IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli
Fame di amore, fame di vestiti, fame di farina, fame di medicine, fame di strade e di strumenti di lavoro: forse noi europei abbiamo bisogno di scoprire questa fame per decongestionare un po’ le nostre diete, le nostre giornate, la nostra vita. Forse chi sa che in fondo non sia più grande il nostro bisogno di dare che il loro bisogno di avere. Se non vogliamo essere solo dei nuovi colonizzatori, mentre daremo sul piano dell’intervento personale (ognuno deve fare quello che può) e sul piano della sensibilizzazione dell’opinione pubblica (nella chiesa e nella società) dobbiamo da queste popolazioni anche saper ricevere. Sono tante davvero le ricchezze umane che offrono.
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
16 settembre 2012
Speciale TANZANIA
(Da un’intervista, dopo il suo primo viaggio in Africa)
Dodoma: da un nome sulla cartina geografica a un luogo dove vivono molti cari amici In questa e nelle prossime pagine vi proponiamo uno speciale reportage con le foto e le testimonianze del viaggio in Tanzania del Vescovo e dei suoi collaboratori; dodici giorni di incontri, cordialità e progetti per il futuro
AFRICA pazi immensi, un caldo asciutto e gradevole specie se all’ombra di un baobab e soprattutto sorrisi, canti, una gioia diffusa in presenza di beni materiali, specie nei villaggi, quasi inesistenti eccetto il telefonino, faceva una certa impressione vedere un masai nel suo costume tradizionale, bastone compreso, parlare tranquillamente al telefono nel bel mezzo della savana. Case piccolissime, quattro, cinque metri per due ma d’altronde a cosa serve in Africa se non a dormirci di notte al riparo degli animali feroci? Si vive "plen air", si cucina all’aperto, tutto si fa fuori. Solo la scuola o il dispensario sanitario hanno tetto, muri, porte, finestre, le stesse chiese sovente hanno solo una copertura e pareti traforate per far passare il vento che frequentemente rinfresca e rende gradevole la pur alta temperatura. Nella capitale, Dodoma, al centro della Tanzania, 1200m sul mare, una tranquilla agitazione, bambini ovunque. La nuova Università sulla collina, l’antico e colorato Mercato al centro, musulmani e cristiani insieme, fattivamente, positivamente. Le feste sia cristiane che musulmane sono di tutti e tutti partecipano ad esse, al Ramadan come alla Pasqua, anche se troppe feste hanno fatto sì che il Prefetto della Regione (ho avuto modo di udirlo personalmente) dovesse richiamare a un di più di impegno lavorativo.
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UN POPOLO DI CREDENTI Gioia, festa, partecipazione calorosa e attiva anche nelle liturgie domenicali dove all’attento rispetto del mistero liturgico si unisce una sapienza nella inculturazione: canti, balli, rappresentazioni della tradizione, ma sempre volti a dare forza all’atto liturgico e giammai a dare spettacolo o a voler fare del sacerdote un show man, l’attore principale che catalizza su di se con le sue performance creative l’attenzione dell’assemblea, recitando a soggetto e asservendo il mistero liturgico alla sua voglia di essere il “Pippo Baudo” della situazione. Nelle liturgie a cui ho partecipato chi presiede quasi si perde, o meglio, si amalgama nella comunità, nel popolo che celebra il mistero e ne diviene una delle voci, una voce importante, ma non l’unica. È una Comunità che celebra e partecipa al mistero della redenzione senza fretta, né ad iniziare né a finire. La calma di chi celebra una festa di famiglia caratterizza la festa domenicale come le liturgie
Terra benedetta da Dio feriali. È bello stare insieme tra fratelli, è bello stare con Gesù ed allora perché avere fretta? Tutti sono credenti sia pure in diverse religioni e confessioni cristiane, ma profondo è il senso di Dio e lo avverti alla consacrazione, tutti in ginocchio, rapiti dal mistero in un profondo e coinvolgente silenzio, anche i numerosissimi bambini tacevano, ammutoliti dalla forza della Presenza che invadeva la Comunità. Tanto è forte e rasserenante il senso di Dio e della sua provvidenziale presenza che quando ho visitato il luogo dove si radunavano per fame i più poveri fra i poveri, in un lago salato prosciugato, essi mi hanno accolto non solo cordialmente, ma una volta riconosciuta la presenza di un Vescovo, subito mi hanno chiesto di benedire loro e le loro numerose famiglie, e soprattutto di benedire quella terra che comunque li sfamava, terra poverissima, durissima, salata, ma non maledetta, bensì benedetta. Gente povera, poverissima, ma mai maledetta, persone vive in una terra rifiutata, non dei reietti, ma creature con la forza della serenità. Comunque dei benedetti da Dio. Che differenza dagli sconfitti di Germinal di Zola’ o dei Malavoglia di Verga! Poveri, poverissimi, ma gioiosi anche in mezzo alla miseria perché sostenuti da una Forza, una Gioia profonda. Mai soli e abbandonati al
loro destino, ma sempre abbracciati dalla Provvidenza che veglia e salva ogni famiglia. LA RICCHEZZA DELLA FAMIGLIA La famiglia, appunto, altra grande ricchezza del popolo della Tanzania. L’individuo si fonde nel senso profondo della famiglia e tutto ruota intorno a questa grande istituzione di tipo patriarcale, anche i morti. Essa non lascia mai solo nessuno né i vivi, né i defunti, né gli orfani; alta ancora nonostante i molti sforzi compiuti, é la morte delle mamme per parto. Nessuno é mai solo anche se orfano, al villaggio in famiglia, c’é cibo per tutti. UNA CHIESA VIVA A Dar Elsalam, la capitale economica del paese, invece si muore di fame. Le ingiustizie infatti non mancano neppure in quella terra. Grandi ricchezze in mano ad inglesi, cinesi, indiani, americani, israeliani: certo portano lavoro, ma portano via dal Paese grandi ricchezze. La Chiesa reagisce formando un popolo sempre più cosciente, consapevole, laici sempre più attenti alle questioni sociali e politiche della Nazione. Ogni parrocchia è radicata nel territorio attraverso le comunità ecclesiali di base. Trenta, quaranta, cinquanta per parrocchia, ogni comunità è formata da
almeno un centinaio di membri. In ognuna si prega, si medita le Scritture, si prepara ai sacramenti, si vive la Chiesa. Ogni Parrocchia è Comunità di comunità ecclesiali di base. Nonostante le distanze a volte enormi dalla chiesa, tutte da percorrere a piedi,
ogni domenica il cinquanta percento dei fedeli partecipa all’eucarestia e tutti, dico tutti, condividono il poco che hanno con i poveri, nessuno, dal bambino al nonno, resta seduto, tutti si alzano per vivere la colletta e donare con gioia semmai un semplice cesto di banane colto
venendo in chiesa. È la Chiesa di Dodoma: una Comunità giovane, è diocesi da meno di 100 anni e suo primo ordinario è stato un padre Passionista lucchese, padre Giannotti, ma quanto dinamismo e capacità di recepire la lezione del Concilio e di attuarlo con una saggia inculturazione del Vangelo. Che lezione per la nostra Chiesa di Livorno che vive un Sinodo per rinnovare profondamente il suo essere Chiesa e inculturare sempre più il Vangelo e poi fatica non poco ad attuarlo. La Chiesa che è in Dodoma ci sprona non solo a varare riforme ecclesiali, ma soprattutto ad attuarle. Dodoma, una Chiesa con la quale sarà bello e proficuo continuare a collaborare: da fratelli in uno scambio reciproco e arricchente. + Simone, Vescovo
Nelle foto: monsignor Giusti in mezzo ai bambini all’uscita della celebrazione nella cattedrale di Dodoma; : ilVescovo omaggiato dai fedeli del tipico abito degli uomini della tribù Masai
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 settembre 2012
Un simpatico SALUTO
Nipe tano! Un grazie ad un’azienda amica
speciale TANZANIA
Due Chiese unite per crescere nell’aiuto reciproco La testimonianza di chi ha vissuto in prima persona i legame tra Livorno e Dodoma
DI
GIUSY D’AGOSTINO
er me il viaggio in Tanzania è stato “un dolce ritorno”, dopo ben 17 anni sono tornata in questa terra, per la quinta volta, che è stata per me, per molti anni della mia vita, palestra di incontro nella diversità, di solidarietà, di sviluppo reciproco. Oggi il tratto di Tanzania visitato l’ho trovato sicuramente cresciuto, e questo è un dato positivo, però con tante contraddizioni, per esempio da quasi tutte le parti si può comunicare con il cellulare, però i bambini soffrono ancora di malnutrizione! E davanti questa realtà cosa fare? Credo che sia sempre valido ed attuale lo “sviluppo reciproco”, ma non solo in termini di progetti concreti di cooperazione, ma anche e soprattutto in scambio circa grandi tematiche quali come si intende il futuro delle nuove generazioni, la formazione delle stesse, a quali valori etici indirizzarle, ecc. E “sviluppo reciproco” anche fra Chiese, l’importanza di conoscere e capire i modi diversi di intendere la comunità cristiana, la partecipazione del popolo di Dio nella Chiesa, la missionarietà, la cooperazione fra Chiese, ecc.
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emplicemente «Dammi il cinque!», Slingua come si direbbe all’europea, ma in Swaili, perché a ricevere questo saluto sono stati adulti e ragazzi della Tanzania, e quindi «Nipe tano!»: è stato questo il simpatico saluto che monsignor Giusti ha rivolto a chi incontrava, durante il suo viaggio nella regione di Dodoma. Un saluto di amicizia, di intesa, molto di più di un comune «ciao», perchè sottintende che l’incontro che sta per avvenire tra due persone è quello tra chi vuole conoscersi, chi vuole instaurare un rapporto di complicità, di chi già «a pelle» si piace. «Nipe tano!» era scritto anche sui cappellini che il gruppo partito da Livorno aveva portato con sé, come piccolo dono di amicizia: cappellini che erano stati gentilmente preparati da un’azienda amica, la PEC di Rosignano, che senza chiedere niente in cambio, ha comprato e fatto stampare, come segno di vicinanza alla Missione del Vescovo. Era un semplice cappellino, ma chi lo ha ricevuto lo ha indossato con onore, compresi i Vescovi, come vediamo nelle fotografie.
E questo credo che questo sia stato il “grande significato” del viaggio: un incontro tra Chiese, la Chiesa di Livorno e la Chiesa di Dodoma, quindi un incontro di due Vescovi. Per questo mi piace ricordare e comunicarvi l’intensità dell’incontro tra il vescovo Simone ed il vescovo Gervas. Entrambi giovani Pastori della Chiesa, ma con una grande responsabilità: continuare il dialogo tra le due Chiese iniziato nel 1975 dal vescovo Alberto e poi Il vescovo proseguito negli anni Simone ’80 sempre da Mons. Ablondi con il ed il vescovo vescovo Matthias. Gervas: Monsignor Ablondi e giovani Pastori monsignor Matthias: uno già con il Padre, della Chiesa, l’altro anziano, ma ma con una con ancora intatto grande nella sua mente tutto percorso di amicizia responsabilità: ile solidarietà con la continuare Chiesa di Livorno; un legame forte e il dialogo tra significativo, che lo le due Chiese stesso vescovo iniziato Matthias ha ricordato nell’omelia della nel 1975 Messa nella cattedrale di Dodoma il 21 agosto, quando insieme, nel secondo anniversario della morte, abbiamo ricordato il vescovo Alberto. Così il vescovo Simone ed il vescovo Gervas, consapevoli di questo nei giorni in Tanzania sicuramente hanno gettato le fondamenta per continuare nella novità un dialogo nello scambio, chiaramente con passi lenti “pole pole” (“piano piano” in lingua Swahili) ma che dovranno lasciare nei nostri cuori la bellezza dell’accoglienza e del donarsi, che in termini concreti credo che vorrà dire accogliere le proposte di progettualità per far crescere la Chiesa di Dodoma che il suo Vescovo ci proporrà, accogliere gli stimoli da questa chiesa in termini di partecipazione nella comunità cristiana, loro hanno delle belle esperienze di Comunità di Base dove non contano “i primi posti” bensì “tutti i posti” dove
Nelle foto: Giusy D’Agostino insieme donne della Comunità di base S. Maria Goretti di Dodoma; il vescovo Giusti che incontra il vescovo Matthias; in basso monsignor Giusti al seminario diocesano di Dodoma insieme al vicario generale monsignor Francesco; alcuni bambini presenti alle celebrazioni
ognuno con generosità è protagonista per la crescita della Comunità; comprendere il lo senso di missionarietà: tutti siamo missionari, ed in questo momento storico sono le Chiese del Sud del mondo che maggiormente si donano alla missionarietà, vista la nostra fatica in termini di vocazioni sacerdotali, allora come dovremmo mutare il nostro sentire verso i preti non italiani, cercando di comprendere la loro storia, la loro cultura, la loro esperienza di Chiesa, ecc. Valorizzare sempre più il grande dono delle liturgie, che grazie alle intuizioni del Concilio Vaticano II, si celebrano nella lingua di ogni popolo, e come queste sono inculturate, nel rispetto del Mistero liturgico, quindi il nostro ripensare e collaborare a dare nuova linfa alle nostre Parrocchie. Ma come tutto questo si può realizzare, collaborando con i nostri Pastori, allora attendiamo con gioia e trepidazione l’arrivo a Livorno, nel prossimo Ottobre, del vescovo Gervas, il quale con il vescovo Simone concretamente elaboreranno quanto visto e conosciuto in questo viaggio. Auguriamo al vescovo Simone ed al vescovo Gervas che la Luce del Signore possa illuminarli per trovare nuove strade di cammino e scambio insieme, ed ora dopo questi nuovi primi passi fatti insieme, sarà bello ricordarli entrambi nelle nostre preghiere, perché la fatica del quotidiano è sempre tanta anche se sono Pastori di chiese geograficamente lontane. Sono certa che le basi ci sono, il Signore ci ha donato questa opportunità, che per me è stata veramente inaspettata, ed ora a tutti noi la forza per rendere concreto il viaggio, per
questo ci disponibili, secondo le linee programmatiche della nostra Chiesa locale, a saper tradurre in termini di partecipazione e solidarietà, quanto abbiamo visto, e questo si potrà ulteriormente arricchire ed alimentare se proveremo non solo ad andare nuovamente in Tanzania, ma anche e soprattutto a favorire la venuta a Livorno di alcune rappresentanti di realtà della Chiesa di Dodoma. Un’ultima cosa: i regali! Il vescovo Simone ha ricevuto tanti regali in segno di ospitalità ed amicizia, credo che i più significativi siano stati due: un vestito ed un paio di scarpe, accessori importanti per camminare, sia questo l’augurio al vescovo Simone che sappia guidarci nel cammino della cooperazione fra Chiese; viceversa anche il vescovo Simone ha portato in Tanzania molti doni: credo che il più significativo siano stati i cappellini con la scritta “nipe tano” (in Swahili “dammi il cinque”), che monsignor Giusti ha consegnato a tutti, adulti e ragazzi, battendo simpaticamente anche la sua mano nella loro: sia questo il gesto di intesa e di impegno tra queste due Chiese!
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 settembre 2012
Il cammino pastorale deve proseguire
speciale TANZANIA
Al viaggio del Vescovo in Tanzania hanno partecipato anche due diaconi permanenti di Livorno: Carlo Vivaldi e Fulvio Falleni. In questa pagina il racconto di come hanno vissuto quest’esperienza e le considerazioni sul futuro di questo dialogo tra le due Diocesi
I PASSI DA COMPIERE
Nelle foto Carlo e Fulvio impegnati nel servizio alle celebrazioni alla parrocchia dei Gesuiti a Dodoma e a Chikopelo
della nostra chiesa che erano col Vescovo: accolti con canti, danze, doni, soprattutto dai sorrisi e dalla fierezza, tutta africana, di donne e uomini che, seppur privi quasi sempre del necessario per vivere dignitosamente, hanno negli occhi la gioia di
vivere e una fede da “spostare le montagne”. È stata anche un’esperienza di
DOMENICA 7 OTTOBRE A LIVORNO
Il convegno missionario diocesano el viaggio in Tanzania si parlerà ancora domenica 7 Ottobre nell’ambito del convegno missionario diocesano. A partire dalle 15.30 nella chiesa di S. Andrea si svolgerà una veglia di preghiera, con la presenza di alcuni sacerdoti della diocesi di Dodoma, dopodiché il convegno si sposterà nel salone del Vescovado, dove sarà presentato un video che racconta il viaggio e l’impegno di sostegno che la diocesi di Livorno vuole assumersi verso questa regione dell’Africa, in particolare verso l’ospedale dove presta il suo servizio suor Gemma (di cui un’intervista nel prossimo numero), che ancora necessita di strumentazione e medicinali per svolgere al meglio l’assistenza alla popolazione.
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arafrasando una famosa lettera di Mons. Ablondi – «Due passi insieme» – che al tempo del «Sinodo per e con i giovani» segnò il cammino Pastorale della nostra Chiesa, ci permettiamo di indicare alcuni passi, solo ed esclusivamente per consentire l’inizio di un cammino di riflessione. L’idea di partenza è quella di capire su quali elementi pastoralmente realizzabili si Alcuni punti può tradurre per iniziare un rapporto di comunione tra un cammino di sorelle. approfondimento Chiese Gli appunti che seguono, pertanto, in modo sintetico e senza presunzione, vogliono offrire un punto di partenza che comunque deve coinvolgere tutta la nostra realtà ecclesiale. Rapporto spirituale: è il primato dello Spirito Santo nella vita della Chiesa. Solo attraverso il Suo sostegno e l’opera di discernimento che Esso ci consente di fare che l’azione di comunione-scambio tra le due Chiese sorelle potrà portare frutti abbondanti di Grazia nelle due comunità diocesane. Si potrebbe renderlo concreto attraverso l’individuazione di un percorso di Lectio Divina da proporre ad entrambi le diocesi, in modi e tempi opportuni, che si sviluppi per un anno pastorale
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Un’esperienza di comunione È stata proprio una benedizione del Signore questo “viaggio ecclesiale” (come lo ha definito il Vescovo Giusti), nella bellissima terra tanzaniana. Un’esperienza di preghiera, di riflessione e di fraternità. Soprattutto di comunione. Comunione anzitutto tra Vescovi: Mons. Simone e Mons. Gervas hanno condiviso la presidenza dell’Eucarestia, l’abbraccio dei bambini e della gente dei villaggi, hanno vissuto in piena fraternità i pasti, i lunghi viaggi nella savana, gli incontri col clero, i religiosi, i missionari italiani, il consiglio dei laici della diocesi di Dodoma. Hanno, insieme, abbracciato pastoralmente le comunità ecclesiali di base, che sono poi “l’ossatura” della giovane Chiesa africana; hanno, sempre insieme, condiviso l’emozione per le realizzazioni di progetti sostenuti anche dalla CEI, che si sono tradotti in dispensari, scuole, pozzi. È stata esperienza di comunione per i rappresentanti dell’Ufficio Missionario
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comunione che affonda le sue radici in un’altra comunione, quella dei santi, e che ci ha fatto “incontrare” il Vescovo Alberto Ablondi che per primo ha visitato questa terra e che anche attraverso la sua eredità continua a sostenere opere come, per esempio, l’Ospedale di S. Gemma Galgani a Dodoma. E ancora esperienza di comunione con don Carlo Leoni che, profeticamente, ha, insieme ai “suoi” ragazzi anticipato i tempi pensando e realizzando il Centro Mondialità nell’ottica dello “Sviluppo Reciproco” e ai laici
volontari che attraverso il Centro Mondialità, dal 1984, hanno speso la loro giovinezza sia qui a Livorno che direttamente in Tanzania. È stata esperienza di comunione con Paolo Siani, laico missionario come il troppo dimenticato Lido Rossi, che ha trascorso 17 anni in Tanzania e che ci ha aiutato nella lingua, nel rispetto delle usanze locali, nel saper cogliere le bellezze della natura e delle persone. Ecco, se dovessimo mettere in evidenza l’aspetto che maggiormente ci ha colpito in questa esperienza ecclesiale è stata proprio la comunione. In ogni luogo visitato ci siamo sentiti a casa. Carlo Vivaldi e Fulvio Falleni, diaconi
Discernimento comunitario: è il punto più delicato che ci chiede di OSARE nell’ambito della pastorale. Questo intento di comunione deve essere soprattutto un atto della Chiesa in tutte le sue espressioni e ministeri. “Calarlo dall’alto” oltre che incontrare sicuramente diverse resistenze è un modo di procedere che va esattamente al contrario rispetto allo spirito che lo anima. Se la finalità ultima è quello di arricchire il senso della fede e dell’appartenenza alla chiesa universale delle due diocesi, il continuare ad usare modi di “gestione” verticistica dell’azione pastorale di una comunità cristiana rischia di appesantirne il cammino di rinnovamento e di neutralizzare ancora una volta la corresponsabilità dell’intero Popolo di Dio nel testimoniare l’amore verso il suo Signore e verso ogni uomo. Naturalmente tutto deve essere fatto nel rispetto dei tempi e delle persone e, soprattutto, contenere e mettere in pratica scelte concrete e realmente percorribili. Anzitutto attraverso il discernimento del Vescovo che, per dono dello Spirito, è chiamato a pascere il popolo a lui affidato; poi si potrebbe coinvolgere (studiandone con attenzione i contenuti, modi e i tempi) almeno gli organismi di partecipazione sia diocesani che parrocchiali (Consiglio presbiterale, Consiglio Pastorale diocesano e Parrocchiali, gli Istituti Religiosi, aggregazioni laicali). Al termine di questo cammino, che la nostra Chiesa ha già sperimentato nella bella stagione dei due sinodi (quello del 1984 e quello dedicato ai giovani), potremmo esprimere come Chiesa il nostro pensiero su questo cammino. Conoscenza reciproca: la conoscenza reciproca è il primo gesto di carità fraterna. E la conoscenza si deve articolare sia in ambito ecclesiale che sociale e civile. Il primo passo, sicuramente, è stato fatto quello dei Vescovi che reciprocamente si sono accolti nelle rispettive Chiese. Assieme a questo atto, carico di significato, possono e devono esserne previsti altri, tra i quali, quello più significativo, dovrebbe essere quello dello scambio temporaneo, nello spirito dei fidei donum, di presbiteri, diaconi, religiosi e laici che, dovutamente preparati, si recano nella diocesi gemellata a fare esperienza pastorale per un periodo significativo per poi, ritornati nelle rispettive realtà ecclesiali, testimoniare l’esperienza acquisita. Scambio di specialisti: questa proposta intende arricchire lo scambio reciproco con eventuali persone competenti in ambito teologico-pastorale che si mettono a disposizione della chiesa sorella. Gemellaggio tra parrocchie: affinché il progetto trovi anche strade più semplici di coinvolgimento si potrebbero pensare rapporti più stretti tra parrocchie delle due diocesi. In particolare potrebbe essere interessante, per quello che è stata la nostra esperienza, approfondire l’esperienza delle comunità ecclesiali di base che sono un’articolazione ben consolidata in molte parrocchie di Dodoma. Carlo e Fulvio
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 settembre 2012
La testimonianza di Daniela al rientro dal viaggio
Una gioia contagiosa
olo da pochi giorni sono rientrata in ufSviaggio ficio dalle ferie, giorni trascorsi in un ecclesiale in Tanzania e le colleghe che sapevano di questo mio viaggio mi chiedono di raccontare loro questa esperienza e le sensazioni provate. Racconto volentieri questa esperienza perché nel raccontare mi sembra di avere ancora a, distanza di giorni, davanti agli occhi quelle scene, negli orecchi quei suoni, di avere dentro di me ancora quelle sensazioni forti che ho provato. Mi piace soprattutto parlare degli incontri avuti nei villaggi con quelle comunità, delle cele-
brazioni vissute insieme. Dopo un primo momento, nel primo incontro, dove ho sentito una grande stretta al cuore, un groppo in gola e le lacrime affluirmi agli occhi nel toccare con mano l’estrema povertà in cui vivono: senza luce, senza acqua, bambini di ogni età scalzi, sporchi di polvere, attorniati dalle mosche, ho vissuto i rimanenti con tanta serenità e nella gioia. Gioia e serenità che mi hanno trasmesso queste persone, grandi e piccoli sempre pronti ad accoglierti con canti e danze, a donarti il loro poco ad accoglierti a coinvolgerti. Mi sono chiesta di cosa sono contenti, del nulla? Come fanno ad essere così sereni ? Il nostro modo di vivere in occidente è diversissimo, abbiamo tutto in confronto alle loro condizioni di vita, ma abbiamo sempre da lamentarci di qualcosa. C’è sempre qualcosa che ci cruccia, anche le piccole cose, a volte, riescono a turbarci a toglierci la serenità. In Tanzania invece alla immensa povertà è contrapposta tanta dignità, serenità e una grande fede. Nelle celebrazioni questa gioia si fa preghiera e ti coinvolge, ti senti partecipe, ti senti parte della comunità anche se non comprendi le parole, le ore di liturgia passano e quasi non te ne accorgi perché hai la pace nel cuore. Una esperienza arricchente veramente. Ora sono tornata nella quotidianità di sempre, ma penso che un po’ di Africa mi rimarrà nel cuore perché sono esperienze che segnano. Daniela Cecchi
Speciale TANZANIA
Da Alberto e Mathias... a Simone e Gervas Una breve storia dei rapporti fra la Diocesi di Livorno e quella di Dodoma
* Nel 1973 il vescovo Alberto Ablondi con un gruppo di sacerdoti, tra i quali don Carlo Leoni, visita Dodoma. Si incontra coi P.P. Cappuccini, tra i quali uno è nativo di Livorno ed un altro ha risieduto a Livorno. Si incontra con il Vescovo di Dodoma mons. Mathias Isuja facendo propositi di collaborazione futura. * I contatti informali continuano fino a concretizzarsi nel 1984 con l’invio di due volontari (fra i quali Paolo Siani, attuale vicedirettore dell’Ufficio missionario e direttore del Centro Mondialità) che ricevono il mandato missionario in cattedrale da mons. Ablondi. Il Vescovo affida al Centro Mondialità Sviluppo Reciproco (sotto la guida dall’assistente ecclesiale don Carlo Leoni e del Vicario Episcopale don Roberto Corretti) la gestione pratica della relazione fra le due diocesi che porta all’inizio del Progetto Chikopelo (durato circa 12 anni) tramite il quale Livorno realizza diversi interventi in aiuto alla popolazione ed alla Chiesa locale. Il Centro di Sviluppo Rurale è la maggiore di queste realizzazioni nella quale vennero coinvolte molte parrocchie livornesi ed anche l’amministrazione comunale. * Negli anni successivi il vescovo di Dodoma visita in varie occasioni Livorno e nel 1989 mons. Ablondi torna di nuovo in Tanzania, accompagnato da alcuni sacerdoti e laici, in visita al Progetto Chikopelo. In seguito la Diocesi di Livorno accoglie una suora della locale congregazione diocesana, intitolata a S. Gemma Galgani, che compie i suoi studi in medicina nell’università di Pisa. Attualmente dirige l’Ospedale Missionario della Diocesi di Dodoma. Suor Gemma (questo è il suo nome) mantiene stretti rapporti nel nostro territorio sia in ambito ecclesiale che civile e con l’università di Pisa. * Il rapporto fra Dodoma e Livorno dal 1984 ad oggi è stato sempre costante grazie anche alla presenza del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco che ha realizzato, attraverso i suoi volontari, molti progetti di sviluppo a favore della popolazione locale (pozzi ed acquedotti, dispensari medici, scuole, centri giovanili, ecc.). Alcuni di
questi sono stati finanziati dalla CEI, dalla Diocesi di Livorno tramite la Caritas Diocesana e da alcune parrocchie. Famosa ormai in tutta Italia la “raccolta di tappi di plastica” lanciata dalla Caritas per fianziare progetti idrici a Dodoma. Molti sono stati anche i viaggi di conoscenza partiti da Livorno. * Nel 2005 le relazioni sono rinvigorite dall’elezione di mons. Thaddaeus Ruwa’ichi a Vescovo di Dodoma. Con lui, cappuccino e Presidente della Conferenza Episcopale Tanzaniana, si comincia a parlare della
possibilità di un gemellaggio fra chiese sorelle. Mons. Thaddaeus effettua due visite a Livorno incontrandosi prima
con il vescovo Coletti e poi con il suo successore Simone Giusti. * Nel 2007, grazie all’intemediazione della Diocesi di Livorno e del Centro Mondialità, il
E ADESSO…IL FUTURO Progetti e scambi che arricchiscono al viaggio a Dodoma sono nate molte idee da sviluppare per D consolidare il rapporto fra le due diocesi. Alcune sono solo ipotesi di lavoro, mentre altre potrebbero avere una realizzazione concreta anche a breve. In campo prettamente ecclesiale il sogno sarebbe che prima o poi la Diocesi di Livorno aprisse una parrocchia in Tanzania e che la Diocesi di Dodoma facesse altrettanto da noi. Come pure non sarebbe impossibile che le suore di S. Gemma Galgani aprissero una loro comunità a Livorno. Già gli scambi di operatori ecclesiali è cominciata con la venuta tra noi di don Wilbroad Kibozi e chissà che prima o poi qualche sacerdote, diacono o laico di Livorno non vada a Dodoma. Sicuramente però c’è già l’impegno del Vescovo perché vada avanti il servizio ai più poveri. Presso la CEI è già in esame la proposta di progetto per terminare la costruzione della Scuola Elementare di Chikopelo Bwawani e per realizzare una scuola di Arti e Mestieri che dia un futuro migliore ai giovani tanzaniani. Visitando un pozzo realizzato dal Centro Mondialità nel villaggio di Mpamantwa monsignor Giusti ha espresso il desiderio che si possano trovare le risorse per scavare almeno un pozzo per ciascuna delle 40 parrocchie della Diocesi di Dodoma. Come pure, visitando l’ospedale diretto da suor Gemma, ha espresso anche il desiderio che si continui a reperire ed inviare materiali e apparecchiature sanitarie. Sarebbe importante che un container partisse da Livorno entro quest’anno. P. S.
Comune di Livorno e la Provincia di Livorno firmano un “patto di amicizia e collaborazione” con la Regione di Dodoma, che coincide territorialmente con la Diocesi di Dodoma. * Nel 2010-2011, grazie all’intervento della Diocesi di Livorno e del suo Pastore, la CEI finanzia un progetto del Centro Mondialità che realizza la ristrutturazione del Centro di Sviluppo Rurale della Diocesi di Dodoma e la prima fase della costruzione di una scuola elementare nel villaggio di Chikopelo Bwawani. * Nel 2011 viene nominato nuovo vescovo di Dodoma mons. Gervas Nyaisonga, il quale effettua due visite nella nostra Diocesi incontrandosi con mons. Giusti. * Nel luglio 2012 la Diocesi di Livorno accoglie don Wilbroad Kibozi, sacerdote diocesano di Dodoma, che effettuerà gli studi di specializzazione in Sacra Scrittura presso l’Università Teologica di Firenze. * Nell’agosto 2012 mons. Giusti effettua un viaggio ecclesiale in visita alla Diocesi di Dodoma. Oltre a molti incontri con le varie realtà ecclesiali (vescovo, sacerdoti, laici, religiosi) il Vescovo di Livorno visita ed inaugura la scuola elementare dove già frequentano oltre 250 bambini che prima erano costretti a percorrere a piedi 15 chilometri al giorno per andare a scuola. a cura di Paolo Siani
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 settembre 2012
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Il Vescovo che riaprì il Seminario e salutò la comunità ebraica opo la morte di Mons. Matteoli, la Santa Sede, a metà agosto 1900, manda, a reggere la Diocesi, un Amministratore Apostolico: Mons. Emilio Maria Miniati Vescovo di Massa e Carrara. Mons. Miniati manda una lettera al Clero ed al popolo per esortare tutti all’unità ed alla concordia. Scrisse anche una lettera pastorale ispirata all’avvento del nuovo secolo appena cominciato dal titolo Il nuovo secolo. L’apostolato dei laici, dopo la soppressione delle associazioni cattoliche, languiva. L’unico Circolo rimasto aperto era quello intitolato a S. Domenico presso la chiesa dei Domenicani. Con il consenso di Mons. Miniati ne venne riaperto un altro, nel Duomo, intitolato a S. Francesco. A metà dicembre finalmente arriva la notizia della designazione del nuovo Vescovo Mons Sabatino Giani, Proposto della Cattedrale di S. Miniato.
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Mons. Giani era nato il 5 marzo 1858 a Cappiano Valdarno nei pressi di Fucecchio, da famiglia povera. Fu indirizzato agli studi dall’arciprete di Castelfranco Giulio Matteoli presso il quale si recava ogni giorno. Entrò poi in Seminario a S.Miniato dove lo accolse il vescovo Pio Alberto Del Corona. Ordinato sacerdote venne inviato a Roma per conseguire la laurea in teologia dogmatica. Divenne poi Proposto della
Cattedrale di S. Miniato. Dopo l’ordinazione a Vescovo trascorsero ancora
cinque mesi prima che arrivasse l’exequatur. La prima lettera pastorale la indirizzò ai Livornesi da S.Miniato. Fu la prima di una lunga serie di 21 lettere che scrisse durante il suo magistero. Fu scritta in uno stile semplice che denota decisione e fermezza e inizia così: sono povero, figlio di poveri. Nella lettera troviamo anche una novità: il saluto agli Israeliti che in città erano molto numerosi. In questa sua attenzione dobbiamo riconoscere gli insegnamenti di Mons. Del Corona che nella lettera di augurio per il nuovo incarico gli aveva scritto: Nel popolo livornese troverete un altro popolo, il popolo Israelita. Guardate quel popolo come deve guardarlo chi ha conoscenza profonda del cristianesimo, con riverenza, voi che sapete leggere la Bibbia nella lingua santa. Il suo servizio pastorale inizia il 18 maggio 1901. Il seminario era chiuso il clero diviso a seguito di tale chiusura, le associazioni cattoliche ridotte quasi a zero, solo due circoli giovanili S.Domenico e S.Francesco aperti, ed una sezione della Democrazia Cristiana, costituitasi un mese prima della sua venuta. In più la situazione
economica della diocesi era molto precaria. Per celebrare l’Anno Santo il vescovo invitò i fedeli a porsi tre obiettivi: il torreggiare di una Croce in luogo cospicuo, la riapertura del Seminario e la apertura di un Sanatorio per la tubercolosi. Tutta la Diocesi venne coinvolta e dopo un anno il Seminario poté riaprire. Durante il suo magistero molti avvenimenti si successero Il Congresso di Taranto, il terremoto di Messina, il colera a Livorno, la guerra di Libia, la prima guerra mondiale, il patto Gentiloni, l’elezione di Benedetto XV, la nascita del partito popolare: nel breve spazio di questa colonna non è possibile descrivere compiutamente l’opera di Mons. Giani in riferimento a questi avvenimenti: si rimanda per questo al libretto del nostro compianto don Angelo Mai quanto mai esauriente. Il vescovo Giani compì quattro visite pastorali nel 1905, 1908, 1912, 1917. Le relazioni delle visite mettono in evidenza la cura del Vescovo perché ogni parrocchia avesse la scuola di catechismo e provvedesse all’organizzazione delle associazioni dei laici. Mons. Giani si spense nella pace di Dio il 18 febbraio 1921. a cura di Maria Luisa Fogolari
I nostri VESCOVI
MONS.SABATINO GIANI DECIMO VESCOVO DI LIVORNO.........
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 settembre 2012
Agenda del VESCOVO
Diocesi informa Da mercoledì 12 a sabato 15 settembre il Vescovo è in pellegrinaggio a Medjugorje
Amichiamoci 2012
MARTEDÌ 18 SETTEMBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado 18.00 alla chiesa di San Jacopo, S. Messa in occasione della festa di San Giuseppe da Copertino
Tornei e non solo perchè...
È PIÙ BELLO INSIEME!!!
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE 9.30 incontro con i direttori degli uffici del centro di pastorale per la carità in vescovado 21.00 incontro con i direttori degli uffici del centro per l’evangelizzazione
SABATO 15 SETTEMBRE: CACCIA AL TESORO per le vie della città ore 14.30: ritrovo presso la chiesa dei Sette Santi e iscrizioni (20 euro a squadra) ore 15: la caccia ha inizio! Primo premio: 2 giorni per 4 persone a Magicland (Roma)
GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE 9.00 concelebrazione eucaristica per il vescovo Alberto alla chiesa di Sant’Andrea Apostolo 10.00 in vescovado, assemblea del clero 12.30 inaugurazione della Casa del clero intitolata a monsignor Alberto Ablondi 21.30 veglia in ricordo di mons. Ablondi presso l’auditorium dell’Istituto Mascagni
DOMENICA 16 SETTEMBRE: MARATONA sul lungomare ore 9.30: S.Messa presso la chiesa di S.Jacopo ore 10.15: iscrizioni presso il sagrato della chiesa ore 11: partenza
VENERDÌ 21 SETTEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.30 S.Messa al campo di formazione interdiocesano per i catechisti a Quercianella 20.00 incontro con il cardinal Burke
PREGHIERA ECUMENICA organizzata dalla comunità evangelica "Fonte di Vita" e dai Rockettari di Cristo; inizio ore 21 presso i locali della comunità evangelica in via Luigi Salmi 11 (zona Picchianti)
SABATO 22 SETTEMBRE 9.30 incontro con i diacono permanenti in vescovado 12.30 saluto al pellegrinaggio regionale del Coordinamento toscano Benedetto XVI 17.00 S. Messa e cresime alla chiesa di Ss. Pietro e Paolo a Colognole
SABATO 22 SETTEMBRE: TORNEI PING-PONG & BILIARDINO (A COPPIE) presso la parrocchia della Seton ore 14:30: iscrizioni (2 euro a persona, è possibile partecipare ad un solo torneo) ore 15: inizio tornei
DOMENICA 23 SETTEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di Ss. Cosma e Damiano a Nugola
100 CHITARRE partecipa anche tu con la tua chitarra o con la tua voce! inizio ore 21 presso il sagrato della chiesa di S.Jacopo
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Martini C. M.- Parole per vivere- Ed. Paoline, pp.152, euro 15,50. Fra le tante parole che ogni giorno ascoltiamo e leggiamo, ce ne sono alcune che riconosciamo avere in noi una risonanza particolare; sono parole che ci fanno gioire, che ci consolano, che ci inducono a riflettere sul senso più vero della vita, che ci permettono di esprimere sentimenti, stati d’animo, speranze, desideri. Il cardinale Martini, attingendo da alcuni passi del Vangelo, usando il metodo della lectio divina, ci offre spunti di meditazione per una maturazione umana e spirituale. Ci aiuta dunque a costruire un’identità secondo il Vangelo, per giungere “a contemplare il mistero di Dio unico, non come mistero solitario, ma come mistero di amore e di dono”.
BREVI DALLA DIOCESI
Cooperatori Paolini SABATO 15 SETTEMBRE ALLE 15.45 Inizio Anno Cooperatori Paolini al Santuario di Montenero. Ore 15.45 ritrovo nella sala Gualberto a seguire alle 17.00 S. Messa
Pellegrinaggio dei fedeli legati all’antica liturgia SABATO 22 SETTEMBRE A MONTENERO Il Coordinamento toscano Benedetto XVI organizza la quinta edizione del pellegrinaggio annuale dei fedeli legati all’antica liturgia presso il Santuario della Madonna di Montenero (Livorno), Patrona della Toscana, sabato 22 settembre 2012. Ore 9,30 - Ritrovo dei pellegrini in Piazza delle Carrozze (Montenero Basso); ore 10,00 - Processione al Santuario con recita del Santo Rosario; ore 11,00 - Santa Messa Pontificale in rito romano antico, celebrata da Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Raymond L. Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. I canti verranno eseguiti dalla Associazione corale "Domenico Savio" di Livorno diretta dal maestro Paolo Rossi.
SABATO 29 SETTEMBRE: FESTA FINALE in Piazza XX Settembre inizio festa ore 21 con giochi e premiazioni DOMENICA 30 SETTEMBRE: S.MESSA DI CHIUSURA ore 11 presso la chiesa di S. Matteo *Il programma potrebbe subire variazioni in caso di maltempo PER INFO E AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE SEGUICI SU: www.amichiamoci.it info@amichiamoci.it Facebook: Signor Amichiamoci
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LA SETTIMANA DI LIVORNO
16 settembre 2012
■ NELLA FESTA dell'8 settembre la consegna della Lettera Pastorale
Cooperatori Paolini
L’amore di Dio dà sempre forza na giornata calda e assolata ha accolto nel piazzale Giovanni XXIII°i fedeli che, guidati dal Vescovo monsignor Simone Giusti, hanno iniziato, in processione e con la recita del Rosario, la salita al Santuario di Montenero per rendere omaggio alla festività della Natività di Maria. Monsignor Giusti ha presieduto la concelebrazione della S. Messa sul sagrato del Santuario e ha aperto il rito dicendo:«Oggi siamo qui a celebrare l’inizio della vita di Maria e come Maria noi siamo predestinati a vincere la morte. Maria è una di noi che ha saputo accogliere la Parola di Dio. Tutto si può vincere seguendo il Signore, anche la morte». Nell’omelia il Vescovo ha detto che ciascuno di noi è chiamato, cercato, voluto da Dio stesso che ci ha predestinati ad essere santi e immacolati nella carità. La gloria di Dio è l’uomo vivente, Egli vuole delle persone che vivano per sempre nella gioia e per ciascuno di noi c’è un suo disegno. Il sì di Maria al disegno di Dio è la dimostrazione di una adesione che deve essere anche la nostra. Dio però rispetta la nostra libertà, ci mette di fronte ad un sì o a un no, non ci vuole forzare, ma l’adesione a Lui ha solo segni di pienezza di vita. Maria ha accolto il rischio, si è fidata di Dio. Maria è grande nella fede perché anche nei momenti più tristi ha sempre confidato nel Signore ed è grazie a Lui che ha compiuto le grandi opere e i miracoli che sappiamo. Monsignor Giusti ha
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In Grecia, sulle orme di Paolo
Fotografie: Roberto Manera
n preparazione all’Anno della Fede, ICooperatori indetto da Benedetto XVI, i Paolini di Livorno, in
fatto poi l’esempio di tre persone: Chiara Badano, Pier Giorgio Frassati e Gemma Galgani, tre persone che, in modi diversi e in situazioni diverse, hanno molto sofferto, e ha sottolineato che l’amore di Dio dà sempre forza. Dio è in grado di trasformare il lutto in gioia, le sofferenze si trasfigurano e diventano soavi, si può essere felici anche in mezzo a grandi croci. Avere Dio nel cuore ci cambia la vita, allora la morte non è l’ultima parola ma solo una porta da varcare. Le apparizioni della Madonna -ha continuato il Vescovosono riconosciute dalla Chiesa in tutto il mondo (Lourdes, Fatima, Guadalupe), Ella ci consola e ci rimprovera, ci dimostra con la sua Assunzione
che il paradiso non è una idea e, come qui a Montenero, ci dimostra una presenza amorosa che sa intervenire e agire. Maria ci dimostra in mezzo a noi che la morte è vinta, che siamo predestinati a vincerla, ma dobbiamo volerlo e aprire le porte del nostro cuore al Signore, vincere la morte è dunque la grande sfida, "se Cristo non fosse risorto vana è la nostra fede". Con queste parole monsignor Giusti ha accennato alla sua
"Lettera pastorale per l’anno della fede" che è stata distribuita a tutti i fedeli presenti alla cerimonia, nella quale si evidenzia anche la proposta di un percorso di evangelizzazione per le nuove generazioni. Il Vescovo Simone ha poi recitato la formula con la quale ha ammesso agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato il seminarista Ramon Guidetti. La celebrazione della Natività della Madonna ha avuto come epilogo
da parte del Vescovo l’affidamento a Maria dell’intera comunità diocesana di Livorno. Prima della benedizione conclusiva monsignor Giusti ha ricordato i prossimi avvenimenti che vedranno impegnata la Diocesi: il Convegno missionario del prossimo 7 ottobre e la venuta del Cardinal Ruini il 4 novembre che aprirà ufficialmente l’Anno della fede. A proposito della missionarietà il Vescovo ha reso noto di essere stato recentemente in Tanzania, a Dodoma, dove ha potuto ricordare la figura di monsignor Ablondi che tanti anni prima lo aveva preceduto in terra. Gianni Giovangiacomo
L’iniziativa promossa dall’Unità Pastorale Tre Arcangeli
L’uomo contemporaneo nella pittura di Cocchia el percorso dei festeggiaN menti per la ricorrenza nel 2012/2013 del cinquantesimo anniversario dell’erezione della parrocchia Nostra Signora di Lourdes e nell’ambito della XXI Festa dell’Uva di Collinaia, la Comunità Pastorale dei Tre Arcangeli, ha organizzato presso la chiesa di Collinaia, una serata dal titolo: "Arte per la fede: le pitture del maestro G. Cocchia nella chiesa di Collinaia". La professoressa Enrica Talà che da diverso tempo guarda all’arte sacra come ad un percorso che fa incontrare Dio con l’uomo in un rinnovato cammino di fede, ha voluto ricordare e illustrare il messaggio che l’artista ha lasciato con la sua opera. E’ quanto mai importante infatti ricordare un grande pittore della città di Livorno e della Diocesi che non solo nella sua attività didattica ha speso tutta la sua vita, ma anche nella attività pittorica "sacra" e non, nell’umiltà e nel nascondimento ( infatti non amava esser agli onori della cronaca o del dibattito culturale dell’epoca) aveva fatto dell’incontro personale il luogo privilegiato dello scambio e della donazione. Proprio in questo cli-
ma, è avvenuto l’approccio con la erigenda Parrocchia di Collinaia, voluta per esigenze pastorali da mons. Pangrazio nel 1962 e terminata nel 1975. L’ edificio ha un aspetto imponente: sembra infatti nel suo rivestimento in mattone rosso e dalle alte mura, una cattedrale medioevale. Cocchia nei tre cicli pittorici che rivestono le pareti interne della Chiesa, fa vibrare le sue opere di una religiosità "al tempo stesso prorompente e
meditata, simbiosi felice di una fede tenace e sofferta, mai ostentata, e di una cultura essenziale e filtrata, mai esibita. Le figure sono concrete, corporee, ma al tempo stesso hanno la capacità di trascendere il reale e di diventare simboli immediatamente percepibili". Come ha chiaramente sottolineato la dr. Talà, è in questa compresenza armonica di concretezza e astrazione che noi possiamo cogliere la misteriosa originalità della
pittura del maestro Cocchia. Soffermandosi poi, nella descrizione della bellissima "via crucis", ne ha rilevato la modernità, consistente nell’introduzione del tema della Risurrezione che fino agli anni ’60 era ben lungi dall’essere posta al termine della rappresentazione sacra. Aveva infatti colto il messaggio del Concilio che invitava a considerare nella sua interezza il Mistero della Passione-Morte e Risurrezione del Cristo, quale vero e unico mistero in cui si realizza la salvezza di ciascuno. E questo lo trasmette anche nella cromaticità che parte dalle tonalità chiare, per poi assumere il blu profondo nel momento della morte, ma che apre alla luce nel momento della Risurrezione. Cocchia è il maestro che parla all’inquietudine dell’uomo , ma che innervando i suoi quadri della spiritualità francescana e dei mistici del Medio Evo, ci aiuta a sostare davanti al mistero, a farci afferrare da Dio per essere da Lui trasformati: ecco che il "vedere" diventa "essere" in un dialogo dove l’umano e il trascendente si fondono perché l’uomo raggiunga la sua pienezza. Mo.C.
agosto, accompagnati dal sacerdote paolino don Olinto Crespi, attuale Direttore dell’Istituto Santa Famiglia, si sono recati in Pellegrinaggio in Grecia sulle orme di San Paolo (Atene e Corinto e le Isole della Ionia, Zante, Cefalonia e Corfù). Nella seconda parte del Pellegrinaggio, si sono incontrati con s.e. monsignor Yoannis Spiteris, Arcivescovo di Corfù che conoscono da molti anni, fin dal 1998, e con il quale collaborano per sostenere umilmente la Chiesa Cattolica Greca che con la crisi attuale versa in gravi difficoltà. Durante gli incontri e le celebrazioni hanno potuto toccare con mano le gravi preoccupazioni che la Chiesa prova a seguito della grave crisi. “Sono giorni assai difficili -ha detto mons. Spiteris-, oltre alla profonda trasformazione socio culturale verificatasi per la massiccia immigrazione degli anni ’90 causata dalla caduta dell’impero sovietico e da vari eventi succedutisi nei vari paesi del mondo per cui vi è un penuria di sacerdoti tale, da non poter soddisfare alle esigenze dei nuovi cattolici immigrati, si è aggiunta questa crisi economica che vede nelle varie diocesi compresa la mia, una diminuzione di introiti fino al 75% e non sappiamo come fare per mantenere i pochi sacerdoti che abbiamo e così pure le parrocchie”. Parlando anche dell’ambito caritativo, i cattolici devono contare
esclusivamente sulle loro forze; la Caritas è stata la prima ad offrire pasti a migliaia di poveri prima di qualsiasi altra istituzione e tuttora continua la sua azione e pur cercando di mantenere aperte le opere sociali, si trova davanti all’impossibilità di pagare secondo gli impegni che simili opere pastorali richiedono. A questo si deve aggiungere il difficile rapporto col governo greco: da oltre trent’anni va chiedendo di regolare la propria entità giuridica secondo la natura della Chiesa Cattolica. Il governo vorrebbe riconoscerla come Chiesa nazionale o peggio ancora, come una semplice associazione privata e le conseguenze sono così gravi che il Presidente della Conferenza Episcopale Greca, mons. Francesco Papamanolis è ricorso alla Corte Suprema per i diritti umani di Strasburgo. Riguardo infine i rapporti con la Chiesa Ortodossa, essi proseguono con molta difficoltà in quanto essa mantiene una certa indifferenza nei confronti della Chiesa Cattolica, anche se a livello personale vi sono ottimi rapporti tra i vescovi delle due Chiese, e in certi casi sono stati realizzati atti significativi di comunione. Mons. Spiteris infatti, fin da quando era professore di Teologia Ortodossa in quattro Atenei Pontifici a Roma, partecipa ufficialmente al dialogo tra le due Chiese e prossimamente sarà a Parigi per discutere sulla questione spinosa del “Primato”. Un pellegrinaggio questo che ha lasciato in coloro che hanno partecipato, la responsabilità e la volontà di continuare a pregare e a cercare di sostenere una Chiesa sorella, invitando tutti coloro di buona volontà ad unirsi alla preghiera per una comunità che soffre. Mo.C.
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