La Settimana n. 43 del 2 dicembre 2012

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IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

di mons. Alberto Ablondi

legge dominante di ogni vocazione il «gratuito da accogliere». Direi È però che nel prete questa dimensione è accentuata, tanto da dover diventare esemplare. È importante perciò che il prete ed il laico siano consapevoli che nella vita il «gratuito» si presetna in un orizzonte veramente vasto ma non sempre facile. Perché «gratuito» non è affatto sinonimo di facilità. Il Padre che me lo offre, spesso, ha la mano vellutata dei momenti facili, ma anche la mano ruvida dei momenti faticosi. Oggi in questa giornata che ricorda l’istituzione del Ministero Presbiterale, voglio pensare che nel panorama del «gratuito da accogliere» si presenta anzitutto il gratuito della vocazione al presbiterato. (MESSA DEL CRISMA 1987)

2 dicembre 2012

I primi cinque anni del vescovo Simone

Testimone della speranza cristiana Il 2 dicembre del 2007 cominciava l’episcopato di monsignor Giusti DI

NICOLA SANGIACOMO

ono passati cinque anni da quando monsignor Giusti ha fatto il suo ingresso come Pastore della Chiesa livornese: era infatti il 2 dicembre del 2007, prima domenica del tempo di Avvento, quando il nuovo Vescovo si presentò alla diocesi. Erano i giorni in cui i livornesi conoscevano monsignor Simone soprattutto come il prete pisano mandato dal Papa a fare il Vescovo a Livorno, pochi lo conoscevano davvero o avevano provato ad approfondire la sua personalità, almeno sulla base del ricco bagaglio di esperienze ecclesiali già fatte. Ma fin dalla sua prima uscita pubblica livornese monsignor Giusti seppe smentire questo luogo comune a cui fece riferimento

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anche nella sua prima omelia: “Sono felice ma con qualche tremore, e non certamente per essere un pisano a Livorno: conosco troppo bene la vostra ospitalità e la vostra fede per preoccuparmi di questo”. In quel primo discorso da Vescovo di Livorno disse che avrebbe voluto essere, prima di tutto, testimone della speranza cristiana (“quella che vince il dolore e la morte a vantaggio della vita, della vita eterna”) e tracciò le linee di quella che sarebbe stata la sua missione episcopale: “occorrerà promuovere una Chiesa viva in mezzo al popolo, una Chiesa che è casa aperta a tutti, una Chiesa missionaria, una Chiesa segno e strumento visibile ed efficace di liberazione dell’uomo”. In questo senso colpì molto la sua prima

L’EVENTO DI DICEMBRE DEL PROGETTO CULTURALE DIOCESANO

Tra cielo e terra: aperti al Mistero Giovedì 6 Dicembre al Museo di Storia Naturale (via Roma) due momenti per andare oltre i confini terrestri: appuntamento con gli scienziati per capire le nuove scoperte e riflettere sulla vita nell’universo. Il professor Piero Benvenuti, astrofisico, docente all’Università di Padova e l’ingegner Valfredo Zolesi, ricercatore aerospaziale, fondatore della Kayser Italia, incontrano gli studenti degli Istituti superiori al mattino (ore 10.30) e nel pomeriggio (ore 17.30), insieme a monsignor Giusti, aprono il dialogo tra scienza e fede n questo momento in cui le scoperte scientifiche si moltiplicano, occorre avere il coraggio di ripensare i modelli scientifici interpretativi. Oggi il rischio è di avere una scienza che cade nell’accademismo, che si è data delle definizioni di cosa è scientifico e cosa non lo è, ma dinanzi alle novità dirompenti non è capace di rimettere in discussione certe definizioni e vorrebbe comprimere la realtà in esse. Un eccesso di accademismo che arriva anche ad affermazioni

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paradossali quali ad esempio: è reale solo tutto ciò che è riproducibile in laboratorio; ma se pensiamo alla vita, essa è un’opportunità che nella storia si è manifestata solo una volta e non è ancora di fatto riproducibile in laboratorio, questo forse significa che la vita non sia reale e quindi che non sia vera? Ecco quindi il coraggio di “rivedere” certe definizioni ed i modelli interpretativi. La scienza ha bisogno di nuovi schemi che le aprano ad ulteriori orizzonti e quale significativa apertura sarebbe quella

al Mistero? Alla fede? E poi ancora: Ciò che sappiamo non è il Tutto, ma solo ciò che crediamo di sapere? Ed ancora: qual è l’uso che l’uomo fa della conoscenza? Quanto quest’uso incide sui suoi comportamenti per il bene comune? Interrogativi diversi e ampi che saranno sollevati nel corso della giornata di studi promossa dal Progetto Culturale diocesano per il 6 dicembre, nelle sale del Museo di Storia Naturale (per gentile concessione della Provincia).

Nell’occasione saranno presentati anche due libri, editi dalla casa editrice diocesana Pharus editore librario, nella collana Stenone (le copertine qui sopra ndr): TRA IL FIORE E IL COMPUTER di Valfredo Zolesi, che si arricchisce di una storyboard disegnata da Lorenzo Bernardini e di schede didattiche preparate dal professor Filippo Arru e IN SAECULA SAECULORUM di Piero Benvenuti sulle dinamiche spazio temporali.

intervista televisiva, al termine della Messa, in cui affermò che si sarebbe impegnato perché a Livorno fossero concretamente riconosciuti i diritti biblici alla casa e al lavoro. Mi piace sottolineare, proprio in occasione di questo anniversario, come quell’annuncio sorprendente abbia avuto un seguito negli anni successivi. Questo aspetto non esaurisce ovviamente il ministero del vescovo Giusti, ma è indicativo di come abbia voluto affrontare il suo servizio in questi cinque anni. Si era all’inizio (ma pochissimi se ne erano già accorti) di una drammatica crisi economica, la più grave del dopoguerra; una crisi che non è ancora finita e che sta spiegando ancora oggi i suoi effetti più gravi, allargando moltissimo la fascia della popolazione che possiamo considerare povera. Cosa significhi per qualunque persona avere una casa dove abitare e un lavoro con il quale sostenersi è diventato oggi ancora più evidente. In questi primi anni di episcopato monsignor Giusti si è impegnato, tra le altre cose, per rendere concreti questi diritti attraverso segni efficaci realizzati direttamente dalla Chiesa livornese, ma anche con il coinvolgimento dei vari soggetti politici ed istituzionali cittadini nella difesa dei diritti dei più poveri. Proprio un anno fa, in questi giorni, lanciò pubblicamente l’idea di dare vita a una lobby per i poveri di cui si cominciano a vedere oggi le prime realizzazioni concrete. Per tanti livornesi, anche tra coloro che non frequentano abitualmente le chiese, monsignor Giusti non è più quindi il parroco pisano mandato a fare il Vescovo a Livorno, ma è una persona autorevole che si impegna con fede e passione per il bene della comunità cristiana e della città tutta, soprattutto, dei suoi concittadini più poveri.


II

TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

2 dicembre 2012

La parola alle... CARITAS PARROCCHIALI

Incontro promosso dalla comunità di Sant’Egidio

“Città per la vita - Città contro la pena di morte” Venerdì 30 novembre alle 17.30 in via Montedoro

alla seconda metà degli anni D Novanta la battaglia contro la pena capitale è diventata uno dei terreni di impegno globale della Comunità di Sant’Egidio. Sintesi di molte violazioni dei diritti umani, la pena di morte rappresenta sempre, infatti, una forma di tortura mentale dei condannati, contraddice una visione riabilitativa della giustizia, abbassa l’intera società civile al livello di chi uccide, legittima la violenza e una cultura di morte al livello più alto, da parte dello stato, mentre dice di volere difendere la vita umana e colpisce in maniera sproporzionata minoranze politiche, etniche, religiose e sociali, umiliando l’intera società. La Comunità di Sant’Egidio ha iniziato questa battaglia nella vicinanza concreta ai condannati per giungere alla proposta di una moratoria universale e dell’abolizione della pena capitale nel mondo. Nel 1998 ha dato vita all’Appello per una Moratoria Universale raccogliendo da allora oltre cinque milioni di firme in 153 paesi del mondo, consegnate alle Nazioni Unite alla vigilia del voto della storica Risoluzione dell’Assemblea Generale sul rifiuto della pena di morte come mezzo di giustizia (2007). Per sviluppare nuove strategie e visioni comuni Sant’Egidio organizza ogni anno a Roma una Conferenza Internazionale dei Ministri della Giustizia, di giuristi e membri delle Corti Supreme, da paesi che hanno abolito la pena capitale e da paesi mantenitori ed ha lanciato la Giornata Mondiale delle “Città per la vita - Città contro la Pena di morte”, che si tiene ogni 30 novembre, data scelta a ricordo della prima abolizione della pena capitale: quella del Granducato di Toscana, avvenuta il 30 novembre 1786. Circa 80 città hanno partecipato alla prima edizione nel 2002. Oggi sono oltre 1350, tra cui 67 capitali nei cinque continenti. Le città prendono parte a questa Giornata attraverso iniziative di sensibilizzazione dei cittadini e illuminando monumenti o piazzesimbolo. Per unirsi alla giornata mondiale, a livello cittadino la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato un incontro che si terrà venerdì 30 novembre alle ore 17.30 presso i locali di via Montedoro 15, alla presenza di Bud Welch. Bud, in passato convinto sostenitore della pena capitale, è divenuto dopo alla perdita della moglie Julie Marie, una della vittime dell’attentato di Oklahoma City, strenuo oppositore della pena di morte. Oggi Bud Welch fa parte dell’associazione abolizionista Mureder Victims Families for Reconciliation.

Il Centro ascolto di San Benedetto on solo un punto di consegna di pacchi alimentari ed abiti, ma un momento di comunione fraterna, tutti attorno ad un tavolo: è così che Don Tomasz, insieme ai volontari Giuliana Del Fungo, Antonietta Galano, Angela Prosciutti, Marco e Marisa Sitri, Ilio Andolfi e al sacrestano Paolo Bernini, accoglie più di centosettanta persone che, a gruppi, bussano alla porta della Caritas di S. Benedetto. Il parroco approfitta dell’occasione per scambiare due parole e fare l’appello dei presenti, quasi tutti residenti o domiciliati nel territorio parrocchiale, mentre i volontari preparano i pacchi. Ma tutte le persone che si presentano sono solo una parte di coloro che hanno bisogno: altri, soprattutto italiani, a volte tossicodipendenti, preferiscono rivolgersi direttamente al parroco. "Cerchiamo di fare il possibile - dice don Tomasz - molti sono senza casa e senza impiego, altri lavorano ma, pagando un affitto costosissimo, con un solo stipendio non ce la fanno ad arrivare a fine mese; inoltre si presentano situazioni sempre più complesse, che vanno oltre la semplice consegna del pacco alimentare. Proprio per questo stiamo cercando di ricreare un Centro ascolto fisso, che possa essere un punto di riferimento in questo panorama difficile, pur continuando la consegna di cibo e abiti." Consegna che avviene ogni due settimane, il sabato, dalle 16 alle 17. Chi vuole, dopo, può fermarsi per raccontare i propri problemi, al fine di trovare delle soluzioni concrete. "Con questa crisi di lavoro continua don Tomasz - è facile che si presentino presso il mio ufficio tre o quattro persone al giorno, soprattutto stranieri,

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DonTomasz Zurek, parroco della chiesa di Piazza XX Settembre, insieme ai volontari del Centro ascolto parrocchiale, accoglie più di ottanta famiglie

ma stanno aumentando fortemente gli italiani. L’unica cosa che posso fare è prendere le loro referenze e appenderle, senza indicare nomi e cognomi, in una grande bacheca che abbiamo allestito in chiesa: così, chi cerca una badante o un imbianchino, può rivolgersi direttamente a me o telefonare all’interessato." Purtroppo sono pochissimi i casi in cui si riesce nell’intento di far incontrare chi cerca e chi offre lavoro: spesso le richieste rimangono senza risposte per mesi. "Purtroppo la situazione non cenna a migliorare - spiega

Giuliana Del Fungo - e sempre più persone si presentano qui: noi siamo pochi e non c’è ricambio generazionale, non riusciamo ad attirare i giovani verso la Caritas. Ogni tanto, d’accordo con le catechiste, riusciamo a coinvolgere i bambini del catechismo e a preparare con loro qualche pacco." Prima era possibile, nell’ottica del dialogo che è tipica della Caritas, poter organizzare dei momenti di preghiera, di riflessione, oppure feste di compleanno per i bambini, giochi di carte, tombole, gite e molto altro ancora. Ma adesso, sia per la moltitudine di persone, sia

per le difficoltà legate alla lingua (la maggior parte sono rumeni, albanesi o nordafricani) e all’appartenenza ad altre confessioni religiose, ciò non è più possibile. "Sappiamo bene che un pacco per ogni famiglia non risolve certo situazioni difficili - dice Antonietta Galano - ma noi siamo certi dell’importanza del gesto che, oltre all’apporto materiale, fa scorgere l’esistenza di una comunità pronta ad aiutare chi ha bisogno. Purtroppo cominciamo ad avere sempre più difficoltà nell’approvvigionamento di risorse. Per ora riusciamo ad andare avanti grazie all’aiuto dei parrocchiani e al sostegno dell’AGEA e del Banco alimentare che, comunque, per motivi di risparmio sul trasporto, non ci consegnano più direttamente i viveri: da quest’anno, don Tomasz è stato costretto a prendere un piccolo furgone per recarsi a Firenze per ritirare pasta, olio e quant’altro c’è a disposizione per noi. E il prossimo anno gli stessi fondi di questi istituti pare siano a rischio. Tuttavia, noi siamo fiduciosi nella Provvidenza, e siamo pronti ad aiutare tutti coloro che si presentano alla nostra porta." Fabio Figara

COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO:SABATO E DOMENICA 1 E 2 DICEMBRE IN GALLERIA CAIROLI

Ora decidono i bambini! el laboratorio di giocattoli della Comunità di Sant’Egidio è ormai N tutto pronto: sabato e domenica

“Il Rigiocattolo” unisce Livorno e Africa

prossimi, migliaia di “Rigiocattoli” invaderanno la Galleria Cairoli, pronti a trovare nuovi padroncini che giochino con loro e a dare il proprio contributo alla lotta all’AIDS in Africa. Sì, perché “Il Rigiocattolo” è un mix tra ecologia e solidarietà, cultura del riciclaggio e altruismo. I “Rigiocattoli”, infatti, altro non sono che giocattoli usati, che i bambini livornesi in questi mesi hanno raccolto nelle scuole o portato direttamente al laboratorio della Comunità di Sant’Egidio. Nel laboratorio decine di persone di tutte le età, si sono alternate nel pulire, aggiustare, ricostruire, restaurare i giocattoli usati che così sono diventati “Rigiocattoli”. E’ un piccolo contributo che ciascuno offre, a seconda di quello che sa e che può fare, ma è un contributo prezioso. Qui nasce infatti la parte solidale del “Rigiocattolo”, perché tutto il ricavato sostiene il progetto D.R.E.A.M., realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in Africa, per prevenire e curare l’AIDS. Un programma terapeutico e di assistenza

socio-sanitaria ambizioso, capace di aiutare tanti (soprattutto donne e bambini) a vivere meglio. Sono ormai 195.000 i pazienti in cura in 10 diversi paesi, con 38 centri e 20 laboratori di biologia molecolare. Grazie al progetto, in 10 anni, sono nati sani 18.500 bambini da madre sieropositiva. Un sogno per tante donne! Se pensiamo che bastano 500 Euro per far nascere un bambino non infettato dal virus dell’HIV, o che sono sufficienti 600 Euro per garantire la terapia per un anno ad un malato, si può comprendere la portata di una manifestazione come “Il Rigiocattolo” in termini di sostegno e di speranza alle persone malate di AIDS in tutta l’Africa. Per l’Africa, ora decidono i bambini! Il Rigiocattolo, grazie anche al contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, della Libreria Feltrinelli, torna

per dire che “non si può vivere senza speranza” e la speranza per l’Africa nasce dalla decisione originale di tanti bambini che hanno scelto di dare un nuovo destino a questo continente. Per tutti coloro che vogliono sostenere questa speranza e questa lotta all’AIDS con l’acquisto di un “Rigiocattolo” l’appuntamento è alla Galleria Cairoli (di fronte alle poste centrali) il 1 e 2 dicembre. Vi aspettiamo! Per informazioni: Comunità di Sant’Egidio - e-mail: santegidiolivorno@gmail.com


TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

2 dicembre 2012

L’incontro promosso dai Cooperatori Paolini

CONOSCIAMO IL PREFETTO Tiziana Giovanna Costantino

L’inter mirifica

Per la prima volta una donna al timone della Prefettura di Livorno: la dottoressa Costantino risponde alle nostre domande sulla città e sul suo ruolo istituzionale DI

Il Vescovo e tre giornalisti sull’etica della e nella comunicazione rosegue nella Diocesi lo studio e PEcumenico l’approfondimento del Concilio Vaticano II, e i

CHIARA DOMENICI

l 60° prefetto di Livorno dall’Unità d’Italia è per la prima volta nella storia una donna: Tiziana Giovanna Costantino, a pochi mesi dal suo arrivo l’abbiamo intervistata per conoscere la sua vita, il suo impegno, la sua visione della città.

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«Quella del Prefetto – esordisce la dottoressa Costantino – è un carica particolare: è l’anello di congiunzione tra lo Stato e le Autonomie locali. Fare il Prefetto è un incarico molto impegnativo sotto tanti aspetti e per questo sto cercando di svolgere questo mio compito con il massimo della dedizione. Fare il Prefetto significa avere capacità di capire il territorio e esserne a servizio: è questo che voglio fare». I livornesi hanno un rapporto strano con le Istituzioni locali: tendono ad incolparle di ciò che non va e chiedono loro, attraverso i loro rappresentanti, di risolvere i problemi cittadini, anche quando non è specifica competenza delle istituzioni. Cosa ne pensa di questo atteggiamento? «Io ritengo che questo non sia un atteggiamento del tutto negativo. È importante che i

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«Una città ideale? Quella dove sia forte il senso di uguaglianza» cittadini ricorrano alle istituzioni, è sintomo di fiducia, l’importante è che lo facciano in modo corretto e costruttivo». Forse in questi pochi mesi si è già resa conto che i livornesi sono un popolo particolare… che si lamenta della crisi, ma poi magari non rinuncia al superfluo… «Non direi che questa analisi sia perfettamente aderente alla realtà. Non credo che i livornesi non si rendano conto dei problemi, vissuti nelle famiglie, nel lavoro, anzi ho constatato con quanta sofferenza vivano la crisi occupazionale…certo, hanno questa libertà innata nel loro dna, questa voglia di distrarsi, ma penso che in qualche modo essa li aiuti anche a far fronte alle difficoltà»

giovani sono un altro grande punto di domanda in questa città dove la crisi è forte e le possibilità di trovare lavoro davvero poche per le nuove generazioni: lei ha due figli, cosa consiglierebbe? «Nella mia vita ho fatto scelte abbastanza decise e a volte contro corrente: avevo questa passione del diritto, il “pallino” di far rispettare le regole, e a questo ho indirizzato i miei studi e la professione. Ai miei figli ho consigliato di seguire le loro aspirazioni, anche se avrebbero dovuto affrontare difficoltà: la famiglia è importante, ma è importante anche la vita fuori della famiglia. Spronare a farli uscire da certi ambiti per costruirsi il proprio avvenire secondo me non può far loro che bene».

Lei è credente? Come unisce la sua professione con la fede? «Considero la fede come una grande “spinta interiore”, accompagnata da “spinte esteriori” che si materializzano con le pratiche della religione. La fede mi è stata trasmessa da mia nonna. Era lei che ci portava a Messa, che ci ha tramandato l’amore per le feste religiose. Nel tempo tante abitudini di quando ero bambina le ho perse, ma ho sempre avuto questo sentimento interiore, questa ricerca di una dimensione spirituale. Con la Chiesa condivido il sostegno ai diritti civili di ogni uomo, la lotta perché tutti abbiamo le stesse possibilità, possano vivere una vita degna: questo coincide fortemente con i miei valori e con il mio ruolo di Prefetto». Attraverso il Progetto culturale nazionale e diocesano si fa riferimento spesso alla creazione di una “città ideale”, lei cosa ne pensa? «Credo che una città ideale possa essere quella dove si avverta fortemente il senso di equità, dove cioè la popolazione si impegni al massimo perché tutti possano avere le stesse occasioni. Una città dove si possa vivere quell’uguaglianza tra gli uomini descritta nella nostra Costituzione, una città dove si avvertano meno possibile le contraddizioni del mondo in cui viviamo».

Chi è TIZIANA GIOVANNA COSTANTINO iziana Giovanna Costantino è originaria T di Reggio Calabria, laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Messina, viene da Roma dove ha ricoperto diversi incarichi al Ministero degli Interni, presso l’Ufficio Legislativo Centrale e presso l’Ufficio Studi del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Nominata viceprefetto ispettore ha retto per cinque anni l’Ufficio Amministrazione della Direzione Investigativa Antimafia. Dopo la nomina a viceprefetto ha diretto l’Ufficio Assistenza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ed è stata amministratore delegato del Fondo assistenza del personale di P.S. Quindi ha svolto le funzioni di Direttore dell’Ufficio Pianificazione e programmazione delle risorse della Direzione centrale dei servizi tecnico-logistici, dell’Ufficio Studi dell’Ufficio di Amministrazione generale e dell’Ufficio affari generali e ordinamento della Direzione centrale del personale del Dipartimento della P.S. E’ stata componente della Commissione in-

caricata di valutare l’impatto della versione del bilancio sperimentale sui programmi di spesa del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Nominata prefetto nel luglio del 2007 ha svolto per un anno le funzioni di Commissario straordinario per la provvisoria gestione del Comune di Sondrio. È stata direttore centrale della Direzione centrale dei culti del Dipartimento delle libertà civili e l’immigrazione. Dal gennaio 2011 ha ricoperto al Ministero dell’Interno l’incarico di presidente dell’Organismo indipendente di valutazione della performance. Ha due figli: uno ha 29 anni, ha studiato relazioni internazionali e è ricercatore all’università di Lund, in Svezia, l’altro ha 21 anni e studia per diventare architetto.. Dall’aprile 2012 è Prefetto a Livorno.

Come vede il suo futuro dopo l’esperienza livornese? Cosa le piacerebbe lasciare di lei a questa città? «Penso che finirò la mia esperienza lavorativa e tornerò a casa, a Roma; anche se sono nata a Reggio Calabria, il mio mondo è a Roma. Mi piacerebbe lasciare un buon ricordo, l’impronta di qualcuno che ha saputo occuparsi e preoccuparsi di questa città, in particolare mi piacerebbe che si ricordasse questa mia presenza come quella di una autorità attenta alle persone e alla loro sicurezza. Per realizzare questo mio sogno vorrei lavorare con i più giovani, nelle scuole, cercando, attraverso la formazione di instillare nei giovani il senso della legalità, del rispetto, per gli altri e per il loro paese. A questo proposito stiamo proprio lavorando per un’intesa con le Forze dell’Ordine e tutte le Istituzioni perché la formazione alla legalità diventi strutturale nei percorsi scolastici».

Cooperatori Paolini, insieme alle aggregazioni laicali del CIF e dell’AIMC, hanno presentato quello che fu il secondo documento approvato dall’assise ecumenica, il 4 dicembre del 1963, l’Inter Mirifica che segna l’apertura della Chiesa al mondo della Comunicazione. Monsignor Simone Giusti, pur evidenziando come il Decreto risenta dell’ambiente culturale e sociale dell’epoca, ne ha sottolineato l’attualità in quanto è un documento pastorale cui poter far ancora rifermento perché sostiene la necessità di perseguire la verità, diffidando dalla manipolazione della notizia e impartisce dei criteri per un’etica delle comunicazioni. Don Ampelio Crema, Direttore Nazionale del Centro Culturale San Paolo, ha evidenziato come la Chiesa, proprio per il suo aspetto missionario, fin dalle origini ha avuto nella comunicazione il presupposto per l’annuncio della salvezza. Se guardiamo alla storia, ci sono luci ed ombre: in un percorso dove si trovava diffidente e paurosa di fronte al nuovo, quando le sfide diventano epocali ecco che non rinuncia ad assumere nuovi linguaggi. Alla fine dell’Ottocento abbiamo delle vere aperture e il Magistero produce documenti dove i media vengono definiti “strumenti e veri doni di Dio”. Con la nascita della televisione nel 1954, compie un’accelerazione nell’acquisire le responsabilità di usare quei mezzi. Ecco che l’Inter Mirifica segna in modo inequivocabile l’attenzione di tutta la Chiesa all’uso dei mezzi (non si parla più di media) perché consapevole della portata rivoluzionaria per la società e in particolare per la catechesi e per la pastorale. Analizzandone il contenuto, esso è molto breve, ha solo due capitoli: nel primo si presentano i doveri morali sull’uso dei mezzi; nel secondo si parla della formazione sia degli autori che degli utenti, avendo sempre presente il principio che il diritto all’informazione è una necessità. Il Giornalista di RAI 3 Massimo Lucchesi ha spostato l’attenzione sull’uomo quale soggetto della comunicazione; se dal punto di vista strumentale siamo arrivati ad avere una tecnologia molto avanzata, sta venendo sempre più a mancare la ricerca della verità e il rispetto della persona. L’informazione è un bene pubblico; pertanto la morale dei giornalisti è legata ad essa. L’autonomia del giornalista non esiste, ma vi è la responsabilità del giornalista credente che si apre alla verità. Pertanto non dobbiamo dire di “fare il giornalista”, ma di “essere giornalista”, perché quando comunichiamo, entriamo in relazione con l’altro e quindi con tutto il genere umano; la tecnologia viene dopo. Mauro Zucchelli, giornalista del quotidiano Il Tirreno, ha proiettato il discorso sul futuro a partire dai socialnetwork dove la comunicazione non è più unidirezionale, ma multipolare. Sembra quasi che la professione del giornalista non abbia più ragione di esistere perché sul Web sembriamo “tutti amici al bar”. Pertanto c’è il rischio che non si produca più notizia e si moltiplicano gli occhi sulla realtà, con un guazzabuglio dove non c’è più un ordine valoriale con il rischio di un disorientamento generale. La sfida pertanto consiste nel sapersi calare in questi nuovi aeropaghi, pur con tutti i limiti, per poi andare oltre. A cinquant’anni dall’uscita di questo Decreto vediamo come sia rimasta aperta la questione del dovere della comunicazione; non basta infatti usare i media, bensì integrare il messaggio cristiano in questa cultura e opporsi a modelli che distruggono l’uomo. Monica Cuzzocrea


IV

TOSCANA OGGI

LA SETTIMANA DI LIVORNO

2 dicembre 2012

Agenda del VESCOVO

VENERDÌ 30 NOVEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado SABATO 1 DICEMBRE 10.00 giuramento all’Accademia navale di Livorno 16.30 presentazione del libro sull’Arconfraternita della Purificazione e a seguire insediamento del gruppo dei catecumeni 18.00 inaugurazione della chiesa della Purificazione dopo i lavori di ristrutturazione (Via della Madonna)

Diocesi informa Parrocchia San Jacopo in Acquaviva

DOMENICA 2 DICEMBRE 12.00 S. Messa con la comunità dei latino americani alla chiesa di SS. Pietro e Paolo 16.00 in vescovado, incontro con il gruppo dei catecumeni adulti LUNEDÌ 3 DICEMBRE 10.00 Consiglio dei Vescovi all’Istituto Teologico Interdiocesano a Camaiore 18.00 il Vescovo partecipa all’incontro-dibattito con monsignor Luigi Bettazzi su “Il Concilio Vaticano II spiegato ai giovani”organizzato dall’Azione Cattolica (vd. pag. VII) MARTEDÌ 4 DICEMBRE 9.30 S.Messa in occasione della festa di Santa Barbara, patrona dei vigili del fuoco, alla chiesa della Purificazione Nella mattina, udienze clero in vescovado 16.30 saluto al corso di formazione degli insegnanti di religione in vescovado MERCOLEDÌ 5 DICEMBRE 9.30 incontro con i vicari foranei in vescovado 11.00 in vescovado, incontri con i presbiteri per la presentazione del nuovo catalogo dei pellegrinaggi 2013 17.00 incontro con gli operatori diocesani e parrocchiali della Caritas, su “La fede e la carità” alla chiesa di S.Maria Assunta a Torretta GIOVEDÌ 6 DICEMBRE 11.00 incontro con i vicari episcopali in vescovado 17.30 convegno del Progetto Culturale “Tra cielo e terra” al Museo di Storia Naturale (vd.pag VIII) VENERDÌ 7 DICEMBRE Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.00 S. Messa e incontro con Fidapa, in vescovado 19.00 Lectio e incontro con i seminaristi ed i giovani in seminario SABATO 8 DICEMBRE 10.30 S. Messa all’Istituto Immacolata 18.00 S. Messa e cresime alla chiesa di San Jacopo DOMENICA 9 DICEMBRE 11.00 S. Messa e cresime alla chiesa di Sant’Andrea a Castiglioncello 15.30 ritiro di avvento per gli operatori pastorali (vd. box in pagina)

ESERCIZI SPIRITUALI PER IL TEMPO DI AVVENTO

Domenica 9 Dicembre ALLE 15.30

La Fede cristiana, un dono a cui rispondere con intelligenza e cuore RITIRO SPIRITUALE PER TUTTI GLI OPERATORI PASTORALI DELLA DIOCESI Domenica 9 Dicembre 2012 Chiesa Sette Santi - ore 15,30/18,30 in occasione della Visita Pastorale al 3° Vicariato arissimi, C rinnovo, come gli anni precedenti, la proposta del Ritiro di Avvento in preparazione al Natale per tutti gli Operatori di Pastorale della Diocesi. In particolare il Ritiro si rivolge ai partecipanti alla SFOP ed alla Scuola di Teologia, corsi che a livelli diversi procedono nelle Parrocchie, nei Vicariati, in Diocesi. Il Ritiro è anche occasione per poter vivere tutti insieme un momento unitario di riflessione, preghiera e confronto. L’obiettivo è quello di suscitare, stimolare e far crescere il proprio itinerario spirituale, oltre ad approfondire la propria fede, senza sovrapporsi alle tante e ricche iniziative parrocchiali. Pertanto, il Ritiro è un modo per incontrare e ascoltare il proprio Vescovo alla luce del cammino pastorale e formativo Diocesano, con l’attenzione rivolta ai tanti stimoli dell’Anno della Fede. L’INCONTRO SI SVOLGERÀ: 15,30 Celebrazione dell’ora media . 15,45 Meditazione 16.45 Adorazione Eucaristica, spazio per la riflessione personale, tempo per le confessioni. 17,45 Collatio 18.15 Celebrazione del Vespro e conclusione Certo dell’attenzione ed accoglienza, in attesa di incontrarvi, con l’augurio di buon fine anno liturgico nella Sua Luce, i saluti più fraterni. Simone, Vescovo N.B.: Per motivi organizzativi, si prega ogni parrocchia di segnalare alla Segreteria del Vescovo (0586 210810 - segreve@livorno.chiesacattolica.it), il numero presunto e di massima dei partecipanti.

BREVI DALLA DIOCESI

Amicizia Ebraico Cristiana DOMENICA 2 DICEMBRE ALLE 16.15 Presso Villa Mimbelli, presentazione del libro “Il Vangelo ebraico- Le vere origini del cristianesimo"

Serra International Club

Libri da LEGGERE

di Mo.C.

Parkkola S. - Le vetrine del Paradiso- Ed. San Paolo, pp.352, euro 19,90 Seita Parkkola, fotografa, insegnante e madre di due bambine , tra le sue passioni coltiva i viaggi e la street art. Appartiene alla nuova generazione di scrittore scandinavi e ha saputo coniugare il linguaggio giovane con visione future e tracce di mistero. In questo romanzo Brina, ha tredici anni, è troppo alta per la sua età, veste male, non sta alle regole. E’ il bersaglio preferito di Maledicta e della sua banda. Brina non ha amici, ma un giorno incontra Puma, uno strano ragazzo che vive rinchiuso nel Grande magazzino del Paradiso, l’enorme e scintillante edificio sorto nel cuore della città. Puma è alla ricerca del Guaritore, del comandante della Legione, un esercito fantasma di ragazzini, il solo che può guarirlo dalla misteriosa malattia. Brina e Kodak-un compagno di classe, un isolato come leidecidono di aiutarlo, ma sulle loro tracce si mettono Maledicta e gli altri

MERCOLEDÌ 5 DICEMBRE ALLE 17.30 Nel salone della Parrocchia di S. Rosa (Ardenza) conferenza del Prof. Montonati sul tema: "Attualità e profezia di Mons. Pio A. Del Corona a 100 anni dalla morte"

Incontro Diaconi SABATO 15 DICEMBRE ALLE 15.00 Presso il monastero delle suore Carmelitane, ritiro di Avvento. Meditazione offerta da monsignor Giusti

Cooperatori Paolini SABATO 15 DICEMBRE ALLE 15.45 Incontro con don Bruno Simonetto, PSSP direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Firenze

USMI DOMENICA 16 DICEMBRE ALLE 16.00 Presso l’Istituto Maria Ausiliatrice, ritiro d’Avvento con mons. Simone Giusti su "La fede nella santa famiglia"

“Credere nell’attesa della venuta di Gesù.Tra sperare in Gesù e sperare nella scienza” LUNEDÌ 3 DICEMBRE ALLE 18:30 E ALLE ORE 21:15 Testimonianza del diacono Valfredo Zolesi sul rapporto tra la fede e la scienza. MARTEDÌ 4 DICEMBRE La giornata sarà interamente dedicata alla preghiera: alle 18:30 e alle 21:15 adorazione eucaristica comunitaria.


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

2 dicembre 2012

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Una pagina per prepararsi al Natale LA MEMORIA, LA PROMESSA, L’OGGI DELLA FEDE La seconda venuta di Cristo domina il panorama delle letture bibliche: non stiamo semplicemente “aspettando il Natale”, non stiamo preparando una commemorazione: stiamo aspettando colui che viene per giudicare la storia, colui che porta con sé “cieli nuovi e terra nuova”. La memoria della prima venuta di Cristo conduce ad un nuovo modo di vivere il presente, inchioda gli ascoltatori della Parola all’oggi della fede, senza possibilità di evasioni nostalgiche nel passato, o comode fughe in avanti, in un futuro deresponsabilizzante. IL GERMOGLIO L’immagine del germoglio, presentata dal profeta Geremia, può guidare la nostra riflessione. Essa evoca non un conquistatore, ma una realtà umile, che pian piano cresce. La valenza poetica del brano risiede anche nella sproporzione tra la piccolezza evocata dal “germoglio giusto”, e la grandiosità delle sue realizzazioni: giustizia e diritto per tutta la terra, salvezza e tranquillità per Gerusalemme e Giuda. Noi sappiamo che tutto questo si è realizzato in Gesù: nella sua incarnazione egli si è fatto piccolo, come ogni uomo; nella sua Passione egli ha accettato addirittura di essere annientato: ma dal suo dono di amore è germogliata una realtà nuova sulla terra, l’anticipazione del Regno di

In questo spazio di approfondimento, da questa domenica, fino al termine dell’anno, vi proponiamo una guida che ci accompagnerà in tutto il periodo di Avvento Dio che attende il suo compimento. Come si realizzerà tutto questo? Il brano del vangelo riprende una serie di immagini legate al linguaggio apocalittico.

GLI SCONVOLGIMENTI La sequenza di catastrofi che appare nel brano evangelico indica dunque la profonda trasformazione della storia che sta cominciando a

Le parole della FEDE

Credo in un solo Dio Padre Onnipotente… Ogni quindici giorni una meditazione sulle parole del «Credo», preghiera ufficiale dell’anno della fede, preparata dai sacerdoti della Diocesi il «Credo» la preghiera che siamo È invitati a meditare nell’anno della Fede. Per spiegare questa prima frase ci rifacciamo al Testo sacro, la Bibbia, che si apre con un’affermazione di fede: In principio Dio creò il cielo e la terra! Per il credente Dio viene posto al principio del proprio atto di fede. Accanto al termine Dio viene affiancato l’attributo solo, proprio a volerne esprimere l’unicità: la nostra, infatti, è una fede rigorosamente monoteista. E’ Dio stesso che afferma la sua unicità esclusiva nei confronti di Israele, quando dice “Io sono il Signore tuo Dio”, e avanza la pretesa di un’esclusività assoluta: “Non avrai altro dio all’infuori di me”, perché il Signore, si sa, è un Dio geloso e vuole che il credente sia totalmente a lui consacrato. Mi piace pensare che Dio sia un Padre, nel cui petto pulsa il cuore di una madre, attento e premuroso per ognuno dei suoi figli. don Donato Mollica

realizzarsi, in attesa della seconda venuta di Cristo. Le immagini catastrofiche hanno una duplice valenza: innanzitutto, mostrano la difficoltà di descrivere qualcosa che sfugge alle possibilità non solo dei nostri sensi, ma anche della nostra intelligenza; in secondo luogo, esse preparano il credente ad affrontare ogni genere di difficoltà, in nome della fede. Esse trovano una rispondenza non solo in un futuro indeterminato, ma anche nel nostro presente: di fatto vediamo davanti a noi guerre, corruzione, degrado, la pretesa assurda di trasformare la natura stessa dell’uomo, l’illusione di un progresso inarrestabile, e l’amara constatazione della fragilità estrema della nostra vita, delle nostre realizzazioni. Di volta in volta o la crisi economica, o una catastrofe naturale, o una malattia o anche un semplice imprevisto ci mettono in discussione. IL CORAGGIO DELLA FEDE “Risollevatevi e alzate il capo”: anche di fronte alla più oscura minaccia, il discepolo di Cristo non si lascia spaventare. Non perché sia più eroico degli altri, né perché l’appartenenza a Gesù costituisca un antidoto infallibile alla paura. La fede però permette di guardare oltre. La fede permette di resistere anche là dove si sarebbe tentati di cedere, perché permette di vedere, al di là delle rovine della storia, il compimento affidabile del progetto di Dio. Dal Sussidio CEI per l’Avvento-Natale 2012

SpecialeAVVENTO

AVVENTO 2012: DOMENICA 2 DICEMBRE, PRIMA DOMENICA DI «ATTESA».........


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

2 dicembre 2012

Alla Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo

L’umiltà e la fede ci fanno camminare La Famiglia Paolina celebra il Beato Giacomo Alberione

ell’anno 2003, Giovanni Paolo II dichiarava Beato, il fondatore N della Famiglia Paolina Giacomo Alberione. Alla Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo, la Famiglia Paolina che in Livorno ha diversi rappresentati si è ritrovata per farne memoria durante la concelebrazione eucaristica presieduta da don Antonio Cesaro, sacerdote paolino di Milano. Durante l’omelia, a partire dal Vangelo dove Gesù in catene viene interrogato da Pilato, ci troviamo di fronte alla logica umana in cui Pilato non riesce a capire niente né dei giudei, né di Gesù, né del senso profondo del dibattito. Per Gesù conta solamente la Verità e durante la sua vita, ha servito la Verità e ne ha reso testimonianza. La Verità sul Padre fonte d’amore e di salvezza per l’uomo. Il beato Alberione, fondando la Famiglia Paolina, ha voluto anch’egli essere testimone della Verità e annunciatore della salvezza vedendo nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale, il modo per aiutare il cammino dei fedeli e per allargare la predicazione non solo in Chiesa. Paolo VI che stimava molto don Alberione poco prima della sua morte, avvenuta il 26 Novembre 1971, ringraziò pubblicamente Alberione e la Famiglia Paolina per aver fatto arrivare la Parola di Dio con tutti i mezzi nella società. Ancora oggi questo è un apostolato difficile, ma importante ; come diceva il Fondatore: “L’umiltà ci fa muovere un piede e la fede ci fa muovere l’altro, e così si cammina sempre avanti”. Mo.C.

Nella festa dell’ IMMACOLATA

Al Santuario di Montenero una veglia di preghiera

Per tutta la notte U

na non stop di giovani in adorazione per una notte intera, senza interruzioni. Torna anche quest’anno al Santuario di Montenero la “Adunanza eucaristica, la ormai tradizionale veglia fiume che, dalle ore 21 del 7 dicembre, andrà avanti senza soste fino alle ore 7 del giorno successivo, l’8 dicembre, in cui la Chiesa festeggia appunto l’Immacolata Concezione di Maria. Un appuntamento giunto ormai alla sesta edizione, che vede come organizzatore principale il gruppo della Gioventù Benedettina, che fa capo proprio al Santuario. “Per noi- spiega il presidente Simone Valenti - questo incontro rappresenta uno dei momenti di preghiera più importanti dell’anno: infatti ci permette di unire l’Adorazione al Santissimo con la devozione a Maria Immacolata, i due pilastri che da sempre sorreggono la Chiesa nei tempi difficili come quelli di oggi. E pensare - aggiunge sorridendo che tutto nacque quasi per caso, da una telefonata che, sei anni fa, ricevetti da Daniele Venturi, dei Papa Boys, che mi chiese di organizzare insieme a lui una adorazione presso il nostro Santuario”. E da sei anni a questa parte l’iniziativa è stata un continuo crescendo, tanto che oggi sono ormai oltre una decina i gruppi di preghiera giovanili che vi aderiscono, provenienti da tutta la Toscana: dall’Adorazione Perpetua, a Nuovi Orizzonti, alla Fraternità Apostolica di Pistoia solo per

Diversi gruppi giovanili da tutta la Toscana, in preghiera insieme ai giovani della nostra diocesi

ricordarne alcuni, oltre naturalmente a molti, giovani e non, che vi prendono parte in forma privata. L’appuntamento è quindi fissato per le 21, con la Messa al Santuario celebrata dal Vescovo monsignor Simone Giusti; poi, dalle 22, si partirà con la adorazione vera e propria. Come avviene ogni anno, tutti i gruppi partecipanti hanno il compito di animare a turno un’ora di celebrazione anche per gli altri. “Questo è molto bello - ci dicono di ragazzi della Gioventù Benedettina perché così ciascuno rende viva la celebrazione secondo il proprio carisma, che è diverso da quello degli altri, e così ciascuno di noi diventa un arricchimento per tutti gli altri. Certo non ci si annoierà, sarà possibile passare, nel corso della stessa notte, dal canto gregoriano alla danza moderna, dalla lettura del Vangelo alla recita del Rosario”. Come ogni anno, comunque, vi sarà un tema che farà da filo conduttore per tutti i gruppi: quest’anno il tema scelto è “Il perdono di san Giovanni Gualberto”, il fondatore dei Vallombrosani, che si convertì perdonando l’assassino del proprio fratello. Per l’occasione, la salma del santo verrà temporaneamente traslata al Santuario, come avvenne già due anni fa con quella di Santa Gemma Galgani.

“Inoltre - ricordano i giovani della G.B. saranno presenti all’Adorazione un gruppo di suore Figlie di san Giovanni Gualberto, quasi tutte di origine indiana, che animeranno la celebrazione con canti religiosi del loro paese, una forma per noi insolita, ma molto suggestiva di partecipare a una funzione religiosa”. L’adorazione al Santissimo durerà fino alle 7 di mattina ma, naturalmente, non tutti parteciperanno ininterrottamente per 9 ore. I vari gruppi si alterneranno, e vi sarà una organizzazione “a staffetta” in modo che, nel corso della notte, non venga mai a mancare un gruppo, magari piccolo, che porti avanti la preghiera fino alle luci del mattino. Ricordiamo poi che, per tutta la durata della veglia, saranno presenti sacerdoti disponibili per la Confessioni, mentre per combattere la stanchezza sarà presente in una stanza del Santuario un piccolo punto di

ristoro, dove all’occorrenza ci si potrà anche sdraiare un po’ su delle poltrone per riprendere le forze, prendere un caffè e rifocillarsi con dei dolci. Tutto pronto anche per quest’anno, quindi, con un auspicio da parte degli organizzatori della G.B.: “Ci farebbe piacere che, oltre ai

INFORMAZIONI gruppi parrocchiali o di preghiera che inIpartecipare tendessero dare la propria disponibilità a alla Adunanza eucaristica in modo organizzato possono contattare il Santuario al numero 0586/579627 oppure Simone, della Gioventù Benedettina al numero 328/0152389. Ricordiamo comunque che si può anche partecipare in forma individuale semplicemente recandosi al Santuario durante le ore dell’Adorazione.

gruppi di preghiera provenienti da fuori, ci fosse anche una maggiore partecipazione da parte delle altre parrocchie di Livorno. Sappiamo che per l’Immacolata molti sacerdoti organizzano già iniziative in modo autonomo, ma nulla vieta che, una volta finita l’adorazione nella propria parrocchia, un gruppo di ragazzi possa venire a fare un’ora anche da noi, dato che c’è tempo fino alle 7 del mattino. Crediamo che questo rappresenterebbe un grande segno di unità di una chiesa livornese che si raccoglie attorno a un luogo da sempre importante per la città come il nostro Santuario di Montenero”. Giampaolo Donati

■ LE COMUNITÀ religiose feminili a Livorno

Insieme per combattere la povertà attuale situazione socioLlivornese ’politica nel contesto pone molti interrogativi circa la risposta da dare alle crescenti povertà. Questi interrogativi naturali conseguenze di continue richieste di aiuto fatte ai vari Istituti religiosi presenti nel territorio, sono stati oggetto di riflessione e scambio nell’incontro delle superiore maggiori. Giovani madri in cerca di sostentamento o alloggio, ex detenuti che vogliono un’altra opportunità, emigrati di varie nazionalità in cerca di tutto, famiglie cadute in dissesto finanziario, bambini e giovani contesi o da affidare… in cerca di lavoro e di aiuto. malati in cerca di cure… e la lista potrebbe continuare. La nostra città sta vivendo momenti di acuta sofferenza e affiora prorompente la richiesta di “rinascita“, “valorizzazione” “cura” di una realtà che potenzialmente avrebbe tutte le carte per essere un centro vitale, in cui sta bene e accogliere

turismo, ristorazione, una migliore qualità di vita per tutti i cittadini se solo fossero messe in atto politiche più comuni che di parte, più per il Bene comune. Queste considerazioni sono inevitabili e sono solo un dar voce a tante persone che amano la nostra città e vorrebbero vederla in una condizione migliore di quella attuale. A questo desiderio di

miglioramento instancabilmente e con molte difficoltà, cercano di far fronte anche gli Istituti religiosi che nel limite delle loro possibilità contribuiscono a migliorare la vita di alcune persone, quelle più povere che in misure diverse bussano alla loro porta. Pasti, coperte, un tetto e primi aiuti sono i gesti concreti messi in atto da queste persone che

dedicano la vita al servizio del prossimo secondo i loro carismi di fondazione. Ma in questa realtà gli Istituti non vogliono lavorare isolatamente l’incontro ha voluto segnare la volontà di fare rete con la Caritas e per questo motivo all’incontro è stata richiesta la presenza di sr. Raffaella Spiezio. Dalla condivisione delle attività svolte dalla Caritas Diocesana emergono ammirazione e rammarico: ammirazione perché il lavoro svolto è tanto e prezioso, rammarico perché urge una maggiore sensibilità delle Istituzioni pubbliche ad una fattiva collaborazione al fine di risollevare tante situazione di povertà che rischiano di creare grossi divari tra ricchi e poveri anche nel nostro piccolo contesto. L’incontro si è concluso con la volontà delle superiore di proseguire questo dialogo per dare una risposta sempre più rispondente alle richieste del nostro presente. MSC


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LA SETTIMANA DI LIVORNO

2 dicembre 2012

■ L'AZIONE CATTOLICA promuove un incontro con monsignor Bettazzi

Il Concilio in presa diretta Il 3 dicembre l’incontro con uno degli ultimi testimoni dell’evento conciliare

inizio dell’Anno della Fede coincide

« L’

con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II (11 ottobre 1992). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, ponendosi in questa linea, da una parte è un autentico frutto del Concilio Vaticano II, e dall’altra intende favorirne la

ricezione»: con queste parole il Vescovo Simone, nella sua lettera alla Diocesi del giugno scorso, annunciava l’apertura dell’Anno della Fede. In particolare, per le parrocchie e le aggregazioni laicali indicava l’impegno di promuovere nel corso

del presente anno pastorale iniziative di attenzione e studio ai documenti del Concilio. Per rispondere a questo appello l’Azione Cattolica, dopo aver animato assieme alle altre aggregazioni la Veglia di preghiera sul

Concilio dell’11 ottobre scorso, organizza un secondo incontro di approfondimento sul Concilio invitando a Livorno mons. Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea. Bettazzi, nato a Treviso nel 1923, ordinato sacerdote nel 1946 e Vescovo nel 1963, fondatore di Pax Christi, associazione cattolica che si prefigge la promozione della pace in tutto il mondo, è uno degli ultimi testimoni viventi del Concilio, avendo partecipato ad alcune sessioni. L’incontro si terrà lunedì 3 dicembre, alle ore 18, presso la Sala Fagioli del Vescovado, ed avrà come titolo "Il Concilio spiegato ai giovani (e non solo): la Chiesa, la società, la fede". L’incontro ovviamente non è riservato solo ai giovani, ma è aperto a

tutti coloro che sono interessati a continuare a riflettere sull’evento storico del Concilio, in realtà non solo un evento, ma anche uno spirito, un metodo, uno stile che ha interpretato le domande di tante persone di allora e che continua ad interpretare le stesse domande presenti anche dentro di noi oggi: quelle di una Chiesa aperta e sensibile a tutte le dimensioni della vita, cordialmente attenta a tutto ciò che vive nel cuore delle persone; quelle di una Chiesa fortemente radicata nel mistero di Cristo, il tesoro della sua vita, e dunque povera, umile, essenziale, trasparente; quelle di una Chiesa che si apre al dialogo, nella certezza che esso contribuisce ad arricchire il cammino verso la Verità. Sappiamo che molto del Concilio resta ancora da attuare nella Chiesa di oggi, tuttavia questo non è il segno della povertà della Chiesa, ma piuttosto della ricchezza delle prospettive che esso ha dischiuso. E l’incontro con un Padre conciliare come mons. Bettazzi ci aiuterà sicuramente a ravvivare queste prospettive. Gabriele Maremmani

UN GRUPPO DI FAMIGLIE GIOVANI DI AZIONE CATTOLICA RIFLETTONO SULLA POVERTÀ’

Un cammello nella cruna di un ago Nella crisi emerge una folla silenziosa di nuovi poveri più facile che un cammello passi «entriÈnel per la cruna di un ago che un ricco regno di Dio»: dell’attualità drammatica della Parola del Signore si è parlato nell’ultimo incontro per famiglie organizzato dall’Azione Cattolica di Livorno e che si è svolto nei locali diocesani. La riflessione ha riguardato i nuovi scenari di povertà che oggi, in tutto il mondo, si aggiungono ai quadri foschi di sempre. Ai bisogni essenziali negati che urlano di essere soddisfatti per la sopravvivenza, si affiancano i mille disagi sociali che la crisi economica ha creato o acuito, anche nei Paesi dell’ormai ex benessere diffuso; le difficoltà dei singoli ai margini, certo, ma anche i problemi oggettivi delle famiglie che non arrivano più a fine mese o degli anziani che non si curano perchè non hanno soldi per pagarsi le medicine. Ai clochard che assiderano per strada, ai senza tetto, ai borderline, si allinea ora una folla silenziosa e quasi nascosta di poveri di ritorno, pensionati al minimo che campano di stenti, disoccupati che non trovano lavoro, né solidarietà per andare avanti, capifamiglia che non possono più sostentare i figli con dignità e decoro. Quale è il dovere di chi sta meglio nei confronti di questo mare di sofferenza, fisica, psicologica, mentale? Forse non basta un’elemosina occasionale a liberare la coscienza di chi più può rispetto al grido sommesso di chi affonda. Forse è necessario ora più che mai sentirci Chiesa, Comunità, e farci davvero tali ogni giorno, uno per l’altro, nelle parrocchie, sul pianerottolo di casa, a scuola. Dovremmo intessere una rete di disponibilità all’ascolto e all’aiuto, più di quanto è stato sempre fatto e già si sta facendo. Io che ho questo te lo offro, se ne hai bisogno, in un servizio trasversale gli uni verso gli altri, ciascuno donando cosa può. La ricchezza in sé – si è sottolineato all’incontro – non è né un

bene né un male: può anzi essere uno strumento di giustizia e di equità laddove venga usata con coscienza, anche civile, e con criterio spirituale. L’imprenditore che dà lavoro improntato a connotati di correttezza svolge un servizio pratico ed etico per la comunità in cui opera, e così pure i modelli di accesso al microcredito teorizzati e realizzati dal premio Nobel Muhammad Yunus in Bangladesh sono il sintomo che un utilizzo valido e meritevole delle risorse finanziarie possa e debba essere fatto. Ci sono persone, sempre di più, che per pagare il mutuo, l’affitto, o peggio ancora una bolletta o il conto della spesa sono costrette a ricorrere all’extrema ratio della vendita dell’oro di famiglia: catene di ricordi e di affetti che vengono pesate su bilancine elettroniche senz’anima, che nella migliore delle ipotesi sentenziano un’equazione grammi-euro sempre strangolante, nella peggiore nascondono anche pericolosi racket criminali. Comunque, si rinuncia ad un passato di

doni, di gesti d’amore, di suggelli di feste del cuore per un’usura che non risolve nessuna disperazione, la rimanda soltanto. Abbiamo l’obbligo, come cristiani, di essere accanto anche a queste nuove e subdole forme di asfissia dei nostri fratelli. I Monti di Pietà, almeno, un tempo davano una possibilità di riscatto, lasciavano una speranza, un allungo sul futuro. Di fronte all’imperscrutabile grandezza del mare ci si sgomenta e si può avere paura. E il bisogno è il più vasto dei mari in cui navigare o perdersi. Eppure, diceva Madre Teresa di Calcutta, “il mio impegno è solo una goccia, ma non potrei mai perdonarmi di non averla buttata nel mare dei miei poveri”. Sempre tenendo presente che non siamo – mai – soli. Il gruppo continuerà ad incontrarsi nei locali di via S. Andrea 71 anche nelle prossime domeniche con inizio alle 17.30 Rita Ristori

VII

XVI Giornata nazionale della Colletta Alimentare

LE RAGIONI DEL GESTO abato scorso si è svolta in tutta Italia la SAlimentare.La Giornata Nazionale della Colletta giornata è stata caratterizzata anche quest’anno dalle cosiddette 10 righe: Le ragioni del gesto per un dialogo con tutti “La crisi continua a cambiare la vita di molte persone. L’unica possibilità è sopravvivere, sperando che tutto prima o poi passi? Perché riproporre proprio oggi la Colletta alimentare? Che novità ci attendiamo? Anche dentro le difficoltà, io esisto e non mi sto dando la vita da solo, sono fatto e voluto in questo istante da Dio: questo, come disse don Giussani, “è il tempo della persona”. Solo la riscoperta di questo rapporto originario permette di vivere ogni cosa da uomini: perché tutto è occasione per incontrare Chi mi sta dando la vita ora. Questa è la novità che attendiamo: poterLo incontrare ancora.Per questo ti invitiamo a partecipare insieme alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare: fare la spesa per chi ha più bisogno.” Riflettendo a mente fredda su tutto quello che ha portato a questa giornata – l’organizzazione, gli incontri, le difficoltà, gli imprevisti – e sui Fatti che sono accaduti durante la giornata di sabato la risposta alla domanda iniziale: “Perché riproporre proprio oggi la Colletta Alimentare? Che novità ci attendiamo?”, la mia personalissima risposta è perché ancora una volta quello che ci è stato preannunciato come semplice discorso o come ipotesi è diventato reale, si è fatto toccare con mano, è diventato carne - e perciò contemporaneo – a tutti noi: ancora una volta Gesù Cristo si è chinato su di noi e ci ha teso la mano. Ancora una volta si è fatto Presente tra noi. Lo abbiamo incontrato ancora. Non esiste una spiegazione diversa per quello che ho visto sabato visitando i volontari impegnati nei vari supermercati di Livorno mentre facevano la Colletta Alimentare: 1) La gioia e la vivacità dei bambini di quarta e quinta elementare dell’Istituto della Fondazione San Carlo Borromeo, ex Venerini, che hanno partecipato sabato mattina alla Colletta Alimentare. Nonostante la scuola fosse chiusa hanno accettato l’invito dei loro insegnanti e preside. Bastava guardarli mentre si adoperavano a invitare le persone a fare la spesa per gli altri, o a ricevere i sacchetti pieni dai clienti del supermercato per capire che qualcos’Altro stava accadendo. Forse se ne è accorto anche un signore che ha regalato loro una merendina “così fate merenda” gli ha detto. Questi ragazzi, dopo averlo ringraziato, gli hanno detto che avrebbero donato quella merendina alla Colletta, perché altri ne avevano più bisogno di loro; 2) Oppure due signore, in un altro supermercato, che hanno donato ai volontari la somma di 70,00 per fare la spesa. Hanno detto ai volontari stupiti che invece di fare i regali di Natale preferivano donare i generi alimentari al Banco; 3) Oppure un signore che è venuto a fare la spesa e ha lasciato un carrello colmo di generi alimentari tra lo stupore generale dei volontari “perché un gesto del genere con la crisi che c’è oggi è quasi impensabile”; 4) Una persona che riceve un pacco viveri mensilmente che ha messo a disposizione il suo mezzo per fare il trasporto dei generi alimentari dai punti vendita al magazzino; Questi sono solamente alcuni fatti che sono accaduti durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. La punta di un iceberg. Chissà quanti ancora di cui non siamo a conoscenza, ma che sono accaduti. E danno una speranza a tutti noi Speranza che si è fatta evidente quando ci è stato comunicato il dato della raccolta nazionale : 9622 tonnellate, 22 in più rispetto allo scorso anno. Lo dico sempre, ma ogni anno mi stupisco ancora di più per il miracolo di carità che accade davanti ai nostri occhi. E non posso che essere grato a chi mi ha fatto vivere in prima persona questo evento. Faticoso, stressante, ma sempre spettacolare….Quindi permettetemi di dire un semplice GRAZIE, con tutto il cuore: ai volontari, ai trasportatori, ai direttori e ai dipendenti dei supermercati, a chi ha fatto la spesa, ma anche a chi non l’ha fatta, per lo spettacolo di umanità che abbiamo vissuto, ma soprattutto grazie a Colui che ci dona ogni anno la possibilità di partecipare ad un gesto così semplice, ma che spalanca per ognuno di noi le porte di una letizia e una gioia che riempie il cuore e ci fa essere più contenti. Pier Giorgio Novelli Resp. Provinciale - Livorno


VIII

TOSCANA OGGI 2 dicembre 2012

LA SETTIMANA DI LIVORNO


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