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Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
5 dicembre 2010
Domande di vita Da tempo l’uomo ha bruciato la bisaccia e il bastone del viandante con la sua commovente attitudine alla domanda. La dimora dell’uomo non è più l’orizzonte, ma il nascondiglio dove non incontra nessuno e dove perciò, comincia a dubitare della sua stessa esistenza (A.TARKOVSKIY) oi cresciamo attraverso le domande. Interrogando, come fa il bambino mosso dalla curiosità di scoprire il mondo che si apre dinanzi a sé; e, soprattutto, lasciandosi interrogare dagli altri, da ciò che accade dentro e intorno a noi. Anche la fede cristiana ci muove nella stessa direzione, consegnandoci l’identità di viandanti e pellegrini, in cammino perché afferrati dalla Verità che ci viene incontro suscitando continuamente nel nostro cuore le domande che alimentano la nostra ricerca, spesso faticosa e segnata dal dubbio, e per questo autentica. Dovremmo perciò vigilare sul rischio di dare tutto per scontato e già acquisito una volta per sempre, sulla tentazione di sentirci appagati dalle nostre sicurezze, credute certezze granitiche, perché così facendo ci nascondiamo alla Verità che invece apre orizzonti sempre più vasti davanti a noi.
N
Referendum OSPEDALE
Primo PIANO DI
L’importante è partecipare
GIULIA SANTI
tempo di partenze per i volontari di Pang’ono Pang’ono, l’ONLUS rosignanese che da dieci anni si occupa di volontariato a favore di popolazioni povere. Gabriele e Giovanna il 27 novembre hanno lasciato Rosignano per raggiungere la missione Balaka’s Parish in Malawi, dove resteranno venti giorni; Laura, invece, è partita da sola per il Bangladesh per stare là tre mesi. Li incontro nella sede dell’associazione poco prima della partenza, mi parlano un po’ di loro. Gabriele è medico e, da anni, ogni anno chiude l’ambulatorio e parte per l’Africa. «Andare così spesso - mi dice mi aiuta a non trasformare quest’esperienza in una "leggenda". I giorni che sto laggiù mi servono come termine di paragone con il resto del tempo che passo a casa, perché è solo cambiando le cose qui che potranno cambiare anche là». Mi racconta di come sensibilizzi i suoi pazienti su questioni che la nostra società non tratta abitualmente, e di come loro ne rimangano piacevolmente stupiti. «Mangiare meno carnespiega - non solo fa bene al colesterolo, ma avere meno bisogno di allevamenti, per un complesso giro economico, evita la sfruttamento dei terreni dei paesi poveri». Quest’anno in Malawi lo accompagna Giovanna, in missione per la prima volta, che nella vita fa l’infermiera: parte con la voglia di aiutare chi ne ha bisogno secondo le sue possibilità, ma è preparata a quello che la aspetta: «Potrebbe essere una bella esperienza, oppure potrei non sopportare tutta quella sofferenza. In ogni caso ne tornerò arricchita». Laura mi dice di essere timida, ma il suo progetto è coraggioso, come lo sono state le sue scelte: ha lasciato il lavoro e, forte dell’esperienza ormai maturata dall’associazione, ha deciso di lanciare un nuovo progetto in Bangladesh, Aste Aste, che è già riuscito a costruire un asilo provvisorio in paglia dove studiano, mangiano e sono curati già sessanta bambini. «Io non ne ho avuti, ora sono loro i miei figli. Mi sento realizzata». «I progetti di Pang’ono Pang’ono (che in lingua Chichewa significa "Piano piano") non sono occasionali - mi spiega Marco, uno dei fondatori del gruppo vogliamo riuscire a realizzare dei progetti mirati allo sviluppo di comunità nei luoghi più poveri del mondo». In Malawi sono già riusciti a costruire due asili, dove ai bambini è assicurato un pasto al giorno , un bacino idrico per l’irrigazione che è diventato anche un luogo per pescare; hanno portato in Africa un macchinario per costruire strade, dei camion per il trasporto dei container di aiuti umanitari. La nuova sfida, che è già partita, è la costruzione di un centro nutrizionale per bambini
di Eliazar
È
rchiviato il referendum con i risultati ormai A noti, si guarda ormai al dopo, e il nuovo mantra bipartisan che sembra mettere tutti
PIANO PIANO si realizzano grandi cose Sono partiti per le missioni in Malawi i volontari della onlus Pang'ono Pang'ono malnutriti, gestito da personale locale formato professionalmente da volontari. La partenza di Gabriele e Giovanna servirà non solo per dare assistenza sanitaria negli ambulatori improvvisati nelle chiese, ma anche per mantenere contatti con chi i progetti li porta avanti in loco, e rapporti umani con la popolazione locale. «L’aiuto più grande - mi dice ancora Marco - non ci viene dalle istituzioni, ma dalla gente che ci sostiene perché si fida di noi. Noi ci mettiamo la faccia, non abbiamo intermediari. Siamo noi a gestire le donazioni che la famiglie del territorio, anche autotassandosi mensilmente, ci offrono». Chiedo ancora, provocatoriamente: «Perché fare volontariato "là", e non "qui"? Anche nel territorio ci sono situazioni che hanno bisogno dell’aiuto di chi può darlo». Marco mi risponde «Sono già tante le associazioni che si adoperano sul territorio, che hanno le competenze per farlo. Noi facciamo ciò per cui ci sentiamo adatti». Poi continua: «Nel momento in cui ci siamo guardati in faccia, dopo un
Le parole di Marco, uno dei fondatori dell’associazione, e dei volontari Gabriele Giovanni e Laura
percorso di catechesi familiare, noi genitori ci siamo chiesti come potevamo mettere a frutto quello che era l’insegnamento di Gesù. Le circostanze ci hanno portato ad incontrare padre Mario Pacifici, un missionario che opera in Malawi ormai da trent’anni, e abbiamo preso quel bivio». Gabriele aggiunge «La situazione del nostro Paese, che pure è peggiorata, non vede mai, se non raramente, situazioni estreme come quelle che incontriamo in Africa. Inoltre qui ci sono delle istituzioni che garantiscono il rispetto dei diritti dell’uomo. Quando c’è bisogno del volontariato, vuol dire che la società non funziona». Il gruppo Pang’ono Pang’ono per
La lettera del Vescovo «Una storia nuova» la lettera che monsignor Giusti ha scritto ai livornesi e che è pubblicata a pag II e III sarà consegnata dal Vescovo durante le novene di Natale. Altre copie del giornale con la lettera sono disponibili presso la libreria delle suore Paoline in via dell’Indipendenza.
mantenere e coltivare il rapporto di fiducia col territorio organizza periodicamente degli incontri aperti ai sostenitori e a chiunque voglia partecipare, per metterli al corrente dello stato dei progetti intrapresi. Il prossimo incontro è fissato per venerdì 17 dicembre alle 21:15 nel salone parrocchiale della chiesa di Santa Croce a Rosignano Solvay; parteciperanno padre Mario Pacifici e don Cesare Castelli, missionari in Malawi, e Rudy Bernabini, missionario laico in Bangladesh. Durante la serata sarà presentato il libro «...il mais è morto: ora tocca agli uomini...», e i piccoli componenti del gruppo Pang’ono Junior illustreranno il loro progetto di acquistare, montare, collaudare e spedire in Malawi un mulino fotovoltaico per la macinazione dei cereali. Terminata l’intervista, ci scambiamo sorrisi e saluti. Sono felice di averli incontrati, eroi inaspettati dei nostri giorni, che insospettabili coltivano una passione da cui scaturiscono, piano piano, grandi cose.
d’accordo è «partecipazione». Che il sindaco rispetti gli impegni presi sulla partecipazione, tuona quel che resta del malconcio ex comitato per il sì. Impegni che saranno rispettati, risponde sollecito il primo cittadino Cosimi, promettendo partecipazione a gogò non solo per le decisioni riguardanti il nuovo ospedale, ma anche per tutti i futuri progetti dell’amministrazione comunale. Portavoce del nuovo verbo comune ai due ex avversari si è fatta anche la stampa cittadina, con editoriali di vario tenore, ma che sottolineano tutti come l’avventura referendaria abbia fatto emergere una nuova esigenza, manco a dirlo, di «partecipazione». In realtà suona assai curioso che si parli di partecipazione a fronte dell’astensione record che si è registrata domenica scorsa, e certo sembra strano che nessuno abbia avuto finora il coraggio di muovere la più naturale delle obiezioni al nuovo verbo imperante. Già, la partecipazione: ma siamo proprio sicuri che i cittadini, i quali pochi giorni fa hanno disertato in massa le urne, abbiano poi tutta questa gran voglia di partecipare? O magari preferiscono che altri decidano per loro, in modo da poter impiegare il proprio tempo nel più assai gratificante shopping prenatalizio? La domanda, posta così, è certo poco politically correct, e potrebbe invero suonare piuttosto superficiale, perché le ragioni dell’astensione possono essere in realtà assai diverse, e in parte giustificate o giustificabili. Può essere la scelta responsabile di chi ha compreso che la questione era complessa e non se l’è è sentita di dare un giudizio in materia. Altre possibili cause, la frustrazione e lo scoraggiamento dettato dal fatto che si trattava di un referendum consultivo, e quindi con poco o scarso potere decisionale. C’è poi chi non si è recato alle urne dando per scontato che avrebbe vinto l’astensione, cosa in fondo non poi così difficile da immaginare. Oppure, come abbiamo immaginato all’inizio di questa riflessione, i veri responsabili dell’astensione record sono proprio i seducenti luccichii delle vetrate dell’Ipercoop addobbate a festa che, data la stagione, hanno assai efficacemente rimpiazzato il «tutti al mare» che per anni ha sancito nel mese di giugno l’ingloriosa débacle di diversi referendum nazionali. Ad ogni modo, quale che sia, fra quelle ricordate sopra, la ragione che ha portato al trionfo dell’astensione con le percentuali bulgare di domenica scorsa, è evidente che i due contendenti, promotori del referendum da una parte e amministrazione comunale dall’altra, non potranno che dedurne un solo e univoco messaggio da parte dei cittadini: «Carissimi politici, siamo tutti un po’ impreparati, scoraggiati, frustrati e, in verità, piuttosto indifferenti su dove sarà il nuovo ospedale. Fate un po’ voi e, quando avrete deciso, fateci sapere dove dobbiamo andare se ci viene un attacco d’appendicite o un’improvvisa indigestione». Una resa bella e buona insomma, un noncurante e quasi irritato passaggio di palla verso l’altra metà campo che non sarà certo privo di conseguenze: per prima cosa, visti i bei risultati, d’ora in avanti gli eventuali comitati di cittadini, qualora volessero opporsi a qualche atto dell’amministrazione, certo ci penseranno due volte prima di mettersi a raccogliere firme; dall’altro lato poi, i nostri governanti localipresenti e futuri, di qualsiasi partito e colore saranno- prenderanno l’astensione di domenica scorsa come una sorta di delega in bianco non solo per l’ospedale, ma per qualsiasi loro futuro provvedimento. Infatti, di fronte a una simile prova di apatia e pilatesco disinteresse su un tema di primaria importanza per la città, quale la collocazione del nuovo nosocomio, come potranno i politici non pensare che il corpo elettorale sia pronto a digerire qualsiasi provvedimento, purché magari venga proposto sotto le feste e con l’Iper aperta? Ed è così che finiranno archiviate, come un regalo natalizio troppo generosamente concesso e subito ritirato, le tanto sbandierate quanto ingannevoli virtù della «partecipazione». Giampaolo Donati