IL GRANELLO di senape di monsignor Ezio Morosi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?
(SALMO 115,12)
lasettimana.livorno@tiscali.it
gni mattina dovrei iniziare la giornata così, ripetendo queste parole, O chiedendomi come posso ricambiare oggi, la generosità di dio. La religiosità dell’uomo sta in questa continua risposta ai suoi doni: la vita,
Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli
l’intelligenza, l’amore, la libertà, la fede. Ma non solo l’anima, anche il corpo è sollecitato a dare gloria a dio: il mio volto, il mio sorriso, il mio sguardo sereno, le mie mani, la mia voce… Ma ripagare il Signore dei suoi doni è impossibile, ma sarebbe già una bella cosa che Dio potesse leggere nel mio cuore il costante desiderio di farlo.
Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
18 dicembre 2011
Caccia ai furbetti»... ma quelli veri!
Speciale CHIESA e ICI L’intervista all’economo diocesano Luigi Pappalardo sulla questione della tassa sugli immobili e sui fondi dell’8 per mille appena assegnati nel bilancio della Curia diocesana
ICI: UNA CAMPAGNA
di bugie
di Nicola Sangiacomo
A CURA DELLA
REDAZIONE
ci o non Ici, questo è il problema! La Chiesa lo paga o non lo paga? Il tormentone che corre sui Media da mesi, continua indefesso a diffondere la cultura delle bugie. E se ce ne fosse ancora bisogno (perché, ahimè, anche i più convinti iniziano ad avere dei dubbi visto che la tiritera si ripete all’infinito…), vediamo di chiarire tutti i dubbi sulla questione; della serie: io, cristiano, a chi accusa di ladrocinio la Chiesa, voglio saper rispondere a tono e con cognizione di causa. Per far questo ci avvaliamo della competenza del dottor Luigi Pappalardo (nella foto), commercialista ed economo della Diocesi.
I
musei, le Unità sanitarie locali e tutte le strutture ad esse connesse, gli oratori, le abitazioni dei parroci, i fabbricati appartenenti agli Stati, i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili, i terreni agricoli ricadenti in aree montane o di collina, le strutture ricreative, sportive e tantissime altre (che si possono leggere nel box a pag III ndr)». Come impiega questa tassa il Comune? Si può sapere? «Il Comune utilizza l’imposta per finanziare la spesa pubblica locale. Non conosco se vi sia una voce di spesa ben precisa che faccia riferimento alle entrate da Tributi ICI».
Quanto paga di Ici attualmente la Diocesi? Chi paga l’ICI e chi non è «Attualmente la Curia tenuto a pagare questa diocesana paga 24.033,00 tassa? Euro suddivisi «I soggetti tra il Comune Chi già passivi dell’ ICI di Livorno, Pisa, sono elencati Collesalvetti e si accaniva nell’art. 3 del Castelfranco di con la Chiesa Dlgs n. 504 del Sotto. Come pensa che 30 dicembre ufficio 1992, Amministrativo la Chiesa modificato gestiamo anche sia la prima dall’art. 58 del il Seminario e la Dlgs 15 Chiesa ad evadere ma dicembre 1997, prima di parlare Cattedrale. n. 446 e dall’art. Questi ultimi sarebbe meglio 18, comma 3, due enti pagano della legge 23 rispettivamente documentarsi dicembre 2000, 1.190,00 e n. 388. 2.710,00 euro. I soggetti passivi dell’Ici Gli Enti da noi sono: il proprietario di amministrati immobili, ovvero il titolare contribuiscono quindi per di diritto reale di usufrutto, complessive euro uso, abitazione, enfiteusi, 27.933,00. superficie sugli stessi, il A questo dovremmo locatario finanziario e i aggiungere l’Ici che paga concessionari di aree l’Istituto Diocesano demaniali, a prescindere Sostentamento Clero il cui dalla residenza dei soggetti dato non sono in grado di o dalla sede legale o fornirlo in quanto l’Ente è amministrativa di controllo Vescovile ma dell’esercizio dell’attività. non dell’Economo Chi invece è esente da Diocesano». imposta sono le categorie più varie: gli immobili Perché a suo avviso i Media dello Stato, le biblioteche, i insistono su questa
campagna oltre che diffamatoria, completamente distorta della situazione? «In questo momento in cui il paese è “tartassato” dalla nuova manovra Monti tutti sono alla ricerca di chi stia facendo il “furbetto”. Chi già si accaniva con la Chiesa pensa che la Chiesa sia la prima ad evadere. Il fatto è che prima di parlare sarebbe meglio documentarsi. Le esenzioni riguardano tutti gli immobili utilizzati da enti non commerciali e destinati esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, culturali, ricreative e sportive. Ci sono stati ricorsi, interpretazioni del Governo Berlusconi e poi successive interpretazioni del Governo Prodi che hanno alla fine stabilito che l’esenzione spetta soltanto nel caso in cui nell’immobile non vi sia esercitata alcuna attività commerciale. Anche se in una piccola parte dell’immobile si esercita un’attività commerciale l’intero immobile diviene imponibile. Quindi non basta una piccola cappellina all’interno di un albergo per ottenere l’esenzione. Nella descrizione dell’esenzione ricadono tutti gli enti no profit, ivi compresi i circoli, le Arci. Anche il Comune, ente impositore, è esente. È però esente anche per gli immobili che non usa per
fini istituzionali, ma su cui percepisce gli affitti. La Curia diocesana, invece, sui beni locati paga fino all’ultimo centesimo. È giusto dare a Cesare quel che è di Cesare ma non è giusto togliere ai poveri ciò che può essere loro dato per migliorarne la condizione di vita. È per questo che a quello che abbiamo il dovere di mettere a conoscenza le persone di come stanno le cose. Se poi l’esenzione è ingiusta allora che la si tolga. Il problema, come dicevo, è che se viene tolta la norma di esenzione non sarà soltanto la Chiesa a pagare, ma tutti gli enti religiosi di tutte le confessioni, tutte le associazioni di volontariato, le Arci, i Comuni, le Province, le Regioni, le Università, le associazioni sportive dilettantistiche, i sindacati, i partiti politici, tutto il mondo del no profit in genere, ne sarebbero colpiti. C’è da aggiungere che la Diocesi e le parrocchie pagano altre tasse: sui redditi fondiari (da immobili) l’Ires, così come la pagano gli enti commerciali; se hanno del personale dipendente pagano alla Regione l’Irap. Come ci si chiederà? Su un costo si pagano le imposte? Ma non si pagano sul reddito? Si è esatto. Su un costo si pagano le imposte. Questo almeno è quanto avviene per gli enti non commerciali. Infine rispondo alla domanda: perché la Chiesa? Perché la Chiesa fa notizia. La Chiesa usa i propri mezzi per il bene comune senza chiedere niente in cambio. Non usa i mezzi che ha per guadagnarci, usa i mezzi che ha per servire la gente che ha bisogno di essere aiutata. (continua a pag III)
Nella stagione dei sacrifici, si cercano vittime eccellenti L’esenzione vale per tutti gli enti non profit n una stagione di crisi economica gravissima che pesa soprattutto sui più poveri, sembra che la grande questione irrisolta e che sarebbe decisiva per il salvataggio dell’Italia sia l’esenzione dall’imposta Ici dei beni della Chiesa. “Anche la Chiesa deve pagare l’Ici” sembra essere l’unico slogan capace di far scattare l’applauso e di trovare un facile consenso. Un’affermazione più falsa che demagogica, anche se molti la utilizzano soprattutto per fini demagogici. Proviamo a capire perché. La Chiesa non è esentata dal pagare l’Ici; la tassa sugli immobili di proprietà di enti ecclesiastici viene pagata laddove il loro utilizzo sia di natura commerciale. Lo dimostra anche l’intervista che pubblichiamo qui a fianco all’economo della diocesi di Livorno che presenta i numeri e le cifre reali relative al nostro territorio. L’esenzione vale per tutti quegli immobili che hanno una delle finalità sociali previste dalla legge del 1992 che ha istituito l’Ici (destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”) e vale per tutti gli enti, sia pubblici che privati, che hanno natura no profit, ovvero svolgono attività senza fini di lucro. L’esenzione quindi non riguarda solo beni ecclesiastici, ma tutti quelli di proprietà di enti che la legge prevede abbiano uno scopo sociale e dai quali quindi non sarebbe conveniente per lo Stato pretendere un tributo. In questa esenzione rientrano quindi gran parte degli immobili di proprietà pubblica o quelli di proprietà di privati quali partiti politici, sindacati, associazioni di volontariato, associazioni non governative, associazioni sportive dilettantistiche. Lo Stato, con la legge istitutiva dell’Ici e con le sue successive modifiche o interpretazioni, quindi non fa una scelta di privilegiare qualcuno rispetto ad altri, ma realizza una scelta di convenienza non applicando una tassa agli immobili utilizzati per svolgere quelle attività, da chiunque siano gestite senza fini di lucro, che hanno una rilevanza sociale e sarebbe rischioso appesantire economicamente, impedendo loro, di fatto, di sopravvivere. Pensare di risolvere la grave crisi economico – finanziaria in corso eliminando questa esenzione, non solo sarebbe evidentemente illusorio, ma rischierebbe di peggiorare la situazione generale costringendo alla loro scomparsa moltissime attività di grande rilevanza sociale, non solo quelle promosse e gestite dalla Chiesa o da enti religiosi. Questo argomento lo conoscono bene anche molti di coloro che cavalcano la campagna mediatica contro la Chiesa di questi giorni, ma lo trascurano calcolando che, in tempi di sacrifici, porta facile consenso e, magari, evita danni ai propri interessi cercare qualche vittima eccellente. E non importa se questa campagna è piena di bugie: su queste, almeno finora, non si pagano le tasse.
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