La Settimana n. 34 del 30 settembre 2012

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IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

30 settembre 2012

di mons. Alberto Ablondi

La Chiesa non è nata per fare il dialogo solo al suo interno, la Chiesa è nata per il mondo. E deve tener conto che, se lo Spirito Santo ha camminato nella Chiesa, Egli continua la sua opera di creazione nel mondo. Ci troviamo di fronte a un nuova società; una Chiesa che deve camminare con l’uomo e domandarsi: sono al passo con il Concilio, ma sono anche al passo con l’uomo? Ci piace vedere la nuova società non in forme catastrofiche; credo che sono talvolta crisi di adolescenza: trattiamo il mondo come trattiamo l’adolescenza. Ne cogliamo le crisi, ma sottovalutiamo i nuovi fermenti. Pecco talvolta di ottimismo, ma debbo dire che mi sono pentito di quando sono stato pessimista. (Dalla Conferenza “Siate vigilanti e fissate la vostra speranza in quella grazia che ci sarà data”, tenuta a Candia il 17 novembre 1982)

A scuola di amore

Pubblicato il nuovo libro di monsignor Giusti. Un testo per migliorare la pastorale dei fidanzati e degli sposi e per aiutare le coppie in difficoltà. È nata la casa editrice della Diocesi di Livorno: ecco la Pharus, uno strumento di dialogo con la città

LE BUONE COSE

PER UNA CITTÀ AMICA DELLA FAMIGLIA l Matrimonio? Solo per chi sa amare!»: un titolo semplice, ma sicuramente diretto quello scelto dal Vescovo per il suo ultimo libro. Dopo un’esperienza trentennale di aiuto e sostegno alle coppie, prima da giovane sacerdote, poi da parroco e adesso ancora da vescovo, monsignor Giusti, ha provato ad offrire una visione di questo ambito, così importante e allo stesso tempo così fragile, partendo dal periodo del fidanzamento fino a quello degli anni successivi al matrimonio. Nel libro si affrontano molte tematiche: dalla necessità di operare una vera e propria formazione dei giovani all’amore, che vivono oggi questo sentimento più come un consumismo affettivo che non come un dono di loro stessi; al bisogno di cambiare i metodi di preparazione al matrimonio cristiano, spesso logori e poco interessanti per le nuove generazioni; si passano al vaglio numerose proposte per un cammino di fede a cui invitare le giovani coppie ed infine si presentano alcune strade di aiuto per i momenti difficili in cui può trovarsi la coppia, quando cioè “arrivano le nuvole” e se non si ha alle spalle un rapporto solido è facile che le crisi diventino irreparabili. Tra queste ultime proposte che riguardano il problema delle separazioni, purtroppo sempre più attuale e spesso molto doloroso per le famiglie, spicca quella della creazione di gruppi di autoterapia: dei circuiti di amicizie, fra coetanei, fra coppie che vivono situazioni simili, dove si possa

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Le proposte in Consiglio comunale che riguardano i nuclei familiare: ecco chi ha a cuore il futuro della città

Le coppie sono divenute oltremodo fragili: basta poco per vedere crollare tutto con sofferenze e costi grandi soprattutto da parte dei figli. La Chiesa deve fare ancora di più aprire un confronto sereno, sincero e certi momenti di fatica possano sembrare più leggeri, più semplici da attraversare, perché affrontati con l’aiuto di altri che magari li hanno già vissuti e superati. «Saper vivere nell’amore con la persona desiderata, con i figli generati, godere della propria famiglia nella sua ordinaria caoticità, è una delle realtà ancora più ricercate dagli italiani – si afferma nella prefazione al libro - Ma queste aspettative cozzano con una preoccupante realtà in crescita: le coppie di coniugi siano essi sposati civilmente e/o religiosamente e ancor più se conviventi, sono divenute oltremodo fragili e la loro unione, molto labile: basta poco per vedere crollare tutto con sofferenze e costi grandi soprattutto da parte dei figli. La Chiesa verso questi nuovi poveri deve fare ancora di più – continua la presentazione È necessaria una evangelizzazione dell’amore, una educazione affettiva al matrimonio alla scuola di Gesù e del suo Vangelo. Occorre far sperimentare ed educare all’amore coniugale come singolare forma di ascesi per la coppia. Ascesi vivibile solo con l’aiuto della “grazia di Dio”,

n quoziente familiare comunale, è U quanto viene auspicato da un ordine del giorno presentato dall’UDC al Consiglio

accompagnati e sorretti dalla vita sacramentale della Chiesa, sostenuti da legami affettivi forti, in un gruppo di famiglie». Il libro di monsignor Giusti è il primo edito dalla Pharus Editore Librario, la casa editrice della Diocesi di Livorno. Una scelta ben precisa quella di dar vita ad una casa editrice diocesana: «In questi anni qui a Livorno – ha spiegato il Vescovo durante la conferenza stampa di presentazione del libro - mi sono accorto di quanti siano i testi che la nostra Comunità ogni anno mette in circolazione. Abbiamo il CeDoMEI, abbiamo un Progetto Culturale in crescita, che ogni anno dà vita ad interessanti iniziative di cui potremmo pubblicare gli atti, abbiamo sacerdoti che come me scrivono testi e mi è sembrato giusto che queste pubblicazioni avessero un

comune marchio che le rappresentasse e che facesse capo alla nostra diocesi di Livorno. L’intento – ha continuato - non è certo quello del guadagno: il nostro obiettivo è quello di far girare le idee, di diffondere la cultura, per questo i libri saranno diffusi ad un prezzo politico ed in tutte le librerie della città, perché possano arrivare ad ogni tipo di lettore. Mi piacerebbe che questa casa editrice divenisse anche uno strumento di dialogo con la città e – perché no – anche su queste mie tesi a proposito del matrimonio sarei ben contento se nascesse un dibattito». Il libro, che ha il contributo dell’avvocatessa sposa e madre Marta Visentin, è dedicato alle famiglie livornesi; è disponibile in curia e dalla prossima settimana nelle librerie della città. c.d.

Comunale di Livorno: si propone di rivedere il metodo di calcolo delle tariffe comunali tenendo conto anche dei carichi familiari, dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti. In parole povere chi ha più figli dovrebbe pagare meno per i servizi prestati dal Comune. Nello stesso ordine del giorno si chiede al Consiglio Comunale di adottare politiche a favore della famiglia che passino dall’istituzione di un’Agenzia per la Famiglia. Al di là degli strumenti giuridici da adottare, mi pare interessante notare che, a proposito della famiglia, qualcosa comincia a muoversi anche nel Consiglio Comunale di Livorno. Certo un ordine del giorno presentato da consiglieri di minoranza, non costituisce un elemento determinante per la definizione di politiche comunali a favore della famiglia, come era stato auspicato anche nell’incontro pubblico del gennaio scorso, promosso insieme da Amministrazione Comunale e dal Progetto Culturale diocesano. È solo un piccolo segnale che merita tuttavia di essere evidenziato perché va nella direzione di sostenere la famiglia come nucleo fondamentale della società per la crescita, l’educazione dei figli e la tutela della persona. Il Consiglio Comunale potrebbe cogliere l’occasione per trovare soluzioni largamente condivise che rendano la nostra città più amica della famiglia. Del resto, per una città, essere amica della famiglia significa voler bene al proprio futuro. n.s.


TOSCANA OGGI

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LA SETTIMANA DI LIVORNO

30 settembre 2012

IMMIGRATI CLANDESTINI

Sanatoria 2012 Dal 15 settembre al 15 ottobre i tratta, in verità, non di una vera e propria “sanatoria” in senso tecnico, ma di una fase transitoria al decreto legislativo con cui lo Stato italiano ha recepito la Direttiva comunitaria 2009/52/CE in materia di sanzioni per aziende e famiglie che assumano immigrati clandestini e che permetterà loro di acquisire il permesso di soggiorno. Saranno i datori di lavoro, sia italiani che stranieri (comunitari o extracomunitari titolari di carta di soggiorno) a dover dichiarare il rapporto di lavoro irregolare: tutti coloro che abbiano alle proprie dipendenze da almeno tre mesi lavoratori privi di permesso di soggiorno potranno presentare, allo sportello unico per l’immigrazione, un’istanza di emersione di lavoro irregolare. Per beneficiare della sanatoria, il rapporto di lavoro instaurato deve essere a tempo pieno. Nel caso invece di lavoratori domestici è ammesso anche il part-time di almeno 20 ore settimanali. I lavoratori, inoltre, dovranno dimostrare, tramite documenti provenienti da organismi pubblici, di essere in Italia almeno dal 31.12.2011, e tutto dovrà essere presentato allo Sportello unico dell’immigrazione. Ci sono diversi casi in cui può essere stata rilasciata una documentazione del genere. In primis, si può pensare ad un certificato di ricovero rilasciato da una struttura ospedaliera o ad un certificato medico con la data antecedente al 31 dicembre 2011. Altre casistiche possono essere: nessun timbro d’uscita sul passaporto, oppure gli stranieri che sono stati coinvolti nei flussi stagionali e che non hanno lasciato l’Italia dopo la scadenza del permesso di soggiorno. La dichiarazione di emersione deve essere accompagnata dal pagamento, a carico del datore di lavoro, di una somma forfettaria di 1.000 euro per ogni lavoratore irregolare, oltre alla regolarizzazione delle somme dovute a titolo retributivo, contributivo e fiscale per un periodo di almeno sei mesi. Non possono partecipare alla procedura, gli immigrati colpiti da provvedimento di espulsione o che risultino segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato o condannati, anche con sentenza non definitiva, per uno dei reati per cui è previsto l’arresto in flagranza (indicati nell’art. 380 c.p.p.) o considerati soggetti pericolosi per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato. Ci auguriamo, che sebbene questa pratica risulti onerosa, venga colta pienamente come importante occasione per salvaguardare non solo il lavoro degli immigrati ma anche la serenità delle loro famiglie. M.D. e V.V

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Domenica 7 ottobre IL CONVEGNO MISSIONARIO

A Livorno la comunità di S. Eustorgio Don Perini e l’esperienza milanese delle cellule parrocchiali di evangelizzazione n occasione del convegno missionario diocesano saranno presenti a Livorno gli amici della comunità di S. Eustorgio, che vivono l’esperienza delle cellule parrocchiali di evangelizzazione. Come spiega il sito Internet della Comunità «Le cellule parrocchiali di evangelizzazione sono la realizzazione del sogno di un pastore, Don Pierluigi Perini, che desiderava una comunità viva, gioiosa, innamorata di Gesù, nella quale tutti scoprissero la comune vocazione all’evangelizzazione, facendo proprie le ultime parole di Gesù ai suoi discepoli "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura." Mc.16,15 Trasferendo nel 1986 in S.Eustorgio, l’esperienza di annunciare Gesù attraverso il Sistema di Cellule Parrocchiali di

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Evangelizzazione vissuta nella comunità parrocchiale di St.Boniface a Pembroke Pines, in Florida, di cui era allora parroco Padre Michael Eivers, Don Pi.Gi e tanti fratelli hanno potuto gustare quanto è buono e grande il Signore attraverso una conversione personale e comunitaria, la scelta di Gesù come Signore della propria vita e della comunità intera, la ricerca della Sua volontà nella propria vita e nel cammino della comunità. Chi incontra Gesù, aprendo il proprio cuore in modo totale a Lui, incontra la Vita vera e essa la gioia, la pace, l’accoglienza, l’amore, il sorriso, il dimenticarsi per donarsi. La Parrocchia è diventata realmente " la

famiglia di Dio " una casa di famiglia fraterna ed accogliente, " la Comunità dei fedeli " (Christifideles laici n.26): in essa, infatti, per ognuno c’è un posto speciale, un’attenzione personale alle necessità, ai doni, ai limiti, ai desideri di ciascuno, come ogni padre e madre di famiglia guarda singolarmente ad ogni suo figlio». Riconosciuto ufficialmente da parte del Pontificio Consiglio per i Laici il 2 aprile 2009, il sistema delle cellule di evangelizzazione sarà illustrato direttamente dagli amici di Milano, nell’ambito della terza parte del convegno, dedicato all’approfondimento.

A piccoli passi ... verso Roma

Apostolato del MARE DI

chilogrammi, 78, per qualcuno anche 10. Strano come l’essenziale possa essere contenuto in uno zaino di pochi chilogrammi. Quello che manca e di cui avrai bisogno lo troverai lungo la strada. E poi le scarpe. Prima della partenza devi decidere con quali viaggiare. Possono essere quelle comprate qualche giorno prima apposta per l’occasione, o quelle che porti da più di 10 anni. E parti. Quello che più spaventa in un viaggio è forse la paura dell’incognito, dell’imprevisto, tanto più se hai la consapevolezza di dover contare sulla tua forza di volontà e sul tuo fisico che, passo dopo passo ti dovrà accompagnare alla meta. Aver paura di non farcela e di quello che potrebbe succedere, senza sapere cosa potrebbe essere. Come non voler usare la bicicletta per paura di forare. Ma poi c’è sempre qualcosa che ti spinge a partire: il luogo, la meta, la compagnia, lo scopo. Provi a lasciare dietro la porta di casa tutte quelle paure e vai. A far partire 14 ragazzi in questo caso, il

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Congresso mondiale n meno di quattro mesi oltre 300 delegati del Mare in rappresentanza di I58dell’Apostolato paesi si incontreranno in Vaticano per il XXIII Congresso Mondiale dell’AM. Nell’Aula del Sinodo dal19 al 23 Novembre 2012 si riuniranno sotto un unico simbolo, riportato qui nella foto. Questo il significato: AZZURRO è il cielo ed azzurro il mare, l’uno si specchia nell’altro, solo l’onda scura e spumeggiante ne rivela il confine. ROSSA la nave carica degli amori e degli affetti degli uomini,carica dell’amore e del dono di Cristo; fatta dello stesso legno della Croce. Bianche le vele che, gonfie di vento, disegnano il nome della Madre; di luce, Maria, Stella del Mare dall’alto veglia e protegge. Per saperne di più www.stellamaris.tv

GIULIA SARTI

desiderio di dire sì, con la consapevolezza maturata negli anni, a Gesù. Accompagnati da don Valerio Barbieri e dai loro animatori, dalla parrocchia Santa Maria del Soccorso, insieme a qualche amico arrivato un po’ per caso, questi giovani hanno concluso il loro cammino con la professione di fede recitata in ginocchio di fronte alle spoglie di San Paolo. Un cammino che, partito da Bolsena, dopo circa 136 chilometri, 207.694 passi uno dopo l’altro, seguendo le tappe della Via Francigena, li ha portati in sei giorni a Roma. Le pietre dell’antica via Cassia da Bolsena a Montefiascone, i campi gialli del grano già tagliato fino a Viterbo, il sole cocente seguendo il segnale di un pellegrino stampato su una pietra o su un albero per arrivare a Sutri, e da lì boschi, strade provinciali in direzione Campagnano di Roma, fino a La Storta, quando ti senti ormai arrivato perché mancano "solo" 15 chilometri all’arrivo. Il cupolone che compare come non lo avevi mai visto tra gli alberi di una strada tutta curve che non assomiglia per niente a quelle trafficate del caos

La fatica, le emozioni e la gioia del pellegrinaggio di alcuni ragazzi della nostra Diocesi, sulle orme di San Francesco

romano…l’arrivo a San Pietro. Gli ultimi passi per mano ai tuoi compagni di viaggio. Passare sotto l’arco che ti porta nella Piazza. I turisti che provano a dividerti. Si va avanti. Il colonnato del Bernini, tante volte

attraversato, diventa la porta di un’emozione che difficilmente nella vita si prova. Gli occhi iniziano a inumidirsi e sulla schiena senti un brivido. Un applauso e poi un Padre nostro recitato mano nella mano. Per qualche

secondo sparisce anche il dolore fisico e la stanchezza che ti sei portato fin lì. Il viaggio è importante, il cammino ti fa pensare, ti fa riflettere, provare a capire la tua vita e il posto che ha Lui in tutto questo. Ma l’arrivo è un momento che solo se ci sei arrivato con i tuoi passi, con lo zaino pesante sulle spalle, con il caldo di una campagna romana a ferragosto, i piedi e le gambe doloranti, puoi capire. Un cammino iniziato per fede. Ognuno con i suoi motivi, le sue speranze, richieste, domande, con la sua ricerca. Un cammino di sottofondo, un tempo rallentato, una settimana di una vita diversa, in cui ti ricarichi grazie ai compagni intorno a te. Camminare da soli ma vedendoli a pochi passi di fronte, con la consapevolezza che sono lì pronti a incoraggiarti. E sentendo che comunque, qualcuno che cammina con te c’è sempre anche se sei l’ultimo della fila. Per qualcuno una nuova sfida dopo aver percorso il Cammino di Santiago, con la stessa fede, la stessa intensità, ma sentendo che è un nuovo cammino, diverso e importante.


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

L’INTERVISTA A Giorgio Kutufà

30 settembre 2012

III

PICCOLI Tesori

Per Giorgio Kutufà il futuro riserva un ritorno... in parrocchia

di Angela Blanco

Lo stendardo del Museo diocesano

Un riordino poco ordinato Con l’attuale presidente della provincia di Livorno, cerchiamo di capire alcuni aspetti della riorganizzazione di questi enti pubblici e province: Prima da sopprimere, ora da riordinare, sono ancora per molti cittadini un «oggetto misterioso», si sa però che il prossimo 2 ottobre il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) della Toscana dovrà deliberare la propria ipotesi di riordino delle province che sarà sottoposto alla Regione. L’Assemblea regionale avrà tempo fino al 24 ottobre per approvare la proposta definitiva che sarà trasmessa al governo nazionale. Si parla di costituire cinque nuove province con l’aggiunta di Firenze, frutto del riordino di quelle prima esistenti, ci si chiede se il loro funzionamento sarà quello di enti di programmazione oppure se agiranno come enti di governo politico, molte cose non sono ancora state definite compiutamente, ed è per questo motivo, per saperne di più e meglio, abbiamo posto a Giorgio Kutufà, attuale presidente della provincia di Livorno, alcune domande.

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Che effetto fa ad essere l’ultimo presidente della provincia di Livorno? «È imbarazzante. Nel senso che operare in una struttura che al momento non ha uno sviluppo certo, rende tutto più difficile. Non si può impostare un lavoro che abbia un qualche respiro. Dispiace altresì che questa Istituzione venga sacrificata non in una logica, che sarebbe comprensibile, di un riordino complessivo dello Stato nelle sue diverse articolazioni, ma sotto la spinta di pulsioni di anti- politica». La riduzione del numero delle province diminuirà o no la spesa pubblica? «Il riordino è stato presentato come un attacco alla casta e alle spese della politica. Da questo punto di vista la riduzione del numero delle province, e conseguentemente dei rappresentanti politici delle stesse, darà risparmi minimi nell’ordine dei 30/40 milioni di euro, assolutamente irrisori di fronte alla spesa pubblica complessiva che è di 800 miliardi di euro. Diverso è il discorso della conseguente soppressione degli Uffici pubblici statali sul territorio (Prefetture, Questure, Camere di Commercio, Uffici scolastici, Comandi delle Forze dell’ordine, Uffici delle

ra i visitatori del Museo diocesano, mi T soffermo a guardare una delle grosse tele qui conservate. Sembra un quadro, ma è uno stendardo; ha la cornice ma non è nato per essere appeso ad una parete, proviene dalla chiesa di Santa Caterina, ma molti indizi lo collegano alla chiesa della Madonna. Per motivi tecnici, posso vedere sola una della due facce dell’opera: il lato “recto” che rappresenta Cristo crocefisso con tre confratelli in adorazione ai suoi piedi. Sul lato opposto, il lato “verso”, so che è raffigurata la Madonna Immacolata con i Santi Apostoli Pietro e Giovanni. L’opera è stata realizzata probabilmente in ambito toscano intorno alla metà del XVIII secolo, ma molti sono i misteri ancora non risolti dagli studiosi d’arte. Sul lato della tela visibile, un piccolo particolare richiama la raffigurazione del lato non visibile: l’emblema con l’immagine della Madonna Immacolata e i Santi Apostoli Pietro e Giovanni presente sull’abito dei confratelli. I confratelli rappresentati ai piedi di Cristo sono vestiti di bianco, con mantellina e cingolo celesti e mi ricordano altre raffigurazioni in cui Maria, Pietro e Giovanni si trovano ai piedi della Croce in adorazione. Un atteggiamento,

entrate, etc.) qui, nel tempo, si otterranno dei risparmi di una qualche consistenza, sopprimendo però molti posti di lavoro. E, ovviamente, riducendo i servizi a favore dei cittadini». Ma che compiti avranno le nuove province? «Al momento, e questo è un motivo di forte rammarico, non è chiaro quali saranno i compiti delle nuove province perché, oltre a quelli limitati previsti dalle Leggi nazionali, la regione Toscana, che in passato aveva delegato ampie competenze alle attuali province (penso al Lavoro, alla Formazione Professionale, al Turismo), non fa conoscere le proprie intenzioni per il futuro. Temo perciò che non voglia confermare queste funzioni e di fatto svuotarne le competenze, indebolendo ulteriormente questa Istituzione rendendola estremamente fragile».

Uffici statali legati al capoluogo determina sul piano occupazionale, ritengo che sia giusto pensare ad una ragionevole distribuzione degli stessi su tutti i comuni che svolgevano fino ad ora il ruolo di capoluogo».

Divampa ancora la polemica sul capoluogo tra le province soppresse, sarà Livorno a prevalere o no? «La legge approvata prevede che il riordino tra le province accorpate il capoluogo venga stabilito con un accordo tra i comuni già capoluoghi delle province soppresse. In caso di mancato accordo, che è l’eventualità assolutamente più probabile, il capoluogo è il comune che è a maggiore popolazione residente, in questo caso Livorno. Devo aggiungere che, proprio per gli effetti che la presenza degli

È iniziato l’anno scolastico, l’Amministrazione Provinciale svolge una importante funzione sulla manutenzione e sulla sicurezza delle Scuole Superiori, ci sono stati problemi per l’apertura? «Noi abbiamo un patrimonio edilizio molto vecchio e quindi i problemi di manutenzione sono ineludibili. La situazione di maggiore sofferenza è all’Istituto Foresi di Portoferraio, comunque complessivamente abbiamo potuto dare inizio all’anno scolastico senza particolari

criticità. È vanto di questa Amministrazione aver acconsentito, negli ultimi anni, un ampliamento dell’offerta scolastica auspicando scuole di ogni tipo di ordinamento, per ultimo il Liceo Coreutico, ovvero di musica e danza, per il quale abbiamo riattrezzato la palestra Edison. Spiace che le ridottissime risorse a disposizione degli Enti locali non consentano di fare di più e meglio». E per finire: Cosa c’è nel futuro del presidente Kutufà? «Concludere nel miglior modo possibile questo mandato, tutelando gli interessi del territorio livornese, dopo si vedrà. Per il futuro penso di tornare da dove sono partito: nella mia parrocchia!» Gianni Giovangiacomo

INAUGURATA LA CASA DEL CLERO

Aperta la casa del vescovo Alberto onore di tagliare il nastro dell’inaugurazione della casa del clero «Monsignor Alberto Ablondi» è stato lasciato alle suore di S. Giuseppe, insieme alle Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto, le due congregazioni di religiose che per tanti anni hanno assistito il vescovo Alberto proprio in quella casa. Alla presenza di tanti sacerdoti, che al termine dell’assemblea del clero lo scorso 20 settembre si sono trattenuti per questo evento, è stata così inaugurata la nuova abitazione per i preti della Diocesi. Un luogo che è tornato ad essere accogliente così come lo fu durante la vita di monsignor Ablondi che in quella casa ricevette e ospitò tanti conoscenti e amici.

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in particolare, salta ai miei occhi: la posizione delle braccia conserte sul petto assunte dal confratello in basso a destra sul lato recto e dall’Immacolata Concezione sul lato verso. Anche se l’opera proviene dalla Chiesa di Santa Caterina, circolano diverse storie sulla sua vera origine e sulla sua vera destinazione. La chiesa della Madonna, amministrata dai Frati francescani minori, potrebbe essere stata la destinataria dell’opera, anche perché costituiva un punto di riferimento per le comunità straniere cattoliche presenti a Livorno, tra cui i Corsi. Un particolare dell’opera rimanda, infatti, all’origine corsa: le due piccole teste di moro ripetute specularmente nella cornice del lato recto. L’apparizione della Madonna a San Pietro e a San Giovanni Evangelista, raffigurata sul retro rafforza questa idea, perché i Corsi erano particolarmente devoti alla Vergine Maria e a San Giovanni. Merita ricordare la spiegazione teologica che viene data alla scelta di rappresentare gli apostoli Pietro e Giovanni come simboli l’uno della Chiesa attiva e l’altro della Chiesa contemplativa. Anche i movimenti dei loro corpi e la simbologia degli oggetti con cui vengono raffigurati esprime lo stesso concetto. Resta da decifrare in tutto il simbolo a forma di piramide a bande rosse e gialle sormontata da un globo crociato presente sul lato basso della cornice affianco ai lati dalle lettere S e B.


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TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

30 settembre 2012

Agenda del VESCOVO

VENERDÌ 28 SETTEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi alla chiesa del Sacro Cuore (Salesiani) 21.00 incontro con i genitori dei ragazzi del catechismo della parrocchia di Lari, a Lari SABATO 29 SETTEMBRE 10.00 S. Messa per la festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia, alla chiesa della Purificazione 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di San Michele al Gabbro DOMENICA 30 SETTEMBRE 9.00 lodi al convegno AGESCI a Castello Pasquini 11.30 S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco, padre Mario Giovacchini, alla parrocchia della SS.ma Trinità Lunedì 1 e Martedì 2 Ottobre il Vescovo partecipa all’Assemblea CET a Lecceto MARTEDÌ 2 OTTOBRE 21.00 incontro con i catechisti della diocesi di Prato, a Prato MERCOLEDÌ 3 OTTOBRE 9.30 ritiro del clero a Montenero GIOVEDÌ 4 OTTOBRE Nella mattina, udienze clero in vescovado 17.30 in Provincia, incontro del Serra Club (vedi Brevi) VENERDÌ 5 OTTOBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado SABATO 6 OTTOBRE 9.00 saluto al convegno SAIS alla Circoscrizione 1 18.00 S. Messa in occasione del 50° della fondazione della parrocchia di San Giovanni Bosco a Coteto DOMENICA 7 OTTOBRE 15.30 alla chiesa di S. Andrea Apostolo, convegno missionario (vedi locandina pag.8)

Libri da LEGGERE

di Mo.C.

Benedetto XVI – La gioia della fede - Ed. San Paolo, pp.187, euro 9,90 Attingendo al ricco patrimonio di omelie, catechesi e discorsi di Benedetto XVI, questo libro ripercorre i contenuti fondamentali del Credo, “magna charta” della dottrina e della vita cristiana. Nella prospettiva dell’Anno della Fede, il Papa ci guida a ravvivare e approfondire le verità cristiane, offrendoci un’occasione propizia per iniziare quel cammino di conoscenza, conversione e preghiera al quale la Chiesa ci chiama in questo anno di grazia. Benedetto XVI espone in modo molto chiaro e comprensibile le verità di fede accompagnate da un sentimento di gioa, che viene dall’aver incontrato il Signore. Ricollegandosi idealmente a quella che era una prassi diffusa nei primi secoli, la consegna del Credo ai catecumeni prima di ricevere il Battesimo, possiamo considerare questo testo come una consegna del Credo a ciascuno di noi, per essere pronti ad attraversare la “porta della fede” e a tornare a provare la gioia dell’incontro con Cristo nella comunione della Chiesa.

Diocesi informa U.S.MI. Incontri per le religiose Programma 2012-2013 DOMENICA 14 OTTOBRE 2012 ORE 16.00 Don Piergiorgio Paolini terrà l’incontro per introdurre il Vangelo di Luca presso l’Istituto S. Maria Maddalena DOMENICA 16 DICEMBRE 2012 ORE 16.00 Il Vescovo, Mons. Simone Giusti, terrà il ritiro di Avvento su “La fede nella santa famiglia” presso l’Istituto Maria Ausiliatrice DOMENICA 13 GENNAIO 2013 ORE 16.00 La Dott.ssa Rosanna Virgili di Roma terrà una relazione su “ Le parabole in Luca, aspetti generali e analisi di una in particolare” SABATO 2 FEBBRAIO 2012 Da concordare con l’Ufficio liturgico della Diocesi DOMENICA 17 MARZO 2013 ORE 16.00 Il Vescovo, Mons. Simone Giusti, terrà il ritiro di Quaresima su “La fede nel mistero pasquale” presso l’Istituto Immacolata DOMENICA 14 APRILE 2013 ORE 16.00 Don Roberto Filippini terrà un incontro su “Dal vangelo di Luca l’incontro con Zaccheo” presso l’Istituto S. Cuore DOMENICA 5 MAGGIO 2013 ORE 16.00 Don Raffaele Schiavone terrà l’incontro su Dal Vangelo di Luca “Aspetti generali dei miracoli e analisi di un miracolo in particolare” presso l’Istituto S. Maria Maddalena DOMENICA 9 GIUGNO 2013 ORE 16.00 Il Vescovo Mons. Simone Giusti concluderà l’anno pastorale con la S. Messa e la festa degli anniversari presso l’Istituto S. Giuseppe di Antignano

Amichiamoci 2012 SABATO 29 SETTEMBRE: FESTA FINALE in Piazza XX Settembre inizio festa ore 21 con giochi e premiazioni DOMENICA 30 SETTEMBRE: S.MESSA DI CHIUSURA ore 11 presso la chiesa di S. Matteo *Il programma potrebbe subire variazioni in caso di maltempo PER INFO E AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE SEGUICI SU: www.amichiamoci.it info@amichiamoci.it Facebook: Signor Amichiamoci

CATECHESI PER GIOVANI E ADULTI PARROCCHIA DI S. AGOSTINO Ogni martedì e venerdì (a partire dal 25 settembre 2012) nei locali della parrocchia alle ore 21.00 Per info: 331/2526052

BREVI DALLA DIOCESI

Conferenza GIOVEDÌ 4 OTTOBRE ALLE 17.30 Presso la sala consiliare della Provincia di Livorno, il colonnello Benedetto Lipari, comandante provinciale della Guardia di Finanza, terrà una conferenza pubblica organizzata dal Serra Club dal titolo: “Pagare le tasse, è un dovere anche etico?” Introdurrà l’incontro mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno

La giornata mondiale dell’insegnante VENERDÌ 5 OTTOBRE ALLE 17.00 Alla chiesa di S. Ferdinando, nell’ambito dell’ iniziativa CENTO PIAZZE, per festeggiare la "Giornata mondiale dell’insegnante".l’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici-sezione di Livorno) organizza venerdi 5 Ottobre, alle ore 17.00 presso la Chiesa di S. Ferdinando (Pzza Luogo Pio) un “Reading – stop and go”:Letture di passi scelti sull’educazione e musica. L’ iniziativa organizzata da Aimc sezione di Livorno, Cooperatori Paolini, Insegnanti di Religione, Family Lab Italia sarà accompagnata dall’ Ensable Bacchelli orchestra di giovani musicisti e dalla cantante Rosalia G.Gonzales. La partecipazione è aperta a tutti gli interessati, in particolare ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, ai componenti delle associazioni professionali e dei movimenti che si occupano dell’educativo.


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Solo credendo, la fede si rafforza Riprendiamo la lettura della lettera di Papa Benedetto XVI per l’anno della fede. Nel prossimo numero, la terza ed ultima parte 7. “Caritas Christi urget nos” (2Cor 5,14): è l’amore di Cristo che colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare. Egli, oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra (cfr Mt 28,19). Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. Nella quotidiana riscoperta del suo amore attinge forza e vigore l’impegno missionario dei credenti che non può mai venire meno. La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli. I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo” [12]. Il santo Vescovo di Ippona aveva buone ragioni per esprimersi in questo modo. Come sappiamo, la sua vita fu una ricerca continua della bellezza della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio [13]. I suoi numerosi scritti, nei quali vengono spiegate l’importanza del credere e la verità della fede, permangono fino ai nostri giorni come un patrimonio di ricchezza ineguagliabile e consentono ancora a tante persone in ricerca di Dio di trovare il giusto percorso per accedere alla “porta della fede”. Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio. 8. In questa felice ricorrenza, intendo invitare i Confratelli Vescovi di tutto l’orbe perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede. Vorremmo celebrare questo Anno in maniera degna e feconda. Dovrà intensificarsi la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al

Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vivendo. Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo. 9. Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia” [14]. Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata [15], e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno. Non a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il Credo. Questo serviva loro come preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il Battesimo. Con parole dense di significato, lo ricorda sant’Agostino quando, in un’Omelia sulla redditio symboli, la consegna del Credo, dice: “Il simbolo del santo mistero che avete ricevuto tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile che è Cristo Signore … Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella mente e nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante

V

i pasti: e anche quando dormite con il corpo, dovete vegliare in esso con il cuore” [16]. 10. Vorrei, a questo punto, delineare un percorso che aiuti a comprendere in modo più profondo non solo i contenuti della fede, ma insieme a questi anche l’atto con cui decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà. Esiste, infatti, un’unità profonda tra l’atto con cui si crede e i contenuti a cui diamo il nostro assenso. L’apostolo Paolo permette di entrare all’interno di questa realtà quando scrive: “Con il cuore … si crede … e con la bocca si fa la professione di fede” (Rm 10,10). Il cuore indica che il primo atto con cui si viene alla fede è dono di Dio e azione della grazia che agisce e trasforma la persona fin nel suo intimo. L’esempio di Lidia è quanto mai eloquente in proposito. Racconta san Luca che Paolo, mentre si trovava a Filippi, andò di sabato per annunciare il Vangelo ad alcune donne; tra esse vi era Lidia e il “Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo” (At 16,14). Il senso racchiuso nell’espressione è importante. San Luca insegna che la conoscenza dei contenuti da credere non è sufficiente se poi il cuore, autentico sacrario della persona, non è aperto dalla grazia che consente di avere occhi per guardare in profondità e comprendere che quanto è stato annunciato è la Parola di Dio. Professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblici. Il cristiano non può mai pensare che credere sia un fatto privato. La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo “stare con Lui” introduce alla comprensione delle ragioni per cui si crede. La fede, proprio perché è atto della libertà, esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede. La Chiesa nel giorno di Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. È il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa.

La stessa professione della fede è un atto personale ed insieme comunitario. E’ la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede. Nella fede della Comunità cristiana ognuno riceve il Battesimo, segno efficace dell’ingresso nel popolo dei credenti per ottenere la salvezza. Come attesta il Catechismo della Chiesa Cattolica: “«Io credo»; è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto al momento del Battesimo. «Noi crediamo» è la fede della Chiesa confessata dai Vescovi riuniti in Concilio, o più generalmente, dall’assemblea liturgica dei fedeli. «Io credo»: è anche la Chiesa nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire «Io credo», «Noi crediamo»” [17]. Come si può osservare, la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l’intelligenza e la volontà a quanto viene proposto dalla Chiesa. La conoscenza della fede introduce alla totalità del mistero salvifico rivelato da Dio. L’assenso che viene prestato implica quindi che, quando si crede, si accetta liberamente tutto il mistero della fede, perché garante della sua verità è Dio stesso che si rivela e permette di conoscere il suo mistero di amore [18]. D’altra parte, non possiamo dimenticare che nel nostro contesto culturale tante persone, pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della verità definitiva sulla loro esistenza e sul mondo. Questa ricerca è un autentico “preambolo” alla fede, perché muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio. La stessa ragione dell’uomo, infatti, porta insita l’esigenza di “ciò che vale e permane sempre” [19]. Tale esigenza costituisce un invito permanente, inscritto indelebilmente nel cuore umano, a mettersi in cammino per trovare Colui che non cercheremmo se non ci fosse già venuto incontro [20]. Proprio a questo incontro la fede ci invita e ci apre in pienezza

CATECHESI

LA LETTERA DEL PAPA/2..

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IL RITIRO INTERDIOCESANO DEI CATECHISTI

Il cardinal Burke a Montenero

CRISTIANA JONES… ALLA RICERCA DEL CATECHISTA PERDUTO otto il segno della ricerca del proprio identikit Ssi sono ecclesiale, i catechisti delle due diocesi sorelle trovati insieme, con don Fabio Menicagli

Torna a vivere il rito liturgico romano antico

e Anna Giorgi, direttori dei rispettivi Uffici Catechistici, per costruire l’identità dell’educatore nella Chiesa, in un cammino di Iniziazione Cristiana.Trovare questa identità è una necessità stringente; tra le gravi carenze della nostra catechesi parrocchiale non persiste infatti solo l’arcaica concezione dell’«ora di catechismo» come lezione di «dottrina cristiana», ma anche l’opposto errore secondo cui «tutto fa brodo», nel senso cioè che basti fare esperienza per acquisire una mentalità di fede. Esperienza di che, se gli «educatori» - catechisti non hanno idea chiara né dei contenuti di cui fare esperienza, né del modo in cui accompagnare i bambini e le famiglie in essa? Approssimazione ed improvvisazione = impreparazione sono nemiche dell’educazione, se «e-ducere», come vuole l’etimologia del termine, significa «condurre fuori da», per cui bisogna ben conoscere chi si accompagna, che

La nostra STORIA

cosa ha dentro, a Chi si accompagna. Occorre quindi conoscere i contenuti del messaggio di fede (Cristo, nella Parola, nella Liturgia, nella Carità) ma anche il soggetto dell’educazione ed i metodi più opportuni caso per caso (le scienze umane). Ma a monte di tutto questo sta una Parola che chiama a svolgere il ministero educativo e che non è una volontà di autovalorizzazione (che parla quando ci chiamiamo da soli per sentirci «qualcuno») ma è CristoParola che si rivolge a noi attraverso il discernimento del parroco nella comunità parrocchiale. L’ICR non è infatti atto di insegnamento di singoli ma funzione educativa che la parrocchia, comunità educante, svolge sulla base di un proprio specifico progetto mediante il gruppo dei catechisti. Che il catechista debba avere un cuore grande per comprendere il mondo, orecchie grandi per ascoltare la Parola, mani grandi per operare di conseguenza, è stato ben rappresentato dai cartelloni di gruppo, spiritosi ma anche profondi. E se Cristiana Jones ha umoristicamente dato lo

spunto per la ricerca (fra i suoi indumenti, forse per un lapsus involontario, mancavano però il famoso cappello e la frusta), è stato l’apostolo – evangelista Matteo, la cui festa si celebrava proprio nel giorno di inizio del campo catechistico, a rappresentarne il filo conduttore e la figura di riferimento, attraverso l’omelia con cui Mons. Giusti ha inaugurato la nostra riflessione, e la lectio divina tenuta da Anna Giorgi alle Lodi; tanto più che nella S. Messa di sabato (XXIV settimana T.O.) la lettura evangelica ci ha riproposto la parabola lucana del seminatore. Molto bene espressa è stata tale liturgia dal segno, deposto ai piedi dell’altare, di vari tipi di terreno di cui uno mirabilmente fiorito grazie alla Parola. Un sentito grazie a don Fabio per la sua travolgente capacità di animazione, a Mons. Giusti per la sua presenza e a Mons. Ciattini vescovo di Massa e Piombino per il ricordo con cui ci ha accompagnato nel cammino pur non potendo partecipare a causa dei suoi impegni. Anna Giorgi

Un gioiello tecnologico costruito più di cent’anni fa ed in uso per tutto l’anno

La Funicolare di Montenero l Coordinamento Regionale Toscano BeIlegrinaggio nedetto XVI ha organizzato il quinto PelRegionale Toscano al santuario di Montenero, per merito delle nove associazioni laicali che si impegnano alla salvaguardia e diffusione del rito liturgico romano antico, in sintonia con la spiritualità dell’Istituto di Cristo Re, che celebra la liturgia in conformità al messale romano del 1962, secondo quanto stabilito dal Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Infatti dal 2008 questa federazione toscana promuove la collaborazione tra i vari gruppi di fedeli intenzionati ad avviare nelle zone di propria competenza, la stabile celebrazione dell’antico rito liturgico legato alla tradizione cattolica . L’edizione 2012 entrerà nella storia per la partecipazione di un’alta carica dello Stato Pontificio, ovvero sua Eminenza il cardinale Raymond Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica del Vaticano, invitato a celebrare in rito antico latino la liturgia: non accadeva da oltre 40 anni nella diocesi livornese. Lo scorso 22 settembre, molti pellegrini hanno salutato l’arrivo del cardinale proprio davanti al santuario, dopo aver salito il colle in solenne processione partendo da Piazza delle Carrozze; il gruppo composto da laici e giovani sacerdoti ed aspiranti dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, della sede di Gricigliano (FI) e quella di Montenero, si è unito al Priore Generale Monsignor Gilles Wach che ha accompagnato il Cardinale Burke per celebrare un evento che da 5 anni riunisce i gruppi toscani ma anche persone provenienti da altre regioni. La celebrazione liturgica curata dei giovani della sede di Gricigliano, con l’aiuto dei colleghi di Livorno, ha visto la partecipazione della corale Domenico Savio che ha arricchito con il proprio repertorio una funzione religiosa molto partecipata anche da molte persone che sono riuscite ad entrare nel santuario incuriosite dall’evento di cui avevano solo sentito parlare ma non conoscevano. A fare gli onori di casa il parroco di Montenero, don Luca Giustarini che ha salutato il cardinale Burke e monsignor Wach, ripercorrendo brevemente la storia ed il miracolo della Madonna delle Grazie di Montenero ed all’importanza del luogo dove molti si affidano alla Patrona della Toscana. Don Luca, prima della liturgia, ha letto la lettera di benvenuto, inviata dall’Abate Generale della Congregazione Benedettina che non ha potuto partecipare perché impegnato a Roma. Dopo la Messa anche il vescovo Giusti si è unito alla comunità che si è trattenuta per il pranzo comunitario. Il Priore monsignor Wach, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla crisi delle vocazioni, ha sottolineato l’importanza di una risposta seria alla chiamata di Dio: molti giovani sacerdoti hanno percorso le strade di Montenero in mezzo alla gente, testimoniando seriamente l’impegno che hanno intrapreso per la causa di Dio: quest’anno l’Istituto di Cristo Re ha 20 seminaristi in più. A Livorno i giovani dell’Istituto vivono nell’ex seminario in via Numa Campi proprio a pochi minuti dal Santuario, mentre svolgono il loro impegno pastorale alla chiesa di S.M. Assunta in Torretta e in altre parrocchie del centro. Simone Marcis

olti livornesi, soprattutto i M più giovani, non sono a conoscenza dell’esistenza della funicolare di Montenero; alcuni ne hanno sentito parlare ma non sanno dove sia; altri invece pensano che sia in disuso, e che le carrozze siano “materiale da museo”. E non c’è assolutamente da biasimarli essendo piuttosto rare le indicazioni - in termini di cartellonistica e di pubblicità di questo servizio, così come è difficile trovarne segnalazione sulle guide turistiche. Eppure la funicolare, gestita fino al 1987 da A.C.I.T., l’Azienda Consorziale lnterprovinciale Trasporti di Pisa e Livorno, poi da ATL, permette giornalmente ad anziani, bambini e pellegrini di poter raggiungere la parte alta di Montenero, la zona del Santuario, o tornare in piazza delle Carrozze, a valle, viaggiando in tutta sicurezza. Lo scorso anno, seppur con un lieve calo, è stata utilizzata da più di centosessantamila utenti, soprattutto nei mesi mariani. «L’impianto di Montenero spiega Marco Paci, capo del servizio e della manutenzione è dotato di due vetture con monofune traente, con la stazione motrice situata a monte. La trazione è data dallo scambio di energia tra un motore elettrico, un riduttore di giri con ingranaggio elicoidale e un sistema di pulegge, a cui sono abbinati due sistemi frenanti d’emergenza. Essendo un impianto ben equilibrato, può in alcuni casi diventare generatore di corrente grazie al sistema di frenata di cui è dotato. Tutto il funzionamento della funicolare è tenuto sotto controllo da computer e telecamere, che trasmettono dati alla stanza di comando. Ogni vettura può trasportare una cinquantina di persone, e più di cinquecento ogni ora per ogni senso di marcia, arrivando ad una velocità di quasi quindici chilometri orari.» Il tracciato si estende per 644 metri con una pendenza superiore al 17%, ed è immutato rispetto al progetto originale. Particolarità di questo percorso è la presenza di curve, che hanno obbligato gli ingegneri del tempo a concepire un progetto particolare per la perfetta

tenuta e scambio delle vetture sulle rotaie. Nelle stazioni sono ancora conservate alcune parti degli infissi originari, ormai cimeli storici insostituibili: l’attivazione della funicolare fu inoltre l’occasione per l’installazione dell’intero impianto elettrico della zona, in modo che tutta Montenero potesse usufruire, per la prima volta, di corrente elettrica. Dal 1989 il servizio è stato completamente automatizzato e, dal 2000, dotato di un impianto fotovoltaico. Prossimamente si pensa di poterla dotare di biglietto con banda magnetica, come nelle metropolitane, e di automatizzare le partenze, come già avviene a Certaldo. «Inizialmente continua Paci la funicolare impegnava in tutto circa diciotto persone tra tecnici manutentori e “vetturini”, ossia il personale di bordo addetto alla sicurezza: oggi, a seguito del progresso tecnologico, siamo rimasti in quattro. Sull’impianto si effettuano controlli specifici per la sicurezza sia per quanto concerne la parte meccanica che quella elettrotecnica: dopo ogni corsa vengono controllate le funi, giornalmente le vetture e il funzionamento dell’impianto. A questi controlli se ne aggiungono altri

specifici con cadenza settimanale, mensile, semestrale e annuale: in quest’ultimo caso ci serviamo di esperti esterni quali i tecnici dell’USTIF, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi della Motorizzazione di Firenze che, con l’occasione, controllano anche l’ascensore per i disabili.» Esiste anche, a metà percorso, una terza stazione intermedia, che sarebbe utilissima per i bambini delle scuole vicine e per coloro che abitano nei pressi di quell’uscita: purtroppo, per una questione burocratica, da questa stazione non è possibile l’accesso diretto a via di Montenero, la strada principale che per un tratto corre quasi parallelamente al percorso della funicolare. Chiedendo ad alcuni utilizzatori abituali del servizio, soprattutto anziani, si denota il loro “attaccamento” alla

funivia quale mezzo di trasporto «indispensabile» per gli spostamenti quotidiani, ma anche il rammarico per il mancato funzionamento della terza stazione e per le limitazioni d’orario in estate: pur essendo attiva dalle sette del mattino fino alle otto di sera, molti ci dicono che avrebbero piacere se «nella bella stagione, la funivia chiudesse almeno alle 21, per permettere le uscite serali.» Per valorizzare l’intero impianto spesso vengono organizzate rappresentazioni quali la rievocazione del viaggio su Transiberiana “Vladivostok - Mosca”, con pannelli posti lungo il tragitto, e mostre di quadri, di fotografie e di presepi nelle stazioni, come nel caso di “Arte in Carrozza”. Tali eventi sono per la maggior parte gestiti dall’associazione “La Funicolare” in collaborazione con i tecnici dell’impianto e i monaci vallombrosani. «È veramente un peccato - spiega Francesco Lamacchia, presidente dell’associazione che non sia valorizzata a dovere una struttura storica come questa. Ogni anno ci adoperiamo per risaltarne l’importanza: oltre a feste e manifestazioni organizziamo gite di studenti alla riscoperta della funicolare, ma anche del “villaggio” di Montenero e del monastero vallombrosano. Negli ultimi anni siamo riusciti a coinvolgere anche i ragazzi delle scuole di istituti tecnici e professionali quali l’ “ITI” e l’ “Orlando” per stage formativi sul funzionamento elettrotecnico dell’intero impianto. Anche per il nuovo anno abbiamo in programma le consuete mostre natalizie “Presepi in Mostra” e “Natività nell’Arte”, con esposizione di alcuni presepi anche nelle stazioni della funivia e, nei mesi successivi, la nuova edizione di “Arte in Carrozza”.» Sul sito www.atl.livorno.it/funicolare e su www.monteneroweb.it è possibile avere informazioni dettagliate sull’impianto e sulle manifestazioni, ed effettuare anche un “tour virtuale” a bordo della funicolare! Fabio Figara


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Alla parrocchia di S.M. del Soccorso

SALUTANDO Suor Gabriella Gigliucci

Ricordando San Francesco

L’AMORE è l’unica arma vincente I ricordi di quasi trent’anni di servizio nella Diocesi di Livorno e l’inizio della sua nuova avventura aVelletri uor Gabriella Gigliucci, delle Maestre Pie Venerini,per moltissimi anni impegnata in Diocesi, ha da poco lasciato Livorno, richiamata dalla Congregazione ad offrire il suo servizio a Velletri. L’abbiamo raggiunta per saperne di più su questo suo nuovo impegno e sulle sue emozioni legate al trasferimento.

S

Raccontaci dove sei adesso e quale sono i tuoi incarichi? «Adesso dopo tanti anni trascorsi a Livorno sono a Velletri, la Comunità che mi accolse tantissimi anni fa per il Probandato. Sono tornata volentieri, anche se non posso negare che mi è profondamente dispiaciuto lasciare Livorno, dove ho incontrato persone disponibili e magnifiche, persone a cui sarò sempre profondamente grata. Ho incontrato gioie e ho condiviso dolori che mi hanno arricchito ed aiutato a lasciare la mia città con più slancio e sollecitudine. Cosa faccio a Velletri? Ho l’incarico di animare la Comunità e di aiutare nella Scuola, inoltre sto prendendo i primi approcci per un impegno in Parrocchia». È stato un trasferimento inaspettato? Come lo hai vissuto? «Non è stato un trasferimento inaspettato, già l’anno passato mi era stato annunciato che sarei rimasta per un anno per le consegne scolastiche e comunitarie ad un’altra consorella e così è stato. L’ho vissuto in spirito di obbedienza, animata dalla speranza di poter essere utile, con l’aiuto di Dio, nel servizio presso un’altra Comunità». Quanti anni sei stata a Livorno? Pensavi di restarci ancora? Raccontaci qualche flash della tua lunga presenza qui. «Sono stata a Livorno per 27 anni con diverse esperienze: all’inizio sono stata nella Comunità di Salviano, mentre insegnavo alle Magistrali. La mia presenza in quell’Istituto si è protratta per 20 anni ricchi di incontri, di lavoro, di belle

esperienze fatte con gli alunni e con i colleghi, Ho prestato inoltre il mio aiuto nella Parrocchia di S. Martino e subito dopo nella erigenda chiesa della Leccia, luogo di comunione e testimonianza profonda. Con la malattia di mia madre i Superiori mi chiesero di andare a seguirla e cominciai i primi passi fugaci anella Parrocchia di S. Matteo. Tornavo a casa in ogni senso, anche se mi chiedevo cosa il Signore mi chiedesse. La mia partenza da casa per entrare nella Congregazione era stata, a suo tempo, dura e combattuta. I miei genitori infatti mi avevano fortemente secondo te i livornesi? ostacolata ed il fatto di essere figlia unica non aveva «Nel cuore mi è rimasto tutto, facilitato da parte loro ma c’è ancora posto: l’amore e l’accettazione della mia scelta. il bene dilatano, non Alla morte dei miei sono restringono la capacità di voler andata alla Scuola “Beata bene, di relazionarsi e di Rosa” di via Lopez ed ho condividere..Porto con me la iniziato il mio lavoro in Scuola, i ragazzi, i bambini di Diocesi: Ufficio Catechistico e Salviano, le loro famiglie, gli Usmi (Unione delle amici, le persone provate dal Superiore), dolore e dalla impegni belli che «Nel cuore mi è morte, i giovani, i mi hanno fatto catechisti, i luoghi rimasto tutto, conoscere la dove ho lavorato.. la Diocesi, gli esperti ma c’è ancora Chiesa di Livorno, che venivano insomma! Lì è la posto: l’amore chiamati per la mia casa, la mia formazione, tutti i e il bene dilatano, crescita, il mio catechisti, e tutte di non restringono senso le religiose della missionarietà. Diocesi. A tutti va la capacità Anche se talvolta ci il mio grazie sono stati momenti di voler bene, sincero e la mia meno facili, anche di relazionarsi preghiera di quelli sono grata e di condividere» e perché mi hanno fraterna». fatto riflettere e mi Quali sono le cose che ti sono hanno arricchita ed anche per rimaste nel cuore e quali questi va a tutti il mio grazie. invece quelle che vorresti Come sono i livornesi? Non dimenticare? Come sono posso dirne che

Triduo in onore di San Francesco D’Assisi 1-4 Ottobre 2012 Ogni giorno durante le sante Messe, riflessione sulla vita di San Francesco Giovedì 4 Ottobre: San Francesco e la Preghiera Venerdì 5 Ottobre: San Francesco e l’Umiltà Sabato 6 Ottobre: San Francesco e la Chiesa Mercoledì 3 Ottobre, Vigilia della Festa del Santo, alle ore 21.00 Solenne Liturgia del Transito di San Francesco Esposizione del SS. Sacramento, canto dei salmi e lettura della morte del Santo, benedizione Eucaristica. Al termine, benedizione e distribuzione dei Mostaccioli di San Francesco.

bene,altrimenti direi male anche di me!! Sono un po’ birbanti, un po’ poco religiosi, ma il cuore è grande… è come il libeccio. Si lasciano sbatacchiare dalle intemperie, dalle mode, ma poi sono benevoli; sono “mangiapreti” più per definizione che nella realtà. Io ho avuto manifestazioni di stima e di affetto da tante persone apparentemente lontane dalla Chiesa ma pronte invece a porgere aiuto e solidarietà in molte circostanze». Cosa hai lasciato a Livorno e cosa ti sei portata dietro? «Cosa ho lasciato? Non so rispondere, credo di non aver lasciato, perché in realtà sono ancora lì, come sono ancora a Follonica, a Viterbo; ci sono perché continuano le relazioni, che non si lasciano dividere dalla lontananza. Partire è un po’ morire, dice il proverbio, ma solo un po’, perché allontanarsi non vuol dire cessare di volersi bene, quindi non ho lasciato il bene ricevuto e dato, ma lo porto con me e ne godo profondamente». Chi sono le sorelle che arrivano a Livorno? Le conosci? Cosa consiglieresti loro? «Non so ancora chi andrà a Livorno: ci sono ancora sistemazioni in corso, ma credo che tutto sarà per il bene di tutti. Non ho molti consigli per loro se non quello di darsi con entusiasmo e di andare incontro a tutti con amore, perché l’amore è l’unica arma veramente vincente». c.d.

Giovedì 4 Ottobre Festa di San Francesco Patrono d’Italia Inaugurazione dell’anno catechistico SS. Messe ore 9.00-18.00 Alle 17.15 Santo Rosario; Vespro Solenne Celebrazione della Santa Messa Solenne e benedizione degli animali, al termine bacio della reliquia del Santo Cena in fraternità Al termine della Messa, cena in condivisione in oratorio,un piatto di pasta calda sarà servito a tutti!

UNA NOTA IN REDAZIONE

Famiglia Cristiana sul Meeting di CL A proposito della pagina che abbiamo dedicato nel numero del 9 settembre al Meeting di Rimini promosso dal movimento di Comunione e Liberazione, la redazione di Famiglia Cristiana ci ha fatto pervenire un nota in cui ci chiede di precisare che, contrariamente a quanto scritto in uno degli articoli, il settimanale aveva un suo inviato al Meeting, il giornalista Stefano Stimamiglio. La stessa nota aggiunge che «quanto poi a ciò che è scritto nella “Precisazione”, ossia che gli applausi sono «doverosi» per chi accetta l’invito ad essere presente al Meeting, credo che confermi il nostro “sospetto” che, come scrivevamo, “a Rimini si applauda non per ciò che viene detto” ma perché «chi rappresenta il potere è lì». La redazione di Famiglia Cristiana ci ricorda anche che in un recente editoriale Beppe del Colle «ha difeso con coraggio Comunione e Liberazione quando il movimento, ai suoi esordi, era perseguitato. Eravamo a metà degli anni Settanta, e gli attentati alle sedi di CL erano quasi quotidiani. Oggi le cose sono molto cambiate. Un movimento religioso a nostro giudizioscrive del Colle - sbaglia se fa della politica una esperienza diretta, profittevole anche economicamente, con inevitabili conseguenze». Ringraziamo la redazione di Famiglia Cristiana per l’attenzione che ci dedica e per averci aiutato a definire correttamente la sua posizione anche sulle nostre pagine.


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