La Settimana - n. 30 del 5 settembre 2010

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PELLEGRINAGGIO DIOCESANO AL SANTUARIO DI MONTENERO Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217

Mercoledì 8 settembre 2010, Natività di Maria ore 17 ritrovo al piazzale Giovanni XXIII, salita al Santuario con recita del Rosario, a seguire, Concelebrazione Eucaristica. Quest’anno, la festa della Natività di Maria, sarà per la nostra Diocesi una particolare occasione di ringraziamento e di affidamento a Maria: durante la Concelebrazione il Vescovo, mons. Simone Giusti, ammetterà tra i candidati all’Ordine del Diaconato e del Presbiterato, MATTEO SEU, giovane della Parrocchia di S. Teresa in Rosignano Solvay e studente al Seminario Maggiore di Padova.

lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

5 settembre 2010

GRAZIE ALBERTO

«Non ormai, ma oltre» IL TRIGESIMO IL 19 IN DUOMO u sei stato un vero girasole, che hai preso luce da Lui e l’hai girata a tutti noi». Gli sarebbe piaciuto al vescovo Alberto trovare questo raggio di pura poesia, dentro a quello straordinario scrigno di affetti che è diventato il “librone dell’arrivederci” posto in fondo alla Cattedrale, trasformata per tre giorni in una camera ardente di amicizia. Sì, gli si sarebbero bagnati gli occhi con quello sguardo che negli ultimi anni si era fatto se possibile più intenso e profondo di fronte a una meraviglia della natura o a un verso che parla di Dio. Poi scorrendo tra le più di 2600 firme del librone, l’avresti visto illuminarsi nel suo sorriso birichino, col braccio proteso in avanti ad indicare sempre un po’ più in là: «Grazie per quello che lei ha fatto per Livorno e i livornesi. Un pisano». E sarebbe scoppiato in quella risata così caratteristica e contagiosa. I TRE VERBI DELLA SUA MISSIONE Perché davvero, nella sua ultima sofferta settimana di vita, il vescovo Alberto ha continuato tenacemente a comunicare nonostante l’assenza. E lo ha fatto anche dal lettino di rianimazione dell’ospedale trasformatosi nell’ultima cattedra della sua “pastorale dell’oltre”. Muto di parola, ma così pieno di Parola da costringere di nuovo tutti a fare i conti - come ha ricordato l’arcivescovo di Firenze Giusppe Betori nell’omelia delle esequie - con i tre verbi cardine del suo ministero: far crescere, far aprire, far incontrare. FAR CRESCERE Maestro nell’arte di sorprendere, ancora una volta ci ha fatto crescere obbligandoci a seguirlo in una sorta di teologia della malattia: prima sfidando e vincendo la partita col Parkinson («il

«T

L’EDITORIALE/1

L’EDITORIALE/2

Un ottimismo basato su fede e ragione

Una guida morale per la città

DI

GIOVANNI BACHELET

D

olto è stato detto, anche in modo assi più autorevole di quanto possa fare io, sul significato dell’episcopato di Alberto Ablondi per la Chiesa (di Livorno e non solo); perciò vorrei parlare di un altro aspetto, solo apparentamente diverso: il valore della sua testimonianza per la città. Il Vescovo Alberto non è infatti stato soltanto una pietra miliare per la Chiesa di Livorno e per la Chiesa in generale: è stato anche un punto di riferimento per tutta la comunità cittadina.

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M

BOOM DI MESSAGGI

Presto sorgerà la ludoteca per disabili «Alberto Ablondi»

La scomparsa del Vescovo Emerito Alberto ha suscitato una straordinaria attenzione. Nelle prossime settimane proseguiremo nella pubblicazione di testimonianze e approfondimenti sulla figura di monsignor Ablondi.

Al Villaggio scolastico di Corea sorgerà presto una ludoteca per disabili che sarà intitolata ad Ablondi. È l’iniziativa pensata da monsignor Simone Giusti nelle immediate ore successive alla scomparsa del Vescovo emerito. Un modo – e di sicuro non rimarrà l’unico - per tener sempre ben vivo il ricordo di Ablondi. Al termine delle esequie, dalla questua e dalla raccolta fondi derivante dalla vendita dei libri, sono stati intanto raccolti 4200 euro. La Curia ha aperto anche una sottoscrizione: chi volesse contribuire alla ludoteca “Alberto Ablondi” può farlo tramite un versamento sul conto IT27N0335901600100000000907 intestato a Diocesi di Livorno con causale “Ludoteca monsignor Alberto Ablondi”. La celebrazione del trigesimo dalla morte verrà celebrata domenica 19 settembre alle 18.30 in Cattedrale.

mio inquilino di via S. Andrea») trasformando un male che scoordina parole e movimenti nella traiettoria limpida e diritta di chi si avvia «a passo d’uomo verso il divino», senza cedere alla tentazione dell’«ormai». Poi, nelle ultime ore, sorprendendo i medici e tutti i livornesi con una resistenza oltre le aspettative, con cui pareva volerci dire, come ha fatto tante volte, che era tempo di fare una sosta per trovare i passi giusti e non smarrire la speranza

DI EMANUELE ROSSI

i don Ablondi sentivo parlare fin da bambino dagli amici di mamma e papà, gli Zunin, coi quali andavamo in montagna insieme. Una figura mitica, uno di quei preti liguri esperti di campeggi e di scarponi (ma con due o tre lauree sul groppone), che si fanno chiamare Don anche quando sono vescovi: proprio come Don Costa, altro mitico prete allora già vescovo, che passava le vacanze con noi in Val d’Aosta, a Colonne, nei favolosi anni sessanta del secolo scorso.

di un nuovo ricominciare. FAR APRIRE Già, proprio con questa sosta è riuscito di nuovo a trovare la chiave giusta per continuare nella sua opera di apertura. Basta scorrere le pagine sul web (da facebook al blog dei giovani della diocesi), o leggere le tantissime lettere, mail, fax, telegrammi arrivati in Curia o circolati sui giornali. Basta per scoprire che per molti la settimana del congedo sia servita a schiudere nella preghiera

LA CRONACA DEGLI ULTIMI GIORNI

SEI GIORNI DI PASSIONE E SPERANZA LUNEDÌ 16 AGOSTO Nel pomeriggio Monsignor Ablondi viene ricoverato in ospedale. Le sue condizioni appaiono subito molto gravi: si parla di infarto; ha perso conoscenza. La sua salute era già molto precaria: nel mese di luglio era già stato in ospedale, ma aveva voluto trascorrere il ferragosto a casa. MARTEDÌ 17 AGOSTO Il vescovo è in rianimazione. La prognosi è riservata. La città apprende dai media la notizia e resta in ansia per il vescovo che le è stato pastore per trent’anni.

Alle 21.30 nella chiesa di N.S. del Rosario i giovani e tanti laici partecipano ad una veglia di preghiera per Ablondi promossa dall’Azione Cattolica. MERCOLEDÌ 18 AGOSTO Le condizioni del vescovo restano gravissime. Arrivano telefonate da tutta Italia, anche la Santa Sede chiama in vescovado per ricevere informazioni sulla salute di monsignor Ablondi. GIOVEDÌ 19 AGOSTO Il vescovo Alberto non ha più ripreso conoscenza, le sue condizioni sembrano stabili. In ospedale

arrivano il rabbino di Livorno Yair Didi ed alcuni sacerdoti. VENERDÌ 20 AGOSTO Le condizioni del vescovo Alberto si aggravano, il bollettino medico parla di “coma”. Il corpo -dicono i medici -è martoriato, ma il cervello non si arrende: monsignor Ablondi è attaccato alla vita. All’ospedale accorre anche il Sindaco: “un gesto di affetto per un grande uomo”, come tiene a sottolineare Cosimi. SABATO 21 AGOSTO 8.30 inizia il pellegrinaggio diocesano mensile a montenero,

durante il quale si prega per il vescovo. 11.15 il cuore di monsignor Ablondi si ferma. 16.00 in duomo viene allestita la camera ardente: centinaia di persone si recano a rendere omaggio alla salma. DOMENICA 22 AGOSTO Per tutta la giornata di domenica in duomo è una continua processione di persone che vogliono salutare il vescovo Alberto. LUNEDÌ 23 AGOSTO Alle 16.30 inizia la celebrazione funebre che si concluderà con un lungo corteo per le strade della città fino al cimitero della Misericordia.

o nel “laico” ricordo non l’album della nostalgia, ma la mappa preziosa di un’eredità da tramandare. Per molti solo un incontro fugace ma denso, una parola che spiazza, un gesto che “tocca” e segna un percorso di vita («ti ho incontrato solo un giorno, ma mi è bastato per capire molte cose importanti della vita»). Per la Chiesa che ha guidato per 34 anni una «missione di accoglienza» da riscoprire, rimeditare, rivalutare: far fruttare. FAR INCONTRARE E poi il vescovo Alberto, mandando di nuovo in tilt gli schemi del protocollo ecclesiale, in questi giorni ha fatto sì che la Cattedrale spalancasse i portoni, diventando una chiesa-tenda, la casa di tutti per l’ultimo saluto, come si fa per una persona cara: di più, come si fa per un “padre” o meglio per un “babbo”. Un duomo forse mai così pieno degli «assenti», dei tanti «trovati» cercati e accolti in quarant’anni di episcopato dialogante: scorrendo ancora il “librone dell’arrivederci” se ne ha una testimonianza bella. Si scoprono le firme di chi probabilmente in chiesa ci ha messo piede per la prima volta, ma anche le impronte del suo ecumenismo, le tracce di quella Chiesa «che non vuol far entrare il mondo “in Chiesa”, ma che entra in esso come fermento». Che bello vedere la gente che tracima da una piazza per una volta non troppo “Grande”, i tanti livornesi che partecipano silenziosi e rispettosi al corteo che penetra nel cuore della città. E poi, in piazza Cavour, l’«incontro» con i «suoi» giovani. E quel «segno» che a lui sarebbe tanto piaciuto: i palloncini colorati che si tirano dietro un «oltre» a caratteri cubitali. Quasi a volerlo incontrare, di nuovo: lassù. Gianluca della Maggiore


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