La Settimana - n. 24 del 27 giugno 2010

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5° MEETING REGIONALE DELLE MISERICORDIE DELLA TOSCANA

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

27 giugno 2010

IL GRAFFIO di Gianluca della Maggiore

Il passaggio di Anchise nea che in spalla/un passato che crolla tenta invano/ di porre in salvo, e al rullo d’un tamburo/c’è uno schianto di mura, per la mano/ha ancora così gracile un futuro». Così il poeta livornese Giorgio Caproni nel suo Il passaggio di Enea rievocava il celebre passo dell’Eneide in cui l’eroe virgiliano cerca scampo dopo la distruzione: dietro di sé le rovine fumanti di Troia, sulle spalle il padre Anchise e per mano il figlio Ascanio. Caproni fa di Enea il simbolo della tragica congiuntura in cui si è venuta a trovare l’umanità del suo tempo: alle spalle la guerra e il crollo di un’intera civiltà; di fronte un domani gracile e incerto. Ma nello scenario di un presente di rovine, c’è chi sa caricarsi addosso il peso di un passato difficile e proiettarsi nel futuro con mano salda. Per ricostruire. Nell’Eneide del 2010 tutta la scena è per Anchise: lui (pensionato sulla settantina) tiene sulle spalle il nipotino Ascanio (i genitori lavorano tutti e due: il nonno di professione fa… l’ammortizzatore sociale) e per mano ha Enea (un “bamboccione” sui 30-40, precario, che per farsi una famiglia sta al guinzaglio della pensione di Anchise). Il nuovo Enea è la fotografia della “generazione mille euro”: la prima nella storia della Repubblica Italiana che – si dice – avrà un futuro peggiori di quello dei padri. Livorno non sfugge a questo quadretto: anzi , se possibile, amplifica i difetti. E dunque: ci piangiamo addosso? No, al bando gli scarica-barile: testa bassa e pedalare. Ricette-panacea non ce ne sono: ma ognuno ha il dovere di dire la sua per questo scatto di reni necessario (a partire dalle istituzioni: non esenti da colpe, ritardi, arroccamenti). E se, come si auspica nell’intervista a fianco, una rinnovata creatività imprenditoriale ci salverà, intanto, in attesa che Enea riprenda il suo posto, meditiamo le parole di un altro grande livornese, Carlo Azeglio Ciampi. Così osserva l’ex Presidente della Repubblica nel suo ultimo libro-intevista Da Livorno al Quirinale. «Ho incontrato molti ragazzi, studenti, giovani impegnati nello studio e nel lavoro. Spesso non sono soddisfatti della loro precaria condizione ma ho osservato che non cadono nel disincanto o peggio nel cinismo. Affrontano la realtà per quello che è e si preparano a cambiarla. Questo è per me il punto, il ricambio generazionale, quando questi giovani chiederanno con vigore ai loro padri: "Ora fatevi da parte". E’ ciò che fece la mia generazione all’indomani della guerra. Tra molte difficoltà e incertezze dicemmo: "Ora tocca a noi". Ce la facemmo. Anche loro ce la faranno».

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Quando il passato tiene per mano il presente e sulle spalle il futuro. Il mondo sottosopra della “generazione mille euro”

ivorno città ideale? Macché, di strada ce n’è da fare. Ad oggi tutt’al più siamo una città… inerziale». Luca Lischi, referente per la commissione economica del progetto culturale della diocesi, riscrive così una delle frasi più citate dal vescovo Simone Giusti per sintetizzare quanto emerso dall’ultimo Rapporto provinciale sull’economia (della cui presentazione trovate il resoconto a pagina 2). Lischi, capogabinetto in Provincia e sociologo dell’educazione all’Università di Firenze, non ha dubbi: «L’inerzia non ce la possiamo più permettere. C’è bisogno di una scossa urgente: culturale ed educativa, prima che economica, per mettere a frutto tutto il bene e il bello che offre il nostro territorio. Il livornese deve diventare il protagonista del suo futuro». Il fattore tempo è importante: qui la crisi internazionale ha colpito più che altrove e si intreccia con problemi storici. Siamo sempre più vecchi («oggi più del 20% del reddito disponibile delle famiglie vien fuori dalle pensioni»). E sempre più immobili: abituati alla puppa di mamme generose ma ormai logore (la grande industria, il porto, la pubblica amministrazione), non siamo ancora capaci di staccarci, «per dire, con le proprie gambe, di che pasta sarà fatta il nostro futuro». Questa dunque non è più una città per giovani? «Basti dire che in provincia c’è un bambino ogni cinque anziani. E purtroppo questa tendenza all’invecchiamento non accennerà a scemare nei prossimi anni. Per fortuna è in aumento il flusso immigratorio che, se non compensa, per lo meno attenua quello che potremmo definire un suicidio demografico. Ma in via generale il problema non è solo economico, è anche culturale». Si dice che le cause di questo “suicidio” stiano nella mancanza di un modello economico di sviluppo territoriale. Finita, trent’anni fa, l’esperienza delle partecipazioni statali, siamo ancora lì a cercarlo. «Io andrei più a fondo, cercando anche i nodi sociali e culturali che certo non sono solo livornesi. Da qualche tempo mi pare sempre più evidente che si assista ad una sorta di chiusura alla vita. I dati dell’Asl 6 ci dicono che nel 2009 a Livorno e provincia le interruzioni di gravidanza sono state 751. Nel 2008 erano state 700. E a far schizzare gli aborti non sono state le immigrate: i numeri parlano di 514 italiane e 237 straniere». Come dire che siamo più attenti alla qualità della nostra vita che alla trasmissione della vita?

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Dal 2 al 4 Luglio, la Misericordia di Livorno, con la collaborazione della Conferenza regionale delle Misericordie della Toscana organizza il 5° Meeting regionale delle Misericordie della Toscana presso la Rotonda di Ardenza Venerdi 2 Luglio ore 10,00 Apertura allestimento campo per sistemazione volontari (adiacente area meeting) ore 15,00 Consiglio Nazionale delle Misericordie ore 17,30 Apertura stand espositivi e taglio del nastro d’ingresso; apertura ufficiale Meeting ore 21,30 Pellegrinaggio delle Misericordie al Santuario di Montenero; a seguire Veglia di preghiera Sabato 3 Luglio ore 08,00 Partenza percorsi escursionistici isole arcipelago toscano (per familiari e accompagnatori) ore 21,00 Serata Musicale; a seguire spettacolo pirotecnico Domenica 4 Luglio ore 12,15 Duomo di Livorno - Santa Messa officiata da S.E. mons. Simone Giusti Vescovo di Livorno a seguire benedizione nuovi mezzi per emergenze

Lischi: «Serve una svolta educativo-culturale: abbiamo esasperato i diritti, nell’angolo i doveri. E ora? più sacrificio, e più creatività»

Livorno scuotiti, l’impresa ti salverà

Siamo sempre più vecchi e immobili. «Investiamo di più sulla scuola. E la bellezza del nostro territorio ci aiuterà» «Il fatto è che a partire dagli anni ‘80 la nostra società ha fondato tutto sul fattore sicurezza facendo venir meno i valori solidaristici: ogni passo viene fatto al sicuro, con una rete di protezione che garantisca un certo stile di vita. Questo vuol dire aver esasperato i diritti, relegando nell’angolo i doveri: mantenere un tenore di vita alto oggi è diventato un diritto che fa venir meno il rischio sano di mettere al mondo un figlio». Tra i “diritti acquisiti” dai livornesi c’è quello del consumismo esasperato. Previsioni Prometeia dicono che nonostante la crisichoc, la spesa per consumi a Livorno tenderà comunque a crescere più del reddito disponibile. «La tendenza è generalizzata: certo è che i livornesi risparmiano meno degli altri toscani e spendono di più. È vero poi che chi è in pensione trasferisce un po’

LA SFIDA EDUCATIVA SI VINCE NEL QUOTIDIANO

«E la Chiesa non stia a guardare» na sfida culturale per un nuovo sviluppo economico. Ma la diocesi nell’ultima assemblea ha lanciato la U sua sfida educativa. Non sono due sfide inconciliabili? L’una punta al bene-stare, l’altra al ben-essere. «Non sono affatto inconciliabili – risponde Lischi - nella misura in cui cresce la cultura e l’educazione, cresce anche l’economia». Ma la sfida educativa si vince nel piccolo delle azioni quotidiane: «Quante persone di Chiesa, sanno essere nel mondo e non del mondo? C’è bisogno di cristiani che non si ritirino nel guscio, ma sappiamo essere linfa vitale per il salto di qualità di tutta una provincia». Di esempi Lischi ne ha in mente tanti: «Penso al compito educativo di adulti responsabili di saper orientare i figli verso scelte di studio che valorizzino talenti e risorse del territorio. Penso alla capacità di far crescere la cultura dell’accoglienza, valorizzando anche la bellezza della relazione umana. Penso ad un’economia di comunione che significa dare il meglio di sé per il meglio di tutti: mettere a disposizione i propri carismi per far crescere i giovani e con loro il futuro del territorio. Quante occasioni per essere sale della terra e per seminare nell’ottica del bene-stare!». del suo reddito ai figli: ma il problema è che questi soldi non vengono investiti solo in beni durevoli come la casa, ma rispondono anche al soddisfacimento di consumi immediati. Gira gira il problema è sempre quello culturale: troppi diritti, pochi doveri. E poco senso di responsabilità: oggi prima si va al ristorante, si compra la tv ultimo modello e – se c’entra – si paga anche l’affitto». L’altra faccia della medaglia è la poca propensione dei livornesi al sacrificio e al rischio anche in campo imprenditoriale. Il Censis lo dice chiaro: per numero di imprese siamo il fanalino di coda in Toscana. E i giovani imprenditori vanno cercati col lanternino. «Ma la colpa non è tutta dei livornesi. È del sistema economico che ci ha retto per tanti anni e che ha dato garanzie occupazionali stabili (il porto, l’indu-

stria, il pubblico). Difficile reinventarsi imprenditori quando in un certo senso si è avuto la “pappa scodellata” per tanto tempo. Quando quel modello va in crisi, c’è da passare una strettoia culturale ardua: da lavoratori dipendenti a lavoratori autonomi il passaggio non è automatico. Gli enti formativi, la scuola, le istituzioni: tutti devono rimettersi in gioco per far passare una nuova mentalità. È insomma necessario vincere la sfida di una svolta culturale-educativa». Già, ma il processo è lungo. Qui si rischia di affondare prima di far arrivare la barca in porto. «Intanto investiamo più incisivamente nella scuola. Qualcosa è stata fatto: ma troppo sporadicamente. Le offerte formative delle scuole andrebbero calibrate meglio, partendo da un’analisi serrata dei bisogni del territorio e nell’ot-

tica di creare una nuova imprenditorialità. Non ci si inventa imprenditori a 40-50 anni: bisogna creare i presupposti in tenera età. E poi il pessimismo va abbattuto guardando alle grandissime potenzialità che abbiamo: la bellezza del nostro territorio può salvarci». Da tradurre: il turismo vi salverà? «Come non vedere che la nostra è una terra baciata da Dio. Ma i milioni di turisti che la visitano, lo fanno solo in certe stagioni. L’offerta va ampliata: ci vuole una capacità di accoglienza nuova che si può ottenere solo investendo forte sul capitale umano e sulla qualità. È poi usiamo la creatività dei livornesi: ne abbiamo tanta per gli aspetti “folcloristici” (vedi il calcio), perché non la sfruttiamo anche nell’imprenditoria?». (g.d.m.)


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