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Il giardino va in porto

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Storie di vini

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foto di

Stefano Graziani

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Progetto realizzato da SIOT - TAL per mitigare il contesto industriale in un’ottica di sostenibilità.

Il gIardIno va In porto

riqualificare un’area portuale e trasformare un’esigenza tecnica in un’opportunità ambientale e paesaggistica: sono state queste le sfide che SIOT, Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino, ha raccolto nell’area del Porto di Trieste quando è dovuta intervenire in un contesto industriale visibile da chi naviga nel mare antistante il waterfront cittadino.

La pipeline che trasporta il greggio scaricato dalle petroliere al Terminale Marino di Trieste fino alle raffinerie di Germania, Austria e Repubblica Ceca è da sempre una infrastruttura sostenibile, dato che garantisce il fabbisogno energetico di quei territori trasportando ogni anno senza emissioni oltre 40 milioni di tonnellate, un volume che, se fatto circolare su gomma, porterebbe sulle nostre strade oltre 10mila autocisterne al giorno.

L’attenzione all’impatto ambientale si evince soprattutto negli interventi tecnici e di miglioramento dell’infrastruttura ma anche nelle iniziative di valorizzazione e di tutela delle biodiversità presenti nel territorio circostante. Ad esempio, il Parco Serbatoi di San Dorligo della Valle, grazie ad un approccio rispettoso della natura e a relativamente basso impatto antropico è diventato rifugio per una grande varietà di specie animali anche rare, che vengono studiate e preservate.

Posta di fronte all’esigenza di modificare il primo tratto delle tubazioni che trasportano il greggio dal Terminale Marino al Parco Serbatoi di San Dorligo della Valle, SIOT ha integrato nel progetto non solo gli aspetti tecnici e funzionali ma anche quelli green e di impatto paesaggistico, realizzando un intervento che ha caratteristiche uniche in Italia in ambito portuale.

Un “buffer verde” ovvero alberi e piante al posto del cemento.

“I nostri tecnici hanno adottato le migliori pratiche di progettazione, lavorando a stretto contatto lavorato con l’architetto Erika Skabar e con il suo team - spiega Alessio Lilli, Presidente di SIOT - per dare vita ad un progetto non solo efficace dal punto di vista tecnico e di protezione ambientale che altresì - recependo le prescrizioni degli enti preposti - interpretasse anche in chiave moderna un’area portuale, minimizzandone l’impatto paesaggistico e realizzando al contempo un’area verde in un contesto in cui, solitamente, vi sono solo cemento e strutture industriali. Curare l’aspetto paesaggistico della linea di costa, anche in uno scalo portuale, è un intervento importante a tutela della bellezza del mare”.

Erika Skabar, architetto paesaggista con grande esperienza di progetti in ambito industriale, spiega: “Il settore delle infrastrutture riveste un ruolo strategico e fondamentale per lo sviluppo economico nazionale, ma è altresì uno dei settori che esercita le maggiori pressioni sulle risorse ambientali e naturali. Per questo è indispensabile coniugare interventi di riqualificazione funzionale con approcci olistici che salvaguardino il sistema paesaggistico ambientale”.

Nell’area del Terminale Marino SIOT abbiamo adottato accorgimenti specifici per le nuove tubature, collocate a cielo aperto per permettere costanti controlli e rapidi interventi manutentivi. Le strutture portanti, il layout scelto e anche le colorazioni adottate mitigano l’impatto visivo dei volumi. Ma il cuore dell’intervento è quello che definiamo un “buffer verde”, un’area in cui al posto del cemento vi sono alberi e piante, decine di essenze vegetali diverse con un alto grado di biodiversità. Il buffer è costituito da pioppi bianchi che mitigano l’impatto visivo degli insediamenti industriali retrostanti, da ginestre e rose paesistiche in varietà e da un prato fiorito, il tutto unito a percorsi di manutenzione e ad alcune sedute che consentono la fruibilità dell’area”.

Un’area verde tra tubature e petroliere, un contrasto vivace che traccia una linea per il futuro.

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