VOCE per la COMUNITA’ N ATAL E 20 18
O cieli, piovete dall’alto; o nubi, mandateci il Santo. O terra, apriti, o terra, e germina il Salvatore!
UNITA’ PASTOR ALE S. ARCANGELO TADINI“ PARROCCHIE DI BOT TICINO
Strumento di formazione informazione pastorale
RECAPITO DEI SACERDOTI E ISTITUTI
Licini don Raf faele, parroco cell. 3371486407 - 328310894 4 e -mail parrocchia: info@parrocchiebotticino.it sito web: w w w.parrocchiebotticino.it Segreteria Unità Pastorale tel e fax 0302692094 Mat tanza don Francesco, tel. 3491354904 Pietro Oprandi, diacono tel. 0302199881 Scuola Parrocchiale don Orione tel.0302691141 Suore Operaie abitazione villaggio 0302693689
BATTESIMI domenica 13 gennaio 2019 sabato 2 e domenica 3 marzo 2019 Sabato Santo 20 aprile durante Veglia Pasquale sabato 27 e domenica 28 aprile 2019
I genitori che intendono chiedere il Battesimo per i figli sono invitati a contattare, per tempo, per accordarsi sulla preparazione e sulla data della celebrazione, il parroco personalmente o tel.3283108944
PRESENTAZIONE
In occasione del Natale viene portato in ogni famiglia il 'notiziario pastorale'. E' "voce per la comunità" nel suo camminare e crescere nella novità di fede e di impegno ecclesiale. In particolare la lettera di programma pastorale del Vescovo per la diocesi di Brescia e la conusione del Sinodo sui giovani. Oltre alle paine dedicate alla vita pastorale, la descrizione dei lavori conclusi o in corso d'opera per le strutture delle tre parrocchie, in riferimento al progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo "Fa fede il marmo". Tribunale Ordinario di Brescia Voce per la comunità - NATALE 2018 Direttore Responsabile: Adriano Bianchi Autorizzazione del Tribunale di Brescia n°17/2014, del 28 ottobre 2014
sito web delle parrocchie di Botticino:
www.parrocchiebotticino.it
Stampato in proprio Botticino piazza IV Novembre,13 Unità Pastorale “S.Arcangelo Tadini” Parrocchie di Botticino
La busta per l’offerta in occasione del Natale Come tradizione, in occasione delle festività Natalizie viene rivolto ad ogni famiglia l'invito a contribuire ai bisogni della propria parrocchia mediante un'offerta straordinaria. Anche questo è un modo per esprimere la propria appartenenza alla comunità parrocchiale. In ogni parrocchia ha i suoi impegni economici da far fronte.
Il parroco e i Consigli Parrocchiali delle tre parrocchie di Botticino, colgono l’occasione per ringraziare anticipatamente quanti vorranno accogliere questo appello.
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viene a rischiarare le nostre notti Nel mondo si registrano progressi scientifici e tecnologici, cresce la sensibilità ai valori superiori, ma suscitano inquietudine e sgomento le ingiustizie che assumono dimensioni sempre più ampie, le guerre, i rivolgimenti politici, economici e sociali. Crollano ideologie ritenute intramontabili, vengono meno le certezze, scompaiono dalla scena personaggi politici, cade il buio su atleti e divi dello spettacolo non appena si spengono i riflettori e le cineprese che li inquadrano. Tutto è rimesso in discussione. Persino i dogmi per provvidenza divina! - sono riletti e reinterpretati; certe pratiche religiose che parevano indispensabili e insostituibili si rivelano vecchie e logore, hanno fatto il loro tempo e sono abbandonate. Di fronte a questi sconvolgimenti, qualcuno si ribella, qualche altro si rassegna, molti si scoraggiano e pensano che sia giunta la fine di tutto, anche della fede. Come valutare queste realtà? Come rapportarsi con gli eventi più allarmanti? Come lasciarsi coinvolgere nella storia del mondo: con angoscia e timore o con impegno e speranza? Gli affanni, i dolori, i gemiti dell'agonizzante preludono alla morte imminente, le doglie di una partoriente annunciano l'inizio di una nuova vita. Gesù ha indicato la prospettiva giusta: "Quando tutte queste cose cominceranno ad accadere, alzate il capo, perchè la vostra redenzione si sta avvicinando" (Lc 21,28). In un mondo che sembra condannato alla rovina dal suo stesso delirio di violenza, il non credente, abbassa lo sguardo verso terra e si dispera, convinto che si stia approssimando la fine; il discepolo si mantiene saldo nella prova, alza il capo e in ogni grido di dolore percepisce il gemito del creato che "soffre fino ad oggi nelle doglie del parto" (Ro. 8,22). In tutto ciò che accade, coglie il preludio non della morte, ma di un lieto evento: la nascita di un'umanità nuova. Il germoglio di Davide atteso dagli israeliti è stato inviato: Gesù di Nazaret. Con lui ha avuto inizio il regno
di pace e di giustizia. E' ancora un piccolo albero che si sviluppa lentamente e ha bisogno del nostro impegno e collaborazione. Chi si scoraggia, chi si arrende di fronte alle difficoltà, chi diviene intollerante con se stesso e con gli altri, chi pretende di ottenere trasformazioni radicali e immediate non ha capito i ritmi di crescita del regno di Dio. Egli viene a rischiarare le nostre notti: viene in quella dello smarrimento e del dolore, dell'alienazione e dello sconforto, dell'umiliazione e dell'abbandono e ci introduce nella sua pace. Viene soprattutto in quell'oscurità che è prodotta dall'incenso che bruciamo sull'altare dei nostri idoli che ci impediscono di vivere: pretendono, esigono, condizionano, assillano fino a togliere il sonno e il respiro. Soffriamo e ci dibattiamo ma rimaniamo affezionati a quelle catene che ci mantengono schiavi. Gesù viene per liberarci, ma bisogna prepararsi e aspettarlo sulle strade che egli è solito percorrere. Siamo chiamati a riempire i burroni della disperazione e dello sconforto, perché a volte è proprio quella la distanza che mettiamo tra noi e Dio. Forse è il caso di abbassare le montagne dell’orgoglio e della superbia, perché a volte è proprio quello che ci impedisce di vedere Dio che viene verso di noi. Può essere opportuno abbandonare i pensieri tortuosi, quelli dentro i quali ci aggrovigliamo, ci struggiamo, quelli su cui rimuginiamo, perché è proprio quello che complica l’incontro con Dio. Proviamo a guardare bene i sentieri che ci sembrano impossibili, perché forse è proprio da lì che Dio ha scelto di passare. L'augurio per il Natale: aiutiamo a cogliere i segni del mondo nuovo che sorge, a infondere fiducia e speranza, a far comprendere che per il regno del male non c'è futuro, e a chi è anche nelle situazioni disperate, sa per indicare un cammino per recuperare, per ricostruire una vita che agli occhi degli uomini può sembrare irrimediabilmente distrutta. don Raffaele
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DA PAOLO VI, PAPA BRESCIANO, PROCLAMATO SANTO IL 14 OTTOBRE, IL MESSAGGIO PER IL NATALE E IL NUOVO ANNO
NEL NATALE SIA PIÙ ACCESO IL DESIDERIO DI DIO Diletti Figli e Figlie! Siamo nell’imminenza del Natale. Ci disponiamo a celebrare, ancora una volta, la festa della venuta del Verbo di Dio nel mondo mediante quel fatto unico decisivo, che è stata l’Incarnazione. Come ci disponiamo? In tanti modi, voi lo sapete, profani e religiosi. Uno li dovrebbe tutti sovrastare e comprendere, e cioè il desiderio di Dio. Ogni anno la Chiesa lo stimola e lo riaccende; come un fuoco, che ha bisogno di nuovo alimento, così il desiderio di Dio ha bisogno di riandar le ragioni profonde e vitali, che
lo inseriscono nel cuore dell’uomo come un’esigenza inderogabile (chi non ricorda la celebre parola di S. Agostino: “Fecisti nos ad Te, et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in Te”. Tu ci hai creati per Te, ed il nostro cuore è inquieto, finchè non si riposi in Te? [Confess. 1, 1; P.L. 32, 661]). Ha bisogno di ricordare e di percorrere in qualche modo l’itinerario dell’attesa messianica: la lunga, lenta e crepuscolare vigilia messianica ha prodotto nell’Antico Testamento espressioni religiose di invocazione, di attesa, di desiderio, di speranza, le quali sono d’insuperata bellezza e nelle quali lo spirito umano, guidato dallo Spirito Santo, effonde le sue voci più profonde, più pie, più dolenti e più fiduciose. Il desiderio di Dio, che avrà il suo termine prossimo nel Cristo, riempie questo cammino spirituale e storico in modo meraviglioso; e la Chiesa, durante l’Avvento, lo fa suo per rinnovare nelle anime la tensione verso il Messia, che sarà l’Emanuele, cioè Dio con noi. Ci si potrebbe chiedere se questo desiderio di Dio abbia ancora ragion d’essere, quando sappiamo d’aver già raggiunto in Cristo l’età messianica e d’aver già conseguito, per nostra immensa fortuna, l’incontro con Dio nella venuta di Gesù Cristo nel mondo e nelle tante grazie, che già ci mettono in comunione con Dio: sembra che noi dobbiamo piuttosto godere del suo possesso, che non aspirare al suo incontro. Ecco: è vero che noi abbiamo la felice sorte d’essere già “figli del regno”, cioè ricolmi delle benedizioni messianiche; coloro che vivono nella grazia sono già in qualche modo partecipi della divinità; ce lo insegna San Pietro: “La divina potenza di Cristo ci ha donato tutto quanto riguarda la vita e la pietà... dando a noi grandissime promesse, affinchè per mezzo di queste diventiate partecipi della natura divina” (2Petr. 1, 4). Ma bisogna ricordare che il possesso dei doni divini a noi elargiti da Cristo, richiede un continuo sforzo di corrispondenza morale e spirituale, un continuo approfondimento, un continuo incremento verso la perfezione, “fino a tanto - dice San Paolo - che sia formato Cristo in noi” (Gal. 4, 19); ed ecco perchè il desiderio di Dio, il desiderio di Cristo, dev’essere da noi alimentato e rinnovato continuamente, come appunto la Chiesa, con la sua pedagogia liturgica, ci obbliga e ci aiuta a fare. E dobbiamo altresì ricordare che l’avvento di Cristo nella storia e l’avvento di Cristo nelle anime preludono ad un al4
tro suo avvento, quello finale, quello risolutivo della presente scena umana e cosmica; quello del Cristo glorioso. E anche verso questo avvento finale i nostri spiriti devono essere rivolti con un vigilante desiderio, verso quel “giorno del Signore”, che sarà quello del premio, promesso, scriveva San Paolo a Timoteo, “a tutti quelli che amano la sua venuta” (2Tim. 4, 8). È facile rilevare come questo ordine di pensieri sia tanto spesso assente dagli animi degli uomini del n stro tempo. Il desiderio di Dio non tiene il primo posto, il suo posto, nel cuore dei figli del secolo; il desiderio dei beni terrestri lo sostituisce; il desiderio di sè prevale sul desiderio di Dio. Ed è facile vedere come tutta la mentalità umana cambi di conseguenza; la psicologia, la moralità, l’attività umana vengono a mancate del loro superiore sostegno. Ecco perchè dobbiamo prepararci bene al Natale, riaccendendo nei nostri cuori il desiderio, la sete, l’ansia del Dio vivente, e la beata certezza di incontrare in Cristo il Dio fatto uomo. È questa l’esortazione della Chiesa; è questa quella del Papa. Il quale la converte per voi in voto, in preghiera, in benedizione; e con questo cuore vi augura a tutti: buon Natale! (Udienza, 23.12.1964)
OGNI GIORNO È UN DONO PREZIOSO PER L’ACQUISTO DI UNA VITA ETERNA Questo per noi - per noi fedeli del calendario della Chiesa - è un giorno primo; primo dell’anno liturgico, cioè del ciclo che dispone la nostra preghiera ecclesiale nell’anno solare e regola l’orologio della nostra vita sul processo cosmico delle stagioni e dei secoli, sulla storia di Cristo nel quadro del Vangelo e in quello del mondo, sull’ora fuggente a noi disponibile per bene operare e per salvarci. Il tempo ci domina. Il tempo ci genera e ci consuma. Viene e scompare. Ancorato alla religione, cioè al cardine dell’Eterno Esistente Iddio, e a noi comunicato con un modo d’essere progressivo e irreversibile, il tempo acquista un immenso valore; ed è questo il primo e fondamentale insegnamento dell’odierna meditazione: il valore del tempo; possiamo dire il valore inestimabile della nostra vita presente. Ogni ora è unica e responsabile.
Ogni giorno è un dono prezioso per l’acquisto d’una vita eterna. Ogni momento è un dovere da compiere, una risposta da dare all’incombente domanda dell’Amore. “Da lontano... è apparso il Signore: Io ti ho amato di amore eterno” dice la divina profezia; e vi fa eco il Vangelo; e tu: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore”. Come, come faremo allora il bilancio preventivo dell’anno nuovo? L’insegnamento programmatico sembra derivare da sé: non perdere mai tempo; lavorare con ogni talento, con ogni impegno; dare ad ogni giornata la luce intenzionale d’una preghiera; e dilatare sempre nella carità per i fratelli, per chi soffre l’ingiustizia, la fame e il dolore il proprio inesauribile interesse; riempire le giornate di opere oneste e buone; e tutto “nel nome del Signore”. Vivere con intensità di coscienza e di buon volere, sempre guardando a Cristo, nostro maestro, nostro sostegno. Ecco il programma. Non mancano certo oggi le occasioni per sperimentarne l’attualità, edanche, in mezzo a tanti guai, la bellezza. Maria ci precede e ci accompagna. (Angelus, 28.11.1976) 5
PIERANTONIO TREMOLADA VESCOVO DI BRESCIA
Il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, ha indirizzato alla diocesi la lettera pastorale che vuole essere il programma pastorale del suo episcopato in terra breciana. IL tema è " Il bello del vivere. La santità dei volti e i volti della santità" . Qui di seguito viene riportata la sintesi e una chiave di lettura dei contenuti proposti. Ogni anno alcune tematiche particolari verranno ulteriormente approfondite e messe in evidenza, come quella della preghiera, indicata come prima attenzione, per l'anno pastorale 2018/2019. Gli animatori pastorali delle tre parrocchie di Botticino negli incontri di programmazione dell'anno in corso, hanno evidenziato alcune linee per la sua attualizzazione, di seguito riportate.
1. TITOLO E SOTTOTITOLO La santità è “il bello del vivere”: un invito alla speranza (p.8) “«Santità» è una parola che suona lontana. O, forse meglio, una parola che crea distanza. Non che non piaccia. In molti suscita stima e rispetto. In qualcuno, però, anche un senso di disagio. Fa pensare a una perfezione inarrivabile… Per chi ha una certa età, invece, la parola “santità” richiama le statue dei patroni o di altri santi a cui si è affezionati… Mi piacerebbe far capire che… la santità invece ci riguarda. La santità è l’altro nome della vita quando la si guarda con gli occhi di Dio. Il Creatore, infatti, ci ha pensati così e questo si aspetta da noi. La santità è il volto buono dell’umanità, il suo lato più bello e più vero, l'umanità così come Dio l’ha desiderata da sempre. È l’umanità redenta in Cristo, liberata da ciò che la offende, la intristisce, la ferisce, la mortifica, la disonora; da ciò che la rende crudele, volgare, violenta. È l’umanità che vorremmo sempre incontrare, che non ci fa paura, che, al contrario, ci rallegra, ci stupisce, ci commuove, ci attrae, ci conquista. È l’umanità luminosa, avvolta nella luce del bene. Non sono forse ritratti così i santi nei dipinti degli artisti? Non va forse interpretata così l’aureola che portano sul capo? Uomini e donne di luce, trasfigurati in Dio…” 6
Il volto dice poi originalità e differenza. “La santità dei volti e i volti della santi- Ogni volto è, infatti, diverso dall’altro. Insieme alla tà”: vissuto e identità (p.24) “«La santità è il racconto della vita. Non è un argomento di cui trattare o un tema su cui discorrere. Solo la vita ci dice che cos’è la santità. Volendo essere rigorosi, dovremmo dire che non esiste la santità, ma esistono i santi, ciascuno con il proprio nome e la propria storia, tanti quanti sono i tempi a cui appartengono. La santità, in altri termini, è la santità dei volti. Il volto richiama lo sguardo e rimanda al cuore. La luce degli occhi proviene dalla carica d’amore che si coltiva nel proprio mondo interiore. Lo sguardo buono non ha età, come la bellezza. Anch’esso non teme il tempo, perché con il passare degli anni si fa più intenso e penetrante. Lo sguardo buono, poi, facilmente si apre al sorriso e rende il volto amabile. La santità dei volti è la santità degli sguardi onesti, benevoli e affettuosi. L’esperienza ci insegna, purtroppo, che esiste anche il volto alterato, l’occhio torvo e lo sguardo cattivo... Si può guardare alla realtà con intenzione rapace, trasformando tutto e tutti in prede da catturare o in bottino da conquistare. Si può guardare il mondo e gli esseri umani con ostilità, arrivando addirittura a odiare. E si può non degnare affatto gli altri del proprio sguardo, disprezzandoli dall’alto della propria superbia. In tutti questi casi la luce amabile degli occhi scompare e al suo posto subentra una cecità maligna, la cui origine è il regno delle tenebre. È necessaria una costante conversione del cuore e una continua vigilanza per mantenere limpido lo sguardo e puro il cuore…..
voce, il volto identifica ciascuno di noi nella sua irripetibile unicità.… La santità dei volti è la santità di ognuno di noi nella sua singolare identità, nella sua originalità. Ogni santo ha un nome che può essere invocato e un volto che può essere raffigurato. ….”
2. LE RAGIONI DI UNA SCELTA Novo Millennio Ineunte Canonizzazione di Paolo VI (p.4) “Mi risuonavano nella mente le parole della Novo Millennio Ineunte, lettera apostolica del santo papa Giovanni Paolo II che, profeticamente, indicava nella contemplazione del volto di Cristo e nella santità propria dell’esistenza cristiana le due vie per la Chiesa all’alba del terzo millennio.”
“Puntare sull’essenziale
(cfr. Evangelii Gaudium 35-36)
“ Una pastorale in chiave missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere. Quando si assume un obiettivo pastorale e uno stile missionario, che realmente arrivi a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa. “
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3. L’IDEA DI FONDO
4. LE LINEE GUIDA
La santità: non un tema ma l’orizzonte di un cammino (p.5)
Puntare sulla sete di vera bellezza
“Mi piacerebbe che tutto convergesse verso quella che ritengo essere la nostra vocazione fondamentale e quindi anche la nostra principale missione: testimoniare la bellezza della vita che viene dal Vangelo e scaturisce dal Mistero della morte e risurrezione del Signore Gesù. Per questo vorrei parlare in questa mia lettera pastorale della santità. Non però come un tema da trattare o un argomento da illustrare, ma come l’orizzonte nel quale collocarci. La santità vorrebbe essere la prospettiva nella quale camminare insieme come Chiesa, il fine cui tendere e ‘insieme’ lo spazio vitale in cui muoverci. La santità conferisce alla vita dei credenti la sua forma piena, unitaria e armonica.“
(p. 11) “Mi piace pensare che santità sia il nome religioso della bellezza. Il cuore umano ha sete di bellezza. La stessa ricerca della felicità, alla fine, è l’anelito a incontrare la bellezza. Il bello che vediamo ci fa gioire, ci consola e tiene viva la speranza. L’esperienza del conoscere porta in sé una dimensione di bellezza. Tratteniamo volentieri e più facilmente ciò che ci attira. Come a dire che si conosce sempre con la mente e con il cuore in stretta correlazione. Solo ciò che tocca il cuore “rimane in mente” e si deposita nell’archivio della memoria, dando vita al patrimonio della conoscenza.
Il primo degli elementi costitutivi su cui puntare: la preghiera (p.5) “ Diversi sono gli elementi e gli aspetti che intervengono a costituirla: di anno in anno mi piacerebbe che li mettessimo meglio in evidenza, per dare al nostro cammino di Chiesa una forma sempre più chiara. Il primo che vorrei sottolineare quest’anno è quello della preghiera, ma mi sta molto a cuore che non venga perso di vista l’insieme. Sono convinto che il senso ultimo del vivere, la sua bellezza e la sua verità consistano nella risposta alla chiamata che Dio rivolge a tutti quelli che lo amano: «Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo!» (Lc 19,2).“
- Desiderio di bello e ricerca della felicità
- Il bello, il buono e il vero come unicum (p. 11)
“La bellezza e il senso delle cose non sono perciò separabili. Il bello e il vero, insieme con il buono, sono un unicum. Quando incontri sulla tua strada qualcosa di veramente bello, senti il buon sapore della vita, ne cogli la vera essenza, la misteriosa forma originaria. Per un attimo intuisci che qui c’è il segreto del tutto, che così dovrebbe sempre essere, che da qui veniamo. Il senso della realtà non si percepisce solo con l’intelletto. Già il pensare è più del ragionare. Il riflettere e il meditare aggiungono al ragionare un calore che quest’ultimo non ha. Ma poi vi è il sentire. In esso si unificano il ricordare, l’immaginare, l’emozionarsi, il desiderare, il discernere e il valutare, il prospettare decisioni. Le Sante Scritture ci insegnano che si conosce con il cuore unito alla mente. È il cuore che ci fa percepire il senso delle cose, nella forma di un annuncio che la realtà porta in sé e con cui si entra in sintonia.”
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- L’epoca delle passioni tristi ha bisogno di un annuncio di bellezza (pp.13-14) “Il desiderio di bellezza è, però, spesso contrastato. Può essere infatti trascurato o addirittura negato. Chiamati a guardare in alto, non sempre sappiamo alzare lo sguardo (Cfr. Os 11,7). ...Negazione della bellezza mi permetto di aggiungere – sono la banalità, la volgarità e il cinismo. È il ridere di tutto e di tutti senza il minimo rispetto; l’insultare e l’offendere l’altro senza badare alle sue lacrime; l’infierire sulla debolezza altrui invece di difenderla con tenerezza; l’imbrattare e l’inquinare con spavalda arroganza gli ambienti in cui viviamo. Negazione della bellezza è il pensare unicamente a divertirsi senza domandarsi quale sarebbe il modo migliore di farlo; è lo stordirsi in ebbrezze passeggere e distruttive; è fare del consumo il fine del proprio vivere e la regola della socialità, ritenendo un prodotto più importante di un volto e mettendo prima il denaro e dopo gli affetti. Negazione della bellezza che viene da Dio è il guardare al mondo in una fredda logica tecnica e scientifica, fare dell’uomo un puro oggetto di analisi del mondo un laboratorio asettico; è non stupirsi più di fronte all’alba e al tramonto o al canto degli uccelli. Negazione della bellezza è l’estetismo fatuo, la vanità, la preoccupazione ossessiva per la propria immagine, la spasmodica ricerca del successo mediatico. Tutto questo passa presto, e in genere, lascia sul campo feriti e macerie. La vera bellezza si muove in direzione opposta, perché in essa vi è qualcosa di sostanzialmente misterioso, un segreto che ci oltrepassa e rimanda a un mondo immensamente più grande del nostro.”
- Il fascino del bene (pp. 43-46) “Si fa un gran parlare del male che c’è nel mondo e ci si interroga continuamente sul perché esista. Nulla da dire sulla serietà della domanda. Ma perché, almeno qualche volta, non ci interroghiamo sul bene? Perché non ci chiediamo come è possibile che nel mondo ci sia tanto bene? ….Da dove viene il bene che vediamo nel mondo? Come si giunge a compierlo? E ancor prima: che cos’è il bene? Come possiamo definirlo? …. i santi sono coloro che nella loro vita hanno fatto del bene. Non semplicemente hanno fatto bene, cioè si sono comportati bene, ma hanno fatto del bene o, forse meglio, hanno fatto il bene. Lo hanno fatto perché la loro coscienza a questo li ha spinti. La coscienza è infatti ciò che consente di riconoscere il bene e poi deciderlo. Essa è la voce della santità di Dio in noi. “
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Riscoprire la vita spirituale - Cos’è la vita spirituale? (pp.40-42)
“Per «spirituale» si deve infatti intendere ciò che è secondo lo Spirito di Dio, ciò che nell’uomo rimanda a Dio, ciò per cui l’umanità si riconosce e si percepisce a somiglianza di Dio. «Dio è spirito – aveva detto Gesù alla donna samaritana incontrata presso il pozzo di Sicar – e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24). Che l’uomo sia spirito ed abbia una vita spirituale vorrà dunque dire che egli, nella sua essenza, assomiglia a Dio, che viene da lui ed è destinato a vivere di lui e con lui, in piena coscienza e libertà. Tutto ciò in relazione alla totalità della sua persona: anima e corpo, mente e cuore. Nulla di ciò che è umano viene escluso dalla vita spirituale. … La vita spirituale è la nostra vita in Dio e per Dio, vita consapevole e libera, armonica e pacificata. È il frutto della nostra costante comunione con lo Spirito Santo e quindi, ultimamente, l’ambito in cui si esprime e si coltiva la nostra santità. … la vita spirituale ci si presenta come l’esistenza umana condotta in dialogo con lo Spirito Santo. Essa è connotata dalla permanente sintonia tra il nostro spirito e lo Spirito di Dio. Liberi e consapevoli, mentre affrontiamo con senso di responsabilità le circostanze del vivere quotidiano, sentiamo che il nostro mondo interiore e il nostro corpo operano in piena armonia, guidati da una sorta di ispirazione sapiente e amorevole. Le molteplici facoltà del nostro io vengono concordemente indirizzate verso l’obiettivo del bene, cioè verso la volontà di Dio, e ci appare chiaro che quel che accade è un evento di grazia di cui però noi stessi siamo protagonisti. Come tutto ciò possa avvenire è appunto il segreto della vita spirituale.”
- Il primato dell’interiorità (pp.34-37) “ Si tratta propriamente di compiere una lettura del nostro io, che però non dovrà avvenire in solitaria, ma con l’aiuto dello Spirito Santo. Una lettura dunque spirituale, che consenta di volgere su di noi uno sguardo lucido e insieme amorevole, onesto e costruttivo: simile appunto a quello che Dio
ci rivolge costantemente. … la presa di coscienza sempre più chiara delle dinamiche che presiedono al nostro operare e che lo possono condizionare. È indispensabile coltivare una simile consapevolezza per giungere al governo di se stessi e quindi fare una reale esperienza di libertà. … I santi sono certo persone libere, non sono né istintivi né superficiali. Sono uomini e donne di grande profondità, che conoscono bene il proprio mondo interiore e che, con l’aiuto dello Spirito Santo, lo governano. Non sono in balia di se stessi. Sanno quanto sia dura la battaglia che porta alla libertà interiore e come sia indispensabile compiere quel cammino di purificazione che il Signore Gesù così riassumeva in un insegnamento ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). “
- La dimensione vocazionale ( pp.46-49) “Tutti dunque sono chiamati alla santità: questo non è in discussione. Occorre invece capire bene in che modo ciascuno potrà diventare santo, perché – dice il Concilio – «ognuno lo è per la sua via». La santità è infatti varia e molteplice. Non tutti sono chiamati a santificarsi allo stesso modo. Sarà dunque importante che ciascun credente trovi la sua strada e faccia emergere il meglio di sé in rapporto a ciò che è. Cercare la strada della propria santificazione significa fare discernimento. È questa una parola destinata ad avere nei prossimi anni – così almeno auspica anche papa Francesco – una rilevanza sempre maggiore. Come bisogna intenderla? «Il discernimento – scrive papa Francesco nell’esortazione apostolica sulla santità – non è un’autoanalisi presuntuosa, una introspezione 10
egoista, ma una vera uscita da noi stessi verso il mistero di Dio, che ci aiuta a vivere la missione alla quale ci ha chiamato per il bene dei fratelli». Con il discernimento si giunge a prendere coscienza della propria chiamata che avviene nel corso stesso della vita, momento per momento. Ognuno di noi ha bisogno di concepire la totalità della sua vita come una missione, perché la vita è dono da donare e non prodotto da consumare in proprio. Ognuno di noi ha un posto nel mondo che nessuno occuperà e un compito che nessuno svolgerà al suo posto….. Lasciarsi vivere non è degno di noi. Occorre prendere in mano la propria esistenza, scegliere e decidere. Ma per far questo è necessario ascoltare, cercare, interrogarsi, valutare, capire, in una parola discernere. Oggi la vita offre enormi possibilità di azione e di distrazione e il mondo le presenta come se fossero tutte valide e buone. «Tutti, ma specialmente i giovani, – dice sempre papa Francesco – sono esposti a uno zapping costante […]. Egli [Gesù] ci chiama a esaminare quello che c’è dentro di noi – desideri, angustie, timori, attese – e quello che accade fuori di noi – i segni dei tempi – per riconoscere le vie della libertà piena» . Ci aiuterà molto in questo l’ascolto della Parola di Dio, accostata attraverso il metodo della lectio divina, e l’esperienza della vicinanza della Chiesa, nella forma della fraternità e dell’accompagnamento di maestri dello spirito”
testimonianza. È questo il versante visibile della santità. La santità plasma la vita, le conferisce una forma chiara e precisa, che attrae e lascia ammirati per la sua misteriosa bellezza. Potremmo parlare di una vita che si fa liturgia, che diviene un grande inno di lode a Dio. I santi rendono onore a Dio trasformando l’intera esistenza in un’offerta a lui gradita. È il «culto spirituale» di cui parla san Paolo ai cristiani di Roma: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1-2). Una vita luminosa: ecco il frutto visibile dello Spirito Santo in noi. Una vita che si presenta al mondo con semplicità ed è frutto della grazia che converte i cuori. Molti sono i riflessi di una vita visitata dalla bellezza che viene da Dio e rende simili al Signore Gesù Cristo. Veder descritti questi riflessi allarga il cuore e accende un vivo desiderio di farne esperienza. La presentazione della vita santificata dallo Spirito è già esperienza di bellezza, perché suscita in noi un istintivo movimento di identificazione. Non v’è modo migliore di descrivere la vita santificata nella sua dimensione visibile che cedere la parola ad alcuni testi della Sacra Scrittura. Si tratta, in particolare, di alcuni brani delle lettere di san Paolo….” “Nel cammino della santificazione vi sono delle tappe, come ben ci insegnano le Sacre Scritture, ma anche grandi maestri spirituali.... Il camOffrire una testimonianza mino di santità domanda anzitutto la conversione. attraente del vangelo Nell’intera Scrittura risuona continuamente l’invito alla conversione, cioè a un cambiamento radicale - L’alto profilo etico della vita redenta di vita che parta da una presa di coscienza della (pp. 31-34; 52-55) tremenda realtà del peccato. Il peccato va preso molto sul serio, perché è potenza distruttiva della “Quel che rimane impresso dei santi è il vita e compromette radicalmente la nostra espeloro modo di vivere. Chi li incontra non potrà più rienza della santità….” dimenticare le loro parole, i loro gesti, il loro atteggiamento, il tratto, lo stile, in una parola la loro
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- Un paradigma alternativo alla “monda- - La Chiesa come forma comunitaria nità” (pp. 55-59) della santità: liturgia e carità (pp.62-65; 77) “...Ma lo splendore della santità, là dove sorge, avrà sempre una straordinaria forza di salvezza. L’opera santificante dello Spirito consente ai credenti anzitutto di guadagnare uno sguardo lucido sul mondo e di formulare un giudizio onesto. Se consideriamo il mondo così come oggi ci si presenta, non possiamo in coscienza sentirci tranquilli. L’impressione è che non stiamo procedendo nella giusta direzione. Come ben affermato da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, un paradigma si sta imponendo in modo molto deciso: quello economico-tecnologico. Si tende a operare seguendo la regola del profitto a tutti i costi e si pone una tecnologia sempre più raffinata a servizio di un simile progetto, senza per altro mai dichiararlo. Dal canto suo, la tecnologia domanda e ottiene totale libertà di azione, escludendo ogni limitazione di tipo etico, sulla base di una presunta e assoluta autonomia della scienza. Gli effetti drammatici di un simile paradigma sono sotto i nostro occhi: un consumismo dilagante, la cultura dello scarto, il saccheggio delle risorse del creato. Ma anche un isolamento progressivo delle persone e un senso diffuso di insicurezza. Come qualcuno ha osservato, la nostra società si può paragonare a una enorme macchina altamente tecnologica lanciata a fortissima velocità non si sa verso dove. … La testimonianza che viene dai santi propone un paradigma alternativo, un modo di guardare il mondo che potremmo definire contemplativo-spirituale. È quello che papa Francesco indica nella sua enciclica quando presenta come modello san Francesco d’Assisi . Chi assume questo nuovo paradigma acquista uno sguardo che si sintonizza sulla bellezza, che è carico di rispetto e di gratitudine, che mette in primo piano le relazioni personali, che porta il peso delle fragilità dei più deboli, che promuove e difende la giustizia, che rifiuta la violenza, che punta sui grandi valori.” Occorre poi contestare e contrastare il mondo quando diventa “mondanità” che tende a intaccare la stessa Chiesa. Ciò accade – spiega papa Francesco – quando al posto della gloria del Signore si cerca la gloria umana,… “
“Purtroppo la santità della Chiesa non sempre trova riscontro nella condotta dei battezzati. Il peccato ferisce e sfigura anche la sposa di Cristo. … Quando invece la testimonianza dei suoi figli è vera – come nel caso dei santi ufficialmente proclamati tali – il mistero della Chiesa trova felice conferma. In essa la Chiesa si riconosce e si fa conoscere nella sua verità. Si presenta al mondo come «comunione dei santi», famiglia dei redenti, popolo di Dio, corpo del Cristo risorto, tempio di Dio, edificio santo composto da pietre vive. La santità della Chiesa trova una sua evidente e costante espressione nella santa liturgia. Partecipare alla liturgia cristiana – quando essa è celebrata nella verità – è motivo di profonda consolazione. La liturgia ha un proprio linguaggio ed è capace di condurci alle fonti del mistero che la Chiesa proclama e da cui proviene. La bellezza è parte costitutiva della liturgia e rinvia alla bellezza che è propria di Dio. Le parole, i gesti, il canto, i silenzi, i paramenti, gli arredi: tutto concorre a farci percepire nella fede la presenza e la potenza della grazia santificante. Dall’Eucaristia celebrata e dalla vita sacramentale scaturisce la carità della Chiesa, nella duplice forma della comunione fraterna e del servizio. Santità e carità, infatti, come abbiamo già avuto modo di ricordare, sono un tutt’uno. La Chiesa santa è la comunità di coloro che si amano come il Cristo li ha amati e che, nel suo nome, si pongono a servizio gli uni degli altri, ma anche del mondo. Fratelli e umili servitori: così prende corpo nella Chiesa la santità della carità. … La santità dell’amore si attua in concreto nella comunione che si fa servizio. Si diventa allora capaci di camminare uniti nel rispetto delle differenze, di mettere le proprie capacità a servizio di tutti, di far convergere le risorse di ciascuno verso il bene comune, senza nulla pretendere. Che cosa colpisce di più della vita della Chiesa quando la si guarda dall’esterno? Sicuramente la carità. Con i suoi due volti: la comunione reciproca e l’attenzione verso i più deboli….” 12
“I poveri sono i fratelli e le sorelle che più stanno a cuore al Signore e alla sua Chiesa. La santità senza la carità è una parola vuota. La carità, poi, trova la sua espressione primaria e necessaria nel servizio ai più deboli e disagiati. Il cibo, il vestito, la casa, il lavoro, ciò che è indispensabile a una vita dignitosa sarà sempre oggetto di attenzione primaria da parte delle comunità cristiane. Senza dimenticare gli altri bisogni, a questa carità dovremo anzitutto dedicarci: non potremo e non dovremo mai abituarci a vedere compromessa la dignità di chi ha un volto come lo abbiamo noi. Il nostro impegno – in verità già attento e generoso – continui nel prossimo anno pastorale con immutata intensità. Avremo modo di ritornare successivamente su questo aspetto decisivo della nostra testimonianza di fede e di santità anche con una riflessione più approfondita.”
menti nei quali dedicarsi totalmente ed esclusivamente alla preghiera. Lo spirito di preghiera esige tempi di preghiera, momenti nei quali raccogliersi in silenzio per discendere nel nostro mondo interiore e ascoltare la voce amica di Dio….”
Vivere una forte esperienza di preghiera
- Una scelta di campo per il prossimo anno pastorale (pp. 69-71)
“Avrei proprio desiderio che in quest’anno
- Un’esperienza unica e indispensabile pastorale ci dedicassimo particolarmente alla pre(pp. 65-68)
“Non esiste santità senza preghiera. … La preghiera è prima di tutto ed essenzialmente un movimento del cuore, un atteggiamento interiore permanente, un sentire Dio e un sentirsi di Dio in ogni momento. Come tale, la preghiera accompagna l’intera esistenza. È incessante. … Si adora Dio nel proprio cuore e con la propria mente in ogni istante e mentre si compie qualsiasi azione. …. ...Il desiderio di mantenersi in costante comunione con Dio porta necessariamente a riservare dei mo-
ghiera. Se la santità – come si è detto – non è un argomento o un tema da trattare, ma un’esperienza di vita, mi piacerebbe che ci impegnassimo insieme a darle concretezza proprio partendo dalla preghiera: una preghiera più intensa, più profonda, più costante. … semplicemente pregassimo, che lo facessimo il più possibile e nel migliore dei modi, che lo facessimo insieme, come Chiesa del Signore, ma anche personalmente, ciascuno nel segreto del suo cuore, ... dentro le stanze della propria casa, prima di recarci al lavoro, prima dei pasti … nelle riunioni … Tutto infatti noi compiamo nel nome del Signore: è bene che questo lo si esprima chiaramente ponendolo nell’orizzonte della preghiera. Vorrei, inoltre, che educassimo alla preghiera i nostri ragazzi e i nostri giovani, che la preghiera venisse considerata una priorità nel cammino dell’Iniziazione Cristiana e degli altri cammini educativi. … ….Affido ai presbiteri e ai consigli pastorali il compito di valutare in che misura questo potrà risultare possibile anche nelle comunità parrocchiali.”
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5. ALCUNE SCELTE PASTORALI PRIORITARIE PER IL PROSSIMO ANNO PASTORALE -Vivere un anno di intensa preghiera e compiere una verifica sul modo in cui nella nostra diocesi si prega e si educa alla preghiera. -Sviluppare una riflessione profonda e articolata sulla dimensione vocazionale della vita, soprattutto in relazione alla Pastorale Giovanile, pensando anche al Seminario diocesano e alla Vita Consacrata. “Considero la dimensione vocazionale essenziale in ordine all’azione pastorale della Chiesa. Avrei tanto piacere che in questo prossimo anno pastorale ci interrogassimo su come dare alla proposta di Pastorale Giovanile una connotazione sempre più vocazionale. … Conoscere personalmente i nostri ragazzi e le nostre ragazze, i nostri giovani; accompagnarli nel cammino di fede e di santificazione con una proposta che sia capace di coinvolgere anzitutto la loro interiorità; educarli a scegliere e a decidere ponendosi in ascolto della Parola di Dio; farli sentire parte viva della Chiesa e destinatari di una missione a favore del mondo: questo desidererei
fosse un obiettivo costante della nostra azione a favore delle nuove generazioni, in dialogo con lo Spirito del Signore.” -Valorizzare la Festa di Tutti i Santi (attenzione! Non è la commemorazione dei defunti che è il giorno dopo!) Attivarsi per promuovere una conoscenza sempre più profonda della figura di santità di Paolo VI e interrogarsi sulle condizioni per propiziare e sviluppare nei suoi confronti un’autentica devozione popolare. -Compiere un discernimento sinodale per giungere a decisioni importanti in ordine alle condizioni delle famiglie ferite, alla luce di Amoris Laetitia cap. VIII
ALCUNE SCELTE PASTORALI PRIORITARIE PER IL PROSSIMO ANNO PASTORALE NELLEPARROCCHIE DI BOTTICINO - ALLA LUCE DELLA LETTERA DEL VESCOVO: Come concretizzare questa scelta prioritaria nelle nostre parrocchie? - E’ maturata la convinzione che pregare non è solo “recitare” preghiere? Quale attenzione all’ascolto ( interiorità propria e di Dio?) - Si prega veramente nelle celebrazioni ? Quali tempi e spazi? All’inizio dei centri di ascolto quale valore si da alla preghiera? - Quali iniziative per pregare insieme e come Chiesa? - Quali iniziative per aiutare i più piccoli alla preghiera?
PREGARE IN PARROCCHIA 1- RISCOPRIRE, VALORIZZARE,QUALIFICARE E MIGLIORARE QUANTO GIA' SI FA' Le occasioni di preghiera che coinvolgono la comunità cristiana non sono poche: - Celebrazioni Eucaristiche (S.Messe) - 24 ore per i Signore. Due giornate in quaresima di adorazione eucaristica con un pellegrinaggio penitenziale a un santuario. - Giornate Eucaristiche (Quarantore). In occasione della festa del Corpus Domini due giornate di preghiera davanti a Gesù Eucarestia 14
- Venerdì di quaresima. Preghiera serale di adorazione alla croce nelle chiese parrocchialee Via crucia nella chiesa del villaggio nel pomeriggio. - Preghiera di adorazione guidata il lunedì sera alle ore 20,30 a Botticino Sera. - Sussidio quaresimale distribuito in ogni famiglia per la prehiera in ogni giorno della quaresima. - Sussidio Avvento per le famiglie ICFR in preparazione al Natale - Preghiera prima degli incontr i (Centri Ascolto, catechesi, riunioni...) - Con gli ammalati quando i Ministri della Comunione portano l'Eucarestia. - Veglie funebri ( con i familiari del defunto) 2- COSA SI POTREBBE FARE DI PIU' E/O MEGLIO Non è scontato che si sappia pregare. E' importante in ogni ocasione aiutare a entrare in dialogo intimo con il Signore.
- Celebrazioni Eucaristiche (S.Messe) Le preghiere, i canti, i silenzi e i segni siano riscoperti e vissuti come vero incontro di dialogo con il Signore. - Preghiera liturgica prima delle Messe. Prima della celebrazione pregare con le lodi o i vespri lasciando anche tempo di silenzio. - Funerali In chiesa, nell'attesa del defunto, pregare con i salmi appositi della liturgia funebre - Presso l'abitazione degli ammalati. Nel visitare l'ammalato prega insieme - Incontri gnitori ICFR e Incontri di catechismo All'inizio o al termine del l'incontro domenicale pregare insieme - genitori e bambini - in chiesa. 3- IN FAMIGLIA A partire dalla quotidianità e dalle relazioni familiare sperimentare la presenza del Signore. Valorizzare la benedizione dei figli impartita dai genitori.
ANNO 2019 ANNO DI GRAZIA L'anno 2019 è un anno importante per le comunità di Botticino in quanto ricorre: - il 10° anniversario della costituzione della nostra Unità Pastorale; - il 10° anniversario della canonizzazione di s. Arcangelo Tadini. Due momenti importanti che impegneranno le comunità dal punto di vista liturgico, catechetico e celebrativo. Non mancheranno i momenti di festa, che impegneranno le varie realtà ecclesiali, le associazioni, le istituzioni e tutto Botticino. 15
Vorrei che camminassimo insieme nella santità
Mi pare una esagerazione! Il Vescovo Pierantonio ci propone questo orizzonte: "Vorrei che camminassimo insieme nella santità" e la reazione immediata è di sorpresa da una parte e di timore dall’altra. Sorpresa perché l’invito èsenza fronzoli, immediato e schietto, non permette di indugiare o scegliere vie più comode, facili, verificabili e scontate; timore perché l’invito può suonare talmente ardito da ingenerare facili alibi per chiamarsi fuori: non fa per me, non sono capace, è una “pia esortazione”, ci penserò più tardi, magari in una stagione diversa della vita. Il Vescovo Pierantonio si esprime con garbo, delicatezza, decisione: dice “vorrei”, ovvero esprime un desiderio, non opta per un comando, un imperativo. Nel “vorrei” c’è l’espressione di ciò che è percepito come desiderabile, bello, attraente, luminoso. Poi è un invito a camminare, non indica il traguardo, ma il percorso, la strada, il
sentiero: è la grande parabola della vita, si intuisce che “il cammino” ne è la metafora più vera, sensibile e sensata; poi si cammina “insieme” e questo aspetto mi piace, perché tutto ciò che si fa e si compie insieme ha tutto un altro sapore. Probabilmente perché le paure più grandi trovano eco e si amplificano nell’essere soli; quando si è soli, abbandonati, emarginati, esclusi, la nostra umanità ne esce profondamente ferita, umiliata, quasi mutilata, lo abbiamo sperimentato molte volte e in modi diversi: nella solitudine non c’è mai gioia. Allora si cammina insieme, si procede con i fratelli, le sorelle, gli amici, la compagnia, il gruppo, la famiglia, il popolo, l’umanità: si cerca il passo giusto per non lasciare indietro nessuno, si cerca sicurezza in coloro che già conoscono un po’ la strada, si scrutano le mappe e il cielo per non perdersi e per fare il punto del cammino. Se ci pensiamo bene, il cammino che il Vescovo propone indica la santità non come meta, ma come condizione nella quale procedere. Questa 16
notizia, forse, ci aiuta a maturare un’idea e una verità diversa sui santi: fin da bambini abbiamo imparato a conoscere i santi, quelli sulle immaginette, quelli con l’aureola, quelli insuperabili per bravura, capacità, spiritualità, carità, fede e speranza; ci sono santi a cui siamo particolarmente affezionati perché ne portiamo il nome, o perché i nostri catechisti e educatori ce li hanno presentati con particolare efficacia, oppure perché abbiamo vissuto alcune esperienze di pellegrinaggio verso mete che custodiscono le loro spoglie. Penso a quando con stupore e meraviglia ho visitato per la prima volta Assisi, oppure al fascino del cammino verso Santiago de Compostela, oppure il clima del mese di esercizi secondo lo stile di S.Ignazio di Loyola: luoghi, esperienze, storie che ci dicono la grandezza dei santi. Ma non nascondiamocelo, i santi sono morti, vengono riconosciuti tali anche decenni dopo il loro percorso di vita: questa evidenza, in modo istintivo orienta il nostro pensiero a secoli passati, a condizioni diversissime dalle nostre e consegna i santi ad una dimensione inarrivabile, distante, impossibile. Diventare santo? Troppo difficile! Troppo elevato! Semplicemente troppo! Non fa per me! Possiamo essere indotti a pensare che ciò che riguarda i santi sia chiuso in un passato lontano, oppure è una propensione da affidare ad un futuro che appare indistinto, nebuloso, lontano e differibile.
Che bello! Ma il Vescovo dice che la santità coinvolge il cammino, non è la meta, ma è la strada e questo ci riguarda, eccome! Perché nel cammino della vita ci siamo tutti e la santità è davvero lo spazio vitale in cui muoverci. “Vorrei che camminassimo insieme nella santità” non è solo il desiderio del Vescovo Pierantonio, ma in modo più ampio e universale è il sogno di Dio sull’uomo, è la parola con la quale Dio ci dice che possiamo essere liberi da tutto ciò che offende, intristisce, ferisce, mortifica e disonora l’umanità. Questo sogno di Dio diviene proposta e offerta: credo che ogniqualvolta siamo capaci di trasformare la vita di qualche nostro fratello e sorella liberandola dalla tristezza, abbiamo compiuto un’azione santa, abbiamo fatto un passo nella direzione che ci avvicina a Dio. Non servono azioni eroiche, leggendarie, mitiche, basta solo agire con la semplice e disarmante consapevolezza che “è possibile anche per me”! Siamo cercatori instancabili di gioia, in modo inconsapevole sentiamo l’attrazione della bellezza perché un’intuizione profonda ci dice che, laddove c’è bellezza, sperimenterò la gioia: perché questa gioia non sia ingannevole, illusoria e deludente dovrò educare il mio cuore a non voler possedere, a superare la brama di chi è solo capace di dire “è mio!”.
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Vorrei che camminassimo insieme nella santità I santi hanno vissuto una vita bella: non una vita facile. Se cerco una vita facile allora è meglio stare fermo, non decidere, isolarmi dagli altri, pensare e agire solo per me stesso: ma tutto ciò apre le porte alla facile tristezza, alla noia, alla pigrizia, alla rassegnazione.
Altro che talent show! In questi ultimi anni si sono moltiplicate le proposte genericamente riassunte nell’espressione: Talent show. I canali televisivi tematici, i rimandi sui social dove vengono riproposti i video più emozionanti, ci raccontano il percorso avvincente di chi vuole poter dimostrare di essere il numero uno. Il cuoco più abile, il ballerino o la cantante emergente, il top manager più geniale, il miglior pasticcere, ristoratore, artista si giocano tutto di fronte ai giudici e ad un pubblico esigente che in pochi minuti o nel giro di qualche puntata decide se sei una star o se sei una nullità, un mediocre. Questi programmi hanno successo, confezionano storie avvincenti e coinvolgenti perché nella prova dell’altro è come se mettessimo alla prova anche noi stessi di fronte a dei modelli - i giudici - tenuti in considerazione come modelli assoluti da emulare o di fronte ad altri anonimi che ne certifichino il successo. Modello e pubblico sono i paradigmi sui quali verificare se valgo qualcosa! Ci sorprendiamo a voler essere come qualcun altro per poter piacere a tutti. Vivere la santità è un’altra cosa, altro che talent show! Il Signore non ti chiede: hai vissuto povero come S. Francesco, contemplativo come S. Teresa, resistente come S. Lorenzo, orante come S. Ignazio, deciso come S. Paolo ? No, il Signore mi chiede se oggi sono stato fedele alla unicità e irripetibilità della mia vita, se oggi ho vissuto fino in fondo la bellezza del mio volto, se oggi ho moltiplicato il talento che Lui mi ha donato. Il Vescovo dice “la santità dei volti è la santità di ognuno di noi nella sua
Non servono con la semplice
azioni consapevolezza eroiche, che “è possibile leggendarie, anche per me”! basta agire singolare identità e nella sua originalità.” Mi piace questo passaggio della lettera pastorale, perché mi spinge e mi incoraggia ad essere sempre me stesso in relazione con il Signore, in relazione con l’unicità degli altri. Forse il più bel “talent show” a cui partecipare è la Festa di tutti i santi, il 1 novembre, perché in essa celebriamo la luce dei volti che hanno attraversato i secoli e la storia e accogliamo in modo sensibile la possibilità che questa via luminosa sia percorribile anche per noi, ovunque noi siamo, in qualunque condizione di vita.
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Come si fa?
“donna di preghiera”, ti sarai accorto della capacità di stare dentro alle situazioni del mondo in modo sorprendente, libero, aperto. Chi non ha ancora aperto gli occhi dello spirito è immancabilmente legato alla materia, ragiona solo ed esclusivamente con ciò che è pesa bile,misurabile,quantificabile, sperimentabile. Quest’anno proveremo a pregare insieme: non faremo della preghiera un oggetto di dotte spiegazioni, non proporremo l’impegno ad imparare nuove formule, ma proveremo a imparare a pregarepregando, pregando insieme, pregando spesso. Lo spirito di preghiera è un dono da chiedere; solitamente chiedo qualcosa, quando ne ho intuito l’importanza e mi sono lasciato conquistare dalla bellezza: chiedere di aprire gli occhi interiorimi pare affascinate e attraente. Come cambieranno i miei giudizi, le mie opinioni, le mie attese dopo aver pregato? Sarà bello aiutarci ad aprire gli occhi, a incoraggiarci condividendo la bellezza della preghiera, per poter scrutare la Via lungo la quale il Signore ci chiede di camminare insieme; perché la santità non sia una prospettiva così lontana, ma sia la misura che dà senso al passo che oggi ci attende.
La Via luminosa c’è, esiste, è bella, interessante, attraente, nuova, aperta! La Via c’è, ma non la vedo! Come imparare a riconoscerla? Come intraprenderla? Come indicarla agli altri compagni di viaggio? Abbiamo bisogno di aprire gli occhi, di comprendere che lo sguardo non è meramente ciò che l’occhio trasmette all’intelletto: c’è uno sguardo diverso, interiore, profondo, è lo sguardo capace di “vedere l’invisibile”, di “sentire lo Spirito”, di “toccare l’immateriale”! Questo sguardo lo si apprende, lo si accresce solo nella preghiera. Anche in questo passaggio il Vescovo Pierantonio è molto preciso: “Vorrei che non parlassimo troppo della preghiera ma che semplicemente pregassimo, che lo facessimo il più possibile e nel migliore dei modi, che lo facessimo insieme, come Chiesa del Signore, ma anche personalmente, ciascuno nel segreto del suo cuore, nel raccoglimento di momenti a questo dedicati, dentro la stanza della propria casa, prima di recarci al lavoro, a scuola, prima dei pasti, all’inizio e alla fine delle giornate.” Abbiamo bisogno di alleanza perché ci lasciamo guidare in questo itinerario: se mai ti è capitato di incontrare un “uomo spirituale”, una
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Sinodo Giovani: ecco cosa dice il Documento Finale Tre parti, 12 capitoli, 167 paragrafi, 60 pagine: così si presenta il Documento finale della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il testo è stato approvato nel pomeriggio del 27 ottobre nell’Aula del Sinodo. Il Documento è stato consegnato nelle mani del Papa che ne ha, poi, autorizzato la pubblicazione È l’episodio dei discepoli di Emmaus, narrato dall’evangelista Luca, il filo conduttore del Documento finale del Sinodo dei giovani. Letto in Aula a voci alterne dal Relatore generale, Card. Sérgio da Rocha, dai Segretari speciali, padre Giacomo Costa e don Rossano Sala, insieme a Mons. Bruno Forte, membro della Commissione per la Redazione del testo, il Documento è complementare all’Instrumentum laboris del Sinodo, del quale riprende la suddivisione in tre parti. Accolto da un applauso, il testo – ha detto il Card. da Rocha – è “il risultato di un vero e proprio lavoro di squadra” dei Padri Sinodali, insieme agli altri partecipanti al Sinodo e “in modo particolare ai giovani”. Il Documento raccoglie, quindi, i 364 modi, ovvero emendamenti, presentati. “La maggior parte di essi – ha aggiunto il Relatore generale – sono stati precisi e costruttivi”.
“Camminava con loro”
In primo luogo, dunque, il Documento finale del Sinodo guarda al contesto in cui vivono i giovani, evidenziandone punti di forza e sfide. Tutto parte da un ascolto empatico che, con umiltà, pazienza e disponibilità, permetta di dialogare veramente con la gioventù, evitando “risposte preconfezionate e ricette pronte”. I giovani, infatti, vogliono essere “ascoltati, riconosciuti, accompagnati” e desiderano che la loro voce sia “ritenuta interessane e utile in campo sociale ed ecclesiale”. Non sempre la Chiesa ha avuto questo atteggiamento, riconosce il Sinodo: spesso sacerdoti e vescovi, oberati da molti impegni, faticano a trovare tempo per
il servizio dell’ascolto. Di qui, la necessità di preparare adeguatamente anche laici, uomini e donne, che siano in grado di accompagnare le giovani generazioni. Di fronte a fenomeni come la globalizzazione e la secolarizzazione, inoltre, i ragazzi si muovono verso una riscoperta di Dio e della spiritualità e ciò deve essere uno stimolo, per la Chiesa, a recuperare l’importanza del dinamismo della fede.
La scuola e la parrocchia
Un’altra risposta della Chiesa alle domande dei giovani arriva dal settore educativo: le scuole, le università, i collegi, gli oratori permettono una formazione integrale dei ragazzi, offrendo al contempo una testimonianza evangelica di promozione umana. In un mondo in cui tutto è connesso- famiglia, lavoro, tecnologia, difesa dell’embrione e del migrante- i vescovi definiscono insostituibile il ruolo svolto da scuole ed università dove i giovani trascorrono molto tempo. Le istituzioni educative cattoliche in particolare sono chiamate ad affrontare il rapporto tra la fede e le domande del mondo contemporaneo, le diverse prospettive antropologiche, le sfide scientificotecniche, i cambiamenti del costume sociale e l’impegno per la giustizia. Anche la parrocchia ha il suo ruolo: “Chiesa nel territorio”, essa necessita di un ripensamento nella sua vocazione missionaria, poiché spesso risulta poco significativa e poco dinamica, soprattutto nell’ambito della catechesi. 20
I migranti, paradigma del nostro tempo
Il Documento sinodale si sofferma, poi, sul tema dei migranti, “paradigma del nostro tempo” in quanto fenomeno strutturale, e non emergenza transitoria. Molti migranti sono giovani o minori non accompagnati, in fuga da guerre, violenze, persecuzioni politiche o religiose, disastri naturali, povertà, e finiscono per diventare vittime di tratta, droga, abusi psicologici e fisici. La preoccupazione della Chiesa è soprattutto per loro – dice il Sinodo – nell’ottica di un’autentica promozione umana che passi attraverso l’accoglienza di rifugiati e profughi, e sia punto di riferimento per i tanti giovani separati dalle loro famiglie d’origine. Ma non solo: i migranti – ricorda il Documento – sono anche un’opportunità di arricchimento per le comunità e le società in cui arrivano e che possono essere rivitalizzate da essi. Risuonano, quindi, i verbi sinodali “accogliere, proteggere, promuovere, integrare” indicate da Papa Francesco per una cultura che superi diffidenze e paure. I vescovi chiedono anche più impegno nel garantire a chi non vorrebbe migrare il diritto effettivo di rimanere nel proprio Paese. L’attenzione del Sinodo va inoltre a quelle Chiese che sono minacciate, nello loro esistenza, dalle emigrazioni forzate e dalle persecuzioni subite dai fedeli.
Fermo impegno contro tutti i tipi di abuso. Fare verità e chiedere perdono Ampia, poi, la riflessione sui “diversi tipi di abuso” (di potere, economici, di coscienza, sessuali) compiuti da alcuni vescovi, sacerdoti, religiosi e laici: nelle vittime – si legge nel testo – essi provocano sofferenze che “possono durare tutta la vita e a cui nessun pentimento può porre rimedio”. Di qui, il richiamo del Sinodo al “fermo impegno per l’adozione di rigorose misure di prevenzione che ne impediscano il ripetersi, a partire dalla selezione e dalla formazione di coloro a cui saranno affidati compiti di responsabilità ed educativi”. Bisognerà, dunque, sradicare quelle forme
– come la corruzione o il clericalismo – su cui tali tipi di abusi si innestano, contrastando anche la mancanza di responsabilità e trasparenza con cui molti casi sono stati gestiti. Al contempo, il Sinodo si dice grato a tutti coloro che “hanno il coraggio di denunciare il male subito”, perché aiutano la Chiesa a “prendere coscienza di quanto avvenuto e della necessità di reagire con decisione”. “La misericordia, infatti, esige la giustizia”. Non vanno però dimenticati i tanti laici, sacerdoti, consacrati e vescovi che ogni giorno si dedicano, con onestà, al servizio dei giovani, i quali possono davvero offrire “un prezioso aiuto” per una “riforma di portata epocale” in questo ambito.
La famiglia “Chiesa domestica”
Ulteriori temi presenti nel Documenti riguardano la famiglia, principale punto di riferimento per i giovani, prima comunità di fede, “Chiesa domestica”: il Sinodo richiama, in particolare, il ruolo dei nonni nell’educazione religiosa e nella trasmissione della fede, e mette in guardia dall’indebolimento della figura paterna e da quegli adulti che assumono stili di vita “giovanilistici”. Oltre alla famiglia, per i giovani conta molto l’amicizia con i loro coetanei, perché permette la condivisione della fede e l’aiuto reciproco nella testimonianza.
Promozione della giustizia contro la “cultura dello scarto”
Il Sinodo si sofferma, poi, su alcune forme di vulnerabilità vissute dai giovani in diversi settori: nel lavoro, dove la disoccupazione rende povere le giovani generazioni, minandone la capacità di sognare; le persecuzioni fino alla morte; l’esclusione sociale per ragioni religiose, etniche o economiche; la disabilità. Di fronte a questa “cultura dello scarto”, la Chiesa deve lanciare un appello alla conversione ed alla solidarietà,
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espressione di sé, ma azione di Cristo e della Chiesa”. Le giovani generazioni, inoltre, vogliono essere protagoniste della vita ecclesiale, mettendo a frutto i propri talenti, assumendosi responsabilità. Soggetti attivi dell’azione pastorale, essi sono il presente della Chiesa, vanno incoraggiati a partecipare alla vita ecclesiale, e non ostacolati con autoritarismo. In una Chiesa capace di dialogare in modo meno paternalistico e più schietto, infatti, i ragazzi sanno essere molto attivi nell’eArte, musica e sport, “risorse pastorali” vangelizzazione dei loro coetanei, esercitando un vero Anche il mondo dello sport e della musica offre ai apostolato che va sostenuto e integrato nella vita delle giovani la possibilità di esprimersi al meglio: nel primo comunità. caso, la Chiesa invita a non sottovalutare le potenzialità educative, formative ed inclusive, dell’attività sportiva; “Si aprirono i loro occhi” nel caso della musica, invece, il Sinodo punta sul suo Dio parla alla Chiesa e al mondo attraverso i giovaessere “risorsa pastorale” che interpella anche ad un ni, che sono uno dei “luoghi teologici” in cui il Signorinnovamento liturgico, perché i giovani hanno il de- re si fa presente. Portatrice di una sana inquietudine siderio di una “liturgia viva”, autentica e gioiosa, mo- che la rende dinamica – si legge nella seconda parte mento di incontro con Dio e con la comunità. I giovani del Documento - la gioventù può essere “più avanti dei apprezzano celebrazioni autentiche in cui la bellezza pastori” e per questo va accolta, rispettata, accompadei segni, la cura della predicazione e il coinvolgimento gnata. Grazie ad essa, infatti, la Chiesa può rinnovarsi, comunitario parlano realmente di Dio”: vanno aiutati scrollandosi di dosso “pesantezze e lentezze”. Di qui, il quindi a scoprire il valore dell’adorazione eucaristi- richiamo del Sinodo al modello di “Gesù giovane tra i ca e a comprendere che “la liturgia non è puramente giovani” e alla testimonianza dei santi, tra i quali si annoverano tanti ragazzi, profeti di cambiamento.
divenendo un’alternativa concreta alle situazioni di disagio. Sul fronte opposto, non mancano invece i settori in cui l’impegno dei giovani riesce ad esprimersi con originalità e specificità: ad esempio, il volontariato, l’attenzione ai temi ecologici, l’impegno in politica per la costruzione del bene comune, la promozione della giustizia, per la quale i ragazzi chiedono alla Chiesa “un impegno deciso e coerente”.
Missione e vocazione
Un’altra “bussola sicura” per la gioventù è la missione, dono di sé che porta ad una felicità autentica e duratura: Gesù, infatti, non toglie la libertà, ma la libera, perché la vera libertà è possibile solo in relazione alla verità e alla carità. Strettamente legato al concetto di missione, c’è quello di vocazione: ogni vita è vocazione in rapporto a Dio, non è frutto del caso o un bene privato da gestire in proprio – afferma il Sinodo 22
ed ogni vocazione battesimale è una chiamata per tutti alla santità. Per questo, ciascuno deve vivere la propria vocazione specifica in ogni ambito: la professione, la famiglia, la vita consacrata, il ministero ordinato e il diaconato permanente, che rappresenta “una risorsa” da sviluppare ancora pienamente.
L’accompagnamento
Accompagnare è una missione per la Chiesa da svolgere a livello personale e di gruppo: in un mondo “caratterizzato da un pluralismo sempre più evidente e da una disponibilità di opzioni sempre più ampia”, ricercare insieme ai giovani un percorso mirato a compiere scelte definitive è un servizio necessario. Destinatari sono tutti i giovani: seminaristi, sacerdoti o religiosi in formazione, fidanzati e giovani sposi. La comunità ecclesiale è luogo di relazioni e ambito in cui nella celebrazione eucaristica si viene toccati, istruiti e guariti da Gesù stesso. Il Documento Finale evidenza l’importanza del sacramento della Riconciliazione nella vita di fede e sprona genitori, insegnanti, animatori, sacerdoti ed educatori ad aiutare i giovani, attraverso la Dottrina sociale della Chiesa, ad assumersi responsabilità in ambito professionale e sociopolitico. La sfida in società sempre più interculturali e multireligiose, è indicare nel rapporto con la diversità un’occasione di arricchimento reciproco e comunione fraterna.
No a moralismi e false indulgenze, sì a correzione fraterna
Il Sinodo quindi promuove un accompagnamento integrale centrato su preghiera e lavoro interiore che valorizzi anche l’apporto della psicologia e della psicoterapia, quando aperte alla trascendenza. “Il celibato per il Regno” – si raccomanda – dovrebbe essere inteso come “dono da riconoscere e verificare nella libertà, gioia, gratuità e umiltà”, prima della scelta definitiva. Si punti ad accompagnatori di qualità: persone equili-
brate, di ascolto, fede, preghiera, che si siano misurate con le proprie debolezze e fragilità e siano per questo accoglienti “senza moralismi e false indulgenze”, sapendo correggere fraternamente, lontani da atteggiamenti possessivi e manipolatori. “Questo profondo rispetto – si legge nel testo – sarà la migliore garanzia contro i rischi di plagio e abusi di ogni genere”.
L’arte di discernere
“La Chiesa è l’ambiente per discernere e la coscienza – scrivono i Padri Sinodali - è il luogo nel quale si coglie il frutto dell’incontro e della comunione con Cristo”: il discernimento, attraverso “un regolare confronto con una guida spirituale”, si presenta quindi come il sincero lavoro della coscienza”, “può essere compreso solo come autentica forma di preghiera” e “richiede il coraggio di impegnarsi nella lotta spirituale”. Banco di prova delle decisioni assunte sono la vita fraterna e il servizio ai poveri. I giovani sono, infatti, sensibili alla dimensione della diakonia.
“Partirono senza indugio”
Maria Maddalena, prima discepola missionaria, guarita dalle ferite, testimone della Resurrezione è l’icona di una Chiesa giovane. Fatiche e fragilità dei giovani “ci aiutano ad essere migliori, le loro domande – si legge – ci sfidano, le critiche ci sono necessarie perché non di rado attraverso di esse la voce del Signore ci chiede conversione e rinnovamento”. Tutti i giovani, anche quelli con diverse visioni di vita, nessuno escluso, sono nel cuore di Dio. I Padri mettono in luce il dinamismo costitutivo della sinodalità, ovvero il camminare insieme: il termine dell’Assemblea e il documento finale sono solo una tappa perché le condizioni concrete e le necessità urgenti sono diverse tra Paesi e continenti. Di qui l’invito alle Conferenze Episcopali e alle Chiese particolari a proseguire il processo di discernimento con lo scopo di elaborare soluzioni pastorali specifiche.
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28 ottobre 2018
Lettera dei padri sinodali ai giovani A voi, giovani del mondo, ci rivolgiamo noi padri sinodali, con una parola di speranza, di fiducia, di consolazione. In questi giorni ci siamo riuniti per ascoltare la voce di Gesù, «il Cristo eternamente giovane», e riconoscere in Lui le vostre molte voci, le vostre grida di esultanza, i lamenti, i silenzi. Sappiamo delle vostre ricerche interiori, delle gioie e delle speranze, dei dolori e delle angosce che costituiscono la vostra inquietudine. Desideriamo che adesso ascoltiate una parola da noi: vogliamo essere collaboratori della vostra gioia affinché le vostre attese si trasformino in ideali. Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vostra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza e nella storia umana. Le nostre debolezze non vi scoraggino, le
Sinodalità, stile missionario
“Sinodalità” è uno stile per la missione che sprona a passare dall’io al noi e a considerare la molteplicità di volti, sensibilità, provenienze e culture diverse. In questo orizzonte vanno valorizzati i carismi che lo Spirito dona a tutti evitando il clericalismo che esclude molti dai processi decisionali e la clericalizzazione dei laici che frena lo slancio missionario. L’autorità – è l’auspicio – sia vissuta in un’ottica di servizio. Sinodali siano anche l’approccio al dialogo interreligioso ed ecumenico mirato alla conoscenza reciproca e all’abbattimento
fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia. La Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuove, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superficialità, dello scoraggiamento. Quando il mondo, che Dio ha tanto amato da donargli il suo Figlio Gesù, è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piacere e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità, la giustizia. Per un mese abbiamo camminato insieme con alcuni di voi e molti altri legati a noi con la preghiera e l’affetto. Desideriamo continuare ora il cammino in ogni parte della terra ove il Signore Gesù ci invia come discepoli missionari. La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita.
Siete il presente, siate il futuro più luminoso.
di pregiudizi e stereotipi, e il rinnovamento della vita comunitaria e parrocchiale perché accorci le distanze giovani-Chiesa e mostri l’intima connessione tra fede ed esperienza concreta di vita. Formalizzata la richiesta più volte avanzata in Aula di istituire, a livello di Conferenze Episcopali, un “Direttorio di pastorale giovanile in chiave vocazionale” che possa aiutare i responsabili diocesani e gli operatori locali a qualificare la loro formazione ed azione con e per i giovani”, contribuendo a superare una certa frammentazione della pastorale della Chiesa. Ribadita l’importanza delle Gmg così come quella di centri giovanili ed oratori che però necessitano di essere ripensati.
La sfida digitale
Ci sono alcune sfide urgenti che la Chiesa è chiamata a cogliere. Il Documento Finale del Sinodo affronta la missione nell’ambiente digitale: parte integrante della realtà quotidiana dei giovani, “piazza” in cui essi trascorrono molto tempo e si incontrano facilmente, luogo irrinunciabile per raggiungere e coinvolgere i ragazzi anche nelle attività pastorali, il 24
Corpo, sessualità e affettività
web presenta luci ed ombre. Se da una parte, infatti, permette l’accesso all’informazione, attiva la partecipazione sociopolitica e la cittadinanza attiva, dall’altra presenta un lato oscuro – il così detto dark web – in cui si riscontrano solitudine, manipolazione, sfruttamento, violenze, cyberbullismo, pornografia. Di qui, l’invito del Sinodo ad abitare il mondo digitale, promuovendone le potenzialità comunicative in vista dell’annuncio cristiano, e ad “impregnare” di Vangelo le sue culture e dinamiche. Si auspica la creazione di Uffici e organismi per la cultura e l’evangelizzazione digitale che, oltre a “favorire lo scambio e la diffusione di buone pratiche, possano gestire sistemi di certificazione dei siti cattolici, per contrastare la diffusione di fake news riguardanti la Chiesa”, emblema di una cultura che “ha smarrito il senso della verità”, incoraggiando la promozione di “politiche e strumenti per la protezione dei minori sul web”.
Quindi, il Documento si sofferma sul tema del corpo, dell’affettività, della sessualità: di fronte a sviluppi scientifici che sollevano interrogativi etici, a fenomeni come la pornografica digitale, il turismo sessuale, la promiscuità, l’esibizionismo on line, il Sinodo ricorda alle famiglie e alle comunità cristiane l’importanza di far scoprire ai giovani che la sessualità è un dono. Spesso la morale sessuale della Chiesa è percepita come “uno spazio di giudizio e di condanna”, mentre i ragazzi cercano “una parola chiara, umana ed empatica” ed “esprimono un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità”. I vescovi riconoscono la fatica della Chiesa nel trasmettere nell’attuale contesto culturale “la bellezza della visione cristiana della corporeità e della sessualità”: è urgente ricercare “modalità più adeguaRiconoscere e valorizzare donne nella so- te, che si traducano concretamente nell’elaborazione di cammini formativi rinnovati”. “Occorre proporre ai cietà e nella Chiesa Il Documento evidenzia anche la necessità di un giovani un’antropologia dell’affettività e della sessualità maggiore riconoscimento e valorizzazione delle don- capace di dare il giusto valore alla castità” per la crescine nella società e nella Chiesa, perché la loro assenza ta della persona, “in tutti gli stati di vita”. In tal senso si chiede di prestare attenzione alla formazione di operaimpoverisce il dibattito ed il cammino ecclesiale: urge un cambiamento da parte di tutti – si legge – anche a partire da una riflessione sulla reciprocità tra i sessi. Si auspicano “una presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità” ed una “partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato”. “Si tratta di un dovere di giustizia” – afferma il documento – che trova ispirazione in Gesù e nella Bibbia.
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tori pastorali che risultino credibili e maturi da un punto di vista affettivo-sessuale. Il Sinodo constata inoltre l’esistenza di “questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale. Tra queste emergono quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali”. “Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale”. Ugualmente – prosegue il documento – il Sinodo “riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità uomo-donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro orientamento sessuale”. Allo stesso tempo si raccomanda di “favorire” i “percorsi di accompagnamento nella fede, già esistenti in molte comunità cristiane”, di “persone omosessuali”. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé”.
Accompagnamento vocazionale
Tra le altre sfide segnalate dal Sinodo c’è anche quella economica: l’invito dei Padri è ad investire tempo e risorse sui giovani con la proposta di offrire loro un periodo destinato alla maturazione della vita cristiana adulta che “dovrebbe prevedere un distacco prolungato dagli ambienti e delle relazioni abituali”. Inoltre, mentre si auspica un accompagnamento prima e dopo il matrimonio, si incoraggia la costituzione di equipe educative, che includano figure femminili e coppie cristiane, per la formazione di seminaristi e consacrati anche al fine di superare tendenze al clericalismo. Speciale
attenzione viene chiesta nell’accoglienza dei candidati al sacerdozio che a volte avviene “senza una conoscenza adeguata e rilettura approfondita della loro storia”: “l’instabilità relazionale e affettiva, e la mancanza di radicamento ecclesiali sono segnali pericolosi. Trascurare la normativa ecclesiale a questo riguardo – scrivono i Padri Sinodali – costituisce un comportamento irresponsabile, che può avere conseguenze molto gravi per la comunità cristiana”.
Chiamati alla santità
“Le diversità vocazionali – conclude il Documento Finale del Sinodo sui giovani – si raccolgono nell’unica e universale chiamata alla santità. Purtroppo il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa piuttosto che ravvivato dalla santità dei suoi membri”, per questo la Chiesa è chiamata ad “un cambio di prospettiva”: attraverso la santità di tanti giovani disposti a rinunciare alla vita in mezzo alle persecuzioni pur di mantenersi fedeli al Vangelo, può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico.
Il dono del Papa ai partecipanti al Sinodo
Infine, come ricordo del Sinodo dei Giovani, il Santo Padre ha fatto dono a tutti i partecipanti di una formella in bronzo in bassorilievo, raffigurante Gesù e il giovane discepolo amato. Si tratta di un’opera dell’artista italiano Gino Giannetti, coniata dalla Zecca dello Stato della Città del Vaticano, emessa in soli 460 esemplari.
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Di seguito le parole che il Santo Padre Francesco ha pronunciato a braccio nel corso dellultima Congregazione generale della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo”: Anch’io devo dire grazie, a tutti. Al Cardinale Baldisseri, a Mons. Fabene, ai Presidenti delegati, al Relatore, ai Segretari speciali – ho detto che avevano “lasciato la pelle” nel documento preparatorio; adesso credo che lascino a noi le ossa, perché hanno perso tutto! –; grazie agli esperti: abbiamo visto come si passa da un testo martire a una commissione martire, quella di redazione, che ha fatto questo con tanto sforzo e tanta penitenza. Grazie. Grazie a tutti voi, agli uditori e fra gli uditori specialmente i giovani, che ci hanno portato la loro musica qui in Aula – “musica” è la parola diplomatica per dire chiasso, ma è così… Grazie. Due cosine che mi stanno a cuore. Primo: ribadire una volta in più che il Sinodo non è un Parlamento. È uno spazio protetto perché lo Spirito Santo possa agire. Per questo, le informazioni che si danno sono generali e non sono le cose più particolari, i nomi, il modo di dire le cose, con cui lo Spirito Santo lavora in noi. E questo è stato uno spazio protetto. Non dimentichiamolo, questo: è stato lo Spirito a lavorare, qui. Seconda cosa, che il risultato del Sinodo non è un documento, l’ho detto all’inizio. Siamo pieni di documenti. Io non so se questo documento al di fuori avrà qualche effetto, non lo so. Ma so di certo che deve averlo in noi, deve lavorare in noi. Noi abbiamo fatto il documento, la commissione; noi l’abbiamo studiato, l’abbiamo approvato. Adesso lo Spirito dà a noi il documento perché lavori nel nostro cuore. Siamo noi i destinatari del documento, non la gente di fuori. Che questo documento lavori; e bisogna fare preghiera con il documento, studiarlo, chiedere luce… È per noi, il documento, principalmente. Sì, aiuterà tanti altri, ma i primi destinatari siamo noi: è lo Spirito che ha fatto tutto questo, e torna a noi. Non bisogna dimenticarlo, per favore.
E una terza cosa: penso a nostra Madre, la Santa Madre Chiesa. Gli ultimi tre numeri sulla santità [nel documento] fanno vedere cosa è la Chiesa: la nostra Madre è Santa, ma noi figli siamo peccatori. Siamo peccatori tutti. Non dimentichiamo quell’espressione dei Padri, la “casta meretrix”, la Chiesa santa, la Madre santa con figli peccatori. E a causa dei nostri peccati, sempre il Grande Accusatore ne approfitta, come dice il primo capitolo di Giobbe: gira, gira per la Terra cercando chi accusare. In questo momento ci sta accusando fortemente, e questa accusa diventa anche persecuzione; può dirlo il Presidente di oggi [il Patriarca Sako]: il suo popolo [la Chiesa in Iraq] è perseguitato e così tanti altri dell’Oriente o di altre parti. E diventa anche un altro tipo di persecuzione: accuse continue per sporcare la Chiesa. Ma la Chiesa non va sporcata; i figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no. E per questo è il momento di difendere la Madre; e la Madre la si difende dal Grande Accusatore con la preghiera e la penitenza. Per questo ho chiesto, in questo mese che finisce tra pochi giorni, di pregare il Rosario, pregare San Michele Arcangelo, pregare la Madonna perché copra sempre la Madre Chiesa. Continuiamo a farlo. È un momento difficile, perché l’Accusatore attaccando noi attacca la Madre, ma la Madre non si tocca. Questo volevo dirlo di cuore alla fine del Sinodo. E adesso, lo Spirito Santo regala questo documento a tutti noi, anche a me, per riflettere su ciò che vuole dire a noi. Grazie tante a tutti, grazie a tutti!
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L’ACCOGLIENZA SPRAR A BOTTICINO D
al 2015 all’interno della comunità di Botticino sono presenti due appartamenti di accoglienza SPRAR (Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati), luoghi in cui vengono ospitati dieci uomini a cui è stato riconosciuto dallo Stato un permesso di soggiorno per motivi Umanitari o un riconoscimento di Protezione Internazionale. Lo Sprar è sinonimo in Italia ed Europa di eccellenza e modello di buona pratica per l’Integrazione dei migranti, seguendo la filosofia della micro-accoglienza diffusa (piccoli gruppi in appartamenti ubicati in contesti di quartiere e Paese). ttraverso l’erogazione di servizi quali l’assistenza sanitaria,
l’assistenza legale, l’attivazione di percorsi formativi e di tirocinio si mira ad inserire nel tessuto sociale i migranti beneficiari del progetto. Attualmente, ospitati in appartamenti affittati dalla parrocchia, sul Comune di Botticino sono presenti nove persone provenienti da diversi Paese: Ghana, Guinea Conakry, Mali, Guinea Bissau, Burkina Faso, Etiopia e Pakistan. Pur differendo per provenienza ognuno di loro è unito da un lungo e burrascoso percorso migratorio che nella maggior parte di casi ha visto il raggiungimento dell’Italia attraverso la rotta Mediterranea, il carcere Libico e le privazioni del deserto. I motivi di fuga dai Paesi nativi sono spesso ricollegabili a natura di carattere persecutorio, sia politico che di appartenenza etnico- religiosa; anche le situazione di povertà estrema e di assenza di cure mediche hanno portato diversi migranti a dover lasciare il proprio Paese per raggiungere un luogo
più sicuro in cui costruire un futuro migliore. A tal proposito è da evidenziare la storia di M., ragazzo africano affetto da una grave patologia per la quale nel suo paese di origine non esistono le necessarie cure, dopo un lungo viaggio è arrivato in Italia dove sta riuscendo a sconfiggere la propria malattia. Sono proprio tali diritti ad essere messi sotto attacco dall’attuale decreto sicurezza, che tra le diverse normative di carattere restringente ha sottolineato l’importanza di eliminare la Protezione di carattere Umanitario. Tale provvedimento, oltre a mettere sotto attacco il virtuoso progetto Sprar, mira ad escludere le persone migrate per motivi di carattere umanitario da qualsiasi circuito di accoglienza, lasciando quindi un forte senso di insicurezza e instabilità non solo i migranti ma anche le realtà coinvolte nei progetti e i Comuni che ospitano. Al momento è facile prevedere una maggiore presenza sul territorio di persone irregolari poiché private del permesso Umanitario, persone che dunque, escluse dall’accoglienza si troveranno a non avere un luogo in cui poter iniziare un percorso di integrazione sul territorio. Sarà sempre più importante dunque il ruolo della Comunità, di cui Botticino rappresenta un’eccellenza, che dovrà essere in grado di captare i segnali di marginalità che indubbiamente andranno a crearsi nelle nostre città, favorendo un sostegno a quelle persone che non potranno più ricevere adeguato sostegno dai progetti di accoglienza. Andrea Ferrarese Operatore sociale per la Cooperativa sociale K-pax ONLUS
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Ciao a tutti e buon Natale! Vi scrivo oggi, domenica 25 novembre, festa di Cristo re, al termine di una bella giornata vissuta con le ragazzine “aide-ménagères”, che abbiamo invitato a casa nostra, per una giornata di formazione e di relax. Sono ragazze dai dodici ai diciotto anni che lasciano i loro villaggi, per venire in città in cerca di lavoro: per le famiglia è una bocca in meno da sfamare e qualche soldino in più - pochi in verità - a fine anno. Arrivano a gruppetti in città, sostenendosi fra loro prima di disperdersi nelle famiglie per una misera paga, un pezzo di pane e, per le più fortunate, una stuoia in un angolo della casa per riposare dopo una giornata di 10-15 ore di intenso lavoro, come servette tuttofare. Sono cristiane, animiste, musulmane: la religione non le divide, la loro povertà e sofferenza le unisce, come la loro voglia di vivere, di combattere - e perché no? -… di giocare e danzare. Nel nostro incontro di oggi, abbiamo affrontato insieme il grande problema dei rischi e pericoli che spesso loro, bimbe inesperte gettate prematuramente a nuotare in questo mondo non sempre accogliente, incontrano in città: come concretamente possano comportarsi e difendersi quando, per esempio, si trovano a vivere una con gravidanza inattesa. È stato bello, a questo proposito, parlare del Natale, di come la Vergine Maria ha saputo accogliere in lei il bimbo Gesù, farlo nascere e circondarlo di cure e attenzioni. A questo punto Denise Guindo, ragazza quindicenne, mentre allatta il suo piccolo al seno, ci chiede: “E noi come possiamo prepararci ad accogliere Gesù? E se Dio si è fatto piccolo in Gesù come questo mio bimbo, che io non ho cercato perché frutto di una violenza subita, come posso prepararmi ad accoglierlo come Maria?”. Poi risponde lei stessa: “Se Dio si è fatto piccolo, si è incarnato in ogni piccolo così, allora Dio è presente nel mio bimbo e così in ogni piccolo, in ogni povero, malato, anziano… Allora in ogni persona noi possiamo accoglierlo!”. Odile, forse non ancora dodicenne, è la prima volta che lascia la famiglia, il villaggio, i fratellini. Il calore della famiglia le manca tanto e con i suoi occhi grandi cerca in me l’affetto della mamma lontana. Mi abbraccia e sorride, vorrebbe dire tante cose ma non riesce, la diversità delle nostre lingue non ci permette di comunicare, ma il cuore sì, e mi dice in una lingua a me non comprensibile: “Cercherò di essere forte e lavorare bene e con gioia per portare
qualcosa ai miei fratellini: in loro voglio amare Gesù!”. Gnana, quattordicenne musulmana, lavora in una famiglia cristiana, le vogliono tutti bene e lei ricambia l’amore lavorando con impegno: “Anch’io”, dice, “voglio conoscere Gesù e voglio imparare a conoscerlo, a pregare perché porti la pace nel mio villaggio”. Marie Togo è cristiana, è una ragazzina di 12 anni molto vivace, con una voglia di giocare, saltare e danzare e imparare a leggere e scrivere, lavora 12- 14 ore al giorno. Ci racconta che vicino alla famiglia dove lavora lei vive un’anziana signora, sola e povera: “Quando ho un momento libero, invece di riposarmi vado da lei e le faccio un po’ di pulizia in casa… Così ci prepariamo insieme al Natale”. Ognuna ha la sua storia e i suoi gesti da raccontare per prepararsi ad accogliere Gesù in questo Natale che viene a noi soprattutto nei piccoli, poveri, indifesi, migranti, malati, oppressi, soli… perché Lui ha scelto così, di farsi piccolo e povero, di immedesimarsi in loro. E io? E noi? Corriamo un grosso rischio noi cristiani di vecchia data: “Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11), perché non abbiamo saputo riconoscerlo in chi, fuggendo magari la solitudine, la fame, la guerra, la persecuzione, ha bussato alla nostra porta e noi, forse anche per paura, o per egoismo, non l’abbiamo accolto e lo abbiamo abbandonato, lasciato solo o rimandato indietro a mani vuote, a morire nella sua miseria. “Ma a quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv1,12) Auguri Buon Natale a tutti. Una preghiera e un abbraccio forte! Vostra sr Erminia
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Non è un fardello… è mio fratello!
L
a storia – si dice – è veramente accaduta e il suo messaggio si impone per una inquietante attualità, specialmente nel periodo natalizio. Durante la forte nevicata di una sera invernale, in un convento negli Stati Uniti, qualcuno bussò alla porta. Il guardiano nell’aprirla, trovò davanti a sé un ragazzo coperto di neve e con un volto pietoso, che portava sulle spalle un altro ragazzino che forse faticava a camminare. Quella situazione – i due che guardavano con occhi che denunciavano sofferenza e freddo – commosse il guardiano, il quale immediatamente li fece entrare. Mentre varcavano la soglia, il guardiano, riferendosi al ragazzino sulle spalle, chiese: – Lui deve essere molto pesante! La risposta, innocente e pura, fu: – Non è pesante, è mio fratello! Alla fine degli anni sessanta questa storia ispirò una canzone che divenne subito un classico per Natale: “He aien’t heavy, he is my brother”; chi fosse interessato ad ascoltarla la può facilmente
trovare in Youtube. Una vera e propria parabola di Natale per i nostri tempi. E non erano neanche fratelli di sangue, ma fratelli di strada. Come celebrare il Natale in un tempo in cui il “fratello” sembra aver acquisito un peso, un peso sempre maggiore, da essere ritenuto quasi un fardello, da allontanare e dal quale allontanarsi? Quante persone sono là fuori, incapaci di camminare nelle strade della vita e che attendono qualcuno che li carichi sulle spalle! Nei mesi scorsi, forse, avete potuto vedere che è uscito nelle sale cinematografiche un film intitolato “Wonder”. Dicono sia bellissimo. Io non l’ho visto ma ho letto il libro. Io preferisco sempre il libro al cinema perché ci sono cose che sono difficili da rendere graficamente e nel poco tempo a disposizione. Per chi non ne conoscesse la storia, esso parla di un bambino nato con una rarissima malattia genetic che lo ha portato nei primissimi anni di vita ad avere vari interventi chirurgici che gli hanno salvato la vita ma hanno reso il volto molto deformato. Per anni è stato accudito e protetto dai genitori e dalla sorella, ma giunto alle soglie della pre-adolescenza i genitori pensano sia giunto il momento che il loro figlio “August” affronti il mondo andando alla scuola media. Potete immaginare le varie reazioni emotive di tutte le persone che lo incontrano e si trovano ad interagire con lui: la crudeltà di qualcuno, il rifiuto coperto da falsità, la compassione di altri, la protezione esagerata, ecc.; ma soprattutto pensate alle emozioni 30
del ragazzo di fronte a tutte queste reazioni. Il libro è praticamente il diario di August che racconta giorno dopo giorno quello che gli succede, poi il diario della sorella, dell’amico, dell’amica, e di altri ragazzi, ognuno raccontando la sua versione dei fatti accaduti con la semplicità e l’emotività di bambini o adolescenti. Quanta diversità nell’interpretare i fatti e quanto diversi sono i nostri pensieri dall’espressione che mostriamo all’esterno. La lettura di questo libro farebbe senza dubbio bene a tutti i nostri ragazzi e adolescenti, ma anche, perché no, a tanti adulti. Nella nostra vita ci sono tanti “August”, persone che riteniamo deformi, o incapaci di camminare come il bimbo della canzone. Essi non sono deformi esteriormente ma lo sono ai nostri occhi perché magari ci hanno fatto del male, perché sono diversi, perché hanno idee diverse, gusti diversi. Quante volte incontrando una persona ci verrebbe voglia di girarci dall’altra parte, o di gridare la nostra rabbia, le nostre ragioni. Crediamo di sapere tutto e aver diritto a tutto ed invece sono solo le nostre idee limitate, i nostri punti di vista spesso miopi. Se solo imparassimo a pensare un po’ di meno con la nostra testa e ad ascoltare un po’ di più chi ci sta
attorno! Se solo comprendessimo che chi ci sta di fronte soffre quanto noi e forse più di noi! Se solo credessimo che chi mi dà fastidio non è un nemico ma è mio fratello! Cito un paragrafo dal libro: è la riflessione di uno dei suoi amici: “Ci sto pensando parecchio, e a tutto quello che questo può significare. I genetisti dicono che c’è una possibilità su quattro milioni che si verifichi questa malattia. Forse che l’universo sia una enorme lotteria? Nasciamo con un biglietto attaccato lasciato alle mani del caso? L’universo non è stato generoso con August! Che cosa ha fatto questo piccolo per meritare tale punizione? Che cosa hanno fatto i suoi genitori? E sua sorella? … Continuo a tornarci su, con la testa che mi gira vorticosamente, ma poi pensieri più dolci mi calmano. No tutto questo non è una casualità, se fosse così l’universo ci abbandonerebbe, invece lui si prende cura delle creature più fragili in modi che non ci è dato di vedere, per esempio con genitori che ti adorano senza riserve, una sorella che si sente in colpa se alle volte prova sentimenti umani nei tuoi confronti, un ragazzino che è stato mollato dagli amici per averti difeso. L’universo si prende cura di tutti i suoi uccellini”. Una profonda riflessione, in linguaggio laico, sul grande mistero della vita e di Dio. Dio ha posto noi sulla strada di tanti fratelli che attendono che ci facciamo carico della loro situazione. Noi siamo chiamati ad essere madre e padre amanti, sorella protettiva, amico disposto a soffrire. Coloro che abbiamo di fronte “Non sono un fardello … sono mio fratello”. Buon Natale. don Oreste Ferrari 31
52a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
L A BUONA POLITICA È AL SERVIZIO D E L L A PAC E
Nel Messaggio per la Giornata del 1° gennaio prossimo, l'attenzione al futuro della vita e del pianeta. Non c'è pace senza fiducia reciproca. E la fiducia si fonda sul rispetto della parola data La politica, quella “buona” almeno, ha lo sguardo lungo. Mentre cerca di interpretare la realtà quotidiana in cui è immersa, si preoccupa del domani, guarda al «futuro della vita e del pianeta», pensa ai «più giovani e ai più piccoli», si interroga su come dare risposte alla loro «sete di compimento». Promettere solo quel che si può mantenere Nel Messaggio, per la 52ª Giornata mondiale della pace che come ogni anno verrà celebrata il prossimo 1° gennaio, il Papa va alla radice dell’impegno per il bene comune. Una «missione» – spiega – che non può prescindere dal «salvaguardare il diritto» e dall’incoraggiare «il dialogo tra gli attori della società, tra le generazioni e tra le culture».
«La buona politica è al servizio della pace» questo il tema del Messaggio il cui testo sarà diffuso prossimamente. Una presa d’atto, meglio un richiamo, che mentre sottolinea come «la responsabilità politica appartenga a ogni cittadino» aggiunge che questo principio vale «in particolare per chi ha ricevuto il mandato di proteggere e governare». Spetta in primis a loro farsi carico di impegni, azioni, misure, in grado di rafforzare la comunità, di mettere in dialogo componenti anche molto distanti, di lavorare perché si comprendano tra loro. Lontano dai pregiudizi, nella fraternità. «Non c’è pace infatti senza fiducia reciproca» – sottolinea il breve commento diffuso dalla Sala stampa vaticana a corredo dell’annuncio del tema. «E la fiducia ha come prima condizione il rispetto della parola data». No alla vane promesse allora, quelle prefigurate già sapendo che non potranno essere mantenute. Sì ad azioni capaci di coinvolgere ogni attore sociale nella costruzione del bene comune. La politica: alta forma di carità «Conforme alla propria vocazione – scrive Paolo VI nelle Lettera apostolica "Octogesima adveniens" il potere politico deve sapersi disimpegnare dagli interessi particolari per considerare attentamente la propria responsabilità nei riguardi del bene di tutti, superando anche i limiti nazionali. 32
Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli - locale, regionale, nazionale e mondiale - significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità». La politica dunque come materia fragile e potente insieme, da non bistrattare in ossequio a logori luoghi comuni ma da rispettare sempre. Come vocazione e impegno. Come più alta forma di carità, per riprendere un’immagine di Montini citata spesso da papa Francesco, perentorio invece nel bocciare senza appello teorie, azioni, interventi pensati e realizzati solo per costruire muri, per far prevalere l’uno sull’altro, per rafforzare divisioni culturali, sociali, politiche. «Oggi sono di moda i populismi, che non hanno niente a che vedere con il “popolare“ – ha detto ancora il 6 ottobre scorso il Pontefice –: il popolare è la cultura del popolo, e la cultura del popolo si esprime nell’arte, si esprime nella festa: ogni popolo fa festa, a suo modo. Ma il populismo è il contrario: è la chiusura in un modello, “siamo chiusi, siamo noi soli”, e quando si è chiusi non si va avanti». La lezione della Pacem in terris Il Messaggio per la Giornata del 1° gennaio 2019 porta invece con sé i germogli buoni della comunità che si fonda sull’amicizia sociale, che valorizza le peculiarità, che si traduce in impegno personale e collettivo per il bene di tutti. «Quando l’uomo è rispettato nei suoi diritti – ricordava san Giovanni XXIII nell’enciclica
"Pacem in terris" (1963) – germoglia in lui il senso del dovere di rispettare i diritti degli altri. I diritti e i doveri dell’uomo accrescono la coscienza di appartenere a una stessa comunità, con gli altri e con Dio (cfr ivi, 45)». Siamo pertanto chiamati – prosegue la nota della Sala stampa vaticana – «a portare e ad annunciare la pace come la buona notizia di un futuro dove ogni vivente verrà considerato nella sua dignità e nei suoi diritti». Si tratta cioè di pensare in grande e soprattutto al plurale, Di non limitarsi all’oggi ma di disegnare autentiche prospettive di futuro, di alimentare – scrive papa Francesco nell'Evangelii gaudium – «un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata – prosegue l’Esortazione apostolica – è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune».
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Anno intenso per il “Teatro Oratorio Botticino Mattina”
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(Intenso è da intendere in relazione alle nostre dimensioni, ovviamente)
l due giugno scorso abbiamo voluto essere presenti al settantesimo compleanno della Costituzione Italiana. Nel cortile del nostro Comune, abbiamo portato una breve scena dialettale :“l’Osteria dei ferlòch” ambientata a Botticino Mattina nell’anno 1948, anno dell’entrata in vigore della Costituzione. Ci è sembrato importante e doveroso impegnare il nostro Teatro per rimarcare i valori di democrazia e libertà sanciti dalla nostra Costituzione. E nello stesso tempo suggerire un civilissimo senso di partecipazione alla vita politica, adottando un comportamento sociale con analoga passione e saggezza che il contadino ha per il suo campo. Senza mezzi termini, e con la schiettezza che è propria del dialetto, abbiamo evidenziato la differenza che esiste fra un cittadino cosciente di appartenere ad una comunità e quindi partecipe, rispetto un qualsiasi “ ferlòch” che parla spesso a vanvera.
Abbiamo voluto raccontare così la vicenda della Grande Guerra, con particolare attenzione alla componente Bresciana. L’idea nacque in seno alla Banda alla vigilia del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, per celebrare l’anniversario dell’evento. La Banda aveva già nel suo repertorio alcuni brani che erano ben centrati sul tema, e avrebbe facilmente preparato un adeguato concerto.
Ci venne però l’idea di trasformare il concerto in spettacolo teatrale, coniugando la Banda con il Teatro. Nel giro di qualche settimana anche il testo era pronto e ci siamo imbarcati nell’avventura che abbiamo intitolato: “Nel Quindes-Desdòt… ghéra la guèra! “ Abbiamo avuto la fortunata collaborazione di tante risorse del nostro paese, (sempre presenti anche nei precedenti lavori, ed anche in questo allo stesso prezzo: Ipotetici, ma verosimili invece sono stati i Botticinesi gratuito!). E’ stato impegnativo allestire e mantenere lo spettacolo alla Grande Guerra. Sia quelli che erano al fronte sia quelli che erano a casa, in “cartellone” fino al 4 novembre scorso, ma ci ha dato e vivevano con trepidazione la sorte dei loro familiari tanta gratificazione. L’emozionare che abbiamo suscitato presso il pubblico chiamati alla armi. è stato il nostro risultato più ambito. Sorprendente e inaspettata la commozione riscontrata presso i giovani che forse non erano molto informati circa la Grande Guerra. Sentimenti che hanno provato per primi i musicisti e gli attori che vi hanno preso parte. La felice esperienza ci conferma, se non già recepito, la validità e l’utilità delle compagini culturali della Banda “Giuseppe Forti” di Botticino e del Teatro Oratorio Botticino Mattina. Giacomo Luzzardi 34
40 anni, e li dimostra con orgoglio! CORO PARROCCHIALE BOTTICINO MATTINA Sabato 17 novembre abbiamo festeggiato il compleanno del “Coro Polifonico SS.Faustino e Giovita di Botticino Mattina”. Una felice ricorrenza che ha visto la partecipazione, oltre ai componenti attuali del Coro, anche di numerosi coristi che hanno avuto occasione, nel passato, di prestare il loro impegno presso il nostro Coro. Molto gradita è stata la presenza di don Piero Zanardini che con il parroco ha concelebrato la S.Messa nel ricordo dei coristi: Giovanni Cremonesi, Pasquale Rossi, Marcello Gorni, Pasquale Caputo, Elisabetta Boizza, Vincenzo Boldori, Maria Pinelli, Bernardino Cremonesi, suor Agnese. Esattamente quarant’anni fa don Piero, coadiuvato dal maestro Piero Ferrari, ha rimesso in moto il Coro Parrocchiale che è giunto fino ad oggi, un poco dimagrito ma con maggiore maturità. Un grazie sentito lo dobbiamo al maestro Pietro Giuseppe Ferrari (PGF), che oltre alla sua competenza, corre tutte le volte da Manerba a Botticino per continuare con costante passione questa attività musicale. Finchè ciò sarà fattibile il Coro sarà attivo: finchè c’è Piero c’è Coro! Se qualcuno fosse interessato al canto sappia che nel nostro Coro ci sono ancora posti disponibili e chiunque voglia entrare è assolutamente beneaccetto!
In occasione della Messa del Natale ‘83 erano presenti quel giorno dall’alto in basso: Prima fila: Giuseppe Rossi, Giuseppe Zani, Giovanni Pescimoro, Ilario Ferrari, Marcello Gorni, Riccardo Squassina, Mario Porta, Battista Benetti (seminascosto), il maestro Pietro Giuseppe Ferrari, Seconda fila: Pasqualino Caputo, Marina Gorni, Giovanni Cremonesi, Bernardino Cremonesi, Claudio Ponzanelli, Francesco Sanca,Vladimiro Ponzanelli (Toscanino), Italo Casali Terza fila: Giacomo Luzzardi, Maddalena Rossi, Rita Gussago, Rosa Bonzi, Milena Sgnaolin, Pasquale Rossi, Giuseppe Squassina, Quarta fila: Luigia Gusmeri, Sibilla Squassina, Maria Pinelli, Lucilla Boldori, Mariarosa Ferrari, Lucia Benetti, Massimo Noventa, Quinta fila: Domenica Noventa, Santina Casali, Betty Rossi,Tecla Brunelli, Rosalena Benetti, Suor Elena, Stefano Bonardi I bambini che cantarono con il coro: Paola Zani, Elena Luzzardi, Ilaria Lancini, Katia Apostoli, Lara Squassina, Oscar Squassina, Emilia Luzzardi, Elena Pinelli, Pierbattista Casali, Maurizio Brunelli, Carolina Squassina, Lidia Luzzardi. 35
GRUPPO SCOUT BOTTICINO 1 Sant’ Arcangelo Tadini Nel febbraio del 2017 un gruppo di capi con lunga esperienza scout nell' Associazione Scout Agesci chiede al Parroco Don Raffaele Licini di poter far vivere un'esperienza formativa scout nelle Parrocchie di Botticino. Dopo i doverosi passaggi al Consiglio dell'Unità Pastorale, al Consiglio di Oratorio, previa autorizzazione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari, si inizia un nuovo cammino educativo scout in Botticino. Il Gruppo Botticino 1 arriva nel paese con un bagaglio di esperienza di capi storici (33 anni di attività) fondatori del Gruppo scout Agesci Brescia 11, di ragazzi e di famiglie che provengono dalla precedente esperienza scout. Tutti scelgono di fare un tipo di scautismo più legato alle tradizioni, alla vicinanza della Parrocchia. La prima scelta è darsi un nome che lo possa rappresentare e viene scelto “ Sant' Arcangelo Tadini”, a significare che il gruppo vuole camminare nel solco tracciato dal Santo nella Comunità Botticinese ed essere presente nel territorio con la propria Vocazione e Servizio.
fedele agli insegnamenti del fondatore Baden Powell (B.P.); la fratellanza scout è vissuta in dimensione Europea con incontri tra scout provenienti da altre Nazioni; l'essere Cristiani autentici al Servizio del Vangelo e degli ultimi e il rispetto della natura Creazione di Dio, lo stile nel comportamento scout e di vita sono gli elementi che contraddistinguono la nostra Associazione. Il gruppo è suddiviso in 6 Branche: Lupetti: bambini dagli 8 agli 11 anni; Coccinelle: bambine dagli 8 agli 11 anni; Esploratori: ragazzi dagli 11 ai 16 anni; Guide: ragazze dagli 11 ai 16 anni; Rover: giovani dai 16 ai 21-22 anni; Scolte: giovani dai 16 ai 21-22 anni. Tutti questi scout sono guidati da Capi adulti, con una formazione scout nazionale e si riuniscono in Direzione di Gruppo, con l'Assistente Spirituale Don Raffaele, per redigere e stilare le linee educative inserite poi in un Progetto Educativo in sintonia con le Norme Direttive Nazionali. Il Gruppo inoltre si avvale della collaborazione del Consiglio di Gruppo, costituito dai Capi, da 6 genitori e da un rappresentante dell'Ente Promotore (l'Unità Pastorale di Botticino) per verificare e consigliare il cammino educativo più idoneo per gli scout di Botticino.
Il Gruppo aderisce alla Associazione Italiana Guide e Scouts d'Europa Cattolici, associazione nazionale riconosciuta dai Vescovi della CEI e dalla Federazione Scout Europea (FSE). Attualmente è l'unico gruppo scout FSE presente in Brescia e Provincia. Lo scoutismo degli scouts e guide d'Europa è molto Il gruppo Botticino 1 attualmente è formato da 28 lupetti e coccinelle, che nel Branco e nel Cerchio rispettivamente, vivono lo scoutismo nell’ ambientazione fantastica del libro della Giungla di Mowgli o del metodo del Bosco. Il gioco caratterizza le attività dei bambini e delle bambine, un gioco pensato dai Capi, un gioco educativo dove i lupetti e le coccinelle, suddivisi in Sestiglie, iniziano a sperimentare l’autonomia, la B.A. (Buona Azione quotidiana), la Legge del Branco/ Cerchio, l’abilità manuale, le prove di Specialità, le Cacce Francescane, le Uscite, i Campi Estivi… Il motto dei lupetti è: “Del nostro meglio”, quello delle coccinelle:” Eccomi!”. Gli Esploratori e le Guide sono riuniti in Squadriglie e nel nostro gruppo sono 18. 36
Le 3 Squadriglie del nostro gruppo (Tigri, Canguri, Orsi) formano i Riparti. L’ Avventura caratterizza le attività nella Branca Esploratori/Guide: pernottamento in tenda, uscita in missione di Squadriglia ( Hike), costruzioni di tavoli e alzabandiera con alberi ( pionieristica), orientamento con la bussola e cartina ( topografia), comunicazioni ( radio, morse, semaforico), imprese, conoscenza della natura ( piante, animali, territorio), osservazione, tecniche di trappeur ( cucinare sul fuoco, accendere un fuoco), giocare insieme ( giochi scout, scalpo, roverino, scoutball, country football..), divertirsi insieme ( espressione, scenette, fuochi di bivacco), animazione ( temi fantastici di un campo), osservazione del cielo ( meteorologia, astronomia) e molto altro. Ogni ragazzo/a vive la sua crescita attraverso la Progressione Personale (prove di Classe) attraverso le Specialità che insegna ai suoi squadriglieri. In Riparto si svolgono anche i Campi S. Giorgio: raduni interregionali degli scout d’ Europa dei gruppi della Lombardia, Piemonte e Liguria (il nostro Distretto). Il motto degli Esploratori e Guide è: “Sempre Pronti ( Estote Parati)”.
europeo “ Euromoot” che si concluderà a Roma con l’ udienza da Papa Francesco. Il nostro Gruppo, a Natale per 15 giorni, andrà in Missione (10° Pellegrinaggio), in collaborazione con l’Associazione Scout Missionari Italiani, nel Sud dell’ Etiopia per portare conforto e generi di prima necessità ai bambini degli orfanotrofi o dei campi profughi. Al ritorno è tradizione invitare tutta la Comunità per una serata di condivisione e testimonianza. Il motto dei Rover e delle Scolte è:” Servire”.
Lo scautismo è uno stile di vita e un modo semplice per far crescere bene i nostri figli educandoli al bene. In gergo scout si dice: “Si impara da piccoli a diventare grandi”. Il sogno di avere anche a Botticino un gruppo scout si è realizzato grazie al sostegno e alla determinazione di Don Raffaele che ci ha guidato, consolato, sostenuto. Un grazie a Don Raffaele, a tutta la Comunità Parrocchiale, al diacono Pietro, alle Suore Operaie, ai Catechisti e ai Volontari per l’accoglienza riservataci che ci stimola a continuare a fare sempre meglio come recitano i Motti delle nostre Branche che insieme si riassumono così: “Eccomi sempre pronto a fare del mio meglio per servire!”. I più grandi del gruppo sono i Rover e le Scolte sono 8, Per il gruppo scout Botticino 1 sono divisi in Pattuglie e vivono lo scautismo con magIl Capo Gruppo Gianandrea Bonometti giore autonomia attraverso i 3 punti cardine del roverismo/scoltismo: “Strada, Comunità e Servizio”. In Branca R/S si cammina insieme sia fisicamente che moralmente, si cresce insieme come amici in Comunità, si prega insieme come giovani cristiani. I Rover e Scolte svolgono il loro Servizio in due modi: - Associativo: aiuti capo nelle Branche inferiori; - Extrassociativo: attività con gli anziani, disabili, poveri, malati. Quest’estate i nostri Rover parteciperanno a un raduno Per inofrmazioni/ iscrizioni Contattare il Parroco don Raffaele Il capo Gruppo Gianandrea tel. 3338550442 Il Vice Capo Gruppo Claudio tel. 3498645809 37
Per una civiltà dell'amore POLITICA. QUESTIONE CI CIVILTÀ di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)
Il
14 ottobre scorso, concludendo la Santa Messa in Vaticano durante la quale Paolo VI è stato proclamato Santo, Papa Francesco ha voluto salutare “il folto gruppo delle ACLI, rimaste molto riconoscenti al Papa Paolo VI”. Questo speciale saluto ci ha stupito e reso felici, perché pare il modo migliore per chiudere, in un’autentica riconciliazione, la vicenda dolorosa apertasi con la cosiddetta “ipotesi socialista” delle Acli nel 1970 e la conseguente “deplorazione” di Paolo VI nel 1971. Rimanere riconoscenti a Paolo VI ci richiama alla responsabilità di declinare nell’attuale contesto il desiderio di costruire la “civiltà dell’amore”. La rilettura, lo studio, la preghiera, la celebrazione di San Paolo VI, ci hanno permesso la gioia di riscoprire, oltre che la sua figura storica, l’attualità della sua eredità spirituale e magisteriale. In particolare riscopriamo di essere un movimento di pedagogia sociale con il grande compito di educare all’umanesimo integrale e solidale. Così, essere riconoscenti a Paolo VI e non riconoscere Gesù, magari perché distratti dalle luci abbaglianti del natale commerciale, sarebbe davvero un peccato... Ma dobbiamo essere grati al Parlamento che ha converti-
to in Legge (con voto di fiducia, senza possibilità di discussione in Aula e senza ascoltare molteplici, accorati e competenti appelli a riguardo) il cosiddetto Decreto “sicurezza e immigrazione” n. 113/2018 del Governo. Grazie a questa Legge infatti avremo la possibilità nei prossimi giorni e mesi di incontrare il Natale, quello vero, quello in carne e ossa: donne e uomini, per lo più giovani e anche bambini, che non potendo più godere della “protezione umanitaria”, saranno costretti a vivere nell’illegalità tra le vie delle nostre città. Bene, avevamo proprio bisogno di una Legge che ci mostrasse meglio il Volto di Gesù in mezzo a noi. Ora abbiamo meno scuse, abbiamo il Presepe vivente per strada... diciamo che questa legge è come una stella cometa che ci porta dritti alla capanna di Betlemme. Bisogna solo seguirla... Così anche i parroci hanno l’omelia pronta per la notte di Natale. Forse non saranno soddisfatti i parrocchiani che confidavano di essere più sicuri per decreto... Di certo non sono contenti i Sindaci delle nostre comunità, che sanno le conseguenze di insicurezza di questo provvedimento davvero scellerato. Come Acli abbiamo compreso una cosa: l’urgenza di una paziente, profonda opera culturale. Abbiamo necessità di aprire un dialogo costante e proficuo con tutti coloro che hanno a cuore la persona e il diritto: un nuovo appello ai liberi e ai forti. La questione culturale si fa Questione politica sulla quale chiamare i laici cattolici ad un impegno, ad una responsabilità, perché la frammentazione sociale esige la riabilitazione della politica. Noi faremo la nostra parte: formare, assistere, accompagnare, stare insieme alle persone, promuovere la socialità e la personalità sociale, tenere il filo della politica, perché è ancora la politica l'unica capace di produrre una sintesi. Cominceremo nell’assumere la sfida della promozione dell’Europa come destino comune, come esperienza di pace cha può dare al mondo il suo umanesimo, la sua forza ragionevole, la sua capacità di dialogo, le sue risorse, il suo modello sociale, il suo diritto, la sua cultura. Lavoreremo per un’Europa autenticamente politica e non solo economica, un’Europa che rappresenta la possibilità di futuro per i nostri figli e che nessuno può permettersi di rubare. Sarà un buon lavoro. Per tutti, anche per chi non ci crede. 38
70 anni di ACLI a Botticino CIRCOLO ACLI BOTTICINO MATTINA 1948-2018 “Dopo la guerra i cattolici sentirono il bisogno e il desiderio di unirsi in associazioni per promuovere il bene comune, per difendere la propria libertà, per organizzare il sociale secondo i valori del Vangelo. Dal 1946 le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani si espansero in Italia, mietendo consensi ovunque. A Botticino Mattina trovarono terreno fertile nella disponibilità del parroco don Giuseppe Parisio fin dal sorgere nel 1946 e poi ci fu la straordinaria partecipazione attiva del curato, don Vespa Giovanni, primo assistente ecclesiastico e solerte animatore del movimento aclista, dal 1948 fino alla morte nel 1961. ….Il Curato stesso ed Erina Noventa erano impegnati presso il Patronato per tutte le pratiche inerenti al lavoro, ai diritti, alle pensioni ecc. Fin dall’inizio.” (dal libro di Don Sandro Gorni ”Botticino Mattina - La Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita”. Un impegno che è proseguito per ben 70 anni. A tutt’oggi il CAF/PATRONATO è certamente l’attività piu’ importante del Circolo. E’ un servizio utile e apprezzato a disposizione di tutti i cittadini. Cinque i volontari si occupano di pratiche di pensione, successioni, ISEE, 730, affitti, pratiche colf e badanti, migranti, informalavoro e tanto altro. Il Circolo Acli inoltre promuove iniziative culturali e di formazione in collaborazione con la Parrocchia ed altre Associazioni presenti sul territorio. Ricordiamo ad esempio il Primo Maggio, la Marcia della Pace, la Tenda della Pace, tavole rotonde in occasione delle elezioni, annuali, gli incontri sui stili di vita, ambiente, educazione ,ecc. Il riferimento delle ACLI sono le encicliche del papa e i documenti sulla Dottrina Sociale della Chiesa. Alle ACLI sta a cuore l’informazione e la formazione sociale per aiutare le persone ad essere cittadini piu’ attenti e responsabili. Oltre i confini e’ un servizio di informazione, consulenza e orientamento: a chi vuole andare oltre i confini. A chi è attirato da nuove strade e prospettive, a chi vuole affrontare una realtà di cui conosce poco o nulla, a chi vuole rispettare i diritti e i doveri della nuova nazione, a chi vede l’andare oltre l’Italia un’opportunità di studio o di lavoro. Quando pensi ai tuoi progetti di vita, puoi sempre contare su di noi. Consulenti per passione! Consiglio di circolo Acli di Botticino Mattina 39
il gruppo "mai senza l'altro" non perde il suo entusiasmo Gli anni passano I bimbi crescono Le mamme imbiancano Ma il gruppo “ Mai Senza L’ Altro” non perde il suo entusiasmo. Quello che volge al termine è stato un anno di consolidamento per il nostro gruppo dopo gli importanti avvenimenti del 2017. Siamo aumentati di numero; abbiamo mantenuto la frequenza degli incontri e replicato un fine settimana al lago tutti insieme; e non ci siamo fatti mancare sia la serata di sensibilizzazione verso la disabilità presso il teatro del Centro Lucia, con la partecipazione di Mauro Scarpari ; sia la giornata di sport con il 3’RUN MAI SENZA L’ALTRO ”, un evento molto atteso e partecipato, che coinvolge, oltre alle persone disabili, simpatizzanti ed atleti ai
quali siamo lieti di offrire una giornata insieme. Teniamo molto a questi eventi perché ci permettono di farci conoscere e di esprimere la nostra partecipazione attiva alla vita della comunità, offrendo momenti di riflessione, di divertimento sempre all’ insegna della solidarietà. La solidarietà rende possibili molte cose. Noi abbiamo sempre ricevuto aiuto e sostegno e siamo riconoscenti all’Unità Pastorale di Botticino che ci ospita, alle associazioni (un ringraziamento particolare alla Croce Valverde che ci supporta nel trasposto dei ragazzi), alla comunità, che sempre ci sono state vicine e che ringraziamo sentitamente. Vorremmo aprire sempre maggiori canali di collaborazione con le altre associazioni e aumentare la cerchia dei volontari perché ci aspetta molto lavoro. Infatti stanno maturando importanti iniziative rivolte ai nostri ragazzi più giovani e altre a coloro che non usufruiscono dei centri diurni. In conclusione, e per non smentirci, avvicinandosi il Natale, aspettiamo tutti coloro che sono vicini al nostro gruppo il giorno 15 dicembre alle ore 16 presso la Sala Tadini per un momento di convivialità . COGLIAMO L’OCCASIONE DI AUGURARE UN BUON NATALE E UN SERENO ANNO NUOVO I VOLONTARI DEL MAI SENZA L’ALTRO
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Presepio San Gallo 33° edizione
Puntuale come ogni Natale torna anche quest’anno il presepio del gruppo dell’oratorio di San Gallo. L’appuntamento ormai divenuto un classico si rinnova da ben 34 anni e propone l’evento della nascita di Gesù in un ambientazione sempre nuova, lontana dalle precedenti I volontari giovani e meno giovani, infatti, unendo gesso, polistirolo e colori a fantasia e tanta voglia di fare, tutti ingredienti irrinunciabili, hanno dato vita ad un nuovo presepe. Naturalmente punto centrale del presepio è la natività , ma con essa si vuole rendere omaggio e mettere in evidenza alcuni tratti della storia locale, dei suoi abitanti, della loro laboriosità, caparbietà e della loro Fede ... Grazie al consueto ausilio dei personaggi in movimento, della colonna sonora con oltre dieci punti voce e dell’alternarsi del giorno e della notte, accompagnati anche da fenomeni meteorologici quali pioggia, neve e nebbia, il mistero che si rivela con umiltà potrà essere vissuto da quanti accorreranno in una scenografia quasi reale. Per informazioni: www.sangallopresepio.it
PRESEPIO APERTO FESTIVI dal 25 dicembre al 20 gennaio 10.00 -12.00 e 14.30 - 19.00 FERIALI fino al 5 gennaio 14.30 - 17.00
Rivivere la Natività nella quotidianità A SAN GALLO DI BOTTICINO IL MUSEO ETNOGRAFICO DIVENTA PRESEPIOVIVENTE
Il presepio vivente di San Gallo si ripropone per la settima edizione, dopo aver vinto nel 2015, nel 2016 e nel 2017 il primo premio del concorso nazionale presepi, indetto dal Movimento Cristiano Lavoratori. La sacra rappresentazione del “Castelliere ai Cap“ assume anche un significato particolare perchè è il Museo etnografico che prende vita con tutti gli strumenti di lavoro tipici della tradizione locale e della civiltà contadina. Una cinquantina di figuranti, provenienti da paesi diversi, sono impegnati a far rivivere la natività nella quotidianità della vita sociale, domestica o lavorativa d'altri tempi, in quel clima di solidale convivenza che caratterizzava la vita umile e schietta delle nostre contrade. Faranno da corona alla Sacra Famiglia i figuranti intenti allo svolgimento di lavori scomparsi quali: il “molèta”, la bachicoltrice,lo spazzacamino, la lavandaia, il taglialegna, il canestraio e gli sgranatori. Le scene saranno animate anche dai giocatori della mòrra e da gruppi di bambini che faranno rivivere l'emozione dei giochi di una volta. Il presepe viene proposto in un ambiente di rara suggestione; tra strutture rinascimentali e vedute paesaggistiche che spaziano dal monte Maddalena alla pianura, dal lago di Garda agli Appennini. Quest'anno è stato ulteriormente ampliato il percorso con l'aggiunta di nuovi spazi e ambientazioni, sempre fedeli alla tradizione storica locale e rispettosi degli aspetti naturalistici tipici del territorio. Si segnala la partecipazione di vari gruppi musicali: i fisarmonicisti Umberto Quadri e Luca Rassu, i pastori musicanti, le bande di Rezzato e Botticino,.gli zampognari e i cantori diretti dal maestro Francesco Lazzarini. Gli appuntamenti per rivivere la magia della Natività nel presepio sono fissati nei giorni 25 e 26 dicembre 2018, 1e 6 gennaio 2019, dalle ore 17 alle 19, presso l'azienda agrituristica “Il Castelliere ai Cap”, in via Maddalena 5 a San Gallo di Botticino. Per i visitatori sono previsti il parcheggio in località Trinità e il percorso a piedi lungo via Maddalena. 41
Come in Famiglia SCUOLA PRIMARIA - SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO
L
’istituto “Don Orione” è stato fondato nel 1957 dai padri Orionini. Nel 2006 gli Orionini cedono alla Parrocchia Santa Maria Assunta la gestione della scuola, che fa poi il grande passo avviando la scuola primaria, oltre alla secondaria di 1°. L’impegno è quello di mantenere viva una tradizione educativa ispirata al “metodo preventivo cristiano paterno”. La scuola sta sempre più caratterizzando la sua organizzazione e la sua comunicazione proprio intorno allo slogan “come in famiglia”, a ribadirne le caratteristiche di accoglienza e di apertura sul territorio e sulle molteplici sfaccettature di una realtà che ogni giorno ci interpella da vicino. Oggi il “Don Orione” è scuola pubblica paritaria: è pubblica, perché risponde a tutti i requisiti richiesti dalla legge 62/2000 e rientra nel sistema pubblico dell’istruzione. È paritaria, perché non è
gestita dallo Stato, ma dalla Parrocchia S. Maria Assunta: lo Stato, da parte sua, la riconosce, e la autorizza a rilasciare il titolo di studio terminale del primo ciclo. Il “Don Orione” è scuola cattolica: proponiamo un progetto educativo serio, rispettoso di tutti. “Cattolico”, infatti, è il desiderio di una comunità cristiana che ritiene l’educazione una forma di servizio al prossimo, che considera la cultura e la conoscenza come una via per la ricerca, la crescita umana piena, nelle dimensioni intellettiva, spirituale, sociale, affettiva. Questa la proposta della scuola: • Un curricolo continuo, dalla primaria alla secondaria di 1° • Didattica laboratoriale, orientata alla maturazione di competenze • Potenziamenti lingua inglese • Insegnanti specialisti di lingua inglese ed educazione motoria anche alla primaria • Corsi opzionali (francese, latino) • Prestito gratuito libri di testo • Servizio mensa • Utilizzo attrezzature sportive dell’Oratorio • Laboratorio informatica, aula multimediale/ biblioteca, aula attività espressive • Doposcuola primaria e secondaria 1° coordinato da insegnanti curricolari • Integrazione con attività del territorio presenti nella scuola (musica, danza, karate, teatro). Via via il nostro istituto diverrà una “casa dell’arte”, perché gli alunni possano incontrare la bellezza che parla in tanti modi, ed apre alla dimensione spirituale. La scuola è aperta e chi lo desidera può venire a conoscerla meglio. Nel periodo delle iscrizioni (dicembre e gennaio) sono organizzate alcune giornate di incontro con famiglie e ragazzi: in modo particolare sabato 12 e sabato 26 gennaio 2019, dalle ore 10.00 – 12.30, mentre domenica 16 dicembre la scuola sarà presente alla S. Messa del mattino, alla quale seguirà una rappresentazione in Chiesa e uno spiedo di amicizia e incontro presso la scuola. 42
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A
nche per quest'anno si è concluso, con grande partecipazione il Grest, la meravigliosa esperienza vissuta dai nostri ragazzi nelle parrocchie di Botticino. Dopo esserci emozionati e divertiti vedendo quello che hanno fatto i nostri figli nelle otto settimane trascorse in oratorio, non vorremmo lasciarci sfuggire l'occasione per manifestare la nostra gratitudine al parroco, agli animatori, ai loro assistenti ed a tutti i volontari per l'impegno e la passione che hanno profuso affinché queste otto settimane potessero trascorrere al meglio e dare i migliori frutti dal punto di vista educativo e ricreativo. Nel tempo che stiamo vivendo è sempre più difficile il compito di noi genitori, primi educatori dei nostri figli, in una società in cui la scala dei valori sembra capovolta. Mentre siamo impegnati a formare la loro personalità ed a far capire ai nostri ragazzi che la vita è un dono ed una grande opportunità che ci è stata regalata, che la felicità non si misura in base a ciò che si possiede ma in base alla ricchezza interiore di ognuno di noi, ecco che dall'esterno arrivano spesso informazioni e stimoli esattamente contrari che rischiano di distruggere o rendere estremamente difficile il lavoro educativo delle famiglie. Diventa allora fondamentale l'aiuto delle realtà sociali in cui viviamo ed in cui i nostri figli trascorrono gran parte del loro tempo, come la scuola o la Parrocchia. Bellissimo, in particolare, è stato l'argomento affrontato quest'anno: il tempo ed il suo impiego. Quante volte ci lamentiamo del fatto che i bambini trascorrono troppo tempo davanti alla televisione o ai videogiochi! È importantissimo che capiscano che il tempo che abbiamo è pochissimo, nonostante la vita sia molto lunga; che la vita non è qualcosa di scontato, ma ogni giorno in più che abbiamo a disposizione deve essere impiegato al meglio per se stessi e
per gli altri. Questo è il messaggio che è stato trasmesso con il lavoro fatto al Grest e per questo tutti noi genitori siamo riconoscenti per l'aiuto ed il supporto che ci viene dato. I Grest, così come sono stati gestiti dagli animatori e poi vissuti dai nostri figli, non sono stati un parcheggio nel quale consegnare la mattina ed andare a ritirare la sera; sarebbe stato sprecato tempo prezioso della loro vita. Al contrario sono cresciuti tanto, hanno imparato a cantare ed a ballare; nei ragazzi più grandi e negli adulti che li hanno seguiti hanno avuto guide che sono state un esempio nell'atto di donarsi agli altri senza avere nulla in cambio. Rinnoviamo quindi il nostro speciale ringraziamento ed i nostri complimenti a tutti coloro che hanno contribuito al successo del Grest. Otto settimane che potremmo definire una grande festa per il ritorno in parrocchia di tanti ragazzi e giovani, felici di frequentare l'oratorio e di rendersi parte attiva in tutte le attività che vengono proposte. Alcuni genitori
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E DOPO LA CRESIMA? ...noi ci siamo e vi aspettiamo!
Lo scorso febbraio i nostri ragazzi del 6° anno di catechismo hanno ricevuto i sacramenti della Confermazione e della Prima Comunione. Abbiamo sempre detto che il dono dei Sacramenti non rappresenta la fine del nostro cammino bensì un nuovo inizio in cui possiamo sperimentare e testimoniare la preziosità di quanto abbiamo ricevuto. I sette doni dello Spirito Santo infatti stanno già lavorando dentro di noi e piano piano porteranno i loro frutti, ma in che modo? E quando? Sono già passati alcuni mesi, vediamo allora cosa è successo nel frattempo e quali esperienze hanno vissuto questi ragazzi. GITA AD ASSISI: a marzo un bel gruppo di ragazzi accompagnati da genitori, fratelli e sorelle, zii, nonni, catechiste e guidati da Don Raffaele hanno vissuto un breve ma intenso pellegrinaggio alla scoperta di San Francesco. Due giorni per conoscere i luoghi in cui ha vissuto, ascoltare testimonianze, pregare e divertirsi insieme.
CAMPO ESTIVO IN VAL DAONE: a luglio 15 ragazzi ed una sola intrepida ragazza sono partiti per vivere l’esperienza del campo estivo in montagna. Ad accompagnarli c’erano le catechiste, alcuni genitori che hanno lavorato tanto non solo in cucina ma anche come ottimi animatori, due ragazzi (Simone e Filippo) che hanno deciso di offrire il loro tempo al servizio dei più piccoli e due seminaristi che venivano da molto lontano: Cornelius dalla Papua Nuova Guinea e Baltassar dalla Tanzania. “DAMMI UN CUORE CHE ASCOLTA” questo l’obiettivo del campo; con l’aiuto di una parola chiave al giorno (speranza, fiducia, libertà, perdono, amore e vittoria) i ragazzi hanno trascorso le giornate tra momenti di preghiera, riflessione e divertimento, camminate, giochi, lavori di gruppo, testimonianze di fede e di vita. Un’esperienza che sicuramente resterà nei loro cuori!
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E passiamo infine al presente: da ottobre è iniziato un nuovo percorso per i cresimati, gli incontri si tengono presso l’oratorio di Botticino Sera il giovedì dalle 20.15 alle 21.15. Circa 20 ragazzi, per ora, hanno deciso, con le loro famiglie, di iniziare questo nuovo cammino, ma cosa si fa? E di cosa si parla? Con la guida del Vangelo i ragazzi andranno ad interrogarsi sui temi quotidiani della vita: chi sono? Come mi vedono gli altri? Quali sono i miei sogni? Come vivo le mie emozioni?... E prossimamente ci saranno anche dei momenti di testimonianza e delle esperienze concrete di aggregazione e di servizio. Tutti insieme ci stiamo mettendo in gioco con tanto entusiasmo e impegno per vivere la strada che Dio ha tracciato per noi. Mettiamoci allora in cammino!
ESPERIENZA ESTIVA DI VOLONTARIATO ALLA CARITAS a ROMA Quest’estate alcuni adolescenti, con i loro animatori, per alcuni giorni hanno vissuto un’esperienza significativa di servizio in una mensa dei poveri di Roma, gestita dalla Caritas. Ecco alcuni pensieri che loro stessi hanno espresso, alla conclusione dell’esperienza.
“Nonostante questi giorni siano stati pochi, ho vissuto un’esperienza fantastica, indimenticabile. Ho avuto la possibilità di mettermi in gioco aiutando persone che realmente necessitano di amore e attenzione; persone che anche se hanno perso tutto, vanno avanti, affrontano la vita con grande coraggio, con una forza incredibile. Persone che cercano in tutti i modi di stare bene, di essere felici con se stessi, di vivere la loro vita al 100%. Ma per fare ciò hanno bisogno di una sola cosa indispensabile: l’amore. Sono persone solo da ammirare.” “C’è un rammarico nel dover lasciare un mondo che certamente ha inciso fortemente nel nostro cammino umano. Insieme c’è la serena convinzione della non indispensabilità di nessuno di noi e l’altrettanta convinzione che la pace del cuore la trovi non quando fai quello che pensi ti piaccia maggiormente, bensì quando senti che la tua persona va ad occupare il ruolo che il Signore stesso ti sta proponendo. L’impegno di essere al servizio dei poveri e la crescita della sensibilità delle nostre comunità cristiane rispetto a quanti fanno fatica, sono mantenuti al di là delle persone. La missione della Caritas continua. Ci sentiamo di dover portare con noi la sfida più grande, quella di una messa alla prova, di un grande test rispetto a quello che in questi giorni abbiamo fatto. Un ringraziamento speciale ai ragazzi che ci hanno dato questa opportunità
per conoscere e capire quali sono i veri problemi, e che nonostante tutto si può sempre andare avanti e sorridere alla vita”. “Devo proprio ammettere che questi pochi giorni passati con voi mi hanno fatta crescere, e mi ha reso veramente felice potervi aiutare. Tutti voi siete delle persone speciali, uniche. Tutte diverse fra di loro, ma che alla fine hanno tutte uno scopo comune: la felicità. Io vi auguro con tutto il mio cuore di poter essere più felici e di vivere la vita con spensieratezza. Grazie ancora di esserci stati!”. “Pochi giorni ho avuto a disposizione per poter conoscere le persone che frequentano questo luogo, ma nonostante ciò siamo riusciti ugualmente a scoprire qualcosa in più dell’altro. Molte domande sono sorte, ed altrettante si sono risolte. Un grazie per la calorosa accoglienza e i radiosi sorrisi che abbiamo ricevuto.” “Aiutare chi ha avuto una vita difficile ti fa sentire vivo. Donare a chi non ha più niente ti fa sentire ricco. Considerare chi non viene mai considerato ti fa sentire importante. Amare chi vive senza amore, chi non ha più nessuno, ti fa sentire amato. Le persone e le esperienze col tempo passano, ma io credo che nei ricordi vivano per sempre.” “E’ stato molto piacevole stare con voi in questi giorni. Ammetto che a volte è stato un po’ pesante, ma in complesso mi sono sempre trovato a mio agio.” “Ogni uomo è bisognoso, ma alcuni uomini e donne hanno più bisogno. E’ quindi doveroso per quelli che sono abili aiutare i più deboli, coloro che vivono negli angoli dimenticati. Essere cristiano e servire sono inscindibili. Seguendo Gesù ed imparando alla sua scuola, abbiamo sperimentato la bellezza di mettersi al servizio degli altri.”
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Gruppo PreAdolescenti Aii ragazzi che hanno ricevuto la Cresima e Prima Comunione nel 2017 è stato proposto di continuare un percorso di fede, incontrandosi settimanalmente in oratorio il venerdì sera. Questo percorso, fortemente voluto dal gruppo dei genitori, ha potuto prendere vita grazie alla disponibilità di alcune mamme che hanno saputo dare forma ad un progetto che fin da subito abbiamo condiviso. Durante tutto l’anno ci ha accompagnato il tema delle EMOZIONI; oltre ai classici incontri in oratorio abbiamo avuto modo di sperimentarci anche in attività esterne come il volontariato presso la casa di riposo, la raccolta alimentare nei supermercati e la raccolta viveri per le missioni dell’America Latina (con annessa nottata nei sacchi a pelo in oratorio!). Quest’estate non ci siamo fatti sfuggire la possibilità di passare ancora qualche giorno insieme e così, a luglio, siamo partiti per una settimana di campo estivo in Val Daone. Qui, ogni giornata era caratterizzata da momenti di preghiera e di riflessione, che ci hanno aiutato a crescere e a confrontarci; non sono mancati, ovviamente, i momenti di svago tra gite in montagna, giochi, canti, falò e grigliate che hanno consolidato il nostro essere gruppo. Ed ora eccoci qui, pronti ad affrontare il nostro secondo anno insieme, un anno particolarmente importante per i ragazzi di terza media perché caratterizzato da scelte e cambiamenti. L’entusiasmo e la voglia di stare insieme non mancano, così come non manca il desiderio di farsi guidare da Gesù, l’unica BUSSOLA che punta sempre verso il bene! Elidio e Veronica 47
DAMMI UN CUORE CHE ASCOLTA campo estivo in valdaone Esperienza in alta quota anche quest’estate per un gruppo di 23 ragazzi che hanno terminato la terza media con i loro sei animatori e i volontari della cucina… Il paesaggio è quello ormai conosciuto della Valdaone, un luogo ideale per trascorrere una settimana di camposcuola, con i suoi paesaggi, il silenzio e la frescura del risveglio mattutino. Tanti sentieri abbiamo percorso in quei giorni: ci hanno portato a raggiungere alcune malghe, a conoscere un pastore e il suo sobrio rifugio estivo (…), a gustare i sapori genuini dei formaggi, a risalire il percorso dei torrenti e a cercare nascondigli nei boschi. Ma attraverso questi sentieri i ragazzi e le ragazze hanno percorso un altro cammino, più interiore e personale, di crescita, in cui hanno potuto mettersi in gioco insieme agli altri. Stimolati dal tema del campo: “Dammi un cuore che ascolta”, ciascuno è stato chiamato ad ascoltare la propria vita, fatta di sentimenti, emozioni, idee, relazioni, desideri. E come Mosè i ragazzi sono stati invitati a fidarsi di Dio, lasciando il loro Egitto, a mettersi in cammino e scegliere la vita; hanno scoperto che possono liberarsi dagli idoli per riscoprire i propri doni e dirigersi verso una meta. Il tempo della preghiera e riflessione mattutina dava il via ad attività di gruppo e giochi a tema, mentre la sera ognuno incideva sulla propria tavoletta d’argilla (come sulle tavole della Legge) le parole importanti della giornata. Non è mancato certo il tempo per tornei di pallavolo, giochi guidati dagli animatori o organizzati dai ragazzi stessi, e tempo libero per parlare, scherzare e ballare, finalmente un po’ più liberi da smartphone e social. Le famiglie dei ragazzi hanno condiviso con noi la giornata domenicale di chiusura del campo, con la s. messa insieme a don Raffaele e ai seminaristi, seguita dal pranzo; anche questo è sempre un momento importante e piacevole di fraternità, che ci fa sentire famiglia. Chiara
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USO BOTTICINO Scuola calcio & Oratorio
La scuola calcio dell’U.S.O BOTTICINO sospende le attività calcistiche nel periodo delle festività natalizie, preannunciando la ripresa per mercoledì 23 gennaio 2019. Quest’anno la scuola calcio ha impegnato i nati nel 2011 e 2012 e per molti di loro è stato il primo approccio al calcio. La prima parte della stagione, che si conclude con la pausa invernale, ha registrato la costante presenza agli allenamenti settimanali e la partecipazione entusiasta al campionato ANSPI, categoria “Microscarabocchio”. Un BRAVI a tutti, soprattutto ai nuovi arrivati che pian piano si stanno inserendo nel gioco di squadra, per l’impegno e la volontà di fare bene, al di là dei risultati. Lo sport è passione, impegno, divertimento ed è un modo per crescere e migliorare assieme agli altri. Un pensiero anche per i bambini della scuola dell’infanzia che vogliono avvicinarsi al calcio con entusiasmo: per loro è previsto un corso di scuola calcio a partire da venerdì 22 febbraio 2019, li attendiamo all’iscrizione! Un ringraziamento agli allenatori e dirigenti che seguono gli atleti con passione e competenza e soprattutto ai loro giovani collaboratori Filippo, Simone e Cristian che offrono un prezioso aiuto. Un ringraziamento va ai genitori che con la loro costante presenza permettono di svolgere al meglio l’attività sportiva. In questa occasione l’U.S.O. BOTTICINO augura a tutta l’UNITA’ PASTORALE un BUON NATALE e un Felice Anno Nuovo. Il Presidente, Stefano Franchini
Dumper’s CAMPIONI
Dopo sei partecipazioni nelle ultime sette edizioni delle finali nazionali ANSPI, i nostri ragazzi sono riusciti nell’impresa di salire sul tetto d’Italia. Una stagione esaltante: vittoria della coppa, secondo posto alle finali provinciali e scudetto portato a casa. Un percorso netto quello del team guidato dal “Genio” Boifava a Bellaria che, dopo aver dettato legge dai gironi alla semifinale, in finale ha domato gli ottimi Carrozzeria Bosini con un 2-1 che sta stretto per la qualità del gioco espresso dalla Dumper. Una vittoria che è merito soprattutto della forte amicizia che lega tutti i tesserati, dal presidente Marco Tambussi ai giocatori meno impiegati dal mister: gruppo unito, zero cali di attenzione, tanta grinta, nessun eccesso di nervosismo. Quest’anno in particolare il consiglio “Gioca col sorriso”, dispensato come sempre dall’ANSPI, è stato seguito alla lettera e con il sorriso i gialloblu hanno cominciato la nuova stagione: per nulla appagati e con ancora tantissima fame di vittorie, con l’obiettivo di alzare sempre più l’asticella. Un ringraziamento particolare da parte di tutta la Dumper va agli sponsor e ai tantissimi tifosi che hanno sempre macinato chilometri per supportare la squadra, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche o dalla lunghezza del viaggio, fino all’apoteosi di inizio settembre, quando Bellaria si è letteralmente trasformata in una colonia gialloblu.
Sempre forza Dumper! 49
“Progetto di conservazione programmata dei Beni delle Parrocchie di Botticino"
lavori in corso
Nel corso del 2018 si è completata buona parte delle attività previste dal progetto “Fa fede il marmo: Botticino patrimonio di Arte e di Fede” finanziato dalla Fondazione Cariplo sul bando “BUONE PRASSI DI CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO”. Si sono eseguite ispezioni e indagini diagnostiche sui seguenti Beni storici architettonici: Basilica di S. Maria Assunta, torre campanaria e antica chiesa parrocchiale (Botticino Sera), chiesa parrocchiale, Ex chiesa/teatro e torre campanaFigura 1: i Beni oggetto del progetto ria (Botticino Mattina) e chiesa di San Gallo. Le analisi sono state condotte dalla ditta incaricata (START APPS di Brescia) con la collaborazione degli studenti della scuola di restauro ENAIP di Botticino; i rilievi hanno consentito di stabilire lo stato di conservazione degli edifici esaminati utilizzando tecnologie diagnostiche avanzate quali i droni per la videoispezione dei tetti e dei sistemi di scarico delle acque piovane o la termografia sulle superfici.
Figura 2: Ispezione delle coperture della chiesa di San Gallo mediante drone (a SX) - Fase delle indagini svolte con gli studenti della scuola di restauro ENAIP (a DX)T a l i informazioni costituiscono la base fondamentale su cui si sta realizzando un piano di manutenzione complessivo del sistema di beni architettonici, sviluppato con un sistema di gestione innovativo che prevede l’utilizzo della realtà virtuale come strumento semplice ed intuitivo che consenta agli operatori della parrocchia di individuare facilmente i punti critici e attuare gli interventi previsti dal progetto di conservazione programmata. A tale scopo si sono realizzate scansioni fotografiche di ogni edificio che possono essere visualizzate in anteprima al seguente link: https://bit.ly/2AUxIPX (oppure è possibile utilizzare questo QR-CODE da un telefono cellulare o tablet): 50
Lo scopo del progetto è quello di sviluppare un metodo che consenta il controllo sistematico delle condizioni in cui versano gli edifici, in modo da rallentare efficacemente i processi di deterioramento, se necessario, con interventi manutentivi appropriati alle varie tipologie di materiale. Figura 3: esempio di ambiente virtuale utilizzato per la gestione della manutenzione programmata
“Fa fede il marmo” attività della Scuola di Restauro Enaip di Botticino La Scuola Enaip per la Valorizzazione dei Beni Culturali di Botticino opera dal 1974 nella formazione di restauratori e tecnici specializzati nella conservazione e restauro di beni artistici e culturali, realizzando, nell’ambito delle attività didattiche, interventi su opere e beni tutelati in diversi ambiti materici. La Scuola infatti, al fine di garantire l’alta qualità della formazione, incentra la didattica sulla metodologia del “compito reale”, sintesi tra apprendimento teorico, applicazione e pratica diretta su opere d’arte, sotto la guida e responsabilità dei docenti di consolidata professionalità. Cooperare e partecipare alla valorizzazione del patrimonio culturale e in particolare storico-artistico del nostro territorio costituisce una ulteriore e non secondaria finalità. Pertanto, la Scuola di Restauro ha partecipato alla realizzazione del progetto “Fa fede il marmo”, coinvolgendo gli studenti e i docenti nelle diverse attività collegate alla manutenzione programmata, all’interno e in coerenza con la programmazione didattica. Parte rilevante del progetto è stata inoltre l’attivazione di un CANTIERE/SCUOLA PILOTA nella ex Chiesa di Botticino Mattina, attualmente adibita a teatro, grazie alla scoperta di significativi dipinti murali - collocabili nel primo decennio del sedicesimo secolo – celati da un soppalco che veniva utilizzato quale deposito scenico. Il progetto di restauro, redatto anche in base alle prime indagini diagnostiche non invasive effettuate, è in attesa di approvazione da parte della Soprintendenza competente. 51
Conclusione dei lavori di restauro e consolidamento TORRE CAMPANARIA di Botticino Mattina Si sono da poco conclusi i lavori di restauro e consolidamento che hanno interessato il campanile della Parrocchiale di Botticino Mattina, coinvolgendo non solo i soggetti e gli enti direttamente interessati ma l’intera comunità, dal Comitato per la Torre, ai gruppi … o singoli parrocchiani che si sono prodigati per sensibilizzare, supportare e finanziare l’intervento.
che i caratteri architettonici e costruttivi, lo stato di conservazione e l’assetto strutturale, comprese le diverse forme di vulnerabilità statica e sismica. Grazie ai rilievi diretti si è appurato che la torre è costituita da un assemblaggio di più tipologie murarie: la pietra in conci da taglio esterna delle pareti e del basamento, con blocchi accostati in modo tanto preciso da rendere quasi inutili i giunti di malta; muratura in pietre a spacco e malta di calce nelle parti interne delle pareti; muratura in mattoni degli archi interni della cella campanaria e degli orizzontamenti, costituiti dalla volterranee di calpestio della cella e dalla volta vela di copertura e, in più: colonne, pinnacoli, balaustre, gradini scala e cornicioni di gronda in marmo massiccio. Gli studi preliminari, indispensabili ad orientare il progetto, sono anche stati raccolti e pubblicati nel testo “A spese del popolo. Storia della costruzione della torre campanaria di Botticino Mattina”, a cura di Il campanile di Mattina è stato costruito nel Fabio Secondi, su iniziativa del Comitato per la Torre e 1898 dalla ditta Gaffuri di Rezzato su disegno del Conte promosso dal Comune di Botticino. Francesco Carini e dell’arch. Luigi Arconi, utilizzando le pietre delle cave locali. La torre campanaria, alta circa 40 In sintesi, il restauro della torre ha comportato due metri, con base quadrata di circa 6 metri, è completamente ordini di interventi: rivestita da blocchi di pietra di Botticino, 1 - il restauro conservativo delle facciate esterne e frutto delle offerte della cella campanaria (non è stato coinvolto l’interno della popolazione e del fusto), al fine di riparare le parti degradate, di ha quindi assunto contrastare i fenomeni di degrado in atto, dovuti sia anche un importante a cause naturali, soprattutto alla presenza di umidità valore simbolico. e di agenti inquinanti, che a carenze di manutenzione, Durante la utilizzo pregresso di materiali non compatibili, graffiti fase progettuale, vandalici. L’intervento ha anche mirato a dotare il campanile è l’edificio di adeguate forme di protezione. stato oggetto di Il materiale lapideo, che a prima vista appariva in u n ’a p p r o f o n d i t a condizioni di integrità quasi ottimali, è risultato – ad analisi che ha un’osservazione ravvicinata consentita dai ponteggi i n t e r e s s a t o in più parti piuttosto compromesso da microfratture, sia gli aspetti scagliature e disgregazioni localizzate, tanto da storicodocumentali, richiedere, nelle zone più instabili, puntuali operazioni 52
di preconsolidamento, prima di poter procedere alle operazioni di pulitura e riadesione di scaglie ed elementi instabili (compresi i pinnacoli sommitali), o alla risarcitura di lesioni localizzate o diffuse. Nel caso di mancanze, come gli spigoli dei timpani del primo livello, non è stata praticata una completa integrazione, come espressamente prescritto dalla Soprintendenza. Anche le puliture sono state graduali, in modo da conservare la patina naturale, ma accurate (rimozione dei depositi e incrostazioni, di macchie e graffiti; asportazione della vegetazione e trattamento biocida). Sono state eseguite anche operazioni di rimozione di materiali cementizi impropri e successiva sostituzione (o integrazione) dei giunti con malta a base di calce e sabbia di caratteristiche affini a quella esistente. Una sistematica opera di revisione con pulitura, passivazione e protezione, ha interessato anche tutti gli altri materiali, dagli elementi metallici ossidati, ai mattoni e agli elementi lignei, compreso il portone d’ingresso, accuratamente restaurato. Infine, scossaline in piombo sono state poste sui tre principali cornicioni della torre a protezione dal dilavamento delle acque meteoriche, mentre è stata rifatta l’impermeabilizzazione delle terrazza di copertura e sono stati posti in opera dispositivi meccanici di dissuasione dei volatili. 2- Consolidamento statico e miglioramento sismico della torre Il campanile necessitava anche di importanti interventi strutturali. Quelli più consistenti sono stati: 1) il rinforzo della struttura di sostegno della soletta della cella campanaria, mediante affiancamento di nuove putrelle a quelle esistenti, che erano soggette ad una corrosione tanto avanzata da minacciarne il crollo;
2) la riduzione del peso del massiccio pilastro sommitale in muratura intonacata con capitello in pietra, ottenuta tramite diminuzione dell’altezza. Questo pilastro ha l’unica funzione di supporto del parafulmine ma, con il sua rilevante peso applicato in centro alla volta di mattoni della copertura, ne aveva causato il parziale sfondamento, con apertura di lesioni ben visibili da sotto. La sua altezza è stata significativamente ridotta, pur conservandone l’importante capitello in pietra, il quale è stato sollevato per mezzo di apposita struttura metallica provvisoria di sostegno, onde consentire la rimozione graduale e controllata della porzione di fusto in muratura, e poi ricollocato più in basso; 3) La realizzazione di un sistema di incatenamento della cella campanaria organizzato su due livelli: uno in corrispondenza della base dei piedritti e uno in corrispondenza degli archi. Sono stati inseriti tiranti metallici in sezione di muratura, con capichiave a piastra, per ovviare alla mancanza di elementi di contenimento delle spinte orizzontali degli archi e della volta della cella atti a contrastare l’apertura degli elementi arcuati e lo scorrimento dei piedritti degli archi della cella verso l’esterno. 4) risarcitura e riparazione delle lesioni presenti nelle murature portanti.
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Completamento del restauro del campanile di Botticino Sera L’intervento di restauro delle superfici esterne del campanile dell’antica parrocchiale di Botticino Sera, il cui cantiere esecutivo è terminato nel 2016, è stato sollecitato dalle precarie condizioni dell’intonaco esistente, risalente ad un intervento degli anni ottanta del Novecento, che in parte era già caduto e in parte era in fase di distacco. Il restauro ha messo in luce le superfici sottostanti l’intonaco recente, evidenziando così le tre fasi costruttivotrasformative del campanile, le cui vicende più antiche possono essere correlate a quelle dell’antica chiesa di S. Maria Assunta di Valverde, già attestata a Botticino nell’XI secolo (Odorici, 1856, Guerrini, 1944, Galotti, 1962). Un secondo intervento, appena concluso, ha comportato la rimozione di un piccolo corpo accessorio aggiunto nel corso del Novecento, che rientra nell’ambito del progetto precedente, essendo concepito come completamento degli interventi per la conservazione e la valorizzazione dell’antico complesso, formato dalla prima parrocchiale con campanile e casa canonica. La rimozione dei due piccoli locali sovrapposti e addossati al lato nord dell’abside a alla parte inferiore del lato est del campanile è stata motivata da ragioni di opportunità e dalla volontà di rendere percepibili l’articolazione architettonica e le preziose e antiche superfici della chiesa. Se il deposito demolito era relativamente recente (correlabile al periodo d’uso dell’ex chiesa come cinema-teatro), non configurato architettonicamente e difficilmente riutilizzabile, con muri semplicemente accostati agli antichi corpi di fabbrica, chiesa e campanile hanno murature estremamente interessanti, in pietra locale con giunto stilato, caratteristica tipica delle costruzioni medioevali. Inoltre, sulle antiche facciate coperte dal recente piccolo corpo accessorio sono emersi resti di un antico e raro intonaco a finta cortina lapidea, con decorazioni policrome a mezzo fresco di colore rosso, ocra e nero carbone, che formano i finti giunti e un coronamento sommitale ad archetti intrecciati. Questo prezioso rivestimento, già visibile sulla parte superiore dell’abside, fa parte di un assetto decorativo presumibilmente risalente alla riconfigurazione tardo quattrocentesca della chiesa e un tempo rivestiva anche almeno una parte del campanile.
Prima dei lavori
Durante i lavori
Durante i lavori 54
La mancanza di manutenzione aveva generato forme di degrado erosivo che aveva intaccato localmente anche queste antiche decorazioni. Dopo la rimozione accurata del volume del deposito, condotta in modo manuale per non danneggiare le pareti di torre e chiesa, si è proceduto al restauro conservativo delle superfici ritornate a vista. In particolare è stata mantenuta la stratificazione storica degli intonaci ma evidenziando tutti i tratti superstiti dell’intonaco policromo, sia sulla chiesa che sulla torre. In accordo con la Soprintendenza di Brescia, l’intonaco medioevale è stato restaurato senza integrazioni pittoriche, in modo da conservare l’antichità della superficie ma anche per ottenere un aspetto affine a quello delle parti ancora conservate sul resto dell’abside. Si è reso infine necessario riconfigurare il serramento dell’apertura che connetteva la chiesa al deposito e sistemare il piano di calpestio, posto a livello della strada, risultante dalla demolizione. Il serramento è ad anta unica, in ferro per consentire un ingombro limitato e dotato di inferriata protettiva. Mentre una nuova pavimentazione in pietra da spacco locale, dotata degli opportuni sistemi di impermeabilizzazione e allontanamento delle acque meteoriche, proteggerà le superfici restaurate dall’umidità di ruscellamento. Il piccolo ambito prospiciente via Valverde che ne risulta, pur non essendo accessibile perché protetto da dissuasori con catena, consentirà una visione più ampia a un apprezzamento completo del nucleo monumentale più antico da cui originò la parrocchia di Botticino Sera.
Restauro chiesa parrocchiale San Gallo
I lavori di messa in sicurezza, ripristino e parziale restauro della chiesa Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo danneggiata dal sisma del 2004 stanno proseguendo e volgendo alla seconda fase conclusiva ovvero quella di restauro. I lavori strutturali ovvero il posizionamento di catene volte al rinforzo strutturali nelle porzioni segnate dal sisma, sono state eseguite e terminate. Tali opere sono state adeguatamente calcolate e dimensionate dall’ing. Bassini, specializzato in ripristini strutturali di opere monumentali. Quindi un primo step è stato il collocamento di catene sul cornicione della facciata principale.
Dopo i lavori 55
Un secondo step, di opere strutturali è stato il collocamento di tiranti nell’estradosso della volta della chiesa, in cui sono state inserite catene longitudinali vincolate sull’esterno da piastre in acciaio. Le piastre posizionate frontalmente saranno visibili sul timpano della chiesa. Delle piastre poste sul retro, l’una sarà visibile all’interno della torre campanaria, l’altra sulla facciata retro stante della chiesa. Tali opere in acciaio verranno poi adeguatamente pitturate, per una miglior armonizzazione con il resto della facciata. Terminate quindi le opere strutturali, sono iniziati i lavori di ripristino delle lesioni murarie, che verranno eseguite dalla ditta restauratrice Chiappa&Didonè. Le prime lesioni ovvero quelle sulla controfacciata interna, sono volte al termine, con un ripristino della colorazione muraria originaria. Il ponteggio interno verrà smontato e ricollocato sul retro dell’altare per il restauro dell’affresco murario e, contemporaneamente, si eseguirà la sarcitura della lesione muraria visibile sulla facciata esterna della chiesa. Ultimo step, sarà l’esecuzione della colorazione/restauro della facciata principale che presenta segni di degrado cercando, ove possibile, il ripristino delle tonalità orig inarie.
Nel periodo estivo inoltre si è colta l’occasione per dare una pulizia alla scalinata esterna di accesso al sagrato della chiesa. Non potendo procedere alla sostituzione dei marmi della scala, per vincoli di conservazione, si è proceduto alla pulizia dei marmi e al ripristino degli intonaci, degradati a causa de le intemperie, mediante l’utilizzo di malte traspiranti. La Direzione Lavori arch. Roberta Lussignoli 56
utile feste d’estate nelle parrocchie TORNEO STREET SOCCER € 8.112,00
FESTA ORAT. BOTT. MATTINA € 11.821,00 FESTA ASSUNTA BOTT.SERA € 1.665,00 FESTA PATRONALE SAN GALLO € 11.845,00 FESTA SAN FAUSTINO AL MONTE € 2.948,00 CODORME’ SAN NICOLA € 2.784,00
servizio aiuto nelle sacrestie, pulizia chiese e oratori, servizio bar oratori e cucina, piccoli lavori di manutenzione, servizio nelle attività caritative .... contattare il parroco 3283108944
ultimo dell’anno in oratorio Presso gli oratori la festa dell’ultimo dell’anno
Per informazioni e iscrizioni: BOTTICINO MATTINA Sergio 3397312477 e negozi autorizzati SAN GALLO Silvana 0302199893 Carolina 0302199951 BOTTICINO SERA oratorio tel.0302692094
€ 25,00 adulti € 15,00 bambini
Oratorio Botticino Sera (per genitori e bambini insieme adulti 15€ -bambini 10€
inf.0302692094
numero verde da numero fisso 800-123958 da cellulare 3462225896 57
Battesimi Botticino Sera, 7 gennaio 2018
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ustodisci e proteggi, Signore,questa vita rinata dall'acqua del Battesimo
Battesimi San Gallo, 15 aprile 2018
Battesimi Botticino Sera, 8 dicembre 2018
Battesimi Botticino Sera, 8 aprile 2018
Battesimi BotticinoMattina, 23 settembre 2018 Battesimi Botticino Sera, 23 settembre 2018 58
Battesimi Botticino Mattina, 9 dicembre 2018
anniversari matrimonio 7 ottobre 2018
e questi coniugi cristiani
Botticino M. - Consegna Bibbia 25 novembre 2018
"Che la Parola di Dio guidi i tuoi passi, e il cammino della vostra famiglia. 59
Andalusia
terra di cattedrali, sinagoghe e moschee Itinerario religioso-culturale dell’Unità Pastorale di Botticino - Giugno 2018
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erché il viaggio? E’ la domanda che l’uomo si è sempre posto ed è un tema che ha riempito pagine di libri, racconti, diari, mettendo in luce significati diversi: scoperte, conoscenza di altri popoli, arricchimento culturale, ritrovare se stessi. E il viaggio può essere soprattutto occasione di apertura mentale, abbandono, se pur per poco, delle proprie abitudini. Per partire ci vuole sempre un po’ di coraggio: riempire una valigia vuota, andare incontro ad impreviste diversità. E allora scopri che il nuovo entra nella tua mente e nel cuore: persone, odori, profumi, atmosfere, culture. Questo nuovo mondo che sta a fondamento di qualsiasi viaggio diventa allora ricchezza e bellezza del viaggio stesso. Scrive Dante nella Divina Commedia: “Fatti non foste a vivere come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza” (Canto XXVII). Questa volontà di “canoscenza” è stato lo stimolo che ha spinto il numeroso gruppo dell’Unità Pastorale di Botticino guidato da Don Raffaele e dal Diacono Pietro ad aprire un po’ le ali della mente e volare verso l’Andalusia, terra lontana, baciata dal sole, terra di passioni, drammi e poesia. Terra ricca di antiche moschee, di sinagoghe e di grandiose cattedrali cristiane. Terra anche dove, in un certo periodo del Medioevo, si raggiunse una felice sintesi religiosa e culturale tra musulmani, ebrei e cristiani, in pacifica convivenza, rotta
purtroppo nello scorrere dei secoli da vicende di eserciti, di conquiste e “Reconquiste”. Nel volo verso Malaga si apre il cielo, bianche e rade nuvole scorrono sotto le ali dell’aereo ed ampi spazi verdi connotano le caratteristiche del territorio: dolci colline punteggiate da bianchi paesi, fattorie isolate, immensi uliveti sistemati in disegni a scacchiera, vigneti a perdita d’occhio. In lontananza l’imponente catena della Sierra Nevada, ancora coperta da lingue di neve. Una Andalusia così è una piacevole scoperta e vera sorpresa. All’improvviso la linea della Costa del Sol e l’azzurro Mediterraneo solcato dalle scie biancastre delle navi. Sfioriamo i tetti della periferia di Malaga, una processione di palazzoni, segno della selvaggia urbanizzazione degli ultimi anni. Ma il primo impatto con la città – la guida ci accompagna nel centro storico – capovolge l’iniziale impressione: è una città pulsante di vita intensa e vivace. Colpisce subito un particolare: le strade sono come lucidate, quasi ci si specchia: risultato di un lavoro eseguito di notte con speciali attrezzature, ci vien detto. Percorriamo lentamente la zona pedonale, abbellita da incredibili palme, ampi viali. Una atmosfera che affascina! Prima di visitare la cattedrale una gradita sorpresa: ci fermiamo dinnanzi alla casa natale di Pablo Picasso, nella quale egli nacque nel 1881, oggi sede di una fondazione che si occupa di approfondire i temi della sua pittura, il cubismo. Un piccolo cortile con alberi di profumate arance, arricchito dalla fontana delle abluzioni, - la cattedrale fu ampliata su una precedente moschea – ci accoglie nella sua ombra e freschezza e ci svela la grandio60
sità di questo edificio terminato nell’arco di tre secoli. L’interno lascia stupefatti: l’immensa cupola, la vastissima navata, il gigantesco coro, la sfilata delle cappelle, la magnifica pala dell’altare: è il ridondante sfarzoso barocco spagnolo. L’occhio ne è rapito! Singolare il nome della cattedrale “la Manquita” (la signora con un braccio solo!) dato per la particolarità della torre campanaria lasciata incompleta. All’uscita percorriamo le strette vie pedonali che costituiscono il cuore della città abitata nel Medioevo in prevalenza dagli ebrei, prima della loro cacciata avvenuta nel 1492, ad opera dei re spagnoli: invitanti piccole boutique, angoli nascosti con minuscoli ristoranti, profumo di tapas, tipico piatto locale. Suona presto la sveglia il mattino dopo: visi riposati, volti sorridenti, grande empatia e si parte per l’interno, verso Setenil, incredibile paesino incastonato in una enorme cornice rocciosa, quasi sospeso su un orrido percorso da un rumoroso torrente, il Trejo. Viene spontaneo il paragone con i nostri celebri “Sassi di Matera”. È bello girovagare per quei vicoletti in un silenzio per noi inusuale; i pochi avventori seduti ai tavoli dei minuscoli caffè ci salutano come fossimo vecchie conoscenze. Un antico mondo che per noi è forse irrimediabilmente perduto! Arranca il pullman per strade strette ed ecco Ronda, tra le più spettacolari città spagnole. Costruita sopra un imponente affioramento roccioso, a cavallo di un canyon profondo più di cento metri, sembra sospesa nel vuoto. Le due parti della città sono unite dal Ponte Nuovo, colossale opera di ingegneria che percorriamo trattenendo quasi il respiro, tanto la vista mette vertigini. È un ponte che è stato testimone delle terribili atrocità della guerra civile spagnola: dal suo parapetto vennero scaraventati nel vuoto da parte dei repubblicani i prigionieri nazionalisti dopo il massacro perpetrato nella Plaza de Espana,
come narra Hemingway nel libro “Per chi suona la campana” nel capitolo n. 10. Ci rasserena lo spirito la visita al Palazzo Mondragon ed ai suoi splendidi interni con giardini e fontane ed alla chiesa di Santa Maria la Mayor, trionfo di stili decorativi con lo sfarzoso coro in legno di cedro. Ma Ronda è anche la capitale delle corride: percorriamo il corridoio arricchito dalle fotografie dei più celebri matador, Romero e Ordonez; calpestiamo in religioso silenzio il fondo arenario color ocra teatro di innumerevoli corride e visto la morte anche di qualche torero. Stupenda la vista che offrono le tribune ad arcate con le loro tinte tenui. Aver calpestato la polvere di una arena, indelebile emozione! Si corre sulla costa del Sol verso Gibilterra, una delle Colonne d’Ercole, per gli antichi limite estremo del mondo conosciuto. Sullo sfondo l’altra Colonna, al di là dello stretto, in Marocco, lo Jebel Musa. Il controllo è puntuale, all’inglese e si entra subito in un’altra dimensione: le rosse cassette delle lettere, le cabine telefoniche, gli autobus a due piani, ti dicono che questo è un angolo di Inghilterra. Si sale su strettissimi tornanti, affiancati da vegetazione lussureggiante, la stessa descritta da James Joyce nel suo capolavoro “Ulisse”. Veniamo accolti dalle bertucce di Gibilterra, macachi senza coda, unici primati che vivono allo stato selvatico in Europa. Si lasciano fotografare, si avvicinano, si cimentano in spettacolari voli. Ci vien detto però che sono soggette a pericolosi sbalzi di umore. Certo però che sono simpatiche! Entriamo nell’immensa grotta di San Michel: stalattiti gigantesche, saliscendi, atmosfera di magico stupore. Una vera sorpresa nel ventre di Gibilterra! Fuori un susseguirsi di fortificazioni, camminamenti, postazioni di cannoni, il più colossale, cento tonnellate, porta il nome della Regina Vittoria. All’estremità l’Europa Point, il grande faro. Dinnanzi l’Oceano. Gibilterra, inattaccabile, simbolo del colonialismo inglese! Si corre verso la valle del Guadalquivir in un tripudio di vigneti, campi di girasole, sterminati boschi.
Ci viene incontro l’affascinante Siviglia, un tempo, dopo la scoperta dell’America, grande porto fluviale da dove partivano le caravelle dei conquistadores spagnoli e tornavano cariche d’oro, argento, spezie, prodotti agricoli mai visti prima come la patata, il pomodoro, il caffè, il cacao. Oggi questa città gelosa della manifestazione di fede “la Settimana Santa” che coinvolge tutti gli abitanti e attira gente da tutto il mondo. Sul lungo fiume ci accoglie la “Torre de Oro”: la leggenda narra che le sue tegole fossero dorate, retaggio delle ricchezze coloniali. Nel cuore della città la cattedrale, la più imponente di Spagna: incredibili le ricchezze artistiche, immensa la volta gotica, vetrate, cappelle, la monumentale tomba di Cristoforo Colombo sostenuta da quattro statue raffiguranti gli antichi regni spagnoli, la sala dei calici, l’ostensorio in argento di quattrocentosettantacinque kg, il capolavoro del pittore Murillo “la Immacolada”. Si rimane attoniti davanti a tanto splendore! Veglia sulla cattedrale l’enorme campanile ex minareto, chiamato “Giralda” sul quale sventola “El Giraldillo” banderuola in bronzo che simboleggia la fede. Si fa sentire un po’ la stanchezza ma veniamo ricompensati dalla visita all’Alcazar, incredibile residenza dei sultani, un sus-
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seguirsi di sale e camere, ti danno quasi il senso di infinito. Favolosa la cupola in legno decorata con motivi a stella simboleggianti l’Universo nel salone degli ambasciatori. All’uscita ci si aggira quasi spaesati, ma rapiti dall’immensità della Plaza de Espana, sfavillante nella sfilata delle formelle piastrellate che rappresentano le province spagnole, un richiamo oggi all’unità della Spagna, minacciata da spinte separatiste. E qui i coristi del nostro gruppo si uniscono spontaneamente a una piccola orchestrina improvvisata e cantano a voce spiegata “Volare” strappando un uragano di applausi da parte dei tanti spagnoli presenti. Verso Cordoba il fiume Guadalquivir sembra giocar con noi a nascondino: compare e scompare nei suoi ghirigori fluviali. Dire Cordoba è dire “Mezquita – Catedral”, un tempo la più grande moschea del mondo arabo oggi cattedrale cattolica.
Entrando dalla Porta del Perdono si rimane sbalorditi da questo edificio, concepito come spazio orizzontale pressoché infinito: una selva di colonne, ben novecentocinquantasei che sostengono le file di archi dipinti a strisce bianche e rosse, un ambiente ove lo spirito è invitato a vagare e comunicare con Dio. Le cupole stesse, decorate con una volta a stella in pietra, alludono al Paradiso; la ripetizione quasi ossessiva degli archi fa in modo che lo spazio della Mezquita diventi allusione dell’infinito. Al centro dell’antica moschea, incastonata in questo edificio, oggi c’è la mole della cattedrale, alle pareti una corona di cinquanta cappelle. In un angolo il Mihrab, la sala di preghiera del sultano: campeggia la raffigurazione in marmo di una grande conchiglia simbolo del Corano. Fuori, l’affascinante dedalo di vicoli, viuzze piazzette del quartiere ebraico medioevale: case imbiancate a calce, fiori che traboccano dai davanzali, piccoli cortili ombrosi, il cuore nascosto di Cordoba. In una piazzetta una sorpresa: il busto in bronzo del grande Averroè, filosofo, astronomo, matematico arabo; alla luce dell’aristotelismo tentò una sintesi tra Islam e Cristianesimo. Ebbe grande influenza nel mondo medioevale. Nel tortuoso trasferimento verso Granada, in un paesaggio punteggiato dai bianchi villaggi andalusi, ci abbandoniamo all’ascolto delle narrazioni avventurose in terra d’Africa del nostro Emer, nel vagabondaggio nella foresta e nella scalata al Ruwen-
zori ed alle divertenti composizioni di Giovanni, il poeta degli endecasillabi. Bel momento di relax, riflessioni, dialoghi, c’è grande empatia nel gruppo. Si ferma il pullman, sosta imprevista: abbiamo la gradita sorpresa di ritrovare Don Raffaele, rientrato nella notte da Botticino ove aveva concelebrato con il Vescovo Tremolada le esequie di Don Costante Duina. Ci aveva abbandonato a Gibilterra per un doveroso rientro in parrocchia. Ecco Granada, perla della Sierra Nevada, adagiata mollemente alle sue pendici. Nel cuore della città elevata su un poggio tra boschi di cipressi e olmi la stupenda Alhambra, ricca di torri e bastioni. L’interno è una serie di palazzi: il Nazaries, stucchi e rivestimenti splendidi, iscrizioni arabe incessantemente ripetute in onore di Allah, la Sala Dorata rivestita con lamine d’oro, il Palazzo de Comares residenza del sultano con soffitto intarsiato a forma di stelle richiamanti i sette cieli dell’Islam attraversati dall’anima nella sua ascensione verso Allah; il “Cortile dei leoni”, dove spicca una fontana di marmo da cui sgorga l’acqua attraverso le fauci di dodici grandi leoni scolpiti nel marmo simboleggianti i dodici segni zodiacali; la selva di colonne dell’incantevole portico, il giardino Generalife, sinfonia di sentieri, cortiletti, fontane, degna conclusione della visita all’Alambra. Non è facile per la guida tenere unito il gruppo: ognuno vuol sostare, riempirsi gli occhi di tanta magia, centellinare ogni attimo per custodirlo nell’angolo dei ricordi più intensi.
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Un vero tuffo nella storia della “reconquista”, la Cappella Reale, mausoleo dei re cristiani Isabella e Ferdinando. Nella cripta in semplici bare di piombo la coppia reale riposa nel sonno eterno. La Spagna non dimentica i suoi Grandi. Nel grande silenzio che avvolge il luogo sepolcrale, affiora il pensiero della morte livellatrice, del “Memento mori”, della “sora nostra morte corporale, da la quale nullo homo vivente può scappare” (San Francesco, Cantico delle Creature). Dopo tanta storia e tanti passi, una serata spensierata trascorsa al ritmo del flamenco. Nell’antico quartiere dell’Albayzin, un gomitolo di stradine, assistiamo all’esibizione da parte di un gruppo gitano, di uno sfrenato flamenco tutto canti, batter di tacchi, in un vorticoso movimento di svolazzi e ammiccamenti. Indimenticabile momento folcloristico offertoci da questa Andalusia dalle mille sfaccettature. Con nella mente e nel cuore il ricordo dei tanti momenti trascorsi in amicizia ed empatia ci accoglie Linate nel cuore della notte. Al momento dei saluti emozioni, in alcuni occhi lucidi, propositi di continuare questa tradizione di viaggi di fede e cultura. Doveroso il ringraziamento a Don Raffaele, in particolare per la sua insistenza nelle omelie delle Messe celebrate dell’importanza del dialogo fraterno, dell’ascolto dell’altro, della condivisione di esperienze comunitarie, sotto ogni cielo e luogo: caratteristiche queste che devono sempre animare la vita del cristiano. Ottima la direzione tecnica dell’Agenzia Vadus con Diego e Patrizia sempre solleciti e sempre attenti alle esigenze che si potevano presentare. E nell’aprire la porta di casa, nell’appropriarsi della vita quotidiana, in ognuno la consapevolezza di aver conquistato nel viaggio una ricchezza nuova, forse impensata, un’apertura dei propri orizzonti, un bagaglio incancellabile di ricordi ed emozioni dopo aver incontrato in terra di Andalusia, non donne o uomini diversi, ma una umanità famigliare, in unisono con il nostro sentire ed il nostro mondo. Giulio Busi e Graziella
LE BELLEZZE DELLA PUGLIA E L'INCANTEVOLE MATERA LORETO - MATERA - ALBEROBELLO - OSTUNI - BARI CASTEL DEL MONTE - LECCE - OTRANTO S.GIOVANNI ROTONDO - ISOLE TREMITI
7 GIORNI - FINE MAGGIO-INIZIO GIUGNO 1° LORETO - MATERA Ritrovo dei Signori Partecipanti e partenza in Pullman GT. Soste lungo il percorso. Arrivo a Loreto e visita guidata del Museo Antico Tesoro. Sosta per il Pranzo . Proseguimento del viaggio e in serata arrivo a Matera, sistemazione in hotel nelle camere riservate. Cena e pernottamento. 2° MATERA - GROTTE DI CASTELLANA Prima colazione in hotel. In mattinata escursione, con la guida, di Matera, città fra le più singolari e pittoresche formata da una parte moderna e da una vecchia situata sul ciglio e sui fianchi dirupati di una profonda gravina con le case per gran parte scavate a successivi ripiani nella rupe calcarea: i famosi “Sassi” che con oltre 120 Chiese Rupestri con affreschi bizantini, fanno di questo posto un habitat unico ed irripetibile Pranzo in ristorante o in hotel. Nel pomeriggio partenza per la Puglia, visita alle suggestive Grotte di Castellana (prenotazione, visita guidata e ingressi inclusi), il complesso speleologico più noto d’Italia con i suoi impareggiabili scenari lunari e di particolari complessi scultorei naturali che culminano nella splendida Grotta Bianca, uno scrigno d’alabastro. Al termine rientro in hotel a Matera, cena e pernottamento. 3° VALLE D’ITRIA ALBEROBELLO – OSTUNI Prima colazione in hotel. Giornata dedicata alla scoperta guidata della Val d’Itria, il cuore della Murgia deiTrulli, con soste a Locorotondo, centro medievale che domina la valle, a pianta circolare con le case a tetti spioventi. Di notevole interesse la chiesa gotica di S. Maria della Greca. Proseguimento per Ostuni, denominata "la città bianca" per le sue abitazioni imbiancate a calce, con il suo suggestivo borgo medioevale, un intrigo urbano che ricorda la casbah araba. Arrivo ad Alberobello, fiabesca capitale dei Trulli, che offre uno spettacolo unico al mondo nel succedersi della miriade di coni, di notevole interesse architettonico,
PROGRAMMA IN VIA DI DEFINIZIONE
urbanistico e storico-culturale, considerato patrimonio mondiale dell’Unesco. Degustazione di olio e prodotti tipici locali in corso di escursione e pranzo in ristorante tipico. Rientro in hotel a Matera. Cena e pernottamento. 4° LECCE - OTRANTO Mezza pensione in hotel. Partenza per Lecce, la “Firenze del Sud”, capitale del barocco pugliese. Visita del centro storico con la magnifica Basilica di S. Croce e le scenografiche piazza Duomo e piazza Sant’Oronzo. Pranzo. Nel pomeriggio si visiterà Otranto, “Porta d’Oriente”; in particolare, ci si soffermerà sulla splendida cattedrale romanica, con il suo immenso mosaico, la cappella-sepolcro dei Santi Martiri e la suggestiva cripta. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 5° BARI - CASTEL DEL MONTE Prima colazione in hotel. Intera giornata di visita guidata: mattinata visita di Bari, la più importante città della regione affacciata sulla costa adriatica; è detta “Atene della Puglia” con un ricco patrimonio artistico fra cui spicca la celebre Cattedrale e divenne un importante centro religioso dopo l’erezione della basilica di S. Nicola. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio proseguimento per Castel del Monte (prenotazione e ingressi inclusi), l’enigmatico edificio dalla pianta ottagonale, isolato sulla Murgia Pugliese, fatto costruire dal Sovrano Federico II di Svezia. Al termine proseguimento per San Giovanni Rotondo, sistemazione in hotel, cena e pernottamento. 6° SAN GIOVANNI ROTONDO Prima colazione in hotel. Celebrazione a San Giovanni e visita ai luoghi dove visse ed operò San Pio da Pietrelcina,. Al termine escursione alle Isole Tremiti Giro dell’Isola in Barca. Partenza per San Nicola e visita dell’Abazia di Sanata Maria al Mare e del piccolo centro. Pranzo in corso di escursione. In tardo pomeriggio 63
rientro in hotel.Cena e pernottamento in hotel. 7° PARCO DEL CONERO Prima colazione in hotel. Partenza per il viaggio di rientro. Sosta nel Parco Naturale del Conero, nei pressi di Ancona per ammirare il meraviglioso paesaggio che vede montagna e mare unirsi in pochi metri e pranzo in ristorante. Dopo pranzo partenza per il rientro con arrivo previsto in tarda serata
GIORNATA PENITENZIALE e del PERDONO
SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE
per riallacciare i rapporti di pace con Dio e con i fratelli ***Celebrazione Comunitaria della Riconciliazione con confessioni Celebrazione e confessioni ore 16,15 e 20,00 SAN GALLO MARTEDI 18 BOTTICINO MATTINA MERCOLEDI' 19 Celebrazione e confessioni ore 16,15 e 20,00 BOTTICINO SERA GIOVEDÌ 20 Celebrazione e confessioni ore 16,15 e 20,00 CONFESSIONI INDIVIDUALI a SAN GALLO
sabato 22 dicembre dalle 16,30 alle 17,30 a BOTTICINO SERA lunedì 24 dicembre dalle 15,00 alle 18,00 a BOTTICINO MATTINA lunedì 24 dicembre dalle 15,00 alle 18,00
festività natalizie
***SOLENNITA' DEL SANTO NATALE S.Messa nella vigilia ore 18,00 chiesa Sacra Famiglia
santa Messa nella notte ore 21,00 a San Gallo - ore 22,30 a Botticino Mattina - ore 24,00 a Botticino Sera sante Messe nel giorno come orario festivo. Vespro e benedizione ore 16,00 a S.Gallo e Sera - ore 17,00 a Mattina
*** mercoledì 26 dicembre S.Gallo ore 10,00 - Botticino Mattina ore 9,30 - Botticino Sera ore 8,00 e 10,45
*** domenica 30 dicembre: SACRA FAMIGLIA S.Messe come orario festivo *** lunedì 31 dicembre S.Messa di ringraziamento S.Gallo ore 17,30 - Botticino Mattina ore 17,30 - Botticino Sera ore 18,45
***martedì 1 gennaio 2019 SS.MADRE DI DIO e GIORNATA DELLA PACE orario S.Messe: A
BOTTICINO SERA ore 10,45 - 16,00 - 18,45 A SAN GALLO ore 17,30 A BOTTICINO MATTINA ore 9,30 e 17,30
***domenica 6 gennaio EPIFANIA DEL SIGNORE S.Messe orario festivo Bacio a Gesù Bambino e benedizione bambini
***domenica 13 gennaio: BATTESIMO DEL SIGNORE come orario festivo.
ore 10,45 a Bott. Sera consegna ai genitori dei figli battezzati nel 2018 del “Catechismo dei bambini”
sabato 23 febbraio 2019
Liturgia della Parola e Cresime per le parrocchie Unità Pastorale di Botticino celebrate dal Vescovo Domenico Sigalini Basilica-Santuario di Botticino Sera ore 16,00
domenica 24 febbraio 2019 S.Messa di Prima Comunione