La Settimana n. 3 del 19 gennaio 2014

Page 1

IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217

principio costante dell’ecumenismo "il fare insieme tutto ciò che È non si è costretti a fare separatamente". Credo che uno degli orizzonti più vasti che si apre per la collaborazione dei cristiani è offerto proprio dai problemi e dalle mète della pastorale biblica. È purtroppo una esperienza comune per tante Chiese la sordità di fronte alla Parola di Dio. In esse la Parola è largamente annunciata, ma tocca solo superficialmente l’orecchio senza giungere al cuore e senza trasformarsi in vita e testimonianza dei credenti. È una comune e triste esperienza dei cristiani che dovrebbe vederli impegnati in una azione educatrice di apertura all’"ascolto": ascolto della attenzione, ascolto della mente, ascolto del cuore e ascolto della vita. Parola: Speranza, cammino, maestra di unità, 1990 - Una Missione d’accoglienza

lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

19 gennaio 2014

Insieme per fare la differenza

UNITÀ DEI CRISTIANI In occasione della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, l’intervista alla pastora della Chiesa avventista Stefania Tramutola Presentato il libro «Il cielo e la terra» che contiene il colloquio amichevole tra Papa Francesco quando ancora era arcivescovo di Buenos Aires e Abraham Skorka, rettore del seminario rabbinico della capitale argentina

Ebrei e Cristiani: amici che dialogano come in un libro Nella foto: la pastora avventista StefaniaTramutola insieme a padre Ciprian Catalin Calfa, padre della Chiesa ortodossa romena e don Piotr Kownacki, direttore del Ce. Do.MEI e dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso

ome ogni anno, il mese di Gennaio, è dedicato alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani; nel nostro territorio livornese sono presenti diverse chiese cristiane, tra cui la Chiesa Avventista del 7° giorno, guidata dalla pastora Stefania Tramutola. A lei, abbiamo chiesto di raccontarci la storia di questa comunità.

C

Come nasce la Chiesa Avventista a Livorno? Da quanto tempo è presente? «Tutto ebbe inizio nel 1956 da un vestito lavato, messo ad asciugare e macchiato dal piano superiore…Marceglia Nada in Granzotto si lamenta con gli inquilini del piano superiore che le hanno macchiato un vestito messo fuori ad asciugare. Il marito della responsabile dell’atto dice che riferirà alla moglie. Il sabato successivo questa donna di origine rumena viene a scusarsi con Nada e giustifica il fatto di non averlo fatto prima perché lavora ed ha solo il sabato libero, in quanto professa la fede cristiana avventista del 7° giorno. Nada si interessa al messaggio e questa sorella rumena la mette in contatto con il pastore Capparelli di Pisa. Alla fine dell’anno la sor Nada si battezza a Pisa (pratichiamo il battesimo da adulti come riportato nella Sacra Scrittura), nella chiesa di Lungarno Pacinotti e diventa la "Prima Avventista di Livorno". A settembre dell’anno successivo si battezza, sempre a Pisa, anche la figlia. Nel 1962 la moglie del Pastore ritrova una signora conosciuta a Milano ed ora residente a Livorno che si

battezza. Il gruppo affitta un fondo in Via Serafino Tivoli per le riunioni sabbatiche che vengono frequentate anche da altre persone: amici, conoscenti o colleghi di lavoro. Il 31 agosto 1963 viene ufficializzata e fondata la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno di Livorno, sempre con il pastore Capparelli che nei suoi vari trasferimenti era ritornato a Livorno». Come descriverebbe la sua comunità? Quanti sono i suoi membri? Adulti, anziani, bambini…. «Attualmente la comunità conta 25 membri battezzati tra adulti e giovani, a cui vanno aggiunti poi interessati che ci frequentano e altri giovani che sono in via di decisione. Non ci sono molti bambini, perché l’età media è comunque intorno ai 45 anni. Il nostro servizio di adorazione si svolge prevalentemente il sabato mattina presso la chiesa evangelica Valdese di Livorno, che da circa un anno ci ospita. Nel passato avevamo un locale che il Comune aveva messo a disposizione in Luogo Pio, poi ci è stato richiesto e l’altro locale messoci a disposizione necessitava di notevoli spese di ristrutturazione e messa a norma, nonché un contributo annuale troppo alto per le nostre finanze. Ecco spiegata la nostra presenza presso la comunità valdese». Quali sono, se ci sono, le difficoltà che riscontra la sua comunità? «La comunità Avventista livornese può essere definita di "diaspora" in quanto conta pochi membri residenti a

Livorno mentre gli altri provengono soprattutto da Pisa, Ponsacco, Pontedera e Isola d’Elba. Ciò determina una difficoltà a frequenti attività extra sabatiche. Inoltre a ciò si aggiunge l’impossibilità ad avere oggi un locale nostro, non volendo con questo sminuire o denigrare la grande disponibilità e accoglienza dei fratelli valdesi, che è ineccepibile. Aver trascorso un anno senza un locale adatto ha un po’ disorientato i membri, perché oltre i servizi sabatici essenziali non abbiamo avuto la possibilità di promuovere altro: siamo stati senza energia elettrica e riscaldamento adeguato. Nonostante tutto il Signore ci sta sostenendo e abbiamo in fase di studio qualche attività di intervento sociale e di servizio, che riteniamo fondamentale alla nostra missione di cristiani». Che significato ha per la Chiesa Avventista la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani? «La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un appuntamento importante a cui partecipiamo e durante il quale, nel passato, la nostra Chiesa ha messo a disposizione il proprio luogo di culto. Per le difficoltà di distanza dei membri non è sempre possibile una partecipazione massiccia, ma questo non intacca il desiderio di incontro, preghiera e collaborazione con gli altri cristiani». Com’è il dialogo con le altre Chiese cristiane e con le altre religioni presenti a Livorno? Come riuscite a collaborare?

«Il dialogo con le realtà religiose della città è buono, come anche con quelle civili. Una delle dichiarazioni ufficiali della Chiesa Avventista del 7° giorno mondiale in merito al rapporto con le altre chiese cristiane è: "Noi riconosciamo le organizzazioni che presentano Cristo agli uomini come parte del piano divino di evangelizzazione del mondo e teniamo in grande considerazione uomini e donne di altre confessioni che si impegnano a portare gli uomini a Cristo". Come piccola realtà livornese cerchiamo sempre di rifarci a questo fondamentale principio. Ed ecco perché collaboriamo attivamente alle iniziativà ecumeniche della città attraverso il CeDoMEI. Inoltre partecipiamo alla Giornata dell’amicizia EbraicoCristiana e facciamo parte del "Tavolo delle Religioni", a cui si è dato vita insieme alle altre realtà religiose presenti nella città, con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune». C’è qualcosa che sogna per il futuro? «Il mio sogno, ma penso quello di ogni credente, è che davvero come comunità cristiana si riesca a fare la differenza nella nostra società per riportare valore e dignità all’essere umano e alla famiglia. In modo particolare che si riesca a trovare un progetto di riqualificazione della dignità umana che ci veda tutti uniti, abbattendo ogni barriera denominazionale, su un piano non semplicemente di parole ma di intervento concreto nei vari ambiti della vita». Martina Bongini

«Tra cielo e terra» dell’Amicizia Ebraico-Cristiana di Livorno, unitamente CeDoMEI (Centro di Documentazione del Movimento Ecumenico LItaliano) ’alassociazione ha ritenuto quanto mai opportuno presentare presso la affollatissima “Sala degli Specchi” della Villa Mimbelli il libro «Il cielo e la terra» che contiene un colloquio amichevole e appassionato tra Papa Francesco quando ancora era arcivescovo di Buenos Aires e Abraham Skorka, rettore del seminario rabbinico della capitale argentina. Su questo colloquio hanno apportato le loro riflessioni il Dr. Guido Guastalla della Comunità ebraica livornese e don Angelo Colacrai curatore delle traduzioni della Scrittura dalle lingue originali della Società San Paolo, residente a Roma. Guido Guastalla, dopo aver presentato la varietà delle riflessioni sui temi fondamentali della vita dell’uomo-la nascita, la morte, le forme della convivenza civile, le insidie del potere, la possibilità di un’etica condivisa tra laici e credenti, l’omosessualità, l’eutanasia- ha sottolineato come questo dialogo non sia una disputa teologica, ma un convergere dove al centro di tutto c’è l’uomo. Certe espressione di entrambi gli interlocutori contengono quanto già andavano sollecitando Elia Benamozegh fin dall’800 e monsignor Ablondi negli ultimi decenni, riguardo quella metodologia del dialogo che vede all’interno della propria religione quegli elementi che aiutano a camminare e ad andare “a passo d’uomo verso il Divino”. Don Colacrai, spiegando in modo molto netto come il dialogo non sia proselitismo, ma un annuncio di una novella che si “propone e non impone”, ha sottolineato come la parola sia quel mezzo così efficace affinché le persone si mettano in relazione perché quando due persone dialogano ecco che “abbiamo un trialogo dove Ashem (Dio) è presente”. Dio mai nessuno l’ha visto, ma quando ci incontriamo c’è la Shekinah, la Parola che unisce. La lettura e il confronto con il libro stesso, ha suscitato tra i presenti molte riflessioni. Il Rabbino Capo di Livorno Yair Didi, pur non essendo potuto essere di persona a questo incontro, proprio per l’importanza dell’iniziativa, avendo conosciuto personalmente Bergoglio e Skorka, ha mandato un messaggio nel quale ha descritto come nelle relazioni molto spesso vi sia un’amicizia di interesse dove le parti traggano beneficio dall’amicizia. Quando però finisce l’interesse per entrambe finisce l’amicizia. Così pure vi è l’amicizia di relax che si basa sulla fiducia, necessità psicologica umana, che è una cosa positiva ma non vi è la sicurezza che duri nel tempo. Al vertice della scala c’è invece l’amicizia che innalza, perché è l’amicizia che “il Maimonide" definisce come comune volontà e desiderio verso la bontà. Entrambi gli amici vogliono aiutarsi a raggiungere questa bontà. Il libro che è stato scritto dai due amici Bergoglio e Skorka ci presenta la loro volontà di arrivare a questo livello di amicizia, conservatosi così alto fino ad oggi. La presidente dell’Associazione Caterina Meucci, insieme al coordinatore Gadi Polacco hanno visto in questo testo una riproposta di uno stile che a Livorno viene attuato negli incontri e nelle iniziative: «nel dialogo con il prossimo le parole sono meri veicoli di comunicazione, il cui senso non è sempre lo stesso, in alcuni casi nemmeno per i membri di una società che parla la stessa lingua. Ognuno conferisce ai vocaboli che costituiscono l’intricato labirinto linguistico, sfumature proprie. Il dialogo chiede ai suoi attori di rivelarsi reciprocamente». Don Piotr Kownaki, direttore del CeDoMEI e dell’Ufficio diocesano ecumenico e del dialogo interreligioso ha quindi concluso che facendo propri questi atteggiamenti per cui le distanze non sono più muri, ma ponti, diventiamo capaci anche qui a Livorno di essere attori e scrittori di un "nostro" libro sul dialogo, proprio come Bergoglio e Skorka. Mo.C.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.