IL GRANELLO di senape di monsignor Ezio Morosi
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Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
2 ottobre 2011
Svegliati, perché dormi, Signore? Destati, non ci respingere per sempre. Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? (Salmo 43, 24) uomo sopraffatto dal dolore non sempre si rende conto di quello che diL’ ce. È buffa ed insieme tragica questa invocazione rivolta a Dio perché “si svegli”. Il Signore non dorme, non dimentica nessuno, lo dichiara espressamente nelle Sacre Scritture ma in certe ore drammatiche della vita si può avere l’impressione di essere abbandonati da tutti, anche da Dio. E non c’è solo il dramma del singolo. A volte interi popoli fanno queste tristi esperienze. La storia umana conosce deportazioni, genocidi, eliminazioni, schiavitù, e tante altre aberrazioni, ma Dio non abbandona i suoi uomini. Con la sua grazia sostiene l’oppresso rendendolo capace di una resistenza superiore alle sue forze e che meraviglia la stessa vittima; le chiede di unirsi alla croce di Cristo per collaborare alla redenzione del mondo, alla vittoria sul male.
La statua della Vergine, che con tutta probabilità sarà inaugurata il prossimo gennaio, sta prendendo forma nel laboratorio dello scultore. Siamo andati a trovarlo per vedere come procede il lavoro
Quattro chiacchere con l’artista PAOLO GRIGÒ
La «nascita» della Madonna dei Popoli
Le fasi della LAVORAZIONE
GIULIA SARTI er lavorare è fuggito dalla città ed ha trovato la sua oasi di tranquillità nella campagna di Pontedera. Ed è in quel silenzio che pian piano la Madonna dei popoli sta prendendo forma. Paolo Grigò ci accoglie in una stanza di un ex deposito di tabacco, tra un casolare e un piccolo teatro d’avanguardia, affittata appositamente per avere un soffitto che contenesse la statua per intero. Per aiutarlo in quello che difficilmente si può definire “lavoro”, ma che più che altro è una passione, ha scelto tre giovani: Sara, Marta e Pietro, 30, 22 e 35 anni. Li troviamo che lisciano con le mani quella che sarà la base del corpo della Madonna. Siamo già a più di un metro da terra, nel punto in cui inizia a formarsi il mantello. Per noi profani dell’arte non c’è ancora molto da vedere, ma Grigò, con l’entusiasmo dell’artista, ci dice che vede già «il movimento dei veli che seguiranno la direzione del vento all’imboccatura del porto». Il caldo estivo purtroppo ha rallentato il lavoro: «Quando fuori ci sono le temperature che abbiamo avuto ad agostoci spiega-, l’argilla secca in fretta e non dà il tempo di lavorarla nel modo migliore». Il rischio è che restino intrappolate bolle d’aria che potrebbero spaccare il blocco dopo la cottura. «Adesso comunque stiamo andando verso una stagione ottimale aggiunge- e sarà tutto più veloce». A vederlo lavorare con le mani o con degli attrezzi semplicissimi, spatole di
aranno 9 quintali e 6 metri e mezzo di altezza di Sdareargilla refrattaria, senza contare il piedistallo, a vita alla Madonna dei popoli.
P
diverso tipo, pezzi di legno, sembra una cosa talmente naturale che tutti potrebbero fare, senza bisogno di “esserne portati”. «Credo che un po’ di lavoro lo abbia fatto la genetica, mio nonno e mio padre scolpivano, ma alla base della scultura c’è prima di tutto il disegno», che secondo lui è fondamentale per tutta l’arte in genere e che, a dispetto di quello che molti credono, è qualcosa che si può imparare. «Quello che poi distingue una persona da un’altra è il segno» e questo nelle sue opere si può riconoscere facilmente conoscendone qualcuna. Alla progettazione e allo studio, che hanno danno vita al disegno dei bozzetti della Madonna col bambino in braccio, è seguita la fase dei modellini in scala per passare poi al progetto definitivo. Ma un lavoro del genere presuppone anche il sopralluogo del punto in cui
la statua verrà posizionata perché «anche se nell’opera esprimi una tua idea e espressione, devi sapere cosa c’è in quel luogo, cosa c’era prima e cosa c’è intorno». Per i tratti della donna, come si vede dai bozzetti, Grigò aveva le idee chiare fin dall’inizio: «Penso che rappresentare oggi la Madonna debba farla somigliare a una donna contemporanea, che riconosciamo come una delle nostre. Il suo sarà un volto mite e solidale con tutti, proprio come sa essere una madre, che in fondo sarà quello che potrà vederci chi non la riconosce come Maria, anche se i movimenti e le posizioni restano quelle religiose». Il basamento sarà invece un altorilievo che raccoglie le religioni, tutti i popoli e la metafora del rispetto per chi lavora rappresentata da un musicante. Il tutto, tratto
caratteristico dell’artista, sarà decorato con frasi e parole di persone andate per mare e da altri tratti di immagini abbozzate. Grigò di Madonne ne ha fatte altre, ma mai di queste dimensioni e con questa tecnica. «Ho fatto dei bassorilievi che la rappresentano, per il lavoro su grandi dimensioni invece mi sono già “allenato” con un Cristo e con alcune porte». Sicuramente dopo più di 30 anni di scultura con opere destinate a diverse parti del mondo, l’esperienza non gli manca e neanche si preoccupa delle critiche che hanno scatenato sondaggi sui giornali fino a qualche mese fa. La data precisa della conclusione dell’opera non sa dircela, ma andremo a trovarlo di nuovo per vedere come questa opera sarà cresciuta, aspettando la presentazione vera e propria.
Un materiale che resiste al salmastro e alla forza del vento e che cuoce a 1200/1300 °C. Per i meno esperti d’arte, Paolo Grigò ci ha spiegato passo passo le fasi del lavoro: «Si parte dal fondo della statua (i piedi della Madonna), seguendo la cosiddetta tecnica del colombino (o del lucignolo) cioè sovrapponendo dei cilindri di argilla, che vanno a costituire dei blocchi divisi tra loro da pellicole e cartoni. Saranno questi, un centinaio in tutto, una volta che la statua sarà ultimata e smembrata, ad essere cotti per circa 12 ore nel forno. Seguirà il riassemblaggio, la colorazione e poi la seconda cottura, che preparerà gli stessi pezzi ad essere montati, proprio come un puzzle ad incastro, nel porto. Una volta posizionata, l’interno cavo della Madonna, sarà rinforzato da barre di ferro, cemento e polistirolo. Per il bassorilievo del basamento sono previsti invece circa 200 pezzi, ma il metodo di lavorazione, -a detta di Grigò-, è molto più semplice e rapido».