La Settimana n. 45 del 19 dicembre 2010

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Il granello DI SENAPE Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

19 dicembre 2010

Ecco le prime immagini della statua che sarà collocata all’imboccatura del porto e la banchina dove verrà posta a figura di una donna con in braccio un bambino; i suoi occhi che guardano lontano, il sorriso di chi accoglie; una mano staccata dal corpo, naturalmente aperta, per salutare chi arriva e benedire chi parte; nell’altra mano sostiene il bambino, fanciullo re dell’universo. Il vento che arriva dal mare, soffio della speranza, dello Spirito Santo, attraversa le due figure che si fondono in un’unica immagine che si staglia alta, davanti al porto di fronte alla città. Ai piedi della statua un basamento finemente scolpito: su di esso i volti di tutti gli uomini del mondo, di ogni razza e religione, perché la donna è la madre di tutti ed il bimbo che tiene in braccio è il Dio che rende tutti fratelli. Paolo Grigò, artista di fama internazionale, è l’autore di quest’opera scultorea alta 5 metri che sarà collocata all’imboccatura del porto di Livorno (nella foto la banchina dove sarà posta), per volontà del Corpo Piloti e della Capitaneria del porto cittadino, con la collaborazione della Diocesi. Circa un anno fa i piloti, in occasione della visita di monsignor Giusti alla stazione al Molo Mediceo, avevano proposto l’idea di porre una statua della Madonna all’imboccatura del porto, rifacendosi all’antica tradizione livornese della Madonna del Saluto (un antico quadro raffigurante, risalente al ‘500, che un tempo era stato messo proprio all’entrata del porto mediceo nella Dogana Vecchia, poi distrutto dai bombardamenti: era lì che

di Eleazar

Apriamoci al nuovo Se non ci apriamo al nuovo e all’imprevisto, se non sentiamo l’urgenza di un divenire, che rompe tutti gli schemi ed irride i nostri calcoli, dobbiamo fortemente temere di essere superati (Aldo Moro) Essere aperti al nuovo e all’imprevisto, per il cristiano non coincide con l’atteggiamento di chi si muove con l’intento di essere moderno a tutti i costi, seguendo l’ultima moda. Lo stile che il cristiano è chiamato a far proprio è quello di «stare al ritmo» dei cambiamenti, che è cosa diversa dall’adeguarsi, con l’atteggiamento di chi discerne i segni dei tempi, i passaggi dello Spirito nella storia che viviamo. Il segreto è farlo lasciandosi accompagnare dalla sapienza maturata nel passare dei tempi, unita ad una buona dose di coraggio e di fantasia.

la presentazione IL 23 DICEMBRE IN VESCOVADO

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In alto lo studio dei particolari del basamento con i volti degli uomini di tutte le razze, qui sopra il particolare del volto del bambino, accanto la figura intera nella sua posizione e più sotto la banchina dove sarà collocata l’opera

LA MADONNA DEI POPOLI

marinai e operatori del porto si inginocchiavano in preghiera prima di partire per mare), ma soprattutto piaceva

il profilo PAOLO GRIGÒ aolo Grigò è nato a Cascina (PI) nel 1954 e si è diplomato all’Istituto Statale D’Arte di Cascina; ha proseguito gli studi frequentando corsi Pd’incisioni a Santa Croce Sull’Arno con il maestro Romano Masoni; con il padre scultore ha sempre collaborato per apprendere le tecniche di tale disciplina. Ha frequentato, per la tecnica del «Monotipo», lo studio del pittore monotipista fiorentino Gipi. La sua attività artistica inizia nel 1971, partecipando a mostre collettive, rassegne nazionali e internazionali. Ha realizzato tra le altre cose un ciclo scultoreo per la chiesa di Fornacette disegnata da monsignor Simone Giusti. Dagli esordi fino alle ultime testimonianze ovvero le strutture architettoniche Porta del dialogo e dei diritti umani e Porta della cultura e del sapere realizzate per il Comune di Calcinaia, si evince come la riflessione dell’artista si orienti verso i grandi temi di attualità: la pace, la democrazia, l’integrazione tra le culture.

l’idea di poter avere attraverso la statua una protezione speciale per tutti gli operatori del mare che spesso rischiano

la vita per svolgere il loro lavoro e per tutti coloro che arrivavano in città attraverso il porto. L’idea ha trovato terreno fertile e nel giro di pochi mesi è stata concretizzata con dei disegni. I bozzetti originali dell’opera (i particolari di alcuni di essi sono pubblicati in questa pagina) saranno esposti nel salone Benedetto Fagioli, in vescovado dal prossimo 23 dicembre, e in quella data saranno presentati dal Vescovo e dall’artista alle autorità cittadine e alla stampa. c.d.

IL MESSAGGIO DI NATALE

Da Betlemme parte per tutti la speranza ta a noi, credenti, non offuscare la luce del Natale, non dissacrare la speranza nata nella grotta. Non è sufficiente segno che le campane risuonino ancora nella notte, che le chiese siano illuminate. È vero, varcata la soglia di una chiesa, ci sembra nel Natale di ritornare fanciulli, nel paese dell’anima, così presto dimenticato; ma questa nostalgia non basta, è solo una eco lontana alla quale bisogna dar voce e sostanza di fede. Se Cristo nasce mille volte a Betlemme, ma non in te, non è Natale, è soltanto la sua parodia. Ma non mancano appelli, suppliche, anche da parte di chi forse neppure immaginiamo possa aver invocato o invocare il Signore nel suo Natale. Intendo ad esempio, Bertold Brecht, il quale in una sua Weihnachtslegende canta dolorosamente: «Oggi, vigilia di Natale, noi povera gente, sediamo, dentro una stanza fredda, mentre il vento entra ed esce. Vieni da noi, caro Gesù, e guarda: Poiché davvero abbiamo bisogno di te» Invochiamo pure noi: Caro Gesù, vieni da noi, perché abbiamo bisogno di te. Ci aiutano in questo canto di gioia le parole di Padre Pio: «O Dio, amor mio, voi mi avete reso impaziente voi mi avete conquiso, voi mi avete bruciato tutte le interiora, voi avete introdotto nel mio interno un fiume di fuoco...Io mi sento affogato nel pelago immenso dell’ amore del mio diletto». Questo Amore fattosi bambino si incarni sempre più nei nostri cuori di cristiani e diventi impegno per una società dove non ci sia più chi ha fame, per una città dove a nessuno manchi una casa, per una politica ed una economia solidale dove tutti hanno un lavoro per vivere. A Betlemme il Cielo si è posato su una grotta e fu la Luce; noi divenuti per Grazia, Cielo, illuminiamo con la nostra vita la notte del mondo in cui viviamo e sorrida a tutti per sempre, l’Amore. + Simone Giusti

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