La Settimana n. 7 del 20 febbraio 2011

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IL GRANELLO di senape di Eleazar

Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217

L’esperienza di solito insegna che dove ci sono molte opposizioni, lì si può sperare un frutto più grande. (S. IGNAZIO DI LOYOLA)

lasettimana.livorno@tiscali.it

uante volte, di fronte alla difficoltà che incontriamo nel nostro Q lavoro, nel portare avanti i nostri progetti e le nostre scelte, siamo stati tentati di arrenderci, di mollare tutto?

Notiziario locale

Direttore responsabile Andrea Fagioli

Quando non lo abbiamo fatto, e ci siamo messi in ascolto anche delle opposizioni incontrate, ci siamo poi ritrovati diversi e rinnovati. Perché proprio quell’ostacolo ci ha permesso di affidarci di più, in una logica di fede, alla Parola di Dio che ci ha aperto percorsi inaspettati e ci ha svelato capacità di resistenza insospettate. Quale grazia poter raccogliere frutti così maturi!

Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

20 febbraio 2011

Il Tavolo dell’Oggettività: per l’uomo, tra scienza e buon senso

PROGETTO CULTURALE DIOCESANO IL SIMBOLO DEL «TAVOLO»

Cerco l’UOMO!

19, 23 e 25 febbraio: sono queste le date del convegno in tre atti intitolato «Tutti dalla parte della vita» promosso dal «Tavolo dell’Oggettività», la realtà nata dall’incontro tra monsignor Giusti ed i medici primari dell’Ospedale di Livorno. Il ricordo del dott. Ceccarini a tre anni i medici Primari dell’ospedale di Livorno si ritrovano periodicamente con il Vescovo monsignor Simone Giusti e con il Cappellano dell’ospedale don Placido Bevinetto, insieme ad altri membri della Commissione di pastorale delle Salute del Progetto Culturale diocesano, per riflettere insieme su argomenti di interesse pubblico. La riflessione, nel rispetto delle convinzioni personali di ciascuno, parte da una base di dati scientifici oggettivi ed ha come obiettivo quello di favorire ragionamenti che contribuiscano alla crescita del bene comune. Quest’anno la riflessione del «Tavolo» è stata incentrata sulla Legge 194, più conosciuta come la legge sull’interruzione di gravidanza, e per aprire alla città questo approfondimento sul tema, nei prossimi giorni è stato preparato un convegno in tre giornate intitolato «Tutti dalla parte della vita».

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Il programma (che è possibile leggere per intero nell’ultima pagina di questo numero) si rivolge alle categorie più varie: medici e personale medico, alle famiglie, alle associazioni di volontariato, ai fidanzati, agli operatori pastorali e alle istituzioni, perché la vita è un bene di tutti. Per introdurre ai prossimi appuntamenti del Tavolo abbiamo rivolto alcune domande a due primari dell’Ospedale di Livorno che da tempo seguono gli incontri con il Vescovo: il dottor

Giuseppe Meucci, primario di Neurologia ed il dottor Manrico Bosio, primario di Radioterapia. Cosa ne pensa del Tavolo dell’oggettività e perchè ha deciso di farne parte? MEUCCI: «Il Tavolo dell’oggettività è un’occasione di incontro e di approfondimento, per guardare la realtà che viviamo tutti i giorni come operatori sanitari e confrontarla con i valori che stanno alla base del nostro agire. Ho accolto l’invito del Vescovo a partecipare pensando di trovare un ambiente positivo di confronto, uno spazio di libertà, e così è stato». BOSIO: «Ritengo il tavolo dell’oggettività un momento formativo e di approfondimento per tutti noi. Ne faccio parte perchè condivido l’obiettivo per cui è nato: favorire i ragionamenti che contribuiscano alla crescita del bene comune, partendo da una base di dati scientifici oggettivi. La nostra missione, del resto, è quella di assicurare la salute ai nostri pazienti». Quali sono le «sfide» più ardue che questo gruppo dovrà affrontare nel proseguire con il confronto? MEUCCI: «Le sfide più difficili si presentano quando si tenta di tradurre dei "principi" in una realtà complessa e sfaccettata, in cui operano persone diverse per formazione, per cultura, per ruolo. Ad esempio nel tentativo di coniugare i principi etici a garanzia di una

assistenza alla vita con le risorse da investire in sanità, che sono sempre più ridotte». BOSIO: «Già quella di quest’anno risulta una sfida ardua. Speriamo vivamente che questo nostro impegno trovi qualche riscontro positivo. Altre sfide? Potrebbero essere: il testamento biologico, l’accanimento terapeutico. Gli argomenti da affrontare, comunque, non mancano». Vi siete mai trovati in disaccordo al punto da pensare di sciogliere» il tavolo? BOSIO: «C’è sempre stato un assoluto rispetto per ogni punto di vista anche se diametralmente opposto. Anzi, quanto sopra ha suscitato discussione-dialogo ed appunto riflessione sicuramente formativa per tutti i partecipanti. Mai pensato di chiudere l’esperienza». MEUCCI: «Nel Tavolo, proprio per le sue caratteristiche di ricerca libera e di dialogo aperto, hanno diritto di cittadinanza tutte le opinioni e quindi non è sempre possibile trovare un accordo. La cosa interessante è comunque trovare, al di là del disaccordo, una base comune, condividendo dei valori di fondo, dall’etica professionale al rispetto dei diritti della persona, passando attraverso l’affermazione dei principi della solidarietà sociale». Il dottor Massimo Ceccarini faceva parte del Tavolo quale ricordo ha di lui legato a

questa iniziativa? BOSIO: «Non voglio far retorica, ma ricorderò per sempre Massimo Ceccarini, sia come uomo che come collega. Fra noi c’è stata una profonda amicizia e stima reciproca. Restano i successi terapeutici della nostra collaborazione per la patologia cutanea ed anche qualche insuccesso e, soprattutto, il grande insegnamento di vita che mi ha trasmesso». MEUCCI: «Massimo Ceccarini ha preso parte attiva al Tavolo, animando incontri e progetti. Due le parole che sintetizzano la presenza di Massimo in mezzo a noi: l’intelligenza, propria di chi è in grado di coniugare una solida formazione scientifica con una forte iniziativa politica; la passione sincera, che caratterizza un uomo in ricerca, a tutto campo». Sente cambiato il suo lavoro da quando partecipa a questo Tavolo? MEUCCI: «Non credo che l’iniziativa del Tavolo possa avere una ricaduta immediata nel modo in cui si opera nell’articolazione del lavoro nei nostri reparti e nell’organizzazione dei percorsi assistenziali più in generale. Almeno per ora. È comunque un segnale, una proposta, uno spunto positivo da sviluppare». BOSIO: «Il mio lavoro non è cambiato, ma, personalmente, mi sento arricchito da questa esperienza». Chiara Domenici

n giorno il filosofo Diogene, tenendo in mano una lampada accesa, passeggiava nel Foro di Atene. Gli si avvicinò un amico e lo interrogò sul perché avesse acceso una lanterna pur essendo pieno giorno: «Cerco l’uomo» - rispose il filosofo. È sulla base di questo aneddoto che il Tavolo dell’Oggettività ha scelto come simbolo il filosofo Diogene con la lanterna in mano. Un simbolo che è stato riportato anche nella brochure del convegno sulla legge 194. Questo perché la riflessione del Tavolo vuole per prima cosa mettere al centro la persona, l’uomo, inteso in tutta la sua integrità e per esso sta lavorando, perché ogni scelta, ogni azione, ogni parola, siano spese a favore del suo bene, del bene dell’uomo.

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