IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
9 giugno 2013
a famiglia infatti è chiamata ad essere Chiesa, non in un L momento particolare ma in tutti i momenti che sono essenziali e normali in una famiglia, quali: l’amore che unisce i membri, la vicendevole promozione, la generazione della vita e la crescita, il profondo dialogo educativo all’interno e all’esterno della famiglia, sino alla corresponsabilità che i genitori assumono di fronte alla vocazione dei figli che sono chiamati al Battesimo, alla Cresima, alla Eucarestia. Così la famiglia cristiana non è una comunità nella Chiesa solo perché ha degli atteggiamenti o degli incarichi ecclesiali; è diventata Chiesa, come famiglia, in quanto famiglia di battezzati. "È Chiesa la famiglia?", Una Missione d’accoglienza, 1974
Non solo vacanze… Speciale PELLEGRINAGGI
Il pellegrinaggio come un’occasione di vacanza dall’impellenze materiali e quindi tempo di riscoperta della propria fede cristiana. Tutti gli itinerari proposti dall’agenzia della Diocesi ndare in pellegrinaggio è sempre stato, fin dai tempi antichi, una forma di "purificazione" dell’anima; partire per un luogo lontano, offrire le fatiche, i rischi e i sacrifici in cambio di salvezza o di perdono, è sempre stata riconosciuta come una forte necessità da parte dell’uomo. Ancora oggi, sono molte le persone che partono con questo spirito, che si confrontano con le avventure e che hanno voglia di "mettersi in cammino". Roma, Loreto, Fatima, Lourdes, Santiago di Compostela, Gerusalemme e non ultima Medjugorje, sono le mete che il cristiano ma non solo lui, percorrere, così come i nostri antenati hanno fatto prima di noi. Non tutti però hanno la forza fisica e psicologica per affrontare un lungo cammino a piedi ma soprattutto, spesso, a causa dei tempi ristretti, non c’è la possibilità di fare un pellegrinaggio come quello dei nostri padri. Questo però non deve limitare la volontà e il desiderio di visitare questi luoghi ma anzi, deve spingere comunque ognuno di noi a poterlo fare, magari anche in modo più organizzato. La Diocesi di Livorno, ormai da anni, con la sua agenzia, Pharus Viaggi, mette a disposizione proposte con itinerari conosciuti e meno conosciuti, tentando di soddisfare le esigenze di tutti. Alcuni di questi pellegrinaggi, anche quest’anno, saranno accompagnati dal Vescovo mons. Simone Giusti, che offrirà ai partecipanti non soltanto la propria "guida" ma anche una partecipazione e condivisione del viaggio. «Durante i pellegrinaggicome ci spiega monsignor Giusti - mi è sempre capitato di incontrare persone "lontane" dalla Chiesa ma che, vuoi per curiosità, vuoi
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per desiderio, sono "capitate" insieme a me nel viaggio. Condividere tanti momenti di preghiera, parlare ed ascoltare ma soprattutto "vivere" questi luoghi, suscitano una sorta di desiderio profondo, una riscoperta della propria fede, che molto spesso sorprende». «I pellegrinaggi- continua il Vescovo- sono di per sé un dono di fede, una grande ricchezza, che ciascuno di noi ha la possibilità di sfruttare per crescere nella fede e nell’amore». Quindi perché non pensare a questa forma diversa di vacanza? Potrebbe essere un’opportunità non solo di conoscenza e di arricchimento culturale ma anche di approfondimento
Le proposte di PHARUS VIAGGI CASCIA 6 - 7 LUGLIO
FATIMA con il Vescovo 11 - 16 LUGLIO
TERRA SANTA con il Vescovo 18 - 24 AGOSTO spirituale, un modo diverso di vivere la propria fede "toccando" con mano, rivivendo e respirando i luoghi che Gesù ha calpestato molti secoli fa andando in
Terra Santa oppure andando in luoghi visitati dalla Vergine o impregnati dalla presenza di grandi santi come Assisi o San Giovanni Rotondo. Martina Bongini
SAN GIOVANNI ROTONDO con il Vescovo 2 - 4 SETTEMBRE
ASSISI 4 - 6 SETTEMBRE
ALCUNE CURIOSITÀ’
La storia del pellegrinaggio
POLONIA con il Vescovo 09 - 14 SETTEMBRE
LOURDES IN AEREO DA PISA IL PELLEGRINAGGIO PER I PRIMI CRISTIANI Per i primi cristiani Gerusalemme diventa la meta di un viaggio spirituale ambito nel desiderio di conoscere i luoghi dove Gesù visse, predicò e morì. Le radici del pellegrinaggio cristiano si ritrovano anche in illustri esempi biblici, sia del Vecchio che del Nuovo Testamento: da Adamo che dovette abbandonare l’Eden, ad Abramo, Isacco e Giacobbe che peregrinavano senza una fissa dimora, o come il popolo d’Israele che errò nel deserto. Il pellegrinaggio a Gerusalemme divenne per i cristiani un’usanza fissa a partire dal 313 d.C. con l’editto di Costantino e la libertà di culto nell’Impero Romano. Si andava per cercare la Croce, i chiodi, la tunica di Cristo, la Scala Santa o per ripercorrere i luoghi della sua sofferenza. A mano a mano che il culto cristiano si espandeva, cresceva anche la devozione per gli Apostoli Pietro e Paolo, martirizzati a Roma, e ritenuti i fondatori della Chiesa. Così Roma diventa la città benedetta, battezzata dal sangue dei due apostoli di Cristo. Roma acquista un’importanza sempre maggiore rispetto a Gerusalemme, di pari passo con la decadenza dell’Impero Romano e sotto la pressione dei barbari che depredavano e devastavano città e vie di comunicazione. Fino a diventare la seconda Gerusalemme dal 638 d.C., anno in cui la città santa viene conquistata dagli Arabi e diventa sempre più difficile recarsi in pellegrinaggio ad Oriente. ALTO MEDIOEVO (DAL 500 AL 1000) Dal 500 fin verso l’anno 1000 il pellegrinaggio era un fenomeno prevalentemente individuale. Verso la fine del primo millennio, invece, prende corpo il pellegrinaggio collettivo, meglio preparato e senza dubbio meno rischioso. Una svolta nel carattere stesso del pellegrinaggio si ebbe a partire dal VII secolo, quando si cominciò a prescriverlo o ad imporlo, assieme all’elemosina, come penitenza per peccati di una certa gravità. Si andava in pellegrinaggio non solo per visitare i luoghi santi di culto, ma anche per sciogliere un voto. Il pellegrinaggio come pratica di penitenza e di riscatto morale coinvolge anche le classi sociali più alte, senza escludere re e imperatori. Il primo sovrano a recarsi a Roma fu Carlo Magno, nella Pasqua del 774. http://lcalighieri.racine.ra.it/Giubileo/pellegrinaggio.html
24 - 27 SETTEMBRE
MEDJUGORJE con il Vescovo
23 - 26 OTTOBRE (Volo diretto Pisa- Mostar)
MEDJUGORJE 9-12 AGOSTO CON DON LUCA GIUSTARINI PARROCO DI MONTENERO (tutto bus)
S. GIOVANNI ROTONDO
PIETRELCINA - MONTEVERGINE E SANTUARIO DELL’INCORONATA DI FOGGIA 13 - 15 LUGLIO CON DON LUCA GIUSTARINI, PARROCO DI MONTENERO
MEDJUGORJE (bus + traghetto) 23 - 28 SETTEMBRE CON DON PLACIDO BEVINETTO, PARROCO DELLA MADONNA
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
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Il pellegrinaggio regionale a Montenero
L’Apostolato della preghiera: un prezioso servizio alla Chiesa
verso la festa diocesana DELLA FAMIGLIA
Siamo nati con i cromosomi di Dio Sarà Ezio Aceti a guidare il convegno di sabato 8 giugno alle 15,30 alla Festa della famiglia. Aceti, laureato in psicologia e diplomato poi in Scienze Religiose con una tesi sull’Educazione al Sacro nel bambino da 0 a 6 anni, si occupa da anni del rapporto tra genitori e figli. Il suo intervento alla festa metterà insieme le sue competenze con un convegno dal titolo: «La trasmissione della fede ai figli». Gli abbiamo chiesto una piccola anticipazione che vi riassumiamo
on un caldo sole primaverile, cosa molto rara di questi tempi, i vari C gruppi del. Apostolato della Preghiera provenienti da molte Diocesi della Toscana fra cui Empoli, Pistoia, Pescia, San Miniato, insieme a quello di Livorno (erano ben 200!) si sono dati appuntamento al Santuario di Montenero per l’annuale Pellegrinaggio ai piedi di Maria, patrona della Toscana e così concludere l’anno sociale. Ad attenderli c’era don Willy Blanco, responsabile del gruppo livornese con il quale hanno recitato sul sagrato, il Santo Rosario. Quindi alle 11 il vescovo Giusti ha presieduto la celebrazione eucaristica dentro il Santuario e ha ringraziato per la numerosa presenza dell’Apostolato della Preghiera nella sua Diocesi, i cui gruppi sono dediti ad una preghiera vissuta intensamente. Ha quindi esortato tutti i presenti a continuare in questo cammino e in questo prezioso servizio per la Chiesa e per il mondo sempre più ammalato di efficientismo. Molto intense le intenzioni di preghiera preparate dai rappresentanti dei vari gruppi delle Diocesi intervenute che hanno chiesto a Maria la protezione sul Papa, i Vescovi e i sacerdoti. Al termine della Messa un pranzo conviviale per poi trovarsi nuovamente nel Santuario nel primo pomeriggio per la preghiera di chiusura del Pellegrinaggio. La segretaria regionale dell’Apostolato della Preghiera, Stefania Tempesti ha raccontato una testimonianza molto commovente riguardo la sua recente partecipazione al campo di concentramento di Mauthausen insieme ad un gruppo laico di ex deportati nei campi nazisti ANED. Nelle frasi virgolettate possiamo cogliere l’esperienza di preghiera che ha fatto: “...contrariamente a tutte le cerimonie, dove le parole delle persone che si sono avvicendate per deporre le corone di alloro alla memoria, erano vuote, la Parola di Dio, impronunciabile come la Parola Croce, nel mio cuore risuonava piena di speranza…. Si vorrei tanto ritornare a Mauthausen, ma non con i gonfaloni della Provincia e dei Comuni, ma con i nostri stendardi e celebrare là, su quelle terre intrise del sangue dei martiri, l’Eucarestia”. L’appuntamento per l’inizio del nuovo anno dell’Apostolato della Preghiera è per il 9 Ottobre 2013 ad Empoli dove si terrà il Convegno Regionale. Monica Cuzzocrea
Trasmettere la fede ai figli. Perché oggi sembra così difficile farlo? «Il dramma di oggi è questo: non si parla più del proprio rapporto personale con Dio, ma di un qualcosa che sta fuori. Invece devo raccontare il mio Dio e far vedere quanto sia bello. L’importante è prima di tutto vivere la fede in prima persona, poi creare un rapporto di amicizia con i figli, che non escluda certo l’autorità, ma un’amicizia cristiana che parli della propria fede».
si butta sul pesce, lo mastica e lo dona i figli. Anche noi, come Chiesa dovremmo masticare il Vangelo, e renderlo nello stesso modo dei pellicani ai nostri giovani che vivono nella società delle emozioni. Anche i sacerdoti devono avere il coraggio di dire che Gesù è la cosa più bella che esiste. E renderlo visibile a tutti con una vita che sostanzi la Parola. Proprio come fa Papa Francesco».
Siamo arrivati a parlare di crisi di valori, con le chiese che si svuotano di giovani. La "colpa" di tutto questo è nella generazione dei figli, dei genitori, di entrambi? «Trasmettere la fede non vuol dire più, o non ha mai voluto dire, insegnare regole, ma diventare testimoni per riuscire a farci seguire. Prima c’è bisogno di capire come "funzionano" i ragazzi. Ci si accorgerebbe che non possiamo fare lo stesso lavoro che i nostri genitori hanno fatto con noi». E a livello di chiesa cosa manca? «La Chiesa dovrebbe essere come un pellicano. Questo animale vola alto sul mare, poi
In che senso? «Prima di iniziare l’udienza, gira per un’ora intera tutta la piazza per salutare la gente, lo vive il Vangelo in mezzo a loro, poi inizia a parlarne. Forse è per questo che riesce a conquistare tante persone, perché lo fa e lo fa con gioia. E quando qualcuno vede questo, quei cromosomi particolari che già sono dentro di lui, prendono vita». Di quali cromosomi parla?
«Dei cromosomi di Dio. Quando veniamo concepiti, non siamo formati solo dai cromosomi di mamma e babbo. Ci sono anche quelli di Dio che ci rendono persone capaci di intessere relazioni, programmati per amare, capaci di provare gioia ogni volta che vediamo una cosa vera e tristezza se capiamo che è falsa. Cromosomi che ci danno la luce per vivere l’attimo presente». Giulia Sarti
L’8 E 9 GIUGNO ALLA PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA DEI GRECI (VIA OLANDA)
Riepiloghiamo i momenti della Festa abato 8 Giugno ore 11.00 “Petali dal cielo”, musical preparato dalla scuola cattolica l’ImmaSNelcolata. frattempo nel porticato della chiesa della SS. Annunziata dei Greci: bancarelle, stand, mostra “Videro e Credettero”, esposizione dei lavori del concorso artistico e fotografico. Alle 15.30 convegno interattivo con lo psicologo Ezio Aceti, sul tema della fede. Alle 20 cena al sacco e concorso gastronomico: della schiacciata fatta in mille modi e dei dolci in fantasia (iscrizioni sul sito http://www.diocesilivorno.it/sezione/pastorale-familiare) Sabato sera a partire dalle 21.00 musical su don Quilici, poi i cori Springtime, Musictime e DoReMi, intervallati da alcune testimonianze di fede di giovani e famiglie. Nella notte, animata dagli Scout e dai giovani della Pastorale giovanile diocesana, adorazione eucaristica continuata. Domenica 9 Giugno alle 8.00 Lodi, alle 9.30 convegno su “Fede e socialnetwork” insieme a don Danilo Costantino; alle 11.00 S. Messa celebrata dal vescovo Simone e poi il pranzo in condivisione. Alle 15.00: i giochi insieme, genitori e figli e premiazione dei concorsi. Alle 17,00 al Palamodigliani sarà presente Kiko Arguello, fondatore del cammino Neocatecumenale.
LA MOSTRA IN DUOMO
Videro e Credettero: la gioia di essere cristiani La mostra sarà in cattedrale fino al 7 giugno, poi si sposterà alla Festa della Famiglia alla Leccia stata inaugurata in cattedrale la mostra «Videro e Credettero- la bellezza e la giuria di sentirsi cristiani». La rassegna è stata realizzata dall’associazione «Itaca» per l’Anno della Fede, col patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, del Progetto Culturale, dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI e promossa dal centro culturale «Il Portico di Salomone». Il taglio del nastro con la presenza del vescovo Giusti e di Del Pane, curatore della mostra che, come da lui stesso dichiarato nella presentazione «è uno strumento itinerante composto da 32 pannelli, a disposizione delle diocesi, per una comunicazione città per città dei contenuti essenziali della fede e della vita cristiana». In cattedrale rimarrà sino al 7 giugno dopodiché si sposterà per due giorni alla Festa diocesana della famiglia nella
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parrocchia della SS.Annunziata a La Leccia. «L’Anno della Fede - ha detto il Vescovo - ci porti a rinnovare il nostro Credo perché senza Fede in Dio si crea una società della morte dove, su tutto e tutti, prevale il nulla, portandoci allo sconforto ed ad un senso di vuoto, che pensiamo di riempire con cose materiali, per soddisfare egoisticamente solo i nostri personali bisogni, ma che poi si rivelano insufficienti ad appagare la richiesta d’amore insita nel nostro DNA». E ancora: «Solo Dio è onnipotente, eterno, perfetto e chiunque pensi di poter fare a meno di Lui dovrà rivedersi.Abbiamo già avuto esempi nella storia, dove uomini potenti e grandi imperi sono caduti uno dopo l’altro, ma Dio è sempre lì e questo è uno degli scopi della mostra». La serie dei 32 pannelli che partendo dalla storia prima della venuta di Gesù, ci accompagna sino ai giorni nostri, è una suggestiva e toccante carrellata di flash, correlata da frasi evangeliche e pensieri di Benedetto XVI che inducono il visitatore ad un profondo esame di coscienza. Roberto Olivato
LA SETTIMANA DI LIVORNO
CONOSCIAMO il nuovo Vicario Generale
TOSCANA OGGI 9 giugno 2013
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Un anniversario da ricordare
25 anni di diaconia
Un impegno di servizio e spiritualità
o scorso 22 Maggio Rolando LGalletti, Baldacci, Fulvio Falleni, Giulio Umberto Paolini, e nel
Don Ivano Costa, originario di Piombino, classe 1950, ordinato a Livorno il 26 Maggio del 1979, è stato nominato dal Vescovo nuovo Vicario generale. Dalla sua ordinazione don Ivano ha ricoperto numerosi compiti: è stato cappellano a S. Matteo, collaboratore a S. Lucia, ha insegnato alle Scuole Magistrali e al Seminario di Pisa, nonché alla Scuola Interdiocesana di Teologia a Camaiore, è stato vice parroco ai Sette Santi, parroco a Ss. Pietro e Paolo in Colognole, vice cancelliere della Curia e ultimamente Canonico Penitenziere della Cattedrale e assistente dell’Istituto Immacolata
ricordo anche Gianluigi Merlo hanno festeggiato 25 anni di ordinazione diaconale. 25 a servizio della Chiesa livornese, impegnati in ruoli diversi e ugualmente importanti. Anche a nome dei lettori, la redazione de «La Settimana», ringrazia i Diaconi per il loro impegno e augura loro buon proseguimento di cammino, allargando il ringraziamento e l’augurio a tutti i diaconi permanenti della Diocesi!
ei giorni scorsi il Vescovo Simone, a seguito di una votazione a cui ha partecipato tutto il clero livornese, ha nominato Don Ivano Costa nuovo Vicario Generale della Diocesi. Un compito che lo renderà forse più visibile per tutti quelli che finora non hanno avuto modo di conoscerlo, visti i suoi compiti non “appariscenti” come ci dice lui stesso.
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Don Ivano, fino ad oggi di che cosa si occupava? «Prima di questa nomina ho avuto tanti incarichi, ma spesso di carattere spirituale. Mi potevate trovare soprattutto in Duomo, visto che il mio ruolo era quello di canonico penitenziere della Cattedrale. Mi sono dedicato alla confessione, un compito importante ma non appariscente a livello cittadino ed ecclesiale. Anche negli incarichi come vice parroco mi sono dedicato alle confessioni, alle celebrazioni eucaristiche e al dialogo personale con i fedeli. Sempre in questo ambito anche l’impegno che mi è stato affidato quest’anno; quello di guidare i ritiri spirituali mensili che si svolgono all’Istituto S. Caterina». Questa nuova nomina in cosa consiste? «I miei compiti saranno soprattutto quelli di sostenere il Vescovo nella sua missione, nella sua opera pastorale qui a Livorno, aiutarlo nel suo ministero e servirlo nel migliore dei modi. Ma anche i miei confratelli potranno fare affidamento su di me per ogni tipo di aiuto, sia a livello personale che a livello pastorale». Sono stati anche loro a sostenere la sua nomina. Quale è il suo rapporto con i sacerdoti della Diocesi? «Credo che sia un buon rapporto, lo spero! Con questo mio nuovo incarico cercherò di mettermi al loro servizio seguendo le parole di Papa Francesco quando ha affermato che nella Chiesa i posti di “potere” sono soprattutto posti di umile servizio nei confronti degli altri, in questo caso dei miei confratelli». Lei anche docente? «Sì, ho insegnato al seminario di Pisa e a Lido di Camaiore, ho insegnato alle Magistrali e nella nostra Diocesi sono stato docente della Scuola di teologia. A livello teologico mi sono specializzato nella Patristica, lo studio dei grandi Padri e scrittori della Chiesa dei primi secoli, questo è quello a cui mi sono dedicato in modo quasi totale, rendendo la patristica la mia principale competenza». G.S.
IL LIVORNO IN SERIE A
Una promozione non solo calcistica
n anno iniziato con il solo desiderio di salvezza, frastornato dalla precedente stagione che ha visto il Livorno salvarsi all’ultima giornata, ma soprattutto devastato dalla morte prematura sul campo di Pescara di Piermario Morosini, la storia della stagione 2012/2013 è tutta un’altra cosa. Forse nella partita di Natale contro il Sassuolo, forse il match più significativo dell’anno, come un regalo sotto l’albero, la squadra inizia a pensare di poter trasformare la stagione in una favola, quella che ogni giocatore almeno una volta in carriera vorrebbe veder realizzata: la promozione in serie A. Certo, non sarà come vincere il mondiale ma la gioia dei loro volti domenica scorsa all’Armando Picchi era commovente. Uno stadio intero, come da anni non si vedeva, ha incitato per novanta minuti la squadra labronica nel derby toscano contro l’Empoli, un solo imperativo, quello lanciato dalla curva nord ad inizio partita "Combatti"; un messaggio semplice, che sembra quasi andare al di là delle mura dello stadio per incitare tutta la città. Gli undici uomini in campo lo hanno fatto, fino all’ultimo secondo, guidati da un giovane allenatore alle prime armi, Davide Nicola, che ha saputo fin dal ritiro estivo, trasmettere ai giocatori la fiducia e la forza di gruppo necessarie per raggiungere questo obiettivo; undici uomini in campo che hanno espresso un "calcio pulito"con la voglia di giocare sempre fino in fondo, al massimo delle proprie possibilità, senza sprecare nessun pallone e rispettando l’avversario sempre e comunque. Una squadra che ha saputo fare dell’umiltà e del lavoro le sue armi più micidiali, che è riuscita a rialzarsi dopo grandi sconfitte, dopo episodi non troppo sportivi bensì sempre più fortificata. Un gruppo unito nel ricordo di Piermario Morosini, al quale la squadra ha dedicato la promozione nella massima serie; "il Moro" anche se rimasto poco tempo a Livorno ha segnato i cuori non solo dei giocatori ma anche dei tifosi, una figura che da lassù farà sempre il tifo per "noi". Martina Bongini
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LE PAROLE DI MONSIGNOR GIUSTI INTERVISTATO DALLA RADIO VATICANA A PROPOSITO DELLA PROMOZIONE DEL LIVORNO CALCIO «Mi auguro che la promozione in serie A sia un segno di buon auspicio per tutta la città. Soprattutto per l’aspetto del lavoro. La città si è sentita molto coinvolta e mi auguro che l’ottimismo della vittoria, dedicata a Morosini, possa stimolare anche altri settori della vita cittadina. La vittoria del Livorno è stata accolta da una tifoseria festosa e tranquilla. Nonostante quello che spesso si dice, su migliaia e migliaia di tifosi labronici solo una cinquantina sono quelli seguiti dalla Questura. Ma sono comunque lo sport ed i giovani a vincere!»
Nelle foto, dall’alto: Umberto Paolini, Gianluigi Merlo, Fulvio Falleni, Rolando Baldacci e Giulio Galletti
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TOSCANA OGGI 9 giugno 2013
LA SETTIMANA DI LIVORNO
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 7 GIUGNO 9.30 ritiro del clero alla chiesa di S.Andrea Apostolo 18.30 S. Messa in occasione del termine dell’anno scolastico all’Istituto Sacro Cuore SABATO 8 GIUGNO Festa della Famiglia, alla chiesa della Santissima Annunziata dei Greci nel quartiere della Leccia 13.00 pranzo alla Casa famiglia "Scotto" a Stagno 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di S. Ranieri a Guasticce DOMENICA 9 GIUGNO 11.00 S. Messa in occasione della Festa della Famiglia alla chiesa della SS. Annunziata dei Greci alla Leccia 17.00 Saluto al convegno dei Neocatecumenali con Kiko Arguello, al Palamodigliani Da lunedì 10 a giovedì 13 Giugno il Vescovo partecipa all’assemblea itinerante della CET a Bolzano e Bressanone VENERDÌ 14 GIUGNO 9.30 incontro con il clero giovane in vescovado 20.30 chiusura dell’anno sociale del Serra Club SABATO 15 GIUGNO 8.00 pellegrinaggio diocesano mensile al Santuario di Montenero, S.Messa e benedizione dei fidanzati 11.30 premiazione degli studenti all’Istituto Nautico Cappellini 14.00 incontro diocesano dei ministranti (vd. Locandina pag 8) 21.00 processione in occasione della festa del santo patrono a Cascine di Buti DOMENICA 16 GIUGNO 10.00 S. Messa, cresime e prime comunioni alla chiesa di S. Giuseppe a Nibbiaia 12.00 Saluto all’assemblea SAIS in Via La Pira 16.00 incontro con le religiose
ALLA PARROCCHIA DEL SACRO CUORE
Si può dire “Dio”, oggi? Incontri sulla nuova evangelizzazione La fede è un dono da condividere trovando la sintonia con una realtà sociale e culturale che interpella il credente e chiede di rendere ragione di quello che si è. Si aprono nuovi scenari che il credente non può ignorare. E’ questa la sfida, ma anche la promessa, la grazia che ci viene data di "ricominciare a credere", per questo la parrocchia dei Salesiani ha organizzato un ciclo di tre incontri sul tema “È ancora possibile dire Dio, oggi?”. Questo il programma degli incontri: GIOVEDI 6 GIUGNO “Luoghi e metodi della Nuova evangelizzazione”. Relatore sarà monsignor Simone Giusti LUNEDÌ 10 GIUGNO “Contenuti del primo e secondo annuncio”. Relatore don Severino Dianich GIOVEDÌ 13 GIUGNO “Tre parroci si interrogano: quale nuova evangelizzazione a Livorno”. Realatori: don Raffaello Schiavone, don Luciano Musi, don Gino Berto. Modera l’incontro Alessandro Latorraca. Gli incontri avranno inizio alle 21,00 e si svolgeranno nei locali della Parrocchia S. Cuore (Viale Risorgimento, 77).
Diocesi informa IL PORTICO DI SALOMONE RILEGGE
«Il Potere dei senza Potere di Vàclav Havel» erché rileggere oggi Il potere dei senza potere, un testo scritto nel Ptenuto 1978 quando il blocco sovietico era ben saldo e Havel un "dissidente" sotto stretto controllo dalla polizia? Il tempo ha poi reso giustizia all’uomo, divenuto presidente della Cecoslovacchia prima e della Repubblica Ceca dopo, scomparso qualche anno fa. A questa domanda risponderà il filosofo Alexandr Filonenko nell’incontro organizzato dal Centro Culturale Il Portico di Salomone , lunedì 10 giugno presso l’auditorium Pamela Ognissanti della circoscrizione 1 a Livorno - piazza Saragat 1 (ingresso via Gioberti). Nel contesto di crisi e di crisi di identità che da anni affligge l’Italia e l’Europa, quest’opera sollecita a interrogarsi sul rapporto tra l’uomo e la politica, tra l’"io" e il potere. Descrivendo un sistema post-totalitario, in cui l’"io" sembrerebbe condannato all’irrilevanza, sorprendentemente Havel ne fa invece il perno e il protagonista della vita pubblica perché "tutti coloro che vivono nella menzogna ad ogni momento possono essere folgorati dalla forza della verità" con esiti imprevedibili sul piano sociale: "nessuno sa quando una qualsiasi palla di neve può provocare una valanga". La vita stessa di Havel mostra che un "io" non de-moralizzato, cioè non rassegnato alla menzogna, può diventare attore della trasformazione della storia di un Paese e dell’intera Europa: "Solo con una vita migliore si può costruire anche un sistema migliore". A cura di A. Capaccioli
In ricordo di MARTIN RICHARD uando all’inizio dell’anno avevamo Q fatto il programma delle varie iniziative per festeggiare il mio 25° anniversario di sacerdozio, avevamo pensato a tanti progetti tutti in favore dei bambini del mondo: Betlemme, Brasile, Perù, Ecuador, Roma ecc. ma non avevamo messo in conto nella nostra lista Boston. La città americana è entrata a far parte del nostro progetto dopo il tragico, vile attentato del 15 Aprile scorso, e con questo evento è entrato nel nostro cuore il piccolo Martin. Martin Richard è il bambino di otto anni ucciso dalla esplosione della bomba; Boston, sua città natale, al traguardo della Maratona e con lui altre due giovani vite Era in attesa dell’arrivo del papà, mano nella mano con la mamma Denise e con la sorellina di sei anni che giocava poco lontano con il fratellino più grande, in una mattina di festa in questa primavera appena iniziata, era il "Patriot Day" giorno di festa nazionale statunitense. Ma alle ore 20,50, ora italiana, tutti i suoi sogni di bambino sono stati bruciati dall’esplosione di una bomba. L’onda d’urto è stata troppo forte ed il piccolo corpo di Martin non ha retto. Hanno lacerato un piccolo fiore primaverile ma ancora una volta non sono riusciti a cancellare la Primavera; Martin continuerà a vivere nei cuori degli uomini e delle donne che ogni giorno lottano e vivono per far vincere Vita. Lo porteremo nelle nostre corse, nelle nostre gare, nei giorni lieti e belli come in quelli impegnativi dove fatica e dolore spesso di fanno credere che non ce la fa-
rai. Martin continuerà a correre con noi! Per onorare il suo ricordo abbiamo dato vita ad serie di eventi: primo dei quali una salita di corsa al santuario mariano di Montenero per accende una luce e recitare una preghiera. Lo abbiamo fatto in compagnia di Laura Baldanzi, nota runner labronica e mamma di due bambini. Una corsa per dire no al male e alla violenza. Poi, Il giorno della gara cittadina "Corriprimavera" è stato distribuito a tutti i partecipanti il fiocco bianco di Martin da apporre alle nostre maglie, raccogliendo dalla generosità dei partecipanti, la somma di $ 275 che abbiamo versato su un speciale Fondo creato dalla città di Boston per le vittime. https://secure.onefundboston.org/pa-
ge/-/donate8.html Il cartello di Martin è stato esposto il giorno della "Camminata della solidarietà" e in occasione della "Giornata della sicurezza", che ci è tenuta al Parco Pertini il giorno 31 Maggio scorso, in tali occasioni sono stati liberati in cielo anche mongolfiere colorate in segno di speranza. E’ stata anche composta una preghiera che vi lasciamo di seguito perché anche voi possiate pregare per lui e per la sua famiglia che ora è nel dolore. Pensate la sorellina ha subito una amputazione e la mamma è stata operata alla testa. Siamo sicuri che ri-incontreremo il piccolo Martin e lo potremo ri-abbracciare, quando anche noi, varcata la linea del traguardo., oltre la linea del finish della nostra Grande Maratona. lo troveremo ad attenderci con il suo sorriso di bambino sulle labbra per darci il benvenuto. A Dio Piccolo Martin Maratoneta della Vita, A Dio, non ti scorderemo mai! gibi Preghiera per Martin Signore della Vita e della Gioia, che ci attendi al traguardo della nostra storia, dopo una corsa esaltante, lunga e faticosa come puo’ essere una Maratona. Questa sera ti preghiamo per Martin, era solo al primo chilometro della sua corsa, e attendeva il papa’, in un giorno di festa per poterlo abbracciare. Tu che sei Padre, tienilo tra le Tue braccia e con lui la sua famiglia che ora e’ nel dolore. Amen
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
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“La famiglia è una risorsa” DI
MAURO DONATEO
ppena si apre la porta, Clara, un bellissimo golden retriever di 12 anni, ci viene incontro per farci le feste. Quindi ecco arrivare subito anche Elena, 5 anni, una bambina molto sveglia e affettuosa, che frequenta l’asilo dei Girasoli. E ovviamente poi ci sono anche loro: Claudio Mattioli, 38 anni, educatore di comunità al Ceis di Livorno, e Chiara La Rocca, 38 anni, insegnante di Lettere alle Mazzini. Mentre ci accomodiamo al tavolo, "mamma Chiara" finisce di allattare la piccola Aurora, 6 mesi e prossima al battesimo. Sposati da dieci anni, con altrettanti anni di fidanzamento alle spalle, Claudio e Chiara sono una bellissima testimonianza di cosa vuol dire essere famiglia oggi.
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Veniamo subito al dunque: quali sono le difficoltà maggiori in cui vi imbattete come famiglia? «Potremmo riassumerle tutte molto semplicemente in un’unica frase: la mancanza di tempo. Oggi tutti corrono, anche gli amici, i colleghi, e bisogna stare al passo, con il rischio di avere meno tempo per noi. Don Roberto [Corretti] alla preparazione per le coppie al matrimonio ci diceva sempre di ritagliare 15 minuti per ogni cosa, le coccole, la Bibbia, il giornale ecc…ma oggi con questi ritmi e i figli è impossibile.» Quindi se uno vi chiedesse di cosa avreste bisogno maggiormente….? «Ore di tempo, senza dubbio. Questo problema si è accentuato dopo la nascita dei bimbi. Se hai i nonni che
Due giovani genitori raccontano le difficoltà principali con cui lottano quotidianamente
danno una mano, allora va già meglio, ma se non li hai, come nel nostro caso, la carenza di tempo diventa fondamentale. Inoltre la società e la sanità ti seguono finché il bimbo lo hai in pancia, poi…..» In che senso? «Per fare un esempio molto concreto: il bimbo si ammala nel week end? Il pediatra non c’è, quindi devi andare direttamente al pronto soccorso, o in alcuni casi, contattare il medico solo dalle 8 alle 10 del sabato mattina. Insomma, non un
grande aiuto per chi si ritrova con dei bambini malati, specialmente le prime volte. Un altro esempio? Gli spazi esterni. A Livorno non ce ne sono tanti per i bimbi dai 2 ai 5 anni. In Villa Fabbricotti, tanto per dirne una, ci sono pochi giochini per quell’età e questo comporta che sono sempre pieni.» Che cosa consigliate allora? «Oggi manca pensare qualcosa che supporti la famiglia, non solo a livello economico, ma come dicevamo prima, anche più in generale. L’entrata
LA STORIA DELLA FAMIGLIA E DELLE SEPARAZIONI
Tra moglie e marito hiara La Rocca ha conseguito il C dottorato di ricerca in Storia moderna e contemporanea all’Università di Pisa, interessandosi soprattutto della storia della famiglia e delle separazioni. I suoi studi hanno portato alla luce un’opera davvero interessante sulla storia delle separazioni a Livorno nel Settecento: Tra moglie e marito (edizioni il Mulino). Chiara, già in passato i livornesi tendevano a separarsi con frequenza? «È difficile fare una ricostruzione reale, possiamo studiare solo quelli che si rivolgevano ai tribunali, quindi manca il sommerso che invece si separava senza ufficializzare la cosa. Ma in questo campo non possiamo fare una storia quantitativa. Tuttavia, in confronto a Siena e Torino, eravamo già avanti. Sarebbe interessante, invece, studiare la concezione del matrimonio, soprattutto nell’Ottocento, quando si accentuano gli elementi classici della stabilità e della donna come angelo
del focolare.» Chi si separava di solito? «La maggior parte era di ceto medio-basso. Il tribunale era una piazza, i nobili quindi evitavano di ricorrervi. Le cause principali di separazione erano legate a motivi economici e alla violenza domestica.» Si possono rilevare elementi storici della nostra città che spingono alla separazione? «No, non credo proprio. Gli stereotipi dell’anticlericalismo e del carattere bellicoso non danno spiegazioni attendibili scientificamente. Certo ci sono elementi che possono aver influenzato, come ad esempio il fatto di essere una città abitata da gente di passaggio, abituata a muoversi, e al numero esiguo del clero, che aveva scarsa capacità di controllo territoriale. Ma ripeto, non ci possiamo basare su questi elementi». M.D
flessibile agli asili, ad esempio, è un altro modo per andare incontro alle famiglie che lavorano. Occorre che la società cambi modo di pensare la famiglia, che non la consideri più solo come fonte di acquisto, ma anche come risorsa umana. Ci vuole un progetto culturale che metta la famiglia con le sue problematiche concrete al centro di tutto. Inoltre potrebbero essere incentivati i corsi alla formazione genitoriale, ne esistono alcuni, ma attraggono solo poche persone, bisogna, invece, attirare un numero maggiore di madri e padri alle prime armi. Noi molte cose le abbiamo imparate sulla nostra pelle…. » Ultima domanda: la Chiesa come la avvertite? «Non sempre anche in ambito ecclesiale si pensa con gli occhi della famiglia. Alcune messe sono a orari improponibili e strutturate in modo disagevole per i genitori con figli. Stesso discorso per riunioni e incontri. Prima di avere Elena e Aurora, siamo stati animatori e poi formatori degli animatori, sempre presenti agli impegni parrocchiali. Poi con la loro nascita la nostra vita è cambiata, non abbiamo più partecipato come prima e…siamo stati tagliati fuori, nessuno ci ha più cercato. A volte prevale più il chiedere che il dare...ma la Chiesa è una grande famiglia, anche se fa molta fatica a essere comunità.» E quindi? «Bisogna arrivare tutti insieme, una comunità è bella perché unita. Si potrebbero pensare delle messe più a portata delle famiglie, con omelie più corte, più musiche e canzoni, senza separare i genitori dai figli, questo non occorre, si deve vivere la messa tutti insieme, se no che senso ha la comunione? Forse qualcuno si sentirebbe sacrificato dal punto di vista intellettuale della fede, ma ne guadagnerebbe la comunità a livello di comunione.»
FAMIGLIA
TRA GIOIE E DIFFICOLITA’: LA TESTIMONIANZA DI UNA GIOVANE COPPIA CON DUE FIGLI.........
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 giugno 2013
Davanti all’immagine pellegrina di Fatima
CONSACRATI AL CUORE DI MARIA l 24 Maggio, nella Parrocchia di IPeregrinatio Santi Pietro e Paolo, durante la Mariae della Madonna di Fatima, il vescovo Giusti ha consacrato al Cuore Immacolato di Maria 42 persone. Questi laici “messaggeri” sono entrati a far parte del Movimento del Messaggio di Fatima per diffondere il messaggio della Bianca Signora. Tutto questo a conclusione dei 10 giorni trascorsi insieme alla preziosa statua proveniente dal Portogallo. Oltre alle consacrazioni dei laici il Vescovo ha poi consacrato la parrocchia al Cuore Immacolato di Maria affidandole anche tutta la comunità. Possiamo dire che Maria lascia sempre un segno in ogni parrocchia che visita ma soprattutto lo lascia nei cuori dei suoi figli. Inoltre il parroco don Annibale Reyes ha costituito una sede del Movimento ed è stata nominata coordinatrice parrocchiale, la signora Anna De Vito, che sarà di grande aiuto per il Movimento e per organizzare in parrocchia la pratica dei Primi Sabati del Mese come richiesti a Fatima dalla Madonna. Le referenti ringraziano di cuore
Anna per la sua preziosa disponibilità e per aver accettato questo incarico molto importante che sarà di aiuto alle anime, ai piani di Maria Santissima, e al Movimento collegato ai piani pastorali del Santuario di N.S. di Fatima in Portogallo. Una giornata indimenticabile anche perchè dopo le consacrazioni il Movimento ha donato una statua del Cuore Immacolato di Maria alla sede del Movimento del Messaggio di Fatima costituita a Civitavecchia nel Lazio nel settembre 2012. Erano presenti don Salvatore Nicotra, parroco militare, Ida e suo marito Michele. A loro sarà affidato il compito di portare la Pellegrina nelle famiglie pregando il Rosario e diffondendo le richieste della Madonna. La statua è stata benedetta dal vescovo Simone Presidente del Movimento. Un grazie speciale a don Annibale per la stima che nutre verso il Movimento Messaggio di Fatima che ha visto "nascere" in Diocesi, e per il grande amore che nutre verso la Madre di Dio. Alessandra Bimbi
decima giornata cittadina della pace a Comunità di SANT’EGIDIO La conclusione dei festeggiamenti per S. Giulia
La memoria e la speranza a tragedia del bombardamento di Livorno del 28 maggio 1943 è stata ricordata con la 10° Giornata cittadina per la pace. L’iniziativa, promossa dal Comune e dalla Comunità di Sant’Egidio, ha avuto origine in Piazza del Municipio, ed è stata incentrata sul tema: “La memoria e la speranza”. Sabatino Caso della Comunità di Sant’Egidio ha aperto la manifestazione ricordando che l’iniziativa era partita dieci anni prima proprio dalla sua Comunità attraverso una petizione, corredata dalla firma di miglia di cittadini, che chiedeva al Comune di indire una giornata che ricordasse quegli avvenimenti. Caso ha aggiunto che la memoria del 28 maggio 1943 è anche importante per trovare la forza per far fronte alle sfide di oggi e ha chiarito che la Comunità durante questi anni ha lavorato per la pacificazione della città e per una maggiore convivenza. Un lavoro quindi svolto per unire, per integrare, per tessere legami nella prospettiva del vivere in pace, e ha espresso gioia e gratitudine per questi anni di cammino compiuto insieme a tante persone volenterose. Ha preso poi la parola il Vescovo, monsignor Simone Giusti, che ha sottolineato che «parlare di pace quando la pace c’è sembra un parlare accademico», ma è invece sempre consigliabile raccomandare questo valore così importante per ciascuno di noi. In molte parti del mondo la guerra è ancora un fatto drammatico, è perciò fondamentale che non si perda il valore della pace anche se, quando ci si abitua ad essa, sembra quasi di essere dei “fissati” rivolgersi al passato. Gli scenari di guerra in Siria ci dicono che, «per i loro interessi si scontrano le grandi potenze e, come sempre, muore la povera gente» così come è morta nel 1943 a Livorno. Dobbiamo renderci conto -ha terminato il Vescovoche non è con la guerra che si risolvono le questioni: ci vuole il dialogo, l’incontro tra i popoli, la pacificazione. E ricordiamoci anche che quello che si è conquistato si può perdere se non c’è una attenzione vigile da parte di tutti. Il presidente della Provincia, Giorgio Kutufà, ritornando ai tragici avvenimenti del 1943, ha detto che quella stessa Piazza era stata bombardata e
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distrutta, ma la città seppe risorgere perché, da parte di tutti, c’era stata una capacità e una volontà di ripresa. Livorno già conosciuta per la convivenza di popoli e di religioni diverse, seppe ritrovare la via dello sviluppo nell’impegno e nella fraternità. Grazie all’accordo unitario delle forze politiche la città, allora sconvolta, fu in grado di risollevarsi. Kutufà ha poi rivolto il suo plauso alla Comunità di Sant’Egidio che ha saputo riscoprire le radici originarie della città, una Comunità che opera perché la pace si attui concretamente creando, nella fraternità e nella concordia, una società coesa, che spinge tutti ad aver fiducia in un futuro migliore. L’assessore alla Cultura, Mario Tredici, intervenendo in sostituzione del Sindaco, ha evidenziato
Nelle foto: un momento della manifestazione e qui sopra via della Madonna distrutta dai bombardamenti
che i bombardamenti sulla città sono ancora visibili ai Bottini dell’Olio e nella Chiesa del Luogo Pio, la città ha ricevuto delle ferite negli edifici che sono poi stati ricostruiti, ma molto gravi sono state le “ferite umane”, i morti, la devastazione delle famiglie, gli sfollamenti. Le sofferenze e il terrore dei bombardamenti di allora rimangono un perenne monito per ricordare che la pace è il bene supremo, una
pace da mantenere con la democrazia, con la fratellanza, con la possibilità di lavoro per tutti. Tredici ha terminato leggendo un brano tratto da una commedia di Beppe Orlandi, “Gli sfollati” in cui ricordava con struggimento i sentimenti dei livornesi sparsi per tutta la Toscana. Da Piazza del Municipio ha preso l’avvio il corteo che ha fatto una prima sosta davanti alla Cattedrale dove sono iniziate le
testimonianze e le riflessioni sulla guerra e sulla pace ritrovata. Una anziana signora, Gloria, ha detto: «Con la guerra si perde tutto. E il dolore si preferisce dimenticarlo, anche se in verità resta lì, in un angolo del tuo cuore ….Dobbiamo tenere stretta questa memoria della guerra, ma perché diventi patrimonio di tutti, deve rimanere viva per farne “speranza e pace” nel mondo». Il corteo è poi proseguito in Piazza Cavour e ha fatto sosta nella “cantina” degli Scali d’Azeglio dove trovarono la morte tanti cittadini livornesi. Quest’anno la manifestazione ha avuto una nota aggiuntiva, tra Via S. Omobono e Piazza Cavallotti, due luoghi in cui i bombardamenti del 1943 avevano infierito, è stata collocata, ad alcuni metri dal suolo, una “bomba”, opera degli artisti Valerio Michelucci e Stefano Pilato, con un preciso significato, «questa “seed bomb” vuole essere una bomba di semi, uno strumento di pace che genera vita, “semina la tua città di idee, il futuro è nelle vostre mani”». Al termine della manifestazione alle 21 in Piazza XX Settembre, i bambini, di tutte le nazionalità presenti a Livorno, hanno preso parte alla Festa in Piazza “W la Pace”, con canti, balli e giochi. Gianni Giovangiacomo
UN OPUSCOLO PER RICORDARE LA STORIA DEI BOMBARDAMENTI
«Era di Maggio...» ra le iniziative indette per la Giornata cittadiT na per la pace c’è stata anche quella della presentazione, alla Biblioteca Labronica di Villa Fabbricotti, della pubblicazione “28-5-1943. “Era di maggio”-Notte e giorno le sirene annunciavano i bombardamenti”, realizzato dal dal Comune di Livorno in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza (Istoreco) e con la Comunità di Sant’Egidio. Nell’aprire l’incontro l’assessore alla Cultura, Mario Tredici, ha messo in evidenza che sono passati 70 anni dal 1943, un anno che oltre ai bombardamenti ricorda la caduta del fascismo, la creazione del C.L.N., l’armistizio con le forze alleate, temi sui quali si intende fare degli approfondimenti. Ha poi chiarito che 10 anni fa il Consiglio comunale per merito della Comunità di Sant’Egidio aveva accolto la loro proposta di istituire una “giornata per la pace” venendo così incontro ad “una vasta sensibilità popolare” che voleva ricordare quegli avvenimenti. Anna Ajello della Comunità di Sant’Egidio ha poi spiegato che «la Giornata per la pace è nata da un legame affettivo, dalle lunghe chiacchierate avute con gli anziani che avevano vissuta quella tragedia, per cui si è voluta conservare la loro memoria per poter indicare ai giovani delle scelte di vita pacifica e vivere il futuro con un senso di speranza». «La Giornata per la pace -ha concluso- vuole perciò creare interazione tra giovani e anziani, tra cittadini e istituzioni, integrazione tra popoli diversi e coesione sociale, inoltre le memorie scritte raccolte dalla Comunità sono importanti per mantenere salda “l’identità della città”». Una donna anziana ha poi dato la sua testimonianza diretta di quello che avvenne: «me ne ricorderò fin che campo», «io c’ero, avevo vent’anni, fate i vostri calcoli!». Ha preso quindi la parola Catia
Sonetti, direttrice dell’Istoreco, che ha rilevato che sui bombardamenti sono pervenute varie notizie, quelle scaturite dalle memorie personali, qualche volta cristallizzate, e quelle provenienti dalle fonti storiografiche dell’Archivio centrale di Stato di Roma, da quello di Livorno, dalla Protezione Antiaerea, per cui dei bombardamenti oggi si può conoscere tutto. Nel periodo 43/44 ce ne furono 56, il primo bombardamento però avvenne il 16 giugno 1940 da parte dell’aviazione francese e l’ultimo il 25 luglio 1944 che è quello che si ricorda di meno perché la città era presa dall’euforia dell’imminente liberazione. Sui bombardamenti sono stati scritti vari libri e vengono percepiti in modo diverso, le persone comuni ne sono rimaste terrorizzate, mentre altri li hanno considerati in modo positivo come i prigionieri politici detenuti nelle carceri e nei campi di concentramento infatti il crollo di un muro poteva dare accesso alla libertà e comunque stavano a significare che gli Alleati stavano arrivando a liberarli. Ha terminato dicendo di non essere d’accordo quando si dice “bombardamenti criminali”, infatti se non ci fossero stati la guerra l’avrebbero vinta i tedeschi con le conseguenze immaginabili. La proiezione di alcune diapositive da parte di Massimo Matteucci, autore di un progetto simile a quello realizzato in Russia per la città di San Pietroburgo-Leningrado, ha concluso l’incontro: forografie della città bombardata si sovrapponevano a quelle degli edifici ricostruiti. Ne sono uscite delle immagini stupende ed eloquenti, frutto di una pazienza certosina. Le fotografie della Livorno distrutta, alcune mai viste, sono state pubblicate nella seconda parte dell’opuscolo che ne fanno una opera unica nel suo genere. Gi. Gi.
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 giugno 2013
Le conferenze dell’Associazione Borsi
A COLLOQUIO CON IL PRESIDENTE del Modigliani Forum
Lo scrittore Guelfo Civinini
IL PALASPORT? L’intervista a Riccardo Rossato, manager dello spettacolo, aclista, che gestirà la struttura del PalaModì per i prossimi anni l presidente del Consiglio di Amministrazione che gestisce e gestirà per i prossimi vent’anni il Pala Livorno chiamato ora Amedeo Modigliani Forum è Riccardo Rossato. Riccardo ha 48 anni, è laureato in Economia e commercio, è sposato con Angela, ha due splendidi bambini adottati dal Brasile, Sheila e Luis Carlos, è autore di un volume, ora esaurito, “Dove nascono i bambini” in cui narra tutte le peripezie che, insieme alla moglie, è stato costretto ad affrontare per arrivare alla gioia dell’adozione, libro che è divenuto un prezioso manuale per le coppie che intendono seguire i suoi passi. Tra le altre cose Riccardo è, ormai da parecchi anni, componente della Presidenza delle Acli livornesi. In merito alla sua attività gli abbiamo posto alcune domande:
uelfo Civinini: chi era costui? Di G questo eclettico livornese ne ha diffusamente parlato il dottor Gio-
Una grande risorsa! bambini, favorendo anche il contatto con gli animali. Un’ altra possibilità è quella di creare uno “spazio live” per i ragazzi dai 16 ai 22 anni, questo perché molte discoteche sono state chiuse, si può quindi organizzare un luogo protetto che risponda a tutte le garanzie di sicurezza e agibilità richieste dagli odierni regolamenti di legge».
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Ti puoi definire un imprenditore dello spettacolo? «Penso di sì, ed è una storia lunga. Ho incominciato ad organizzare le feste di fine anno nelle parrocchie e con quello che riuscivo a racimolare mi pagavo gli studi universitari. Il primo grande evento che sono riuscito ad organizzare per mezzo di cooperative legate alle Acli è stato quello di far venire a Livorno, Vasco Rossi, era il 23 maggio 1987 e avevo 22 anni, due anni dopo sono riuscito ad avere i Pink Floyd, una esperienza irripetibile per la nostra città, in quel momento Firenze non era agibile e vennero a Livorno. Da 25 anni gestisco il settore spettacoli dei Bagni Pancaldi e sono stato il creatore del “marchio” Miss Livorno, il fine è stato quello di creare un momento ludico e non quello di dare false speranze alle concorrenti come può essere Miss Italia. Devo però dire che qualche partecipante è riuscita ad affermarsi nel campo della moda, come hostess, come promoter nei centri commerciali e ad inserirsi nella società. Sono poi socio fondatore di Assomusica, che è una grande associazione nazionale riguardante la musica dal vivo, ora, con altri soci ho preso la gestione del Pala Livorno vincendo un bando europeo, lo abbiamo chiamato Amedeo Modigliani Forum, seguendo l’indicazione culturale di Firenze, il famoso Pala Mandela, l’intestazione è stata scelta dai livornesi attraverso una pubblica votazione». Cosa ti proponi per il futuro? «Mi propongo di far vivere il Modigliani Forum a 360 gradi,
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L’intenzione è quella di creare «un polo fieristico», nel senso di un vero e proprio agorà, di una piazza aperta a tutti, quindi non un polo fieristico statico ma interattivo, che possa cioè servire a dare una risposta al come passare una giornata piacevole con l’intera famiglia con prezzi d’entrata più che popolari quindi non solo spettacoli musicali ma anche sport e eventi culturali. Poco tempo fa abbiamo ospitato l’Opera nazionale di Karatè e a novembre è prevista una gara amichevole della Nazionale di Volley. Il 9 giugno ci sarà la presenza di Kiko Arguello fondatore del “Cammino neocatecumenale”: daremo ospitalità a novemila giovani provenienti da tutt’Italia “per una chiamata alla fede”, per questa occasione saranno presenti tutti i Vescovi della Toscana e alcuni altri dell’Italia centrale. Dopo questa tappa i Neocatecumenali avranno, in seguito, un incontro a Rio de Janeiro, dove sono previste 35 mila persone. Posso dire che organizzare questo avvenimento a Livorno mi riempie di gioia anche come aclista». La struttura può essere utilizzata anche per altre cose? «Si, sarà la sede del prossimo concorso per l’ammissione in ruolo dei nuovi Vigili Urbani, sarà anche la sede del concorso per l’ammissione delle matricole alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa. A partire da settembre ci saranno degli expo.
L’intenzione è quella di creare “un polo fieristico”, nel senso di un vero e proprio agorà, di una piazza aperta a tutti, quindi non un polo fieristico statico ma interattivo, che possa cioè servire a dare una risposta al come passare una giornata piacevole con l’intera famiglia con prezzi d’entrata più che popolari dove genitori e figli possono svagarsi secondo i diversi interessi. Per questo il 26, 27 e 28 settembre stiamo organizzando l’iniziativa “Children” con vari tipi di giochi, attrezzature per
E per quanto riguarda l’economia livornese? «Il Pala Modigliani può essere un volano per il mondo del lavoro. Può creare ricchezza con il così detto “indotto”. Ad esempio nel campo musicale esiste la “data zero”, un cantante prima di andare in tournée prova lo spettacolo, può cioè allestire un anteprima nella nostra città che può durare una quindicina di giorni, durante quei giorni avremo tecnici, orchestrali, scenografi, addetti, facchini, che vivono e consumano, quindi ristoranti, alberghi, commercianti, ne traggono un vantaggio che si ripercuote sul benessere dell’intera città, non dimentichiamoci anche che la struttura come capienza è tra le prime cinque in Italia ed è la prima in Europa con il tetto in legno lamellare». Cosa ti auguri per i prossimi mesi? «Mi auguro, in campo sportivo, che Livorno possa esprimere una squadra ad alto livello, specialmente per quanto riguarda il basket e il volley che ospitiamo, le ricadute sarebbero positive per tutti. Questa intervista mi permette anche di fare un pubblico ringraziamento alla Coop Tirreno e alla Mukki Latte, i soci cioè che hanno creduto in questo progetto quando era ancora allo stato embrionale e lo hanno visto affermarsi». Gianni Giovangiacomo
vanni Giorgetti nel corso di una delle conferenze programmate dall’Associazione Culturale Borsi nella sala conferenze Badaloni di Villa Fabbricotti. Il dottor Giorgetti è un cultore di storia locale benché la sua vita professionale l’abbia trascorsa come funzionario della Stanic, la società petrolifera che, tra le altre cose, lo aveva mandato ad addestrare il personale anche nello Zambia e in Tanzania. Il tema affrontato da Giorgetti è stato: "Guelfo Civinini: giornalista, corrispondente, poeta, scrittore, librettista, patriota, esploratore ...", le sue spoglie, come tanti altri livornesi illustri, sono custodite nel Famedio di Montenero, la cui tutela è stata affidata dal Comune proprio all’Associazione Borsi. Guelfo Civinini (1873-1954) era nato a Livorno in quanto la sua famiglia si trasferì dalla Maremma nella nostra città per sfuggire alla malaria. Fu, anzi tutto, un giornalista e uno scrittore che, come ha affermato il relatore, "descriveva i personaggi mettendosi sempre dalla parte dei più deboli". Figura aitante, con il suo caratteristico monocolo non passava inosservato, elegante nel vestire, era però molto disordinato e lo testimoniano le fotografie che lo ritraggono davanti a scrivanie sempre stracolme di libri, fogli, plichi. Il giornalismo fu l’attività che lo attrasse di più, si recò giovanissimo a Roma e con diversi pseudonimi collaborò ai più conosciuti giornali della capitale. Partecipò alla vita intellettuale romana ed è nota la sua frequentazione del Caffè Aragno, luogo di incontro degli scrittori, dei poeti, dei politici, più in voga. La sua prosa viene notata da Ugo Ojetti, saggista di fama indiscussa, che lo segnala a Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera. Civinini diviene nel 1907 corrispondente del Corriere, fu così testimone del primo volo in Italia del pioniere dell’aviazione Delagrange e fu l’unico che, con uno stratagemma, riuscì ad intervistare la Bella Otero. Uomo d’azione, prese parte nel 1911 al raid Parigi-Roma, interventista, partecipa poi alla prima guerra mondiale in prima linea, vestito come un militare ma senza le stellette e dal fronte invia i suoi articoli alla rivista mensile del Corriere "La Lettura", sul Fronte del Carso viene insignito della medaglia di bronzo. Il suo temperamento spericolato lo fa incontrare con Gabriele d’Annunzio con il quale nell’ottobre del 1917, partendo dall’aeroporto di Gioia del Colle con un aereo Caproni, va a bombardare le Bocche di Cattaro che erano allora in possesso dell’Austria. Segue d’Annunzio anche a Fiume ma l’impresa non è gradita al direttore del Corriere e per questo la sua collaborazione si interrompe. Andrà poi in Africa, in Eritrea sulle orme di Vittorio Bottego e ne scopre la tomba vicino al Lago Rodolfo. Scrive libri di notevole spessore sull’Africa e sulle sue esperienze, tra questi: "Ricordi di carovana", "Morto in Libia". Nel 1931 scrive commedie per la radio e per il teatro, precedentemente aveva composto il libretto dell’opera di Giacomo Puccini "La fanciulla del West". A 62 anni nel 1935 parte volontario per la guerra d’Etiopia, quando non è impegnato torna volentieri a Livorno, Giorgetti ha mostrato una diapositiva in cui lo si vede ai Bagni Pancaldi in compagnia di Costanzo Ciano. Ottiene il Premio Viareggio nel 1937 con "Trattoria di paese", scrive anche un libro per ragazzi "Scricciolo e c.". Finalmente nel 1939 viene nominato Accademico d’Italia. Negli ultimi tempi della sua vita subisce un tracollo finanziario e nel 1953 muore a causa di un ictus, la sua tomba, come dicevamo, è ora custodita al Famedio. Gi. Gi.
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