IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
È bello cercare: perché l’amore si esprime non solo nello scoprire continuamente nuove profondità, ma nel valorizzare quei doni che l’uno ha fatto nascere nell’altro; perché chi cerca lealmente non è mai colpevole anche se si trova su una strada sbagliata; sbaglia invece il presuntuoso che si illude di essere arrivato; perché chi cerca è un generoso che ha scoperto in sé tante energie (fisiche e spirituali) da donare; e allo stesso tempo è un povero, ma saggio, che conosce come i suoi limiti e le sue povertà possano essere superate con i doni che sa scoprire negli altri. (Due passi…insieme, 1992)
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
9 settembre 2012
La «missione di accoglienza»...continua
L’abitazione di monsignor Ablondi sarà la casa diocesana del clero. L’inaugurazione il 20 settembre, nella giornata dedicata al vescovo Alberto
DATE da ricordare Domenica 7 Ottobre arà sicuramente contento monsignor Ablondi di sapere che la sua dimora diventerà un luogo di accoglienza per i sacerdoti. Per un vescovo che ha fatto dell’accoglienza la sua missione, che ha saputo in ogni senso “ospitare” chi aveva bisogno del suo aiuto, della sua parola, del suo sostegno, vedere trasformata la propria abitazione in una casa per il clero, sarà certo motivo di gioia. Durante l’estate, infatti, la casa del vescovo Alberto è stata risistemata perché potesse diventare l’abitazione di più sacerdoti, e divenire quella “casa del clero” che prima esisteva a Livorno, e che in molte diocesi è presente, per favorire la convivenza tra sacerdoti, magari per aiutare i preti più anziani, rimasti soli, oppure semplicemente che desiderano vivere in comunità con i confratelli. Per adesso ci abiteranno in tre: monsignor Ezio Morosi, attuale vicario generale della Diocesi, don Valerio Barbieri al suo rientro dal periodo di studi a Gerusalemme e don Wilbroad Kibozi, sacerdote della Tanzania in Italia per studiare; ma i posti nella casa saliranno a sei con un’ulteriore sistemazione dei locali prevista nei prossimi mesi. La casa sarà inaugurata il 20 settembre, nell’ambito della giornata dedicata a monsignor Ablondi, nel secondo anniversario della
Alcune foto della casa di monsignor Ablondi dopo i lavori dei mesi scorsi: la cucina, la sala da pranzo, il salottino, la piccola cappella ricavata in una delle camere
S
NELLA CHIESA DI S. ANDREA E IN VESCOVADO partire dalle 15.30 nella chiesa di S. Andrea e in A seguito in Vescovado, nella prima domenica di ottobre si svolgerà il Convegno Missionario per tutti: clero, religiosi, operatori pastorali, fedeli laici. Il Convegno che avrà come titolo “Chiamati a far risplendere la Parola di verità” (Lett. ap. Porta fidei, 6) ripreso della lettera del Santo Padre per l’anno della fede. La comunità diocesana si ripensa alla luce della Lumen Gentium per annunciare Gesù Cristo.
LINEA di Pensiero di Luca Lischi
sua morte (il programma è nell’ultima pagina di questo numero ndr). Già il vescovo Giusti aveva
ricordato monsignor Alberto il 21 di agosto scorso, durante il suo viaggio in Tanzania nella cattedrale di Dodoma, dove anche il Vescovo emerito era stato in uno dei suoi numerosi viaggi pastorali. Nella giornata del 20 ci sarà spazio per il ricordo nella Messa della mattina, alle 9 nella chiesa di S. Andrea,
che è stata per tanti anni la parrocchia di don Ablondi; alle 12.30 sarà inaugurata la casa del clero, mentre in serata, a cura dell’associazione a lui intitolata, all’Istituto Mascagni, avrà luogo un momento di ascolto e ricordo attraverso immagini e musica. c.d.
Domenica 4 novembre Il cardinal Ruini a Livorno anno della fede a Livorno si aprirà con un ospite d’eccezione:il Lpa’nella cardinale Camillo Ruini, già presidente della CEI, Vicario del Padiocesi di Roma e Presidente del Progetto Culturale nazionale, sarà infatti presente il 4 novembre per una lectio magistralis sul tema che caratterizzerà tutto il prossimo anno pastorale. Per l’anno della fede è stato realizzato anche un sito ufficiale, su cui poter trovare tutte le informazioni in proposito ed i documenti inerenti: http://www.annusfidei.va/content/novaevangelizatio/it.html
Ogni luogo non è più lontano Tra partenze e ricchezza da condividere a ricchezza è un bene che deve essere condiviso. Non solo la ricchezza materiale, ma soprattutto quella Lumana. Persone «in gamba» dovunque e, specialmente, nella Chiesa hanno il dovere di essere a servizio degli altri. È faticoso a livello razionale accettare la partenza di persone eccezionali a cui siamo legati da tempo. È faticoso interrogare il cuore e non provare sofferenza e timore di non sapere che cosa ci attenderà dal nuovo inaspettato, dalla presenza di altre persone e dalla perdita di volti familiari. Ciascuno a suo modo, ciascuno con peculiari ricchezze, da scoprire, da comprendere e da accogliere. Ma quando il cuore interpella la ragione e dona ad essa l’amore allora ogni luogo non è più lontano. Legati ad ognuno ma non solo a qualcuno. Ogni persona comunque resta con le tante opere, magari silenziose e non appariscenti, da lei realizzate, con i tanti doni gratuitamente elargiti. E la sua partenza porterà nuovi frutti presso di noi, chiamati a mantenere viva la missione di chi parte. In particolare chi parte sarà dono di letizia altrove. Per condividere le tante ricchezze conquistate negli anni con altri, con tutti. «Mi hai chiamato, Eccomi!»
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 settembre 2012
Il ricordo /1
La parola alla... CARITAS
Addio a Giampaolo Cardosi
Un giornale per tutti...gli amici
l primo settembre, a seguito di un inciICardosi, dente stradale, si è spento Giampaolo conosciuto dai livornesi come il "Vigile capellone". Chissà quante volte lo abbiamo guardato aggirarsi per le strade in sella alla sua bicicletta, con il giacchetto logoro, la barba incolta e i capelli grigi e lunghi, avanzando spesso con difficoltà per gli acciacchi in mezzo al traffico cittadino; appesi alle estremità del manubrio aveva sempre cinque o sei sacchetti con cibarie e alcuni suoi “tesori”, recuperati grazie all’aiuto dei volontari Caritas e di altre associazioni. In strada, in questo modo, ha passato la maggior parte della sua vita Giampaolo Cardosi, un personaggio molto noto ai livornesi e a coloro che affollano quotidianamente i Centri Ascolto e aspettano i pulmini dei volontari, anche di notte, per un pasto caldo. Per decenni è stato al centro di una lunghissima vicenda giudiziaria, iniziata con la sua espulsione dal Corpo dei Vigili Urbani, con una serie di contenziosi che lo hanno visto apparire spesso nelle aule dei Tribunali e sui giornali. E poi altre vicende collaterali quali i problemi legati alla casa, come era solito raccontare, alle scritte sui muri, unite ai continui ricorsi presentati per la soluzione della sua situazione di fronte alla Legge, lo hanno accompagnato per tutta la sua vita. Caparbio, convinto a voler continuare ad ogni costo una battaglia che, a tratti alterni, lo faceva sentire vincitore o sconfitto, viveva nell’attesa di una soluzione definitiva della vicenda, lottando giorno per giorno. Sicuramente, alla fine del suo lungo e difficoltoso percorso, ha ottenuto almeno una grande vittoria: quello di essere ricordato da molti livornesi che, nella giornata della sua scomparsa, hanno girato la notizia su blog, siti internet, facebook e altri social network, per un ultimo affettuoso saluto. Fabio Figara
Il ricordo /2
Una vita per avere giustizia overo Cardosi! Ci ha lasciato. Dopo Pse una vita dura, piena di disagi e di lotte n’è andato lasciando irrisolto il suo problema. Un uomo buono e mite, onesto e rispettoso che nel corso della sua vita ha perso tutto, il lavoro, la mamma e infine la casa trovandosi così a vivere tra molte difficoltà. La voglia di giustizia era ormai diventata lo scopo della sua vita, lottava per riavere il suo posto di lavoro che aveva perso così ingiustamente. Solo la sua bicicletta, fedele compagna della sua vita, lo accompagnava in tutte le stagioni e da tutte le parti, lui pedalava, ma era sempre immerso nei suoi pensieri. Da molti anni mangiava alla Caritas e noi volontari gli volevamo bene, dopo mangiato spesso si fermava a parlare dei suoi problemi, delle sue vicissitudini giornaliere e delle sue speranze con alcuni "amici di tavola" che lo ascoltavano e condividevano con lui l’ingiustizia subita e la sua voglia di riscatto. Alcune volte, quando aveva bisogno di lavarsi i capelli, ai quali teneva molto ed erano il suo simbolo, si faceva aiutare dalle cuoche che lo facevano con amore e lui accettava volentieri questo aiuto come un bimbo che si lascia lavare dalla mamma. A noi del guardaroba chiedeva poco, sembrava non avesse bisogno di nulla, qualche pantalone e qualche giaccone in inverno, glieli davamo volentieri, lui attaccava la busta al manubrio e via..... Dei miti è il Regno dei Cieli e confidiamo infinitamente nella Giustizia Divina. Lucia Morando Murino
egli ultimi tempi, nuove forme di comunicazione stanno prendendo sempre più piede, dai blog ai forum, ognuno cerca di esprimere le proprie opinioni come può ma c’è chi come noi si affida alla "vecchia e fidata"carta stampata: i ragazzi della Caritas. Ivo e Romano sono due dei tre ideatori che hanno dato vita a "Gli amici della Caritas", il giornale mensile che da aprile circola negli ambienti Caritas e non solo, li abbiamo incontrati e abbiamo fatto loro qualche domanda.
N
Romano e Ivo, come vi è venuto in mente di fare un giornale? «Come ben sapete qui alla Caritas, si viene per mangiare e per richiedere altri servizi; spesso, passato il pranzo ci trovavamo a leggere libri, ad ascoltare la musica a passare il tempo insieme ma senza uno scopo. Sentivamo il desiderio di fare qualcosa di utile per gli altri, che ci rendesse contenti nel farlo e così parlando con il direttore è nata l’idea del giornale, prima facendo una specie di diario di bordo che però pian piano ha assunto la forma di giornale. Ci piaceva l’idea di poter fornire un mezzo di comunicazione a tutti, noi per primi, per dialogare e per condividere, notizie, informazioni.» Quante persone siete a lavorare al giornale? «La redazione è composta da noi due e Luca che per lo più si occupa della grafica:
insieme decidiamo l’impostazione e i contenuti e poi per un mese ci lavoriamo sopra. Oltre a noi spesso collabora Alessandro con l’angolo della poesia ed altri che desiderano scrivere qualcosa.» Chi sono i vostri lettori? «Il giornale ha una diffusione gratuita ed è stampato presso la sede Caritas e per il momento, da aprile, mese in cui è uscito il primo numero, ad oggi, lo abbiamo distribuito negli ambienti della Caritas, alla Diocesi, alla Comunità di Sant’Egidio, all’assessore alle politiche sociali Cantù e alle parrocchie che ce lo richiedono». Progetti per il futuro del
giornale? «Innanzitutto migliorare. Vorremmo estendere il giornale a qualche pagina in più, solitamente si compone di dodici pagine, per dare spazio così ad altri contributi ed altre idee. Sarebbe bello arrivare a trenta pagine!» Come siete arrivati alla Caritas? «Per quanto mi riguarda, ci racconta Romano, il passaggio dalla lira all’euro ha purtroppo cambiato la mia vita; se prima riuscivo a pagare la casa e a vivere con anche qualche "divertimento", con l’euro non mi è più stato possibile.» Diversa invece è la storia di Ivo, «provengo dall’ estero da
genitori italiani; subito dopo le scuole medie decisi di smettere di studiare, ho iniziato a fare diversi lavoretti e per diciotto anni ho lavorato presso una ditta ma poi per problemi di salute ho dovuto smettere. La crisi e la scarsità delle risorse hanno fatto si che piano piano mi rivolgessi alla Caritas. Non nego che inizialmente avevo un pò di diffidenza ma adesso ci sto bene e non vorrei più andar via.» Non rimane dunque che augurare a "Gli amici della Caritas" un buon proseguimento di avventura nel mondo del giornalismo e dell’informazione!! Martina Bongini
CONCLUSI GLI INCONTRI DEL CORSO PER VOLONTARI
Emozioni a bordo i è concluso il Corso per Volontari che la Shanno Stella Maris di Livorno e Piombino realizzato in collaborazione con la Federazione Stella Maris e il sostegno del CESVOT. Il corso ha avuto un periodo di lancio iniziato con l’evento Gli Invisibili del Mare, che aveva lo scopo di sensibilizzare le persone sulla particolarità della vita a bordo di equipaggi ridotti nel numero e caricati di responsabilità, che raccolgono nazionalità e culture diverse che convivono in ambienti ristretti e per lungo tempo. Il corso ha superato le aspettative degli organizzatori per il numero degli iscritti, anche se per motivi diversi si è verificato un calo fisiologico. Quello che ha particolarmente colpito, fin da subito è stato il clima di notevole collaborazione e disponibilità a mettersi in gioco da parte dei corsisti. La prima sezione del corso è stata di tipo teorico, sul senso del volontariato, sulla vita in mare, sulle norme di sicurezza (safety e security) che caratterizzano il porto e le navi. La maggior parte degli incontri sono stati dedicati all’inglese, lingua adottata dallo shipping di tutto il mondo, sui termini nautici, le tipologie di imbarcazioni, le parti della nave, le norme di sicurezza, l’organizzazione della vita di bordo. Alcuni incontri sono stati dedicati anche all’inglese relazionale immaginato a bordo durante le visite e nell’accoglienza al Seamen’s Club. Particolarmente qualificanti, ma anche impegnative, sono state le giornate dedicate al Corso Ship Visitor accreditato dall’International Comittee of Seafarers’
Welfare. In questi incontri il corso si è avvalso della esperienza di esperti della Federazione Stella Maris, della Capitaneria di Porto di Livorno, e di volontari della Stella Maris di Livorno. La parte certamente più interessante ed emotivamente coinvolgente è stato il tirocinio realizzato nella sede della Stella Maris in cui i volontari si sono sperimentati con i servizi offerti dal Centro e con gli incontri diretti dei marittimi che son giunti in quel periodo. Il Centro è nella zona portuale da cui si accede dal Varco Valessini e ha dato modo ai corsisti di entrare nell’ambito portuale e respirarne l’area. Indossare il giubbetto arancione di ship visitor, il casco e salire su per lo
scalandrone di una nave è stata tutt’altra emozione. Gli incontri a bordo sono stati di una accoglienza inusitata che ha dato agli aspiranti volontari la sensazione di quanto prezioso e desiderato sia questo servizio a bordo delle navi. Adesso la conclusione del corso con l’evento finale programmato presso la sala Consiliare della Provincia di Livorno alle ore 17 a cui è prevista la partecipazione di don Natale Ioculano, Direttore Nazionale dell’Ufficio per l’Apostolato del Mare istituito recentemente dalla Con-ferenza Episcopale Italiana raccogliendo le precedenti eredità, e il Contrammiraglio (CP) Ilarione Dell’Anna, Direttore Marittimo della Toscana e Comandante del Porto di Livorno, presidente del Comitato Territoriale del Welfare della Gente di Mare di Livorno, gli amici delle Stella Maris della Liguria e Toscana. Sarà occasione anche per riflettere su il trasporto marittimo, il lavoro della Gente di Mare, la vita a bordo, i rischi della navigazione, la realtà portuale, l’accoglienza in Porto, il volontariato dedicato. Sono attese autorità e amici che hanno a cuore il Porto e le sue attività. L.C.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 settembre 2012
III
I profughi rimasti a Livorno
LA CAPPELLANIA dell'ospedale
IL LAVORO DELLA CARITAS
A disposizione dei malati 24 ore su 24 er tutti i ricoverati in ospedale, ma soprattutto per coloro che sono soli fisicamente, ma anche “interiormente”, sono sempre a disposizione don Placido Bevinetto, cappellano dell’ospedale e alcuni diaconi e sacerdoti che dedicano ore della loro giornata ai malati. Di questa esperienza ci parla direttamente don Placido, presente nel nostro Ospedale dal 2004, da quando i Frati Minori Francescani furono richiamati dai loro superiori in altri luoghi e a svolgere altri servizi. «Quando il Vescovo – allora mons. Diego Coletti - ci presentò alla comunità disse che due frati andavano via, ma ben sei persone sarebbero state a disposizione dei malati dell’ospedale. Queste sei persone, oltre a me, erano rappresentate dal diacono Paolo Bencreati, il diacono Massimo Bartolini, e altri tre sacerdoti che erano don Karim Madjidi parroco dei Salesiani, don Edoardo Medori parroco di S. Andrea e don Gino Franchi parroco della S.Seton. quello di impartire i presentai in reparto. Tutti si Tale organizzazione era stata sacramenti, ma di ascoltare. I stupirono per questa mia pensata per fornire malati chiedono soprattutto disponibilità. La notizia si un’assistenza 24 ore su 24 con di essere ascoltati. Cerchiamo diffuse e da lì non hanno più i parroci delle parrocchie sempre di entrare in "punta di smesso di chiamarmi. In limitrofe all’ospedale. Nel piedi", cerchiamo di proporci generale ricordo con affetto 2007 fu costituita la e non di imporci. Le persone tutti i malati oncologici che si Cappellania Ospedaliera, con vedono nella figura del rivolgono a me pregando e decreto del Vescovo. cappellano una persona a cui chiedendo tempo al Signore, Attualmente i diaconi ed i quel tempo che a sacerdoti che mi loro viene negato aiutano non sono più «Cerchiamo sempre di fare un giro dalla malattia. La quelli nominati nel 2004, ma ci sono nei reparti di degenza almeno una volta maggior parte di loro vorrebbero dire e fare molti volontari e al giorno, dando priorità ai reparti cose per cui non ha molti altri preti che "avuto tempo"». mi danno una mano. più difficili, legati alla morte. Il nostro Le Messe domenicali, compito non è soltanto quello di impartire Qualche malato ha ad esempio, non i sacramenti, ma di ascoltare. I malati rifiutato la sua sono celebrate solo chiedono soprattutto di essere ascoltati» presenza? da me perché io mi «Sì, mi ricordo due occupo anche della casi in particolare parrocchia della si può chiedere. Ritengo che la che riguardano una malata Madonna, di cui sono presenza del cappellano in oncologica ed un altro parroco». ospedale sia importantissima ricoverato in Nefrologia che In quale modo si avvicina ai soprattutto in una città come mi mandò addirittura a “quel pazienti? Livorno che sembra essere paese”. In tutti e due i casi, con «Cerco sempre un pretesto per molto poco cristiana, ma nella una battuta o cercando di "approcciare" col malato. quale, in realtà, la malattia tira rispondere in modo adeguato, Basta che un paziente si apra fuori la fede. Mi piace mediante un saluto, un sorriso affermare che noi "visitiamo" per poi riuscire a fare una gli ospiti dei reparti e si parola con tutti. Devo dire che instaura con loro una è più facile riuscire ad entrare relazione di aiuto». in confidenza se il degente è solo - almeno in quel C’è un episodio che ricorda in momento - senza il familiare. modo particolare? Generalmente comincio a «Sì e risale proprio al giorno parlare degli argomenti più nel quale arrivai. Tenga comuni e dico una preghiera presente che il nostro servizio solo se è l’ammalato che me la si svolge 24 ore su 24. Anche chiede». di notte c’è un sacerdote reperibile che può essere Come si svolge la giornata dei chiamato nel momento del diaconi e dei sacerdoti che bisogno. Proprio il 31 maggio, operano in ospedale? giorno in cui arrivai, alle 3 di «Cerchiamo sempre di fare un notte sentii squillare il giro nei reparti di degenza telefono. Era il personale delle almeno una volta al giorno, Cure Palliative che mi dando priorità ai reparti più chiamava per un paziente. Mi difficili, legati alla morte. Il vestii velocemente e in nostro compito non è soltanto pochissimi minuti mi
P
Al servizio dei malati dal 2004: Don Placido Bevinetto racconta la sua esperienza come cappellano dell’Ospedale
sono riuscito a recuperare il rapporto e a farmi accettare». Ed i rapporti con i malati di altre religioni? «Sono buoni, quanto meno di rispetto soprattutto con i cristiani ortodossi. Esiste un certo rapporto di confronto con gli ebrei. I musulmani vedono il cappellano come una persona a cui possono chiedere e dal quale possono ricevere aiuto». Ed i rapporti con il personale dell’ospedale come sono? «Non ci sono problemi con il personale che ormai ci considera parte integrante, soprattutto quello dei reparti i cui Primari partecipano al Tavolo dell’Oggettività, il luogo di incontro e riflessione con il Vescovo, che è sicuramente un momento di incontro e di riflessione importante». E.C.
rovengono dal Burkina Faso, dalla Ptrovavano Nigeria, dal Niger e dal Sudan, si in Libia diversi anni prima dello scoppio della guerra civile, un amaro destino li ha condotti in Italia. Sono i sei ragazzi ospitati dal 31 luglio scorso nella struttura “Casa Incontro” della Caritas di Livorno nell’ambito del Piano di Accoglienza Migranti del Nord Africa del Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo del Ministero dell’Interno (SPRAR), hanno un’età compresa tra i 21 e i 27 anni, si aggiungono agli altri 4 ragazzi che da oltre 1 anno sono accolti nella struttura di via della Maddalena. Sono arrivati con la speranza di iniziare una nuova vita ma la burocrazia e le procedure legali hanno frenato l’entusiasmo iniziale, lasciandoli sospesi da oltre un anno nel limbo di una condizione «Sono da definire. arrivati con Operatori e volontari li la speranza seguono e li di iniziare accompagnano costantemente una nuova per favorirne vita ma la una piena burocrazia e integrazione: le procedure viene offerto vitto e legali hanno loro alloggio, frenato assistenza e l’entusiasmo legale burocratica ma iniziale, soprattutto relazione ed lasciandoli amicizia. I sospesi giovani sono, da oltre infatti, coinvolti nei un anno servizi e nelle nel limbo attività della Caritas per di una sviluppare in condizione loro il senso di da definire» appartenenza ad una “nuova famiglia”. Nel progetto di accoglienza, dopo l’iniziale conoscenza, di fondamentale importanza è la studio della lingua italiana che consente di superare le barriere culturali e linguistiche all’integrazione. Un volontario tre volte a settimana organizza un corso di alfabetizzazione che ha in breve tempo migliorato le capacità di comprensione e comunicazione. In una seconda fase, si punterà al lavoro ricostruendo e valorizzando le personali competenze. Alcuni di loro nel paese di origine erano contadini, altri pastori, molti negli anni trascorsi in Libia lavoravano nel settore edilizio. Saranno formati ed orientati e si cercherà di coinvolgerli in tirocini formativi e borse lavoro così come accaduto per i giovani inseriti l’anno passato. Questo è quanto facciamo, cercando di creare un clima positivo basato sul rispetto dell’altro in sintonia con il primato della persona umana, accogliendo le specificità di ognuno di loro con la consapevolezza che le differenze culturali possono solo arricchirci, soprattutto in questo importante momento di cambiamento storico degli equilibri geopolitici. M.D.
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 settembre 2012
Agenda del VESCOVO
SABATO 8 SETTEMBRE 10.00 incontro con i catechisti della diocesi di Massa Carrara Pontremoli 17.00 Pellegrinaggio e S. Messa al Santuario di Montenero in occasione dell’inizio dell’anno pastorale DOMENICA 9 SETTEMBRE 11.30 S. Messa e cresime dei ragazzi e degli adulti alla chiesa della SS.ma Trinità 18.00 S. Messa in occasione dell’inizio di Amichiamoci alla parrocchia della SS.ma Trinità LUNEDÌ 10 SETTEMBRE 9.30 in vescovado, incontro con i vicari foranei 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado MARTEDÌ 11 SETTEMBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado 18.00 incontro con i coordinatori delle commissioni del Progetto Culturale Diocesano, in vescovado Da mercoledì 12 a sabato 15 settembre il Vescovo è in pellegrinaggio a Medjugorje
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Martini C. M. -Il coraggio della passione. L’uomo contemporaneo e il dilemma della scelta.- Ed. Piemme, pp. 168, euro 9,00 Dalla penna raffinata del cardinale Martini, una riflessione su cosa significhi la "scelta della fede" per l’uomo contemporaneo. Il fatto stesso che si parli di "credere" e non di proclamare senza dubbi l’esistenza di Dio, significa riconoscere che si tratta concretamente di un atto, di una scelta consapevole, che non è semplice conoscenza deduttiva, ma coinvolgimento di tutto l’uomo in una personale dedizione di cuore, mente e spirito. C’è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere, come l’apostolo Pietro che non esita a seguire Gesù con entusiasmo, ma anche a tradire di fronte al pericolo. Pietro è il migliore termine di paragone per chi affronta oggi il cammino religioso; l’originale rilettura di questa figura del Nuovo Testamento permette infatti di riscoprire in tutto il suo fascino, l’avventura umana e spirituale del credente. Martini C. M., Sporschill G. - Conversazioni notturne a Gerusalemme sul rischio della fede.Ed. Oscar Mondadori, pp.124, euro 9,50. Nell’autunno del 2007, Carlo Maria Martini ha incontrato a Gerusalemme Georg Sporschill, gesuita austriaco che vive insieme ai bambini di strada in Romania e in Moldavia. Il loro dialogo ha dato vita a questo libro straordinario in cui due uomini di fede cercano di rispondere concretamente alla crisi etica della società contemporanea, ponendosi domande chiare e dirette, espressioni di un bisogno di capire, di una sofferta ricerca di senso e di un desiderio di conoscere e incontrare Dio nella propria vita. I temi toccati sono vivi e brucianti; perché credere in Dio? Da dove viene il male? Che cosa Dio vuole da noi? E ancora, domande sulla sessualità, sull’amicizia, sul rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno. Martini con il suo stile pacato e coinvolgente ci invita ad alzare lo sguardo con fiducia al grande tesoro della Parola di Dio e ci incoraggia a sentirsi protagonisti della Chiesa per contribuire a farle prendere il largo nel mare agitato del mondo, ma soprattutto impegnato a non tirarsi mai indietro nella sfida per la giustizia e per la pace.
Diocesi informa Amichiamoci 2012 Tornei e non solo perché... È PIU’ BELLO INSIEME!! DOMENICA 9 SETTEMBRE: FESTA INIZIALE in Piazza Gavi (Cappuccini) ore 18.30: S.Messa di apertura presieduta dal Vescovo monSi Giusti e animata dai Rockettari di Cristo ore 19.30: aperitivo, a seguire braciata (ognuno porta la carne e noi la cuciniamo), intrattenimento e consegna maglie e calendario SABATO 15 SETTEMBRE: CACCIA AL TESORO per le vie della città ore 14.30: ritrovo presso la chiesa dei Sette Santi e iscrizioni (20 euro a squadra) ore 15: la caccia ha inizio! Primo premio: 2 giorni per 4 persone a Magicland (Roma) DOMENICA 16 SETTEMBRE: MARATONA sul lungomare ore 9.30: S.Messa presso la chiesa di S.Jacopo ore 10.15: iscrizioni presso il sagrato della chiesa ore 11: partenza PREGHIERA ECUMENICA organizzata dalla comunità evangelica "Fonte di Vita" e dai Rockettari di Cristo; inizio ore 21 presso i locali della comunità evangelica in via Luigi Salmi 11 (zona Picchianti) SABATO 22 SETTEMBRE: TORNEI PING-PONG & BILIARDINO (A COPPIE) presso la parrocchia della Seton ore 14:30: iscrizioni (2 euro a persona, è possibile partecipare ad un solo torneo) ore 15: inizio tornei 100 CHITARRE partecipa anche tu con la tua chitarra o con la tua voce! inizio ore 21 presso il sagrato della chiesa di S.Jacopo SABATO 29 SETTEMBRE: FESTA FINALE in Piazza XX Settembre inizio festa ore 21 con giochi e premiazioni DOMENICA 30 SETTEMBRE: S.MESSA DI CHIUSURA ore 11 presso la chiesa di S. Matteo *Il programma potrebbe subire variazioni in caso di maltempo PER INFO E AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE SEGUICI SU: www.amichiamoci.it info@amichiamoci.it Facebook: Signor Amichiamoci
BREVI DALLA DIOCESI
Cooperatori Paolini SABATO 15 SETTEMBRE ALLE 15.45 Inizio Anno Cooperatori Paolini al Santuario di Montenero. Ore 15.45 ritrovo nella sala Gualberto a seguire alle 17.00 S. Messa
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 settembre 2012
V
Una Messa comprensibile a tutti PRIMA MESSA IN ITALIANO A LIVORNO Il Settimanale diocesano in data 17 gennaio 1965 pubblica una lettera di Mons. Guano che reca la data del 18 gennaio. In essa il Vescovo annuncia la celebrazione di una Messa per la festa della Beata Anna Elisabetta Seton auspicando anche la prossima costruzione di una parrocchia dedicata a lei. La Messa verrà celebrata in Cattedrale il 19 gennaio. Nella lettera il Vescovo dice testualmente "Per facoltà avuta dalla S.Sede la celebrerò già nel nuovo rito che entrerà in vigore la prima domenica di quaresima il 7 febbraio prossimo…. Mi piacerebbe fossero presenti in particolare le religiose, le Associazioni di Azione Cattolica ed altri istituti. Sarebbe una celebrazione più festosa della Santa, ed una maniera di prepararci al nuovo rito. La Beata Elisabetta Anna ci ottenga al benedizione del Signore + Emilio Guano Vescovo L’occasione per la seconda celebrazione della Messa secondo il nuovo rito si è presentata il 27 gennaio per la Festa del Voto. Anche in questa occasione l’annuncio è stato dato alla diocesi da una lettera del Vescovo che porta la data 19 gennaio 1965. Ampio risalto è poi dato, come è giusto, dal Settimanale ai cambiamenti al rito della Messa in italiano, celebrato la domenica 7 febbraio: il celebrante che all’inizio non recita più il salmo 42 iudica me Deus, pronuncia il Kyrie in italiano Signore pietà, recita il Gloria in italiano insieme al popolo, le letture sono lette da un diacono o da un lettore dall’ambone, il Vangelo dal sacerdote, o da un diacono, rivolto al popolo, viene introdotta la preghiera dei fedeli , il Prefazio è introdotto dal dialogo in italiano ma resta in latino; il Padre nostro è recitato in italiano, la formula per la distribuzione della Comunione è pure in italiano e così la formula di congedo. Si tralascia la lettura dell’ultimo Vangelo. Per la generazione del dopo concilio che è cresciuta con il nuovo rito sono cose arcinote, ma per noi che eravamo abituati alle antiche celebrazioni furono grossi cambiamenti! Il card. Lercaro, arcivescovo di Bologna, in una sua lettera del febbraio 1965 spiega le novità. Egli precisa che con il uovo rito si sottolineano le due parti
L’avvento della Messa celebrata in lingua italiana e la conclusione della terza sessione del ConcilioVaticano II
siano presenti uditori di varie provenienze, come lingua di unione, o nei Seminari e negli istituti nei quali è facilmente compreso, l’uso della lingua nazionale consente quella immediata comprensione del messaggio che, come anche S. Paolo afferma, è utile per l’insegnamento, il convincimento e la correzione e la formazione del perfetto uomo di Dio (II Tim 3,16.)e, osserva il cardinale, se non si capisce non si in cui è divisa la Messa: La parte didattica in cui il sacerdote, rimanendo nella sua sede, legge le Scritture e le illustra nella Omelia e la parte sacrificale nella quale il sacerdote, spostandosi all’altare, rinnova e celebra il Sacrificio salvifico di Gesù. Per questo egli dice è bene che l’altare sia visibile a tutti e non relegato alla posizione di mensola ingombra di tante cose. A proposito dell’uso del volgare a scapito del latino egli osserva che, mentre il latino può continuare ad essere usato nei Convegni o in quelle occasioni nelle quali
apprende. Per quello che riguarda i canti il cardinale osserva" che nulla è più edificante di una assemblea che tutta canta". Naturalmente i canti da adottare dovranno essere preventivamente dalla Commissione di Musica sacra delle rispettive diocesi. CHIUSURA DELLA TERZA SESSIONE Il terzo periodo è caratterizzato dai tentativi della minoranza di impedire la vittoria della maggioranza riguardo soprattutto ai rapporti tra papato ed episcopato, di fronte all’affermarsi della dignità, dei
diritti e del posto dell’episcopato nella Chiesa. Il giornale diocesano informa che il 21 novembre si è conclusa la terza sessione con la lettura dei testi davanti al Papa,e la votazione e approvazione da parte dell’Assemblea di tre Costituzioni : la costituzione sulla Chiesa De Ecclesia (Lumen Gentium) (2151 sì e 5 no),quella sulle Chiese Orientali (De ecclesis orientalibus catholicis) che riconosceva il pluralismo liturgico, disciplinare, spirituale della Chiesa cattolica (2110 sì e 39 no) , e il decreto sull’ecumenismo (Unitatis redintegratio) ( 2137 sì e 11 contrari). Al termine delle votazioni il Papa ha espresso il suo compiacimento. La costituzione sulla Chiesa, Lumen Gentium, rappresenta il completamento della Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I. Se nel 1870 si sottolineava con maggior forza il posto che il Papa occupa nella Chiesa, nel 1965 si sottolinea la natura e le funzioni dell’episcopato, sostegno insostituibile del papato, corresponsabile con lui nel governo della Chiesa universale. La schiacciante vittoria della tesi dell’infallibità del 1870 trova ora il suo equilibrio con la teologia dell’episcopato e l’affermazione della sua collegialità. La costituzione conciliare, poi, capovolge la visione di Chiesa, vista ora come popolo di Dio: in un certo modo è superato il clericalismo dei secoli precedenti e sottolineato il sacerdozio universale dei fedeli. A questo proposito il Papa ha affermato che la costituzione completando il Vaticano I permette di affrontare con chiarezza i nuovi problemi pastorali. Per fugare le apprensioni di alcuni soggiunge: Non temiamo diminuita o intralciata la nostra autorità, mentre confessiamo e celebriamo la vostra…. Il Concilio Ecumenico avrà la sua definitiva conclusione con la ultima quarta sessione, ma la applicazione dei suoi decreti comporterà una rete di commissioni post-conciliari… Vogliamo sperare che la dottrina della Chiesa sarà benevolmente accolta dai fratelli cristiani da noi separati… Vorremmo che la dottrina della Chiesa irradiasse anche sul mondo profano in cui essa vive… Al termine del suo discorso il Pontefice ha aggiunto: a Gloria della Vergine e a nostro conforto proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa, tanto dei fedeli come dei pastori….. Paolo VI ha disposto poi l’invio, per mezzo di una missione speciale, di una rosa d’oro al Santuario di Fatima come omaggio particolare alla Vergine Maria.
VATICANO II
IL RITO CHE CAMBIA E IL TERZO PERIODO DEL CONCILIO.........
50°
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
9 settembre 2012
UN’AGENDA PER LE NOSTRE FAMIGLIE L’argomento è sempre quello di dare valore alla Famiglia e portare avanti certi valori. Ho diviso "l’agenda" in vari ambiti in modo da non "avere scampo" e provare in ogni caso a fare qualcosa (dato che parlare è bello, ma non sufficiente per cambiare le cose...) FAMIGLIA Se vogliamo far emergere e far crescere certi valori dobbiamo diffonderne il contesto adatto quindi la nostra famiglia deve diventare una sorta di "serra" in cui si vivono (con difficoltà e nei limiti del possibile...) sobrietà, positività, mai rassegnazione, apertura alla vita, fiducia nella provvidenza, dare il giusto peso ai "problemi" quotidiani ecc. Ogni sera potremmo fare, ognuno per sé, tra coniugi, con i figli, una velocissima verifica sui valori che abbiamo vissuto e fatto vincere nella giornata. Se ci abituiamo a lavorarci con frequenza è quasi naturale che poi si trasmettano anche in altri ambiti. Io credo che il modo di vivere della famiglia cristiana si debba immediatamente distinguere. LAVORO In questo caso quando non ce la facciamo a cambiare il "cosa" fare (perché ci viene imposto, perché è molto difficile impedirlo, perché "teniamo famiglia" ecc.) proviamo a cambiare il "come" testimoniando - nei fatti e non a parole- i valori in cui crediamo. Ogni volta che riusciamo a coinvolgere qualcuno allora possiamo confrontarci e approfondire a parole. Ad esempio ritengo poco efficace raccontare ai nostri colleghi che i nostri figli fanno il catechismo e che noi andiamo a Messa la domenica se poi non dimostriamo sul posto di lavoro che per noi contano più le persone che la carriera e che cerchiamo sempre di fare quello che riteniamo giusto e non quello che ci conviene. "...mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede..." PARROCCHIA Proporre, "provocare", portare idee, sperimentare, provare a portare i parrocchiani "fuori" oltre che i non parrocchiani "dentro". Non frequentare la parrocchia da spettatori (come andare al cinema) ma da attori e crearsi propri spazi di intervento. Non delegare al parroco e ad altri tutto ciò su cui possiamo intervenire noi. Facciamo con passione e bene poche cose, piuttosto che un po’ di tutto con superficialità (questo non solo in parrocchia, ma nella vita in generale …) NEL GRUPPO FAMIGLIE Potremmo incontrarci più frequentemente durante l’anno "per non perdere il filo del discorso" per raccontarci esperienze fatte e condividere spunti e aiuti per provarle a realizzare.Trovare il gusto di "raccontarci" e magari darci anche un po’ di conforto quando serve perché la sfida è difficile. Alessandro Damiani
L’esperienza dei Ragazzi
Speciale Campeggi di AZIONE CATTOLICA
Tanti campeggi, un’unica famiglia Famiglia e cambiamento demografico, su questo tema si sono confrontati i 72 partecipanti al campo di Madesimo. Dalla riflessione svolta insieme sono emerse diverse idee interessanti. Questo il resoconto di una piccola partecipante e nella colonna a fianco, la riflessione conclusiva proposta da uno dei partecipanti
DI
CHIARA MAREMMANI
con questo sono 11!!! No, non sto parlando dei miei anni, ma del campeggio estivo per famiglie che con quello di quest’anno è appunto arrivato a 11 edizioni. Ed io con mia sorella e i miei genitori sono tra quelli che ha partecipato a tutti gli 11 campeggi, dal primo del 2002 in cui ero appena nata e (mi dicono) ho dormito per quasi tutto il tempo, a quello di quest’anno, che si è svolto a Madesimo, in Lombardia, a pochi passi dal passo dello Spluga e dal confine con la Svizzera, in cui invece ho dormito veramente poco! Durante tutti questi anni il campeggio estivo per famiglie si è svolto in località di montagna sempre diverse, dalla Valle d’Aosta al Trentino, mentre le famiglie che hanno partecipato sono sempre cresciute di numero: dalla decina di persone del primo campeggio, ai 70 e più partecipanti di quest’anno: un vero record! In tutto una ventina di famiglie, di tutte le età, con figli da 0 a 18 anni, provenienti da diverse parrocchie della diocesi, con in più don Pio Maioli, il sacerdote che da diversi anni accompagna il gruppo. Il posto scelto per il campeggio di quest’anno ovviamente era molto bello: la valle di Madesimo è un po’ stretta, aspra e le montagne molto ripide, ma noi abbiamo alloggiato presso la Casa Alpina di Motta, una struttura molto grande e accogliente delle ACLI
E
Il campeggio estivo per famiglie organizzato dall’Azione Cattolica diocesana nasce nel 2002. A fronte di una vita quotidiana sempre più frenetica, con mille impegni familiari, professionali ed ecclesiali, si voleva offrire un’esperienza di campeggio in cui al primo posto ci fossero il riposo e la Parola di Dio, la contemplazione della natura e la riflessione, la fraternità e la vita in comune. Questa è la filosofia che tutt’ora ispira quest’iniziativa. In particolare in questa edizione il tema che gli adulti e i figli più grandi hanno trattato è stato il cambiamento demografico, sulla base di un testo edito nell’ambito del Progetto culturale della Chiesa italiana di Milano che si trova su un bel pianoro al confine del bosco proprio sopra il paese, dove d’inverno vi sono numerose piste da sci e da dove si gode un bellissimo panorama su tutta la valle e le cime intorno. E dove, su un colle sopra l’albergo, è stata costruita una grandissima statua dorata della Madonna, Nostra Signora d’Europa: bella ma un po’ inquietante, specialmente la notte! Avendo avuto quasi sempre tempo bello, le giornate si sono svolte più o meno sempre in questo modo: al mattino, prima di colazione, le lodi mattutine in cappella (a cui non ho quasi mai partecipato perché a quell’ora dormivo ancora); poi la colazione, la partenza per l’escursione del giorno, il pranzo al sacco, il ritorno, la cena e il dopocena, il cosiddetto "falò", dove ogni gruppo di ragazzi organizzava
giochi, scherzi e canzoni per tutto il gruppo; da ultimo, per concludere la giornata, tutti mezzi assonnati, la recita della compieta. Ma in mezzo a tutto questo, tante risate, tante corse, tanto divertimento. Molti sono stati i momenti belli, ma se devo scegliere ne direi tre: i pasti, perché erano molto buoni e abbondanti, e poi io e le mie amiche ci sceglievamo un tavolo appartato e potevamo mangiare e parlare senza i genitori; la serata di falò che toccava a noi bimbe fare e che, nonostante l’emozione, abbiamo organizzato molto bene; e l’ultimo giorno, quando nel paesino di Montespluga, in mezzo al vento e alla pioggia, abbiamo scovato un caseificio e in una stalla ci siamo sbaffati un’intera fettona di formaggio fresco! Le passeggiate sono state un po’
stancanti, anche perché i sentieri erano molto duri e gli alberi pochi, ma il camminare tutti assieme e soprattutto con il mio gruppetto di amiche mi ha aiutato a superare tutte le difficoltà: i miei genitori e mia sorella non li vedevo quasi mai! Così come sono state belle le due caccie al tesoro organizzate dai ragazzi più grandi: il mio gruppo è arrivato secondo, ma l’importante è esserci divertiti! Il tempo, come sempre capita quando ci si diverte, è passato via veloce, pochi giorni ed era già tempo di tornare a casa. Ma il ricordo di questa settimana, delle passeggiate, delle amicizie, del gruppo che alla fine mi è sembrato veramente come una grande famiglia, resterà ancora per un bel po’ dentro di me. Anzi, non vedo l’ora di partecipare alla prossima edizione del campeggio. E così saranno 12!!!
Il Campo Giovani
SASSOLINI CHE RESTERANNO A GALLA opo un anno di pausa, quest’estate l’ACR diocesana D ha deciso di riproporre l’esperienza del campeggio per i ragazzi dagli 8 ai 13 anni. I partecipanti, 13 ragazzi provenienti dalle parrocchie di Sant’Agostino, Sacro Cuore e San Simone, hanno riflettuto sulla vita di San Giovanni Evangelista, attraverso momenti di gioco e momenti di riflessione personale guidata dagli animatori e dall’assistente don Federico Locatelli. Il campeggio si è svolto presso il Villaggio San Francesco-Passo dei Mandrioli, Arezzo. I ragazzi, oltre alle varie attività, hanno vissuto ogni giorno una celebrazione diversa, coerentemente con i vari momenti della vita del santo. Hanno partecipato ad una adorazione eucaristica, hanno rivissuto il loro battesimo, hanno avuto la possibilità di confessarsi e naturalmente la celebrazione eucaristica. I ragazzi hanno dimostrato interesse e voglia di confrontarsi fra di loro e con gli animatori. L’equipe organizzativa composta da don Federico Locatelli (Assistente diocesano), Simone Grimaldi (responsabile diocesano), Matteo Citti, Michela Schettino, Michele Martella, Michele Roffi, Maria Antonietta Drago e Alice DeQuattro è rimasta visibilmente soddisfatta della buona riuscita del campeggio e contenta della buona risposta avuta da parte dei ragazzi. M.M.
ome ogni estate, da ormai 4 anni, si ripete l’esperienza del campeggio diocesano per giovani e giovanissimi, dai 14 ai 30 anni, organizzata dal settore giovani di AC e offerta a tutti i giovani della diocesi. La meta di quest’anno è stata Fiumenero, una frazione di Valbondione, vicino Bergamo. Quest’anno i partecipanti sono stati circa 30, provenienti da diverse realtà parrocchiali, e di diversa età. L’equipe Giovani, composta da Chiara Nobili, Mauro Donateo, Michele Martella, Martina Caroti, Simone Rosi e dal Diacono Andrea Zargani, ha proposto ai partecipanti una serie di riflessioni e attività incentrate sul tema del Servizio. Questo aspetto della vita di ogni cristiano è stato analizzato e vissuto da più punti di vista. Servizio che Gesù offre a noi, servizio che noi possiamo e dobbiamo donare a chi ne ha bisogno e servizio per il bene e lo sviluppo delle realtà che ci riguardano più da vicino.
C
I Partecipanti hanno dimostrato un costante interesse per i temi e una disponibilità al mettersi al servizio di chi ne aveva bisogno, già dalla vita all’interno del campo. Per i giovanissimi è stato proposto un inserimento attivo all’interno del TTG (Terzo Tempo Giovani) per una futura formazione del MSAC (Movimento
Studenti Azione Cattolica) all’interno della nostra diocesi. D’altra parte l’ambito che quest’ultimi vivono di più è proprio quello della scuola ed è quindi molto importante viverlo al meglio con Cristo ed in Cristo. I giovani invece hanno riflettuto su temi come le nuove povertà e il mettersi al servizio dei più poveri, non solo economicamente ma anche spiritualmente, tutte quelle persone che, consapevolmente o meno, stanno perdendo la fede in Dio e la loro strada. A conclusione del Campo l’equipe organizzativa si è dimostrata molto soddisfatta dei ragazzi e delle riflessioni che hanno accolto con favore e interesse le riflessioni e gli argomenti proposti, certi che i sassolini lanciati in questa esperienza non affonderanno nel lago delle loro menti, ma resteranno a galla per essere un punto di riferimento per la loro vita o almeno aiutare a trovarne uno. Michele Martella, responsabile settore giovani AC
LA SETTIMANA DI LIVORNO
Vi racconto IL MEETING DEI POPOLI DI RIMINI
di Andrea Capaccioli
Emergenza uomo «Q uando penso che tu sia fuggito, / la tua ombra scura mi sorprende e / ritorni ai piedi del mio capezzale / cogliendomi di sorpresa. / Quando immagino che tu te ne sia andato, / ti mostri nel sole stesso, sei la stella / che brilla, il vento che fischia. / Se cantano sei tu che canti, se piangono / sei tu che piangi, sei il fremito / del fiume, sei la notte e l’aurora. / Tu sei in tutto e sei tutto per me. / In me dimori. / Non lasciarmi mai, ombra / che sempre mi sorprendi». Questa canzone galiziana Negra sombra ha accompagnato i lavori della XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, interpretata da Manoli Ramirez de Arellano, membro del prestigioso ensemble vocale-strumentale spagnolo "Psalterium". Un testo che va subito al cuore e che ascoltandolo (è stata la colonna sonora dell’evento) dopo un po’ diventa così familiare che ti aiuta a fare il tuo lavoro con una letizia che non avresti immaginato prima. Perché? La spiegazione è semplice basta ascoltare il messaggio autografo del Santo Padre – letto prima della Messa inaugurale dal presidente del Meeting Emilia Guarnieri: La considerazione dell’uomo come creatura implica un riferimento essenziale a qualcosa d’altro o meglio, a Qualcun altro che non solo non nasconde o diminuisce, ma rivela in modo luminoso la grandezza e la dignità suprema dell’uomo. Il Santo Padre ha invitato, in apertura, a purificarsi dai falsi infiniti di cui il cuore dell’uomo si riempie, per scoprire la dimensione più vera dell’esistenza umana. L’esperienza di queste giornate, i fatti accaduti, il popolo del Meeting, hanno mostrato che è possibile vivere questa dimensione dell’esistenza umana, testimoniando che il rapporto con l’infinito, al quale ogni uomo anela, non è questione spiritualistica per addetti
ai lavori o per persone ‘pie’, ma un fattore essenziale per vivere ogni aspetto della vita con verità. Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezza del suo essere divino, ha scritto ancora Benedetto XVI. Un infinito fattosi carne, presente in tutte le circostanze della vita: per questo tutto interessa, per questo è possibile confrontarsi con personalità istituzionali e con uomini di altre culture e di altre religioni, come la compagnia libanese protagonista dello spettacolo inaugurale; per questo è stata proposta una lettura nuova di Dostoevskij, un modo nuovo di guardare al rock’n’roll, come accaduto in due delle mostre più seguite di questo Meeting. E poi la mostra «L’imprevedibile istante». Giovani per la crescita: ragazzi che hanno raccontato a migliaia e migliaia di persone che è possibile non lasciarsi abbattere dalle circostanze, ma rinascere e costruire in ogni momento, riscoprendo la natura profonda del proprio io come desiderio insopprimibile di bene. Un clima di gratitudine e commozione si è respirato durante questi sette giorni: 98 incontri con 271 relatori, 9 mostre, 21 spettacoli, 800 mila presenze, da 40 paesi diversi. Negli spettacoli e negli appuntamenti dedicati alla letteratura e all’arte, si è potuto scoprire che l’aspirazione al bello […] abita nelle profondità di ogni cuore umano, come ha detto il regista libanese del Caracalla Dance Theatre Ivan Caracalla, è possibile incontrarsi con chiunque. Anche con i politici ai quali il popolo del Meeting chiede un’unica cosa, la libertà, cioè che non venga soffocata e ostacolata questa necessità dell’uomo di vivere all’altezza dei suo desideri e di costruire opere che siano “forme di civiltà nuova” (Giovanni Paolo II); un civiltà nuova che sono stati i
popoli il cui tema è stato: La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito. Innanzitutto non è possibile dare qui soltanto un’idea, anche se parziale di quello che è stato l’avvenimento in sé e sono perfettamente consapevole di questo limite. Pur tuttavia sono grato a chi mi ha concesso l’opportunità di scrivere e raccontare questa settimana di incontri, fatti, cose belle, amicizie e, perché no, anche di critiche. Poche cose rispetto al mare magnum del Meeting, ma certo, per me, che le ho vissute dal di dentro, sono state importanti perché mi hanno invitato a guardare più profondamente in me stesso, a chiedermi il significato di quello che facevo, a guardare a chi mi è stato accanto, talvolta sconosciuto, e imparare con umiltà e pian piano scoprire il miracolo dell’amicizia. Cosa niente affatto scontata. Per questa ragione trovo abbastanza fuori luogo la polemica nata a proposito degli applausi a Monti. Credo che la redazione di Famiglia Cristiana sia caduta in quell’errore tipico di chi pretende di giudicare un fatto o un avvenimento senza coinvolgersi con esso e,
9 settembre 2012
VII
La potenza del Mistero olti non conoscono l’origine di una canzone M napoletana tra le più famose in tutto il mondo. Avete già capito che si tratta proprio di O’ sole mio,
L’IO E LA CATTEDRALE hiunque abbia partecipato alla C XXXIII edizione del Meeting di Rimini dedicato al tema La Natura del4000 volontari (750 durante il pre-meeting, 3393 durante il Meeting): volti, facce, sguardi che hanno mostrato a tutti che spendersi per l’ideale realizza una pienezza umana. È nell’incontro con Gesù che emerge la nostra vera statura, la statura dell’uomo e del suo desiderio, di quella nostalgia di assoluto che percorre le culture umane, ha ricordato nell’incontro sul tema del Meeting Javier Prades - rettore dell’Università San Dámaso di Madrid. Come accade ogni anno, in tanti hanno riconosciuto la ricchezza di questa esperienza e il suo valore come contributo al mondo: un patrimonio di risorse e di energie indispensabile, ha scritto il presidente Napolitano nel suo messaggio. “Il Meeting è una scuola”, ha detto un ospite, per imparare a essere uomini, per imparare che l’esperienza religiosa ha a che fare con tutta la vita, per imparare il rispetto per la funzione che il potere ha di costruire il bene comune, per imparare a uscire dal “bunker” dell’indifferenza, scoprendo che tutto, dalla libertà religiosa alle neuroscienze, dai problemi economici alle grandi questioni democratiche internazionali, c’entra con la vita dell’uomo. «Questa è la nostra strada, questo è il cammino che vogliamo continuare a percorrere, testimoniando ciò che abbiamo incontrato e che genera ciò che abbiamo visto in questi giorni – ha concluso E. Guarnieri nell’incontro finale. Nella società in cui viviamo è urgente l’esigenza di ridare un’identità chiara all’io, protagonista nella vita e costruttore di storia; per questo il titolo della XXXIV edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si terrà dal 18 al 24 agosto 2013, sarà: Emergenza uomo».
Una precisazione è d’obbligo ccorre fare alcune precisazioni circa O questa pagina dedicata alla XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i
TOSCANA OGGI
infatti nessun giornalista del noto settimanale era presente al Meeting. Gli applausi a Monti erano doverosi non per una questione morale e quindi politica, ma semplicemente perché ha risposto all’invito. Quando si invita un ospite a casa propria lo si fa sentire veramente “a casa propria” e, per questo si è anche più liberi di criticarlo. Al Meeting ci si comporta così e lo è stato per tutti gli ospiti fin da quando la manifestazione è nata. In secondo luogo al Meeting c’è la possibilità di fare il punto della situazione di opere sociali che hanno veramente a cuore il bene del paese e gli uomini e le donne di questo paese e anche di altri paesi. Basterebbe pensare al Banco Alimentare o ad AVSI o anche alla stessa Compagnia delle Opere. Ma comunque resta il fatto che se uno non vuol vedere non vede e rimarrà fermo nella propria pretesa visione. Se uno è contento così, a me va bene, però si perde qualcosa, anzi molto. Un nota finale. È possibile visitare il sito www.meetingrimini.org dove si può trovare tutto quello che ho cercato di raccontare e anche molto di più. Certo l’odore delle sale stracolme degli incontri non è ancora possibile trasferirlo su internet, ma credo che si stiano attrezzando. Buona visione.
l’uomo è rapporto con l’infinito ha potuto accorgersi che l’infinito non è una pura astrazione filosofica, ma una dimensione costitutiva della persona umana. L’immagine che subito ha afferrato tutti suggestivamente è stata quella di una cattedrale, così come la mostra dedicata all’opera del duomo di Milano: Ad usum fabricae. L’infinito plasma l’opera: la costruzione del Duomo di Milano, ha costituito un naturale riferimento. Infatti, i curatori della mostra, hanno così spiegato il loro scopo: “Abbiamo voluto questa mostra perché siamo convinti che chi ha costruito il duomo di Milano può farci scoprire il senso del lavoro come rapporto con l’Infinito. Non erano perfette le persone che hanno costruito il Duomo, ma erano convinte che l’infinito poteva far risorgere le loro vite. Hanno fatto l’esperienza che edificare un’opera edifica l’io e rafforza il noi”. Sembrerebbe strano ma il popolo che ha costruito il Duomo non era una elite di facoltosi benpensanti. Certo Gian Galeazzo Visconti, a cui spesso è attribuito il tutto, donò in un anno, 14 mila lire, appena il quattordici per cento delle donazioni. Il resto arrivò dal popolo. Come il caso di Marta la prostituta che aveva lasciato tutte le ricchezze accumulate nella sua allettante carriera alla Fabbrica del Duomo e durante il proprio funerale fu portata in corteo dalla casa alla chiesa, seguita da tutti i sacerdoti del Duomo. O come la vicenda di Marco Carelli, mercante che nel testamento lasciò alla Fabbrica i propri ingenti averi. Il cantiere si trovava in tali difficoltà finanziarie che gli fu chiesto un anticipo sull’eredità, per continuare i lavori. Accettò lasciando tutto e subito. Il suo corpo è contenuto in un sarcofago all’interno del Duomo nella quarta campata di destra e a lui è intitolata la prima guglia costruita. Oppure il caso di Caterina, un’anziana indigente che aiutava gli operai del Duomo pulendo le pietre e trasportando i mattoni sulle proprie spalle. “Mentre questo popolo costruiva il Duomo - hanno proseguito i curatori - il Duomo costruiva Milano”. Nell’ultima parte della mostra viene sfatato il mito secondo il quale una cattedrale sia un investimento improduttivo. In realtà l’opera costituì un volano economico straordinario per l’indotto. L’impegno di popolo ha infatti prodotto un’incidenza reale e feconda sulla società, generando migliaia di posti di lavoro, l’invenzione di nuove macchine e tecniche ingegneristiche e l’ampliamento dei Navigli che è stato alla base del futuro progresso commerciale di Milano. Oggi domina piuttosto un’idea dualista, innegabilmente meno conveniente, secondo la quale un tornaconto materiale non è genuino, per l’uomo del Medioevo quest’obiezione non sussisteva. La ricompensa era già presente: il rapporto con l’infinito che edificava la vita. L’obiettivo della mostra, tuttavia, non è riducibile a una generica nostalgia per i tempi andati: la vita stessa, se percepita come continua relazione col suo significato, può diventare una cattedrale. Qui il riferimento all’attualità appare evidente: un lavoro ben fatto non può essere solo perché ci sono di mezzo i soldi o i clienti o il padrone, ma per sé. Un’opera deve essere ben fatta come è perfetta ogni guglia del Duomo, anche la più nascosta. “Come la costruzione del Duomo ha cambiato il volto della città, così cambia il rapporto con l’infinito quando si costruisce la cattedrale fatta di persone”, che poi si tratta semplicemente dell’occupazione banale e grandiosa di ogni benedetta giornata. In questo il Meeting ha saputo mostrare moltissime esperienze e significative testimonianze.
scritta da Giovanni Capurro, poeta e musicista napoletano, nel 1898. Ma quello che non sapete - devo dire che la scoperta è assai gustosa - è che la rivelazione avvenga al Meeting di Rimini ad opera di alcuni monaci Buddisti del Monastero del Monte Koya. Giovanni Capurro scrisse i versi della canzone di getto, dopo aver assistito ad un’alba sul Mar Nero, in un viaggio di musicisti mentre era ad Odessa. Lontano da Napoli. Il tema della canzone, emotivamente manifesto, aveva anche un fondamento razionale. Era basato su uno sguardo alla natura, all’orizzonte, che provocava una struggente nostalgia.Vi domanderete ma cosa c’entrano i monaci del monte Koya? È presto detto: si tratta della storia di una grande amicizia nata 25 anni fa e che ora è diventata una mostra presentata al Meeting di quest’anno e intitolata - Il Koyasan. La montagna sacra del Buddismo Shingon Mikkyo che don Giussani ha tanto amato – la mostra è stata promosso dai Alcune curiosità monaci del monte Koya. L’incontro avvenne nel 1987 in al Meeting... modo quasi casuale, infatti, la tra Giappone professoressa Wakako Saito e Russia che, a quell’epoca, lavorava al Centro Internazionale di Nagoya doveva organizzare un incontro sulla cultura italiana e decise di invitare don Giussani - un prete di cui aveva sentito parlare - presso i monaci buddisti del monte Koya, e gli fece incontrare uno di loro, Shodo Habukawa. Durante l’incontro don Giussani fece ascoltare O’ sole mio e questi monaci buddisti giapponesi si erano profondamente commossi all’ascolto di quella canzone per la sua struggente nostalgia.
Visitando la mostra si percepisce con chiarezza il riferimento alla canzone e a questo potente“struggimento”. Come se un intero popolo, quello giapponese, nel vertice della sua posizione umana e della sua religiosità, fra i monaci buddisti, fosse, spesso, di fronte a quella siepe dell’infinito leopardiano tanto caro a don Giussani. Questo ci dice il Mistero attraverso i giapponesi. E verrebbe da dire: mai come adesso ne abbiamo bisogno. Alla signora Saito è stato chiesto se avesse fatto problema la fede cattolica di una personalità come quella di Giussani? Lei ha spiegato che quel rapporto, centrato sul Mistero, ha fatto loro approfondire il buddismo. E mostrando le foto delle loro attività ha raccontato che una pratica, trasferita tale e quale dal carisma proposto da don Giussani, ai giovani buddisti che seguono le indicazioni dei monaci, è la “caritativa”. L’azione umana, il gesto in qualche modo "importato" in Giappone dopo questo incontro. A noi questi monaci insegnano la mancanza di senso di colpa, la malinconia, l’armonia con la natura (oltre a don Giussani il personaggio della nostra cultura che più piace alla Saito è San Francesco) con una profondità di attenzione e un rispetto senza pari. A loro è servito l’esempio del gesto come dimensione di rapporto con l’infinito: la caritativa. Altro che dialogo inter-religioso questo è il miracolo di un’unità vera. NON SAPEVATE CHE… Le sorti della seconda guerra mondiale si sono decise nelle chiese russe. Non ci credete? Lo hanno testimoniato i 40 coristi russi, tutti rigorosamente monaci, provenienti da San Pietroburgo con un programma di dodici pezzi. Durante la presentazione del coro è stato rivelato un particolare importante. La famosa battaglia di Leningrado stava per vedere l’esercito sovietico soccombere e le sorti della guerra si sarebbero messe malissimo per Stalin, anche perché il popolo stremato rischiava di cadere nelle mani di un aguzzino peggiore di lui. Allora Stalin si chiese che cosa avrebbe potuto rinvigorire la resistenza del popolo russo e ricreare l’unità che lentamente si stava sfaldando finendo nelle braccia del nemico. La risposta la trovò soltanto nella Liturgia ortodossa che era per lo più cantata. Decise allora di far riaprire le chiese e che si cantasse. Fatto sta che la battaglia di Leningrado (San Pietroburgo) fu uno smacco per le truppe dell’Asse e sappiamo tutti come andò a finire la guerra. Quello che non sapevamo è che lo zampino del Padre Eterno fu notevole. Ah dimenticavo! Naturalmente dopo la guerra le chiese furono rigorosamente chiuse!
VIII
TOSCANA OGGI 9 settembre 2012
LA SETTIMANA DI LIVORNO