ies Trieste Lifestyle #4

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Città da vivere N °4 — De c em b er 2 0 1 8 IES TRIESTE LIFESTYLE

di /by Alfonso Di Leva

L

a poltrona, di fronte alla grande vetrata con vista sui vigneti e sulla collina, appena imbiancata dalla neve, è a qualche metro dal grande camino. Il fuoco brucia i pezzi di quercia e la brace, calda e appena ricoperta di cenere, copre la “campana” che chiude la pentola di ferro. Dentro, la guancia della manzetta cuoce da almeno cinque ore, calma e lenta, quasi a segnare il ritmo dell’inverno su queste colline, con le sue vigne, le cantine, i camini, i cortili dei borghi. Nessuna frenesia come sulle piste da sci, niente glamour d’alta montagna, nessuno sfoggio di griffe. Siamo sul Collio, nel cuore della stagione che consente di viverlo nella sua dimensione più intima, suggestiva e personale, fra atmosfere, personaggi, storie, vini e cibi di alta classe e gran gusto, lontani dalla pazza folla. C’è solo da stupirsi andando a scoprire una dimensione diversa del tempo e del viaggio nell’inverno di queste colline che trasudano storia e fascino, sul confine di Nordest, quello fra Italia e Slovenia. E a noi piace pensare di poterlo fare seguendo i pochi appunti di un immaginario taccuino, con piccole cose e tante emozioni. A cominciare dalle più recenti, quelle dell’atmosfera di raffinata campagna mitteleuropea di Dejan Klanjscek, che ha da poco aperto il suo agriturismo a pochi metri dal sacrario di Oslavia. La strada che da qui porta al castello Formentini e al caldo dei camini delle sue sale, tappezzate di legno, a San Floriano sul Collio, è un viaggio nelle etichette che hanno portato queste

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Il fascino lento delle colline d’inverno — The tranquil charm of the hills in winter

COLLIO

terre sulle più belle tavole del mondo: Radikon, Gravner, Primosic, Fiegl, Princic, Il Carpino. In basso, oltre il crinale, c’è Robert Princic, con la sua bollicina metodo classico di Ribolla Gialla, allevata in vigneti che sono al di qua e al di là di quella che una volta era una frontiera, troppo spesso insanguinata. Nella nebbia che cancella confini non più visibili, il suo nome “Sinefinis” ci ricorda che quelle tragedie appartengono al passato. E che sono e devono essere superate. Per sempre. Più in là, il ricamo dei vigneti e della neve ci accompagna fino a Russiz Superiore, dove l’eleganza del Pinot Bianco si confonde con quella dell’uomo che lo produce, Roberto Felluga. Si va lenti, fra borghi, chiesette e


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