6 minute read
Canapa industriale news
from Dolce Vita 68
by Dolce Vita
CANAPA: ECCO COSA CAMBIA CON LA NUOVA LEGGE
La nuova legge che disciplinerà il settore della canapa industriale è stata approvata definitivamente apportando diversi cambiamenti riguardo al THC ed agli obblighi dei coltivatori
Advertisement
È un momento storico per tutto il settore: finalmente in Italia abbiamo una legge quadro per la filiera della canapa industriale: il testo è stato approvato definitivamente presso la commissione agricoltura in Senato a fine novembre.
La legge approvata definitivamente era stata inizialmente proposta dal Movimento 5 Stelle con Loredana Lupo come prima firmataria, per poi diventare un testo unificato che racchiudeva anche le proposte di Adriano Zaccagnini (Sel), Nicodemo Oliverio (Pd) e Dorina Bianchi (Area Popolare). La legge era stata proposta nel 2013 e dopo l’approvazione è passata in Senato dove è stato approvata oggi.
«Nel percorso», racconta a canapaindustriale.it la senatrice del Movimento 5 Stelle Daniela Donno, membro della nona commissione permanente dedicata ad agricoltura e produzione alimentare, «abbiamo assistito ai tentativi dell’esecutivo e della maggioranza di rallentare i lavori, ma nonostante questo, in Italia finalmente sarà vigente una legge per lo sviluppo della filiera della canapa industriale». Nonostante la coltivazione di canapa industriale non sia mai espressamente stata vietata nel nostro Paese, la mala interpretazione delle leggi antidroga ha portato le forze dell’ordine ad arrestare e sequestrare le coltivazioni di chi negli anni ’70 e ’80 aveva provato riprendere la coltivazione della canapa da fibra o da seme. Questa situazione di incertezza si è protratta fino al 1997, anno della circolare del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali contente disposizioni relative alla coltivazione della Cannabis sativa, integrata poi della circolare n.1 dell’8 maggio 2002. Ora ci sarà una legge quadro in grado di dare una spinta ad un settore in cui eravamo i primi al mondo per la qualità del prodotto fino agli anni ’50 del ’900.
COSA CAMBIA CON LA NUOVA LEGGE? Le novità introdotte dalla nuova legge sono principalmente 3:
- non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC al massimo dello 0,2%. Quindi significa che la comunicazione alla più vicina stazione forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza) tramite un modulo denuncia, NON è più necessaria. Gli unici obblighi per il coltivatore sono quello di conservare i cartellini della semente acquistata per un periodo non inferiore a dodici mesi e di conservare le fatture di acquisto della semente per il periodo previsto dalla normativa vigente.
- La percentuale di THC nelle piante analizzate potrà oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore. Gli eventuali controlli verranno eseguiti da un soggetto unico e sempre in presenza del coltivatore, e gli addetti al controllo sono tenuti a rilasciare un campione prelevato per eventuali contro-verifiche. Nel caso in cui la percentuale di THC dovesse superare la soglia dello 0,6%, l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione della coltivazione, ma anche in questo caso «è esclusa la responsabilità dell’agricoltore». - Sono previsti finanziamenti nell’ordine massimo di 700mila euro l’anno «per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa».
Dopo 15 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale la legge entrerà definitivamente in vigore ed il ministero della Salute avrà 6 mesi di tempo per legiferare su una questione che sta a cuore a tutti i produttori di canapa ad uso alimentare e cosmetico, e cioè la percentuale di THC che può essere contenuta nei prodotti per la cura del corpo e nei cibi ad uso umano.
All’inizio del 1900, prima dell’avvento del proibizionismo, in Italia coltivavamo più di 100mila ettari di canapa. Nel 2015 ne abbiamo coltivati poco più di 3mila. Speriamo che questa legge possa essere un supporto per i nostri agricoltori ed una speranza per la nascita di un’economia più attenta all’ambiente ed al futuro con l’obiettivo di tornare a produrre in grandi quantità la miglior canapa del mondo.
La legge campana per incentivare la coltivazione di canapa è stata approvata in commissione agricoltura: il prossimo passaggio sarà il voto in aula
La commissione Agricoltura della Regione Campania ha approvato all’unanimità a fine novembre la proposta di legge relativa agli “Interventi per favorire la coltura della canapa nelle varie filiere produttive”. Ora è atteso il passaggio in aula per l’approvazione finale della proposta fatta dal consigliere Gennaro Oliviero e redatta in collaborazione con il CREA CIN di Caserta.
Nel testo sono presenti incentivi per 30mila euro all’anno e sinergie con il Programma di sviluppo rurale della Campania 2014-2020. «Sulla canapa – ha sottolineato il presidente della commissione agricoltura regionale Maurizio Petracca – ci allineiamo alla legislazione nazionale dato che proprio in queste ore il Senato ha dato il via libera ad una legge che disciplina la stessa materia (vedi articolo sopra, ndr). La canapa è una coltura di grande rilievo perché è in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, del consumo dei suoli, della desertificazione e della perdita di biodiversità. Favorirne la coltura rappresenta perciò un passo importante su aspetti diversi e complementari che vanno dall’agricoltura alla tutela ambientale fino alle attività produttive». I POSSIBILI BENEFICIARI I beneficiari dell’incentivo potranno essere «le imprese agricole singole e associate», le Op e i partenariati costituiti da «imprese, enti di ricerca, imprese di trasformazione ed altri soggetti che hanno tra i propri scopi la lavorazione, commercializzazione e promozione della canapa e dei prodotti derivati». I partenariati potranno essere anche costituti sotto forma di Pei ai sensi della normativa inerente la misura 16 per l’innovazione del Programma di sviluppo rurale, in modo da poter essere da questa finanziati con un’aliquota maggiorata del 20%.
AZIONI DI SOSTEGNO - «Prove di confronto varietale per individuare le varietà più idonee e meglio adatte agli areali di coltivazione campani, per uso food e no food». - «Sostegno alla ricerca applicata di nuove agrotecniche, e definizione di protocolli tecnici di coltivazione della canapa che abbiano carattere di sostenibilità ambientale ed economica». - «Introduzione di macchine e attrezzature innovative per la meccanizzazione delle fasi di raccolta, movimentazione del prodotto, lavorazione e trasformazione». - «Creazione di una banca del seme regionale a gestione associata per la conservazione delle varietà di canapa». - «Studi e ricerche su utilizzi industriali, ambientali, ed aziendali innovativi e alternativi della canapa».
In Campania la coltivazione della canapa è stata praticata in tutta la regione fino agli anni ’50 del secolo scorso. Negli anni venti la provincia di Caserta divenne la seconda provincia italiana per la produzione di canapa, così come si evince da un documento dell’Istituto Luce realizzato nel 1936. Fino agli anni ’50 – ’60 l’areale tra Napoli e Caserta è stato uno dei principali bacini canapicoli del Paese. Era fonte di lavoro non solo per gli agricoltori ma anche per tutti quegli operai impiegati nell’industria manifatturiera tessile che dalla canapa traevano la materia prima per la successiva fase di lavorazione.
La canapa oltre che un fenomeno economico per le nostre zone fu anche un fenomeno sociale e culturale.