IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo
di mons. Alberto Ablondi
alattie fisiche e morali; povertà materiale e sociale; solo questo M il clima in cui vive il missionario? Solo questo abbiamo veduto? Si impone certo questa dominante di dolore allo sguardo cristiano che deve essere preferenziale per le povertà e per i bisogni di un popolo. Abbiamo però visto anche un paese che sta riprendendosi anche economicamente, una popolazione che ha una sua cultura, un popolo che vive in forme diverse, il profondo senso religioso o di fede. Anche per questo le nostre esperienze di celebrazione sono state tante e tutte solenni; pure nella semplicità. (Dagli scritti dopo il viaggio in Africa)
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
23 settembre 2012
ANNUS FIDEI
Perché un ANNO della FEDE? ispondendo alla semplice domanda «Perché un anno della fede?», Benedetto XVI ha così risposto: «La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa, di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza». Questa dunque è l’intenzione principale di questo anno, come suggerisce anche monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione): «Non far cadere nell’oblio il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato». Sarà un anno importante dunque, soprattutto per chi la fede la professa già, a cui è chiesto un di più di impegno perché «dinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molti cristiani sia capace di mostrare ancora una volta e con rinnovato entusiasmo il vero volto di
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Un anno per rinvigorire la fede cristiana e far incontrare Cristo a chi ancora non lo conosce o l’ha relegato all’ultimo posto della sua vita Cristo che chiama alla sua sequela». Sarà un anno di evangelizzazione e di testimonianza dunque per tutti i cristiani, ma anche un anno di energia nuova perché quella fede a volte “scontata” possa ritrovare ancora vigore e divenire più consapevole e forte; sarà un anno significativo anche per riscoprirsi parte di una Comunità «vero antidoto alla sterilità dell’individualismo dei nostri giorni», giorni colpiti da una «crisi complessa che aumenta gli interrogativi ed eclissa la speranza». «Un anno – ha spiegato ancora monsignor Fisichella - durante il quale la preghiera e la riflessione potranno più facilmente coniugarsi con l’intelligenza della fede di cui ognuno deve sentire l’urgenza e la necessità. Non può accadere, infatti, che i credenti abbiano ad eccellere nei diversi ambiti della scienza, per rendere più professionale il loro impegno lavorativo, e ritrovarsi con una debole e insufficiente conoscenza dei contenuti della fede. Uno squilibrio imperdonabile che non consente di crescere nell’identità personale e che impedisce di saper
dare ragione della scelta compiuta». La diocesi di Livorno inizierà questo anno con un ospite d’eccezione: il cardinale Camillo Ruini che sarà presente in Cattedrale Domenica 4 Novembre. Nel pomeriggio (inizio previsto ore 15.30), partiranno dalle chiese della Madonna, dei Ss. Pietro e Paolo e da S. Benedetto, tre gruppi a piedi che confluiranno processionalmente verso piazza Grande. Ad attenderli ci sarà il Vescovo che secondo il rito prestabilito aprirà la porta del Duomo come segno di apertura ufficiale delle celebrazioni per l’Anno della fede. Dopodichè tutti entreranno in chiesa e saranno recitati i Vespri. Successivamente (inizio previsto verso le 17) prenderà la parola il cardinale Ruini che offrirà ai presenti una Lectio magistralis sul tema. Al termine dell’intervento del Cardinale ci sarà spazio per un approfondimento sul suo libro “Intervista su Dio”, appena uscito nelle librerie (conclusione prevista per le 19). c.d.
«Nella questione di Dio è in gioco tutto l’uomo, il senso e il destino della nostra vita»: ecco un assaggio di «Intervista su Dio», il testo in cui il cardinal Ruini offre le ragioni per incontrare e seguire la fede cristiana. Il Cardinale sarà a Livorno il prossimo 4 novembre
APPROFONDIRE PER CRESCERE il libro del Cardinale
Per incontrare Dio: intelligenza, cuore e libertà er diciassette anni vicario del Papa per la diocesi di Roma e per 16 anni presidente della Conferenza episcopale italiana, dal 2008 presidente del Comitato Cei per il Progetto culturale, il cardinal Camillo Ruini pone oggi tra i suoi impegni principali proprio quello di ripresentare le ragioni della fede, come fa nel libro «Intervista su Dio» (Mondadori), rispondendo alle domande di Andrea Galli, giornalista di Avvenire. Un volume approdato nei giorni scorsi nelle librerie,presentato ufficialmente questa settimana in Campidoglio. Al termine della Lectio magistralis che il Cardinale terrà in Duomo il prossimo 4 novembre ci sarà tempo per parlare con lui anche di questo nuovo libro, nel frattempo pubblichiamo una parte dell’intervista apparsa su «Roma sette», il settimanale online della diocesi di Roma
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«Le parole della fede, il cammino della ragione» è il sottotitolo del libro-intervista in cui Lei, Eminenza, accompagna il lettore sulle tracce di Dio. Due espressioni che mettono già in chiaro il senso del percorso del credente. Fede e ragione unite insieme. «Unite ma anche distinte. Le vie di accesso a Dio, infatti, sono fondamentalmente di due tipi: quelle che dal basso, cioè da noi, risalgono verso Dio, e quelle dall’alto, costituite cioè dal manifestarsi o rivelarsi di Dio a noi. La nostra ragione può rendersi conto dell’esistenza di Dio ma è in grado di dire chi Dio non sia piuttosto che chi Dio sia. La rivelazione di Dio in Gesù Cristo, invece, ci permette di conoscere il volto di Dio, il suo atteggiamento verso di noi: è questa la grandezza del cristianesimo». Quello della ragione è dunque un cammino, che dà il senso del divenire, del non fermarsi mai. Quali sono gli strumenti che utilizza l’uomo in questo cammino alla ricerca di Dio? «Le vie di Dio sono infinite, dato che possiamo entrare in rapporto con lui attraverso le più diverse circostanze della vita. Se ci riferiamo agli argomenti razionali che conducono verso Dio, in
essi entra in gioco certamente la nostra intelligenza, ma anche il nostro cuore e la nostra libertà. Nella questione di Dio, infatti, è in gioco tutto l’uomo, il senso e il destino della nostra vita». Tornando a parlare dei credenti, Lei indica nel libro l’insufficienza delle statistiche sulla pratica religiosa rispetto al discorso della fede. È vero però che si accentua un distacco dalla mediazione della Chiesa. A cosa attribuisce questo atteggiamento? E quanto pesano alcune questioni «eticamente sensibili» presenti nel dibattito culturale e anche il ruolo dei media? «Dobbiamo guardare anzitutto dentro noi stessi, al nostro operato e ancor più alla qualità della nostra testimonianza di credenti: le inadempienze in questo campo purtroppo pesano molto. Pesa anche, però, la mentalità apparentemente libertaria e anti-istituzionale, che porta all’atteggiamento del «fai da te» anche in ambito religioso. In particolare gioca un ruolo negativo il pansessualismo, che asservisce la persona e in realtà divide l’uso del sesso dalla persona stessa. La pervasività che hanno oggi i vari mezzi di comunicazione tende inoltre a soffocare quello spazio interiore nel quale è più facile ascoltare la voce di Dio». Oggi in Italia l’espressione pubblica della fede ha uno spazio che Lei giudica adeguato? O c’è una difficoltà con cui fare i conti? «In Italia lo spazio c’è, ma bisogna saperlo mantenere, con pazienza e umiltà cristiana ma anche con fermezza e determinazione, non avendo paura di quelle che in un’occasione chiamai scherzosamente «pallottole di carta»”. Si parla molto degli effetti della secolarizzazione, eppure si notano i segnali di una ripresa dell’interesse verso il sacro. Come interpreta questa ripresa? «È una ripresa in atto da tempo e, in ultima analisi, è l’espressione di come noi siamo fatti. Non basta però affidarsi ad essa, bisogna stimolarla, sostenerla e anche «evangelizzarla», nel senso che la ripresa del sacro può andare anche verso forme deviate come la superstizione, il fanatismo o la magia».
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 settembre 2012
Domenica 7 ottobre alle 15.30 nella chiesa di S. Andrea
L’INTERVISTA A Suor Gemma Kitiku Mkondoo
«POLE, POLE... CON L’AIUTO DELLA PROVVIDENZA»
«Ho creduto, ho parlato» Il Convegno missionario diocesano a pochi giorni sono tornato D dall’Africa, dalla Tanzania, dalla diocesi di Dodoma con la quale la nostra diocesi ha rapporti di comunione e di collaborazione da molti decenni. Ho vissuto questa esperienza con gli amici dell’Ufficio Missionario Diocesano. È una storia iniziata da Mons. Ablondi e continuata da tanti preti e laici della nostra Chiesa in particolare dal Centro Mondialita’ Sviluppo Reciproco. É stata un’esperienza arricchente soprattutto perché abbiamo incontrato una chiesa che tenta e sembra con successo, a incarnare il Vangelo nella cultura del proprio popolo e a dare vita a parrocchie dove la vita fraterna sia una esperienza condivisa e caratterizzante la Comunità Parrocchiale. Ogni Parrocchia é articolata e animata da innumerevoli comunità ecclesiali di base. Certo il modello Tanzaniano non é certamente esportabile a Livorno ma ci dona certamente uno stimolo a rinnovare in senso sempre più comunitario le nostre parrocchie. Per questo domenica 7 Ottobre cercheremo di riflettere su come articolare in senso più fraterno e missionario le nostre comunità parrocchiale e tutta la nostra Chiesa Locale. IL CONVEGNO SI ARTICOLERÀ SU TRE MOMENTI: 1. La veglia missionaria nella quale chiederemo a Dio la grazia per vivere la missione e rifletteremo sull’esperienza che con Ufficio Missionario abbiamo vissuto in Africa. 2. L’ascolto di un’esperienza in atto in Italia per rendere più missionaria e fraterna la Comunità Parrocchiale, saranno con noi gli amici di S. Eustorgio a Milano con il loro parroco, don Piergiorgio Perini 3. L’approfondimento per ambiti di testimonianza: A) Una Parrocchia comunità eucaristica formata da comunità ecclesiali di base. B) Annunciare il Vangelo ai non cristiani a Livorno, forme e modi per la missione nel nostro territorio (vedasi 2a parte Lettera Pastorale) C) Vivere la missione in terre lontane, come intensificare far crescere la comunione e lo scambio reciproco con la Diocesi di Dodoma in Tanzania. Sicuro di una vostra corale partecipazione vi auguro di poter vivere con frutto il prossimo Mese Missionario. +Simone, Vescovo
Il materiale per l’animazione missionaria delle Comunità é da tempo sul sito www.missioitalia.it come già annunciato, il materiale cartaceo é ritirabile presso la Curia.
Suor Gemma, della Congregazione di “S. Gemma Galgani”della Diocesi di Dodoma, direttrice dell’Ospedale Missionario S. Gemma Galgani di Miyuji, risponde alle nostre domande sul suo impegno inTanzania Nelle foto: in alto suor Gemma durante la visita di monsignor Giusti inTanzania, il gruppo delle suore della congregazione di Santa Gemma ed un’immagine di suor Gemma durante il suo soggiorno in Italia, insieme a Zita Falleni e monsignor Ablondi
uor Gemma ha risposto alle nostre domande tramite email: abbiamo avuto fortuna perchè è attualmente impegnata negli esercizi spirituali e quindi ha un po’ più di tempo a disposizione, altrimenti, visto il suo impegno continuo in ospedale, avremmo dovuto attendere molto più tempo. Un grazie a Paolo Siani che ha tradotto l’intervista: suor Gemma conosce bene la nostra lingua, ma per risparmiare tempo ci ha risposto in Swahili. Ecco le sue considerazioni.
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Monsignor Giusti è rimasto colpito dalla vostra dedizione e dal vostro impegno, cosa significa fare la suora in Tanzania e soprattutto fare il medico? «In Tanzania i cristiani sono circa il 40% della popolazione. Nonostante questo non solo i cristiani, ma tutta la popolazione tanzaniana ha una grande stima delle suore. La gente ci vede impegnate nel servizio ai più poveri, senza fare distinzioni, e quindi penso che riescano a capire la nostra vocazione anche se sono di fedi diverse. Per questo ci sentiamo davvero missionarie, perché riusciamo ad annunciare il Vangelo attraverso la nostra testimonianza. Io come medico poi ho una responsabilità in più. Quando facevo il mio tirocinio all’Università di Pisa alle volte ci ritrovavamo in 4 o 5
medici intorno ad un unico malato e le statistiche dicono che solo i medici di base in Italia sono 1 ogni 1000 abitanti. In Tanzania c’è un medico ogni 50000 abitanti. Quando abbiamo iniziato il nostro ospedale ero l’unico medico, ora ho qualche aiuto in più, ma è inutile dire che dobbiamo essere sempre a disposizione 24 ore su 24». della Provvidenza Com’è strutturato il speriamo di andare centro dove vivete e avanti. In swahili si dice lavorate? Quali sono i “pole pole” (piano vostri bisogni? «L’Ospedale S. Gemma piano). Passo dopo Galgani di Mijuji è nato passo cerchiamo di dare come un piccolo risposta alle esigenze dei ospedale missionario, nostri malati». ma il Governo tanzaniano ci ha chiesto Siete in contatto con che diventasse ospedale l’Italia? Lei che ha Distrettuale dato che studiato qui da noi cosa questa zona della ricorda di quel Regione di Dodoma periodo? non aveva questo «Certamente, siamo in servizio. All’inizio contatto con l’Italia. quindi avevamo solo la Soprattutto con degenza per le parrocchie e gruppi partorienti ed un reparto missionari, ma anche di medicina generale. con singoli laici e Ora piano piano ci medici. In particolare stiamo organizzando ed Livorno per me è sempre abbiamo già in funzione stato un punto di una sala operatoria per riferimento. Quando piccoli vengo in interventi e Italia non I medici soprattutto ho mai per poter mancato di di base in effettuare i venire a Italia sono parti cesarei. trovare i 1 ogni 1000 Abbiamo vescovi che anche un si sono abitanti; laboratorio di succeduti in Tanzania analisi, un in questi ambulatorio c’è un medico anni. dentistico, un Ancora non ogni 50.000 ecografo conoscevo abitanti (l’unico mons. effettivamente Giusti e mi funzionante in tutta la ha fatto molto piacere Regione) ed a breve riceverlo in visita al entrà in funzione nostro ospedale. l’apparecchiatura di Non posso dimenticare radiografia. Zita Falleni che mi ha Mancano ancora diverse insegnato l’italiano e mi strutture sia per la è sempre vicina. Poi la degenza che per la cura, Parrocchia del S. Rosario oltre che molte con il suo gruppo attrezzature. Il fattore missionario. E senza limitante sono sempre i dubbio il Centro soldi. Ma con l’aiuto Mondialità che ci
procura molto materiale sanitario e cura la spedizione dei containers. Ma anche tanti altri che in tanti modi ci sostengono. Ho un ricordo molto bello della mia permanenza a Livorno (ero ospite delle Suore di Villa Tirrena). Anche se chi mi conosce sa che fremevo per poter tornare al più presto dai miei malati in Tanzania». Come possiamo da qui sostenere le vostre opere? «Come dicevo ci mancano ancora molte strutture e l’unica nostra risorsa sono i benefattori. Ci mancano anche apparecchiature e suppellettili per ospedale, materiale sanitario di consumo, medicine, ecc.. Poi c’è il problema dei containers. Anche attualmente il Centro Mondialità ha già raccolto del materiale, ma non riesce ad inviarcelo per mancanza di fondi. La preparazione e l’invio di un container costa più di 10.000 euro. Inoltre avremmo bisogno di medici che mettessero a disposizione il loro servizio anche per brevi periodi presso il nostro ospedale». Ci racconta qualche bell’episodio che le è capitato in questi anni?
«Ce ne sono tanti, come quello di circa un anno fa quando siamo riusciti a salvare una donna ed il suo bambino effettuando il primo taglio cesareo appena inaugurata la sala operatoria. Ma l’episodo, purtroppo tragico, che ha dato una spinta alla mia vocazione di medico è successo quando ero ancora medical assistent (assistente medico) responsabile del dispensario di una missione sperduta nella savana. Arrivò all’alba una donna trasportata dai parenti. Madre di sette figli, aveva partorito nella sua capanna. Purtroppo aveva avuto un’emorragia e quando misurai la pressione sanguigna era prossima allo zero. Avrei saputo fare una trasfusione, ma non avevo l’attrezzatura necessaria. Chiesi dunque a Paolo Siani (allora volontario nella nostra Diocesi), che si trovava lì per caso, se potevamo tentare il trasporto all’ospedale più vicino col suo fuoristrada. Naturalmente disse di sì e subito partimmo per un viaggio di tre ore su di una pista piena di buche. Arrivati a soli 10 minuti dall’ospedale la donna morì. Penso che siate d’accordo con me che al giorno d’oggi non sia più accettabile che una madre di otto figli muoia perché non ha potuto usufruire di un minimo di assistenza. Non ci deve più essere più gente al mondo che muore di “povertà”!» Al termine dell’intervista, suor Gemma si rivolge così ai nostri lettori: «Un caro saluto e un grazie a tutta la Diocesi di Livorno per quello che ha fatto e che farà per il nostro ospedale» c.d.
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 settembre 2012
L’INTERVISTA A don Marcio Farias Nougueira
È nato nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima di Livorno
Un brasiliano nella Parrocchia del Soccorso
Un nuovo Movimento mariano A Fatima per depositare lo statuto
«Mi piace lavorare insieme e per gli anziani perché mi rendo conto che molto spesso sono dei dimenticati da tutti» n Diocesi sono numerosi i sacerdoti provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Africa e dall’America Latina, tra questi, originario del Brasile, c’è anche don Marcio Farias Nougueira, lo abbiamo incontrato alla Parrocchia di Santa Maria del Soccorso per conoscerlo meglio e farlo conoscere ai nostri lettori.
I
Don Marcio, ci dica dove è nato e ci parli dei suoi primi passi nel sacerdozio. «Sono nato nella cittadina di Arapiracha, vicino San Paolo, il 29 settembre 1973, la vocazione l’ho sentita quando ero ancora molto giovane perché sono entrato nel Collegio Diocesano all’età di 14 anni. La mia diocesi era quella di Campo Limpio, che è un quartiere della città di San Paolo che conta ben tre milioni di abitanti. Ho compiuto gli studi in Filosofia a San
Paolo, poi quelli in Teologia al Regina Apostolorum di Roma dove ho poi conseguito la Licenza nella Facoltà di Bioetica. Sono stato elevato al sacerdozio il 4 agosto del 2001 nella Cattedrale della Sacra Famiglia a Campo Limpio per le mani del Vescovo monsignor Emilio Pignoli, un italiano originario di Cremona che si era trasferito in Brasile insieme alla famiglia al termine della seconda guerra mondiale». Come mai don Marcio è venuto a Livorno e in questa parrocchia? «Sono venuto grazie all’interessamento del parroco, Padre Andrea Conti. Avevo preso la decisione di rimanere a compiere il servizio sacerdotale in Italia, mi ero stabilito in una parrocchia di San Miniato dove vivevo insieme ad un padre francescano della
stessa Congregazione Conventuale di padre Andrea, che, durante un incontro, mi fece presente che il suo vice, don Claude, avrebbe cambiato parrocchia e che quindi lui sarebbe rimasto solo: aveva bisogno di un aiuto e di un sostegno per realizzare la pastorale parrocchiale ed io mi sono proposto per aiutarlo. Naturalmente mi sono subito incontrato con il Vescovo monsignor Giusti per avere il suo gradimento. Dietro mia richiesta il Vescovo si è detto anche disposto a considerare che, in un prossimo futuro, io possa essere incardinato in questa diocesi per svolgere definitivamente qui il mio ministero». Lei dal 1° luglio è viceparroco e come tale dice Messa, ascolta le confessioni, visita i malati, ed è disponibile nell’ascolto delle persone, ci sono però altre
cose che vorrebbe fare? «Penso che potrei essere utile nella pastorale familiare, proprio in considerazione della mia Licenza in Bioetica. Infatti vedo che c’è la necessità di rieducare la gente alla vita cristiana e di prospettare un etica cristiana che sappia incontrare i grandi problemi del giorno d’oggi. Devo dire che mi piace anche lavorare insieme e per gli anziani perché mi rendo conto che molto spesso sono dei dimenticati da tutti». E per finire ci dica, come è stato accolto in questa comunità? «Sono stato accolto molto bene. Si tratta di persone con il cuore aperto con le quali è facile incontrarsi. Ci ritroviamo spesso nella preghiera, e il pregare insieme fa partecipare tutti con un senso di amicizia e di condivisione». Gianni Giovangiacomo
IN PELLEGRINAGGIO A MADJUGORJE CON MONSIGNOR GIUSTI
Una folla di pellegrini nel silenzio della preghiera a società «disertifica Lmaterialista i nostri cuori»: Con questa frase molto forte, monsignor Giusti ha concluso l’ultima sua omelia nella parrocchia di Medjugorje. Una metafora con la quale il vescovo ha ben fotografato la pochezza della società contemporanea ed ha così proseguito «una società basata esclusivamente sul consumismo e sull’esaltazione della propria immagine, alla quale dedichiamo ore di palestra, di trucco, diete e tutto ciò possa farla apparire sempre più bella, umilia ed alla lunga distrugge il nostro spirito e, nelle persone più deboli, al vuoto spirituale si sopperisce con droga ed alcool. Se riuscissimo a dedicare una parte di quel tempo, che riserviamo agli svaghi ed ai nostri vizi, al nostro spirito, riusciremo ad avere senz’altro un’altra visione della vita, come questi giorni a Medjugorje ci hanno dimostrato». Nessun altro pensiero, poteva essere più calzante all’esperienza vissuta dai pellegrini livornesi che, in quei pochi giorni d’intensa vita spirituale, hanno potuto apprezzare maggiormente e con uno stato d’animo meglio predisposto rispetto alla vigilia del pellegrinaggio, le vibranti parole del Vescovo. Sino alla vigilia della partenza, nessuno dei cinquanta pellegrini della Diocesi livornese poteva immaginare l’intensità delle giornate che avrebbe vissuto, ma sicuramente per ognuno di loro, col rientro a Livorno non è finito il pellegrinaggio a Medjugorje anzi, forse il vero pellegrinaggio verso Maria, per loro comincia proprio ora: un pellegrinaggio fra parenti, amici, conoscenti e chiunque si trovi sul loro cammino per raccontare quanto visto ed ascoltato, cioè quanto da tutti loro vissuto. Di sensazioni e di ricordi ne hanno tanti da raccontare, come l’incontro con la veggente Vicka alla quale la Madonna
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oltre a rivelarle nove segreti, le ha affidato la recita della preghiera per i malati. Anche Vicka come gli altri quattro veggenti, continua ad avere periodiche apparizioni. Oppure la visita a Spalato col Vescovo a fare da cicerone e dove in una vera e propria lezione di storia dell’arte, ha illustrato le origini del palazzo di Diocleziano e l’importanza che lo stesso ebbe non solo per la Croazia, ma per l’intera Chiesa cattolica. Oppure quando preceduti da don Luca hanno raggiunto, percorrendo un sentiero in salita irto di sassi ed arbusti, Brdo Ukazanja luogo della prima apparizione di Maria a cui si arriva arrancando su un percorso segnato dalle stazioni della via Crucis. Ma anche le omelie del vescovo Giusti nelle due Messe in lingua italiana e da lui celebrate, rimarranno nei ricordi dei nostri pellegrini; grazie alla chiarezza e semplicità delle sue parole il nostro vescovo è riuscito a far vibrare le corde dei cuori di centinaia di pellegrini provenienti da tutta Italia, tanto da
strappare, cosa inusuale nelle celebrazioni eucaristiche, specie in una realtà come quella di Medjugorje, ben due prolungati applausi tra gli sguardi incuriositi di molti stranieri. «Erano anni – ha detto il vescovo Simone - che desideravo venire in questa martoriata terra bosniaca, per rendermi conto da vicino di un evento che si ripete da trent’anni senza interruzione». Eppure la Chiesa è ancora sciettica… «Dietro ogni fenomeno paranormale – ha continuato monsignor Giusti - si cela un mistero, molte volte frutto d’infatuazioni, ma in alcuni casi si manifestano particolari segnali che portano la Chiesa ad una riflessione ed approfondimento dell’evento, prima di dichiararne la veridicità: la Chiesa, che ha dei suoi tempi nella ricerca di segnali e raccolta di testimonianze inconfutabili, non ha premura ed aspetta; del resto qui a Medjugorje le apparizioni sono ancora in corso, mentre sia a Fatima che a Lourdes sono cessate da tempo… non c’è fretta, per il momento gustiamoci questa atmosfera ricca di spiritualità». L’atmosfera di cui parla Giusti la si vive fortemente durante l’Ostensione del Santissimo che ogni sera, dopo la Messa, viene esposto all’adorazione di una folla di migliaia di pellegrini riunita in silenziose preghiere. Un’esperienza, ricca di emozioni, sensazioni, ansie ed attese, che rimarrà scritta in maniera indelebile nei cuori di chi era presente. Roberto Olivato
ell’aprile scorso è nato il primo N Movimento Messaggio di Fatima nella regione Toscana (Italia), nella Diocesi di Livorno,con statuto approvato con decreto da Mons.Simone Giusti Vescovo di Livorno. Questo movimento nascente si unirà al Movimento Messaggio di Fatima Portoghese che ha la sua sede presso il Santuario di Nostra Signora di Fatima (Portogallo), appoggiandosi direttamente ad esso e promuovendo in ogni parrocchia della Diocesi, e anche fuori Diocesi dove i parroci lo permetteranno, il messaggio di Fatima, la pratica dei primi 5 sabati, la devozione e la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Lo Statuto approvato prevede anche l’organizzazione di “Pellegrinatio Mariae” e pellegrinaggi a Fatima, per dare maggiore risalto al messaggio che la Bianca Signora ha lasciato per l’umanità. I laici che già ne fanno parte, consacrati al Cuore Immacolato di Maria, avranno la missione di evangelizzare in ogni luogo. Il Movimento Messaggio di Fatima vorrà aderire a tutte le iniziative che il Santuario proporrà nei suoi piani pastorali; una grande grazia, questa per la Diocesi di Livorno, e anche per la regione Toscana. Il Movimento Messaggio di Fatima ha la sua sede diocesana presso la parrocchia di N.S.di Fatima , in Livorno, parroco Don Giorgio Eschini, assistente spirituale del Movimento. Il Movimento è stato benedetto dalla visita nella Diocesi della Vergine Pellegrina, nel mese di Maggio, e i referenti Alessandra Bimbi e Silvia Fiorini si sono recati in pellegrinaggio a Fatima per depositare lo Statuto e il Decreto, accompagnati dalle lettere di presentazione del vescovo Giusti, nelle mani del Rettore Padre Carlos Cabecinhas e del Vescovo di LeiriaFatima Mons.Antonio Marto. Alessandra Bimbi e Silvia Fiorini (nella foto)
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 settembre 2012
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 21 SETTEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.00 Il Vescovo incontra le suore di Shangay, il parroco, una delegazione del quartiere e gli operatori della Fondazione Caritas per programmare i servizi del rione 18.30 S.Messa al campo di formazione interdiocesano per i catechisti a Quercianella 20.00 incontro con il cardinal Burke SABATO 22 SETTEMBRE 9.30 incontro con i diacono permanenti in vescovado 12.30 saluto al pellegrinaggio regionale del Coordinamento toscano Benedetto XVI 17.00 S. Messa e cresime alla chiesa di Ss. Pietro e Paolo a Colognole DOMENICA 23 SETTEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di Ss. Cosma e Damiano a Nugola LUNEDÌ 24 SETTEMBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado MARTEDÌ 25 SETTEMBRE 9.00 allo STI di Camaiore, consiglio dei vescovi MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE 9.30 incontro del consiglio presbiterale in vescovado 21.30 incontro delle aggregazioni laicali in vescovado GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE 10.00 incontro dell’ufficio catechistico regionale in vescovado 11.30 incontro con i sacerdoti del III vicariato in occasione della visita pastorale, in vescovado 21.00 in vescovado, consiglio pastorale diocesano VENERDÌ 28 SETTEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi alla chiesa del Sacro Cuore (Salesiani) SABATO 29 SETTEMBRE 10.00 S. Messa per la festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia, alla chiesa della Purificazione 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di San Michele al Gabbro DOMENICA 30 SETTEMBRE 9.00 lodi al convegno AGESCI a Castello Pasquini
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Comastri A. con Gaeta S. – Dio scrive dritto. L’avventura umana e spirituale di un cardinale.Ed. San Paolo, pp.174, euro 16,00 In questa affascinante e commovente biografia, con toccante sincerità, Angelo Comastri, che attualmente ricopre il delicato incarico di arciprete della Basilica papale di San Pietro e di vicario generale di Benedetto XVI per la Città del Vaticano, racconta la sua storia di sacerdote, guidato dalla misericordia di Dio per strade che nessuno avrebbe mai potuto prevedere. Dagli anni dello studio in seminario all’ordinazione, dalle prime esperienze pastorali all’inattesa nomina a vescovo di Massa Marittima-Piombino, è sempre la Misericordia di Dio a guidarlo nel suo ministero e a portarlo dopo una grave malattia, prima a Loreto e poi a Roma dove ricopre il ruolo delicato sopra citato. Saverio Gaeta, caporedattore di Famiglia Cristiana, autore di numerosi saggi ed interviste, ha aiutato il cardinale a ripercorre la propria vicenda umana e come dichiara l’intervistato nell’introduzione : “ con l’astuzia che fa parte del bagaglio di un vero giornalista, è riuscito a tirarmi fuori dall’archivio del cuore, ciò che neppure pensavo di ricordare”.
Diocesi informa BREVI DALLA DIOCESI
Amichiamoci 2012
Pellegrinaggio dei fedeli legati all’antica liturgia SABATO 22 SETTEMBRE A MONTENERO Il Coordinamento toscano Benedetto XVI organizza la quinta edizione del pellegrinaggio annuale dei fedeli legati all’antica liturgia presso il Santuario della Madonna di Montenero (Livorno), Patrona della Toscana, sabato 22 settembre 2012. Ore 9,30 - Ritrovo dei pellegrini in Piazza delle Carrozze (Montenero Basso); ore 10,00 - Processione al Santuario con recita del Santo Rosario; ore 11,00 Santa Messa Pontificale in rito romano antico, celebrata da Sua Eminenza Rev.ma il Cardinale Raymond L. Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. I canti verranno eseguiti dalla Associazione corale "Domenico Savio" di Livorno diretta dal maestro Paolo Rossi.
Conferenza GIOVEDÌ 4 OTTOBRE ALLE 17.30 Presso la sala consiliare della Provincia di Livorno, il colonnello Benedetto Lipari, comandante provinciale della Guardia di Finanza, terrà una conferenza pubblica organizzata dal Serra Club dal titolo: “Pagare le tasse, è un dovere anche etico?” Introdurrà l’incontro mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno
Una giornata per monsignor Ablondi GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE 9.00 concelebrazione eucaristica per il vescovo Alberto alla chiesa di Sant’Andrea Apostolo 10.00 in vescovado, assemblea del clero 12.30 inaugurazione della Casa del clero intitolata a monsignor Alberto Ablondi 21.30 veglia in ricordo di monsignor Ablondi presso l’auditorium dell’Istituto Mascagni
Tornei e non solo perché...
È PIU’ BELLO INSIEME!! SABATO 22 SETTEMBRE: TORNEI PING-PONG & BILIARDINO (A COPPIE) presso la parrocchia della Seton ore 14:30: iscrizioni (2 euro a persona, è possibile partecipare ad un solo torneo) ore 15: inizio tornei 100 CHITARRE partecipa anche tu con la tua chitarra o con la tua voce! inizio ore 21 presso il sagrato della chiesa di S.Jacopo SABATO 29 SETTEMBRE: FESTA FINALE in Piazza XX Settembre inizio festa ore 21 con giochi e premiazioni DOMENICA 30 SETTEMBRE: S.MESSA DI CHIUSURA ore 11 presso la chiesa di S. Matteo *Il programma potrebbe subire variazioni in caso di maltempo PER INFO E AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE SEGUICI SU: www.amichiamoci.it info@amichiamoci.it Facebook: Signor Amichiamoci
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 settembre 2012
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Per vivere insieme un anno di grazia a questa settimana, ogni quarta domenica del mese, pubblichiamo la Lettera Pastorale del Vescovo scritta in occasione dell’Anno della fede che si aprirà il prossimo 4 novembre, lettera che è stata consegnata alla Diocesi lo scorso 8 settembre a Montenero.
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1ª Parte: La Resurrezione di Gesù Cristo 1. DESIDERIO D’IMMORTALITÀ, SPASIMO D’INFINITO CHI STA TORNANDO ...13 Aprile, del ’97 una domenica ariosa. Mio padre sta morendo. Si muove a scatti nel letto, forse i suoi respiri terminali altrove sono già le euforiche, gioiosissime, pure contrazioni di chi sta per tornare. E per un attimo in chi assiste passa un sottile senso d’invidia In questi versi tesissimi e nello stesso tempo mossi da una strana serenità, il poeta ferma il momento del trapasso, il passaggio fatale dalla vita alla morte. Chi sta morendo non è un uomo qualunque, rispetto al poeta, ma il padre. E’ una domenica ariosa di aprile. In quella serenità primaverile l’uomo sta morendo, si muove a scatti, si sente il respiro contrarsi, siamo agli istanti terminali. Eppure, contemporaneamente, quasi benedetta da quella domenica "ariosa’, una sensazione nasce, improvvisa, nel cuore del figlio, del poeta, nell’attimo stesso del dolore, del trapasso. Che quelli che noi sentiamo come respiri terminali (perché tali sono, qui), dall’altra parte, dove già l’anima è passata, siano euforiche gioiosissime contrazioni di chi sta per tornare. Manifestazioni di un’altra vita, ultraterrena. Al punto che il figlio, affranto al capezzale, ferito prova un istante d’invidia per l’anima che è già altrove, eterna, pronta a tornare, a lui e a tutti, in altra forma. Per sempre. Comprendere e svelare qualcosa che trascende la morte, nell’attimo stesso del morire. Cercare l’infinito non fuori dalla vita, evadendo, ma nel cuore più drammatico della vita stessa, quando si estingue e l’uomo trapassa. Aveva ragione Madeleine Delbrêl quando affermava: "la vita è una prefazione alla morte, la morte è una prefazione all’amore." 2. LA PARUSIA, IL SEGRETO INESPRESSO DEL PADRE Afferma S. Caterina da Siena: O dolce e soave innesto! Tu, somma dolcezza, ti sei degnato di unirti con la nostra amarezza; tu splendore, con le tenebre; tu sapienza, con la stoltezza; tu vita, con la morte; e tu infinito, con noi finiti. Chi ti costrinse a restituirle la vita avendoti essa fatto tanta ingiuria? Solamente l’amore, come abbiamo detto; e per questo innesto si dissolve la morte La generazione del mistico corpo di Cristo, la Chiesa, è il versante pubblico del lavoro segreto e invisibile dello Spirito nel mondo; tale generazione durerà, nella pazienza invincibile dello Spirito santo, quanto durerà il mondo. Essa è accompagnata da un’attesa sia da parte della creazione intera la quale, come ci testimonia san Paolo, "nutre speranza di essere, lei pure, liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,21), sia da parte degli
Il perché della Lettera Livorno, 8 settembre 2012 arissimo, l’Anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI per ricordare l’apertura del Concilio Vaticano II e riproporre a tutto il Popolo di Dio la grande lezione teologica - pastorale del Concilio, è ormai alle porte. Anche la Chiesa di Livorno dopo averne molto riflettuto nei suoi vari organismi di partecipazione, si sta preparando a vivere questo anno di grazia. Questa lettera vuole invitare tutti i fedeli a prepararsi a questo tempo interrogandosi sull’evento centrale della fede: la resurrezione di Cristo, fondamento e preludio alla nostra resurrezione e vita eterna. Le pagine seguenti propongono a tutti, clero e religiosi, fedeli laici e persone alla ricerca di Dio, una medesima riflessione sulla vittoria riportata da Cristo sulla morte. Nella seconda parte della lettera invito tutti i credenti a porsi la seguente domanda: come annunciare Cristo risorto alle nuove generazioni e quale percorso di risposta al dono della fede proporgli? Farò questo illustrando alcune tesi che sono in discussione da tempo fra i catechisti della Toscana e sulle quali avrei caro che tutte le Comunità si esprimessero affinché sorga, in ogni realtà ecclesiale, un percorso di evangelizzazione delle nuove generazioni, popolare e capace di condurre il ragazzo prima e il giovani poi a vivere dell’esperienze di fede talmente belle, significative e rilevanti da condurlo a scegliere di essere cristiano e quindi a voler essere un testimone di Gesù. + Simone, Vescovo Festa della Natività di Maria
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stessi figli di Dio, i quali "possedendo le primizie dello Spirito" gemono "interiormente aspettando la redenzione del (loro) corpo" (Ibid. 8,23). Anzi, la Chiesa tutta intera, animata dallo Spirito delle sublimi impazienze dell’amore, dice e ridice senza posa: "Vieni, Signore Gesù" (Ap 22,20). Afferma a questo proposito Padre Davide Maria Turoldo: DIO, PER TE NON ESISTE LA MORTE Dio, per te non esiste la morte, noi non andiamo a morte, per sempre, il tuo mistero trapassa la terra, non lascia il vento dormire la polvere. Tutta la polvere attende il tuo soffio e freme e palpita come all’origine forme di vita vivendo innumeri: non c’è la morte in tutto il creato. Vorremmo come in un giorno di sole cantarti, Dio, perché certi di vivere, perché la vita tu sei, o Creatore dell’universo, degli astri, del vento . PREGHIERA Signore, noi sappiamo che tu sei un Dio che mai ha voluto la morte, che dai il respiro ad ogni essere: per te anche le pietre vivono! Ma senza la risurrezione del tuo Figlio incompleta sarebbe tutta la tua creazione: e dunque, donaci, Signore, di vivere già ora la sua risurrezione! Amen. In questa attesa ispiratale dallo Spirito, la Chiesa rimane stabilita sulla promessa del Signore di "venire presto" (Ap. 22,20) per trasformare il mondo in corpo visibile della sua gloria. La parusia, glorificazione senza limiti del Figlio nella sua carne di Signore, rimane, a questo titolo, il segreto inespresso del Padre (Mc 13,32); essa è insomma l’ultima risorsa di cui egli dispone per rivelare al mondo, la gloria che il Figlio aveva prima della creazione del mondo (cf. Gv 17,24) introducendo in essa gli uomini e la creazione al completo. Dunque la parusia, come glorificazione senza precedenti del Cristo nella carne, sarà la piena rivelazione dei figli di Dio, poiché, diventando simili a lui, "lo vedremo così come gli è". (1Gv 3,2) La parusia sarà anche l’abbagliante rivelazione dell’identità gloriosa
del mondo. L’universo sarà allora per noi, in tutta verità, ciò che esso è destinato a diventare escatologicamente in se stesso: non soltanto il corpo cosmico dell’uomo della storia, ma il suo corpo glorioso e l’espressione cosmica del Cristo della gloria. Si irradierà allora, nell’universo intero, la luce trasformante di una vita affrancata per sempre dalla morte. I "nuovi cieli e la terra nuova" (Ap 21,1) saranno l’ultima opera dello Spirito, ma saranno veramente anche opera di Cristo, poiché è in virtù del potere che il Figlio ha di "sottomettere a sé tutte le cose" (Fil 3,21) che avverrà la trasformazione decisiva del mondo. Il punto definitivo, senza ritorno, al quale sarà allora giunto l’universo creato, dipenderà ancora dal mistero dello Spirito Santo. "Dio, ci dice la Scrittura, sarà allora tutto in tutti" (1Cor. 15,25), nella comunione che è già iniziata in questo mondo (2Cor 13,13) e che sarà nella sua forma assoluta, ancora opera dello Spirito Santo. Sì, si sarà tentati di dire: tutto questo forse è molte bello, troppo bello, troppo bello per essere vero. Sì, tutto questo è bello, molto bello, bello della verità del Signore, tanto bello da essere anche vero! Infatti le cose non sono troppo belle perché possano essere vere, ma è proprio perché sono vere che sono tanto belle. SARÀ COME NASCERE Sarà come nascere, quel giorno. Un grido e un gran respiro: si spezzerà il laccio e sbatterò le ali e volerò nel tuo spazio, o Dio. E tutto sarà grande.
Sarà come nascere, quel giorno. Un buio e una grande luce: si apriranno gli occhi e fisserò lo sguardo e io vedrò il tuo volto, o Dio. E tutto sarà bello. Sarà come nascere, quel giorno. Un’attesa e una gran gioia: io diverrò tuo figlio e scorderò il dolore e danzerò nella tua casa, o Dio. E tutto sarà nuovo 3. IMMERSI NEL MISTERO PASQUALE DI CRISTO, NOI SIAMO RESI PARTECIPI DELLA SUA VITTORIA SUL PECCATO E SULLA MORTE Qui sta il segreto sorprendente e la realtà chiave dell’intera vicenda umana. San Paolo ci dice che tutti siamo "incorporati" in Adamo, il primo e vecchio uomo, tutti abbiamo la stessa eredità umana alla quale appartiene la sofferenza, la morte, il peccato. Ma a questa realtà che noi tutti possiamo vedere e vivere ogni giorno aggiunge una cosa nuova: noi siamo non solo in questa eredità dell’unico essere umano, incominciato con Adamo, ma siamo "incorporati" anche nel nuovo uomo, in Cristo risorto, e così la vita della Risurrezione è già presente in noi. Quindi, questa prima "incorporazione" biologica è incorporazione nella morte, incorporazione che genera la morte. La seconda, nuova, che ci è donata nel Battesimo, è ""incorporazione" che da la vita. Sempre San Paolo ci ricorda: "perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo". Ora, ciò che san Paolo afferma di tutti gli uomini, la Chiesa, nel suo Magistero infallibile, lo dice di Maria, in un modo e senso precisi: la Madre di Dio viene inserita a tal punto nel Mistero di Cristo da essere partecipe della Risurrezione del suo Figlio con tutta se stessa già al termine della vita terrena; vive quello che noi attendiamo alla fine dei tempi quando sarà annientato "l’ultimo nemico", la morte ; vive già quello che proclamiamo nel Credo "aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà". Allora ci possiamo chiedere: quali sono le radici di questa vittoria sulla morte prodigiosamente anticipata in Maria? Le radici stanno nella fede della Vergine di Nazareth, come testimonia il Vangelo : una fede che è obbedienza alla Parola di Dio e abbandono totale all’iniziativa e all’azione divina, secondo quanto le annuncia l’Arcangelo. La fede, dunque, è la grandezza di Maria, come proclama gioiosamente Elisabetta: Maria è "benedetta fra le donne", "benedetto è il frutto del suo grembo" perché è "la madre del Signore", perché crede e vive in maniera unica la "prima" delle beatitudini, la beatitudine della fede. Elisabetta lo confessa nella gioia sua e del bambino che le sussulta in grembo: "e beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto". (continua)
La lettera PASTORALE
LA LETTERA PASTORALE /1.........
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
23 settembre 2012
Famiglia PAOLINA
L’anniversario della parrocchia SAN GIOVANNI BOSCO
L’istituto San Gabriele Arcangelo
Mezzo secolo di storia In Coteto un mese di iniziative per ricordare i 50 anni della chiesa l rione di Coteto si appresta a celebrare i cinquanta anni di vita della sua parrocchia intitolata a S. Giovanni Bosco. La Parrocchia venne pensata dal vescovo Pangrazio per venire incontro alle necessità spirituali di una popolazione in continua crescita Il decreto di erezione fu firmato dal Vescovo alla vigilia della partenza in seguito alla promozione ottenuta ad Arcivescovo di Gorizia. Era il 12 febbraio 1962. Il Presidente della Repubblica diede l’approvazione con decreto del 30 ottobre 1963. Il terreno per la costruzione della Parrocchia venne donato dalla GESCAL (Gestione Case per i Lavoratori) il 23 maggio 1964. Il progetto subì anche alcune modifiche per adeguarlo alle innovazioni liturgiche dettate dal Concilio Vaticano II. La Chiesa venne consacrata dal Vescovo Ablondi il 26 ottobre 1986. Un villaggio di nome Coteto è citato in documenti dei secoli X e XI. Fu successivamente distrutto e la zona ove
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a famiglia Paolina è in festa per la Ldellesolennità di San Gabriele, patrono comunicazioni sociali. A Livorno la famiglia paolina è presente con l’Istituto e la libreria Figlie di San Paolo e con l’istituto San Gabriele Arcangelo. Quest’ultimo è una delle dieci istituzioni che compongono la famiglia paolina, fondata dal Beato Giacomo Alberione. I membri dell’istituto sono laici di sesso maschile, che mirano alla santificazione personale alla sequela di Cristo professando i consigli evangelici mediante i voti di povertà, castità ed obbedienza. Possono entrare nell’istituto uomini celibi che sentono la chiamata a dedicarsi pienamente al Signore e alla Chiesa con la professione dei Consigli Evangelici e per svolgere una proficua opera di evangelizzazione e di testimonianza cristiana in famiglia e nello svolgimento della propria professione. La formazione è affidata all’assistente spirituale che è un sacerdote della Società San Paolo. Chi desiderasse vivere un’esperienza e volesse consacrarsi più intimamente a Lui, può mettersi in contatto con: www.sangabrielearcangelo.org isga.alberione@libero.it (Roma) pinocaliendo@virgilio.it (Livorno) A chi ne farà richiesta, sarà dato in omaggio il libretto dal titolo “Una via credibile fra due amori”
Segreto di Riuscita Preghiera del Beato don Giacomo Alberione Gesù Maestro, accetta il patto che ti presentiamo per le mani di Maria, Regina degli Apostoli, e del nostro padre san Paolo. Noi dobbiamo corrispondere alla tua altissima volontà, arrivare al grado di perfezione e gloria celeste cui ci hai destinati, e santamente esercitare l’apostolato dei mezzi della comunicazione sociale [l’apostolato pastorale / l’apostolato vocazionale]. Ma ci vediamo debolissimi, ignoranti, incapaci, insufficienti in tutto: nello spirito, nella scienza, nell’apostolato, nella povertà. Tu invece sei la Via e la Verità e la Vita, la Risurrezione, il nostro unico e sommo Bene. Confidiamo solo in te che hai detto: «Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, voi l’avrete». Per parte nostra, promettiamo e ci obblighiamo: a cercare in ogni cosa e con pieno cuore, nella vita e nell’apostolato, solo e sempre, la tua gloria e la pace degli uomini. E contiamo che da parte tua voglia darci spirito buono, grazia, scienza, mezzi di bene. Moltiplica, secondo la immensa tua bontà e le esigenze della nostra vocazione speciale, i frutti del nostro lavoro spirituale, del nostro studio, del nostro apostolato, della nostra povertà. Non dubitiamo di te, ma temiamo la nostra incostanza e debolezza. Perciò, o Maestro buono, per la intercessione della nostra madre Maria, trattaci con la misericordia usata con l’apostolo Paolo: sicché, fedeli nell’imitare questo nostro padre in terra, possiamo essergli compagni nella gloria in cielo.
DAL 27 SETTEMBRE AL 31OTTOBRE
Gli appuntamenti della festa l’anniversario la Parrocchia Pchehaersifesteggiare preparato una lunga serie di iniziative apriranno il 27, 28 e 29 settembre con tre conferenze sul tema della Chiesa e continueranno con la celebrazione solenne 30 settembre. Per tutto il mese di ottobre la Comunità ha in programma ogni giorno momenti di approfondimento, di preghiera e di incontri, a cui sono stati invitati sacerdoti amici, e vescovi toscani ed in chiesa è stata allestita una mostra fotografica che ripercorre i 50 anni di vita parrocchiale. I diversi appuntamenti, preparati per le varie realtà presenti in parrocchia, sono comunque aperti a chiunque voglia parteciparvi (il programma è disponibile in parrocchia). Le celebrazioni si chiuderanno mercoledì 31 ottobre con la processione in notturna, con l’immagine della Madonnina di Coteto, lungo le vie del rione.
sorgeva rimase incolta e disabitata. Attualmente si è ripopolata, divenendo un centro periferico abbastanza popolato. In archivio si conserva un prezioso album di memorie e fotografie edito nel luglio 2010 a cura di alcuni residenti Carlo Casadio, Maria Grazia Cadoni, Paolo Falleni, Marco Casadio, che si preoccuparono, in occasione del cinquantesimo di fondazione del
quartiere, del restauro del tabernacolo dedicato alla Madonna delle Grazie posto sulla facciata di una delle prime abitazioni. Da questo album ricaviamo interessanti notizie sul quartiere che trascriviamo letteralmente per non sciuparne la freschezza: “Nel 1933 il rione Coteto non esisteva ancora. In pratica era una propaggine del rione Colline e c’erano una fila di villette nella
vecchia via Oberdan Chiesa e tre filari di appartamenti costruiti dalla Cassa di Risparmi di Livorno per i suoi dipendenti. Il resto erano orti e campi coltivati che costituivano uno dei serbatoi alimentari di Livorno. Nel 1959 fu costruita l’attuale via Toscana “lo Stradone” e da allora la zona è stata ufficialmente identificata con il rione Coteto che quest’anno (2009) compie 50 anni. In effetti i primi insediamenti risalgono ai primi 1800 ed il nome deriva da un’antica fattoria nota per la grande produzione di grano. Quando la zona cominciò a popolarsi grazie soprattutto ai tre filari di case costruite dalla cassa di Risparmio di Livorno per i suoi dipendenti, gli abitanti di allora vollero dedicare alla Madonna di delle Grazie un piccolo tabernacolo edificato nel dicembre 1934. Il Tabernacolo è posto sulla facciata del
primo filare di case della Cassa di Risparmio all’inizio di via Meucci, angolo Via Toscana. Da allora il quadro della Madonnina veglia sul quartiere la cui vita si svolge in maniera ordinata e tranquilla. Ma col passare del tempo l’invecchiamento e i fattori meteorologici hanno danneggiato Immagine e Tabernacolo. Per questo e per riappropriarsi della storia del nostro rione e far rivivere il senso di appartenenza che ci ha caratterizzato sin dalle origini si è pensato di dare un significato al cinquantenario con qualche intervento rivolto al riordino ed alla conservazione di questa testimonianza di fede e con questa iniziativa fare rivivere il ricordo di” come eravamo”. Livorno Coteto 4 novembre 2009. L’immagine è ora custodita nel Museo Diocesano. Maria Luisa Fogolari, direttore archivio storico diocesano
LA PARROCCHIA DI SAN SEBASTIANO E LA ROMANIA tornata. Dopo un anno. Suor Imelda Zandonà, della congregazione detta delle “Fedeli compagne di Gesù”, salutava giusto dodici mesi prima i “suoi” bambini del catechismo e tutti i parrocchiani di San Sebastiano, pronta, dopo ventotto anni di permanenza quasi ininterrotta a Livorno, a imbarcarsi per la Romania. Eccola ancora tra i suoi amici per un breve ma intenso incontro, mantenendo la promessa, da tutti invocata dodici mesi prima, di tornare in Italia il prima possibile. “Non è stato un anno facile – racconta alla comunità parrocchiale che l’ha accolta per la cena nella terrazza dei Padri Barnabiti – in Romania c’è stato sempre un gran da fare sin da quando sono arrivata a settembre dell’anno scorso. Dopo qualche giorno a Bucarest sono andata a Galati, dove le suore della congregazione aiutano una ventina di famiglie in difficoltà. Qui, come in tutta la Romania, è evidente come i poveri siano aumentati in numero rispetto a dieci anni fa. E i ricchi, invece, sono sempre più ricchi. A
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Suor Imelda Zandonà è tornata a trovare i suoi amici livornesi
Galati è presente anche una chiesa italiana gestita dai Padri Orionini cui ho offerto la mia disponibilità di aiuto”. Suor Imelda ha raccontato, inoltre, che con l’apertura delle scuole ha avuto inizio il catechismo e, come faceva in Italia, ha insegnato a una classe di bambini. Nonostante la distanza, la nostra parrocchia non ha mai perso il contatto con la suora che, munita di PC, ha comunicato con gli amici livornesi rispondendo alle numerose email che bambini e adulti le hanno spedito. L’anno scorso Teresa Marano, la catechista che avrebbe sostituito la religiosa alla guida della classe di catechismo, propose di avviare un gemellaggio con la Romania in occasione dell’inizio del nuovo anno sociale per un percorso di amicizia tra i "nostri" bambini e quelli in situazione di disagio della Romania. E così è stato. I bambini livornesi hanno imparato a comprendere le difficoltà economiche e spirituali dei loro coetanei, interpretando in pieno lo spirito di Carità che
il Vangelo tanto ispira. Durante gli incontri di catechismo si è discusso della situazione di povertà in Romania, delle tante necessità di molte famiglie, dell’importanza della solidarietà e dell’amicizia. E a sugello di questa bella esperienza si è pensato di spedire un regalo ai bambini di Suor Imelda: un bel pacco di penne e matite colorate, quaderni e altri oggetti di cancelleria e tante letterine. Come testimoniato dal video presente nel canale youtube.com/Videodicatum, Suor Imelda ha poi parlato del lungo inverno e dell’emergenza neve che, molto più grave rispetto alla nostra, ha accompagnato i mesi di gennaio e febbraio. “Con le temperature a -30° C e i 6 metri di neve, circa 150 villaggi sono rimasti isolati per circa una settimana – rivela ai presenti. Abbiamo pianto molti morti a causa della fame e del freddo, nonostante la commovente solidarietà di giovani e meno giovani”. La serata si è conclusa con la consegna di una busta con le offerte raccolte a favore di bambini ed anziani in difficoltà. Suor Imelda si è congedata ringraziando tutti per la generosità del gesto, segno del buon cuore degli italiani, “qualità nota e apprezzata in Romania”. “È uno scambio di doni – ha replicato il parroco, Padre Damioli, interpretando il pensiero di tutta la comunità”. Gaetano Mastrorilli
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Amichiamoci: inizia la festa
speciale AMICHIAMOCI
«Abbiate occhi buoni per riconoscere gli amici» nche quest’anno ha preso il via la A festa di “ Amichiamoci”, una kermesse di tre settimane in cui i
È più bello...insieme Tre settimane di giochi, tornei, incontri e preghiera, per condividere insieme la bellezza dell’essere uniti DI
GIULIA SARTI
entre il tabellone delle classifiche inizia a riempirsi, con i punti che le squadre si sono guadagnate in 5 giornate di tornei e già si inizia a pensare a probabili vincitori, alla tattica che non ha funzionato, alle possibili finali, la prima settimana di Amichiamoci si chiude con un week end pieno di appuntamenti. La grande caccia al tesoro per le vie della città, da anni uno degli eventi più attesi della manifestazione e che ha richiamato quest’anno 26 squadre che in sella a motorini, bici, o a bordo di auto, armati di cellulari, fogli, bibbia, e qualunque cosa fonte di possibili informazioni, si sono sfidate in una corsa contro il tempo. Sanno che le prove richiederanno velocità, ingegno e che sicuramente saranno fatte richieste imbarazzanti. E così quest’anno proprio viaggiando nel tempo tra veterani di guerra e oggetti d’altri tempi, ci si traveste da donne se si è uomini e da maschi se si è femmine e si improvvisa un balletto di fronte ai Casini di Ardenza per impressionare la giuria, incuranti dei passanti
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livornesi di ritorno dal mare in un assolato sabato pomeriggio. Piazza Luigi Orlando, il mitico panificio Nencioni, la chiesa del Rosario, fino a San Jacopo dove i primi a trovare il tesoro sono la squadra dei "3 uomini e una tappa", seguiti dai "Nuovi immigrati" e gli "Hard Search". È domenica mattina, sono le 8 e 45 e già lo staff è in sella alla bici perché c’è da verificare il percorso che dalla chiesa di San Jacopo porterà i 66 corridori fino allo Scoglio della ballerina, atleti della prima Mini maratona di Amichiamoci, novità 2012 in collaborazione col CSI. 7 chilometri sul lungomare, 32 minuti per il primo arrivato, Michele Launaro e un’ora e 13 minuti per chi se l’è presa con più calma, ma che, nel vero spirito di Amichiamoci non ha mollato e ha tagliato il traguardo insieme agli altri 4 compagni di strada. 5 i ritirati che hanno potuto comunque rifocillarsi con merende e bibite che li attendevano dopo aver attraversato
In alto: lo staff di Amichiamoci al termine della mini maratona Qui sopra: un momento di gioco durante la festa iniziale A lato: le “insolite”richieste della caccia al tesoro In basso: i partecipanti della maratona alla partenza
l’arco gonfiabile gentilmente offerto dall’AVIS. Sarebbe un torto non citare Michele Roffi promotore della maratona che con l’entusiasmo di sempre ha trascinato lo staff talvolta un po’ scettico su questo evento. Maratona nel segno della solidarietà: il ricavato sarà infatti devoluto per i rifugiarti politici di
Livorno. E’ domenica sera e la giornata non è ancora finita. Alle 21 ci aspettano gli amici evangelici. Una preghiera semplice, ecumenica, organizzata in collaborazione con i Rocchettari di Cristo che hanno animato la serata insieme ai padroni di casa. Quale modo migliore per rendere ancora più vera la frase
che tutti portano orgogliosi sulla maglietta della propria squadra: "E’ più bello insieme" perché, come la lettera ai Corinzi ricordava, tutti possano contribuire a essere membra di quell’unico corpo che è Cristo: "Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra". Prossimo appuntamento il torneo di ping pong e biliardino sabato 22 alle ore 14.30 alla chiesa della Seton e 100 chitarre alle 21 sul sagrato della chiesa di San Jacopo.
ragazzi delle parrocchie, quest’anno iscritti a centinaia (più di 500 persone appartenenti a: 17 parrocchie, Commissione handicap della Caritas, Cantiere Giovani, Comunità evangelica Fonte di Vita), avranno la possibilità di manifestare la voglia di stare insieme e la grande importanza dell’amicizia, con una vasta serie di appuntamenti che coinvolgeranno l’intera città, tra giochi in strada, maratone e gare sportive. Domenica 9 settembre si è tenuta la festa di apertura, con una Messa all’aperto in piazza Gavi, presieduta dal vescovo Monsignor Simone Giusti, che in un messaggio rivolto ai giovani ha ricordato la bellezza dell’amicizia, che ci rende felici e ci avvicina agli altri e all’amore. “Sono gli amici che rendono bella la vita- ha affermato- con lo stare insieme ti fanno capire e comprendere cos’è davvero importante, ti aiutano a realizzarti e ti spingono alla solidarietà. Occorre però avere “gli occhi buoni” per riconoscere le persone che veramente ti vogliono bene”. Ti ama davvero solo chi sa dimenticarsi per te, chi si impegna per la tua felicità e non ti chiede niente in cambio. E per riconoscere l’amicizia, per riconoscere l’amore bisogna avere dentro di sé l’amore; solo conoscendo l’amore è possibile aver gli occhi ben aperti. E Monsignor Giusti ha ricordato che l’amore non è solo un sentimento, è Gesù stesso; è una presenza, una gioia, una forza. Nella misura in cui conosci Gesù che ti ama e conosci le pagine del Vangelo potrai capire l’amore. L’auspicio per tutti i giovani è quello di essere sempre innamorati: “Divertitevi amando, con Dio nel cuore”. L’intera giornata è stata animata dalle musiche dei Rockettari di Cristo, che più volte hanno suonato l’inno della manifestazione “La sfida più bella”. La festa si è conclusa con un aperitivo, la braciata e la consegna delle maglie. Alice Carpentiere
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