IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
27 febbraio 2011
di Eleazar
Non crediamo che la sobrietà escluda il calore. È vero il contrario. La sobrietà della vera amicizia non è né asciutta né fredda… nel silenzio di chi ama vi è una lode meravigliosa. Lodare qualcuno è fargli sapere che è degno di essere amato. Ora, questo, lo si trasmette più eloquentemente con un semplice sguardo che con la profusione delle parole (F. VARILLON sj) La sobrietà fa parte di quella serie di virtù che oggi sono un po’ dimenticate. Abituati a gesti eclatanti con cui farsi notare, a un’esposizione mediatica in alcuni casi esagerata, non diamo attenzione a quelle espressioni dell’umano come un semplice saluto, uno sguardo, un sorriso, una carezza. Sono manifestazioni di sé che espongono molto più dell’andare in «prima pagina», perché ci fanno avvertire e manifestare la presenza dell’autentico che abita nel profondo di noi stessi. Perché non cominciare da un piccolo gesto di sobrietà per incrinare quella «facciata» con cui rischiamo di nasconderci a noi stessi e agli altri?
RICORDANDO LUCIANO DE MAJO
Un giornalista di quelli veri Giovane ma con un’esperienza da veterano
Il «tour delle buonanime» oba da spaventare i bimbi piccini la facciata del Vescovato di Livorno mostrata al TG1 in prima serata: un imponente e sinistro portone di color marrone scuro che si staglia sulla arancionastra facciata illuminata da un raggio di luna- o forse, chissà, dalla luce di un lampione per una volta miracolosamente funzionante Brividi e terrore a gogò. «Qui la sera non viene più nessuno per la paura» sussurrava con un filo di voce il cronista di turno, evidentemente timoroso di risvegliar le ombre assopite, e nello stesso tempo, rivelando di considerare i livornesi popolo così bue che, non si sa bene per quale motivo, dovrebbe in condizioni normali affollare la porta d’ingresso del Vescovato in orario di chiusura tardo pomeridiana! Perché le immagini mica le hanno girate a mezzanotte, se va bene saranno state le sette di sera, gli ha detto bene che fa ancora buio presto, se gli capitava fra un mesetto, con l’ora legale gli toccava anche far gli straordinari….. Il dubbio pur tuttavia rimane: i fantasmi in Vescovato ci sono o non ci sono? E se ci sono, come riuscire a liberarsi in fretta della loro non proprio
R
La ricetta per allontanare gli spettri? Far visitare loro il mondo dei vivi! Una lettura semiseria del «fatto» livornese che questa settimana ha trovato gli onori di cronaca su tutte le testate giornalistiche nazionali A PROPOSITO DEI FANTASMI
«CHI È SERENO NON HA NIENTE DA TEMERE» Il Vescovo invita a pregare ivo e dormo qui da tre anni e mezzo e le sole presenze non umane «fantasmi Vche ho visto sono i gabbiani e le lucciole». Scherza sull’argomento il vescovo Simone, a margine del grande clamore che ha suscitato la notizia di alcune «presenze» avvistate nel giardino del vescovado e nei locali limitrofi. «La Chiesa - continua – insegna ad aver fede nella resurrezione di Cristo e a non temere i fuochi fatui che vengono dalla morte. Per questo sono sereno, casomai bisogna incrementare la preghiera, sia per i morti che per i vivi, perché possano trovare la pace interiore».
gradita presenza? Da parte nostra, in luogo del da più parti annunciato esorcismo, ci permettiamo di consigliare a chi di dovere un metodo certamente ben più rapido ed efficace per sloggiare l’ombre moleste dalle sacre sedi. Perché, suggeriamo noi, non accompagnare le anime girovaghe in una visitina guidata della Livorno dei nostri giorni, loro che fino ad oggi se ne son rimaste in panciolle nella bambagia a godersi l’ameno e lussureggiante cortile del Vescovato? Vedreste che bell’effetto. Intanto, appena messo fuori per strada l’incorporeo naso, vedrebbero la ampia e
ariosa Piazza del Cisternone dei loro tempi trasformata per metà in parcheggio e per metà in incrocio plurisemaforico. Dopo il parcheggio, Fatti altri tre metri, ecco poi che gli spiritelli si renderebbero subito conto di come tutto sommato gli sia andata di lusso rispetto ai loro- per dir cosìcolleghi dell’antico limitrofo cimitero greco: costoro infatti, dopo essersi sobbarcati sul groppone per decenni e decenni il mastodontico palazzone delle tasse (diteglielo a loro che il carico fiscale in Italia è più leggero che altrove…), si ritrovano ora appioppato sulle reni il nuovo
pirelloncino di Livorno, esiziale conglomerato di
miniappartamenti e coppiette litigiose che sbraitano a tutte l’ored’altronde, dopo le belle cifre sborsate per l’acquisto, hanno ben di che essere nervosette….. Concluderebbe poi l’insolito «sightseeing tour delle buonanime» una capatina al limitrofo ufficio di collocamento dove, di fronte al desolante spettacolo dei propri pronipoti che si azzuffano a migliaia per un singolo posto di netturbino, i malcapitati spettri se la svignerebbero all’altro mondo in un batter di ciglia. Perché, come diceva il poeta Lucrezio, non c’è di che aver paura ad affrontare l’aldilà, quando l’inferno vero è qui sulla terra. Giampaolo Donati
TUTTI DALLA PARTE DELLA VITA
UN FLASH SULLA PRIMA DELLE TRE GIORNATE DI DIBATTITO SULLA LEGGE 194
Il Tavolo dell’Oggettività uona partecipazione e dibattito interessante nel primo B appuntamento dedicato alla Legge 194, promosso dal Tavolo dell’Oggettività. Un incontro dedicato ad una legge ancora non applicata fino in fondo e poco conosciuta nei suoi aspetti di prevenzione, anche dagli operatori sanitari. A proposito delle interruzioni di gravidanza il direttore di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale di Livorno dottor Cianferoni ha dichiarato che non esiste un rapporto sessuale che non sia potenzialmente fecondo e quindi è impossibile pensare che non vi saranno più gravidanze indesiderate. In questa visione realistica è necessaria e urgente un’educazione alla responsabilità nella vita sessuale. Nel prossimo numero un’ampia pagina dedicata al resoconto delle tre giornate di convegno.
ntelligente, acuto, sincero, aperto, preparato. Certo, Luciano De Majo era tutto questo, ma nel mio contatto con lui (purtroppo non frequentissimo) gli riconoscevo soprattutto due doti. La prima era una straordinaria umanità, che mostrava nei gesti piccoli e grandi della sua vita e che rivelava anche in questa nostra professione, bellissima eppure spesso così arida e un po’ superficiale. La seconda qualità che mi colpiva era la sua voglia di mettersi in discussione ogni volta che doveva raccontare qualcosa, sul giornale o alla radio. Guardava sempre oltre, capiva benissimo che quelle sue parole avrebbero avuto un effetto nell’opinione pubblica, e per questo bisognava pesarle, e verificare bene ogni cosa. È un grande insegnamento per i giornalisti di oggi, specialmente per i più giovani. È il ricordo più nitido delle nostre rare ma lunghe chiacchierate. Antonello Riccelli
I
a cosa più difficile è accettare che Luciano non ci LPerché sia più (almeno fisicamente). Luciano c’era. C’era sempre. Lo incontravi in città, alle conferenze, lo incrociavi agli eventi cittadini, nei palazzi istituzionali… Pantaloni larghi, maglioncino e sopra la giacchetta, perennemente sbottonata; barba incolta sulle guance piene, capelli sconvolti ed in mano la penna e il taccuino, come i veri giornalisti, perché lui lo era davvero… uno di quelli che le notizie se le va a cercare e non le aspetta in redazione. Silenzioso, lo vedevi prendere appunti, mentre con le espressioni del viso già «commentava» quello che stava ascoltando. Poi iniziava con le domande… e non finiva più! Si, perché lui le notizie non si limitava a trovarle e a scriverle, le verificava, voleva sapere il "perché" delle cose. Sapeva di tutto, aveva una cultura variegata, che si era fatto «sul campo»… aveva quarant’anni, ma per le esperienze professionali che aveva affrontato era un veterano. Nonostante questo non l’ho mai sentito vantarsi di qualche suo scoop, anzi, era disponibile ad aiutare, a spiegare, a confrontarsi con i colleghi e lo faceva sempre in modo colorito e ironico: la sua compagnia era veramente piacevole. È per questo che tutti gli volevano bene. È per questo che ci mancherà. Chiara Domenici DA PARTE DELLA REDAZIONE DE «LA SETTIMANA» LE CONDOGLIANZE ALLA FAMIGLIA DI LUCIANO DE MAJO E AI GIORNALISTI COLLEGHI DE «IL TIRRENO».