Periodico bimestrale sul Tango • NUMERO 2 • NOVEMBRE 2010
“Bailemos tango” con Johana Copes
Johana Copes di NANCY MIRANDA
Codigos di PIER ALDO VIGNAZIA
Elogio del piede di EDUARDO NOTRICA
Sabrina Amato y Marcelo Alvarez Associazione
CORSI 2010 2011
Doble A Tango LEZIONI
MILONGA DELLA STAZIONE zona Casilina via Casilina Vecchia, 100 >martedì principianti, H 19:00/20:30 intermedi/avanzati, H 20:30/22:00 “El Practicon”, H 22:00/00:00 ------------------------------------------ROMAGOTANCLUB zona Colli Albani via dei Cessati Spiriti, 89 >giovedì 30 primi passi, H 20:00 principianti (esperienza minima), H 21:30 ------------------------------------------LOS LATINOS zona Boccea via della Divina Provvidenza, 90 >venerdì primi passi, H 20:00 intermedi/avanzati, H 21:30
Doble A Tango
EXTRA
lezioni a tema, pratiche, show, spettacoli, lezioni private, vacanze tango Info 3315474334 | 3383263609 amasabrina@hotmail.it mhatango@hotmail.com
Doble A Tango www.aatango.it
EDITORIALE
Milena Plebs e Johana Copes sono le protagoniste dei primi due numeri di Doble Hoja. Ballerine di generazioni diverse, entrambe ancora molto attive, hanno in comune il fatto di essere donne di prima linea e di aver partecipato in periodi diversi al celebre spettacolo “Tango Argentino” di Odriozola e Segovia. Ho saputo da una fonte molto attendibile che si riproporrà all’Avenida 9 de Julio, il prossimo 11 dicembre, Giornata internazionale del Tango, questo spettacolo ha contribuito alla rinascita del tango, negli anni ‘80. Ed è un prilegio dialogare attraverso Nancy Miranda (nostro collegamento a Buenos Aires) con due personaggi così importanti del nostro ambiente, capire il loro pensiero e la loro forza nel trasmettere la cultura tanguera. Inoltre, siamo felici della collaborazione, in questo numero, di due grandi professioniste, Monica Maria per le recensioni letterarie, Manuela Pelati per le recensioni degli spettacoli. Ritroviamo il caro Pieraldo Vignazia che questa volta ci parlerà dei codici tangueri, tema difficile ma utile alle persone che si avvicinano al tango. Conoscere i codici di comportamento per viverli con naturalezza, e non come un’imposizione, è così che s'impara a convivere meglio in milonga. Eduardo Notrica, invece, continua con i suoi consigli sull’ascolto musicale, argomento non meno complesso. Il suo studio, contribuisce ad educare all'ascolto, per approfondire nella particolarità i brani musicali, un percorso lungo, ma che aiuterà a capire tecnicamente ciò che amiamo ballare. Nel mese di dicembre a Roma si proporranno diversi eventi, come lo spettacolo “FABRICAndo RECUERDOS” di Alejandra Mantinan, il 6 Dicembre. Appuntamento, quindi, al teatro Ghione, che è parte del FABRICAndoTANGO Festival di Roma, che va dal 2 all’8 dicembre; a seguire c’è il MEDITANGO FESTIVAL che va dal 18 dicembre al 6 gennaio, direzione artistica A. Cantarelli e M. Mercurio, con la superserata del 31 dicembre alla “Milonga della stazione” del gruppo Narcotango. Approfittando di questo spazio, faccio un grande “in bocca a lupo” per tutte le iniziative tanguere... augurando a tutti buone feste!
Marcelo Alvarez
SOMMARIO
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Johana Copes di Nancy Miranda
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Milena Baila el tango di Nancy Miranda
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Il personaggio del mese di Marcelo Alvarez
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Codigos di Pier Aldo Vignazia
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Elogio del piede di Eduardo Notrica
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Il tango di Roberto Herrera Ad occhi chiusi di Manuela Pelati
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di Monica Fumagalli
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Il tango e i suoi labirinti Feliz dia del tango di Marcelo Alvarez
p
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p
la DOBLE HOJA del TANGO Direzione editoriale Doble A Tango Progetto grafico e impaginazione Ilaria Rosa Stampa Tipografia Cangiano Grafica - Volla (Napoli) Supplemento bimestrale n. 2 a “Spartaco� reg. tribunale Santa Maria Capua Vetere n. 549 di Edizioni Spartaco sas di De Paolis Pasquale e C. INSERZIONI Per prenotare la propria inserzione pubblicitaria: ladoblehoja@hotmail.com
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Donde praticar a Roma
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Donde milonguear a Roma
Johana testo Nancy ________ Miranda
la
sua generosità si percepisce dall’inizio dell'intervista. La semplicità fluisce in ogni gesto. Dell'universo del tango è una delle artiste più dinamiche, essendosi nutrita da uno dei referenti più importanti del XX secolo: Juan Carlos Copes. Attraverso la sua danza esprime anche il tempo che ci tocca vivere, la ricerca non abbandona il suo orizzonte e questo la porta a muoversi tra la tradizione ed il nuovo, che spinge per avere un suo spazio. Grazie alla sua attitudine ed al suo percorso artistico, si profila come un’ambasciatrice della cultura argentina nel mondo. TI
SAREBBE PIACIUTA UN ’ ALTRA PROFESSIONE ? SE LA TUA
PROFESSIONE FOSSE UNA BILANCIA, AVREBBE PIÙ PESO UNA VERA
VOCAZIONE O UN MANDATO FAMILIARE? > Prima di tutto, in relazione alla mia
professione, ringrazio questo importante spazio di diffussione, perché se è vero che esistono riviste di spettacolo o di danza, non c’è molto spazio per diffondere ciò che uno fa, forse perché non è abbastanza commerciale o perché il tango non genera il guadagno che ci si aspetta e, quindi, le informazioni e i dibattiti restano sempre e solo nel circuito tanguero. Non ho conflitti con la mia professione, forse li avevo nell’adolescenza, età in cui ti fai molte domande, ma mi ha aiutato la terapia “(ride!)” e come sempre nella vita tutto si supera. In realtà sapevo di volere diventare un’artista. All’età di sei anni ho iniziato lo studio della danza classica, ma finì per annoiarmi: sentivo che fosse tutto prestabilito e non mi piaceva, mi sono accorta che non era per me, volevo fare qualcosa di più libero. Così, di fatto, dopo la scuola cominciai a studiare teatro, commedia musicale e flamenco. Con il tango iniziai in un gruppo ristretto di giovani che seguiva mio padre, al quale si aggiunsero anche i miei compagni di teatro. Non sono stata costretta da nessuno, mai mi sono sentita obbligata a fare quello che faccio, i miei vedevano che non avevo ancora una meta e che provavo a fare di tutto, però mi hanno sempre sostenuta. Il mio debutto come ballerina di tango fu a 14 anni in uno spettacolo di mio padre, rappresentavo una ragazza di discoteca, ballavo una milonga super allegra vestita alla moda e con le “snikers”, assieme ad un ragazzo dai capelli lunghi... fu molto divertente. Sento che nel mio percorso con il tango, circa diciasette anni, non mi
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sono mai dovuta travestire, ho sempre rasppresentato la mia età e non sono d'accordo per esempio a vestirmi anni ‘40. Quello che voglio dire, è che sono cresciuta con il tango, ma oltre quello, c’era anche la mia vita. Sono felicissima di averlo scelto, anche se all'età di 14 anni non mi sentivo una vera tanguera, e non pensavo a perfezionarmi. Questo desiderio è nato solo a 16 anni, durante la mia prima esperienza sentimentale, nonchè la mia prima delusione, insomma, tutto insieme... non dico che è la tristezza, ma sono convinta che il tango si capisce solo quando si perde l’innocenza, parlo della mia esperienza che mi aiutò veramente a sentirlo: nell’ascoltare quei violini profondi durante la mia sofferenza, mi sono connessa con il tango. È così che cominciai ad avere più interesse per questo ballo e ad andare nelle milonghe come l’Almagro o la Viruta. La mia esperienza “milonguera” è avvenuta da giovincella, e non mi è mai piaciuto mescolarmi con i vecchi milongueri, nonostante abbiano tutto il mio rispetto per quel che sono. Non avevo voglia di ballare né di sentire i loro aneddoti, semplicemente perché tutto ciò lo vivevo già in casa. Riguardo a tutto questo ho sempre cercato di vedere oltre. ERI PARTE DEL CAST DELLO SPETTACOLO “TANGO ARGENTINO” (1999-2000), CI PUOI RACCONTARE QUALCHE PARTICOLARITÀ DELL’ESPERIENZA? > Era soprattutto il ritorno sulle scene di Maria Nieves e Juan Carlos Copes, intanto ballavo con mio padre dal ‘97, e Claudio Segovia mi propose di far parte del cast. Fu fantastico. Ballavo un assolo con mio padre, dei gruppali ed altro, un’esperienza importante. Lo spettacolo “Tango Argentino” debuttò a Buenos Aires (teatro Opera nel ‘99) e fu incredibile sentirmene parte. All’età di soli 6 anni, con mia sorella, siamo state tutta una stagione dello spettacolo a Broadway e allora, da bambina, giocavo con il vestiario, mi intrufolavo nei camerini..., a 20 anni, fare parte del cast e condividere il palco con tutti quegli artisti fu per me molto forte. Loro hanno il mio rispetto e non importa lo stile che ballano, sono una persona rispettosa del lavoro degli altri, anche se a me non piace uno stile, non vuol dire che non sia ben fatto. In “Tango Argentino” la maggior parte del cast originale aveva una certa età, erano stanchi e in loro non c’era competizione, anche se le coppie giovani erano tutte bravissime, molto sicure e diverse nei loro stili. Gli adulti
vogliono il rispetto per il loro nome, non s’impicciano di cosa fa l’altro, hanno una personalità marcata e non si soffermano su cose futili, io sono felice di avere imparato da tutto ciò. QUAL
È LA TUA VISIONE DELLA SEDUZIONE NELLA DANZA DEL
SIN
DALLA TUA INFANZIA, SEI CRESCIUTA OSSERVANDO DIVERSI
STILI DI BALLO.
QUALI ELEMENTI SONO CAMBIATI NEL MODO DI della donna è per sua natura sensuale, BALLARE DA UNA GENERAZIONE ALL’ALTRA? > Se il tango si è evoluto tantissimo, la differenza la noto ossia, la seduzione è inevitabile nel tango, anche nel mio caso. Nonostante ballo con mio padre, c’è seduzione, non verso di ballando con i “Milongueri”, rispetto l'uomo che ho di fronte, lui, ma c’è di per sé nel movimento, la sua epoca, il suo stile come marchio, in come la donna esprime la sua la sua struttura e non posso femminilità. Prima la donna era permettermi determinati abbellimenti, “la donna per tutto sottomessa e la sensualità aveva un mi adatto invece ad una persona più il tempo va motivando colore diverso, la donna di oggi, giovane, dove lo stile è diverso, è invece, si presenta allo stesso modo l’uomo, quindi, che marca lo stile e qui l'uomo, lo motiva sia nel tango che nella vita e si è inizia la confusione! La donna non con le sue risposte, aperta in molti sensi. Oggi, nella può essere come l’uomo, che sceglie con gli abbellimenti danza del tango, c’è parità di ruoli, quello che più le piace, però deve anche se molti non sono d’accordo, adattarsi a qualunque stile. La e con il tipo di movimenti” infatti, si pensa ancora che il ruolo ballerina di tango deve saper seguire maschile sia più difficile, purtroppo Zotto o Chicho Copes, Pablo Veron o questa mentalità esiste! Roberto Herrera e tutti, naturalmente e senza perdere la sua personalità, e qui come nella vita c'è il lavoro duro della CHE INFLUENZA CREDI ABBIA LA DONNA NELLA CREAZIONE DEL donna, non perdere i movimenti che la caratterizzano, è difficile, ma quando riesci, è “divino” ed io mi diverto molto, CANONE COREOGRAFICO? > L’uomo propone, e lo rispetto! La donna non balla sola, si tratta di non avere paura nel provare certi stili, variare e farti rispettare al momento, senza che il ruolo abbia questo cerco d’insegnare nelle mie lezioni, lei non è passiva importanza. anzi..., parliamo del “tango social”, dove la donna per tutto il tempo va motivando l'uomo, lo motiva con le sue risposte, ESSENDO FAMOSA NELL’AMBITO “TANGUERO” COME TI con gli abbellimenti e con il tipo di movimenti, con lo swing o con la sua dinamica e, siccome anche la donna ascolta la COMPORTI PER ESEMPIO QUANDO VAI IN MILONGA? > Nelle milonghe vado con un gruppo di amici e non ballo musica, può fare dei “cortes”, (pause), partendo dalla proposta dell’uomo, il tutto diventa una catena di con gli sconosciuti, non mi faccio prendere e “Apretar”. motivazioni. Motivazione, proposta e risposta, continuando Nell’ambiente di un festival è diverso: ci troviamo in un ad interagire, stimolandosi a vicenda, il tutto è contesto familiare, ti conoscono e non ti mancano mai di improvvisazione. All’uomo piace quando una donna sa rispetto, c’è piu cura. Non ho problemi a socializzare, ma il ascoltare la musica, anche se lui non le marca nulla, gli piace contatto corpo a corpo non è semplice nella vita di tutti i sentire che lei può seguire nello spazio il bandoneon o il giorni, il corpo è molto intimo, ugualmente il tango, perciò pianoforte, dandole una totale libertà. Questo avviene solo scelgo con chi voglio ballare, anche se a volte mi sono trovata quando lui riesce a guidarla da “uomo” mettendo in risalto la in situazioni scomode, come il non poter dire di no altrimenti sua femminilità e non da “maschio” che vuole imporsi per non ti invita più nessuno, il mio “no” non è dispregiativo, ma forza. Anticamente la donna veniva sollevata dai fianchi e sempre rispettoso, semplicemente non mi sento a mio agio a portata in giro per la pista senza che potesse poggiare i piedi, ballare con uno sconosciuto che non sappia mantenere le oggi molti, anche giovani, ti guidano come se tu fossi una dovute distanze... ed io non me la passo bene. macchina, premendo la mano sulla schiena e affondando le dita... io a questo dico no! Dovrebbe essere come un vero UN CODICE FLESSIBILE? > Non bisogna mettere regole, non va bene, oggigiorno, abbraccio, una carezza, un abbraccio nel tango così come grazie a Dio! Ci sono tanti stili, se non si perde la radice del tango va tutto bene, ce n’è per tutti i gusti, è perfetto ed è quella l’idea, di non chiudermi in una sola regola, questo sì... quest’altro no...! Se ballo, è per il piacere di divertirmi, soprattutto se vado in milonga, e riguardo alla fama, non mi pesa tanto, non sono una milonguera che tutte le settimane va in milonga e quando vado sono rilassata. Il mondo del tango è un fazzoletto, ci conosciamo più o meno tutti e quindi non ho nessun tipo di problemi, amo la mia carriera e per non costruire un personaggio mantengo un basso profilo, allora si che mi diverto tanto.
la DOBLE HOJA del TANGO | numero due
TANGO? > Il movimento
nella vita reale, bisogna ballare con la stessa morbidezza. È facile guidare una donna come una macchina, ma questo appartiene ad un’altra generazione di uomini.
DAL 2007, NEL MESE DI MARZO, ORGANIZZI IL LADY’S TANGO E A DICEMBRE IL FESTIVAL “BAILEMOS TANGO”, POTRESTI DIRCI UNA CARATTERISTICA DI OGNUNO DI LORO, A PARTIRE
DA
COSA
NASCONO
E
CHE
DIFFERENZA C’È CON GLI ALTRI FESTIVAL? > Prima c’è stato “Bailemos Tango”,
in
realtà il titolo è un omaggio di mio padre ed è il titolo di un suo libro. Lo scopo è
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invitare tutti a ballare il tango: il festival nacque nel 2005 ed è ad entrata limitata. In realtà prima di allora ero abituata a lavorare in festival dove c’era tantissima gente e sentivo che gli allievi non imparavano nulla e che i maestri non potevano svolgere un buon lavoro con classi di 100 persone, non mi piaceva questa dinamica e non ero d’accordo. A me interessa che la gente impari, che conosca il maestro e che possa prendere il meglio da ogni lezione, che il maestro si senta a suo agio e che più o meno i gruppi siano di massimo 20 coppie. Nel “Lady’s Tango” è diverso, c’è il doppio delle donne, perché la programmazione è doppia. QUANTO TEMPO SI È DOVUTO ASPETTARE PERCHÉ CI FOSSE UN “LADY’S TANGO”! > “Está buenísimo!” quello che ha il “Bailemos” è che, essendo per entrambi i ruoli, viene gente da tutto il mondo. Quest’anno conto nella partecipazione di mio padre che l’anno scorso non è potuto esserci. Lui è presente da quando nacque il “Bailemos”, mi aiutò a crescere. Iniziai con poca gente, nel primo festival credo parteciparono 10 persone, oggi le persone tornano tutti gli anni per entrambi i festival, è incredibile! Loro sanno che quello che programmo lo porto a termine, a volte si organizzano workshops, seminari e festivals che poi spariscono, perché si accorgono che non c'è business come si aspettavano. Il mio festival invece, è pensato perché la gente si senta bene e sfrutti al massimo quello che offro, trattandola come a me piace che mi trattino, in questo riesco sempre, e la gente gli dà valore. “El bailemos” è cresciuto di anno in anno, perché la gente confida in quello che programmo e questo mi fa felice. C’è un continuo passaparola e perciò il Lady’s è stato un successo sin dalla sua nascita nel 2007. All’inizio aveva carattere di congresso, di workshop intensivo, ancora non mi sbilanciavo per un festival, perché non sapevo se poteva la mia agenda per poter svolgere le mie attività. funzionare. Nacque da un mio bisogno per un qualcosa che COSA CONSIGLI AD UN ALLIEVO PRINCIPIANTE DI TANGO? non c’era. Credo che la vera confusione sia all’inizio > Ballare come si è nella vita, cercare la naturalità e dell’apprendimento, più difficile per l’uomo, vale a dire che rispettare quello che c’è dentro di sé, non fare quello che non quando due persone partono da zero, per l’uomo risulta più si sente. Ci sono molti modi di ballare e c’è molto da difficile che per la donna ascoltare la musica, imparare il perfezionare, è importante godere del ballo, anche se c’è una passo, conoscere “la marca”, avere gli elementi per parte noiosa nell’apprendimento, ma è come qualunque cosa l’improvvisazione. Costa tanto. Ma si studi, bisogna connettersi con il in un secondo momento è la donna sentimento, sentire la musica e non ad avere difficoltà, in una lezione di perdere la propria personalità, gruppo il 70% del tempo è dedicato finalmente rilassarsi. Io credo in Ballare come si è nella vita, alla marca dell’uomo, è giusto, ma questi tre ingredienti: Studiarlo, riduce il ruolo femminile. Il Sentirlo, Goderne. cercare la naturalità “Lady’s” è perfetto... vengono Io studio sempre i miei movimenti, e rispettare quello che c’è donne da tutto il mondo, il nostro molta gente critica ballerini di fama dentro di sé... desiderio è che possano imparare a con uno stile ben riconosciuto. Ma fare bene un movimento e che si questi vogliono sperimentare solo sentano belle e femminili, lavorando cose nuove, e credo che sia giusto, sulla sicurezza di ognuna dentro così ci si apre sempre a cose nuove, ogni femminilità. Per una donna questo è importante. Prima vuol dire che la ricerca continua e che l’evoluzione non si di andare in un centro estetico o fare un intervento arresta mai. Molte persone in milonga si spaventano se non chirurgico, vi invitiamo al “Lady’s”: ballando vi sentirete capiscono una “marca”, per ambo i ruoli dovrebbe succedere fantastiche, magari non imparate tutto perché gli input sono qualcosa di naturale, perché dalla naturalità nasce la mossa molti, però vi restano i compiti per casa. successiva. SEI
BALLERINA, ORGANIZZATRICE, COREOGRAFA, MAMMA, COME
SI VIVE CON TUTTI QUESTI RUOLI? > Si! La mia agenda è tremenda!
Sono molto tranquilla e quando sento che qualcosa mi rende nervosa cerco di fermarmi. Se mi si vede cupa è perché ho sicuramente qualche casino per la testa ma esteriormente non mostro nulla, cerco di organizzarmi ed ho imparato a delegare. Per i festivals contatto degli assistenti, giorno per giorno controllo
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UN TUO SOGNO: > Poter lavorare con la mia professione tutta la vita. I miei sogni li ho raggiunti pian piano, non ho un punto d’arrivo, semplicemente ho delle idee e cerco di svilupparle, una volta visualizzate inizio a lavorare. Credo che la mia vita vada “a braccetto” con quello che sogno ogni giorno. Grazie Johana!
Milena baila el Tango como ninguna... Milena tiene el
Alma de bandoneon testo Nancy ________ Miranda foto Dolores Gambino: Milena Plebs e David Alejandro Palo ________
COME
È CAMBIATA LA FIGURA DEL MAESTRO DI TANGO NEL
TEMPO? > Il momento
culminante del processo evolutivo del tango è il decennio che va dagli anni ’40 ai primi anni ’50. È in quel periodo che matura una complessità diversa. Negli anni ’30 il ballo era più semplice: c’era un gruppo di “milongueros”, tra cui spicca il ballerino Carlos Petroleo, che incomincia a studiare e creare figure complesse che adesso conosciamo come ganchos, boleos, sacadas... tutte figure molto innovative per l’epoca. Il processo d’evoluzione si arresta poi negli anni ‘50 con l’avvento e la diffusione della musica moderna americana. Solo negli anni ‘80 questo genere di danza torna a risorgere grazie allo spettacolo “Tango Argentino”, che ebbe un gran successo negli Stati Uniti e, come sempre è accaduto nella storia del Tango, questo, viene acclamato prima in paesi stranieri poi in patria. Voglio dire che il suo successo arriva innanzitutto con lo spettacolo, permettendo così alla gente di conoscerlo in maniera diretta... cioè guardandolo. Iniziano così timidamente, alla fine della decade degli anni Ottanta e primi Novanta, alcuni ballerini e maestri ad impartire lezioni, e a questo, la gente mostrava il suo interesse a tal punto che nella seconda metà degli anni Novanta, cominciano a diffondersi numerose “Academias” ed i ballerini professionisti iniziarono a viaggiare all’estero. E così, arriviamo ai primi anni del secolo XXI, dove la gente ha molto più interesse a praticarlo (ballando), anziché andarlo a vedere in uno spettacolo, quest’esperienza naturalmente è sicuramente più diretta, vale a dire che una cosa è guardare, un’altra è vivere il ballo in prima persona. COSA
le persone intenzionate a ballare il Tango vengano affascinate dalle sue figure complesse, volendole in tal modo subito imparare, senza però passare prima dall’”ABC”: sicuramente le imparano, ma in che modo le eseguono? Vanno in milonga, le mettono in pratica e si scontrano con tutto il mondo, dopo si chiedono come può accadere: mi hanno insegnato questo a lezione e in milonga non lo riesco a fare!? Deducono che gliele hanno insegnate male, il problema purtroppo, non è il come le hanno insegnate, ma soltanto il saltare le tappe dei movimenti basici, senza così dare al ballo la sua maturazione. COSA DIRE RIGUARDO ALL’ESAGERAZIONE DELLA TEATRALITÀ NEL TANGO DA PARTE DEGLI ALLIEVI STRANIERI? > Il mito della rosa in bocca, nato con i film di Rodolfo Valentino, vede il tango e la sua espressione in maniera esagerata. Il cinema era uno dei pochi mezzi di comunicazione di quell’epoca, ossia ti permetteva di vedere una cosa che accadeva in un altro posto. Molta gente vedeva questo e credeva che questo era l’originale... questo mito è stato e continua ancora a stimolare molti. Aggiungi poi la diffusione dei campionati di danza standard, che hanno una categoria di tango, con movimenti di testa scattosi, si balla come estraniati dal corpo, questo aumenta la teoria che il tango sia quello stereotipo, quasi una parodia. Noi difendiamo il Tango “tradicional” e le sue origini, ma è anche vero che adesso c’è molta gente che sa che il tango Argentino è un’altra cosa.
la DOBLE HOJA del TANGO | numero due
>> seguito dell’intervista proposta nel numero 1 di Doble Hoja
CONSIGLIERESTI A UN PRINCIPIANTE CHE S’INOLTRA NEL
MONDO DEL TANGO, SPECIALMENTE SE NON APPARTIENE ALLA GEOGRAFIA DEL
“RIO
DE LA
PLATA”,
COSA DOVREBBE FARE PER
IMPARARE IL TANGO NELLA SUA ESSENZA? > La difficoltà è che una persona completamente
ignara di tutto, farà fatica a distinguere chi è bravo e chi no. In primis direi che, per poter eseguire figure complesse e vistose nel tango, bisognerebbe imparare prima la base, vale a dire, camminata, postura e movimenti semplici, dominando così innanzitutto un ballo basico e semplice, dove viene solidificata la meccanica dell’abbraccio. Solo in un secondo momento, aquistando sicurezza con queste conoscenze, si potrà iniziare ad incorporare movimenti più complessi. Ciò che precedentemente ho detto ha l’intento di evitare che
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IN
QUANTO AI DIVERSI STILI DI BALLO, COME SI DEFINISCE E
S’IMPONE UNO STILE DI BALLO? > L’etichettare qualcosa, a
me non piace. Giustamente quello che io propongo è che uno rompa con le struttura e cerchi qualcosa di proprio o di nuovo. Per l’appunto, gli stili hanno i loro esponenti ed il loro valore. Quello che ha validità è quando ogni esponente fa il proprio con profondità... poi ci sono altri che imitano una forma e non hanno alcuna sostanza, molte volte succede anche che ci sono stili che vanno di moda, e la gente li imita e li balla superficialmente. Io mi annoio un po’, quando vedo questo... sento che non c’è anima. Questo succede con tutti gli stili, sia con il tango Nuevo che con il Tango milonguero. Il nome “Milonguero” è un appellativo di Susana Miller, il cosidetto stile “milonguero” era una forma del sessanta e del sattanta, che si ballò nelle “confiterias” o in luoghi ristretti, dove c’era tanta gente e per lo spazio ridotto si facevano passi corti e sul posto, questo si chiamava tango del “centro” (centro città) o “Tango de confiteria”. Miller lo inventò come “tango milonguero” però in realtà il tango “milonguero” è tutto, perché il tango appartiene alla “Milonga” (alla serata di Tango). COSA
DOVREBBE AVERE UN NOVELLO NELLA SUA DISCOGRAFIA
TANGUERA? > Di Sarli,
Pugliese, Troilo, Salgan (per ballare). Per ascoltare: Gardel e Piazzolla che è un mondo a parte, ed è l’ultimo grande innovatore del Tango.
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QUALE FILM IN RELAZIONE AL TANGO TI È PIACIUTO? > Sono d’accordo con alcuni dei miei colleghi, in quanto pensiamo che ancora non si è fatto un grande film sul Tango. Deve ancora farsi, non c’è un film dove vedi ballare bene i diversi stili, e non che si vedano soltanto primi piani, per esempio nei film di Fred Astaire, c’è ballo registrato. In ogni caso, non ci sono film simili nel tango. Nel film “Milena balla il tango” c’è molto tango ballato, è un film artigianale, ma con un altissimo valore artistico.
I TUOI PROGETTI IMMEDIATI? > Stiamo cercando dei contatti per portare “Tramatango” all’estero e all’interno del nostro paese, di realizzare un grande documentario su “Tramatango” e per l’anno prossimo c’è in mente un nuovo spettacolo, se dio vuole! Ogni tanto do seminari e lezioni . Attualmente ti direi che sono proiettata in “Tramatango” perché è ben riuscito, ci sono state buone critiche, tutti i ballerini sono entusiasti e c’è una buona energia per continuare con il proggeto.
ALCUNE CURIOSITÀ: QUALI SONO I TUOI SOGNI? > Certamente continuare a fare spettacoli, a fare video, quindi, tutto quello che faccio in qualche maniera, cerca di aprire le porte verso nuovi concetti di ricerca del movimento. Questo accade da sempre, dall’epoca di Miguel Angel Zotto con “Tangox2”. Lavoro cercando forme originali, collaboro per portare nuova gente nel tango, uno prova...”viste!!!”
IL TUO POSTO NEL MONDO? > Vari... mi piace molto il mare, il margine tra l’acqua e la sabbia è uno di quei posti, ed il ballare è un posto nel mondo anche se non è fisico, tutte le cose che hanno a che vedere con la creatività e la produzione, sono cose che sono apparse con il tempo, con l’esperienza, invece il ballare per me “È”, io sono quello, mi fa bene in tutti i sensi e mi riempie...
il personaggio del mese Alvarez a cura di Marcelo________
Questo spazio lo dedichiamo alla conoscenza dei gusti personali di alcuni tangueri. Cominciamo con il “cantor de tangos” Ruben Peloni.
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UN TANGO? Fangal (E. S.Discepolo - H. Expòsito - V. Exposito). UN CANTANTE? Gardel y “El Polaco” Goyeneche (diciamo che il “Polaco” è Gardel). UNA CANTANTE? Alicia Vignola l’ho scoperta su myspace e poi l’ho sentita in una nuova versione di Maria de Buenos Aires di Astor Piazzolla, arrangiata da Marcelo Nisinman. Una voce incredibile!!!
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CANTARE IN TEATRO O IN MILONGA? È molto bello cantare in teatro, ma in milonga mi diverto moltissimo, quindi: tutte e due!
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TANGUERO CASUAL O DI LUSSO? Mi serve una sarta urgente!
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PREFERISCI DUETTARE O CANTARE DA SOLO? Mi piace cantare accompagnato dalla chitarra di Adrian Fioramonti (peccato che ci sia pure lui!!!). Con altri cantanti non ho avuto tante occassioni. Con Ana Karina (bravissima cantante) una volta abbiamo duettato e mi sono divertito molto. Anche con Roxana Fontan abbiamo fatto al festival di tango di San Remo una piccola frase a duo, ed è stato bello. Una grande cantante!
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UN CLUB DI CALCIO? Independiente de Avellaneda.
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UN POETA DI TANGO? Homero Manzi-Altri: Chico Buarque, Silvio Rodriguez, Pablo Neruda.
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UN TUO SOGNO? Crescere sempre di più, cantare sempre di più, che mia figlia Francesca sia per sempre felice.
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I TUOI PROGETTI? Disco solista e un disco con Tango Tinto nel 2011.
RUBEN PELONI, CANTOR DE TANGOS Nato a Cañada de Gòmez, Santa Fe, Rep. Argentina. Mentre si laurea come Architetto, inizia pure gli studi di canto con il M° Ruben Coria nella città di Rosario. In Argentina è stato il cantante di “Tritango” e di “Yunta Brava”, di Rosario. In Italia dal 2002 ha costituito “El Esquinazo” assieme a Adrian Fioramonti e dal 2005 fa parte del complesso “Tango Tinto”. Nel suo percorso collabora anche con le orchestre “Viento de Tango” (dal 2006), l’Orchestra Tipica “Alfredo Marcucci” (2006), e dal 2010 collabora con "Lo que Vendrà" e con “Hyperion Ensemble”. Realizza inoltre diversi spettacoli e progetti con il noto pianista Hugo Aisemberg. A settembre 2010, assieme a “Tango Tinto” collabora con la Compagnia di Leonardo Cuello, al festival Oriente Occidente, a Rovereto e Trento. la DOBLE HOJA del TANGO | numero due
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Dal suo sbarco è stato invitato come cantante solista a diverse manifestazioni: Concerto “Astor Piazzolla, lo spirito del Tango” presentato nel 2004 al Teatro Rossini di Pesaro con l’Orchestra d’archi di Pesaro, ed il complesso Novitango. Concerto di Carnevale a Venezia 2005 al Teatro “Piccolo Arsenale”, con il bandoneonista Marcelo Nisinman ed il quintetto Q5Tango. Nel 2005 ha tenuto quattro Concerti con l’Orchestre des Pays de Savoie, con lo spettacolo “Tango, pensiero triste che si balla”. Nel 2008, realizza quattro repliche dell’opera “Maria De Buenos Aires”. Nel 2009 collabora Luis Bacalov nello spettacolo “Mi Buenos Aires Querido”, realizzando sei repliche al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, e al teatro Regio di Parma, nel 2010. Nel 2010, ha partecipato allo spettacolo “Tango For Ever”, con la Sinfonica di Budapest, per l’ocassione, diretta dal maestro Giuliano Di Giuseppe, con Massimiliano Pitocco (Bandoneon solista) e Pierluigi Ruggero (celo solista).
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Codigos testo Pier Aldo ________ Vignazia www.pieraldovignazia.it
da
un po’ di tempo, in Italia si parla molto dei cosiddetti Codici della Milonga. Girano varie voci su cosa essi siano: libri astrusi e segreti? Pergamene nascoste con regole da setta esoterica? Rotoli sacri di una Cabalà profana?... Chissà!
Girano persino Decaloghi, portati da qualche novello Mosè al popolo tangheante che fino a quel momento aveva adorato il Boleo d’Oro. E, come tutti i libri sacri, come tutti i testi di qualunque religione, anche i Codici della Milonga suscitano due reazioni uguali e contrarie: o di fanatica e cieca dedizione (nella certezza di avere trovato la Unica Via per la salvezza milonghera), o di feroce e dura opposizione (nella pervicace volontà di salvaguardare la propria identità italotanghista e il libero arbitrio duramente conquistato in secoli di lotte illuministe).
luogo e con qualunque musica...) prima o poi si decidono a compiere il Grande Pellegrinaggio alla Mecca del Tango, Buenos Aires. Una volta ivi giunti, possono capitare loro due cose: o cercano il locale che confermi ciò che già ballano – e pensano – (a Buenos Aires c’è di tutto, a ben cercare si troverebbe di certo anche la fusion fra tango e il ballo dei Dervisci), e lì si installano, oppure cominciano a girare per le tante milonghe, notturne, diurne, pomeridiane, al chiuso e all’aperto in cui ci si incoccia passeggiando per la Capitale argentina. Questo secondo tipo di esperienza è fatale per molti di loro: vengono fulminati come Pablo sull’Avenida per Damasco, e al ritorno in Patria scoprono con orrore di non essere più... in Patria.
Dov’è “Gricel”? Dov'è il “Salon Canning”? Dov’è “El Beso”? Dove sono, soprattutto, la mirada e il cabeceo? Davanti agli occhi attoniti di coloro che erano stati fino a pochi giorni prima compagni e compagne di scalcianti notti tanghére si compie la metamorfosi: compagnoni che da sempre giravano fra i tavoli toccando la spalla della possibile partner del prossimo tango per chiederle di ballare – incuranti del fatto che lei fosse o meno impegnata in conversazioni personali, quando non intime, con il vicino di sedia – si trasformano in mummie E così, si incontrano nel Belpaese milonghe dove neppure ti avvitate alla seggiola, e solo da brevi, impercettibili cenni del fanno entrare se non sai tutti i Comandamenti a memoria, capo rivolti a nonsisachì (nessuno li guarda, se non per (Quarto: onora el abrazo cerrado e il chamuyo; sesto: non accertarsi della loro permanenza in commettere ganchos impuri...), e altre vita), si capisce che non sono ancora dove sei visto come un reazionario al mondo dei più. Persone che sanfedista se appena ti arrischi a Dov’è Gricel, dov’è il salon passati fino a pochi giorni prima non erano tentare di mantenere una “ronda”. Canning, dov’è il beso, felici se non avevano eseguito almeno Circolano leggende su rituali segreti trenta ganchos e venticinque boleos che prenderebbero nome di Cabeceo e dove sono, sopratutto in un solo tango, ora vengono Mirada, cui si accederebbe solo dopo la mirada ed il cabeceo... sorpresi a reiterare – come un mantra avere fatto rigidi voti monastici – con milonguero – infiniti ochos cortados. la severa separazione fra uomini e Nei loro occhi si legge la struggente nostalgia dell’Eden donne – in preparazione del momento della Tanda Sacra, perduto, del taxi porteño giallo e nero ormai svanito nelle nascosta (come qualunque momento sacro che si rispetti) fra nebbie padane, del bife de chorizo rioplatense soverchiato da Cortine. settimane di ritrovati rigatoni all'amatriciana. Si vocifera di uomini fulminati per il solo motivo di avere fatto Come questo sconvolgimento, di mente, di corpo, di spirito e il sacrilego Passo Indietro e di donne incenerite per avere solo di stomaco possa essere stato prodotto principalmente dai pensato di alzare il tacco dal pavimento. famigerati – e a questo punto accertatamente pericolosissimi – Codici della Milonga, sarà nostro compito cercare di spiegarlo Cosa è successo? È successo che, in numero sempre crescente, nei prossimi numeri. ballerini di tango italiano “normali”, quelli che passano la vita a imparare sempre nuove complicatissime figure che poi E che san D’Arienzo ci aiuti... devono mettere in pratica (costi quello che costi, in qualunque
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Elogio del piede. Guida all’ascolto del tango (seconda puntata) testo Eduardo________ Notrica www.edunotrica.com
[ L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI RITMO ] La musica è un’arte complessa di fenomeni sonori che si articolano nel divenire del tempo. Il tempo organizza la nostra percezione dandole un senso preciso nel momento in cui ascoltiamo una musica che colpisce i nostri sensi, questa li emoziona intellettualmente. Ma l’importanza del ritmo si basa nel consentirci di costruire una sintassi musicale e capirne la forma. Da lì per arrivare a ballare un brano, seguendo consapevolmente cosa sta succedendo nella musica, è necessario approfondire il lavoro auditivo sul ritmo. [ IL RITMO NEL SANGUE ] Il ritmo è la relazione tra gli intervalli di tempo che si stabilisce nei momenti di apparizione dei suoni. Il nostro corpo percepisce il ritmo e in questa risposta motoria i nostri movimenti guidano la percezione generale. Di fronte allo stimolo concreto del ritmo libero di una introduzione di pianoforte o al sentire un’energica ripetizione degli accordi dei “bandoneones” alla fine di una variazione, il nostro corpo tende spontaneamente a rispondere accompagnando con dei movimenti. Per questo è la danza, il ballo, che più aiuta a capire cosa succede con il ritmo nella musica. Possiamo parlarne teoricamente, ma è il corpo che deve seguire l’esperienza percettiva e cercare il proprio movimento nelle radici del ritmo: infatti, mentre la nostra mano può fare dei movimenti che non c’entrano con la musica né con il ritmo, il piede resta più fedele alle percezioni auditive! Provate… [ RITMO CONCRETO ] Prima di tutto dobbiamo dividere l’universo del ritmo in due: musica con e senza battito. Vedremo che nel primo caso il nostro piede ci guida per i sentieri della ripetizione in un battere sottile ma preciso, inarrestabile e regolare. Nel secondo caso, nel ritmo libero, saranno altri fattori a organizzare la nostra percezione: uno strumento, una melodia o l’emozionante voce di Gardel quando comincia a cantare: “Mi Buenos Aires querido”.
Tempi Quindi, se si parla di ritmo con battito, vuol dire che si può camminare, dondolare il corpo o correre seguendo questo battito, ma soprattutto si può determinare una unità di misura. I suoni sono separati da intervalli di tempo proporzionati tra di loro in modo da cogliere l’esistenza e la regolarità del battito o del tempo. Accenti e battute L’accento è la più grande gerarchia che la nostra percezione attribuisce a un suono in relazione ad altri, riconoscendo un appoggio o riposo su quel suono. Nell’apparizione degli accenti a intervalli regolari si stabilisce una metrica, cioè l’attesa della reiterazione dell’accento ad intervalli uguali. L’unità formata da un accento e i battiti che la seguono si chiama battuta. Nella musica che più frequentemente ascoltiamo ci sono battute di 2, 3 e 4 tempi. Risulta particolarmente utile per il ballerino identificare le battute e contare quante sono in ogni frase musicale, ma di questo si parlerà nel prossimo numero. All’interno dei tempi si sente anche la suddivisione, organizzazione che appartiene a un secondo livello di unità di misura e che può essere binaria o ternaria. la DOBLE HOJA del TANGO | numero due
se
di ballare si tratta, la musica deve avere soprattutto ritmo, così dicono nella milonga. Ma cosa è, nello specifico, questo beneamato ritmo?
Variazioni e cambi È usuale ascoltare cambiamenti a livello del ritmo; bisogna precisare se si tratta di cambi di velocità del battito, degli accenti o della suddivisione. Dipendendo dal contesto, l’apparizione di un accelerando o un rallentando può suggerire la perdita della percezione del battito (e diventare ritmo libero) o, come di solito succede, rinforzare una fase conclusiva del tango preparando i ballerini per un finale. La varietà di questi elementi accompagneranno i ballerini nell’intensa serata in milonga.
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Il Tango di Roberto Herrera: quando l’eleganza si fonde con l’armonia
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testo Manuela Pelati ________
rande attesa per la tournèe italiana di Roberto Herrera che tra gennaio e febbraio 2011 girerà la Penisola con lo spettacolo “Tango”: 12 ballerini e 5 musicisti diretti da Ariel Rodriguez trascinano lo spettatore nel cuore della cultura argentina, tra tradizione e modernità. Eleganza e sensualità si fondono con l’armonia del folclore: Roberto Herrera, con la propria compagnia e sulle musiche del Quinteto Decarismo, offre coreografia e regia dello spettacolo diviso in due parti. Una è dedicata al tango dell’epoca “de oro”, quando Buenos Aires si animava di milonghe e i tanghi parlavano di vita quotidiana, personaggi, passioni e quartieri. Cumparsita, Felicia, Mal de amores e Libertango sono solo alcuni dei brani dello spettacolo. Una seconda parte è dedicata al folclore argentino, antica e forte realtà popolare, vissuta intensamente nella danza e nella musica. Ospite speciale dello spettacolo è Estanislao Herrera, celebre per aver lavorato con gende del tango come Mariano Mores, Horacio Salgan e Alberto Podestà. Roberto Herrera, talento riconosciuto all’estero come in patria, dove è ballerino solista del Ballet Folklorico Nacional Argentino e della Orchestra del maestro Osvaldo Pugliese, sale sul palcoscenico da decenni portando ballerini tra i migliori sulla scena internazionale. Sono trenta gli appuntamenti italiani da nord a sud della Penisola, per un inizio tournèe a Bormio, con tappe a Milano, Bologna, Napoli e Catania. L’appuntamento nel Lazio invece è quello di Orvieto l’8 e 9 gennaio. (Per l’intero programma visitare il sito www.robertoherreratango.com.ar)
“Ad occhi chiusi”,
tante persone per una passione
testo Manuela Pelati ________
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Tango - Compagnia argentina di Roberto Herrera TOUR INVERNO 2011 GENNAIO 3 Bormio - Teatro Cristallo 4 Arcore - Teatro Nuovo 5 Sanremo - Teatro Ariston 7 Ferrara - Teatro Ariston 8 Orvieto - Teatro Mancinelli 9 Orvieto - Teatro Mancinelli 10 Napoli - Teatro Acacia 12 Napoli - Teatro Acacia 13 San Severino - Teatro Comunale 14 Catania - Teatro Metropolitan 15 Catania - Teatro Metropolitan 16 Catania - Teatro Metropolitan 19 Cosenza - Teatro Rendano 20 Brindisi - Teatro Impero
21 Gallipoli - Teatro Italia 22 Bitritto - Teatro Tenda Palatour 23 Brindisi - Teatro Impero 24/25 Milano - Teatro Smeraldo 27 Bergamo - Teatro Creberg 28-29 Bologna - Teatro Manzoni 30 Milano - Teatro Smeraldo FEBBRAIO 1 Milano - Teatro Smeraldo 3 Mirano - Teatro Comunale 4 Pescara - Teatro Circus 7 Asti - Teatro Alfieri 9 San Benedetto - Teatro Concordia del Tronto 10 Senigallia - Teatro La Fenice 11 Varese - Teatro di Varese
Volge lo sguardo al mondo interiore e narra i pensieri e le emozioni celate dietro l’arte di ballare il tango, con lo studio, la preparazione e il desiderio. “Ad occhi chiusi” è un documentario realizzato da Simonetta Rossi (regista e direttore della fotografia al suo quinto documentario) insieme con Giuseppe Cugini, assistente alla regia. “Una produzione dal basso” dice la regista “i quasi 4.500 fans del film su Facebook ci hanno regalato la forza di non mollare”. La regista non balla ma ha colto il fenomeno sociale del tango ed è andata a indagare quell’energia che muove le persone a iscriversi ai corsi, a cercare di imparare passi difficili, ad abbracciarsi. E a toccare equilibri emotivi intensi ma che possono rivelarsi instabili, nelle coppie già formate o in quelle che si formeranno. Nel film sono le persone a raccontare le loro esperienze, come un filo rosso che lega insieme tante storie diverse in una sola grande passione.
Maestri di ballo argentini e italiani, musicisti e milongheri più o meno noti narrano ciascuno un pezzo di un mondo, quello del tango, segnato da una storia che ha origini italiane, una musica e un ballo che nascondono la voglia di riscatto e il desiderio di esprimere dei sentimenti autentici, attraverso dei movimenti che non mentono. Perché al di là delle apparenze e dell’estetica sofisticata del ballo fatta di vestiti eleganti, tacchi, cura del trucco e dei capelli, il tango è e rimane un’esperienza interiore. (Per saperne di più www.adocchichiusi.com)
Il tango e i suoi labirinti testo Monica Fumagalli ________
“Il tango e i suoi labirinti” aveva già diverse edizioni nei paesi di lingua spagnola, ottime recensioni e soprattutto la difficile e ambitissima approvazione del pubblico tanguero, eppure in Italia nessuna casa editrice ci aprì le porte. Lo pubblicammo io e Rafael Flores, con l’appoggio della piccola NYN di Massimo Di Marco. Potete immaginare con quale emozione e con quale orgoglio oggi, presentiamo la seconda edizione (Abrazosbooks) ancora più appassionata: completamente ritradotta - dovevo farlo, con otto anni di esperienza in più - e con un nuovo capitolo pieno di presente. Del resto Rafael Flores, autore di tanti testi sul tango, di racconti, di poesie e di un romanzo importante, “Otumba” (edito in Italia da Viennepierre), il tango lo balla, lo ascolta
giorno e notte, lo condivide da sempre con i suoi artefici. Lui ha accompagnato don Osvaldo Pugliese nella prima tournèe europea e ha appena posto la parola fine alla biografia di Osvaldo Berlingieri, scritta naturalmente gomito a gomito con il protagonista. Più che mai attuale, Il tango e i suoi labirinti racconta un’Argentina che ancora oggi ha davanti a sé i dubbi e le perplessità che a fine ‘800 si trasformarono in tango e che, ancora oggi, accompagnano il primo paese al mondo che ha deciso di giudicare sé stesso. Un paese che sta tentando di sviscerare il suo male e portare in tribunale i suoi responsabili. È ipotizzabile che questi dubbi, le inquietudini esistenziali, alimenteranno di nuovo la creazione, l’intensità e la diffusione della “danza dell’abbraccio”, che sembra tornata al furore dei tempi della tangomania parigina per ricordarci, con le parole di Rafael Flores, che “non esiste un abbraccio per promettere, per salutare, per corteggiare, per divertirsi: esiste un unico abbraccio per affrontarsi, per fondersi l’un l’altro, per inabissarsi nella vita e nella morte”.
la DOBLE HOJA del TANGO | numero due
l’
avventura italiana di questo libro iniziò otto anni fa, nel 2002, quando io e Osvaldo Roldán ci convincemmo che le parole di Rafael Flores sarebbero dovute arrivare al più presto al cuore dei tangueros italiani. Erano quasi gli esordi del tango in Italia: pochi ballerini e pochissime milongas, meta bramata dai primi “malati di tango”, disposti a guidare per più di cento chilometri (cento andata, cento ritorno) vestiti e profumati di tutto punto, pur di raggiungere la milonga più vicina. O la migliore. Il car sharing, oggi così alla moda, era pane quotidiano per noi pionieri del tango in Italia; un pane casereccio, ma di grande avanguardia.
[ Chi fosse interessato al libro può contattarmi direttamente qui: monica.fmg@fastwebnet.it www.monicamaria.net ]
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Feliz día del Tango
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testo Marcelo________ Alvarez
metà degli anni ' 60, l' 11 Dicembre si celebra "El dia del Tango", un' idea voluta en Molar(1), ma solo nel 1977, en Molar, nel 1977, riesce, dopo una faticosa campagna personale, ad imporre in maniera ufficiale “El dia del Tango” con un decreto della segreteria culturale della città di Buenos Aires. La sua idea nel voler stabilire come Giornata del Tango l’11 dicembre, deriva dalla coincidenza della data di nascita di Carlos Gardel e di quella di Julio de Caro, quest’ultimo, amico personale di Molar. Si racconta che l’idea gli venne mentre si dirigeva a festeggiare l’amico per il suo compleanno, in oltre, voleva unire simbolicamente due grandi esponenti, nella voce del tango, Carlos Gardel, e nella musica, Julio de Caro(3). Mentre scrivo questo articolo, sto pensando che sono due anni che non festeggio la Giornata del Tango a Buenos Aires. Un caro amico mi ha raccontato in via ufficiosa che quest’anno nell’Avenida 9 de Julio, dove si trova un altro simbolo di Buenos Aires, l’obelisco, si allestirà un grande palco su cui sarà in scena lo spettacolo simbolo “Tango Argentino” di Odriozola e Segovia, che ha portato il tango a Broadway. Se è vera questa informazione, non mancherò all’appuntamento visto che sto pianificando di andare da quelle parti. Si!!! Come tutti i movimenti, il tango ha nelle sue file gente appassionata: Molar è uno di loro ed è riuscito nel suo intento. Adesso, gia da tempo e grazie a lui, abbiamo ogni anno l’11 di dicembre “El dia del Tango” e sono sicuro che
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così come in Italia la “Giornata del Tango” ha un forte significato, altrettanto sarà in tutti gli altri paesi dove si conosce e si balla il “2x4”. Da ciò, posso trarre solo una riflessione: il tango non ci può appartenere, ma siamo noi che gli apparteniamo, è forte e genuino, va al di là delle mode di cui da sempre ha sentito la presenza, ma è anche vero che il Tanguero va al di là di tutto questo e “campa” solo del suo più forte significato. Rifletto sui vari cantanti e musicisti di altri generi che hanno inciso dei tanghi e su quanti coreografi moderni o di altre discipline o pseudo tali, cineasti, pop star etc... etc... hanno voluto portare il loro contributo al tango. È proprio vero che il tango non risparmia nessuno, e questi artisti ne usufruiscono interpretandolo a modo loro e poi scompaiono. Di tutto ciò parla sia la storia che l’attualità. Trovandomi oggi a Roma mi rendo conto che ognuno di noi, appartenente alla fila appassionata di questo grande movimento popolare, vorrebbe dare la propria versione dei “fatti tangheri” e da un giorno all’altro, vorremmo sentirci scrittori, nonchè organizzatori di milonghe, produttori di festival, ma che dire... maestri, ballerini professionisti, cantanti, musicisti, musicalizadores e nella lista, di cui io stesso faccio parte, se qualcuno si sente chiamato in causa, si faccia almeno un esame di coscienza, se invece, non ne sente affatto la necessità, quindi non pensa minimamente di mettersi in discussione e tutto ci risulta più che ovvio... continui pure per la sua strada! Sappiamo benissimo che le “Mode” passano e tornano sempre con altri esperimenti e noi che “campiamo” del forte significato del tango la sappiamo lunga, non ci faremo prendere in contropiede, ringranziando Ben Molar... viva il Tango con annessi e connessi... viva “El dia del Tango”...
...il tango non ci può appartenere, ma siamo noi che gli apparteniamo
(1) Ben Molar: Il suo interesse per il tango lo ha portato ad essere parte dell’“Academia Nacional del Tango” e dell’“Academia Nacional del Lunfardo”, cittadino “illustre” della città di Buenos Aires e presidente onorario dell’associazione Gardeliana Argentina, membro dell’associazione “Amigos de la calle Corrientes”. (2) Carlos Gardel: ancora si discute se Gardel sia nato a Tolosa in Francia o a Tacuarembò in Uruguay, ma con certezza si conosce la sua data di nascita l’11 dicembre. Cantante, compositore, attore è senza dubbio il massimo esponente del tango, così tanto popolare, da essere chiamato: El zorzal, El morocho del abasto, El mudo, ma l’espressione più comunemente sentita che lo rappresenta è: “Cada dia canta mejor”(ogni giorna canta meglio...). (3) Julio de Caro: Violinista, compositore ed arrangiatore creò tanghi come “El arranque”, “Malajunta”, “Boedo”, “El monito”. Creò nel 1924 il suo sestetto, dopo aver collaborato nelle orchestre di Eduardo Arolas, Osvaldo Fresedo e Juan Carlos Cobian, influenzò i musicisti della sua generazione, a tal punto che il suo stile viene denominato “Decariano”.
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la DOBLE HOJA del TANGO | numero due
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pratica con i maestri della stazione noche de tango cena/buffet e servizio bar
el domingo della stazione
tutte le domeniche
15.30 / 20.00
pratiche non stop con i maestri della stazione a seguire pratica libera fino alle 24.00 cena/buffet e servizio bar
lunedì
Ricardo gallo e laura grandi >principianti >intermedi
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alicja ziolko >principianti >intermedi
martedì
i maestridella stazione
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Marcelo alvarez e Sabrina amato >intermedi/avanzati >”el practicon”
20.30 / 22.30 22.30 / 00.30
mercoledì Ricardo gallo e giulia Portas >principianti >intermedi
20.00 / 21.30 21.30 / 23.00
gerardo Quiroz e Roberta Coen
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Marcelo Ballonzo
sabato
gustavo saenz e Cristina Muntoni
domenica
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>principianti >intermedi >principianti >intermedi >principianti >intermedi
20.00 / 21.30 21.30 / 23.00 16.00 / 17.30 17.30 / 19.00 16.00 / 17.30 17.30 / 19.00
alessandroamici1@virgilio.it www.milongadellastazione.com milonga della stazione
Grafica Ilaria Rosa
>intermedi/avanzati
giovedì