La Settimana n. 29 del 31 luglio 2011

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IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

31 luglio 2011

di monsignor Ezio Morosi

Il Signore guarda dal cielo, Egli vede tutti gli uomini (SALMO 32,13)

uomo ha un innato bisogno di non sentirsi solo, di sentirsi protetto, L’ amato. L’immagine di Dio che guarda dal cielo rende molto bene l’idea di questa continua presenza del Signore accanto agli uomini. Il «guardare» continuo di Dio può risultare inquietante a colui che sceglie le vie del male, ma per chi cammina sulla buona strada è motivo di consolazione di sicurezza e di pace. «Dio ti guardi!»: era questo l’augurio che un tempo le mamme rivolgevano ai figli quando al mattino uscivano di casa. Adesso non lo sentiamo più dire, ma il desiderio di essere accompagnati da un amico che ci protegga e ci sostenga non è certo cambiato.

Speciale CARITAS diocesana

Le misure alternative al carcere: i progetti dell’Ufficio sociale del Ministero di Grazia e Giustizia di Livorno in collaborazione con la Caritas diocesana i dice che una buona azione ne cancelli una cattiva. Certo, il rapporto non sarà proprio di una a una, ma il progetto dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna, praticamente il vecchio CSSA Centro Sociale Servizio Adulti del Ministero di Grazia e Giustizia) sembra proprio su questa linea. Per chi ha una pena da scontare inferiore ai tre anni, infatti, si prospetta un’alternativa al carcere: chiedere l’affidamento ai servizi sociali e trasformare la condanna in «attività di giustizia riparativa» a servizio di un’associazione. «Da circa tre anni – spiega Emilia Silvi, dell’UEPE – collaboriamo con la Caritas, con l’Auser, l’SVS, la croce Azzurra ed altre associazioni per questi percorsi di “giustizia riparativa”, per chi ha ricevuto una condanna definitiva, che ammonta ad un periodo inferiore ai tre anni. In pratica viene proposta al detenuto, come misura alternativa al carcere, la possibilità di prestare la propria attività per diversi giorni a determinate ore, sotto la responsabilità di un operatore, inuna struttura con finalità sociali». «Sono molti – continua la dottoressa Silvi - coloro che in questi anni hanno approfittato di tale opportunità. Lavorare nel sociale rappresenta un’occasione per tornare a contatto con certi valori che forse nella vita di molti erano andati persi, ma che possono essere recuperati. È una forma educativa molto coinvolgente e che lascia il segno, tanto che molti di

S

Un’alternativa «RIPARATRICE»

Cos’è l’UEPE li Uffici di Esecuzione Penale Esterna sono strutture che provvedono all’esecuzione delle misure alternaG tive o di comunità e che, a tal fine, collaborano con gli enti locali, le associazioni, le cooperative sociali e le altre agenzie private e pubbliche presenti nel territorio per l’azione di inclusione sociale e con le forze di polizia per l’azione di controllo e contrasto della criminalità. Quanto ai tratti propri dell’attività degli uffici, i principali campi di azione si esplicano in tre aree di intervento:attività di indagine, consulenza alla Magistratura di Sorveglianza sulla situazione familiare, sociale e lavorativa, prognosi di reinserimento dei richiedenti una misura alternativa; collaborazione alle attività di osservazione e trattamento rieducativo dei detenuti; attività di aiuto e controllo delle persone sottoposte a misura alternativa o di comunità, alla libertà vigilata ed alle sanzioni sostitutive.

Cosa sono le misure alternative e misure alternative alla detenzione sono dirette a Lprescritta realizzare la funzione rieducativa della pena, quale dall’art. 27 Cost; esse incidono sulla fase esecutiva della pena principale detentiva e sono previste e disciplinate, quanto ai presupposti ed alle modalità d’applicazione, dalla legge n. 354 del 26 luglio 1975. Le misure alternative sono: l’affidamento in prova al servizio sociale, la semilibertà, la liberazione anticipata, la detenzione domiciliare. L’affidamento in prova al servizio sociale è previsto e disciplinato dall’art. 47 del Dpr n. 354 del 1976 che stabilisce, ove la pena detentiva inflitta non superi tre anni, la possibilità, per il condannato, di essere affidato al servizio sociale fuori dell’istituto per un periodo uguale a quello della pena da scontare. Il provvedimento d’affidamento in prova al servizio sociale è adottato sulla base dei risultati della osservazione della personalità, condotta collegialmente per almeno un mese in istituto, nei casi in cui si può ritenere che il provvedimento stesso contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati.

coloro che hanno operato questa scelta, anche dopo aver terminato il periodo di pena, hanno continuato come volontari nelle diverse associazioni presso cui avevano prestato servizio». Considerato quanti si parli di carceri

sovraffollate e di detenzione non rieducativa, sembra che il progetto in questione possa veramente rappresentare un’ottima soluzione; la «giustizia riparativa» però non è riservata solo a chi commette reati penali, ma

anche a chi, ad esempio, accumula debiti scolastici e può «scontare» la sua negligenza presso una struttura sociale. «Qui in Caritas – racconta suor Raffaella Spiezio, presidente della Fondazione onlus Caritas di Livorno – ci sono alcuni detenuti che prestano la loro opera, ma abbiamo avuto anche diversi studenti, che hanno trascorso i giorni di sospensione che erano stati loro comminati insieme agli operatori e ai volontari della struttura. Secondo me per loro è stata un’esperienza molto positiva: stare a contatto con chi non ha niente, può lasciare una traccia indelebile nella vita di un ragazzo che probabilmente invece ha tanto. Sarebbe bello poter vedere questo servizio in Caritas anche da un lato positivo: non tanto come una “pena da scontare”, quanto come un’attività che possa garantire magari dei crediti scolastici o dei “punti” in più per ottenere un posto di lavoro». La Caritas diocesana ha anche altri progetti che porta avanti in collaborazione con l’UEPE, tra questi «Sperimentando», la casa autogestita per i detenuti a fine pena, per favorire il loro reintegro nella società e nel mondo del lavoro. Questo percorso già attivo da alcuni anni e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, ha ottenuto buoni successi, ponendosi come strumento educativo e stimolo alle persone per iniziare una nuova vita. Chiara Domenici

LA REDAZIONE INCONTRA IL VESCOVO

A... rileggerci a settembre l Vescovo ha incontrato la redazione della Settimana ad Idiocesano, un anno da un passaggio decisivo per il periodico quello della pubblicazione di otto pagine settimanali. In questa occasione monsignor Giusti ha riconosciuto l’ottimo lavoro svolto dalla redazione ringraziando i comunicatori diocesani che sanno unire professionalità e qualità in un servizio svolto in spirito di puro volontariato. Il Vescovo ha poi rilanciato l’impegno della Chiesa livornese nel campo della comunicazione sottolineando come la recente attivazione del nuovo sito internet della diocesi rappresenti un importante passo verso percorsi di comunicazione innovativi. Con questo ultimo numero di luglio «La Settimana» si prende una «pausa» estiva e dà appuntamento ai suoi lettori alla prima domenica di settembre.

FIOCCO AZZURRO in casa Marcis ra le braccia della sorellina Gaia sembra proprio un T angioletto il nuovo arrivato in casa Marcis! Nato all’alba del 20 luglio scorso, il piccolo Luca è il secondogenito del nostro collaboratore Simone e di sua moglie Romina. La redazione, anche a nome dei lettori, manda le felicitazioni a tutta la famiglia e augura a Luca di crescere sempre così bello e buono e magari anche simpatico...come il suo papà!!


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