IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi
Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217
i fronte al “diventerete testimoni” i cristiani di oggi, per quanto diD visi, non possono concedersi l’atteggiamento disperato, ma in fondo comodo, dello strapparsi le vesti; come se le loro fratture rendesse-
lasettimana.livorno@tiscali.it Notiziario locale
Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo
ro impossibile ogni testimonianza. Perché le divisioni compromettono la testimonianza ma non fino a spegnerla. Anzi, proprio la missione proposta nel “diventerete testimoni”, dovrebbe richiamare i cristiani divisi a riscoprire quanti contenuti di valida testimonianza essi ancora conservano. Sono valori che il mondo attende sempre e che essi possono offrire tuttora, perché in fondo è stata l’avventura di tanti profeti offrire parole di Dio con labbra pure; è avventura dell’amore di Dio consumarsi sino ad essere offerto in vasi così poveri.
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
(gennaio 1986 - lettera Testimoni nonostante le divisioni)
2 marzo 2014
Le destinazioni del cuore
Gli itinerari 2014
Le nuove proposte di Pharus Viaggi per la prossima estate Il pellegrinaggio diocesano da Papa Francesco Sabato 10 maggio LINEA di Pensiero di Luca Lischi
Il valore della giustizia DI
MARTINA BONGINI
iascuno di noi nella sua vita ha provato almeno una volta il desiderio di andare verso qualcosa che gli era caro. Un luogo dove c’era qualcuno di importante, dove era successo qualcosa di bello per la propria vita. Muoversi verso un luogo dove si è lasciato o verso il quale si è gettato il cuore. Questo credo sia successo a tutti e questo è la radice del pellegrinaggio”
«C
Queste parole, scovate nel sito della Via Francigena, secondo chi vi scrive, sono il pensiero, la risposta essenziale alla domanda: che cos’è il pellegrinaggio? Spesso chi parte, non è consapevole fino in fondo di ciò che troverà al suo arrivo, alla meta; anzi, la maggior parte delle volte torna a casa con qualcosa in più, di inatteso, di speciale. Certo, il bello del pellegrinaggio è il cammino, magari lungo e faticoso che si fa per giungere a destinazione ma oggi, purtroppo, non è più come una volta e ognuno di noi deve fare i conti con il tempo, con le ferie e tutta la molteplicità degli impegni che coronano le nostre giornate. Per questo la via più semplice è quella di affidarsi alle agenzie di viaggio, che pensano e preparano itinerari per tutti i gusti e cercano sempre particolari "novità" da proporre. Da alcuni anni la Pharus Viaggi, l’agenzia della Diocesi, mette a disposizione un ventaglio di opportunità piuttosto ampio che spazia dai classici viaggi in Terra Santa, Lourdes e Fatima sempre in cima alle richieste
dei clienti, fino alle mete meno battute ma egualmente interessanti come la Polonia o i Santuari come Cascia, San Giovanni Rotondo, Loreto, gli eremi francescani della Valle Santa, Pompei e molti altri. Il nostro territorio è una miniera di possibili pellegrinaggi sulle orme di Santi, Beati molti ancora non "battuti" dalle agenzie di pellegrinaggio. Un esempio, come ci indica Ottavia Margotta, direttrice dell’Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi, è il Santuario di Paray Le Monial, richiesto ultimamente, dove alla fine del XVII secolo, Cristo appare più volte ad una giovane suora del Monastero della Visitazione, Margherita Maria Alacoque, rivelando che il suo Cuore è colmo di "amore appassionato per tutti gli uomini "; Margherita si assunse la missione di diffondere il messaggio a tutte le anime del mondo. Il più delle volte le mete vengono proposte direttamente dall’agenzia, ci spiega Ottavia, altre volte invece i viaggi nascono dall’idea dei parroci (magari su spinta di alcuni parrocchiani) o dal Vescovo, altri ancora da associazioni , gruppi e movimenti: il compito della Pharus è quello di trasformare queste richieste in realtà, magari con un occhio di riguardo al portafoglio! Non è detto però che per fare un pellegrinaggio sia necessario partire per giorni e giorni, è possibile infatti partecipare anche un solo giorno, vivendo intensamente un’esperienza indimenticabile; a tal proposito, visto il successo riscontrato lo scorso anno, in occasione della Visita Ad
empre più notizie che mettono in luce privilegi, Snofavori e furberie che premiano persone che gododi diritti non dovuti. Diritti spesso concessi senza ponderati e assidui controlli che causano ferite indelebili nel nostro sistema sociale. "Guai agli spensierati...a quelli che si considerano sicuri...cesserà l’orgia dei buontemponi" (Amos). Il valore della giustizia é forse quello più complesso e difficile da perseguire. Senza giustizia il mondo e le nostre comunità saranno permanentemente divise tra il bene e il male. Con il rischio di un male che invece di attenuarsi domina sul bene. E anche il progresso più nobile e più generoso non sarà sufficiente ad arginare quella eccessiva ricchezza concentrata e accumulata nelle mani dei pochi che sviluppa ingiustizia. Speriamo, con le parole del poeta Turoldo, che tu "uomo di Dio, tu sempre più raro, almeno tu queste cose denuncia, e fuggi e rompi le nere alleanze, anche da solo resisti e combatti". Uomo di Dio "tendi alla giustizia"!
LUTTO “non è né spento né lontano, ma vicino a noi, felice e trasformato, senza aver perduto la bontà e la delicatezza del suo Santo cuore.” (S. Agostino)
Limina da Papa Francesco, la Diocesi ha organizzato per Sabato 10 maggio un pellegrinaggio diocesano a Roma in occasione del 450° anniversario della proclamazione della beata Vergine di Montenero a patrona principale di Livorno, durante la festa delle scuole con il Santo Padre. Un’occasione da non perdere, per chi si fosse persa quella dello scorso anno, un sabato di primavera speciale per incontrare il Papa. Le proposte ci sono, i posti
pure…non rimane che prenotare e partire! QUESTE LE PRINCIPALI METE IN PROGRAMMA: Polonia 6-10 Maggio Roma 10 Maggio Fatima 11-15 Giugno Fatima con il Vescovo 9-16 Luglio Terra Santa con il Vescovo 1926 agosto Terra Santa con don Valerio Barbieri 24-31 agosto Lourdes 2-5 settembre Assisi e dintorni con don Luciano Musi a settembre
L’ufficio catechistico diocesano si unisce al dolore della famiglia e della parrocchia San Luca evangelista per la perdita della catechista Dina Bertelli, che è tornata alla casa del Padre mercoledì 19 febbraio. Una preghiera per la sua anima, per i suoi familiari, per la sua aiuto catechista e i ragazzi del 6° anno di catechesi, che Dina ha amato con tutto il cuore.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
2 marzo 2014
Ricordando ancora Olimpia Sgherri
Giampaolo Cateni ci racconta come la sua passione per la corsa sia d’aiuto per gli altri
Un’iniziativa BENEFICA
UN CARISMA SPECIALE icordare Olimpia è un grande priR vilegio, l’ho conosciuta tramite una carissima amica nel 1980, ambedue si consultavano a vicenda per cercare di aiutare tutti coloro che si trovavano in difficoltà economiche, in poco tempo però le persone aumentavano ed ebbe l’esigenza di appoggiarsi da qualche parte, per brevi periodi fu accolta in diverse parrocchie della Diocesi, ma quel gruppo creava confusione e i parroci la pregavano di allontanarsi. Non perdendosi d’animo ella si rivolse a Mons. Ablondi, il quale la indirizzò nella parrocchia di S. Ferdinando, poiché in quel periodo vi era un gruppo di giovani, che secondo il Vescovo l’avrebbero aiutata a portare avanti quel difficile compito, ma non fu così, quei giovani non ne vollero sapere. Però trovò tutta la disponibilità e l’accoglienza possibile nel carisma Trinitario di Padre Lorenzo Moretti parroco dal 1982 al 2013, che non solo l’ha aiutata e incoraggiata, ma ha voluto intestare il gruppo al fondatore S. Giovanni de Matha. In quel periodo vi erano iscritte circa duecento famiglie, le quali affluivano da tutte le parti della città. Olimpia aveva delle capacità caritatevoli talmente edificanti che si potevano paragonare a quelle di Madre Teresa di Calcutta, tutte le persone che si avvicinavano a lei non trovavano solo sostentamento economico e morale, ma sentivano parlare di un Dio che donava amore, gioia, perdono e soprattutto una grande pace per coloro che avrebbero messo in pratica il Suo Vangelo. Il suo grande desiderio era quello di diffondere la parola rivelatrice, infatti prima di consegnare il desiderato pacco, li portava in chiesa e leggeva il Vangelo della Domenica, commentandolo con loro, poi pregava insieme e dopo dava un pacco viveri uguale a tutti e a quelle famiglie che avevano grossi problemi pagava affitto, bollette, ecc. Una volta l’anno saliva con il gruppo al Santuario di Montenero a ringraziare la Madonna delle Grazie, per tutti i benefici che gli concedeva suo Figlio Gesù, finiva il pomeriggio offrendo un rinfresco nella sala del Pellegrino. Poi ogni anno organizzava un pranzo in parrocchia, invitando sempre il Vescovo. Il tutto si concretizzava attraverso l’aiuto economico di molte persone che Olimpia conosceva e del suo stipendio, che molte volte non arrivava alla fine del mese. Il suo grande dispiacere fu quando dovette lasciare il gruppo alla parrocchia, di fatto avendo collaborato io con lei da anni, insieme con il parroco decise di affidare a me il gruppo, purché continuassi ad adottare sempre il solito sistema d’incontro. Il lavoro che Olimpia ha svolto in tutti quegli anni, ha dato dei frutti incredibili, poiché si è avverato quello che lei desiderava, che queste persone non vengono solo per prendere il pacco, ma hanno il desiderio di ascoltare la parola di Dio e pregare insieme. Il suo giorno iniziava con la santa comunione ascoltando la Messa, quella linfa che le dava forza e la portava ad essere luce per illuminare il cammino di tante persone che la frequentavano. Fin da giovane si era consacrata nel terzo ordine francescano, facendo voto di castità, povertà e obbedienza. Quell’affidamento continuo al Signore, l’ha portata ad uno spessore spirituale molto alto, infatti quando passava vicino ad una chiesa non poteva fare a meno di entrare per una preghiera o per un segno di croce. Credo che il Signore l’abbia voluta premiare nel giorno della sua dipartita, poiché l ’ha portata in cielo avvolta nel manto della sua mamma, nel giorno della Madonna di Lourdes. Olimpia non è morta ha detto Padre Damioli nella sua omelia, ma è partita per un posto bellissimo dove tutti siamo invitati ad andare, affidiamoci a lei e in comunione a tutti i santi del Paradiso ci sostenga nel difficile cammino caritatevole. Osvalda Lattici, Collaboratrice Caritas
Di corsa... per i bambini DI
GIULIA SARTI
uesta storia intreccia tanti cammini, tante strade. Livorno, Betlemme, Milano. Tanti chilometri che le dividono, ma che saranno magicamente unite da qualcuno. No, non di corsa da una città all’altra come Filippide per annunciare la vittoria sui persiani ad Atene nella battaglia di Maratona, ma correndo, quello sì. Una maratona, appunto. Gian Paolo Cateni, ex professore di matematica, della parrocchia Santi Pietro e Paolo, i suoi 66 anni se li porta più che bene, forse proprio per quello che fa. «Sono sempre andato in bicicletta, poi dopo i 40 anni, senza motivi particolari, ho iniziato a correre e non ho più smesso». Sembra una frase di Forrest Gump! Secondo lui, è proprio non essersi “consumato” in gioventù che gli ha permesso di partecipare per due volte alla maratona di Roma e diventare campione italiano 2013 nella 50 km, categoria MM65. «Mi alleno 3-4 volte alla settimana per un totale di circa 50 chilometri, che , quando si avvicinano le gare diventano 70-80».
Q
«Arrivi a un punto in cui pensi che la stanchezza avrà la meglio e non potrai contare su nient’altro che su te stesso.(...) Questa volta però sarà diverso: finora ho sempre corso per me stesso, l’idea di correre per aiutare qualcuno mi dà uno stimolo nuovo» Da quando Padre Gabriele Bezzi è diventato parroco della sua parrocchia, ha trovato qualcuno che condivide la sua passione. «Ci conoscevamo di vista, avevamo corso insieme alla “Corsa degli auguri”, e siamo entrati subito in sintonia». Il passo sembrava essere lo stesso per costruire insieme qualcosa che unisse sport e solidarietà. È così che è nata l’idea di “Run4life”: una corsa per aiutare il Caritas Baby hospital di Betlemme. «Il prossimo 6 aprile a Milano si volgerà la XIV Milano City Marathon. Avremo dovuto correre insieme, ma purtroppo Padre Gabriele non riuscirà a rimettersi dall’infortunio al piede che ha avuto, quindi sarò da solo». Ma da soli, dice Gian Paolo, lo si è in ogni maratona. «Arrivi a un punto in cui pensi che la stanchezza avrà la meglio e non potrai contare su nient’altro che su te stesso. Sono quelli i momenti in cui
mi è capitato di dialogare con i miei cari che non ci sono più. Questa volta però sarà diverso: finora ho sempre corso per me stesso, l’idea di correre per aiutare qualcuno mi dà uno stimolo nuovo». Ognuno dei 42 chilometri della maratona che percorrerà, sarà un pezzetto per dotare l’ospedale pediatrico di due nuove apparecchiature. «Padre Gabriele conosce questa realtà da tanti anni, ha corso la maratona di New York per trovare fondi da destinar loro, questa volta toccherà a me. Abbiamo contattato suor Donatella, chiedendo di cosa avessero avuto bisogno in questo momento». Dopo aver scorso tre pagine di materiale, la scelta è caduta su una bilancia digitale per neonati e una pompasiringa in grado di sostituire la normale flebo, rendendo meno dannoso il trasporto dei piccoli pazienti. Costo totale intorno ai
2000 Euro. «Ogni chilometro avrà un valore di 50 Euro che chiunque, anche in gruppo, potrà sottoscrivere per contribuire. Abbiamo già coperto 32 chilometri del percorso, ne mancano ancora una decina». Parlare di trasporto di pazienti a Betlemme non è banale. «Non solo quel muro prevede il controllo di ogni ambulanza e spesso lo spostamento su un’altra del paziente a bordo, ma può capitare che il check point sia chiuso e in quel caso non c’è niente da fare se non tornare indietro». L’ospedale è nato nel 1952, voluto dalla Caritas Svizzera e Tedesca su idea di Padre Ernst Schnydrig. «E’ sovvenzionato dall’Associazione Aiuto Bambini Betlemme che in Italia è stata portata dal vescovo di Verona qualche anno fa». Quasi il 90% delle loro entrate, si legge sul sito, viene da donazioni, una cifra davvero alta che ha permesso la costruzione di un ospedale di ottimo livello, la cui quasi totalità di operatori è locale. «La cosa che colpisce è la banalità, pensando al nostro Paese, delle malattie che vengono curate. Al primo posto nella relazione 2012 ci sono i casi di bronchite acuta».
Come nasce e di che cosa si occupa
L’associazione“Aiuto bambini di Betlemme” “Aiuto Bambini Betlemme” è un’organizzazione umanitaria internazionale di ispirazione cristiana che, per la propria attività di aiuto alle popolazioni in difficoltà della Terra Santa, ha come fondamento il Vangelo. Interveniamo a favore di bambini e madri garantendo loro un sostegno destinato a durare nel tempo e attento a tutte le dimensioni della persona. Nel nostro lavoro teniamo presente la realtà politica della Terra Santa moltiplicando i nostri sforzi per la giustizia sociale e per la pace. Il nostro principale impegno è quello di costruire ponti di solidarietà e di comprensione reciproca tra palestinesi ed ebrei. Aiuto Bambini Betlemme si riconosce negli obiettivi voluti e vissuti da padre Ernst Schnydrig, fondatore del Caritas Baby Hospital. "Noi ci siamo" - è il motto che ci caratterizza, la nostra
carta di identità. Infatti siamo presenti, con attività sociali e di utilità comune e diamo un contributo alla comprensione e alla pace tra i popoli e tra le varie religioni e confessioni presenti nella Terra Santa. Aiuto Bambini Betlemme è l’ente che finanzia il Caritas Baby Hospital di Betlemme, il progetto su cui concentra la sua attenzione. L’Associazione partecipa inoltre alla realizzazione di progetti per bambini malati e socialmente svantaggiati, per le madri e le loro famiglie nella Terra Santa. Intratteniamo stretti rapporti con istituzioni che perseguono obiettivi simili ai nostri. L’Associazione è organizzata secondo il diritto svizzero ed è una persona giuridica autonoma. (Dal sito dell’Associazione http://www.aiutobambini-betlemme.it)
Da lunedì Gian Paolo inizierà l’allenamento per Milano, Padre Gabriele lo seguirà in bicicletta. «Abbiamo una mezza idea di andare a Betlemme il prossimo ottobre per l’inaugurazione di una nuova ala». Da un’idea di Gabriele infatti, si sta lavorando per costruire una ludoteca per i bambini curati, ogni anno quasi 30.000. Per gli “sportivi della domenica” è stato pensato un altro appuntamento: quello del 29 marzo.«L’abbiamo chiamata “Corsa/camminata della solidarietà”. Partiremo dal gazebo tutti insieme e poi ci divideremo in due gruppi». Per chi vorrà godersi il lungomare camminando, l’arrivo è di fronte all’ippodromo e ritorno, per i corridori invece, il giro di boa saranno i Tre ponti. In questa occasione a Gian Paolo sarà consegnato un simbolo che lo accompagnerà nella corsa di Milano per rendere visibile quello per cui starà correndo. “Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai camminare, usa il bastone. Però, non trattenerti mai”. Qualcosa da fare per gli altri c’è sempre. Parola di Madre Teresa.
DATE E NUMERI QUESTE LE DATE DEI PROSSIMI EVENTI N PROGRAMMA 15 marzo Presentazione alla stampa della maglia 29 marzo Corsa/camminata della Solidarietà 6 aprile 14ma Milano City Marathon 10 aprile Pasqua dello sportivo alla parrocchia Santi Pietro e Paolo COME FARE A DONARE?. Per chi volesse dare un contributo può rivolgersi a Gian Paolo inviando una email a gianpaolocateni@virgilio.it . Per un bonifico o un bollettino la causale è PROGETTO RUN4LIFE, intestato a ASSOCIAZIONE AIUTO BAMBINI BETLEMME ONLUS IT32H0200859822000040434541
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
2 marzo 2014
UNA PROPOSTA PER LIVORNO Jobson group e le riparazioni navali
Il bacino di carenaggio: milioni di possibilità... in Euro! La Jobson Group Livorno, azienda capogruppo di un’associazione di 25 aziende strettamente livornesi specializzate tutte nel settore delle riparazioni navali si propone come partner per la gestione del bacino di carenaggio nell’ex cantiere. Una proposta che porterebbe numerose ricadute economiche su tutto il territorio n minimo di 2 navi al mese in riparazione nel comparto dei bacini di carenaggio di Livorno per l’equivalente di 40 milioni di Euro di ricaduta annuale sulla città, con oltre 250 operatori impegnati e un indotto di altre 100 persone. Questo non è un sogno, ma la proposta di Jobson Group Livorno. Azienda capogruppo di un’Associazione di 25 aziende strettamente livornesi specializzate tutte nel settore delle riparazioni navali. Il gruppo livornese alle spalle può vantare la Jobson Italia, player internazionale delle riparazioni navali, che opera con basi tecniche aperte a Tangeri, Singapore e Cipro. Il bacino di carenaggio in muratura livornese è il più grande del Mediterraneo e il secondo in tutta Europa, nato per l’ex Cantiere luigi Orlando, ancora oggi può ospitare tutte le navi che circolano nel nostro mare. Massimo Netti, techinical manager dell’impresa, esperto internazionale del settore con molti anni passati all’estero è determinato nel riportare il lavoro a Livorno per le riparazioni: «Il bacino livornese potrebbe rappresentare un ottimo sito per le riparazioni di navi di nuova generazione da crociere, passeggeri e mercantili. La Jobson Italia, che lavora con gli armatori di tutto il mondo, su Livorno indirizzerà tutte quelle unità navali per le riparazioni di alta tecnologia, non invasive al sistema nautico già presente. Le condizioni in cui versa il bacino non sono delle migliori, ma Jobson Italia assieme alla Jobson Group Livorno sarebbero disposte a riattivarlo in autofinanziamento perché possa essere utilizzato per la città». Finora il grande bacino di carenaggio in muratura è rimasto inutilizzato all’interno dei cantieri Azimuth, ma la proprietà del sito è dell’Autorità Portuale in un’area demaniale. «Lasciarlo inutilizzato – continua Netti – è uno spreco. Fortunatamente l’Autorità Portuale di Livorno ha previsto nel Piano Operativo Triennale 2013-2015 di rimetterlo a reddito e di emanare un bando di gara perché venga assegnato per le riparazioni». Il sito dispone anche di un bacino galleggiante di dimensioni ridotte capace di ospitare navi di piccole dimensioni, fino a 190 mt.
U
Netti afferma che «di questi piccoli bacini il Mediterraneo ne offre molti creando una concorrenza enorme riducendo drasticamente i guadagni delle aziende che vi operano. Mentre il Bacino in muratura di Livorno unico nel Mediterraneo per dimensioni è ricercato dagli stessi armatori». Molti comparti portuali vivono oggi un momento di forte crisi e non sembrano esserci prospettive di cambiamento a breve scadenza, quindi la proposta Jobson di rilanciare le riparazioni navali a Livorno potrebbe essere un’opportunità da cogliere al volo. «La Jobson – sottolinea Massimo Netti – è un’impresa che lavora con sistemi di alta tecnologia. Dimentichiamoci gli operai del cantiere che battevano tutto il giorno sulle lamiere delle navi: le riparazioni oggi in Europa sono eseguite con sistemi innovativi e riguardano maggiormente un refitting navale: si agisce sulla
componentistica meccanica, elettrica, di automazione, di software e di arredo. Queste lavorazioni potrebbero essere il futuro dei nostri giovani livornesi, penso a corsi per le scuole come il Nautico oppure a Master universitari per
ingegneria, ecc. creando così nuove figure di professionalità, assolutamente richieste dal nostro mercato». Una proposta con ricadute a 360 gradi dunque, che aspetta solo di essere colta. c.d.
IL 4 MARZO SFILATA DI CARNEVALE DELLE SCUOLE CATTOLICHE
...e gioia sia! artedì 4 marzo invaderanno la città colorandola di festa ed allegria; sono i bambini di alcune Scuole Cattoliche di Livorno (Beata Rosa Venerini, Fondazione Sacro Cuore, Lido Rossi, Maria Ausiliatrice, Sacro Cuore, Santa Margherita, Santo Spirito) che sfileranno per le strade del centro per mostrare a tutti la bellezza della gioia che nasce dallo stare insieme. L’iniziativa, promossa dalle Scuole Cattoliche protagoniste con il sostegno dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Livorno, si pone come obiettivo non solo quello di far vivere agli alunni un momento di festa all’insegna del sano divertimento, ma anche quello di restituire alla città il senso di una presenza, quella delle Scuole Cattoliche, che affonda le proprie radici nel tempo, ma che ha parole, pensieri, messaggi sempre nuovi da lanciare. Il tema «E gioia sia!» intende sottolineare che la gioia, così come la si vive all’interno delle Scuole Cattoliche, ha motivazioni profonde e questa «uscita pubblica», proprio nel cuore della città, ne vuole essere una testimonianza. I valori cristiani, se vissuti con coerenza, sfociano necessariamente nella gioia. E’ per questo che le Scuole, che saranno protagoniste della sfilata del 4
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marzo, hanno scelto di scendere in strada proprio durante il carnevale, per diventare, appunto, testimoni della gioia, quella con la «G» maiuscola! Saranno più di 1500 bambini, accompagnati da insegnati, genitori, educatori, che, mascherati da clown, attraverseranno la città il 4 marzo a partire dalle ore 09.30 seguendo il seguente itinerario: Corso Mazzini, Piazza Attias,Via Ricasoli, Piazza Cavour,Via Cairoli, Piazza Grande,Via Grande, Piazza della Repubblica. Al termine della sfilata, in una Piazza della Repubblica che diventerà un tripudio di colori, sarà rivolto ai bambini il saluto del Vescovo Simone, o di un suo delegato, e sarà offerta a tutti la testimonianza del Clown Pompelmo, alias don Luciano Cantini, Parroco e Responsabile Nazionale per i fieranti e circensi. Si confida anche nel saluto di un rappresentante dell’Amministrazione Comunale. E’ questa iniziativa il frutto concreto del cammino di condivisione e collaborazione che le Scuole Cattoliche cittadine hanno intrapreso da tempo; in un momento storico in cui tutto sembra in bilico, precario, difficile, queste Scuole intendono riproporre alla città la loro scommessa sull’educazione della gioventù e lo fanno proponendosi con un volto unitario nella
condivisione di valori fondamentali che ancora oggi, più che mai, forse, hanno tanto da dire a ciascun uomo; scuole che, come anche questa dimostrazione prova, mirano alla crescita integrale dei propri alunni, promuovendo anche occasioni di festa e gioia oltre che di studio e riflessione. Un ringraziamento doveroso a quanti hanno dato vita a questa iniziativa ed in particolare all’Amministrazione Comunale, che con efficacia ha accompagnato gli organizzatori nell’ottenimento dei permessi necessari, la Polizia Municipale, la Questura, la Misericordia di Antignano, l’AAMPS, l’Ufficio Scuola della Diocesi e quanti, con entusiasmo, si sono prodigati per la messa in atto di questa esperienza. M.P.
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L’assessore Massimo Gulì racconta il suo operato
Ambiente, protezione civile e volontariato on l’assessore Massimo Gulì -ha C detto il direttore del Circolo culturale e dirigente del periodico “Il Centro” Enrico Dello Sbarba- si completa la rosa degli assessori del Comune di Livorno che si sono impegnati con determinazione nei vari settori di loro competenza per il bene della città, e gli incontri che abbiamo voluto organizzare hanno consentito un rapporto diretto tra loro e i cittadini. Franco Spugnesi, a nome del Centro, nel presentare il relatore ha ricordato che l’Ambiente è un settore che ha rivestito sempre una particolare sensibilità a livello cittadino, Gulì infatti è assessore all’Ambiente, alla Protezione Civile, all’Associazionismo e al Volontariato. Per farsi conoscere meglio l’assessore ha reso noto di essere sposato, di avere un figlio di 16 anni, di essere un dipendente dell’Agenzia delle entrate e di avere due passioni: il calcio e la politica. Prima di essere nominato assessore aveva fatto parte del Consorzio di bonifica delle colline livornesi e aveva maturato una notevole esperienza come presidente di Circoscrizione. Il relatore ha specificato di aver iniziato come assessore un percorso virtuoso per la “raccolta differenziata” che si è concretizzata ultimamente con la raccolta “porta a porta” nel rione della Venezia, per questo ha dovuto partecipare ad assemblee di quartiere particolarmente tumultuose, ma man mano che si procedeva l’adesione dei cittadini è stata sempre più consistente, infatti da una raccolta del 26% si è passati al 90%. Questo risultato -ha aggiunto- ci fa ben sperare di poter portare in altri quartieri questo tipo di esperienza, infatti ci proponiamo di interessare circa 22 mila abitanti. La “rete ambiente” dovrebbe prevedere una gestione pubblico-privato, mentre alla Regione “chiedo e sollecito” di far decollare una industria del riciclo per poter trasformare direttamente i rifiuti. Una seconda operazione da farsi è il Regolamento delle attività rumorose, è necessaria la valutazione di impatto acustico per alcune attività perché ci sembra opportuno tutelare il diritto alla quiete e al riposo delle persone. Sarebbe anche utile far ricorso al privato per ridurre il consumo di energia riguardo agli immobili pubblici, al fine di ridurre l’inquinamento e riqualificare gli stessi immobili. Sul tema della Protezione Civile, Gulì ha ricordato di aver ricevuto l’assessorato nel momento in cui si era verificata la tragedia del bambino morto a Salviano, della scossa di terremoto e della rottura della condotta dell’acqua potabile, un battesimo di fuoco dunque: “che mi ha fatto entrare nel vivo della materia”. Sono state così organizzate delle “Aree di ritrovo” per gli eventi calamitosi (24 a Livorno 1 in Gorgona) dove sono state poste “colonnine di servizio” in grado di erogare acqua, gas, energia elettrica, queste Aree dovranno essere pubblicizzate meglio tramite l’emittente televisiva, i quotidiani locali e con lettera direttamente ai cittadini, affinché tutti ne siano messi a conoscenza. Per quanto riguarda il Canile Municipale posto al Vallin Buio, la struttura modulare non è stata ancora completata, attualmente ci sono solo 48 box, ma la deroga al Patto di stabilità ha liberato una serie di risorse per cui entro la fine di febbraio il canile potrà essere completato e prima del 9 aprile sarà indetto un Bando per reperire il soggetto gestore. E’ in atto anche la revisione del Regolamento per la tutela e la protezione degli animali. Per quanto riguarda la problematica del Decentramento -ha terminato l’assessore- bisogna stabilire in che numero saranno le nuove Circoscrizioni, se mantenere le 5 attuali o meno, e quali funzioni dovranno espletare tenendo conto che con l’ultima Legge approvata non ci sarà più l’elezione diretta, così come sono stati soppressi gli emolumenti. Tramite l’Associazionismo bisognerà perciò trovare nuove forme di partecipazione sul territorio affinché il rapporto tra Amministrazione e cittadini sia sempre più concreto ed efficiente, includendo anche la Consulta degli stranieri. Gianni Giovangiacomo
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TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
2 marzo 2014
Agenda del VESCOVO
VENERDÌ 28 FEBBRAIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 17.30 presso il nuovo centro Caritas "Sorgenti di Carità"(Via Donnini), incontro dal titolo "Capitani coraggiosi: Nuove strade per il lavoro a Livorno" a cura del Progetto culturale, Interverranno rappresentanti di: Confesercenti, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confindustriali, Lega Consumatori, Jobson group (vedi locandina in pag) 21.15 in vescovado, consulta aggregazioni laicali SABATO 1 MARZO 16.00 il Vescovo riceve i bambini capitani delle squadre di calcio che partecipano al torneo organizzato dal CSI, Junior Tim Cup "Il calcio negli oratori" 18.00 S. Messa e cresime alla parrocchia del Sacro Cuore (Salesiani) 10.30 S. Messa e cresime alla parrocchia di San Pio X MARTEDÌ 4 MARZO Nella mattina, udienze clero in vescovado 10.45 il Vescovo saluta in piazza della Repubblica la sfilata di carnevale delle scuole cattoliche (vedi pag. III) 21.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, incontro con i genitori dei ragazzi del catechismo della parrocchia di S. Ranieri a Guasticce MERCOLEDÌ 5 MARZO 10.00 in cattedrale S. Messa e imposizione delle Sacre Ceneri 21.00 processione e S. Messa con imposizione delle Sacre Ceneri alla chiesa di S. Croce a Rosignano Solvay GIOVEDÌ 6 MARZO 10.00 collegio dei consultori in vescovado 11.00 consiglio episcopale in vescovado 21.00 in occasione della visita pastorale al VI vicariato, incontro con il consiglio pastorale parrocchiale della parrocchia di S. Martino a Parrana VENERDÌ 7 MARZO Nella mattina, udienze laici in vescovado 18.30 incontro con i cresimandi, genitori, catechisti e parroci al circolo della Parrocchia della Santissima Trinità DOMENICA 9 MARZO 10.30 S. Messa e presentazione della domanda alla cresima alla parrocchia di S. Giovanni Bosco a Coteto 16.00 ritiro di Quaresima per gli operatori pastorali e incontro con i catechisti del VI vicariato alla chiesa di S. Ranieri a Guasticce
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Amirante C. - E gioia sia. Il segreto per la felicità.- Ed. Piemme, pp.179,euro 15,00 Quando si cade nell’abisso della depressione è possibile risorgere a vita a nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante, da venti anni in prima linea con la comunità "Nuovi Orizzonti" per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere, ci risponde in modo affermativo. Essa infatti nella lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società disumanizzata che ha smarrito la preziosità delle relazioni autentiche. Molti di loro sono riusciti a cambiare vita e a rinascere. In questo dialogo diretto e interlocutorio con il lettore, ricco di condivisioni personali, Chiara invita ad intraprendere un percorso di crescita interiore per vincere le proprie paure, le assuefazioni a droghe e sostanze, le tante forme di nociva dipendenza altrui, le sfide quotidiane che impone la crisi economica e culturale del nostro paese e dell’intero Occidente. Chiara ci dice che in ciascuno di noi c’è un potenziale inespresso e la felicità dipende da come decidiamo di utilizzarlo per non fuggire di fronte a tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala.
Diocesi informa centro italiano FEMMINILE
Il Cif di Livorno in Udienza da Papa Francesco nella Sala Clementina
«Una presenza femminile più capillare ed incisiva nella Chiesa» aggregazione laicale del Cif i Livorno, guidata ’dalla responsabile Katia
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Orlandi è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco. L’occasione era dovuta al fatto che tutti i gruppi del Cif italiano si sono ritrovati per il XXIX Congresso Nazionale elettivo a Roma con presenti quattrocento delegate. Fondato sul mandato perenne dell’agire cristiano, da 70 anni il Cif è l’erede di un patrimonio fatto di un impegno concreto di partecipazione, collaborazione con le istituzioni, «ieri per costruire l’Italia, oggi per rigenerare la vita culturale, sociale e politica dell’Italia», come ha sottolineato la Presidente Nazionale Maria Pia Savatteri. Il Papa nell’udienza nella Sala Clementina ha ricordato come le attività delle donne in questi ultimi anni hanno trovato nuovi spazi di responsabilità sia nell’ambito civile e delle professioni che nell’ambito ecclesiale. Inoltre, accanto ad altre trasformazioni culturali e sociali, anche l’identità e il ruolo
della donna, nella famiglia, nella società e nella Chiesa hanno conosciuto mutamenti notevoli, e in genere la partecipazione e le responsabilità delle donne è andata crescendo e in
particolare, il Magistero della Chiesa ha avuto un’attenzione costante verso il mondo femminile. Ne sono testimoni la Lettera Apostolica Mulieris dignitatem ( 1988) e il messaggio per la Giornata mondiale della Pace del 1995 La donna educatrice di pace e più di recente l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Papa Francesco ha anche ricordato l’indispensabile apporto della donna nella società in special modo con la sua sensibilità e intuizione verso l’altro, il debole e l’indifeso: «mi sono rallegrato nel vedere molte donne condividere alcune responsabilità pastorali con i sacerdoti nell’accompagnamento di persone, famiglie, gruppi, come nella riflessione teologica; ed ho auspicato che si allarghino gli spazi per una presenza femminile, più capillare ed incisiva nella Chiesa». Papa Francesco ha anche posto l’accento sul ruolo imprescindibile della donna nell’ambito familiare: la famiglia «chiesa domestica» ha
bisogno di lei per la salute e prosperità anche della Chiesa e della società stessa. Pertanto la presenza della donna nell’ambito domestico si rivela quanto mai necessaria per la trasmissione alle generazioni future di solidi principi morali e per la trasmissione della fede. Ma perché essa possa crescere nella presenza efficace in tanti ambiti della sfera pubblica, e al tempo stesso mantenere una presenza e un’attenzione preferenziale e del tutto speciale nella e per la famiglia, c’è bisogno del discernimento che oltre alla riflessione sulla realtà della donna nella società «presuppone la preghiera assidua e perseverante». Il Cif di Livorno e quello Nazionale esprimono la propria gratitudine e riconoscenza al Papa per le parole di stima e di incoraggiamento e si sentono maggiormente sollecitate «ad essere presenti e ad operare perché il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti». Mo.C.
BREVI DALLA DIOCESI
Serra Club LUNEDÌ 10 MARZO ALLE 18,00 Presso la sala "Alberto Ablondi" della Parrocchia della SS. Annunziata dei Greci, via Olanda 44, Don Raffaello Schiavone, docente di teologia morale all’ Istituto Superiore di Scienza religiose di Pisa, terrà una conferenza sul tema: "I divorziati bussano alle porte della Chiesa". L’ incontro, aperto a tutta la città, è organizzato dal Serra Club presieduto da Paolo Lugetti.
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Non abbiate paura del «per sempre» LA PAURA DEL “PER SEMPRE” antità, in tanti oggi pensano che promettersi fedeltà per tutta la vita sia un’impresa troppo difficile; molti sentono che la sfida di vivere insieme per sempre è bella, affascinante, ma troppo esigente, quasi impossibile. Le chiederemmo la sua parola per illuminarci su questo. Ringrazio per la testimonianza e per la domanda.Vi spiego: loro mi hanno inviato le domande in anticipo… Si capisce… E così io ho potuto riflettere e pensare una risposta un po’ più solida. E’ importante chiedersi se è possibile amarsi “per sempre”. Questa è una domanda che dobbiamo fare: è possibile amarsi “per sempre”? Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive. Un ragazzo diceva al suo vescovo: “Io voglio diventare sacerdote, ma soltanto per dieci anni”. Aveva paura di una scelta definitiva. Ma è una paura generale, propria della nostra cultura. Fare scelte per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: “stiamo insieme finché dura l’amore”, e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio. Ma cosa intendiamo per “amore”? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita. Cari fidanzati, voi vi state preparando a crescere insieme, a costruire questa casa, per vivere insieme per sempre. Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio. La famiglia nasce da questo progetto d’amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno. Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla “cultura del provvisorio”! Questa cultura che oggi ci invade tutti, questa cultura del provvisorio. Questo non va! Dunque come si cura questa paura del “per sempre”? Si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi passi piccoli, passi di crescita comune - fatto di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede. Perché, cari fidanzati, il “per sempre” non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani. Mi viene in mente il miracolo della moltiplicazione dei pani: anche per voi, il Signore può moltiplicare il vostro amore e donarvelo fresco e buono ogni giorno. Ne ha una riserva infinita! Lui vi dona l’amore che sta a fondamento della vostra unione e ogni giorno lo rinnova, lo rafforza. E lo rende ancora più grande quando la famiglia cresce con i figli. In questo cammino è importante, è necessaria la preghiera, sempre. Lui per lei, lei per lui e tutti e due insieme. Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore. Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Gli sposi possono imparare a pregare anche così: “Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano”, perché l’amore
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Il discorso di Papa Francesco ai fidanzati che si preparano al Matrimonio
la giornata senza fare la pace, quello che hai dentro, il giorno dopo è freddo e duro ed è più difficile fare la pace. Ricordate bene: mai finire la giornata senza fare la pace! Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti. Quando vengono nelle udienze o a Messa qui a Santa Marta gli anziani sposi, che fanno il 50.mo, io faccio la domanda: “Chi ha sopportato chi?” E’ bello questo! Tutti si guardano, mi guardano, e mi dicono: “Tutt’e due!”. E questo è bello! Questa è una bella testimonianza! LO STILE DELLA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO
quotidiano degli sposi è il pane, il vero pane dell’anima, quello che li sostiene per andare avanti. E la preghiera: possiamo fare la prova per sapere se sappiamo dirla? “Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano”.Tutti insieme! [fidanzati: “Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano”]. Un’altra volta! [fidanzati: “Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano”]. Questa è la preghiera dei fidanzati e degli sposi. Insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà “per sempre”, capace di rinnovarsi, e vincerà ogni difficoltà. Questo ho pensato che volevo dirvi, rispondendo alla vostra domanda. Grazie! VIVERE INSIEME: LO “STILE” DELLA VITA MATRIMONIALE Santità, vivere insieme tutti i giorni è bello, dà gioia, sostiene. Ma è una sfida da affrontare. Crediamo che bisogna imparare ad amarsi. C’è uno “stile” della vita di coppia, una spiritualità del quotidiano che vogliamo apprendere. Può aiutarci in questo, Padre Santo? Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole che tu hai detto, parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso - ossia ‘posso’, tu hai detto – grazie, e scusa. “Posso-Permesso?”. E’ la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?... Insomma, chiedere permesso significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri. Ma sentite bene questo: saper entrare con cortesia nella vita degli altri. E non è facile, non è facile. A volte invece si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non si impone con durezza e aggressività. Nei Fioretti di san Francesco si trova questa espressione: «Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio … e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l’odio e conserva l’amore» (Cap. 37). Sì, la cortesia conserva l’amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia. E questo può incominciare a casa. “Grazie”. Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così… Però è importante! La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! La gratitudine è un sentimento importante! Un’anziana,
una volta, mi diceva a Buenos Aires: “la gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile”. E’ necessaria la nobiltà dell’anima perché cresca questo fiore. Ricordate il Vangelo di Luca? Gesù guarisce dieci malati di lebbra e poi solo uno torna indietro a dire grazie a Gesù. E il Signore dice: e gli altri nove dove sono? Questo vale anche per noi: sappiamo ringraziare? Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice grazie! E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale. La terza: “Scusa”. Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Ma forse qui c’è qualcuno che non mai ha fatto uno sbaglio? Alzi la mano se c’è qualcuno, lì: una persona che mai ha fatto uno sbaglio? Tutti ne facciamo! Tutti! Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno. E così noi facciamo sbagli… Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: “scusa”. In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso. Questo è incominciato dal nostro padre Adamo, quando Dio gli chiede: “Adamo, tu hai mangiato di quel frutto?”.“Io? No! E’ quella che me lo ha dato!”. Accusare l’altro per non dire “scusa”, “perdono”. E’ una storia vecchia! E’ un istinto che sta all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa. “Scusa se oggi ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza salutare”; “scusa se ho fatto tardi”,“se questa settimana sono stato così silenzioso”,“se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa mi sono dimenticato”; “scusa ero arrabbiato e me la sono presa con te”… Tanti “scusa” al giorno noi possiamo dire. Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta…. Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia. E’ abituale litigare tra gli sposi, ma sempre c’è qualcosa, avevamo litigato… Forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma per favore ricordate questo: mai finire la giornata senza fare la pace! Mai, mai, mai! Questo è un segreto, un segreto per conservare l’amore e per fare la pace. Non è necessario fare un bel discorso… Talvolta un gesto così e… è fatta la pace. Mai finire… perché se tu finisci
Santità, in questi mesi stiamo facendo tanti preparativi per le nostre nozze. Può darci qualche consiglio per celebrare bene il nostro matrimonio? Fate in modo che sia una vera festa perché il matrimonio è una festa una festa cristiana, non una festa mondana! Il motivo più profondo della gioia di quel giorno ce lo indica il Vangelo di Giovanni: ricordate il miracolo delle nozze di Cana? A un certo punto il vino viene a mancare e la festa sembra rovinata. Immaginate di finire la festa bevendo tè! No, non va! Senza vino non c’è festa! Su suggerimento di Maria, in quel momento Gesù si rivela per la prima volta e dà un segno: trasforma l’acqua in vino e, così facendo, salva la festa di nozze. Quanto accaduto a Cana duemila anni fa, capita in realtà in ogni festa nuziale: ciò che renderà pieno e profondamente vero il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia. È la sua presenza che offre il “vino buono”, è Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente. E’ la presenza di Gesù in quella festa. Che sia una belle festa, ma con Gesù! Non con lo spirito del mondo, no! Questo si sente, quando il Signore è lì. Al tempo stesso, però, è bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori... Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore. Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti l’origine e il motivo della vostra gioia. Ma c’è qualcosa che tu hai detto e che voglio prendere al volo, perché non voglio lasciarla passare. Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i giorni, potrei dire un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità, come uomo e come donna. E questo si fa tra voi. Questo si chiama crescere insieme. Questo non viene dall’aria! Il Signore lo benedice, ma viene dalla vostre mani, dai vostri atteggiamenti, dal modo di vivere, dal modo di amarvi. Farci crescere! Sempre fare in modo che l’altro cresca. Lavorare per questo. E così, non so, penso a te che un giorno andrai per la strada del tuo paese e la gente dirà: “Ma guarda quella che bella donna, che forte!…”. “Col marito che ha, si capisce!”. E anche a te: “Guarda quello, com’è!…”.“Con la moglie che ha, si capisce!”. E’ questo, arrivare a questo: farci crescere insieme, l’uno l’altro. E i figli avranno questa eredità di aver avuto un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendosi l’un l’altro - più uomo e più donna!
CATECHESI
UN SAN VALENTINO CON IL SANTO PADRE.........
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Bene comune: un impegno in difesa della vita La commedia teatrale promossa dalle Aggregazioni Laicali
ei personaggi, più una voce fuori Spalcoscenico campo, interagiscono tra loro su un dalla atmosfera algida, arredato da una sola panchina e due bidoni chimici, usando le consuete dinamiche di una commedia non lasciando intuire chi sono in realtà. Sono degli embrioni congelati che attendono una fantomatica liberazione e nel corso della commedia faranno di tutto per ottenerla, ciascuno a suo modo. Con questa piece teatrale scritta dal noto giornalista di Avvenire Mimmo Muolo e interpretata magistralmente da un gruppo di attori pugliesi che hanno al loro attivo numerose commedie rappresentate nei teatri di tutta Italia con la regia di Gianfranco Migliorelli è stato affrontato il delicatissimo tema della fecondazione assistita che da oggetto di scontro di opinioni è diventato invece materia di confronto e riflessione al di là di ogni ideologia. Infatti il giornalista Muolo durante il dibattito con il folto pubblico presente in sala, tra cui molte giovani coppie, alla fine della rappresentazione, ha motivato la scelta del linguaggio dell’arte per poter parlare a tutti. Da una parte è stato volutamente scelto il linguaggio dell’uomo della strada, facendo leva sui toni dell’ironia e del serrato confronto dialettico, con momenti anche drammatici, ma comunque più vicini alla commedia brillante che alla tragedia. Dall’altra, la finzione scenica, ha invertito il punto di osservazione, attribuendo pensieri, sentimenti e volontà a questi “embrioni congelati”. Pertanto non ci troviamo ad idealizzare il bene da una parte e il male dall’altro, perché i personaggi che vengono rappresentati non sono altro che la riproposizione di archetipi umani e così pure il tema della difesa della vita in ogni situazione è parte integrante del bene comune e dietro la questione della fecondazione assistita c’è la grande piaga di un gran giro di denaro. E’ stato questo un esperimento molto felice e positivo voluto dal Movimento per la Vita e sostenuto dalle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Livorno cui dare seguito se, come ha detto il vescovo Giusti congratulandosi con gli attori e Muolo, vogliamo che la Chiesa torni a parlare a tutti e a farsi capire con quel linguaggio universale, quale quello dell’arte in tutte le sue espressioni che durante i secoli ha lasciato tracce indelebili e ha camminato a fianco dell’uomo non per indottrinarlo ma per renderlo più uomo perché creato ad immagine e somiglianza di Dio. Monica Cuzzocrea
Le conferenze DEL SERRA CLUB
L’intervento del Vicario Generale don Ivano Costa
Sant’Agostino da riscoprire N
ella sala Fagioli del Vescovado, presenti molte autorità militari e cittadine, tra cui il Presidente della Provincia Giorgio Kutufà, don Ivano Costa, Vicario Generale della Diocesi ha tenuto una brillante ed interessante conferenza, su una figura tra le più autorevoli e conosciute dei Padri della Chiesa dei primi secoli: Agostino di Ippona. Vuoi per la vastità delle opere che ha scritto, vuoi per le tematiche teologiche affrontate, dovute alle grandi eresie del V secolo in cui ha vissuto, viene spesso molto ricordato e poco studiato, tranne che tra i teologi, naturalmente. Don Ivano ha presentato un tema molto bello quale l’amore nei Sermoni di S. Agostino usando un linguaggio semplice che ha fatto riscoprire come a distanza di ben quindici secoli sia veramente un autore assai profondo e che merita di essere nuovamente riscoperto. Il Vicario ha esordito dall’affermazione che gran parte della riflessione di Agostino sulla carità si basa sull’interpretazione del passo di Giovanni: "Dio è amore"(1Gv 4,8). Sorge però la domanda: se Dio è invisibile, come è possibile affermare che Dio è amore? Così si esprime Agostino: "Quale volto ha l’amore? Quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? Nessuno lo può dire. Esso tuttavia ha dei piedi che conducono alla Chiesa; ha le mani che donano ai poveri; ha gli occhi con i quali si scopre chi è che ha bisogno; ha orecchie a proposito delle quali il Signore dice: Chi ha orecchie per intendere, intenda". Quindi è attraverso l’amore che Dio si rende visibile Ma è
anche vero che Giovanni afferma che "l’amore proviene da Dio"(1Gv 4,7).Come si concilia ciò con l’affermazione che Dio è amore? Agostino risponde che "l’amore è Dio e proviene da Dio perché è lo Spirito Santo". L’amore poi è una esperienza continua di crescita spirituale, per la quale noi riceviamo sempre più abbondantemente il dono dello Spirito. Questi ci libera dai desideri puramente carnali e spirituali che con ingenuità e ignoranza noi identifichiamo con il nostro bene e la nostra felicità. Lo Spirito Santo ci apre invece ad un amore spirituale che è il nostro vero bene e rende presente Dio in noi. Dio infatti già dimora in noi perché
Egli ci ha amato per primo e noi possiamo amare perché già amati da Lui, anche quando eravamo peccatori. L’amore di Dio quindi, solo se lo vogliamo, è subito disponibile per noi. In questo modo Agostino potrà affermare :"A voi vien fatto l’elogio della carità; e se essa vi piace: abbiatela, possedetela; non è necessario che facciate un furto a qualcuno, e non è necessario che pensiate di comprarla. Essa è gratuita. Tenetela, abbracciatela: niente è più dolce di essa”. Il prezzo per acquistare la carità sarà solo quello di aprire tutto il nostro cuore a Dio e attraverso le opere di bene lo rendiamo visibile e presente tra noi. Questo dono è gratuito e pertanto, quanto più lo facciamo crescere in noi, tanto più diventiamo capaci d’amore e dunque trova il senso più pieno, la famosa espressione di Agostino: “Ama e fai quello che vuoi”. Monica Cuzzocrea
Restituite nella loro bellezza le statue dell’Arciconfraternita della Purificazione adesso nell’atrio della chiesa di via della Madonna
ella giornata della Candelora, che per l’Arciconfranternita della Purificazione è giornata di grande festa, sono state restituite alla loro bellezza originaria, e collocate nell’atrio della Chiesa dell’Annunziata, ex dei Greci che era stata danneggiata dalla seconda Guerra Mondiale, le statue dell’Innocenza e della Mansuetudine. Queste statue fin dalla costruzione della Chiesa che risale al 1705, erano collocate sulla lunetta della facciata
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L’innocenza e la mansuetudine della Chiesa, ma dopo il danno bellico subito erano state lasciate abbandonate nel cimitero della Purificazione. Il Magistrato dell’Arciconfraternita, Paolo Lugetti, dopo aver sostenuto
e sollecitato gli interventi per il recupero e la ristrutturazione esterna della Chiesa, terminata nel 2011 e dopo aver fatto collocare sulla facciata delle copie delle statue di resina e
marmo, che le rende più leggere, si è adoperato con l’accordo della Sovraintendenza delle Belle arti, affinché, quelle bellissime statue abbandonate per anni, potessero, dopo un adeguato restauro tornare ad essere ammirate. Il costo del restauro si aggira sui ventimila euro, ed è stato sostenuto completamente dall’Arciconfraternita. Naturalmente la collocazione originaria non poteva più essere presa in considerazione perché essendo di marmo, la lunetta per il minore spazio d’appoggio, non poteva sostenerle in sicurezza. Pertanto la soluzione è stata quella di sistemarle nell’atrio, ai lati dell’ingresso della Chiesa. S. E. Monsignor Simone Giusti, durante la cerimonia della Candelora, ha benedetto le statue che con la loro maestosità e grazia, aiutano il fedele e il visitatore a raccogliersi in meditazione e preghiera. Mo.C.
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■ L’APPROFONDIMENTO STORICO a cura di don Luca Bernardo Giustarini
Il santo fondatore dell’Opus Dei celebrò Messa a Montenero osemaría Escrivà era secondogenito di sei figli. Il padre José, mercante di tessuti, e la madre Dolores, casalinga, impartirono una vivida educazione cristiana ai loro figli. La loro vita fu costellata da una serie di disgrazie: a due anni Josemaría fu sul punto di morire a causa di un’infezione e dal 1910 in avanti tre delle sue sorelle morirono una dopo l’altra. Nel 1915 la famiglia si trasferì per seguire l’attività lavorativa del padre José nella cittadina di Logroño ma il padre perse poi il lavoro e dopo poco si ammalò gravemente. Fu qui che Josemaría ebbe i primi richiami vocazionali. Fra i 15 e i 16 anni Josemaría decise di farsi sacerdote. «A convincermi fu un
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dettaglio apparentemente insignificante: un giorno d’inverno del 1918 mi cadde lo sguardo sulle orme che due piedi scalzi avevano lasciato nella neve. Capii che erano le impronte di uno dei frati carmelitani da poco giunti in città». Nel 1918 iniziò gli studi ecclesiastici nel Seminario di Logroño, e dal 1920 li proseguì nel Seminario San Francesco da Paola, a Saragozza, dove dal 1922 svolse mansioni
di «Superiore». Nel 1923 iniziò gli studi di legge nell’Università di Saragozza, con il permesso dell’autorità ecclesiastica, senza che ciò ostacolasse gli studi teologici. Ricevette il diaconato il 20 dicembre 1924, e fu ordinato sacerdote il 28 marzo 1925. Il 2 ottobre 1928 Escrivá fondò l’Opus Dei. Il 14 febbraio 1930 iniziò l’apostolato dell’Opus Dei con le donne. Si apriva così quella che alcuni vedono come una «nuova via» per la
Chiesa cattolica, finalizzata a promuovere, fra persone di ogni ceto sociale, la ricerca della santità e l’esercizio dell’apostolato attraverso la «santificazione» del lavoro. Il 14 febbraio 1943 fondò la Società sacerdotale della Santa Croce, inseparabilmente unita all’Opus Dei, che, oltre a permettere l’ordinazione sacerdotale di membri laici dell’Opus Dei e la loro incardinazione al
servizio dell’Opera, avrebbe più tardi consentito pure ai sacerdoti incardinati nelle diocesi di condividere la spiritualità e l’ascetica dell’Opus Dei, cercando la santità nell’esercizio dei doveri ministeriali, pur restando alle esclusive dipendenze del rispettivo ordinario diocesano Nel 1946 si trasferì a Roma, dove rimase fino alla morte. Da Roma stimolò e guidò la diffusione dell’Opus Dei in tutto il mondo, prodigandosi per dare agli uomini e alle donne dell’Opera una solida formazione dottrinale, ascetica e apostolica. Alla morte di Escrivá l’Opus Dei contava più di 60.000 membri, di 80 nazionalità. Josemaría Escrivá morì il 26 giugno 1975.Giovanni Paolo II, che ha proceduto alla canonizzazione il 6 ottobre 2002. Il 15 settembre 1955 il fondatore dell’Opus Dei ha celebrato la Santa Messa all’Altare della Madonna di Montenero.
LA SECONDA TRASLAZIONE DELLA MADONNA DI MONTENERO IN CITTÀ
Avvenne dal 7al 9 aprile 1646 l 5 aprile 1642, giorno di Pasqua,nell’ora della predica, alla quale era Iperò intervenuto pure il Granduca Ferdinando II, un forte terremoto, senza gravi danni, fu udito a Livorno; ed è il primo di cui si trovi particolare menzione. Quattro anni dopo, il 5 aprile 1646, non solo nello stesso giorno del precedente, ma anche nella stessa ora di vespro, preceduto da un cupo rombo, venne uno dei più terribili e violenti terremoti, da avere ognuno, da principio, la sensazione che Livorno fosse del tutto sprofondata. Una torre dell’antico porto pisano, presso il Marzocco, troncata a metà, ogni edificio lesionato. Per i primi restauri ci fu bisogno di centinaia di catene di ferro. Nello stesso momento si ebbe anche uno spaventoso maremoto. Allora i Livornesi uscirono per le strade invocando la loro Patrona. Il 7 aprile 1646 i Padri Gesuati portarono nella Collegiata (attuale Duomo) l’immagine della Madonna di Montenero. Fu in questa occasione che si fece il voto di offrire il Sabato in Albis 6 libre di cera e la Società degli operai livornesi eresse a proprie spese degli altari in marmo nel Santuario.
La storia del campanile del Santuario di Montenero
25 SANTI E 12 BEATI NELLE FONDAMENTA l campanile di Montenero fu costruito verso la metà del sec. XVII, era tozzo e basso con due campanucce di appena 588 libre. I Vallombrosani decisero di completare il campanile con l’innalzamento delle attuali quattro arcate e con la cupola. L’economo del monastero don Ilario Moldetti raccolse i fondi necessari e dal 5 giugno al 31 ottobre 1820 si innalzò il campanile con la cupola- il 15 giugno 1893 essendo stata danneggiata la cupola da un fulmine si ridusse la sommità a terrazza. In ciascuno dei quattro piloni, sui quali poggiano le armature delle campane, furono messe, in tubi di piombo sigillati, le reliquie dei seguenti Santi: S.Benedetto, S.Giovanni Gualberto, i 10 Beati di Vallombrosa, S.Pietro Igneo, S.Atto, S.Bernardo degli Uberti, S.Mauro, S.Placido, S.Torello, Beato Benedetto da Cerreto e Beato Leone Abate, S.Scolastica, S.Elisabetta, S.Geltrude, S.Umiltà, S.Verdiana, gli Apostoli S.Bartolomeo, S.Filippo, S.Giacomo, S.Simone, S.Tommaso; S.Giovanni Battista e S.Lorenzo Martire, i SS.Sette Fondatori, S.Francesco d’Assisi, S.Domenico, S.Caterina de Ricci, S.Giulia, S.Vigilia. Terminato il campanile vennero commissionate le tre nuove grandi campane a Sante Gualandi da Prato il quale il 16 gennaio 1821 fuse le campane che consegnò il 31 dello stesso mese. Il 5 febbraio le campane vennero consacrate dal Padre Abate Goretti con grande concorso di popolo e il giorno dopo vennero collocate nel campanile. Il primo doppio venne suonato dai monaci e poi dai monteneresi che le suonarono ininterrottamente fino alle ore 20,30. L’anno dopo vennero fuse, sempre dal Gualandi, altre tre campane di cui una fu messa nel Camposanto di Montenero. E così Montenero ebbe il suo concerto di 5 campane.
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Nell’anno di MARIA
Josè Maria Escrivà ospite al Santuario
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