Pesaro e Urbino
una provincia piena di sapori
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DIVERTI
MAPP tante i nforma E e piĂš di zioni
2 0 GIOCHI
Chi ci capisce è bravo! Hai mai notato che sui prodotti che consumi, alle volte ci
sono delle strane sigle? Hai idea di che cosa significhino? Scopriamolo insieme con un gioco. Scegli la risposta che credi giusta e poi leggi la soluzione.
DOC
A. Distillato dall’Ottimo Colore B. Denominazione d’Origine Controllata C. Deludente O Consigliato?
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IGP
A. Incredibilmente Gustoso e Prelibato B. Indicazione Geografica Protetta C. Irresistibile Già in Padella
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PRODOTTI BIO
A. Prodotti Bionici, destinati a Super Eroi B. Prodotti Biologici, coltivati senza l’uso di prodotti chimici C. Prodotti Belli, Irresistibili, Originali
A. Delizioso all’Olfatto e al Palato B. Da Odorare Prima C. Denominazione d’Origine Protetta
PRODOTTI A KM
4 0
A. Prodotti che vengono consumati nel raggio di pochi chilometri dal luogo di produzione B. Prodotti talmente buoni che li mangi prima di aver percorso un chilometro C. Prodotti così dietetici che ti danno energia per meno di un chilometro
Soluzione a p. 46
1
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DOP
legenda Attività sul posto
Curiosità
Giochi
Approfondimento
Web
Pesaro e Urbino
una provincia piena di sapori
GIOC O Ciao, s ono F iu to! al mio p ortent so ric o s o na o no s c so, ere le co s e b a nc h e u o ne , a chilo di dist metri anz a . M e ne s o no a n a s p as d ato so un po’ d ap pertut p er q u to, esta g uid a , m a s o no sicuro c h e tu riuscir ai a trov armi! Grazie
Testi di Martina Forti Illustrazioni di Cinzia Battistell
Cerca Fiuto !
Soluzione a p. 46
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da pag. 4
LUNGO LA COSTA
Divertimappa 1 da pag. 14
PER LE VALLI DEL METAURO, FOGLIA E CESANO
Divertimappa 2
Montagne innevate, dolci colline, mare blu, verdi e freschi boschi, piccoli e incantevoli borghi, castelli e palazzi degni delle fiabe, città vivaci e ricche di storia e cultura. E poi, ovunque ci si trovi, dagli Appennini al Mare Adriatico, i profumi dei prodotti del territorio dal gusto indimenticabile: questa è la provincia di Pesaro e Urbino. Pronti a scoprirla e a gustarne i molti sapori?
Curiosità
da pag. 30
A SPASSO TRA URBINO E IL MONTEFELTRO
Divertimappa 3
da pag. 40
ALLA SCOPERTA DI PARCHI E RISERVE
Divertimappa 4
Un grande musicista e un buongustaio, Gioachino Rossini; uno dei pittori più importanti di tutti tempi, Raffaello Sanzio; un architetto così bravo che lo vollero a Roma per progettare la Basilica di San Pietro, Donato Bramante; un geniale condottiero, stratega e mecenate, Federico II da Montefeltro. Che cos’hanno in comune questi quattro personaggi? Sono tutti nati in questa provincia!
per scoprire i sapori della provincia di Pesaro e Urbino
Q u a t t r o d ive r t im a p p e
Prima i mani, poi i Ro Piceni, nchi, a ini, i Fr i Bizant latesta, a di, i M r a b o g forza, i Lon ro, gli S lt e f fino e t n i Mo ia e per , i Savo e r e v . o iesa i Della R cia della Ch lo Stato sta bella provin e u q i, per levano . E a no a s e t Tutti vo n o cce di ono c te le tra s e se la s a im r di , sono fortuna ssato così ricco a p . e un e divers influenz
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Sompiano
San Marino Provincia di Rimini
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Provincia di Perugia
Petriano
Chiaserna
Cantiano
Serra S.Abbondio
Frontone
Cagli Pergola
Parco Naturale Statale della Gola del Furlo
Fermignano
Serrungarina
Saltara
Cartoceto
Mombaroccio
Montelabbate Monteciccardo
Pesaro
Marche
San Costanzo
Mondolfo
Eremo di Monte Giove
Fano
San Lorenzo in Campo
Fratte Rosa
Marotta
Provincia di Ancona
Piagge Montefelcino Montemaggiore al Metauro San Giorgio Monte Porzio Fossombrone Orciano Sant’Ippolito Mondavio Barchi
Isola del Piano
Urbino
Urbania Acqualagna
Peglio
Piobbico
Apecchio
Umbria
Mercatello sul Metauro
Lunano
Sant’Angelo in Vado
Piandimeleto Belforte all’Isauro
San Sisto
Frontino
Montecalvo Macerata in Foglia Feltria Sassocorvaro Carpegna
Tavullia
Parco Naturale del Monte San Bartolo
Gabicce Mare
Gradara
Vallefoglia
Emilia Romagna
Sassofeltrio Montegrimano Terme Mercatino Montecopiolo ConcaTavoleto Monte Pietrarubbia Cerignone Auditore
Borgo Pace
Provincia di Arezzo
Toscana
Parco Sasso Simone e Simoncello
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Divertimappa
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FANO: Gusterai i sapori del mare in uno speciale brodetto ricco di moltissimi pesci. Ti accorgerai di quant’è buono un fiore che profuma di cavolo, ma è tanto importante che l’hanno studiato anche all’Università e ballerai seguendo i carri del Carnevale, mentre preparano una deliziosa bevanda digestiva, nata dagli avanzi di alcuni distillati mischiati con il caffè.
Lungo la costa 1
Piadina
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Passatelli e cappelletti
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La crescia di Pasqua
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Il brodetto di pesce
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La moretta di Fano
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Il cavolfiore tardivo
Eremo di Monte Giove
Marotta
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Fano
Ben 40 km di spiagge da Gabicce a Marotta, dove godere delle gioie del mare, praticare sport acquatici, visitare storiche cittadine piene di divertimenti che hanno dato i natali a personaggi illustri, scoprire edifici famosi anche nel mito, come la Rocca di Gradara, dove si sarebbe svolta la triste storia di Paolo e Francesca, celebrata nel V canto dell’Inferno di Dante, e assaggiare i piatti tradizionali, le cui ricette hanno origini antiche.
PESARO: Potrai sbocconcellare una piadina girando intorno ad una immensa palla dorata, sbizzarrirti a scoprire con quanti gusti è farcita una pizza dedicata a Rossini e a Raffaello, mangiare un tipo di pasta nata per utilizzare il pane raffermo, ma riuscita cosÏ bene da diventare il cibo delle feste, e aspettare la Pasqua aspettando che lieviti una torta che sa di formaggio, fra gli aromi di vini pregiati.
Gradara
Pesaro
Gabicce Mare
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Una immensa palla dorata A Pesaro, non perdere quello che viene considerato il simbolo della città: La Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro. È una grandissima e imponente palla di bronzo che si trova al centro del Piazzale della Libertà, di fronte al mare. Intorno c’è una fontana con una vasca d’acqua immobile, tanto che sembra che la palla ci galleggi sopra.
Vuoi cucinare una piadina? Segu i le istruzioni , m a mi raccomando, per fuochi e pade lle, chiedi aiuto ad un adulto!
1
Il pane degli Etruschi
Gli Etruschi, grandi esperti nella coltivazione dei cereali, mischiavano farine ed acqua per realizzare un pane senza lievito che cuocevano su pietre arroventate. Furono loro i primi inventori dell’antenata della piadina attuale, una deliziosa sfoglia rotonda, cotta su lastre di metallo o di pietra caldissima che si può mangiare da sola o farcita di quel che si desidera, dolce o salato. La troverai ovunque lungo la costa, ma anche nell’entroterra, dove viene chiamata crescia. La storia della piadina attraversa i secoli, dagli Antichi Romani, fino al Novecento, quando diventò lo spuntino preferito di chi passeggiava lungo il mare e si fermava ad uno dei tanti chioschi che la preparavano. Come resisterle?
ricetta: la piadina 500 gr di farina 75 gr di strutto
un cucchiaino di bicarbonato 5 gr di sale
200 ml di acqua o latte (o metà e metà)
Procedimento:
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In mezzo alla farina metti lo strutto (puoi sostituirlo con l’olio), un pizzico di sale e amalgama, aggiungendo l’acqua fino a quando la pasta non diventa un po’ gommosa. Lascia riposare il composto sotto un panno per mezz’ora e poi forma delle palle da stendere con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia piuttosto sottile da cuocere in una padella arroventata. Farcisci a piacere.
Lungo la costa
Pizza d’artista
Non conosco un’occupazione migliore del mangiare. L’appetito è per lo stomaco quello che l’amore è per il cuore. Lo stomaco è il direttore che dirige la grande orchestra delle nostre passioni.
Gioachino Rossini, avrebbe di sicuro apprezzato le Pizze Terre di Rossini e Raffaello che vengono farcite con molti prodotti del territorio e prendono il nome dai capolavori dei due artisti. Rossini era un cuoco appassionato, di lui sono rimaste molte opere, ma anche molte ricette. Si racconta che da bambino facesse il chierichetto per bere il vino della messa e una delle tre volte in cui pianse, fu quando gli cadde da una barca un tacchino farcito di tartufi, uno dei suoi cibi preferiti. Era solito dire: “Per mangiare il tacchino bisogna assolutamente essere in due: io ed il tacchino”.
Impietriti da Medusa
GIO C O
Sai e oscer ricon oè l uccel quale i una sta d i n o g prota ra di a ope f amos ome ni e c Rossi ama? si chi
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G A D B Soluzione a p. 46
C
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Nei Musei Civici di Pesaro è conservato un tondo maiolicato di più di due metri di altezza, opera di Ferruccio Mengaroni. Rappresenta Medusa, la Gorgone che impietriva chi osava guardarla. L’artista vi copiò i propri lineamenti, passando ore di fronte allo specchio a fare smorfie. La cassa di 12 quintali che conteneva la maiolica, si sbilanciò mentre la stavano issando al primo piano per esporla alla Biennale di Monza del 1925. Tutti fuggirono, ma Mengaroni vi si gettò sotto per proteggere la sua opera, rimanendone schiacciato. Sacrificò davvero la sua vita all’arte!
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Schiaccia, schiaccia I cappelletti si chiamano così, perché sembrano dei piccoli cappelli. I passatelli, invece, devono il loro nome al fatto che si ottengono facendo passare l’impasto attraverso un apposito strumento simile allo schiacciapatate, con un disco di metallo con grossi fori dai quali, schiacciando, fuoriescono degli spaghettoni grezzi che poi vanno tagliati in pezzetti più piccoli.
I piatti delle feste
In origine, erano un piatto povero, inventato dai contadini per usare il pane raffermo e il formaggio indurito. Oggi sono diventati, insieme ai cappelletti, i piatti delle grandi feste. Sono i passatelli, una pasta fresca fatta con pane grattugiato, parmigiano, uova, noce moscata e scorza di limone. Si mangiano sia asciutti che in brodo. I cappelletti sono dei fagottini di pasta all’uovo ripieni di carni, uova, formaggio grattugiato, noce moscata e scorza di limone. Non mancano mai, in brodo, al pranzo di Natale, ma se vuoi, puoi mangiarli anche asciutti, con un bel sugo di pomodoro o un ragù!
L’arte di arrangiarsi Anche in passato, la minestra con i passatelli è stato il piatto tipico delle feste, che si trattasse della Pasqua, di un battesimo o di un matrimonio. Con una differenza: nelle case dei ricchi nell’impasto prevaleva il parmigiano, in quelle dei poveri, il pane raffermo. Ci si arrangiava come si poteva!
GIO CO A) Perché è una noce
che piace alle mosche
B) Perché è una noce
dall’odore di muschio
C) Perché è una noce
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al sapore di Moscato
Sia nei passatelli che nei cappelletti si mette la noce moscata. Sai perché si chiama così? Soluzione a p. 46
Lungo la costa
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Viva la Pasqua!
Cerca la frasca
Non c’è Natale senza cappelletti e non c’è Pasqua senza la crescia di Pasqua, una saporita torta al formaggio (parmigiano e pecorino) che non può mancare sulle tavole durante le feste pasquali e ha lo stesso valore simbolico della colomba nel resto d’Italia. La sua preparazione si tramanda di generazione in generazione e ogni famiglia ha la sua personale ricetta. Si mangia soprattutto a colazione, con salumi e uova sode e viene cotta in speciali pentole di coccio o metallo, dalla forma di un piccolo panettone. Non vedi l’ora che sia Pasqua?
GI O C
quando è nel forno.
B) Perché si mangia Soluzione a p. 46
quando si è cresciuti.
C) Perché è un cibo
adatto alla crescita.
S per ai ch és ch i ia Cre ma sc ia?
Fino a pochi decenni fa, il lunedì di Pasqua, ci si recava presso le osterie di campagna o dei villaggi che esponevano la frasca -ramoscello con le foglie-, ad assaggiare il vino nuovo. Ancora oggi, non c’è pranzo che non venga accompagnato da uno dei buonissimi vini della zona: il Colli Pesaresi Sangiovese, il Colli Pesaresi rosso e il Colli Pesaresi bianco.
O
A) Perché “cresce”
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Chicchi fortunati Per la vendemmia esistono molti macchinari, ma una volta il lavoro veniva fatto manualmente, coinvolgendo tutti i parenti e gli amici possibili. L’uva veniva raccolta e pigiata con i piedi (oggi si usa la pigiatrice!) per far uscire il mosto, che poi veniva messo nei tini a fermentare. I grappoli più belli si appendevano alle travi del soffitto, per usarli a Capodanno. Sono in molti a pensare che mangiare chicchi d’uva l’ultimo dell’anno, porti ricchezza.
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4 Invincibile Fano Fano fu per i Montefeltro, che nel Rinascimento possedevano gran parte della provincia, un avamposto inespugnabile. Per quanto facessero, non riuscivano mai a conquistarla, infatti ci troverai solo tracce dei Malatesta, altra grande famiglia dell’epoca. Già nell’antichità la città ebbe la sua importanza: è lì che sbucava sul mare la Via Flaminia, una delle strade consolari romane, celebrata dall’Arco di Augusto. A Fano lavorò, ad una Basilica ormai scomparsa, il grande architetto e teorico Vitruvio, il cui trattato “De Architectura”, è l’unico testo in latino di architettura giunto integro fino a noi. Perfino Leonardo Da Vinci rappresentò il suo famoso “Uomo Vitruviano”, secondo le proporzioni indicate da Vitruvio.
Un brodetto da leggenda
Il Mare Adriatico è pieno di pesci, molti dei quali finiscono in uno speciale brodetto che si prepara lungo tutta la costa, ma che ha a Fano la sua ricetta più significativa. Che cosa serve? Naturalmente tanto pesce freschissimo: mazzola, mormora, cannocchia, scorfano, triglia, pagello, razza, rana pescatrice, calamaro, seppia, pesce ragno e molti altri. Poi olio d’oliva, cipolla, concentrato di pomodoro, aceto, acqua, sale e pepe. Un proverbio delle Marche sostiene che per fare il brodetto bisogna mettere tanti pesci, quanti furono i partecipanti all’Ultima Cena e cioè 13, Giuda compreso! Oppure aspettare il Festival del Brodetto che si svolge a Settembre sul Lungomare di Fano.
GI
O
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Soluzione a p. 46
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Sai individuare quante cannocchie, quante seppie e quante triglie ci sono nel pentolone?
Lungo la costa
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Il digestivo dei pescatori
Si narra che i pescatori fanesi, prima di partire per la pesca nella notte gelida, si scaldassero con una bevanda calda ed energetica, un misto di caffè e distillati. Non era una bevanda raffinata, ma quasi di riciclo, nata per riutilizzare i fondi delle bottiglie di liquore avanzato, con l’aggiunta del caffè. Oggi la Moretta di Fano è il digestivo più famoso della città. Si fa con Anice, Rhum e Brandy (o Cognac) in parti uguali, e un espresso bollente.
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Un caffè a battesimo Secondo una leggenda, Papa Clemente VIII, originario di Fano, avrebbe tenuto a battesimo il caffè di cui era grande bevitore, dichiarandolo una “bevanda cristiana romana apostolica”, per superare l’ostilità verso una bibita molto apprezzata nei paesi musulmani.
Bello da vedere, dolce da gustare Non perdere il Carnevale di Fano, il più antico d’Italia, famoso per un enorme getto di caramelle e cioccolatini che piove dai carri allegorici sugli spettatori. In testa ai carri c’è il carro con il Pupo, detto “Vulon”, caricatura dei personaggi più in vista della città e capro espiatorio di tutti i guai causati dall’amosfera giocosa e disinibita del Carnevale. La festa è accompagnata dalla “Musica Arabita”, una banda musicale che per suonare utilizza strumenti di uso comune: barattoli di latta, caffettiere, brocche, realizzando buffe sinfonie.
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Vitamina portentosa Il cavolfiore è ricco di fibre che servono a ripulire l’intestino, ma è anche ricco di vitamine, soprattutto la vitamina K che aiuta a far coagulare il sangue. Quindi, se dopo averlo mangiato vedi una ferita rimarginarsi, pensa che forse è anche un po’ merito suo.
Calcoli della natura Il matematico Leonardo Fibonacci è l’inventore di una famosa sequenza numerica per cui ogni numero è la somma di quelli precedenti: 1,1,2,3,5,8,13,21, ecc... In natura la crescita di alcune piante segue questo schema, fra queste il cavolfiore. Se lo osservi bene, scoprirai che i fiori sono più piccoli nel punto centrale e man mano si allargano, con uno schema a spirale.
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Un cavolfiore all’Università
Pensa che per creare un cavolfiore perfetto come quello di Fano, ci sono voluti i ricercatori dell’Università di Bologna e di Ancona, che hanno ottenuto una pianta bella e saporita, molto resistente al freddo, che viene piantata in tarda estate e matura in inverno. Davvero gradevole alla vista, come un bel mazzo di fiori bianchi, se si tralascia il suo particolare odorino, il cavolfiore è una verdura buonissima che si presta ad essere mangiata sia cruda che cotta. Provalo con un pinzimonio di olio e alici. Perfino la Fata Turchina lo ha offerto a Pinocchio, che se l’è pappato di gusto, condito con olio e aceto!
Lungo la costa
La ricetta: cavolfiore al
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la fanese
Puoi preparar e anche tu una gustosa e se mplice ricetta con il cavolfi ore di Fano.
1 cavolfiore di circa mezzo chilo 4 filetti d’acciughe sott’olio tagliati a pezzetti 8 olive nere tagliate in quarti
Procedimento: Taglia in cimette il cavolfiore e a rondelle il gambo, eliminando la parte dura. Fai bollire il tutto fino a quando sarà sufficientemente morbido. Lascia raffreddare e aggiungi le acciughe, le olive e i capperi. Condisci con olio, sale e pepe. Se prima disdegnavi il cavolfiore, cambierai sicuramente idea.
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2 cucchiai di capperi ben sciacquati sale fino pepe nero macinato fresco olio extra vergine d’oliva
I monaci farmacisti Sulle colline che circondano Fano, si trova l’Eremo di Monte Giove, una comunità monastica dell’ordine di San Benedetto. Lassù si gode una splendida vista sulla città e sulla costa e potrai scoprire come era fatta un’antica farmacia. Fin dal Medioevo, i monaci studiavano le piante medicinali ed erano in grado di preparare pomate, unguenti e tisane, sia per la loro sopravvivenza, dato che vivevano in isolamento, sia per curare i pellegrini di passaggio. Le preparano ancora oggi, secondo le ricette di un tempo.
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Divertimappa
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Per le valli del Metauro
Tre bei fiumi solcano la provincia di Pesaro-Urbino: il Metauro, il Foglia e il Cesano, nelle cui vallate si possono compiere tanti itinerari interessanti dal punto di vista naturalistico, escursionistico, turistico e naturalmente gastronomico, andando a scoprire i prodotti e le sorprese delle molte cittadine che sorgono in quell’area.
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Il tartufo
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Il farro
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La cipolla di San Lorenzo in Campo
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La fava di Fratte Rosa
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I tacconi
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La pera angelica
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La pesca di Montelabbate
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Le amarene di Cantiano
Chiaserna Cantiano Pergola
Cagli Acqualagna Fratte Rosa
San Lorenzo in Campo
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Mondavio
Marotta
Serrungarina
San Costanzo
Fano
. . . Foglia e Cesano 9 10 11 12
Seguirai, con il fiuto di un cagnolino, il profumo di uno dei funghi più cari del mondo, vedrai dei Bronzi Dorati molto antichi e andrai alla ricerca di fossili preistorici.
La patata di Sompiano La polenta L’olio Cartoceto DOP
Assaggerai il cereale preferito dai Faraoni Egizi, imparerai che non solo l’aglio scaccia le streghe, scoprirai qual è il legume che temeva il filosofo Pitagora e visiterai un museo di “cocci” molto speciali.
Vino Bianchello del Metauro, Colli Pesaresi e Pergola
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La birra di Apecchio
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Il pane
Sant’Angelo in Vado Apecchio
Sompiano
Urbino
Gusterai una pera e una pesca succose, mangerai le stesse amarene dei re, aspetterai che una patata rossa venga cotta nella brace, cercherai di svelare la ricetta segreta dei carrettieri e farai merenda con un pane fragrante e un olio DOP. E berrai un sorsetto di un vino così buono che fa innamorare.
Mombaroccio
Cartoceto
Montelabbate Gradara
Pesaro
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Questione di fiuto
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La “caccia al tartufo” è una caccia a colpi di naso. Serve un cane con attitudine alla caccia e al riporto, docile e naturalmente con un grande fiuto. Caratteristiche che si possono trovare in specifiche razze, come il Lagotto, ma pure in un semplice bastardino. Anche alcuni maiali sono abili cercatori di tartufi e non vanno quasi addestrati perché hanno la tendenza innata a scavare il terreno alla ricerca di cibo e possiedono un ottimo fiuto. Il problema è che spesso bisogna mettergli la museruola, perché altrimenti si mangiano il prezioso tesoro, prima di fare in tempo a recuperarlo!
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Il tesoro del sottosuolo
A guardarlo, sembra un sasso bitorzoluto, eppure ha un sapore divino, è fra i funghi più pregiati del mondo e al chilo può valere anche migliaia di euro: è il tartufo. Si tratta di un fungo ipogeo e cioè che cresce sottoterra, in prossimità delle radici degli alberi, in particolare del pioppo, il tiglio, il faggio e la quercia. Per trovarlo ci vuole una vera e propria collaborazione fra l’uomo e un cane appositamente addestrato alla sua ricerca. Il suo profumo intenso attira anche molti animali selvatici, come cinghiali, volpi, tassi e ghiri, che riescono ad individuare i tartufi sotto gli strati di terra, e mangiandoli, spargono in giro le spore, facendo sì che la specie non si estingua.
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Quali dei tre percorsi deve fare il ca ne per trovare il tartufo?
C A
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Fiere e Mostre del Tartufo si svolgono ad Apecchio, Pergola, Sant’Angelo in Vado ed Acqualagna, dove il prezioso fungo si può trovare tutto l’anno: un vero e proprio primato. In Autunno si trova il tartufo bianco pregiato, che è il più caro di tutti; in Inverno il tartufo nero pregiato; in Primavera il bianchetto o marzuolo, e durante tutta l’Estate lo scorzone, il tartufo nero estivo.
GIOC
Un tartufo per ogni stagione
Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano
I Bronzi Dorati
Conchiglie preistoriche Una visita emozionante ti attende ad Apecchio nel Museo dei Fossili e dei Minerali del Monte Nerone, con la sua collezione di ammoniti, molluschi marini dalla conchiglia divisa in sezioni, vissuti 400 milioni di anni fa e rimasti fossilizzati nelle rocce, quando si estinsero insieme ai dinosauri. Nel museo troverai anche il cranio e l’impronta del piede dell’orso delle caverne, che si aggirava tra le selve del Monte Nerone in epoche antichissime, utensili di pietra degli uomini primitivi e le zanne con mandibola dell’ Elephas antiquus, una specie di elefante ormai estinta.
Quando sarai sazio di tartufi, trova il tempo di visitare il Museo dei Bronzi Dorati a Pergola, dove è esposto l’unico gruppo di bronzo dorato esistente al mondo, giunto dall’età romana fino ai giorni nostri. Probabilmente rappresentava una famiglia d’alto rango, ancora non identificata, composta da due figure femminili velate e con il mantello, e due cavalieri in veste militare dai cavalli riccamente ornati. Nel museo troverai anche tanti altri reperti romani, una Pinacoteca, una Sala delle Monete e una sezione dedicata all’arte contemporanea.
GIO C O Museo, Bronzi, Dorati, Cartoceto, Pergola, cavaliere, cavalli, donne.
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Unisci le lettere che rimangono e scoprirai chi ha ritrovato i Bronzi ----------------------------------------------------
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Cerca e q u es t : e parol
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Questo è BIO! Il farro è uno dei prodotti BIO della provincia, che vanta un ottimo rapporto fra territorio e terreno coltivato ad agricoltura biologica.
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Cibo da Faraoni
Il farro è il cereale più antico del mondo. Conosciuto già nell’Età della Pietra, è stato uno dei primi ad essere coltivato, circa 7 mila anni fa, nell’area del Medio Oriente. È molto resistente e ricchissimo di proteine, vitamine, fibre e sali minerali. Era uno dei piatti preferiti dagli Antichi Romani che pensavano fosse protetto da Cerere, la dea delle messi. I giovani sposi erano soliti offrire a Giove una pagnotta di farro: si credeva avrebbe portato fortuna. Nelle colline intorno a S. Lorenzo in Campo viene coltivato un tipo di farro rigenerato da quello originale che mangiavano, migliaia di anni fa, i Faraoni d’Egitto: il “Triticum Dicoccum”.
La ricetta: le frittelle Sentirsi un Faraone an tico non è così di ffi cile! Basta cucina re delle ottime fr ittelle a base di farr o di San Lorenz o in Campo.
di farro
500 gr di farina di farro
olio di semi
25 gr di lievito
sale o zucchero
un bicchiere scarso di olio d’oliva
Procedimento: Impasta la farina di farro con l’olio d’oliva e il lievito sciolto in acqua tiepida. Lascia lievitare il composto ottenuto, poi impasta nuovamente e stendi una sfoglia abbastanza spessa col mattarello. Taglia a forme irregolari e friggi in abbondante olio di semi. Alla fine cospargi le frittelle di sale o di zucchero, a seconda se le preferisci salate o dolci.
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Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano
Piccola e versatile
Se sei fra quelli che scansano la cipolla nel piatto, non hai mai assaggiato la cipolla di San Lorenzo in Campo, piccola, rosata e dolce. Ci si può fare di tutto: dal gelato alla marmellata e perfino un liquore chiamato Cipollino. Originaria dell’Asia, la cipolla era apprezzata dai Greci, i Romani e soprattutto gli Egizi, che ci pagavano parte del salario dei soldati, davano da mangiare pane e cipolla agli schiavi che costruivano le Piramidi e la inserivano nelle mummie come battericida. Ricca di vitamine e sali minerali, la cipolla è un ottimo antibiotico naturale: Marco Polo si salvò dalle malattie durante i suoi lunghi viaggi, mangiandone in grande quantità.
GIO C O
Qual è il modo di dire corretto?
A) Vestirsi a cipolla B) Truccarsi a cipolla C) Curarsi a cipolla
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Molte virtù Passare una cipolla su una ferita o una scottatura, la fa guarire più rapidamente e, strofinarla sulla pelle, tiene lontane le zanzare. Non tutti sanno che anche la cipolla scaccia streghe e vampiri, non solo l’aglio!
Festa rinascimentale Vicino a San Lorenzo in Campo si trova Mondavio, dove in Agosto si celebra La Caccia al Cinghiale, una festa in abiti rinascimentali che ricorda la presa di potere di Giovanni Della Rovere, con un banchetto, il Palio degli Arcieri, balli, danze e giochi dell’epoca. Nell’imponente Rocca, dove viene simulato un grande incendio, un museo rievoca la vita del Rinascimento e nell’armeria sono esposte balestre, catapulte e bombarde. 19
Spiriti di passaggio Secondo una credenza molta antica, le fave hanno il potere di rendere tranquilli gli spiriti dei defunti. Per questo motivo, la notte fra il 1 e il 2 Novembre, si usava cucinare fave con le cotiche, lasciando gli avanzi sul tavolo per eventuali spiriti in visita. Da questa tradizione sono nate le “fave dei morti”, dolcetti a base di mandorle, a forma di fave, molto in voga anche da noi.
GIOC
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Hai invitato alcuni amici a cena e vuoi preparare dei segnaposto.
Infila tre i stuzzicadent va fa a un ad dentro a ic at pr i fresca, po l ne io un tagl i un quale inserira me no foglietto col co De ra dell’invitato. fosse la fava come . una faccetta
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Sotto/Sopra
Non solo gli animali rischiano l’estinzione, anche le piante. La fava di Fratte Rosa era quasi scomparsa, finché con un complicato lavoro di recupero si è risaliti al seme originario e si è ripresa la coltivazione. Ricche di ferro, vitamine e proteine vegetali, le fave si possono mangiare sia crude che cotte. Per i Romani portavano fortuna e simboleggiavano l’alternanza fra la vita e la morte, infatti pensavano che fossero connesse sia al mondo degli inferi, sia al risveglio della natura a Primavera. Solo Pitagora e i suoi discepoli, non volevano averci niente a che fare: si racconta che inseguito dai nemici, il filosofo preferì farsi ammazzare, piuttosto che mettersi in salvo in un campo di fave!
Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano
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Pasta di fave
Cocci da museo Fratte Rosa è una tranquilla cittadina tra la valle del Cesano e quella del Metauro, sede del Museo delle Terrecotte, ceramiche popolari di uso domestico dette anche “Cocci”. Non si tratta di oggetti di valore, ma di prima necessità e con funzioni ben precise: vasi, zuppiere, piatti, fiaschi, terrine, scaldini e molti altri. Privi di decorazioni, da secoli sono prodotti sempre allo stesso modo e con gli stessi colori: il nero melanzana e il marrone rossiccio.
I tacconi sono uno speciale e saporito tipo di pasta che si prepara con farina di fave, farina di grano e uova. La loro origine risale al tempo in cui i contadini lavoravano con contratti di mezzadria e dovevano dividere il raccolto a metà con il padrone. Per paura di non avere sufficiente farina di grano, o forse perché era una farina più pregiata e volevano conservarla, la mischiavano a quella di fave, ottenendo una sfoglia spessa che veniva arrotolata e tagliata per poi cuocerla in acqua bollente e condirla con sugo di pomodoro. Per fare i tacconi si usano due utensili dai nomi particolari: il rasagnol e la panara, che in realtà non sono altro che il mattarello e la spianatoia.
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Le terrecotte di Fratte Rosa si chiamano in modo curioso. Trova per ognuna il nome corrispondente e scoprine la funzione.
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MARMIT TA ALBARELLA ST UFAROLA
B C
P IGNOLO CODAZZA V ET T INA
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E
F Soluzione a p. 46
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A spasso con la pera Per gli antichi Greci, le pere erano il frutto prediletto degli dei e degli eroi. Gli sportivi ne fanno un gran uso, grazie alla loro alta concentrazione di zuccheri e potassio. Nel ‘700 esisteva il peracottaro, un ambulante che girava per le strade con un calderone pieno di pere cotte ricoperte di caramello, infilzate su un bastoncino in modo da poterle mangiare mentre si passeggiava, proprio come i gelati odierni.
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Fra fine Agosto e inizio Settembre, a Serrungarina e dintorni, si raccoglie un frutto pregiato e delizioso, giallo e rosso, dolce e succoso, croccante, ma morbido: la pera angelica. È una pera che si presta ad essere utilizzata in molte ricette, dagli antipasti ai dolci, dalle marmellate alle grappe e anche a venire sciroppata. I primi di Settembre, la graziosa cittadina fortificata di Serrungarina festeggia il suo gustoso frutto con la “Festa della Pera Angelica” che prevede degustazioni, spettacoli e mercatini.
La ricetta: marmellata di pera Vuoi racchiud ere in un barattol o, il sapore della pera angelica? Ecco la ricett a di una squisi ta marmellata.
Un frutto angelico
angelica e noci 1 kg e mezzo di pere angelica 300 gr di zucchero mezzo limone mezzo kg di noci
Procedimento: Sbuccia le pere, elimina il torsolo e i semi e tagliale a pezzetti. Mettile in una casseruola e aggiungi il succo di mezzo limone. Unisci lo zucchero e grattugia un po’ di scorza di limone. Lascia bollire a fuoco lento per almeno 2 ore, girando delicatamente. Aggiungi le noci tritate. Versa la marmellata in un barattolo di vetro sterile, chiudi il tappo e lasciala raffreddare.
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Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano
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Sapore d’estate
Se la pera angelica è un frutto autunnale, la pesca di Montelabbate è un frutto estivo, che ci fa subito pensare alle vacanze. Che cosa c’è di meglio di una succosa pesca, piena di zuccheri, vitamine e potassio, nelle calde giornate d’estate? Coltivata nella vallata del fiume Foglia, la terza domenica di Luglio viene festeggiata in una sagra ad essa dedicata, dove è possibile assaggiarla direttamente dai coltivatori e gustarla in alcune delle tante ricette che utilizzano questa pesca.
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Incantevole pesco Gli alberi di pesco fioriti sono una delle immagini più belle della natura, sarà per questo motivo che in Cina il pesco è considerato l’albero dell’immortalità, mentre in Giappone è venerato come protettore contro le forze malefiche.
Amarene reali
I re, si sa, sono abituati a trattarsi bene. Non è un caso quindi, che la Real Casa Savoia abbia da sempre apprezzato le amarene di Cantiano, visciole conservate in uno sciroppo a base di zucchero, famose in tutta Italia. La visciola è una ciliegia selvatica, rosso scuro, dal gusto forte, utilizzata per marmellate, dolci e liquori, che cresce lungo l’antica via Flaminia, nella zona di Cantiano. Recenti studi hanno dimostrato che le visciole possiedono proprietà anti infiammatorie che non hanno niente da invidiare a quelle dell’aspirina. Buona idea curarsi con un piatto di ciliegie. 23
ia agg A ss o di l o o st ne r c l a lz o i un c ite, , o boll i an p e t m a So at lla, di p zare eno moz a ripi e e. Un icce rac b s a ls a l ità o al cial cott spe a r ve le. loca
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Non c’è persona al mondo che non ami le patate. Fritte, lesse, al forno, ognuno ha le sue preferite. Nella zona di Sompiano, nel comune di Borgo Pace, la terra è ricca di potassio e magnesio, favorendo la coltivazione di una patata speciale, dalla buccia rossa, ricca di proprietà nutritive e adatta a tante ricette, non per ultima quella di ottimi gnocchi. La sua coltivazione segue una rotazione agricola, per cui capita che venga piantata nello stesso luogo, solo una volta ogni 4 anni. In questa maniera si salva dall’attacco di un terribile nemico: il parassita “Dorifora”, evitando di usare concimi e antiparassitari chimici. Anche alla patata rossa di Sompiano è dedicata un’allegra festa che si svolge alla fine di Agosto.
Patate diaboliche Originarie del Sud America, le patate furono scoperte dai conquistadores spagnoli a metà del 1500. Quando arrivarono in Europa, dapprima furono considerate solo una curiosità botanica, mentre l’aspetto bulboso e irregolare fece sorgere il sospetto che avessero proprietà diaboliche. Ancora nel 1700 i contadini russi preferivano morire di fame piuttosto che coltivare le patate. E il re di Prussia, Federico Guglielmo I, dovette minacciare di tagliare naso e orecchie a chi si fosse rifiutato di coltivarle.
mani.
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I giocatori si dispongono in cerchio, con le mani dietro la schiena. Un giocatore tiene una patata sotto il mento e deve passarla agli altri senza usare le mani. Chi la lascia cadere o usa le mani viene eliminato. Passa Vince l’ultimo patata rimasto in gara. senza
Una rossa un po’ speciale
Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano
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Un vero mistero
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Roba turca
Una ricetta segreta custodita da più di cento anni e mai rivelata, la più antica sagra delle Marche, strani forni fumanti, ci sono tutti gli ingredienti per… un bel piatto di polenta! È quello che potrai mangiare a San Costanzo alla Sagra Polentara, dove in grandi recipienti di rame adagiati sopra il fuoco a legna e immersi in piccole fornaci realizzate con mattoni e creta, viene cotta, oggi come cento anni fa, la polenta, per poi essere condita con un’antica e misteriosa ricetta dei carrettieri. L’origine di questa sagra pare risalga al ‘700 quando a San Costanzo era consuetudine cucinare in piazza la polenta nella Prima Domenica di Quaresima, distribuendola gratuitamente ai poveri.
Il mais o granoturco, dal quale si ricava la farina per fare la polenta gialla, fu portato in Europa da Cristoforo Colombo dopo la scoperta dell’America, insieme ai fagioli e ai pomodori, e divenne la base dell’alimentazione di molti contadini e popolani perché è un alimento facile da coltivare. In Italia il mais venne chiamato granoturco per indicarne l’origine straniera. A quel tempo, quando una cosa veniva da paesi lontani si diceva genericamente che era “turca”.
La ricetta: gli gnocchet
ti di polenta
A casa hanno cucinato la po lenta ed è avanzata ? Ecco una sem plice ricetta per riutilizzarla.
polenta 1 uovo
sugo di pomodoro parmigiano o pecorino
Procedimento: Impasta la polenta con un uovo e ricavane degli gnocchetti. Cuoci gli gnocchi in abbondante acqua salata; quando vengono a galla, scolali e condiscili con il sugo e il formaggio.
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Una pianta mitica Per la mitologia greca fu Atena in persona a donare la pianta dell’ulivo agli Ateniesi. Quel che è certo è che l’olio d’oliva veniva prodotto già nel V secolo a.C. in Israele ed era diffuso fra Greci e Romani. Si utilizzava nella cottura dei cibi e come condimento, ma anche come base di cosmetici, medicamento, combustibile e nei riti religiosi.
Quando i tuoi nonni erano piccoli, una delle merende più comuni era pane e olio, al massimo con l’aggiunta di un po’ di sale. Era una merenda semplice, ma non per questo meno gustosa, tutt’altro! Un olio buono rende saporita e gradevole anche una fetta di pane secco. Se poi l’olio è l’olio extra vergine d’oliva Cartoceto DOP, allora puoi stare certo che non rimpiangerai le più elaborate merendine. Verde dai riflessi d’oro quando è fresco, d’oro dai riflessi verdi quando è maturo, ha il profumo di olive verdi, erba tagliata, ma anche di mandorle e mele acerbe e il suo gusto è un piacevole miscuglio di dolce, amaro e un po’ piccante.
GIOCO
È più pesante l’olio o l’acqua? Scoprilo con un semplice esperimento scientifico.
Oro verde
Occorrente: cucchiaino oto, acqua, un Un vasetto vu io. re alimenta , ol di colorante : Procedimento d’acqua 3 il barattolo Riempi per 2/ lorante. co e gocce di e aggiungi du oa da e l’olio, an nd Poi metti anch il di iu Ch o terzo. riempire l’altr ita ag e o l barattol coperchio de che lo e dopo qual sa Po con forza. l’olio e ch ai alo. Vedr minuto osserv di sa pe hé cie, perc sale in superfi si n no a qu a. Olio e ac meno dell’acqu n no e ol ec ol m rché le loro mischiano, pe no distinte. , ma rimango si attraggono
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Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano
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Il DOC che tradì Asdrubale
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La vigna di Noè
Evidentemente Asdrubale e il suo esercito di Cartaginesi non disdegnavano il buon vino bianco prodotto dai vitigni lungo il corso del fiume Metauro, se proprio a causa di questa bevanda, e all’allegra euforia che colse le truppe dopo averne bevuta in gran quantità, pare si debba imputare la cruenta sconfitta che subirono per mano dell’esercito romano guidato da Gaio Claudio Nerone. Il Bianchello del Metauro è ancora un vino di grande bevilità, che insieme al Colli Pesaresi e al Pergola, ha guadagnato la denominazione DOC.
La mitologia identifica in Bacco o Dioniso, il Dio del vino e della vendemmia, ma anche nella Bibbia si parla di vino. Sai che cosa fece Noè appena sceso dall’Arca? Piantò una vigna e, una volta coltivata, dai suoi frutti ricavò una bevanda al sapore dell’uva: era il primo vino.
GI O C
meglio al naso.
B) Perché il contatto
O
A) Per avvicinarli
Pe i c rché a vin lici d a oh lo s anno tel o?
con la mano riscalderebbe il vino.
C) Per dimostrare che sono più
importanti dei bicchieri da acqua. Soluzione a p. 46
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La città della birra
Certe pietanze vogliono un bel boccale di birra! In quel caso vale la pena recarsi ad Apecchio dove, grazie all’acqua purissima che sgorga dal Monte Nerone e alla coltivazione di orzo di qualità, si produce dell’ottima birra artigianale.
Ciliegie da bere Con l’aggiunta di visciole sciroppate al vino si prepara un dolce e delizioso vino da dessert chiamato Vino di Visciole, dal profumo e dal colore della ciliegia, molto aromatico. Proprio per questa sua caratteristica, viene detto anche l’elisir del corteggiamento, perché piace particolarmente alle donne. Con questo vino si brindava al primo nato e se ne metteva da parte una speciale botte per festeggiarne il futuro matrimonio. Chissà, forse te ne faranno assaggiare un goccetto!
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Una sacra processione
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Ai piedi del monte Catria si trova Cantiano, circondata dagli splendidi boschi di cerri e faggi del Parco Naturale del Bosco di Tecchie e famosa per la Turba del Venerdì Santo. Si tratta di una sacra rappresentazione della Passione di Cristo, alla quale partecipa tutta la cittadina. Non perdere la processione verso la rocca, illuminata solo da torce e ceri, davvero molto coinvolgente. Vedrai sfilare Gesù, i ladroni, i sacerdoti e i soldati.
Si possono mangiare cibi elaborati, utilizzare materie prime ricercate, cucinare ricette particolarmente saporite, ma non c’è niente da fare, poche cose sono buone come il pane. A Chiaserna, Frontino e Mercatello sul Metauro, si produce un tipo di pane utilizzando farine di qualità, ottenute dal grano macinato a pietra, mischiato ad acqua di sorgente e lievito madre e cotto nel forno a legna. Una volta sfornato, si presenta come un filone dalla forma allungata e leggermente schiacciata, di colore dorato e privo di sale, che mantiene intatta la sua freschezza per giorni.
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Esistono tanti modi di dire che hanno come protagonista il pane. Eccone alcuni, leggili e prova ad inventarne uno tu, spiegando che cosa significa.
Buono come il pane
LEVARSI IL PAN DI BOCCA ( s ac ri fi c a rsi p e r g l i a lt ri )
O D I R E PANE AL PANE , V I NO AL V I NO ( p a rl a re c h i a ro )
B UONO CO ME IL PA N E (u na perso na m olto mi te) RE N DE RE PAN P E R F O CACCIA (contraccambia re u no sgarbo )
NO N È PANE P E R I T U O I DE NT I (è u n a c o sa c h e n o n f a p e r te )
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Per le valli del Metauro, Foglia e Cesano Il pane non va mai sprecato, anche quando è secco si può riutilizzare, come in questa squisita torta. Ma dovrai farti aiutare da un adulto.
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la ricetta: torta di pane vecchio Ingredienti: 25 gr di lievito di birra 300 gr di pane raffermo 50 gr di gherigli di noci 1 lt di latte 50 gr di pinoli
3 mele 100 gr di uva sultanina
3 uova 1 cucchiaio di semi di anice
2 cucchiai di olio pan grattato.
200 gr di miele
Preparazione: Ammorbidire l’uvetta nell’acqua, intiepidire il latte e metterci a bagno il pane a pezzetti. Far bollire per qualche minuto le mele spezzettate e unirle al latte col pane, insieme ai semi di anice. A parte, mescolare miele, olio, tuorli d’uovo e albumi montati a neve e versare il tutto nella terrina con il pane inzuppato. Alla fine aggiungere pinoli e noci un po’ pestati, l’uvetta sgocciolata e il lievito sciolto in acqua tiepida. Versare il tutto in una teglia spolverata di pan grattato e infornare in forno ben caldo, per circa un’ora. Altro che pane vecchio!
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Divertimappa
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Basterebbe la Galleria Nazionale delle Marche nel Palazzo Ducale di Urbino, con opere di Raffaello, Piero Della Francesca, Paolo Uccello e molti altri importanti pittori, per desiderare una visita da queste parti, ma c’è ancora molto altro da fare e da vedere in questa incantevole zona verde, boscosa e in parte montagnosa, dalle tante cittadine appartenute al Ducato dei Montefeltro. Alle pendici del Monte Catria, nel Monastero di Fonte Avellana, si ha l’opportunità di visitare lo “Scriptorium San Pier Damiani”, il luogo dove i monaci amanuensi trascrivevano su pergamena i testi latini e greci, decorandoli con preziose miniature.
A spasso tra Urbino La Casciotta d’Urbino
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Il pecorino di fossa
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Carne marchigiana
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Il maiale del Montefeltro
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Serra S. Abbondio
Cagli
Urbania Fermignano
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e il Montefeltro 5
La crescia sfogliata
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Il bostrengo
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Lo zafferano
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La patata di Montecopiolo
Proverai lo stesso formaggio di cui andava ghiotto Michelangelo, scoprirai perché alcune forme di cacio venivano messe nelle “fosse”, sfornerai una piadina molto speciale che vuole a tutti i costi crescere e passeggerai nei pascoli delle vacche marchigiane. Assaggerai un dolce così buono che vien voglia di mangiarlo ancor prima di cuocerlo, imparerai che alcune piante sono preziose come l’oro e scaverai nella cenere del camino alla ricerca di una buonissima patata gialla.
Montecopiolo
Urbino
Macerata Feltria
Sassocorvaro
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La casa della Befana La Befana, la vecchietta con il naso adunco che vola a cavallo di una scopa, portando sacchi di carbone ai bambini cattivi, ha casa ad Urbania. Lì, ogni anno dal 2 al 6 Gennaio si svolge una grande festa, nella quale si radunano befane da ogni parte d’Italia. Un’ottima occasione per visitare questa bella cittadina che vanta anche un Bosco dei Folletti con un sentiero attrezzato con casette, statuine e sagome di animali, dove scoprire i segreti della natura e le leggende di un gruppo di folletti scappati niente di meno che dalla Transilvania!
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Un formaggio a regola d’arte
Il grande Michelangelo Buonarroti ne andava così ghiotto da comprarsi ben tre poderi da tenere a pascolo, per avere sempre il latte necessario a preparare la Casciotta d’Urbino, un formaggio prodotto solo in questa provincia, di latte bovino, caprino e soprattutto ovino, tanto particolare da guadagnare la DOP. Dalla pasta morbida e il sapore delicato, la Casciotta d’Urbino, citata già in documenti ufficiali risalenti al ‘500 per il suo alto valore commerciale, deve il suo nome al discepolo di Michelangelo, Francesco Amatori di Urbania, detto l’Urbino, che aveva l’importante compito di rifornire il grande artista del suo formaggio preferito, portandoglielo personalmente a Roma.
A spasso tra Urbino e il Montefeltro
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Nascosti ai ladri
Molti sono i formaggi prodotti nella zona d’Urbino, soprattutto caciotte, pecorini stagionati o semistagionati, come il Pecorino di Fossa, chiamato così perché una volta, per evitare che le forme di formaggio venissero rubate, i pastori le nascondevano sotto terra, in fosse ricavate nella roccia, scoprendo per caso che in questo modo diventavano più buone. Anche oggi vengono messe a stagionare per almeno tre mesi in fosse scavate nel tufo.
GIO
C
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Il formaggio è ottimo con il miele prodotto dai molti apicoltori della provincia, ad esempio quelli di Urbino, Sassocorvaro o Mondavio. Sai mettere su ogni vasetto l’etichetta giusta, basandoti sui differenti colori?
MIELE MILLEFIORI
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MIELE DI CASTAGNO
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MIELE DI ACACIA
B
C
Un pittore gentile Ad Urbino, nel 1483, nacque uno dei più grandi artisti di tutti i secoli: Raffaello Sanzio. Puoi visitare la sua casa natale e ammirarne alcune opere, quale il famoso Ritratto di Gentildonna, meglio conosciuto come “La Muta”, alla Galleria Nazionale delle Marche. Osservandolo, oltre ad apprezzare lo stile armonioso di Raffaello, potrai scoprire alcuni elementi sulla moda, le usanze e i simboli dell’epoca. Ad esempio le maniche allacciate con nastri rossi che lasciano uscire lo sbuffo della sottoveste o il grembiule di tela bianca, annodato in vita con una fettuccia. Il rubino dell’anulare sinistro simboleggia la prosperità, mentre lo zaffiro dell’indice destro, simboleggia la castità.
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In giro con la rana La domenica dopo Pasqua, a Fermignano, città natale del grande architetto Donato Bramante, si svolge il famoso Palio della Rana. Per una settimana la città torna indietro nel tempo e le strade si riempiono di giullari e musici, poeti e falconieri ed un corteo storico con tanto di sbandieratori. Il torneo vero e proprio, che rievoca l’affrancamento di Fermignano da Urbino avvenuto nel 1607, consiste in una sfida fra le sette contrade della città, ognuna delle quali trasporta una rana su una carriola. Lo “scariolante” deve correre per 170 metri verso il traguardo, cercando di non far scendere la rana dalla carriola. In quel caso verrebbe escluso.
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Una razza composita
La Carne Marchigiana è la terza razza di carne in Italia. Sono quei bovini detti “dalle grandi corna” che puoi vedere pascolare nei prati. Giunti nella zona dopo le invasioni barbariche, della razza originaria erano scomparse le tracce, così gli allevatori incrociarono vacche locali dal mantello grigio, le Podoliche, con tori Chianini, selezionando una razza dal mantello più chiaro, le corna più corte, i muscoli possenti. Volevano bestie adatte a produrre carne di qualità, ma anche al lavoro. Però erano ancora troppo alte per lavorare in collina e in montagna, così fu necessario un ulteriore incrocio con le vacche Romagnole, fino a selezionare la razza attuale, la cui carne si presta ad innumerevoli usi.
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conta quante rane e quante mucche ci sono qui sotto.
rane
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mucche
A spasso tra Urbino e il Montefeltro
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Il re del Montefeltro
È un sovrano buono, generoso e ha origini antiche. Non si tratta di un personaggio storico, ma del re della fattoria: il maiale allevato nel Montefeltro. Si sa che di questo animale si mangia tutto e che ogni sua parte è gustosa. Essiccato e affumicato già nell’antichità, furono per primi i Romani a insaccarlo nelle salsicce chiamate “lucaniche”. Nella provincia di Pesaro e Urbino se ne ricavano moltissimi salumi, come la lonza, il lonzino, la goletta, vari tipi di salame, la coppa di testa e moltissimi altri ancora. 1
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COSTINE, COPPA, LARDO, TESTA, SPALLA, PROSCIUTTO, LOMBO, GUANCIALE, ZAMPINO, CULATELLO, PANCETTA, FILETTO
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Setole per pittori Dire che del maiale non si butta niente, non è solo una frase fatta, perfino le sue setole, quei peli duri e resistenti che ha sul dorso, vengono utilizzate. Ci si fa ogni sorta di pennello: da quelli da barba, a quelli per dipingere e perfino le spazzole per i capelli!
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I salumi sono tantissi mi, ti sei mai chie sto a quale parte corrispondon o? Provaci con qu esto gioco.
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9 6 P_ _ _ _ _ _ A 7 8
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Il Palazzo del Duca A lungo dominata dai Montefeltro, la piccola e potente Urbino riuscì a fare concorrenza a corti rinascimentali ben più importanti, in particolar modo sotto Federico II, salito al potere nel 1444, che la trasformò in un centro di grande fermento politico e culturale. A lui si deve la costruzione del Palazzo Ducale, per il quale furono convocati alcuni fra i più importanti architetti dell’epoca: Francesco di Giorgio Martini e Luciano Laurana. Non perdere una visita a quello che per la sua bellezza e ricchezza fu definito “un palazzo in forma di città”, con “tante finestre, quanti sono i giorni dell’anno”.
I gusti del Duca Il Palazzo Ducale è pieno di magnifici appartamenti, ma il piccolo Studiolo del Duca è davvero speciale. Tutto in legno, attraverso gli oggetti rappresentati nelle tarsie, scopriamo quali erano gli interessi del Duca. Le armi, la sfera armillare, gli strumenti musicali, i libri, il filo a piombo, ci rivelano la sua passione per la battaglia, l’astronomia, la geometria, la musica e la cultura. Trovane altri.
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Baciata dal sole
Racconta una fiaba tradizionale, che un giorno il sole, attratto dalla bellezza di Urbino, si avvicinò troppo e rimase impigliato in una delle torri del Palazzo Ducale. Mentre tentava di liberarsi, sprizzando scintille dorate, lo vide una giovane fornaia. Ispirata da quella visione, decise di realizzare una focaccia sfogliata, che crescendo grazie alla leggera lievitazione, quasi avesse il desiderio di volare verso l’alto, fu chiamata “crescia sfogliata”. Anch’essa è tonda e alta pochi millimetri, ma a differenza della piadina, che si trova più facilmente sulla costa, in questa ricetta si mette l’uovo.
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Sempre buono
“Se è buono da crudo, è buono anche da cotto”, recita un vecchio detto a proposito dell’usanza di assaggiare il bostrengo prima di metterlo in forno. Sì, perché il dolce di riso, uova, latte, uva passa, cioccolato, fichi, mandorle, noci, buccia d’arancio e strutto, tipico del Montefeltro, è tanto ricco di ingredienti quanto gustoso. Si serve in porzioni quadrangolari ed è un dolce per occasioni speciali, anche se sicuramente è nato come dolce povero, per riciclare gli avanzi. Non a caso era soprannominato: “pulisci credenza”.
Il Palio dell’Oca
GIOCO
Anche Cagli era sotto il Ducato di Urbino. La seconda domenica di Agosto, la città rivive uno spaccato di vita del Rinascimento nel Palio dell’Oca, che vede sfidarsi i quattro quartieri della città, con più di 400 comparse in abiti rinascimentali. Ogni Quartiere lancia un dado avanzando in progressione sulle caselle, esibendosi in prove di abilità e destrezza. Si aggiudica il Palio il Quartiere che, con un lancio preciso, giunge alla casella 54, quella di San Geronzio, raffigurato con un putto e un’oca bianca.
A te ba sta u n foglio di ca u na m rta, atita , un r igh e l un pa lo, io di forbi ci e d el la co lla, p er r e a li z zare icosa un edro b as e .
UN ORIGAMI GEOMETRICO
Il Rinascimento era
un’epoca alla ricerca
delle divine proporzioni
in tutte le arti.
Ad Urbino erano molto in
voga dei lampadari di ottone e
vetro, dalla forma di icosaedro, un poliedro con 20 facce.
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Molti usi Lo zafferano ha avuto nell’arco dei secoli molti utilizzi. Serviva a profumare, tingere tessuti, dipingere, curare malattie, colorare e insaporire i cibi. Il retore ateniese Isocrate ci profumava i cuscini prima di dormire, mentre gli antichi Romani lo spargevano nelle stanze imperiali per profumare l’ambiente. Alcuni popoli antichi ci coloravano i veli delle spose e gli stimmi della pianta erano indicati come cura contro il mal di denti e i reumatismi. Nella cucina medievale si utlizzava per dare alle vivande un colore dorato.
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Un fiore prezioso
Se hai mangiato un risotto allo zafferano, sai che il suo colore è giallo. Prende quel colore durante la cottura, in origine è di un bel rosso intenso e viene ricavato dai pistilli di un fiore violaceo. Nell’antichità veniva chiamato Croco, ma poi fu adottato il nome arabo: “za’faran”, che vuol dire giallo. Un tempo, possedere lo zafferano era considerato una vera e propria ricchezza, perché per produrne un chilo, servono duecentomila fiori. Alle volte le ragazze lo portavano addirittura in dote, tanto era prezioso! A Macerata Feltria, potrai trovare uno zafferano di prima qualità, essiccato non appena raccolto, in modo da mantenerne inalterate le proprietà e coltivato secondo i cicli dell’agricoltura biologica.
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i Quant i? m stim è una ferano Lo Zaf olto, vale m e h c spezia lo gli ano so s u i s é r perch ppo p e purtro e h c i o… stimm no sol ore so ogni fi ! rando lo colo Scopri
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A spasso tra Urbino e il Montefeltro
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Patate per l’inverno
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Non solo da mangiare
Immagina una fredda sera d’inverno, un camino acceso e una bella patata dalla buccia rosata e la polpa gialla che cuoce sotto la cenere o viene ripassata in padella con una fetta di lardo. Non è una scena così distante dalla realtà se si parla della patata di Montecopiolo, piccola, allungata e resistente al freddo, coltivata a 950 metri di altitudine nella zona di Monteboaggine. A Settembre, a questa patata eccezionalmente saporita, è dedicata una festa, con preparazioni di piatti tradizionali.
Per mandar via le macchie lasciate sulle dita dalla verdura, basta strofinare una patata cruda, per spianare le rughe delle palpebre, si può mettere una patata cruda grattugiata in un sacchettino di garza, tenendolo 15 minuti su ciascun occhio. Nell’antichità si credeva che una patata tenuta in tasca o appesa al collo con una fettuccia finché non si fosse rinsecchita, avrebbe cacciato i reumatismi.
O IOC Mai pr
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ovato a stampare co n le patate? È m olto semplice, ma quando usi il coltello , fatti aiutare da un adulto!
PROCEDIMENTO: Taglia una patata a metà, traccia un semplice disegno sulla polpa e scava tutto intorno con il coltello, finché il disegno non risulterà in rilievo. Intingilo in un piattino sul quale avrai messo dell’inchiostro o del colore e premilo su un foglio di carta. A seconda della pressione che userai, la stampa verrà più o meno sfumata.
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Divertimappa
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C’è il mare, ci sono città d’arte, monasteri, eremi, torri e palazzi nobiliari nella provincia di Pesaro e Urbino, ma anche boschi, colline e montagne che offrono ancora molte altre possibilità: trekking nella natura, escursioni a cavallo, percorsi sull’acqua, gite in bicicletta.
Alla scoperta 1
Il prosciutto di Carpegna
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Il maiale
3
I funghi di San Sisto
4
Ceci e lenticchie
Monte Nerone mt.1525
Monte Catria mt.1702
Parco Naturale Statale della
Gola del Furlo
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Pesaro
di parchi e riserve Tre sono le aree protette: il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, dove tra la vegetazione imponente sbucano i ruderi di antiche fortificazioni; la Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, con la sua galleria scavata nella roccia in epoca romana e un fiume che l’attraversa da percorrere in canoa; il Parco San Bartolo, affacciato sull’Adriatico, che in Primavera diventa giallo di ginestre. Che cosa stai aspettando? Zainetto in spalla e parti in esplorazione, fra scoiattoli, cinghiali, volpi e cerbiatti, sotto il volo attento dell’aquila reale.
Partirai alla ricerca di funghi tanto gustosi da venire celebrati in una grande festa dove imparerai quali sono commestibili e quali velenosi, mangerai un prosciutto così buono e saporito da guadagnare il titolo di DOP e scoprirai quali legumi erano conosciuti già 7000 anni fa e quali si usava cucinare alla vigilia di Natale.
Monte Carpegna mt.1415
San Sisto
Carpegna
Parco Sasso Simone e Simoncello
Gabicce Mare
Parco Naturale del Monte San Bartolo
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Che bel tipo Puoi assaggiare il Prosciutto di Carpegna DOP. Le cosce dei maiali vengono salate, lavate, cosparse con un particolare stucco grasso che ne protegge la superficie, e messe a stagionare, in parte all’interno, in parte all’aria pura delle valli appenniniche. Una volta stagionate e ripulite dallo stucco, ecco pronto un gustoso prosciutto rosato!
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Un prosciutto storico
Quando addenti una fetta di prosciutto, probabilmente non ti soffermi mai a pensare che dietro a quel salume si nasconde una storia. Come quella del prosciutto di Carpegna DOP, preparato a Carpegna, cittadina arroccata alle pendici del monte omonimo, dove ci sono molti sentieri da percorrere a piedi o in mountain bike. Fin dai tempi antichi, da quelle parti prosperavano pasciuti maialini che si aggiravano nei boschi di querce piene di ghiotte ghiande di cui nutrirsi, che conferivano alle loro carni un saporino dolce e profumato. Della bontà di quelle carni e della necessità di salarle per conservarle, gli abitanti erano consapevoli, se a metà del XV secolo, il Signore di Cesena vendette le saline di Cervia alla Serenissima Repubblica di Venezia, specificando di lasciare il diritto alla contea di Carpegna di utilizzare il sale estratto, per salare i maiali.
Alla scoperta di parchi e riserve
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A ciascuno il suo ruolo
L’hobby del Re Luigi XVIII di Francia era molto orgoglioso della sua capacità di affettare a mano il prosciutto in fette sottilissime. Sosteneva che nei lunghi anni di attesa prima di salire al trono nel 1814, esercitarsi a tagliare il prosciutto era il suo passatempo preferito!
Sai perché proprio al maiale è capitato il suo particolare destino? Perché il bestiame di grandi dimensioni, come le mucche, veniva destinato al lavoro nei campi, oppure alla produzione del latte o della lana, come pecore e capre, mentre l’allevamento del maiale garantiva ottime carni facilmente conservabili, una volta salate, affumicate o insaccate.
Vuoi invitare i tuoi amici per una divertente merenda estiva? Prepara degli appetitosi spiedini di frutta e prosciutto.
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la ricetta: a merenda Ingredienti:
prosciutto di Carpegna DOP
1 melone
pesche di Montelabbate
Preparazione: Taglia a metà il melone, leva i semi e scava tante palline di polpa con uno scavino o un cucchiaino. Taglia a pezzetti le pesche, forma dei rotolini col prosciutto e infila tutto su uno spiedino di legno, alternando gli ingredienti. Rovescia il mezzo melone e infilza gli spiedini sulla buccia. La merenda è pronta!
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Come opere d’arte A San Sisto di Piandimeleto si trova anche un vero e proprio Museo del Fungo che raccoglie oltre 200 ceppi in gesso riproducenti le specie più comuni tra i funghi del territorio del Montefeltro. Lì, oltre a scoprire come sono fatti i vari tipi di fungo, ci si può connettere a banche dati multimediali riguardanti il patrimonio naturale della provincia di Pesaro e Urbino e la micologia (la scienza che studia i funghi) in generale. Inoltre, nella biblioteca, si possono consultare preziosi volumi su argomenti scientificonaturalistici.
Occhio al rosso Hai presente quel bel funghetto rosso a pallini bianchi che si trova in tutte le fiabe? Se lo trovi, non lo toccare né mangiare mai, perché è altamente tossico. In natura, il colore rosso è spesso un avvertimento per i predatori. Un po’ come se dicesse: “Attenzione, sono cattivo”!
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Funghi in festa
Tra fine Settembre e inizio Ottobre, si svolge a San Sisto di Piandimeleto, una grande festa dedicata ai funghi. La zona ne è ricca, oltre che di tartufi e altri deliziosi prodotti del bosco. Durante i festeggiamenti, si potranno assaggiare numerose ricette a base di funghi, si svolgeranno concerti, spettacoli, escursioni e una grande mostra mercato. Un buon colpo d’occhio per capire quali sono i funghi commestibili e quelli tossici o velenosi. Si spazia da funghi minuscoli a grandissimi. La cosa davvero curiosa è che la mostra può durare anche un giorno solo. C’è il rischio, infatti, che i funghi si deteriorino così in fretta, da rendere impossibile un secondo giorno di esposizione.
Alla scoperta di parchi e riserve
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A tutta forza
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Curiosità
La Vigilia di Natale, nelle campagne della provincia, era tradizione cenare davanti al camino, dove ardeva un grosso ciocco di legno. Dal modo in cui bruciava, i contadini facevano pronostici sul futuro: come sarebbe andato il raccolto, se sarebbero stati in salute e molti altri. Il piatto caratteristico era la zuppa di ceci al rosmarino. E proprio ceci e lenticchie, alcuni fra i legumi più antichi della nostra civiltà, tanto che si dice fossero conosciuti già 7000 anni fa, vengono coltivati nella zona di San Sisto. Ricchi di proteine vegetali, ferro, calcio, fibre e vitamine, non a caso il nome dei ceci si fa risalire al greco antico “kikus” che significa forza, in riferimento al fatto che sono un alimento molto energetico.
Secondo un detto popolare, per intendere qualcuno che fa penitenza, si dice che cammina o sta in ginocchio sui ceci. La verità è che al tempo dei nostri nonni, agli scolari indisciplinati li mettevano davvero in ginocchio sui ceci, che crudi sono piuttosto duri! Mangiare lenticchie subito dopo il brindisi di Capodanno, invece, è augurio di ricchezza e prosperità.
Gli antichi Romani presero spunto dai ceci per dare il cognome al celebre oratore Cicerone. Sembra, infatti, che un suo antenato avesse una verruca sul naso, a forma di cece.
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Sai riconoscere da quali legu mi prendono il no me i Lentuli, i Pisa ni e i Fabi?
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Soluzione a p. 46
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ONI SOLUZI dei GIOCHI
FIUTO SI TROVA ALLE PAGINE: 1, 2, 4, 9, 11, 13, 17, 19, 20, 23, 24, 27, 29, 32, 35, 36, 38, 42, 44
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CHI CI CAPISCE È BRAVO: 1) Denominazione d’Orgine Controllata. È una sigla che si usa per i vini con precise caratteristiche legate alla zona di produzione, nella quale si svolgono tutte le fasi della lavorazione: dalla vigna all’imbottigliamento. 2) Denominazione d’Origine Protetta. Identifica un prodotto sia per il metodo di produzione che per il luogo d’origine, perciò prende in considerazione l’area geografica, le caratteristiche di aspetto, sapore, odore, provando che ha una storia legata al territorio. 3) Indicazione Geografica Protetta. È un marchio di origine che si dà ad un prodotto agricolo o alimentare, originario di un determinato luogo che ne determina la qualità e la reputazione, proprio grazie alla sua origine geografica. 4) Sono tutti quei prodotti che vengono venduti e consumati nel raggio di pochi chilometri dal luogo di produzione. Alle volte vengono chiamati anche prodotti a filiera corta, perché accorciano le distanze fra produttore e consumatore, non essendoci intermediari per il trasporto e la vendita. 5) Per BIO si intendono quei prodotti coltivati senza l’uso di prodotti chimici, rispettando MIELE DI ACACIA: i processi naturali e le caratteristichecolor dell’ambiente cui vengono coltivate, come ambra in chiara il tipo di terreno, di acqua e di aria. MIELE MILLEFIORI:
PAGINA 7: D) La Gazza Ladra colore piu’ caldo
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MediaMix Pesaro info@divertimappe.it www.divertimappe.it Progetto: Mediabooks Art Director: Serena Riglietti Direttore Responsabile: Dario Mezzolani
PAGINA 9: A) Perché nel forno lievita, crescendo fino a sembrare un panettoncino. PAGINA 10: CANOCCHIE 7, SEPPIE 6, TRIGLIE 5 PAGINA 16: A) PAGINA 17: Due contadini PAGINA 19: A) Si intende quando ci si veste con più strati di stoffa
Si ringrazia Francesca Capoccia
PAGINA 21: MARMITTA D, ALBARELLA F, STUFAROLA A, PIGNOLO B, CODAZZA E, VETTINA C
Testi: Martina Forti
PAGINA 27: B)
Illustrazioni: Cinzia Battistell Impaginazione e grafica: Studio75 - Rimini Stampa: ModulItalia
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PAGINA 8: B) MIELE Il nomeDIrisale al Medioevo, un’epoca in cui, CASTAGNO: ad eccezione colore degli Arabi, nessuno sapeva con precisione scuro da dove venisse questa spezia. Così fu chiamata “nuces moschatae” ovvero “noce dall’odore di muschio”.
PAGINA 33: MIELE DI ACACIA: A COLOR AMBRA CHIARA, MIELE MILLEFIORI: B COLORE PIU’ CALDO MIELE DI CASTAGNO: C COLORE SCURO PAGINA 34: 22 rane, 44 mucche PAGINA 35: 1) lombo, 2) culatello, 3) costine, 4)coppa, 5) lardo, 6) pancetta, 7) filetto, 8) prosciutto, 9) testa, 10) spalla, 11) guanciale, 12) zampino PAGINA 38: 3 PAGINA 45: A) Fave , B) Piselli, C) Lenticchie
o ben 13 tipi n a tr n o c in si e v Do tico? di pesci dell’Adria angiare per m i v e d re o fi le a u Q ferite? far rimarginare le bale prima ru sd A e v v e b sa o C o dai Romani? di essere sconfitt , Per quale ricerca to? serve un gran fiu a ghiotto Di che cosa andav Michelangelo? cetta segreta Chi inventò una ri nta? per condire la pole e tanto sale? rv se a n g e rp a C a PerchÊ
altre cose e t n a t e e t s e u q i Scoprira vincia di o r p a ll e d e p p a im nelle Divert
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