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A Dante un monumento di A. Negrin, di Italo Francesco Baldo, pag
by Domenico
A DANTE ALIGHIERI
MONUMENTO DI ANTONIO NEGRIN
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di Italo Francesco Baldo
LA memoria dei grandi del passato ha avuto una decisiva svolta con la cultura romantica ed è proseguita sino ad oggi. Grazie a Ugo Foscolo e ai suoi Dei sepolcri (1807) e a I cimiteri di Ippolito Pindemonte (1805) il ricordo ha invitato alla erezione di monumenti atti a celebrare proprio coloro che sono stati proposta culturale per l’Italia. Così non solo monumenti ai regnanti, ai condottieri, ai papi, ma a chi ha onorato la storia, l’arte, la cultura in genere di un popolo. A Dante, simbolo della sapienza italiana, si pensò di dedicare un monumento sin dal 1818 (cfr. Idee per un monumento a Dante Alighieri. Lettere due, Italia, s.n., 1819) da parte di molti eruditi toscani. Una prospettiva per il “ghibellin fuggiasco” che avrebbe dovuto trovare sede “in faccia al destro fianco del nostro Duomo, ove un frammento di marmo obbliato dai più ci ricorda il suo nome immortale, col titolo di Sasso di Dante” che è vicino al tempio di S. Giovanni “ove lo stesso Dante contando sul ravvedimento de’ suoi Fiorentini mal predisse che in questo tempio avrebbe riposato la sua salma, dopo esservi stato laureato.” Ma il desiderato monumento non fu costruito; Dante ebbe in Santa Croce ad opera di Stefano Ricci (1756-1837) un cenotafio, inaugurato nel 1830 e nel 1865 nell’omonima piazza una statua, opera di Enrico Pazzi.
Il 1865, settimo centenario della nascita di Dante, ebbe celebrazioni in tutta l’Italia che da poco aveva raggiunto l’Unità, ma mancavano Veneto, Trentino e la Venezia Giulia con Trieste. Non si contarono le manifestazioni nelle principali città, dove furono eretti monumenti entro la fine del XIX secolo e nel Veneto Belluno, Padova, Rovigo Treviso, Venezia, Verona e Vicenza celebrarono il grande poeta che invitava ad essere cristiani e Italiani con pubblicazioni di grande spessore. Senza enumerarle tutte, ricorderemo particolarmente quella edita a Vicenza, che continuava una tradizione di studi danteschi e di amore per il poeta come scrisse del Fiorentino Ferreto de Ferreti, l’Ab. Francesco Villardi, per non nominare la preziosa traduzione in latino di versi del poema ad opera dei Frati di Monte Berico, i frati del Convento di San Pancrazio, Gaetano Dalla Piazza e altri. La pubblicazione: Dante e Vicenza: 14 maggio 1865, Vicenza, a spese dell'Accademia Olimpica [Tip. Paroni], 1865, contiene diversi studi introdotti dal Presidente dell’Accademia Olimpica Francesco S. Beggiato e a seguire Jacopo Cabianca, Bernardo Morsolin, che ricorda Gian Giorgio Trissino e Dante, Fedele Lampertico, e la prima stesura dell’ode di Giacomo Zanella A Dante Alighieri, la Bibliografia Dantesca a cura di Andrea Caparozzo, che parla del Codice dantesco della Biblioteca Bertoliana, e delle edizioni vicentine del sommo poema e di particolare interesse la proposta dell’architetto paesaggista vicentino Antonio Caregaro Negrin (1821 –1898) Di un monumento a Dante Alighieri Progetto, pp. 117- 124 con due Tavole.
L’idea del progetto risaliva al 1859 mutuato da coloro che pensavano “ad innalzare a Firenze, con obolo di tutta Italia, una statua al
Divino poeta”. La gloria non solo dell’Italia ma dell’intero genere umano meritava secondo Negrin di qualcosa di più importante e “vagheggiò un’opera, non confinata a una piazza, ma levata a tanta altezza, che da lungi di tutta una famosa città si disegnasse il piedistallo su cui poggerebbe la statua dell’immortal Ghibellino.” Così dominato dal pensiero di Vincenzo Gioberti che scrisse “gli uomini grandi dopo Dante sono figli naturali di lui”.
Negrin immaginò “un monumento che si presentasse come il cuore di una grande Panteon Italiano; a cui Dante, simbolo della sapienza italiana stesse sulla cima, siccome padre al di sopra de’ figli; ed ivi fosse rappresentato per l’arti il divino poema, che comprende il mondo materiale e spirituale e tutta la scienza del secolo.”
Dante novello Omero, ispiratore di arti e poesia doveva avere un monumento che doveva sorgere in un luogo vasto “possibilmente nel centro d’Italia, perché come santuario de’ grandi della nazione, possa in processo di tempo ampliarsi, essendo destinato a tenere accesa la fiamma della emulazione negli Italiani; a molti dei quali sarà concesso di meritarvisi con l’opere un posto.”
Progetto ambizioso che nello schema ricalca il rigore palladiano della Rotonda, ma s’innalza a simbolo della cultura italiana e del suo valore con vari gironi destinati ad accogliere statue dei grandi italiani in ordine cronologico, ossia i figli naturali del divino Poeta. Non mancheranno stanze per raccogliere codici danteschi antichi, e opere che si riferiscono a Dante o alla Divina Commedia e quanto riguardi la storia della nazione italiana. All’interno pitture monumentali, mosaici e affreschi a rappresentare le scene del Divino Poema.
Bene all’idea dell’architetto A. Negrin s’adatta l’ultima strofa della poesia di G. Zanella: “Al tempio tuo, che immoto Leva la fronte su divine alture, Porga fidente il voto; E rinnovate e pure Dal monte scenderan l’età venture.”
Il progetto non ebbe seguito, ma piace pensare che, se costruito, sarebbe un punto importante di riferimento anche oggi per tutti gli Italiani e la cultura che non s’abbandona ai passeggeri eventi alla moda, ma dal ripensare e vivere il grande passato anche vicentino, sa progettare e costruire per i dì futuri.
Italo Francesco Baldo
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Sogno e strani poteri oscuri assistono il mio sogno luminoso; un suono quasi di pioggia incipiente avanza verso di me con strepitoso sibilo; ed ecco! tutte le mie ore dimenticate giacciono attorno a me come un velo di nebbia
Fernando António Nogueira Pessoa
Ich träume und seltsame dunkle Mächte helfen meinem hellen Traum; Ein fast beginnendes Regengeräusch kommt mir mit einem lauten Zischen entgegen; Und hier! all meine vergessenen Stunden liegen um mich herum wie ein Nebelschleier
Je rêve et d’étranges pouvoirs obscurs assistent mon rêve lumineux; un presque bruit de pluie naissante s’avance vers moi avec un sifflement retentissant; et ici! toutes mes heures oubliées s’étendent autour de moi comme un voile de brume (Traduzione in tedesco e in francese di Marina Caracciolo)
AALLELUIA! AALLELUIA! ALLELUUIAAA!
16/9/2021 Ancora un femminicidio, non si fa in tempo a contarli! Una strage senza fine; più di sette vittime in una settimana. Una bestialità incontenibile, che non teme leggi e convenzioni, perché non teme la vita propria e quella degli altri; un’autentica follia. Alleluia! Alleluia! E l’assurdo è che si dica lo si faccia per amore!