sua potenza. 1128 È questo il significato dell’affermazione della Chiesa: i sacramenti agiscono ex opere operato (lett. « per il fatto stesso che l’azione viene compiuta »), cioè in virtù dell’opera salvifica di Cristo, compiuta una volta per tutte. Ne consegue che «il sacramento non è realizzato dalla giustizia dell’uomo che lo conferisce o lo riceve, ma dalla potenza di Dio».Quando un sacramento viene celebrato in conformità all’intenzione della Chiesa, la potenza di Cristo e del suo Spirito agisce in esso e per mezzo di esso, indipendentemente dalla santità personale del ministro. Tuttavia i frutti dei sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di colui che li riceve.
1118 I sacramenti sono «della Chiesa» in un duplice significato: sono «da essa» e «per essa». Sono «dalla Chiesa» per il fatto che questa è il sacramento dell’azione di Cristo che opera in lei grazie alla missione dello Spirito Santo. E sono «per la Chiesa», sono cioè «sacramenti[...] che fanno la Chiesa», in quanto manifestano e comunicano agli uomini, soprattutto nell’Eucaristia, il mistero della comunione del Dio Amore, uno in tre Persone. 1119 Poiché con il Cristo-Capo forma «quasi un’unica [...] persona mistica», la Chiesa agisce nei sacramenti come «comunità sacerdotale», «organicamente strutturata»: mediante il Battesimo e la Confermazione, il popolo sacerdotale è reso idoneo a celebrare la liturgia; d’altra parte alcuni fedeli, insigniti dell’Ordine sacro, «sono posti innome di Cristo a pascere la Chiesa con la parola e la grazia di Dio».
III
configurazione a Cristo e alla Chiesa, realizzata dallo Spirito, è indelebile; essa rimane per sempre nel cristiano come disposizione positiva alla grazia, come promessa e garanzia della protezione divina e come vocazione al culto divino e al servizio della Chiesa. Tali sacramenti non possono dunque mai essere ripetuti.
1120 Il ministero ordinato o «sacerdozio ministeriale» è al servizio del sacerdozio battesimale. Esso garantisce I SACRAMENTI DELLA FEDE che, nei sacramenti, è proprio 1122 Cristo ha inviato i suoi il Cristo che agisce per mezzo Apostoli perché «nel suo dello Spirito Santo a favore nome», siano « predicati a della Chiesa. tutte le genti la La missione di conversione e I tre sacramenti salvezza il perdono dei affidata dal peccati» (Lc del Battesimo, Padre al 24,47). della Confermazione proprio Figlio «Ammaestrate e dell’Ordine, incarnato è tutte le consegnata nazioni, conferiscono, oltre agli Apostoli e la grazia, un carattere battezzandole da essi ai loro nel nome del successori; Padre e del sacramentale questi Figlio e dello o «sigillo» in forza ricevono lo Spirito Santo» del quale il cristiano Spirito Santo (Mt 28,19). La di Gesù per partecipa al sacerdozio missione di operare in suo battezzare, di Cristo e fa parte nome e in sua dunque la della Chiesa secondo persona. Il missione ministro sacramentale, è stati e funzioni ordinato è implicita nella diverse dunque il missione di legame evangelizzare, sacramentale che collega poiché il sacramento è l’azione liturgica a ciò che preparato dalla Parola di Dio hanno detto e fatto gli e dalla fede, la quale è Apostoli, e, tramite loro, a ciò consenso a questa Parola:«Il che ha detto e operato Cristo, popolo di Dio viene adunato sorgente e fondamento dei innanzi tutto per mezzo della sacramenti. Parola del Dio vivente. [...] La predicazione della Parola è 1121 I tre sacramenti del necessaria per lo stesso Battesimo, della ministero dei sacramenti, Confermazione e dell’Ordine, trattandosi di sacramenti della conferiscono, oltre la grazia, fede, la un carattere sacramentale o quale nasce e si alimenta con «sigillo» in forza del quale il la Parola». cristiano partecipa al sacerdozio di Cristo e fa parte 1123 «I sacramenti sono della Chiesa secondo stati e ordinati alla santificazione funzioni diverse. Questa degli uomini, all’edificazione
del corpo di Cristo, e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni, hanno poi anche la funzione di istruire. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati sacramenti della fede». 1124 La fede della Chiesa precede la fede del credente, che è invitato ad aderirvi. Quando la Chiesa celebra i sacramenti, confessa la fede ricevuta dagli Apostoli. Da qui l’antico adagio: «Lex orandi, lex credendi» (oppure:«Legem credendi lex statuat supplicandi», secondo Prospero di Aquitania [secolo quinto]). La legge della preghiera è la legge della fede, la Chiesa crede come prega. La liturgia è un elemento costitutivo della santa e vivente Tradizione. 1125 Per questo motivo nessun rito sacramentale può essere modificato o manipolato dal ministro o dalla comunità a loro piacimento. Neppure l’autorità suprema nella Chiesa può cambiare la liturgia a sua discrezione, ma unicamente nell’obbedienza della fede e nel religioso rispetto del mistero della liturgia. 1126 Inoltre, poiché i sacramenti esprimono e sviluppano la comunione di fede nella Chiesa, la lex orandi è uno dei criteri essenziali del dialogo che cerca di ricomporre l’unità dei cristiani. I SACRAMENTI DELLA SALVEZZA 1127 Degnamente celebrati nella fede, i sacramenti conferiscono la grazia che
1129 La Chiesa afferma che per i credenti i sacramenti della Nuova Alleanza sono necessari alla salvezza. La «grazia sacramentale» è la grazia dello Spirito Santo donata da Cristo e propria di ciascun sacramento. Lo Spirito guarisce e trasforma coloro che li ricevono conformandoli al Figlio di Dio. Il frutto della vita sacramentale è che lo Spirito di adozione deifica i fedeli unendoli vitalmente al Figlio unico, il Salvatore. I SACRAMENTI DELLA VITA ETERNA 1130 La Chiesa celebra il mistero del suo Signore «finché egli venga» (1 Cor 11,26) e «Dio sia tutto in tutti» (1 Cor 15,28). Dall’età apostolica la liturgia è attirata verso il suo fine dal gemito dello Spirito nella Chiesa: « Maranatha! » (1 Cor 16,22). La liturgia condivide così il desiderio di Gesù: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, [...] finché essa non si compia nel regno di Dio » (Lc 22,15-16). Nei sacramenti di Cristo la Chiesa già riceve la caparra della sua eredità, già partecipa alla vita eterna, pur «nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13). «Lo Spirito e la Sposa dicono: “Vieni!” [...]. Vieni, Signore Gesù! » (Ap 22,17.20). San Tommaso riassume così le diverse dimensioni del segno sacramentale: «Il sacramento è segno commemorativo del passato, ossia della passione del Signore; è segno dimostrativo del frutto prodotto in noi dalla sua passione, cioè della grazia; è segno profetico, che preannunzia la gloria futura ».
CATECHESI
DAL CATECHISMO.......
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
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LA PREGHIERA A SANTA GIULIA
SPECIALE.........
festa di Santa Giulia
Giulia martire nostra patrona hai vissuto un amore grande e fedele per il tuo Signore Vogliamo spendere le nostre energie più belle nella dedizione di noi stessi a coloro che amiamo per amore di Gesù Hai consegnato la tua vita e il tuo giovane corpo al legno della croce per amore di Cristo Hai sopportato con coraggio la violenza ingiusta e crudele dei persecutori senza rispondere con altra violenza.
Santa Giulia liberaci dal nostro egoismo
Invochiamo il dono dello Spirito che ci renda liberi dalla schiavitù del potere e dal fascino della forza causa di morte e fonte di vendetta e ci insegni il perdono come unico fermento di vera pace Amen
uest’anno la celebrazione in cattedrale della festività della Patrona Santa Giulia ha avuto una partecipazione dei fedeli maggiore del solito, la cattedrale era gremita all’inverosimile e la processione del popolo di Dio con le reliquie della Santa per le vie del centro, accompagnata dalla Banda Musicale della Brigata Paracadutisti “Folgore” e preceduta dal gruppo folkloristico medievale della “Livornina”si è fatta davvero lunghissima. La celebrazione è stata presieduta dal Vescovo monsignor Giusti insieme all’Abate vallombrosano di Montenero mons. Casetta e con il Vicario generale generale don Costa. In apertura del rito monsignor Giusti dopo aver ringraziato le autorità e i fedeli per la loro presenza ha chiesto a Santa Giulia “aiuto, grazia e sostegno” perché aiuti la nostra città che, da sempre, è legata a lei. La storia eroica di santa Giulia si tramanda da generazione in generazione, da padre in figlio, ma quei tempi eroici per la cristianità continuano ancora, infatti -ha continuato il Vescovoanche oggi “stiamo vivendo casi simili altrettanto drammatici” ed ha ricordato il caso di Meriam la mamma incarcerata in Sudan perchè cristiana che non vuole convertirsi all’Islam, mentre rimane sempre drammatica la carcerazione di Asia Bibi; situazioni che “ci sono di esempio e di sprone per noi cristiani occidentali che siamo un po’ pusillanimi”, mentre Papa Francesco con la sua parola “ci sprona alla radicalità del Vangelo”. Nell’omelia il Vescovo ha ricordato come i livornesi, oggi come in passato, ricevono grazie e miracoli da Santa Giulia, essa ci insegna a non aver paura perché “la caratteristica del cristiano è la gioia”, come ricorda continuamente il Pontefice, “la gioia è frutto della grazia di Dio”. Infatti come dice San Paolo “tutto posso in colui che mi da la forza”. La forza dovuta all’abbandonarsi a Dio è oggi testimoniata dai martiri, il martire rischia la morte pur di non tradire l’amore per Dio, il martire -ha aggiunto il Presule“è una persona che ama tanto, ama come lo può fare una mamma verso il proprio figlio”. Anche in certi paesi europei è diventato rischioso essere cristiani e “certe avvisaglie non mancano anche in Italia” - ha continuato il Vescovo Simone - Il
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Nell’omelia del Vescovo: la gioia dell’essere cristiani e il coraggio di cambiare lo status quo per aiutare i più poveri compito dei cristiani è quello di essere dei testimoni. Ma come esserlo? Facendoci prossimi agli altri. Le situazioni di povertà nel nostro territorio sono sempre più numerose, il farsi prossimo è sempre oneroso perché dobbiamo metterci nella parte di chi ha bisogno. Lo dobbiamo fare tutti, sacerdoti e fedeli. Papa Francesco ci invita a vivere integralmente la nostra testimonianza di sacerdoti, ci invita ad essere sempre al servizio del gregge, “a sentire e ad avere sul nostro corpo l’odore del gregge”. I fedeli non solo devono comportarsi come il buon samaritano ma devono entrare nella stessa dimensione dell’uomo malmenato e
derubato che giaceva in mezzo alla strada. Dobbiamo immedesimarci in chi è steso per terra e chiede aiuto. Ci troviamo di fronte -ha ribadito il Vescovo- “a povertà marcate e drammatiche”. La caritas ascolta migliaia di persone, tante famiglie hanno bisogno di risposta, e subito!”. Non dobbiamo dire: tocca ad altri, ma “tocca a me”. Stiamo pensando ha precisato il Vescovo- ad “una cittadella della carità” perché le strutture che abbiamo non bastano più. Allora “occorre fare di più”, fortunatamente ho trovato il sostegno delle istituzioni e di persone che sono disposte a darmi una mano. Il Signore che è venuto a liberarci dalla morte ci invita a farci prossimo. Monsignor Giusti ha poi ricordato che i diversi candidati a sindaco che hanno visitato la Caritas sono rimasti sconvolti perché “hanno veduto davanti a sé delle realtà brucianti”. Tutti perciò si devono
rendere conto di queste urgenze, e “bisogna anche farla finita con la burocrazia, perché è un impedimento al lavoro, è un impedimento alla crescita e allo sviluppo”. Di fronte ai danni causati dalla burocrazia, il Vescovo ha più volte detto “ma siamo matti!”. Monsignor Giusti ha terminato l’omelia dicendo che bisogna avere “il coraggio di fare le riforme”, la gente ha bisogno di casa e di lavoro, perciò bisogna “scardinare lo status quo”, bisogna far venire imprenditori per creare nuovi posti di lavoro creando le condizioni necessarie, e dobbiamo avere “la capacità di sentire con il cuore di Dio la sofferenza dei più poveri”. Dobbiamo perciò fare di più ed essere più presenti come cristiani. Monsignor Giusti ha concluso recitando una preghiera a Santa Giulia “perché ci liberi dalla schiavitù del potere” e “ci aiuti e ci sorregga a vivere da cristiani”. Gianni Giovangiacomo
L’accoglienza a San Jacopo IN NOTTURNA
Il saluto del Sindaco: Grazie alla patrona accoglienza alle reliquie Santa Patrona LGiulia ’della è avvenuta sul sagrato della chiesa di San Jacopo proprio di fronte al mare, il castello dorato che contiene una parte dei resti della giovane martire cartaginese è arrivato scortata dai mezzi di soccorso, accolo dalla Banda della Brigata Folgore, dal Sindaco Cosimi e dal Vescovo Giusti. Il Sindaco, emozionato per la sua ultima festa di Santa Giulia da primo cittadino, ha ringraziato la patrona per averlo sostenuto durante questi dieci anni, e con lei, ha ringraziato la comunità cattolica per la vicinanza e la presenza concreta e costante nella vita della città. Il Vescovo Simone ha salutato i presenti e accolto le reliquie chiedendo l’intercessione della Santa per la città di Livorno, dove tante
famiglie vivono il dramma della disoccupazione e della povertà. Poi la preghiera del Palio marinaro, letta dal presidente del Comitato Vittorio Pasqui e la benedizione del nuovo cencio del Palio (nella foto), disegnato dall’artista Paolo Grigò, autore della Madonna dei Popoli al porto, che i gozzi della città si contenderanno nella prima Domenica di Luglio. Un momento liturgico all’interno della chiesa ed infine la conclusione della serata con la magia dei fuochi d’artificio. c.d.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO IL PELLEGRINAGGIO DEI RAGAZZI.........
1 giugno 2014
al Santuario di Montenero
Con Maria verso il mondo Inserita tra le iniziative di S. Giulia anche la giornata missionaria ragazzi abato 24 maggio i ragazzi dei gruppi di catechesi delle parrocchie e i bambini delle scuole paritarie di Livorno si sono incontrati con le famiglie, i catechisti, gli animatori e gli insegnanti a Montenero, per festeggiare il mese mariano e la Giornata dell’infanzia missionaria. Radunati nel piazzale "Giovanni XXIII", ad aspettarli c’era l’equipe organizzativa, formata dai rappresentanti dell’Ufficio missionario diocesano e dell’Ufficio catechistico, guidati da don Fabio Menicagli e la Sig.ra Cecchi. Ogni gruppo all’arrivo ha consegnato un elaborato per partecipare al concorso "Con Maria verso..." ed ha ricevuto in dono un rosario a "decina" per potere pregare insieme e salire verso il santuario della
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Madonna di Montenero. Ad ogni gruppo era stato affidato un continente, quindi sulla piazza sventolavano bandiere e cartelloni di colori stupendi. All’arrivo del vescovo Simone, salutati i bambini e le famiglie presenti, sono iniziati i canti e i bans, preparati dai seminaristi, per creare un’atmosfera accogliente e allegra: tutti hanno iniziato a cantare e danzare sorridendo, pronti per il pellegrinaggio. Le scuole paritarie presenti hanno curato il momento di preghiera: i bambini hanno letto e
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Una giornata di gioco sport
È il bambino che sceglie lo sport Nell’ambito delle manifestazioni collaterali per la festa patronale anche quella dei bambini al campo scuola enultimo giorno della P8:30manifestazione Gioco-sport. Ore ritrovo al Campo Scuola in Via
commentato i tre misteri del rosario, mentre la processione di persone li seguiva verso il sagrato del santuario. All’arrivo, i vari gruppi si sono sistemati all’ombra, essendo una meravigliosa giornata di sole, aspettando le
indicazioni per iniziare le attività. Con gli animatori e i seminaristi, i ragazzi hanno cominciato a cantare pregando, perché anche il canto alla Madonnina è preghiera, a saltare e ridere, pronti ad imparare dei balli tipici del continente che rappresentavano. Dunque, divisi in vicariati-continenti, hanno avuto circa un’ora di tempo per preparare un ballo e un canto, coinvolgendo catechisti, insegnanti e genitori. Al momento dell’esibizione, ogni vicariato ha prima rappresentato la danza tipica, poi ha spiegato il significato, infine ha letto la preghiera a Maria in lingua straniera con traduzione. Con Maria verso questi continenti: 1’ vicariato: canzone africana 2’ vicariato: canto e ballo indiano 3’ vicariato: danza polacca 4’ e 5’ vicariato: due balli brasiliani 6’ vicariato: danza
maori Haka Al termine della giornata c’è stata la consacrazione a Maria, seguita dal lancio dei palloncini, che rappresentavano ogni continente: tutti i presenti hanno recitato insieme una preghiera per la Mamma, strumento dell’amore di Dio. È stata una giornata stupenda, in cui tutti si sono divertiti, cantando e danzando...piano piano il sagrato di Montenero è tornato libero, ogni famiglia ha fatto ritorno a casa: chi a piedi, chi correndo per non perdere la funicolare, chi ha terminato con una preghiera in chiesa ed ha acceso una candela a Maria. Tutti contenti di ciò che avevano fatto. I bambini saltavano ancora dicendo alle mamme: "ci si ritorna". Un’atmosfera di pace e fratellanza: il miglior modo per lodare Maria e celebrare la giornata dell’infanzia. Monica Calvaruso
Dei Pensieri. Migliaia di bambini della prima e della seconda elementare hanno lo zainetto per la merenda e il cappellino, le maestre stanno dando ancora qualche indicazioni ai genitori, quando arriva il momento di cominciare la sfilata e raggiungere le proprie postazioni davanti alle tribune. I bambini colorano lo spazio del campo e ascoltano l’Inno di Italia con la mano sul petto. Subito dopo cominciano i giochi, che a rotazione coinvolgeranno più classi possibile. Ogni gioco, però, richiede un minimo di preparazione: si fanno le squadre e poi si parte di corsa zigzagando tra i segnali, superando
La stagione remiera È INIZIATA
Gozzi: tra fatiche e tradizioni livornesi a festeggiato ventiquattro anni la Coppa Santa Giulia, la sfida a cronometro tra i gozzi, che ha dato l’inizio alle gare remiere di questa stagione. Dopo la tradizionale Messa per festeggiare la patrona e la processione per le vie della città, l’attenzione si è spostata sui fossi per gustarsi quel particolare sapore di tradizione e di sano sport che la città labronica ogni primavera offre. Un po’ dimenticate, un po’ sottovalutate, le gare remiere sono un piccolo gioiello da conservare e tenere ben stretto soprattutto perché sono uniche nel loro genere. Gare che si distinguono per la durata e per il percorso. -la Coppa Santa Giulia: una gara ad inseguimento dove gli otto armi si sfidano su un percorso di circa 800 metri nello specchio d’acqua degli Scali delle Cantine. (Quest’anno la Coppa S. Giulia se l’è aggiudicata il Borgo Cappuccini che ha battuto in finale l’Ovosodo. La cantina bianconera si aggiudica anche il primo posto per il minipalio e per l’equipaggio femminile) -la Risi’atori: giunta alla trentaseiesima edizione è la gara forse più affascinante sia dal punto di vista storico (si narra infatti che i Risicatori fossero schivi marinai esperti e
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coraggiosi che andavano per mare in cerca di fortuna, sperando di essere chiamati a bordo delle navi vicine a Livorno per pilotarle fino al Porto oppure sperando di essere prescelti per il carico e lo scarico delle navi), sia per l’enorme sforzo fisico che gli atleti devono sopportare, percorrendo circa 7.600 metri in mare aperto, dalla torre della Meloria fino ad arrivare al ponte girevole della Darsena. -la Coppa Barontini: una gara a cronometro di 3800 metri lungo i fossi della città -il Palio: la gara per eccellenza, uno scontro diretto di 2000 metri che vede protagonisti tutti gli otto gozzi in contemporanea nella cornice di mare di fronte alla Terrazza Mascagni.
Ancora tre dunque, gli appuntamenti in programma per questo inizio d’estate, ancora tre le opportunità per assaporare, vivere ed imparare forse a conoscere qualcosa di particolare che caratterizza Livorno. Martina Bongini La foto è di Daniele Barghi
ostacoli, facendo capriole, mantenendo l’equilibrio e la concentrazione e poi si batte il cinque e si lascia il posto al giocatore successivo. Oppure si sceglie chi sta dentro il cerchio e chi fuori: alcuni bambini possono fare finta di essere delle galline e stare dentro il cerchio creato da altri bambini che fanno finta di essere delle volpi. Le volpi, restando ferme, devono riuscire a colpire con la palla le galline che scorrazzano. Arriva anche il momento di andare al "ristorante" e di inventarsi che pietanza essere per poi correre come "patatine" per non farsi acchiappare dal "cliente affamato". I bambini si divertono veramente tanto giocando insieme, fanno attività fisica, imparano anche ad aspettare il loro turno, a volte vedono che ci si può fare un po’ male, ma non sarà certo una piccola sbucciatura sul gomito a fermare i giochi. Anzi, i bambini continuerebbero un altro po’, ma sono già le 11:15 ed è arrivato il momento dei ringraziamenti. Non dimentichiamoci, però, di prendere appuntamento per l’anno prossimo. Qualche giorno dopo i bambini tornano a casa con l’attestato di partecipazione che riporta lo slogan: "è il bambino che sceglie lo sport e non lo sport che sceglie il bambino". Angela Blanco
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
1 giugno 2014
Ancora un ricordo di Anacleto Banchetti
UN ACLISTA, UN AMICO anchetti era solito ripetere una frase, usata B in occasione di una campagna per il tesseramento di tanti anni fa, che metteva in rilievo la triplice “fedeltà” del movimento aclista e dei suoi aderenti: fedeltà alla Chiesa, fedeltà alla democrazia, fedeltà al mondo del lavoro. Questa frase mi è rimasta impressa nella memoria e anch’io, sul suo esempio, l’ho ripetuta più volte. La fedeltà alla Chiesa Banchetti l’ha dimostrata sempre, e a questo proposito sono state chiare le parole pronunciate da padre Maurizio durante l’omelia funebre:«quando sono arrivato in questa parrocchia -ha detto- mi ha accolto amichevolmente, si è messo a mia disposizione, dando un suo apporto concreto, questa chiesa è stata abbellita anche con la donazione di un suo quadro che abbiamo voluto festeggiare con la sua presenza». Don Felice Munaro che ha celebrato il rito funebre insieme a padre Maurizio, ha ricordato i venti anni passati con lui come assistente ecclesiale delle Acli, vent’anni trascorsi a visitare i circoli, da quelli della città, alla Val di Cornia, all’Elba.Tutto questo quando le passioni ideologiche erano accese e la classe operaia era più numerosa e più importante di adesso. Malgrado le differenze e le diversità, Banchetti, aiutato dalla fede, sapeva creare amicizie durature, perché con il suo senso della “fraternità” e del dialogo superava ogni diffidenza, e per questo riusciva ad ottenere la stima anche degli avversari. Cosa dire della sua adesione alla democrazia? Mi raccontava che da bambino abitava in un paese delle Marche situato non molto lontano dalla famosa “Linea Gotica” dove tedeschi e angloamericani si combattevano, molte notti le passava insonne a causa del deflagrare delle bombe, del rumore dei colpi di cannone e del crepitare delle mitragliatrici, e per questo non poteva che essere un uomo di pace, amante della libertà e della democrazia. Quando Papa Roncalli proclamò la “Pacem in terris”, ne fu un acceso propagandista all’interno delle Acli. L’amore per la libertà e la democrazia lo
La parola alla... CARITAS DIOCESANA
Un corso per ciclo... meccanici! Alle “Sorgenti di Carità”sono iniziate le lezioni per imparare a riparare biciclette, con approfondimenti teorici su metodi e materiali, seguiti da interventi pratici individuali e in gruppo l ciclismo rappresenta una grande passione per molti sportivi, sul territorio si registrano decine di associazioni dilettantistiche e di professionisti che coinvolgono anche i più giovani in attività agonistiche di vario livello. Ma pochi sono coloro che saprebbero riparare il proprio mezzo: un mestiere, questo, "in via d’estinzione", come molti, in cui si incontrano amore per lo sport e tradizione artigianale. Nella Scuola dei Mestieri della struttura "Sorgenti della Carità" gli operatori Caritas hanno così pensato alla creazione di un corso per manutentori e riparatori di biciclette, rivolto a chi deve inserirsi nel mondo del lavoro o a coloro che semplicemente dimostrano interesse verso questa attività, affidandone la guida a Fernando Messeri, un passato da corridore e una più che quarantennale esperienza da artigiano, sia come capocantiere delle Cementerie Sacci, sia come apprezzato meccanico di biciclette sportive in tutta Italia. Fernando si avvicina alla
Nella fotografia Fernando Messeri e Marco Figlié
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Caritas grazie ad un vicino che ciascuno, che si svolgono ogni gli parla dei progetti della venerdì dalle 9 alle 12, con un Scuola. programma pensato per fornire «Non è certo facile apprendere allo studente gli strumenti e le in poche lezioni i principi della conoscenze minime per meccanica - spiega Fernando - è riparare una o più biciclette in necessario anzitutto disuso di proprietà conoscere gli attrezzi di privati o di L’importante del mestiere e sapere servizi pubblici come e dove mettere è non fermarsi quali la Polizia le mani, in tutta municipale. Per mai sicurezza, riuscendo effettuare le lezioni a lavorare sulla pratiche è stata bicicletta in modo completo, anche creata una piccola sia sul telaio, che sul cambio, officina adiacente la struttura sulle ruote, sulle guarnizioni e di via Donnini. su molto altro. Ma ho trovato «Non è facile avvicinarsi al una "classe" di ragazzi attenti e lavoro manuale - spiega Marco volenterosi e, proprio per Figlié, operatore della Caritas questo, abbiamo in diocesana e aiutante di programma di aggiungere, se Fernando - oggi non sono possibile, almeno un altro paio molte le persone disposte ad di lezioni». Il corso, infatti, apprendere un mestiere di prevede otto incontri di tre ore questo tipo. Muovere le mani
non piace. L’artigianato richiede pazienza, costanza e passione». Inoltre, in un mondo che «corre» e in un mercato del lavoro in cui si cerca soltanto flessibilità, si perdono pratica ed esperienza di attività che invece richiederebbero anni di applicazione. «L’importante è non fermarsi continua Fernando - se si rimane "senza far niente" è difficile riprendere ad essere attivi, e fondamentale è anche invogliare i giovani o chi ha perso l’occupazione a credere nel proprio lavoro: proprio per questo la Scuola dei Mestieri rappresenta una grande speranza per tutti coloro che vogliono cambiare la propria situazione». Fabio Figara
INCONTRO DI FORMAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI CON DON AGOSTINO
aveva sorretto anche in questi ultimi tempi spingendolo ad aderire al comitato per la difesa della Carta Costituzionale e all’ANPPIA, l’Associazione dei perseguitati politici antifascisti. La fedeltà al mondo del lavoro era in lui connaturata, fu presente quando “il lavoratore della Solvay”, Karol Wojtila, venne a Livorno, e quando lo incontrò, a nome delle Acli, in Vescovado, gli consegnò un calice, e il Papa gli disse: «questo è per le missioni». Da quel momento le Acli livornesi organizzarono un convegno annuale sulle Innamorato problematiche del della lavoro, convegno che si proponeva di democrazia la visita del e della libertà ricordare Papa a Livorno e che videro sempre la presenza del vescovo Ablondi. Anacleto Banchetti, per i famigliari e per gli amici più cari era Giustino, e mi piace qui ricordare che il martire San Giustino è stato l’autore delle “Due Apologie”, un testo importante del cristianesimo delle origini, in cui scriveva: “...viviamo in comunità e preghiamo per i nemici e ci sforziamo di persuadere quanti ingiustamente ci odiano affinché, vivendo secondo i buoni comandamenti di Cristo, abbiano la bella speranza di ottenere, insieme con noi, la stessa ricompensa da parte di Dio, signore di tutte le cose”. Giustino ha ora la sua ricompensa in cielo, ed io purtroppo ho perso un amico che mi ha dato tanto e che mi è stato vicino in tanti momenti della mia vita, anche nei più dolorosi; con me lo piangono in molti. Ma soprattutto i suoi cari figli, Fabiola, Alessandro e Cecilia, orgogliosi di aver avuto un padre che ha dato alla nostra città, alla comunità ecclesiale e a quella politica il meglio di se stesso. Gianni Giovangiacomo
L’impegno a favore dei Rom: esperienza di cammino di comunione impegno a favore dei Rom: «comunione L’esperienza di cammino in con il fratello che la società opulenta emargina”. Questo è il tema dell’Incontro di Formazione dei Diaconi Permanenti svolto da Don Agostino Rotar Martir, presbitero di provenienza saveriana, che da 18 anni condivide la vita di chi la società considera inutile o scarto, prima vivendo fra gli immigrati clandestini a Mazara De Vallo, poi fra i nomadi in vari campi in Toscana ed in questi ultimi anni nel “villaggio Rom” in Coltano. Nello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa riconosce che anche la vita dei Rom è sacra e benedetta da Dio ed è quindi possibile leggere il Vangelo in questa realtà e scoprire germi della Parola di Dio nonostante le contraddizioni esistenti. È con questo intento, seguendo il carisma di Charles De Foucauld, che don Agostino ha considerato questi nomadi l’”Ad Gentes” verso cui rivolgere l’attenzione alla stessa stregua degli Indios per l’America latina o i Fuori Casta per il Bangladesh. Sono circa 130 i nomadi che vivono a Coltano, in parte Sinti, che già da tempo in Italia provenienti dai Balcani, sono cittadini italiani (circa 80000) e in parte Rom che provengono prevalentemente dalla ex Jugoslavia e dalla Romania (circa 70000). I Rom, con radice diverse, hanno origine in tempi remoti in India di cui mantengono ancora radici linguistiche, il Sanscrito, ed hanno la prerogativa di mantenere il nomadismo, senza identità
nazionale. Secoli di persecuzione, periodi di schiavitù, hanno segnato l’animo dei Rom fino a considerarsi vittime inutili che non portano valori da tramandare; basti ricordare la leggenda che indica in uno zingaro il costruttore dei chiodi che hanno crocifisso Gesù. Da qui il pregiudizio e la diffidenza verso questa gente che non si amalgama alla civiltà in cui vive, come l’olio nell’acqua. L’impegno di don Agostino, che vive 24 ore su 24 in roulotte nel villaggio, è quello di svestirsi del ruolo di prete e condividere tutto con i Rom comportandosi come uno di loro, cercando la valorizzazione di quanto di genuino e positivo porta questa gente: - Il ruolo fondamentale della famiglia su cui si basa esclusivamente l’organizzazione sociale dei Rom. - La relazione fra le singole persone che è la legge essenziale che regola tutta la vita del campo, compresi i contrasti e dissidi. - La ricchezza spirituale derivante dalla loro prevalente religione. Sono mussulmani “Dervisci” di estrazione “Sufi” che risente dell’ascetismo e spiritualità indiana che interpreta il Corano e prega in confraternite. Capire i germi del Vangelo nella vita ordinaria dei Rom, significa per don Agostino, vivere la semplice vita, assistere per esempio ad un funerale e partecipare alla “catechesi” che in quell’occasione gli uomini fanno ricordando la vita e la fede del defunto e parlare di Dio, della Bibbia, del Corano; oppure bere un “caffè” insieme, che per loro è segno di vera
amicizia e relazione autentica. Don Agostino è uno di loro, non è considerato come “controllore” e omologatore alla nostra mentalità come spesso le Associazioni o assistenti sociali sono. Egli partecipa alla vita faticosa e a volte litigiosa del campo, è legato in particolare ad alcune famiglie dai cui figli è considerato babbo. “Non puoi essere buono con tutti” - ripeteva una suora con cui don Agostino condivideva l’esperienza con i Rom – cerca di voler bene a una o due famiglie, così potrai poi capire e avere buone relazioni anche con le altre”. Ci sarà un futuro migliore per questi Rom quando saranno in grado di affrontare la nostra civiltà senza diffidenza e da parte nostra avere la consapevolezza di accogliere in modo diverso questo loro mondo senza la pretesa di arrivare con le mani piene ma saper accogliere le loro ricchezze come perle. Occorre fiducia per realizzare un cammino comune che porti questi Rom a fare essi stessi scelte positive e consapevoli per la loro vita e il loro futuro. Dobbiamo, ci dice con passione don Agostino, far sentire a questa gente che Dio è qui “non si mette i guanti di lattice” come fanno i poliziotti, è sempre presente. C’è un una grazia, un “kairòs”, e come ci ricorda Papa Francesco, per un cristiano “c’è un’opzione che non può mai mancare: quella per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via” come i Rom. diacono Roberto Bargelli
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
1 giugno 2014
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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di padre Luca Giustarini osbv
La guerra e il colera, flagelli dei livornesi 11 MAGGIO 1849 "Il Maggio del 1849 fu un mese di infausta memoria per la Toscana e particolarmente per Livorno, poiché per punirla di colpe, che in massima parte non commise, venne condannata ad una invasione ed occupazione austriaca, la quale durò sei anni e finì col rendere impopolare e odioso il governo del Granduca". Nella città regnava il massimo disordine; chi aspettava come una benedizione quelle truppe, dalle quali si riprometteva la tranquillità, l’ordine e la pace, chi le detestava in nome del santo amore di patria, di cui vedeva conculcati i diritti. A ventimila soldati austriaci, protetti da cinquanta cannoni puntati contro la città, Livorno non opponeva che le mura della cinta daziaria e duemila insorti pronti a difenderla con eroico valore. Amministratore della Diocesi era il santo Vescovo Mons. Girolamo Gavi, il quale, nella impossibilità in cui si trovava di allontanare dal suo popolo gli orrori di un’invasione nemica, pensò di metterlo sotto la protezione della Madonna, e il giorno 9 Maggio 1849 scrisse all’Abate Don Silvano Gori, Superiore del Santuario, facendo "conoscere il desiderio che il giorno 10 (epoca in cui le truppe austriache dovevano dare l’assalto a Livorno) fosse benedetta la città colla Sacra Immagine di Nostra signora ed Avvocata". Detta Lettera, non si sa per quale causa, fu recapitata la mattina del giorno 11. Da principio i Monaci rimasero indecisi sul da farsi, essendo già passato di un giorno il tempo fissato dal Vescovo, ma poi "udendo che in Livorno continuava tuttora il fuoco della moschetteria", al mezzo giorno vennero nella determinazione di fare la richiesta funzione nella sera stessa, verso le ore sei. Ne fu dato l’avviso, che ben presto si propagò non solo a Montenero, ma pure nei limitrofi paesi, di modo, che all’ora stabilita, la benedizione fu data alla presenza di moltissima gente, venuta da ogni parte dei dintorni. Le Memorie del Monastero soggiungono: "La Sacra Immagine fu tenuta esposta sopra l’altare anche nel giorno 12 e 13, e nella sera di quest’ultimo, essendo giorno di Domenica, ad ora avanzata fu di nuovo collocata nel Tabernacolo. In detti giorni fu numeroso concorso che venne a venerare la Sacra Immagine dal di cui patrocinio ogni buon cristiano ripeteva a salvezza della Patria ". Un altro cronista, pure contemporaneo, scrive: "In tale descritta guisa si è dissipata questa tremenda burrasca militare... mercé soprattutto l’onnipotente
grazioso patrocinio della celeste nostra Protettrice, Maria Santissima ". Tra gli ex voto, la testimonianza di questa data Avendo tolti gli ex-voto in vesti, per conservarli sotto vetro in un armadio, sono venute alla luce iscrizioni che si riferiscono alle due palle di ferro. Una iscrizione è su carta incollata sopra una tavoletta di legno e dice: P. G. R. da M. SS. di Montenero le Famiglie Cecchi e Belli il dì 11 Maggio 1849. L’altra iscrizione, racchiusa in una cornice, è del seguente tenore: Alla Vergine Madre del Verbo di Dio - Protettrice di Livorno - questa palla austriaca che il dì 11 Maggio 1849 - traforava una intera abitazione senza ferire persona - la
famiglia di Antonio Lunghi salvata da tale flagello - offre e consacra in contrassegno di eterna memoria di ringraziamento solenne di amore sincero. Dalla scoperta di queste due iscrizioni è manifesto che le due palle, contrariamente a quello che si diceva per tradizione, non furono portate dai cristiani liberati dai turchi nel 1616, ma furono donate da tre famiglie livornesi, scampate miracolosamente alla morte nell’assalto delle truppe austriache dell’ 11 Maggio 1849. La tradizione poi poté formarsi, perché realmente i cristiani, liberati dalla prigionia dei turchi portarono a Montenero i ferri della loro schiavitù, come
attesta il Vivoli. E’ a deplorare che queste catene e palle di ferro siano andate smarrite a tanti altri preziosi ricordi. 15 AGOSTO 1854 Sei anni dopo l’invasione delle truppe austriache, Livorno fu funestata dall’ingresso di un nemico ancora più terribile, dal colera che vi portarono, l’I1 Luglio 1854, due bastimenti napoletani provenienti da Marsiglia. Ai primi casi lo spavento divenne generale: i forestieri e i facoltosi fuggirono e in quindici giorni ben quarantamila persone avevano abbandonato Livorno, che ben presto, cessato ogni
commercio, si trovò nella più squallida miseria. Rapida fu la diffusione del male che si propagò anche nelle campagne e si ebbero persino cinquanta casi al giorno con molti morti "motivo per cui da Mons. Vescovo e dal Municipio fu pregato l’Abate di Montenero di benedire la città di Livorno colla Sacra Immagine di Maria Santissima nella mattina del giorno 15 Agosto, ricorrendo la solennità dell’Assunzione, il che fu eseguito alle ore 8 antimeridiane alla presenza di numerosissimo popolo: tale funzione riuscì molto commovente ". In quell’occasione era pure stato ordinato un triduo che, cominciato il 14, terminò il 16, giorno in cui la Santa Immagine, dopo di essere stata baciata da popolo innumerevole venne ricollocata al proprio posto. Rapida come l’aumento fu, dopo la benedizione della Madonna, la decrescenza del male, che ai primi di Settembre si poteva dire vinto, tanto era diminuito.
STORIA DELLA BANDIERA AL SANTUARIO
La Madonna di Montenero e i moti del 1948 uando cominciò la prima guerra della Q indipendenza italiana il popolo accompagnava i volontari che, partendo, salivano a Montenero per mettersi sotto la protezione della Madonna e, tornando, vi si recavano di nuovo per offrire la bandiera sotto la quale avevano combattuto da eroi. Ne fa fede la seguente lettera. Ill.mo e Rev.mo Padre Abate, La Civica di Livorno unita ai volontari tornati dall’Armata, volenterosi di offrire a Maria Santissima, che si venera in cotesto Santuario, la Bandiera, che pura riportarono alle loro Case, sono determinati di portarsi domani, verso le 7, al detto Santuario per ivi depositare la suddetta Bandiera. Sperano che quest’atto di pietosa devozione, sarà gradito alle SS. LL. M. RR. e frattanto il sottoscritto, si pregia di ripetersi. Delle SS. LL. M. RR. Livorno, Dal Comando Militare il 7 Settembre 1848 Per il Comandante Dev.mo e Obb.mo servitore CESAREV. La consegna della Bandiera, infatti, avvenne con tutta solennità il giorno 8 Settembre 1848. La Legione dei volontari, comandata dal Maggiore Ghelardi, e con alla testa il suo Cappellano a cavallo e con la Guardia Civica, giunse a Montenero verso le cinque dei pomeriggio, ed entrò subito nel Santuario. Nell’atto in cui i volontari consegnavano la bandiera all’altare della Madonna, il Cappellano pronunziò un discorso così commovente che fece piangere tutto il popolo che numeroso si trovava in chiesa, poiché quel giorno ricorreva la più grande festività della Madonna di Montenero. Vicino alla Bandiera vollero che vi fosse una scritta che a tutti i visitatori ne ridicesse la storia. Gli Austriaci, entrati in Livorno 1’11 Maggio 1849 ordinarono al Superiore del Santuario, in data del 19 Maggio, di portare immediatamente al Comando Militare Austriaco di Livorno un quadro, rappresentante la distruzione che alcuni popolani livornesi avevano fatto, nell’Ottobre del 1848, della vettura del
Cav. Leonetto Cipriani, Colonnello e Commissario straordinario del Governo in Livorno. Il quadro fu tolto dalle tavolette votive e consegnato secondo gli ordini, e non si è più saputo dove sia andato a finire. Nello stesso tempo gli Austriaci lacerarono l’iscrizione che iVolontari avevano messo vicino alla loro Bandiera. Ai primi del 1855 terminò l’occupazione Austriaca a Livorno, e il 27 Aprile 1859 Leopoldo II fuggiva da Firenze, spinto a questa fuga da una rivoluzione pacifica che faceva cessare il governo lorenese inToscana, la quale inalberava così la bandiera nazionale. Livorno che aveva preparato questa rivoluzione col giornale "Il Romito", che cominciò a pubblicarsi dal 1 Gennaio 1859, in quell’occasione, ricordò iVolontari di Montanara, e rimise al suo posto l’iscrizione colla quale questi avevano accompagnato il dono della loro Bandiera al Santuario. UNA GRANDE OFFESA FATTA DALLA SOCIETA’ DI MUTUO SOCCORSO Un’offesa ancor più grande di quella Austriaca era riservata a quella gloriosa Bandiera. La Società di Mutuo Soccorso tra i Veterani del 1848, mossa dallo spirito massonico, che era riuscito a inquinare anche i nobili movimenti, le sante agitazioni del nostro riscatto nazionale, nel Novembre del 1871 deliberava di togliere dal Santuario quell’onorato Vessillo e trasportarlo nella sede sociale a Livorno, con dolore e scandalo dei veri credenti, cui parve cosa sacrilega toglier dal sacro tempio un dono già solennemente offerto a pubblica testimonianza di amore e gratitudine. La presa deliberazione veniva comunicata con lettera, portata a mano dagli incaricati di ritirare la Bandiera: Stimatissimo Sig. Curato, Il latore della presente è incaricato con altri della stessa Società di Reduci della Campagna 1848 a ritirare da cotesto Santuario la Bandiera di quel-
l’epoca: Ella si compiaccia darne il permesso e per parte mia Le faranno sentire i loro più vivi ringraziamenti. La riverisco intanto insieme col P. Abate e Le mi dichiaro con tutta la stima e rispetto D. V. S. Molto Rev.da Dev.mo Servo: Amico PIETRO VOLPINI Livorno 14 Novembre 1871 Lettera accompagnata dal seguente documento: SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO VETERANI 1848 Il Seggio Direttivo della Società di Mutuo Soccorso dei Veterani del 1848, nell ’adunanza del 14 Novembre 1871, e dietro il rapporto della Commissione incaricata di fare le opportune pratiche per ritirare la Bandiera chefu depositata dai Volontari del 1848 al ritorno dalla Campagna di Lombardia nel Santuario di Montenero, ad unanimità deliberava doversi immediatamente andarsi a prendere la suddetta Bandiera e trasferirla nella Sala Sociale, e delegava una commissione composta dei Signori: Vecchi Cesare - Vignoli Cav. Giuseppe Bernardini Virgilio - Bardigli Giuseppe - Lomi Giuseppe - Cipriani Tommaso - Radighieri Magg. Giovanni - Nardi Capitano Giuliano Toccafondi Cap. Salvino incaricata di recarsi al Santuario di Montenero, ritirarne la Bandiera suddetta e trasferirla nella Sala Sociale. Livorno dalla Sede Sociale 15 Novembre 1871 Le firme conseguirono l’effetto desiderato e la Bandiera rimase nella Sede della Società, in attesa di essere riportata al Santuario con quella solennità colla quale vi fu accompagnata dal Battaglione dei Reduci P8 Settembre del 1848. Solo così avrebbe potuto essere riparato, con dignità, l’atto sacrilego, commesso verso quella Bandiera, nel Novembre del 1871.
Nell’anno di MARIA
La decima e undicesima benedizione della città con l’icona della Vergine di Montenero
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TOSCANA OGGI 1 giugno 2014
LA SETTIMANA DI LIVORNO