La Doble Hoja del Tango

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Periodico bimestrale sul Tango • Numero 6 • Dicembre 2012 www.tangodoble.it • la doble hoja del tango • ladoblehoja@hotmail.com Ambasciata della Repubblica dell’Uruguay

Milena Plebs:

Tango la rivoluzione anti-crisi» «

di Manuela Pelati

La Doble ospita Juan Carlos Copes: Mi amistad con Ástor Piazzolla

Tango & Futbol La partita dei maestri romani di tango ITALIA-ARGENTINA 1-9 di Max Civili III Edizione CONCORSO LETTERARIO “Volango, parole, tango e nuvole” 2 dicembre, Auditorium Parco della Musica Lancio III.a edizione: V O L A N G O 2 0 1 3

foto: luca fiaccavento

Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia



LE OPINIONI DELLA DOBLE EDITORIALE

5 «El dia del tango» con Gardel, de Caro e le famiglie tanguere di Manuela Pelati

SOMMARIO

LA PARTITA DEI MAESTRI ROMANI DI TANGO

6 Ballerini di professione, calciatori per sport

di Max Civili e Marcelo Alvarez LA DOBLE OSPITA EL TANGAUTA In copertina: Milena Plebs con Alejandro Palo

11 Juan Carlos Copes:

Mi amistad con Ástor Piazzolla

Visita il nuovo sito www.tangodoble.it

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PIAZZOLLA PLAYS PIAZZOLLA

15 «Pipi» suona Astor in jazz

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di Francesca Capovani

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ARTICOLO DI COPERTINA MILENA PLEBS: «Il tango

è la rivoluzione anti-crisi»

di Manuela Pelati PRATICHE E MILONGHE

18 Pratiche e milonghe a Roma 21

OTROS AIRES: Unico

obiettivo: divertirsi e far divertire

di Anna Vullo

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Le INIZIATIVE DELLA RIVISTA

***PREMIO CULTURA 2012*** Josè Fernandez y Martina Waldman

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la DOBLE HOJA del TANGO - N° 6 dicembre 2012 Direttore Responsabile: Manuela Pelati Ideazione: Marcelo Alvarez In redazione: Manuela Pelati, Max Civili (dall’Italia) Pier Aldo Vignazia (da Buenos Aires) Collaboratori: Antonio Lalli Grafica e impaginazione Pia ‘t Lam

Per

la coreografia di «Caruso» Musica e parole di Lucio Dalla con la voce di Luciano Pavarotti LE MOTIVAZIONI DEL PREMIO: la coreografia unisce due culture, quella del tango e quella della lirica, che hanno in comune il carattere sentimentale e la melodia

Stampa Edisegno srl - P.zza G. Tavani Arquati 113 - 00153 Roma Reg. Tribunale Civile di Roma N 344/2011 del 10-11-2011 di Edisegno srl

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manuela.pelati@gmail.com, mcivili@ladoblehoja.it Informazioni e inserzioni pubblicitarie:

ladoblehoja@hotmail.com

Chiuso in redazione il 27 novembre 2012

Il video si può vedere su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=2b2P7elCWQQ&feature=share


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EDITORIALE di Manuela Pelati

«El dia del tango» con Carlos Gardel Julio de Caro e le famiglie tanguere

E poi c’è il mito, cominciato con la morte prematura in un incidente aereo in Colombia nel 1935 mentre era all’apice della carriera. Ancora oggi il mito continua ad essere alimentato, con le interminabili discussioni sulla sua origine (se sia argentina, uruguayana o francese) e con i misteri riguardanti la sua scomparsa da giovane e le suggestioni relative alla vita da scapolo e senza figli. Deve essere per tutto questo che nel 1965 al compositore e produttore musicale Ben Molar è venuto in mente di intitolare un giorno di celebrazione nazionale a Carlos Gardel. E nel 1977 la sua proposta è

***EL DIA DEL TANGO*** ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

stata accettata dal Ministerio di Cultura della Mucipalidad de Buenos Aires, stabilendo così che l’11 dicembre, data di nascita di «Don Carlos», sarebbe diventato da quel momento «El Dìa Nacional del Tango». La data è stata scelta anche perché nello stesso giorno è nato anche Julio De Caro, il compositore che inserì i violini nella musica di tango nei primi decenni del ‘900, punto di riferimento in tutta la storia del genere musicale. L’11 dicembre, quindi, a Buenos Aires per almeno una settimana si suona, si balla, si canta e si celebra il tango, in decine di teatri dell’Avenida Corrientes, nelle milonghe e nei bares di tango. Ed è proprio alla maniera argentina che La Doble Hoja del Tango

L’11 dicembre è stato stabilito El Dìa Nacional del Tango nel 1977. La data scelta è il giorno di nascita di Carlos Gardel e Julio De Caro. Il primo è il cantante, l’icona e il mito più celebre del tango, il secondo è il compositore che inserì i violini nella musica nei primi decenni del ‘900

festeggia all’Auditorium Parco della Musica di Roma EL DIA DEL TANGO, che solo per necessità di programmazione si svolge il 2 invece dell’11. Sono presenti ballerini d’eccezione, rappresentanti delle famiglie tanguere di lunga generazione: Natalia Ochoa, direttore artistico di Alicetango (non solo scuola ma produzione di spettacoli e del Todi tango Festival), il padre Carlos Ochoa e la coppia Maxi Copello con Nadia Johnson dove Maxi è figlio di Carlos Copello, titolare della scuola di tango all’Abasto, il quartiere dov’è cresciuto Carlos Gardel a Buenos Aires. La celebrazione di Carlos Gardel offre a La Doble Hoja del tango l’occasione per dedicare l’edizione del 2013 del concorso letterario «Volango, parole, tango e nuvole». E lo spunto ce lo ha fornito una frase dello scrittore Alfredo Helman tratta dal libro Passione di Tango: «Carlos Gardel aveva compreso, prima di altri, come i testi in lunfardo uniti alle melodie del tango interpretassero i sentimenti degli abitanti di Buenos Aires». Il lunfardo, questo idioma tanto usato nei tanghi «era formato da vocaboli gergali e dialettali portati dagli immigrati per la maggior parte italiani, e poi francesi e spagnoli» sostiene Josè Gobello, presidente dell’Accademia del Lunfardo di Buenos Aires. Ma non è una lingua fuori uso: «Oggi il lunfardo è una lingua viva, che appartiene al porteño (abitante di Buenos Aires) quando comincia a entrare in confidenza» sostiene Gobello. E infatti camminando per le strade di Buenos Aires oggi si sente dire: «Guarda!» per dire «attenzione», «matina» al posto di manaña (por la manaña) e «femina» al posto di «mujer». Spesso si dice «voy al lavuro» e non «voy al trabajo» e quando si saluta una persona si usa quasi sempre «chau» (dove ch si legge ci) perché viene dall’italiano «ciao». ■

la DOBLE HOJA del TANGO | numero sei

U

n mito, un’icona, «una voce che non stonava mai». Carlos Gardel è un pilastro e un punto di riferimento nella storia del tango. E anche se il tango cancion già esisteva, è stato lui che ne ha segnato l’inizio ufficiale con la registrazione nel 1917 di Mi noche triste. «Sapeva cantare divinamente ma non era solo la voce» - ha raccontato Alberto Podestà alla Doble nel novembre 2011. «Era il portamento che aveva e l’interpretazione del tango: sapeva piangere quando era richiesto e ridere quando era necessario». Gardel curava bene anche la sua immagine, le sue fotografie con il cappello in testa sono indimenticabili e il suo volto ha fatto il giro del mondo con i numerosi film che ha interpretato. El dia que me quieras, Cuesta abajo e tante altre pellicole all’epoca erano realizzate per promuovere i dischi, soprattutto per il mercato estero. Gardel è diventato così, indiscutibilmente, un’icona nel tempo.

manuela.pelati@gmail.com 5


TANGO & FUTBOL

Ballerini

di professione,

calciatori

Roberto Castrucci dopo il gol

Mariano Navone dopo il gol

per sport

A

di Max Civili e Marcelo Alvarez

l termine di ogni partita di futbòl di un certo livello i calciatori si ritrovano nella «mixed zone» al cospetto dei giornalisti per rispondere a domande più o meno imbarazzanti sulla loro prestazione. Al Club Lanciani l’incontro tra gli atleti/maestri e i media è avvenuto nei locali – assai meno formali di una sala per le conferenze stampa – del Barrio. A tavola, si sa, soprattutto davanti a TABELLINO una lasagna e a un bicchiere di vino, è più semplice sbottonarsi e così i protagonisti della giornata, oltre a commentare il match, hanno raccontato aneddoti e curiosità sulle loro vite. Il decano dei tangueros presenti, Gerardo Quiroz è un calciaGerardo Quiroz tore mancato: «giocavo a calcio a Buenos Aires nel 1968. Ma ARGENTINA qualche anno più tardi, dopo la Alvarez Marcelo, Del Duchetto Pablo, separazione dalla mia compaElias Lonardo, Gatti Lucas, Mujica gna, fui introdotto al tango dal Pablo Ariel, Navone Mariano, Quiroz Gerardo, Ramos Jorge, Serrano grande milonguero Toto Fernando, Veron Rodrigo. Faraldo che mi portò a ballare DT Alicia Vaccarini in una milonga della periferia porteña. Da quel momento non ITALIA avrei più abbandonato il tanAmbrosi Ivo, Bianchi Giuseppe, Buzi go». Il compadrito Gerardo ci Gianluca, Castrucci Roberto, ha spiazzato facendo un paralFrugante Attilio, Petricca, Cristian, lelismo tra il grande portiere arRicciuti Roberto, Santarelli Fabio, gentino Hugo Gatti e Astor Scoppio Francesco Piazzolla, definendoli «due riNon utilizzati: Cantarelli Alex, Lalli voluzionari, due che ebbero il Antonio (en corbata), Paolantoni Carlo, Spaziani Marco coraggio di andare oltre le conDT Mimma Mercurio venzioni del calcio e del tango negli anni ‘60 e ‘70 introducenMarcatori: Per l’Argentina: Pablo do elementi di forte rottura con Ariel Mujica 4, Mariano Navone 2, il passato». Se sul grande Lucas Gatti 1, Pablo del Duchetto 1, Piazzolla è stato detto già detto Jorge Ramos 1 tutto, su Gatti c’è da raccontare Per l’Italia: Roberto Castrucci 1 che fu il primo portiere a parteAmmoniti: nessuno cipare attivamente all’azione di Espulsi: nessuno gioco come difensore e a volte Arbitro Max Civili addirittura come attaccante (fu Spettatori : 60 circa

Lucas Gatti dopo il gol

uno tra i primi “arqueros” a segnare un gol in una partita di calcio professionistico). Il figlio di Gatti, Lucas, tra coloro che sono scesi in campo al Club Lanciani, dopo una carriera da calciatore professionista nell’Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, negli scozzesi del Dundee United e nelle leghe minori di Spagna - ha scelto di dedicarsi interamente al tango dal 2005. «Ero un bambino quando mio padre Hugo mi portava con se agli allenamenti. Ricordo che il custode della cancha ascoltava alla radio il tango e io credo di averlo metabolizzato così, quasi inconsciamente». Sul campo Lucas ha fatto la differenza: dal suo ingresso – sul punteggio di 3-1 – la sua squadra ha dominato fino al 9-1 conclusivo. Gatti junior ha anche segnato un gol. Leonardo Elias è nato a Mar del Plata ma è un grande tifoso dei Newell’s Old Boys una delle due squadre di

Pablo Ariel Mujica, autore di 4 gol per l’Argentina


El «nueve cortado» dell’Argentina che batte l’Italia 9 a 1 In campo i maestri di tango romani – 28 ottobre 2012 Quello tra gli insegnanti argentini e italiani di tango è stato un partido di grande intensità. All’inizio gli azzurri sembravano meglio organizzati dell’ «albiceleste», con Fabio Santarelli che correva per quattro e Roberto Castrucci che ha trovato subito la giusta posizione nel rettangolo di gioco. Dall’altra parte Mariano Navone era in gran movimento, Pablo Mujica si batteva in attacco e Marcelo Alvarez, in porta, respingeva un paio di conclusioni velenose degli avversari. La partita si è sbloccata dopo dieci minuti di gioco, quando Castrucci vincendo un contrasto a centrocampo, ha scoccato un tiro potente e preciso alla destra dell’arquero. La rappresentativa italiana usufruiva delle forze fresche di Gianluca Buzi e Giuseppe Bianchi mostrando una supremazia territoriale

destinata, però, a durare poco. L’«albiceleste» in questa fase iniziale affidava all’esperto compadrito Gerardo Queiroz che dispensava saggezza tattica ma che quando al quattordicesimo si lanciava con la «mano de Dios» sulla palla, veniva fischiato dall’arbitro. A Maradona - contro l’odiato nemico inglese nel 1986 - andò bene, al compadrito andava la punizione. Un paio di minuti più tardi il tonico Mujica trovava il gol del pareggio, imitato qualche istante dopo dal compagno di squadra Navone. La partita cambiava passo quando il ritardatario Lucas Gatti faceva ingresso in campo. L’ex giocatore professionista coadiuvato dall’ottimo Pablo Del Duchetto in difesa, entrava subito in partita prendendo in mano le redini del gioco. Dal suo sinistro partivano una serie di passaggi millimetrici. E

da uno di questi nasceva il terzo gol di Mujica, concludendo il primo tempo sul 3-1 per gli insegnanti sudamericani. Alla ripresa delle ostilità gli azzurri tentavano una reazione guidati da Francesco Scoppio ma davanti Salvatore Esposito non concretizzava, mentre la verve di Santarelli, Castrucci e Bianchi si spegneva. Da quel momento l’albiceleste saliva in cattedra, producendosi in assalti alla porta difesa dal malcapitato Ivo Ambrosi. Mujica segnava altri due gol, Navone un altro, seguiti da Jorge Ramos e Pablo Del Duchetto. Lucas Gatti metteva a segno un gol spettacolare dalla distanza. Il risultato finale del 9-1 rimane ancora oggi una punizione forse troppo dura per gli insegnanti italiani, ma la sfida continua e la rivincita è prevista per fine gennaio (m.c.)

Tifosi, parenti e i calciatori delle due squadre, dopo la partita

Rosario. «E’ stata mamma Teresa – rosarina - che mi ha trasmesso la passione per il ballo e quella per il Newell’s. E pensare che mi sono diplomato come perito commerciale, non avrei mai pensato di finire a vivere a Roma». Tra gli argentini ha segnato due gol lo sgusciante Mariano Navone cresciuto anch’egli a Rosario, nel barrio Villa Urquiza. «Per strada giocavamo tra squadre composte a volta da 15-20 giocatori e spesso con un pallonaccio o addirittura con una palla di stracci. Il calcio e il tango hanno molti elementi comuni: alcuni movimenti delle gambe, la dissociazione, le finte. Per questo gli argentini sono così bravi a ballare, perchè sono abituate a fare tante finte (ride ndr). E poi sia nel tango che nel calcio conta la picardìa criolla (l’astuzia)». A proposito di gol, vero mattatore della partita è stato con quattro marcature Pablo Ariel Mujica, arrivato a Roma da appena un paio di mesi: «Era da tempo che non giocavo a calcio e proprio non me l’aspettavo di segnare così tante reti. Oggi sono riaffiorati molti ricordi di quando da ragazzo giocavo a pallone. Alcuni dei miei compagni di squadra dell’epoca sono arrivati nella serie A argentina, nel Velez Sarsfield. Bei ricordi». Finalmente un porteño: Jorge Ramos. E’ di Caballito, il barrio di Buenos Aires dove ha sede il club calcistico dei ferroviari, il Ferro Caril Oeste che gioca nella serie B argentina «però faccio il tifo per l’ Independiente. Sono arrivato

in Italia «ingannato» da una romana (Giorgia Bernardi) che conobbi a Buenos Aires. Adesso siamo sposati a abbiamo un bambino di due anni che si chiama Lisandro e viviamo vicino al mare, a Ladispoli, a 40 km da Roma». Jorge si è messo in evidenza nel corso della partita realizzando un gol. Anche Fernando Serrano è di Buenos Aires ma di un quartiere più centrale, Palermo. Non ha mai amato il calcio che ritiene solo uno business per di più violento. «A scuola lo giocavo solo perche tutti lo facevano. Al futbòl prefrisco l’asado, il mate, il tango naturalmente». Il marcatore del 9-1 per gli argentini è stato Pablo del Duchetto, l’ennesimo rosarino, figlio di milongueros che gli hanno trasmesso la passione per il tango. «Ho iniziato da giovanissimo a suonare la chitarra ma giocavo anche a pallone con gli amici. Ero bravo ma preferii il tango che considero un elemento di forte socializzazione popolare». Rodrigo Veron è tra i più giovani tra gli insegnanti e anch’egli come Pablo Mujica è arrivato a Roma solo da qualche mese. E’ di Escobar nella provincia d Buenos Aires ma è cresciuto nel quartiere di Almagro e tifa Boca Juniors. «Come mai ho preferito il tango al calcio? Perché nasco come ballerino di folklore dall’età di 9 anni, il calcio mi piace ma non mi appassiona. Qui a Roma sono arrivato da poco e penso di tornare a Buenos Aires tra 3 mesi». 7


La gioia argentina

Di spalle: Gianluca Buzi

Contrasto tra Esposito e Del Duchetto

Ornella Parrino e la tifoseria argentina

Mariano Navone e Fabio Santarelli

Infine, il numero uno della squadra argentina, l’arquero sono Roberto Ricciuti e Carlo Paolantoni. Marcelo Alvarez, che con diverse – sorprendenti – parate Roberto non ha mai giocato fino all’età di 25 anni quando ha limitato gli azzurri: «mi sono avvicinato al tango a 17 con gli amici ha preso parte a qualche partita di calcetto : anni e ho subito riposto lì tutte le mie energie. Seguivo il «da ragazzo giocavo a basket ma ho smesso quasi subito. Boca Junior ma fare il calciatore non era tra i miei sogni. Da Nel tango si è in coppia e non vedo nessun tipo di analonoi si pensa che solo pochi fortunati riescono a fare carrie- gia col calcio». ra e soldi con il calcio. Io ho scelto tango». Carlo – che non è sceso in campo - invece non ha mai tocAlicia Vaccarini, direttore tecnico della squadra argentina, cato il pallone in vita sua. «Non era tra le attività più amaha avuto parola di grande elogio per tutti i suoi giocatori. te in famiglia. Facevo invece canottaggio che richiede una «Sono andati oltre ogni aspettativa. Mi aspettavo che gli grande disciplina. E anche io non vedo punti di contatto italiani ci dessero una lezione invece non c’è stata pratica- tra le due attività». mente partita. Il calcio è stato molto presente nella mia vi- Alex Cantarelli, non-giocatore in panchina per gli azzurri: ta, soprattutto quando da ragazza vedevo mio padre se- «Ho giocato agonisticamente a calcio da ragazzo ma da guire assiduamente il futbol in TV. Ma allo stadio ci andai quando ballo il tango ho preferito smettere del tutto con per la prima volta solamente molti anni più tardi. Un sug- questo sport per preservare le mie gambe. La mia famiglia gerimento agli organizzatori della prossima partita tra ha origini mantovane e io sono milanista anche oggi non maestri: fate obbligatoriamente indossare i pantaloncini a seguo più il calcio come una volta». tutti i giocatori». Un altro azzurro che ha preferito rimanere in abiti borgheTerminato il giro di interviste con gli insegnanti argentini è si è Marco Spaziani, tifoso della Lazio che da giovanissiarrivato il momento di rivolgersi mo decise di smettere di giocare agli sconfitti: gli azzurri. al calcio a seguito di un episoRoberto Castrucci, 1 gol per Non è entrato in campo ma la sua dio traumatico «ero a Roma, a l’Italia: «Quello che ammiro nel presenza non è passata inosservavilla borghese , quando quattro ta: elegante come un commissario tifosi della Roma mi picchiarocalcio e nel tango è l’eleganza tecnico d’antan Antonio Lalli ha no perchè sostenevo l’altra dei rispettivi protagonisti» preferito preservare i muscoli per squadra della capitale. Da quel la milonga: «Il calcio, assieme alla momento in poi mi diedi alla politica e al tango, è stato una delle passioni della mia vita. Sono arrivato a giocare in seconda categoria iniziando centravanti e terminando nel ruolo di “libero. Questo sport oltre a farmi divertire mi ha insegnato a stare in un collettivo». Giuseppe Bianchi tifa Juventus da sempre e ha giocato a pallone a livello amatoriale. «Il calcio è un forte elemento di socializzazione come il tango. Solo nel calcio, i tifosi, e nel tango i milongueros, si abbracciano anche se non si coDel Duchetto, Alvarez, Gatti, Castrucci, Serrano noscono». Tra i più attivi tra gli azzurri Fabio Santarelli, che ha giocato come stopper nel campionato di promozione abruzzese col Carsoli fino all’età di 18 anni. «Ma ho preso parte anche ai campionati italiani di atletica leggera, gareggiavo nei 400 metri. Poi il ballo è entrato nella mia vita dapprima con la salsa, che ho insegnato per dieci anni, e poi con il tango che ritengo un antidoto contro la solitudine». Due azzurri che hanno avuto poco a che fare con il calcio Panchina italiana: Frugante, Ricciuti, Castrucci, Scoppio, Esposito, Lalli 8


Marcelo Alvarez

In panchina: Paolantoni, Cantarelli e Spaziani

Gli abbracci a fine partita: Bianchi con Serrano

Roberto Castrucci

Il più giovane e il decano degli argentini

Mimma Mercurio e la tifoseria italiana

Il pallone “Tango 2012”

Di spalle: Leo Elias e l’arbitro Max Civili

Giocatori, amici e parenti all’interno del Barrio dopo la partita

la DOBLE HOJA del TANGO | numero sei

pallavolo, al basket , all’atletica. Oggi quando insegno, per Un altro che sembrava danzasse era il capitano della mia cercare di spiegare come si cammina nel tango dico ai miei amata Roma Giuseppe Giannini». Un altro appassionato studenti che devono venire avanti muovendo l’anca come di calcio è Attilio Frugante. «Assieme al tango e al cinema sono le mia passioni». A Palermo dove sono vissuto fino a se stessero colpendo la palla di piatto». Anche Cristian Petricca giocava pochissimo a calcio (co- 25 anni, giocavo come portiere a livello amatoriale anche minciamo a capire il perchè della batosta subita dagli ita- se il mio idolo era Totò Schillaci. “Futbòl y tango” sono due liani). «Mio padre era istruttore di alpinismo e io mi cimen- espressione forti della natura umana». tavo nella rampicata libera e nell’ inline skate board. La cosa Gianluca Buzi, dotato di grande carica agonistica, ha giobella e che il tango è come il calcio se ne può chiacchierare cato per tanti anni anche a discreto livello, nei campionati interregionali. Per un serio problema ai femori rischiava di tranquillamente, senza essere degli esperti». Un altro che al futbòl non è mai stato vicino e Ivo non poter più ballare né correre. «Questa partita mi è serAmbrosi, che nel corso della partita ha giocato – ahilui- so- vita per sfidare le mie paure. Malgrado la disfatta, sono feprattutto in porta. «Sono cresciuto a Verona e da subito mi licissimo perché posso ancora giocare a pallone». sono dato alla musica. Facevo pattinaggio e karate. Penso Il puntero degli azzurri, Salvatore Esposito, ha mostrato che il tango e il calcio siano due discipline complementari. una buona tecnica individuale ma polveri bagnate. «Sono Il secondo è meno improvvisato e richiede uno spirito di cresciuto vicino al calcio e sono un grande tifoso del Napoli, ma da ragazzo ero sempre un po’ fuori dal coro squadra allargato». Uno dei più dotati tra gli atleti azzurri è sembrato perché, a causa del lavoro di mio padre, non abbiamo quaFrancesco Scoppio che forse è stato utilizzato troppo poco si mai vissuto nel capoluogo partenopeo». Anche per Salvatore il calcio e il tango hannel corso della partita. «Giocavo a no il comune la particolarità di pallone già a 8-9 anni, era il mio Pablo Ariel Mujica, 4 gol per essere due importanti momenti sport preferito. Sono arrivato fino di aggregazione. alla prima categoria e ho smesso a l’Argentina: «Da ragazzo giocavo L’autore dell’unico gol azzurro è 24 anni. In alcuni movenze elea pallone. Alcuni miei compagni Roberto Castrucci che ha giocaganti i calciatori ricordano i tanto a calcio seriamente fino a 17 gueros: Maradona sembrava balsono arrivati nella serie A» anni. «Ero con la Tevere Roma e lasse, leggero in mezzo al campo. poi con l’Urbe Tevere. Me la cavavo ma a un certo punto per giocare si doveva viaggiare in giro per l’Italia e stava diventando troppo costoso per la mia famiglia. Quello che veramente ammiro nel calcio e nel tango quando sono fatti ad alto livello è l’eleganza dei rispettivi protagonisti. Il 91 dell’andata è stato poco elegante però. Che batosta!» Soddisfatta per la buona riuscita dell’evento Mimma Mercurio, direttore tecnico degli azzurri, che ha giustificato il pesante passivo affermando «che i maestri italiani l’hanno presa un po’ alla leggera, come un’occasione per divertirsi». Mimma, siciliana di Acireale, ha raccontato di aver giocato a calcetto nel periodo scolastico. Gli azzurri potranno prendersi la loro revancha nei confronti degli argentini nel prossimo febbraio 2013. Nel frattempo tutti in milonga! Per vedere il video dei gol, delle azioni e dei momenti più emozionanti del 28 ottobre 2012: www.tangodoble.it ■ 9


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Declarada de INTERÉS CULTURAL por el Honorable Senado de la Nación Argentina

Declarada de INTERÉS TURÍSTICO por el Gobierno de la Ciudad de Buenos Aires

Premio CUSTODIOS DE LAS ARTES DEL TANGO Otorgado por la Academia Nacional del Tango

Declarada de INTERÉS TANGUÍSTICO por la Academia Nacional del Tango de Argentina

AÑO | YEAR

ESPAÑOL | ENGLISH GRATIS | FREE

Nunca supe cómo Ástor se enteró de que andábamos haciendo cosas con el tango ni cómo consiguió mi dirección en México. Mucho menos podía imaginarme que aquellas cartas que me enviaba desde Nueva York marcarían el comienzo de

Mi amistad con Ástor

Piazzolla Textos e imágenes de Juan Carlos Copes EXC

L

el tangUaS uta

IVO orría el año 1959 y él estaba con toda su familia ‘varado’ en Nueva York. Escribía arreglos y copias para orquestas latinas luego de haber intentado el ‘jazz–tango’ en la grabadora Roulete, pero sin trascendencia. En sus cartas me advertía que si no hacíamos algo juntos rápido, lo haría con un coreógrafo americano que lo estaba asediando… Con el correr del tiempo conocí su humor y comprendí que aquellas advertencias eran puro cuento. Pero lo cierto es que después de muchas cartas y reuniones llegamos finalmente a un acuerdo: yo daba el visto bueno para que mi representante saliera de México para cerrar contratos en Puerto Rico y Nueva York y, estando en esa ciudad, se pondría en contacto con Piazzolla. Así fue que, llegados a un acuerdo económico, cambié de residencia, para que tuviera piano, y lo hicimos viajar al Distrito Federal, donde él escribía arreglos y yo los copiaba (1). Estábamos armando el show que debutaría en octubre de ese mismo año en Flamboyán, Puerto Rico y luego iría a Nueva York para presentarse en el Waldorf Astoria, por una noche, y en el teatro latino Jefferson, por una semana. Mientras convivimos preparando todo esto, Ástor era una máquina de hacer chistes y de verdad lo hacía muy bien. Nos obligó a conocer las ruinas e ir a museos de cualquier índole, su ansia de conocer rebasaba en mucho el espíritu tanguero que lo hacía aparecer ‘reo’. Era dinámico y tenía una inquietud muy difícil de seguir. Así y todo, era confortable

C

Continúa

© 2012 COPES PARA EL TANGAUTA Nº 213 Revista impresa Revista interactiva

@eltangauta

/eltangautatango

http://www.eltangauta.com/registro.asp


» A nuestro regreso a Buenos Aires, Ástor nos esperaba al pie de la escalerilla del avión. Allí Ástor me obsequió un simple que todavía no había salido a la venta: nada menos que Adiós Nonino. »

Copes, Piazzolla y el Chúcaro

tratar de seguir su acelerado tren de vida, habíamos consolidado con él un amistad acorde con sus inquietudes. Pude ayudarlo a salir de su autoexilio y devolverlo a su mundo: nuestra música. Dado que él se crió practicamente en Nueva York, su excelente inglés nos ayudaba mucho (2). Cuando los productores de Flamboyán se enteraron de que en el espectáculo presentado por Juan Carlos Copes tenía la dirección musical Piazzolla, casi se viene todo abajo. Ástor había estado allí unos meses antes, con un espectáculo sui–generis en colaboración con Ana Itelman, y había sido un fracaso. Pero logramos convencer a los productores de que todo era distinto esta vez y, a pesar de las dudas, debutamos… ¡Fue un exitazo

I never knew how Ástor learned that we were doing things with tango or how he got my address in Mexico. Much less could I imagine that those letters he sent me from New York would mark the beginning of

My friendship with

Ástor Piazzolla Texts and images:

Juan Carlos Copes Exclusive for El Tangauta It was the year 1959 and he was with his family 'stuck' in New York. He wrote arrangements and copies for Latin bands after trying the 'jazz-tango' on the recorder Roulete, but inconsequential. In his letters, he warned me that if we

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total! Piazzolla, respetado por el público y músicos, resultó una verdadera atracción. Debido a un problema físico, para lograr que avanzara con nosotros a saludar al público, Nieves y yo, uno de cada lado, debíamos tomarlo y prácticamente arrastrarlo. Me acuerdo del esfuerzo que teníamos que hacer mientras él nos apretaba las manos con la fuerza increíble de las suyas. Después nos decía su esposa que habíamos logrado un milagro porque no quería saber nada de caminar en el escenario, pero todo lo superaba con rapidez. Luego del éxito en Puerto Rico, volamos a Nueva York e hicimos un ‘boom’ en la presentación en el Waldorf Astoria, que tuvo resonancia en toda América, especialmente en Argentina. Dimos por sentado el éxito en el teatro Jefferson y empezamos a contar los días para nuestro debut en el Latin Quarter. Ensayábamos a diario, hasta que nos enteramos de que el gerente–manager general estaba enfermo y no íbamos a poder debutar porque iban a seguir con la programación que tenían. Allí empezamos una peregrinación a un teatro en Chicago y a The New Lothus, en Washington. Entonces participamos en uno de los programas de televisión dedicados al baile más famosos de Estados Unidos: Arthur Murray Show. Nos contrataron sólo a Piazzolla, a Nieves y a mí e interpretamos Triunfal y Don Juan. Aún sin estar toda la compañía fue un golazo. Y no sé si debido a todo esto, contrataron a todo el grupo para un mes en el Chateau Madrid en Nueva York. Allí tuve el honor de tener en la compañía a artistas tales

could not do something together quickly, he would do it with an American choreographer who was chasing him ... In the course of time I knew his humor and I realized that those warnings were jokes. But the truth is that after many letters and meetings we finally come to an agreement: I gave the nod to my agent to left Mexico to sign contracts in Puerto Rico and New York and being in that city, he would contact Piazzolla. And so, having reached a financial settlement, I changed my residence, so he had piano, and he traveled to Mexico City, where he wrote arrangements and I copied them (1). We were putting together the show to debut in October of that same year in Flamboyán, Puerto Rico and then go to New York to perform at the Waldorf Astoria for one night, and the latin theater Jefferson, for one week.

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como Ástor Piazzolla, El Chúcaro, Norma Viola, Roberto Arrieta, Carlos Raush (pianista), Enrique Méndez (bandoneón), los bailarines y, desde luego, María Nieves. Todos los diarios de Nueva York hablaban de nosotros como algo espectacular y extraño, en la línea española o ‘Spanish’; decían que traíamos en el tango una nueva variedad o ‘Twist’ (3) y que el instrumento bandoneón era como una concertina con distinto sonido. Las agencias internacionales tomaron la noticia y la publicaron en toda la América hispanoparlante, y por supuesto en Buenos Aires. Era una maravilla ver trabajar a Piazzolla, verlo tocar y dirigir. Pero fuera del espectáculo, se lo veía por entonces más inquieto y nervioso. Un día me anticipó que terminado Chateau Madrid se iría, que no estaba para esto, que lo tradicional no lo contenía. Yo le di la razón y así fue que un día de marzo del ‘60, se despedían de nosotros él junto a Dedé, Diana y Daniel en viaje a Buenos Aires. Lo que no me dijo fue que la repercusión del espectáculo en este ciclo de octubre del ‘59 hasta marzo del ‘60 había servido para su regreso triunfante a Buenos Aires con un recibimiento fastuoso con el slogan “Welcome Mr. Piazzolla”. Era su destino pues aquí, con las grandes polémicas, se convirtió en el gran revolucionario de la música de Buenos Aires. Para mí, fue una grata experiencia trabajar con Ástor. Lo digo como amigo y también con orgullo por lo que nuestra tarea conjunta significó para él. Cabe aquí una anécdota. A nuestro regreso a Buenos Aires en el año ’61, el primero en

While we live preparing all this, Astor was a machine for making jokes and he did really well. He made us visit the ruins and go to museums of all kinds, his thirst for knowledge exceeded by far the tango spirit that made him look 'misaligned'. He was dynamic and had a restlessness very difficult to follow. Still, it was comfortable trying to follow his accelerated lifestyle, we established with him a friendship according to his concerns. I could help him get out his self-exile and return to his world: our music. Since he practically grew up in New York, his excellent English helped us a lot (2). When Flamboyán producers learned that the show presented by Juan Carlos Copes was Piazzolla's musical direction, almost everything comes down. Astor had been there a few months before with a spectacle sui generis in collaboration with Ana

Itelman, and had been a failure. But we managed to convince producers that it was different this time and, despite the doubts, we debuted… It was a hit! Piazzolla, respected by audiences and musicians, was a real highlight. Due to a physical problem, to get him to move forward with us to greet the public, Nieves and I, one on each side, had to practically drag him. I remember the effort we had to do as he squeezed our hands with the incredible strength of theirs. Later his wife told us we had accomplished a miracle because he did not want to walk on stage, but he quickly surpassed all. After the success in Puerto Rico, we flew to New York and did a boom in the presentation at the Waldorf Astoria, which resonated throughout America, especially Argentina. We assumed that the theater Jefferson would be a success and we started the


LO S M E D I O S D E L TA N G O

el tangauta

AÑO | YEAR

“Piazzolla escribía los arreglos y yo los copiaba”

» Todos los diarios de Nueva York hablaban de nosotros y las agencias internacionales repetían la noticia en toda la América. » recibirnos fue él. Ástor nos esperaba al pie de la escalerilla del avión y nos invitó a cenar a su casa esa misma noche. Allí me obsequió su última grabación en un simple que todavía no había salido a la venta: nada menos que Adiós Nonino. Entonces recordamos la memoria de su padre, que había muerto en Mar del Plata justo cuando estábamos en Puerto Rico. Él había escrito Nonino y ahora esta pieza Adiós Nonino que es, prácticamente hasta hoy, Piazzolla mismo. Luego cada uno siguió su propio camino y volvimos a trabajar juntos recién en el ’66, cuando le encargué la música de El Campeón (inédita) para un ballet de 15 minutos. Nunca más volvimos a trabajar juntos, pero eso no quita que mi expe-

riencia con Ástor sea por siempre “uno” de los acontecimientos de mi vida ya que él, representa mucho para mí. Aún con sus defectos, me quedo con sus virtudes. Sus últimas palabras hacia mí fueron en el año ’89, al terminar la función de María de Buenos Aires en el Teatro Municipal de Rio de Janeiro ante 3.000 personas. Ástor vino al camarín con su esposa Laura Escalada y dándome un abrazo de oso me dijo “¿Quién dijo que a Piazzolla no se lo puede bailar?”. Para mí esas palabras manifestaron su deseo íntimo de que su

Entre Borges y Piazzolla

Notas del autor (1) Los compositores escriben en un mismo pentagrama la música para todos los intrumentos. Mi tarea consistía en separar la música para cada instrumento, es decir, transcribir lo que Piazzolla había escrito en pentagramas individuales para repartir a cada músico. (2) Una anécdota: en una oportunidad, ensayando con músicos americanos, uno de ellos le faltó el respeto. Lo cargaba, pensando que no lo entendía. El dominio del idioma que tenía Piazzolla le permitió pararle de carro y ponerlo en su lugar, porque Ástor sabía mucho de música, todo lo decía y hacía con propiedad y mucho conocimiento. (3) Para el americano éramos un producto español. Prueba de ello es que cuando terminábamos un tango, gritaban "¡Olé!". El tango era algo raro y nuevo. Por eso también la comparación con el ‘Twist’, que era la música de moda. Es difícil de explicarlo hoy pero en aquellos tiempos el americano sólo conocía lo que hacía Valentino. Nosotros fuimos con tango y lo que más pegó fue la milonga, que ellos llamaron ‘Fast tango’.

Es el título de mi obra, basada en el L.P. Tango, grabado en 1965 (Piazzolla quinteto, Edmundo Rivero, Luis Medina Castro), donde Ástor registra su obra junto a Borges. Para mí era llevar al escenario la tridimensión de una obra que significaba mi real estima y admiración sin límites por estos dos monstruosos genios argentinos frente al mundo. –JUAN CARLOS COPES

countdown for our debut at the Latin Quarter. We rehearsed every day, until we found out that the manager-general manager was ill and we were not going to make our debut because they would continue with the schedule they had. There began a pilgrimage to a theater in Chicago and The New Lothus in Washington. Then we participated in one of the most popular television program devoted to dance in America: Arthur Murray Show. They hired only Piazzolla, Nieves and me. We performed Don Juan and Triunfal. Even without the whole company was a great success. I do not know if because of this, they hired the whole group for one month at the Chateau Madrid in New York. There I had the honor of having in the company artists such as Astor Piazzolla, El Chúcaro, Norma Viola, Roberto Arrieta, Carlos Raush (pianist), Enrique

Mendez (bandoneon), dancers and, of course, Maria Nieves. All New York newspapers spoke of us as something spectacular and strange, in the 'Spanish' line, they said we were bringing in tango a new variety or 'Twist' (3) and that the bandoneon was like a concertina with different sound. International agencies took the story and published it in Spanish-speaking America, and of course in Buenos Aires. It was a marvel to see Piazzolla work, play and conduct. But outside the show, he looked more worried and nervous. One day he anticipated me that he would leave at the end of Chateau Madrid, that he was not for this because traditional tango not contained him. I gave him the reason and in March of '60, he said goodbye to us with Dede, Diana and Daniel and traveled to Buenos Aires. What he did not say was

that the impact of the show, in this cycle of October '59 to March '60, had served also to its triumphant return to Buenos Aires with a lavish reception with the slogan "Welcome Mr. Piazzolla". For here was his destiny, with the great controversy, he became the great revolutionary of the music of Buenos Aires. For me it was a great experience to work with Astor. I say this as a friend and also with proud of what our joint work meant to him. It is a story here. On our return to Buenos Aires in '61, he was the first to greet us. Astor was waiting for us at the foot of the aircraft steps and invited us to dinner at his house that night. There he gave me his last recording in a single that had not yet gone on sale: nothing less than Adios Nonino. Then we recall the memory of his father, who had died in Mar del Plata just when we were in Puerto Rico. He had writ-

ten Nonino, and now this piece Adios Nonino which is Piazzolla himself. Then each went his own way and returned to work together in '66, when I asked him the music of El Campeón (The Champion, unpublished) for a 15-minute ballet. Never again did we work together, but that does not mean that my experience with Astor is forever "one" of the events of my life because he represents so much to me. Even with its flaws, I prefer his virtues. His last words to me were in the year '89, at the end of a function of Maria de Buenos Aires in the Municipal Theater of Rio de Janeiro. Astor came into the dressing room with his wife, Laura Escalada and giving me a bear hug, he said "Who said TO READ THE ENGLISH TRANSLATION, PLEASE, DOWNLOAD THE DIGITAL EDITION:

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PIAZZOLLA PLAYS PIAZZOLLA

«Pipi» suona

«Lui mi ha regalato la prima batteria: avevo 15 anni»

Astor in jazz di Francesca Capovani «È stato mio nonno a regalarmi la mia prima batteria. Avevo quindici anni. E subito, fin dalla prima lezione mi appassionò tantissimo. Anche questo passo è venuto in modo naturale perché io e mio nonno parlavamo sempre di jazz. Era il nostro argomento preferito. Lui mi diceva che ero fortunato perché studiavo uno strumento che era stato inventato per questo genere musicale. In quegli anni mi fece studiare con i migliori jazzisti. La musica jazz era la nostra passione comune. Ad essere sincero non mi parlava mai di tango» Questa formazione è stata importante? «Credo proprio di si. Lo studio del pianoforte e della musica classica mi ha permesso di avere una forte sensibilità per le sfumature. Ed è questo che influenza di più il mio stile nel jazz. Ma che direbbe, secondo lei, nonno Astor di questo progetto: “Piazzolla plays Piazzolla”? «Non so… Forse mi ucciderebbe… se lo sapesse. Oppure, come credo, mi direbbe “bravo!” con un bacio e un abbraccio» ■

«Se mio nonno lo sapesse mi direbbe: bravo!»

I Piazzolla, la musica e una tradizione familiare “Piazzolla plays Piazzolla” è un progetto teatrale e un album. Un tributo a Piazzolla nel 90esimo anno dalla nascita (e 20esimo dalla morte). Nel 2004 il gruppo Escalandrum è stato inserito dalla Fondazione Konex tra i cento artisti più rappresentativi della musica popolare argentina. Anche il padre di Pipi, Daniel, è un musicista: insieme hanno suonato insieme sul palcoscenico un tributo ad Astor a Buenos Aires durante il Festival y Mundial 2012. Il padre di Astor, il famoso «Nonino» Vincente del brano Adios Nonino (figlio a sua volta di Pantaleone originario di Trani in Puglia) regalò il primo bandoneon al figlio Astor quando aveva soli 9 anni, iniziandolo al tango. È così che con Pipi continua la tradizione della famiglia Piazzolla.

A 15 ani a New York il giovane Astor conobbe Carlos Gardel che lo fece partecipare al film “El Dia Que me Quieras” nella parte di un venditore di giornali

la DOBLE HOJA del TANGO | numero sei

H

a aspettato dodici anni prima di sentirsi pronto, maturo al punto giusto per affrontare la sfida. Quella di interpretare a modo suo, alla maniera del jazz, la musica di un mito del tango. Lui «lo sfidante», quello che ha avuto il coraggio, più che l’ardire (perché non c’è spirito di competizione in questo confronto) di misurarsi con le melodie più note ed amate dai tangueros di tutto il mondo: è Daniel, che tutti chiamano Pipi, il nipote. Musicista jazz, batterista, e leader del gruppo Escalandrum. Il mito è Astor Piazzolla. Per Pipi, oltre che un mito, una persona di casa, il nonno. Lo incontriamo a Roma, la città dove nonno Astor ha vissuto, dove seduto al tavolino di un bar ha buttato giù appuntandole al volo su un pezzo di carta le note di Libertango, per rispondere a quel produttore che gli chiedeva in modo insistente di scrivere qualche cosa di breve, di «facile», per la radio. E dove Pipi è arrivato per la prima volta nella sua vita lo scorso settembre, per presentare al Festival Buenos Aires Tango all’Auditorium, il suo nuovo progetto, un disco e uno spettacolo: «Piazzolla plays Piazzolla». Perché ha aspettato tanto prima di cimentarsi da jazzista con le musiche di suo nonno, Astor Piazzolla? «Per una forma di rispetto. Lo volevo fare da sempre, fin dagli inizi della mia carriera professionale. Ma solo ora mi sento veramente pronto per affrontare questo progetto. Escalandrum, il nostro gruppo è nato nel 1999. E ormai suoniamo insieme jazz da così tanto tempo, ci conosciamo così bene, sia dal punto di vista musicale che umano, che mi sono detto: si può fare. Solo con questa intesa è stato possibile scegliere minuziosamente alcuni pezzi di mio nonno Astor, alcuni famosissimi, altri meno noti, per rivestirli con il nostro suono mantenendo intatta la loro bellezza. Senza bandoneon naturalmente. Perché in quel caso il paragone con Piazzolla sarebbe inevitabile. Volevamo fare qualche cosa di originale e forse ci siamo riusciti» È stato suo nonno Astor ad avviarla alla musica? «No, non in senso diretto. Il mio amore per la musica è nato in modo naturale per l’atmosfera che si respirava a casa mia. Mio padre, Daniel, suonava con mio nonno. Ero piccolissimo, avevo quattro anni, e già li seguivo in tutti i concerti. Poi, sempre da piccolo, ho iniziato a studiare il pianoforte classico. Ho preso lezioni per sei anni, ma poi sa com’è, dopo sono arrivate le ragazze, il football…» E la batteria come è arrivata?


«Il tango è la rivoluzione

anti-crisi»

La coppia abbracciata è come lo yin e yang, è una spirale in evoluzione: avvolgendosi sale sempre più in alto

MILENA PLEBS

di Manuela Pelati

MILENA PLEBS

«I miei ascoltavano Piazzolla alla radio» o discendo da padre veneto (Padova) e madre bosniaca, non vengo da tradizione tanguera, vivevo nella periferia di Buenos Aires e per me il tango era una cosa da vecchi. Ho iniziato a ballare a 24 anni, quando non si vedeva in televisione, né esisteva il computer. I miei ascoltavano Piazzolla alla radio che era entrato nei circuiti del rock. Io vengo da danza classica e moderna contemporanea, per sei anni ho frequentato l’Accademia San Martin e quando si ballava tango sceglievano sempre me».

«I

Nel 1983 ha fondato, con Miguel Angel Zotto, la compagnia TangoX2 che le ha permesso di vivere il cambiamento del tango, da ballo intuitivo a coreografie codificate e da allora il globo lo ha girato in lungo e in largo. «La voglia di tango è così forte in questo momento che non credo sia casuale, non è solo il piacere della danza, ci deve essere una ragione». Cosa sta succedendo con questa tango-mania? «In tutto il mondo si sta cercando un’evoluzione. Stiamo alla fine dell’era dell’Acquario e c’è la crisi economica. Il tango che è ballato in tutto il pianeta offre all’uomo e alla donna qualcosa di naturale: è una rivoluzione umana. Il tango è tante cose: è un’espressione artistica, è un momento sociale, è abbracciarsi e ballare anche se non si parla la stessa lingua» Cosa attira le persone? «In questa danza c’è un ciclo energetico: l’uomo e la donna ballano girando e l’ocho è un movimento pieno di energia e un numero simbolico. Del resto si vede anche da quello che succede quando si va a ballare nella

milonga, spesso si torna dal lavoro stanchi e uscire la sera per ballare è faticoso, poi quando si arriva in pista piano piano l’energia rinasce e si può rimanere ore e ore a ballare. C’è qualcosa in questo movimento che provoca energia» Quindi il successo è nell’energia del movimento? «C’è qualcosa di molto forte nel contatto fisico e nell’abbraccio. L’energia nasce da questo. Poi c’è l’aspetto emotivo, i vestiti, le scarpe, i viaggi e la serata. Ma prima di tutto il tango ci permette contatti intensi con le persone: ballando si conoscono le persone e si vivono forti emozioni. Tutto in una notte. E questo avviene senza sentirsi intrappolati, perché poi si rimane soli e si può sempre ricominciare. Ed è proprio questo il successo del tango: questa libertà fa parte del successo» Parlaci di questa libertà «Mettiamo che io ballo con la stessa persona tutta la notte, questo non è di successo. È come un gioco di intensità. Inoltre riguarda questioni culturali e sociali di un’epoca. Oggi conosciamo persone in internet, il tango è diventato la controrivoluzione tecnologica: prima conosco gente in internet proveniente da tutto il mondo ma poi mi vesto mi trucco e vado alla milonga a ballare in un abbraccio. Questa è fascinazione e curiosità, questo corpo a corpo intimo con chi non conosciamo, è il segreto misterioso e magico» Tanta gente dice che il tango gli ha cambiato la vita «Anche a me è successo, perché è qualcosa di intenso che

«I giovani oggi cantano il tango dei primi del ‘900 ma ogni volta lo rinnovano. Il tango è uno solo e ognuno gli mette quello che sente».

(Foto: Luca Fiaccavento)

P

unto di riferimento nel mondo del tango, Milena Plebs mentre parla ai tangueri pensa alla filosofia e allo yoga. Nelle conferenze che organizza le interessa «indagare il fenomeno dilagante del tango argentino in tutto il mondo» che considera una «vera e propria pazzia per il successo che riscuote». Da Roma dove è stata durante il Buenos Aires Festival all’Auditorium Parco della Musica, Milena Plebs ha continuato la sua tournée con esibizioni, lezioni e charlas a Hong Kong, Manila, Singapore, Instanbul per tornare a fine anno a Buenos Aires: «La cosa incredibile è che io non sapevo dove fossero questi paesi nella mappa del mondo».

Juan Villareal con Ignacio Varchausky


ti entra dentro e se ne diventa dipendenti. Si re, avevano più di 50 anni, alcuni si erano Il tango va tutte le notti in milonga, si ascolta la musisposati e avuto figli. Ma il tango lo avevano ca, si fanno centinaia di lezioni… è qualcosa sentito fin da piccoli e avevano ballato in è una risposta che ti fa diventare ossessivo e maniacale. Nel una forma intuitiva, guardando gli altri nelalla tecnologia: tango si parla, di discute e si litiga anche. le sale, osservando e copiando. Noi giovani Perché il tango è passionale in tutti gli aspet- prima si conosce avevamo appreso il tango in Accademia, ti, non solo per l’erotismo che contiene» c’era una certa differenza. Noi che abbiamo gente in Tu hai detto che nel tango c’è intensità ed ecuna metodologia dovevamo decodificare, internet, poi si cesso, ma non è negativo tutto ciò che è eccesquando facevamo lezione con loro, spesso sivo? non sapevano spiegare i passi, li mostravaesce e si va alla «Gli eccessi che si vivono nel tango sono no. E noi dovevamo recuperare il materiale milonga quelli che si possono vivere nella vita. Nel per poter studiare ad avanzare» tango però ci si può innamorare solo sentenDa ballo di milonga a ballo di palcoscenico? do il corpo dell’altro. A volte ballando si sen«Dopo tanti anni sono arrivata alla conclute un’intensità e una connessione che può creare l’illusio- sione che il tango è nella milonga, quello dell’improvvisane che questa cosa esista anche nella vita reale. Si può zione. Quello sul palco è una rappresentazione del tango, creare una confusione, perché poi nella vita reale non è co- c’è una coreografia e si sa esattamente cosa succederà, sì. Ma questo equivoco può accadere due o tre volte, poi quindi il tango è quello della milonga. Io faccio entrambe uno capisce e riesce a distinguere. Ma bisogna porsi la do- le cose, l’improvvisazione è più legata all’esperienza di vimanda: chissà se è solo ballo o se possiamo fare qualcosa ta, riguarda l’esperienza diretta con gli altri» ■ di più. Solo così si può uscire da questa confusione» È tutto nella relazione tra uomo e donna… Una esibizione di Milena Plebs «Nel tango sono rappresentati i tratti salienti del genere con Alejandro Palo maschile e femminile: i ruoli sono l’essenza, la donna è al Buenos Aires Festival 2012 all’Auditorium Parco della Musica recettiva complementare e risponde, l’uomo guida e propone. Tutto questo diventa una rappresentazione: è la relazione tra uomo e donna. Quando io ho iniziato a ballare il tango mi colpì internamente perché era tutto quello che volevo: essere donna e trovare l’amore. La mia vita intermittente. Il tango tocca le corde di ciascuno e i motivi intimi per i quali uno vuole ballare» Quando è scattato per te l’amore per il tango? «Negli anni ‘80, quando ho incontrato Anna Maria Stekelmann e Miguel Angel Zotto che aveva 25 anni. Sono rimasta impressionata e affascinata dal romanticismo e dalla coppia abbracciata oltre che dall’incrocio di gambe con movimenti precisi e intriganti. Il mio primo maestro fu proprio Miguel, iniziammo una relazione affettiva e dopo sei mesi facemmo lo spettacolo tango argentino che nel 1985 ebbe un gran successo a Broadway, Il corpo rendendolo famoso» a corpo Come era vissuto il tango negli anni ’80? «Eravamo molto giovani, eravamo un modello per i giointimo con vani, eravamo innovatori. Negli anni ’80 molti milonguepersone ros che avevano ballato e poi lasciato, tornarono a balla-

Juan Villareal, giovane e romantico i soli 32 anni, Juan Villareal, ha incantato il pubblico al Buenos Aires Festival di Roma. Come sei arrivato al tango? «Una notte a una festa di un amico ho ascoltato la Ultima Curda, cantava Goyeneche con musica di Troilo. Da quel momento non ho mai smesso di cantare tango». Quali sono i tuoi cantanti preferiti? «Gardel e Corsini. Carlos Gardel inventò tutta la forma di cantare il tango, tutti dopo hanno preso da lui». Che pensi della nuova generazione di cantanti? «I giovani oggi cantano il tango dei primi del ‘900 ma ogni volta è nuovo. Il tango

D

è uno solo e ognuno gli mette quello che sente». Dove ti esibisci a Buenos Aires? «Nei bares di tango vicino all’avenida Corrientes, come il Bar de Julio, vicino all’Obelisco. Ma anche a Villa Urquiza, all’Aurora del Tango, al Canning, alle milonghe di Palermo». Io canto Fresedo, Calò, Di Sarli… la prima volta che abbiamo suonato acustico nella milonga Floreal, la gente si mise ad ascoltare in silenzio e poi tutti si misero a cantare con noi…». Per il disco di Juan Villareal, chitarra di Patricio Noè Crom: villarealcrom@gmail.com

che non conosciamo, è misterioso e magico

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SALON TANGUERA • via degli Angeli, 146 • Roma • Info e prenotazioni +39 346 1411095


I consigli della Doble GIOVEDÌ Kriminal Tango via Selinunte, 57 - info: www.spartaco.it “Milonga de la gran flauta” al Giardino del Tango milonga tradizionale a cura di Fabrizio Calvieri e Lora Capodaglio dalle ore 22.30, Fabrizio Calvieri dj Via degli Olimpionici, 7 (Ponte Milvio) Info: 333 5203955 oppure 06 97275065 / 333 1881716 / 338 5845029 / 338 4367183 Milonga Doubleart con Antonio Lalli e Paola Lievore dopo i corsi di tango dalle 22.30 all’Art-core-gallery, Via dei Marrucini, 1, 00185 Roma - info e prenotazioni: Antonio Lalli 339 7177038 – www.tangare.eu Querer Caffè Palombini al Salone delle Fontane Via Ciro il Grande (Eur) - info: 348 3862271 “Xlarte Eventi Tango” all’Einstein Caffè, via Cesare de Lollis, 22 (San Lorenzo), dalle 22,30 ingresso + drink 6 euro

VENERDÌ Barrio Arte via di Pietralata, 135 - info: 349 5629314 Cascabelito Via Assisi, 33 (Stazione Tuscolana) Giardino del Tango – La milonga dell’abbraccio con i Los Hermanos Petricca ore 22.30: inizio milonga musicalizador: Cristian Petricca Via degli Olimpionici, 7 (Ponte Milvio) Milonga delle Ciliegie con Domenico “Mimmo” Coda, Via delle Ciliegie, 42 (Alessandrino) info: 328.1516410 – milongadelleciliegie@gmail.com Tango Negro alla Certosa, Via di Centocelle, 246, dalle 20,30 alle 2,30 Tanguera, la milonga de Osvaldo presso il circolo Arca, via degli Angeli,146 (Arco di Travertino) Orari: dalle 22.30, info: 346 1411095

SABATO

BALLARE A MILANO MARTEDÌ Milonga le Banque Via Porrone Bassano, 6 - orario: dalle 19.00 - www.lebanque.it MERCOLEDÌ e VENERDÌ La Liberty di Casa Cambalache Largo Marinai d’Italia, 1 - oriario: dalle 22.30 info Tita Firpo 333.4711727 335.5243176 titafirpo@yahoo.com DOMENICA Sentimento Gaucho c/o Il Principe Viale Jenner, 67 - info Loredana 02.69018437 Per le altre info sulle milonghe a Milano: http://milongheamilano.blogspot.com/

BALLARE A PADOVA tuttoiltangoapadova.it Tutti gli eventi dell’agenda milonguera di TangoNordest DOMENICA Milonga Tango Viejo Relaxclub Via Ponticello 32A (San Lazzaro) info 348.3009593-366.363999 MERCOLEDÌ Milonga Medialuz Via Bernina (Stazione fs) - info: 328.4156801 GIOVEDÌ Milonga Eclipses Club Via Breda, n 36 Limena Padova ovest info: Maria 348.3009593 MARTEDÌ Milonga del Geco Via Artigianato 1 (Albignasego zona industriale) info: 349.230190 VENERDÌ Milonga Amusement Park Via Fogazzaro 8/D - info: 347.9061425

BALLARE A CASERTA Milonga “Raccontango” di caserTango ultima DOMENICA del mese - orario: dalle 21.00/21.30 - Enoteca-Ristorante Ex-Libris, C.so Gran Priorato di Malta, Capua (CE) Milonguita “La Tela di Tecla” Via Cimabue a Caserta. ogni GIOVEDÌ dalle 21.30 info@casertango.it La Milonguita informale del MIERCOLES Circolo Unificato dell’Esercito Via C. Battisti - info 338.5400470

BALLARE A SALERNO Milonga Federal Via Generale Salvador AllendeSP175a (Villaggio del Sole) - info 335.1990808 Milonga mi Amor Battipaglia - Centro Sociale Via Guicciardini - info 338.8353799

Milonga Classica presso il BE-JAZZ Viale di Porta Ardeatina, 55 – Roma, info Alessandro Amici 346 3481823 Mio Tango Via Filoteo Alberini, 53 (zona Bufalotta) Massimo 329.9170544, Maria Rita 349 4417006 - email: miotango@gmail.com Recoleta 44 Via Deserto dei Gobi 44 - 00144 Roma, info: 329 2031567 Roberto 327 3521025 Alessandra, recoleta44@libero.it Tangofficina lezione pratica e serata di milonga dalle 22.30 il 1° di ogni mese a partire dal 6 ottobre e il 3° di ogni mese a partire dal 21 ottobre con Antonio Lalli 339.7177038 www.tangare.eu

DOMENICA Alicetango Dalle 20 all’1 milonga, ingresso 5 euro via Romolo Gessi, 22 (Testaccio) info: 06:45543705 - info@alicetango.it, www.alicetango.it Barrio Arte via dei Pietralata, 135 info: 349.5629314 El Beso Tango Club Via Deserto dei Gobi 44 - 00144 Roma, alle 21 serata tanguera con aperitivo buffet La Milonga Criolla dalle 20.30 alle 2.00, via dei Reti, 25 (San Lorenzo), ingresso gratuito under 40 e chi ha compiuto gli anni la settimana precedente Mitreo la seconda e la quarta domenica di ogni mese pratica di tango - Via Mazzacurati, 63 a seguire milonga con Antonio Lalli 339 7177038 –www.tangare.eu Moulin Rouge Tango Club c/o LIFE 85 - via Trionfale 130/A (angolo Via Rossetti 5), ingresso: 8 euro con primo piatto, info: 06-39728687 Orangotango di Alicia Mabel Vaccarini, la pratica della domenica a partire da domenica 9 Settembre dalle ore 18:30 alle ore 21:30 Via Enea, 91 - Roma (Metro A, Furio Camillo)

Alicetango dalle 17.00 alle 19.00 pomeriggio di pratica di tango - ingresso e 5 Via Romolo Gessi, 6 (Testaccio) Giardino del Tango con TANGUEDIA di Dario Pizzini e Emanuela Pansera 19.45 nuovo corso per principianti assoluti 20.30 pratica di tango per tutti i livelli www.tanguedia.net, info@tanguedia.net Dario 349 2450585, Emanuela 347 5856051 Via degli Olimpionici, 7 (Ponte Milvio) Meditango di Alex Cantarelli & Mimma Mercurio secondo e quarto sabato del mese ore 18.00-19.30 a Tangofficina, via Cupa 5, info: +39 349 2621186

NB. Le pratiche e le milonghe inserite sono SOLAMENTE quelle pervenute in redazione. La direzione non risponde di segnalazioni non avvenute perché non comunicate. Per mandare le segnalazioni per il periodo dal 31 ottobre al 30 novembre inviare una mail a:

ladoblehoja@hotmail.com

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OTROS AIRES

«I

di Anna Vullo

l tango ti costringe a essere reale. A Il musicista per caso si mette a comporre. Avvia le prime toccare e a essere toccato. Il contra- sperimentazioni, mixando testi e melodie della grande rio di quel che succede nel mondo tradizione del tango (da Gardel a D’Arienzo) con ritmi virtuale in cui sempre più tendia- elettronici e storpiature al sintetizzatore. Il risultato è mo a rinchiuderci. È questa la sua spiazzante: Barcellona, che nell’ambiente musicale ha faforza, la chiave del suo successo. Infatti ma di essere diffidente e avara, dimostra di apprezzare e spopola in Europa, dove il contatto fisico è incoraggia Di Genova a proseguire. spesso trascurato». «Però mancava il colore, l’energia porteña», ricorda il Miguel Di Genova ride nella penombra del bar Tango, nel musicista. Per fondare il suo gruppo ha bisogno di tornaseminterrato della Palazzina Liberty, edificio storico e tra- re a Buenos Aires, dove ingaggia Diego Ramos al piano, boccante fascino deputato a Martin Bruhn alla batteria e milonga un paio di volte la Hugo Satorre al bandoneon settimana grazie all’instanOtros Aires mixa testi e (anche se agli esordi allo cabile piglio organizzativo c’è l’altrettanto melodie della grande strumento di Myrna Gil, origini venetalentuoso Omar Massa). grande tradizione Nascono gli Otros Aires, irzuelane, anima e promotrice degli appuntamenti midel tango (da Gardel riverente band di tango «arlongueri più avant-garde cheologico-elettronico», coa D’Arienzo) con me l’ha definita qualche cridel capoluogo lombardo. Miguel è il leader carismaritmi elettronici tico. tico (nonché chitarra e voBasta ascoltare brani del e storpiature primo album (Otros Aires, ce) degli Otros Aires, uno dei gruppi più interessanti al sintetizzatore 2004) che ne ha decretato il nel panorama del nuovo successo come Sin Rumbo o tango argentino, il cosidMilonga Sentimental, per cadetto elettrotango o tango pire che la cifra del gruppo, elettronico, in tour europeo fino allo scorso ottobre e ciò che lo rende trascinante, è l’ironia. Niente melodie ospiti il 28 settembre della Palazzina Liberty con un con- cupe o esageratamente malinconiche, come in certi moticerto che ha fatto il tutto esaurito. vi di Bajofondo o Narcotango, né virtuosismi fine a La gestazione degli Otros Aires avviene a Barcellona nei se stessi come in alcune produzioni dei primi anni Duemila, dove Di Genova approda in cerca Gotan Project. Gli Otros Aires sembrano di lavoro come architetto dopo aver lasciato l’Argentina avere un unico obiettivo: divertirsi e far devastata da uno dei peggiori crack economici della sua divertire. storia. Figlio di emigranti italiani (madre siciliana, pa- «A proposito, adesso dove si va?», dre calabrese), Miguel disegna e progetta, ma nella sua butta lì Miguel Di Genova. Sono quasi testa suona già la musica: vera grande passione di una le due del mattino. Il concerto alla palazvita. Inoltre la Spagna di quegli anni trabocca di immi- zina Liberty è terminato da un pezzo grati argentini in fuga dalla crisi e l’offerta di architetti, ma la notte, per un porteño doc come seppur brillanti, supera di gran lunga la domanda. lui, è ancora tutta da inventare. ■

la DOBLE HOJA del TANGO | numero sei

Unico obiettivo: divertirsi e far divertire

Il gruppo nasce a Barcellona da un’idea di Miguel Di Genova, fuggito dal crack argentino del duemila





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