Pasqua 2017

VOCE per la COMUNITA’ UNITA’ PASTORALE “S.ARCANGELO TADINI“ PARROCCHIE DI BOTTICINO

Gesù ...disse:

«Ho sete»

(Gv19, 28) Strumento di formazione e informazione pastorale

Pasqua 2017

RECAPITO DEI SACERDOTI E ISTITUTI

Licini don Raffaele, parroco cell. 3371486407 (3283108944) e-mail parrocchia:info@parrocchiebotticino.it sito web: www.parrocchiebotticino.it Segreteria Unità Pastorale tel e fax 0302692094

Loda don Bruno, tel. 0302199768 Bonetta don Giacomo, tel. 3474763332 Pietro Oprandi, diacono tel. 0302199881 Scuola Parrocchiale don Orione tel.0302691141 Suore Operaie abitazione villaggio 0302693689 BATTESIMI BOTTICINO MATTINA e SERA sabato 22 e domenica 23 aprile 2017 sabato 3 e domenica 4 giugno 2017 sabato 1 e domenica 2 luglio 2017 SAN GALLO data da definire con parroco

I genitori che intendono chiedere il Battesimo per i figli sono invitati a contattare, per tempo, per accordarsi sulla preparazione e sulla data della celebrazione, il parroco personalmente o tel.3371486407

In occasione della Pasqua viene portato in ogni famiglia “Voce per la comunità”.

A primavera la natura rifiorisce e l’aria si colora d’azzurro e di sole. Tutto riacquista bellezza e splendore.

E ogni anno si festeggia la Pasqua cristiana. Nei saluti, negli incontri, negli sguardi sboccia un sogno, una speranza, una novità.

Festa di vita, di dignità, di stupore. Il cielo ha accolto la vita di Gesù, spesa come dono di amore.

Il Notiziario è uno strumento di informazione e di formazione pastorale per le parrocchie di Botticino.

Oltre alla presentazione delle varie iniziative e attività delle tre parrocchie, viene riportato nella parte centrale il documento del vescovo a conclusione della verifica, fatta a più livelli, sull’Iniziazione Cristiana dei fanciulli e ragazzi.

Tribunale Ordinario di Brescia Voce per la comunità - Pasqua 2017 Direttore Responsabile: Adriano Bianchi Autorizzazione del Tribunale di Brescia n°17/2014, del 28 ottobre 2014

sito web delle parrocchie di Botticino:

www.parrocchiebotticino.it

Stampato in proprio Botticino piazza IV Novembre,13 Unità Pastorale “S.Arcangelo Tadini” Parrocchie di Botticino

La busta per l’offerta in occasione della Pasqua

Da tradizione, anche in occasione della Pasqua viene rivolto ad ogni famiglia l’invito a contribuire ai bisogni della propria parrocchia mediante un’ offerta straordinaria.

Anche questo è un modo per esprimere la propria appartenenza alla comunità parrocchiale.

Gli impegni economici non sono pochi.

Il parroco e i Consigli Parrocchiali delle tre parrocchie colgono l’occasione per ringraziare anticipatamente quanti vorranno cogliere questo appello e per esprimere l’augurio per le prossime festività.

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Pasqua 2017 Una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna, niente più di questo vorrei essere, Signore.

Gesù dalla croce pronuncia quelle due parole che appartengono ad ogni uomo: “ho sete…”

T’invito allora a dare un nome alla tua sete: di cosa senti il bisogno? Di vivere un po’ di riposo in questi giorni? Di trascorrere un bel weekend? Di portare i bambini in gita il lunedì dell’Angelo? Di pranzare insieme con la famiglia nel giorno di Pasqua?

Tutte domande plausibili e desideri sinceri di cose buone, ma t’invito a scendere più in profondità: sei davvero felice? La vita ha un senso? Come vivi il lutto per quella persona cara che hai perduto? Perché pur credendo, non riesci a colmare questo vuoto?

Guardando e pensando alla morte di Gesù, come penso alla mia? Che ne sto facendo della mia vita?

Potrei così scoprire che quelle cose buone che desidero in questi giorni di Pasqua non colmano la sete prodotta da questi interrogativi che Gesù fa suoi con la sua sete.

L’”ho sete” di Gesù pronunciato sulla croce, non è la pronuncia di una sete soltanto fisica e straziante per uno appeso alla croce.

E’ la sete di un Dio che ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio: è desiderio della nostra salvezza. Gesù ha sete di donarci ciò che ci disseta, desidera offrirci ciò che desideriamo: essere come figli di Dio ed avere la sua stessa vita.

Il mondo porge a Gesù il suo male rappresentato dalla spugna imbevuta di aceto portata alla sua bocca. Ciò avviene perché lui possa così amare il nostro male, la nostra morte ed il nostro stesso desiderio di dare la morte addirittura al Figlio di Dio e possa trasformarlo in amore ed in bene, in luce, in resurrezione.

Consegniamo la nostra umanità alla bocca del Cristo, abbandoniamoci a Lui per ricevere la sua Gloria che non si estingue e sulla quale ogni nostro male, compresa la morte, finiscono.

Potremmo vivere in questo senso e con questo proposito questi giorni e questo tempo di Pasqua, per scendere profondamente nei luoghi più bui della nostra umanità, scorgere il nostro bisogno profondo di vie significative e irrorarle dell’acqua che

viene dal Cristo, risorgere così ad una vita rinnovata che superi ogni scoraggiamento.

Qualcuno potrebbe pensare di non essere degno, ma nella croce Dio ha preso a cuore la nostra miseria, ci ha usato misericordia, non ha guardato al male di cui sono capace o che mi porto dentro perché non mi stimo, non mi accolgo, non mi sento adeguato.

Proprio lì il Signore vuole morire e risorgere perché io risorga,.Gesù ha sete di te ” tutto compreso”, del tuo bene ma soprattutto del tuo male.

Una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna, niente più di questo vorrei essere, Signore.

Lasciati allora toccare profondamente dalla Grazia della Pasqua, la più potente che il mondo abbia mai conosciuto e che non è frutto di un delirio di onnipotenza dell’uomo, ma dell’amore di Dio. Vi auguro di cuore una buona Pasqua di resurrezione e che sia davvero occasione di sollievo pieno da qualsiasi situazione di afflizione. Auguri!

don Raffaele

“Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.”

(Sal 42:1-2)

...scendere profondamente nei luoghi più bui della nostra umanità ...risorgere così ad una vita rinnovata che superi ogni scoraggiamento.

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siamo tutti invitati alla festa A

maggio la 8^ Festa dell’Unità Pastorale.

Un’occasione per riaffermare la gioia di essere comunità, famiglia di famiglie.

La ricorrenza liturgica di S. Arcangelo Tadini (patrono dell’Unità Pastorale e di tutto il Comune di Botticino) ci coinvolge tutti, associazioni e movimenti... perchè ci riscopriamo appartenenti ad un’unica famiglia.

Partecipiamo alla nostra festa, la festa delle tre parrocchie di Botticino insieme, la festa di tutti quanti si riconoscono parte viva di queste comunità cristiane, nel loro costruirsi sempre più in fraternità e unità.

Non semplici fruitori, ma tutti protagonisti. C’è il momento conviviale: mangiare assieme, condividere, parlarsi...servire... è segno dell’essere famiglia.

Momento centrale della Festa la Santa Messa: per rinsaldare il cuore nell’Amore! Se le famiglie stanno unite a Cristo non c’è pericolo di rimanere a secco d’amore! Insieme nell’incontro con il Signore e nell’accogliere la grazia di Dio nel segno della rosa blu di S. Arcangelo Tadini.

Buona festa!

Un abbraccio affettuoso e benvenuti tutti alla nostra festa!

Care famiglie (genitori, figli, nipoti, nonni etc) è sempre motivo di gioia contemplare le «cose grandi» che Dio opera in noi, come persone, come famiglia e come comunità. Con queste poche righe desidero esprimere la gioia per il vostro esserci alla festa, e questo è l’invito ad una festa, la festa della famiglia che è il volto ridente e sorridente delle nostre comunità, la festa delle famiglie, di tutte le famiglie: quelle che vivono la gioia; quelle che vivono la sofferenza nelle sue molteplici dimensioni; quelle che vivono la gioia e insieme la sofferenza; quelle che hanno problemi e stanchezza; quelle che sperimentano la noia e il non senso; famiglie ricche del dono di Dio, ma anche segnate a volte dall’egoismo, dal disaccordo, dalle tensioni, dai conflitti, dai fallimenti etc.; per tutte è l’invito alla festa dell’incontro tra le famiglie nella comunità, alla festa della comunità di tutto Botticino.

Una giornata in cui la festa della famiglia sia per tutti noi un evento sacro, da vivere con passione e libertà. È una sfida impegnativa la nostra, quella di aiutare le famiglie (anche quelle “ferite”, con situazioni “difficili” o anche “irregolari”) a prendere coscienza sempre più del «mistero grande» che è in loro.

Sarebbe grave condannarsi al grigiore e alla mediocrità di tutti i giorni, mentre si è chiamati a scalare le vette dell’amore, consapevoli di essere sempre in cammino, 4

intuendo la bellezza delle alte vette e desiderando viverla.

La fatica del cammino non farà venir meno il coraggio e la gioia.

Le parrocchie di Botticino sono chiamate a diventare sempre più Famiglia di Dio, imperfette sicuramente, limitate, ma unite dal medesimo Padre.

I giorni della festa sono giornate intense! La Festa dell’Unità Pastorale delle parrocchie di Botticino ci permetterà di trascorrere tempo assieme. Di guardarci negli occhi.

Di sentire quanto ci apparteniamo.

Di avvertire quante persone sono contente di essere parte della Chiesa e quante ancora siano lontane ed indifferenti.

Affido questa lettera-invito a tutte le famiglie della comunità di Botticino: siete attese domenica 21 maggio 2017 per gustare il dono dell’essere famiglia e comunità, ringraziare e lodare il Signore al termine di un anno di incontri.

Buona festa!

Cordialmente don Raffaele, parroco

vi apettiamo tutti!

SABATO 20 MAGGIO ORE 20,30

Arcangelo Tadini: la croce e la stola

“Tutta la mia scienza è la croce, tutta la mia forza è la stola” Oratorio per voce recitante, basso, coro misto, flauto, oboe, fagotto, violoncello e organo Testi di Piero Costa, Gianfranco Grasselli,Luigi Salvetti, Giuliano Venieri. Compositore Francesco Troli Corale Paolo VI - Brescia

FESTA UNITA’ PASTORALE parrocchie botticino

ore 20,00 LUNEDÌ 15 A SAN GALLO E MARTEDÌ 16 A BOTTICINO SERA PENITENZIALI CON PRIME CONFESSIONI

MERCOLEDÌ 17 MAGGIO CENTRI DI ASCOLTO

in preparazione alla festa

GIOVEDI’ 18 MAGGIO

BASILICA-SANTUARIO BOTTICINO SERA

ore 20,30: INCONTRO DI PREGHIERA CON LA ZONA PASTORALE

PER IL PRANZO DOMENICA 21 MAGGIO

VENERDÌ 19 MAGGIO

alle ore 12,30 presso il salone dell’oratorio

I tavoli saranno preparati a gruppi di catechesi e attività ...

I volontari preparano polenta e spiedo.

Occorre segnarsi presso la segreteria (0302692094).

Per il dolce e altro ci pensa ogni famiglia.

MOSTRA FOTOGRAFICA

IL CREATO E LE SUE BELLEZZE PARTECIPA ALLA 4^ LOTTERIA UNITA’ PASTORALE DI BOTTICINO

SECONDA EDIZIONE

mattino dedicato ALL’incontro DEi sacerdoti della diocesi con il vescovo di brescia mons. luciano monari

OR E 20,30 BANDA G.F ORT I in concer to

SABATO 20 MAGGIO

giorno della morte di S.Arcangelo Tadini

- ore 15,30 in Basilica-Santuario CELEBRAZIONE EUCARISTICA CON E PER GLI AMMALATI E SOFFERENTI con Unzione degli Infermi ore 20,30 in Basilica-Santuario

“ARCANGELO TADINI: LA CROCE E LA STOLA” oratorio musicale

DOMENICA 21 MAGGIO

festa liturgica di S. Arcangelo Tadini FAMIGL IE IN FES TA TADINIFES T

- IN MATTINATA “2° campagiro de butisì” Seconda camminata dei tre campanili - ore 11,15 CELEBRAZIONE EUCARISTICA CON LE FAMIGLIE INIZIAZIONE CRISTIANA - ore 12,30 Pranzo in oratorio (benedizione e distribuzione delle rose blu) 5

LE PARROCCHIE DI BOTTICINO 25 marzo 2017

PELLEGRINE AL SANTUARIO

DELLA MADONNA DELLA VALVERDE

E’

o r m a i consuetudine che si ripete di anno in anno, dopo l’esperienza di “24 ORE PER IL SIGNORE” vissute in adorazione e silenzio davanti a Gesù Eucaristia, di concludere questo tempo con il pellegrinaggio al santuario della Madonna di Valverde a Rezzato. Tutti abbiamo sperimentato che dedicare un cammino a Dio è una nostra piccola offerta per il Signore. Passo dopo passo, a partire dalla Zona Artigianle, seguendo via Molinetto, la sosta al Laghetto, dove abbiamo concluso con le suggestive litanie alla Madre di Dio, abbiamo raggiunto il Santuario della Madonna di Valverde.

La lunga camminata che si snodava tra i campi appena appena rinverditi dalla pioggia e sotto un caldo sole e un cielo terso da una brezza piacevole di primavera, è stata accompagnata dalla preghiera, dal canto e dalla riflessione, che hanno alimentato la consapevolezza del cammino spirituale al quale tutti siamo chiamati a vivere, cammino di trasformazione, di conversione e di incontro.

Il raccoglimento e la partecipazione, oltre che numerosa del popolo di Dio, hanno segnato il pellegrinaggio.

Una forma nuova e antica che ci porta alle origini della nostra fede cristiana, come preparazione ad andare verso la Pasqua e fare memoria della nostra storia di salvezza; dinamica e segno della Quaresima, percorso e passaggio dalla schiavitù alla libertà insieme a Cristo e ai fratelli.

Alla porta del Santuario, davanti al Crocifisso che ha guidato il nostro pellegrinare, il parroco don Raffaele Licini asperge i fedeli con l’acqua benedetta , introduce l’assemblea con l’atto penitenziale e invita tutti a varcare la soglia dopo aver “stampato” un bacio alla Croce.

Inizia da questo momento la Liturgia Eucaristica, il grande Mistero di Morte e di Risurrezione di Cristo, Memoriale della nostra Salvezza. Le comunità cristiane hanno partecipato attivamente seguendo la liturgia nei suoi vari momenti: canto, ascolto della Parola, condivisione intima e provocatoria di riflessione dell’Omelia del Parroco sul brano evangelico del “ Cieco nato, guarito da Gesù alla piscina di Siloè”, l’offertorio, il rendimento di grazie, ponendo tutti questi segni in stretta unione con la vita quotidiana, per passare all’incontro vero e reale con i fratelli.

Le tematiche evangeliche di queste quattro settimane di Quaresima hanno segnato il cammino di riflessione del nostro feriale quotidiano: dalle Tentazioni di Gesù nel deserto, alla Trasfigurazione di Lui sul monte Tabor, agli incontri di Gesù con la Donna samaritana, a quello del Cieco. Negli ultimi due incontri, nei personaggi, che non non hanno nome proprio, possiamo immedesimarci ognuno di noi per rivedere quanto noi siamo sorgenti di acqua viva che disseta la sete di tanti fratelli emarginati, bisognosi; di Luce vera che testimonia il nostro essere cristiani battezzati, che danno luce di fede, di sostegno, di speranza a tanti che sono provati dalla vita e scoraggiati dalla prova.

Papa Francesco nel Messaggio della Quaresima di questo anno 2017 ci ha ricordato.”La Parola è dono. L’altro è dono”.

La Quaresima, non ancora terminata, si presenta come il “tempo favorevole” per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nella Carità verso il prossimo.

La liturgia Eucaristica non termina con le parole “andate in pace”, ma ci invia alla missione; ci manda a testimoniare la nostra fede in Lui con la gioia di essere cristiani e di portare Cristo nel cuore della gente. sr Mariaregina

dalle suore della Comunità sant’Arcangelo del Villaggio Marcolini PASQUA! Ecco il terzo giorno viene: in una mattina, a una svolta della strada, o in un giardino o nel silenzio della mia stanza, l’incontro avverrà.

Basta desiderare, fare memoria, aspettare.

Allora correrò come Maria di Magadala, come le altre donne, AD ANNUNCIARLO a dire con gioia e con la vita: CRISTO E’ VIVO. E’ RISORTO! 6

Laudato si La salvaguardia del creato è stato il tema che le parrocchie di Botticino hanno proposto all’interno di un progetto che voleva sensibilizzare gli operatori pastorali e i ragazzi della scuola parrocchiale Don Orione all’attenzione e alla cura dell’ambiente che ci è stato affidato perché sia sempre più rispettato e reso vivibile per tutti.

Gli incontri tenuti da don Gabriele Scalmana , incaricato diocesano, saranno seguiti da una nuova iniziativa: una mostra fotografica che sarà allestita nelle giornate di maggio dedicate al nostro santo Tadini nella sala dell’Oratorio.

Le fotografie saranno completate da lavori grafico pittorici che gli alunni della scuola hanno preparato.

Laudato sii, l’enciclica papale, è stata guida alla riflessione e continui ad essere uno stimolo affinché ciascuno impari a rispettare l’ambiente da considerare “casa” comune e non una “cava” da sfruttare indiscriminatamente.

Il Creato e le sue bellezze mostra fotografica

Nell’ambito delle iniziative culturali legate alla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, l’Unità Pastorale di Botticino intende organizzare un mostra fotografica dal tema “Il Creato e le sue bellezze”.

Le immagini esposte, abbinate e arricchite da citazioni estratte dall’enciclica citata, avranno il compito d’introdurre l’osservatore ad una riflessione-meditazione sul valore del Creato come casa comune di tutti gli uomini.

N.B. Trattandosi di una mostra ad invito, gli organizzatori si riservano il diritto di selezionare le immagini candidate al fine di assicurare l’uniformità e la coerenza tra i soggetti proposti e di esibire solo quelle che riterranno opportune. Le immagini che non rispetteranno i criteri tecnici di stampa (file ad alta risoluzione, 300dpi, formato 30x40 o superiore) non potranno essere prese in considerazione.

Indicazioni generali > Ogni candidato potrà inviare al massimo 3 fotografie. > Le immagini dovranno essere inviate in una cartella compressa a: battista.lazzarini@gmail.com entro il 25 aprile. (per l’invio si consiglia di utilizzare la piattaforma gratuita di Wetransfer o Dropbox: l’invio in allegato di file superiori a 15 MB non è solitamente supportato dalle normali caselle di posta elettronica). > Le fotografie dovranno essere necessariamente ad alta risoluzione (300dpi) in formato jpg. > Le stampe rimarranno a disposizione degli organizzatori anche per possibili altre esposizioni.

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a quattro anni dalla sua elezione a papa

Quattro anni di Francesco A quattro anni dalla sua elezione ancora non ci si è rimessi del tutto dalla sorpresa che hanno suscitato e continuano a suscitare le parole, lo stile, i gesti di papa Francesco.

Si fatica, in molti, a capacitarsi di quanto sta accadendo.

E, di conseguenza, a prendere posizione. Reinterpretandosi là dov’è necessario.

Con coerenza e pertinenza, certo, ma soprattutto con schietto e aperto senso ecclesiale.

Cosa ancora non vediamo di quest’uomo?

Ma cosa possiamo immaginare di lui che non vedremo mai?

In nome di che cosa un gruppo di oppositori si è costituito in “tribunale permanente” per giudicare l’operato di un pontefice?

Il papa è Francesco!

Una lieta sorpresa dello Spirito La notte del 13 marzo 2013 resterà indelebilmente impressa nel cuore di tutti quelli che, come noi, furono testimoni dell’infinita misericordia di Dio, che ci ha promesso «non vi lascerò soli» (Gv 14,18); nella persona di Jorge Mario Bergoglio, poi papa Francesco, era confermata una certezza che la Chiesa ha sperimentato nei suoi ventun secoli di storia. Quella notte la Chiesa mostrò al mondo una vitalità sorprendente.

Quasi allo spirare di giorno – la sera del “Buona sera” del papa nuovo –, tutti sentimmo l’aria dello Spirito che non ha mai lasciato la sua Chiesa, e che quella notte ci faceva respirare a pieni polmoni, ci faceva intuire la grandezza di chi, sapendosi piccolo, si affidava senza riserve nelle mani di Dio per iniziare un grande servizio nella Chiesa per il Regno.

Poi Francesco, con convinta insistenza, parlò di “Chiesa di Roma” e subito si sciolse nell’anima la vibrazione-fremito di una forte gioia teologica…

Poi l’inchino al suo popolo e fu “carezza dell’umiltà” sull’anima ormai desiderosa delle tue coccole paterne…

Poi ancora ha chiesto, a forte sorpresa, d’essere benedetto dal popolo cristiano prima di benedirlo lui con la formula solenne del libro liturgico…

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nella Curia romana, dal lavoro del gruppo degli otto cardinali, chiamati a pensarne la riforma, alla fiducia data al Sinodo dei vescovi e alla collegialità episcopale, dalle nomine cardinalizie, riflesso Francesco, col suo inchino c’insegna ancora che il della mondialità della Chiesa, agli interventi conostro mutuo benedirci cuce il canto dell’amore raggiosi sulla pace e sulla giustizia sociale, quepaterno e il canto dell’ubbidienza filiale… Il suo sto papa agisce con la libertà di chi intende solo umile inchino ha detto col suo silenzio che noi piacere a Dio e cercarne la maggior gloria fra gli siamo creature sgusciate, consegnate ai venti più uomini, senza lasciarsi irretire da paure legate al freddi finché non soccorrano la benedizione dei passato, da possibili incomprensioni e resistenze fratelli che promette un amore d’aiuto e la bene- nel presente, o da calcoli umani o troppo umani dizione dei padri che assicura la custodia ai figli… riguardo a possibili ricadute nel futuro.

Proprio così, è uno stile di Chiesa che viene rilanIl papa della gente ciato e proposto da lui: quello di una Chiesa che, Si capì subito che vestiva panni di umiltà e che come il Signore di cui è icona, opera e serva, deve era il “papa della gente”, che la venerava perché passare fra gli uomini guardandoli con sentimento «genta santa» (1Pt 2,9), la «gente radunata da ogni d’amore e facendo con umile fermezza le sue scelte terra» (Ez 36,16-28), la “gente dei figli di Dio”, una di bene, lo sguardo in alto e il cuore in cielo, per volta dispersi e poi riuniti in famiglia dal Fratello comprendere e amare tutto ciò che è “in basso”. necessario (Gv 11,52); la «gente di Pasqua» (card. Ma alcune domande s’imponono. Perché non si riA. Tagle), chiamata a testimoniare la gioia della corda il lungo periodo di preghiera della Chiesa risurrezione (cf. At 1,8; la “gente come casa di Criprima del conclave? Perché non si ricorda il trepisto”, come dirà alcuni giorni dopo il papa nuovo: dante evento del conclave, quando l’intera Chiesa «Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, invoca lo Spirito e finalmente si accoglie con gioia siamo noi, la sua missione è aprire a tutti le porte dal Dio trinitario il dono del papa nuovo? Un papa di Dio, essere la presenza di amore di Dio». che prima è stato dono dello Spirito può diventaApparve a tutti che questo papa avrebbe avuto re un soggetto esposto al bersaglio della critica l’odore delle pecore e il popolo l’odore del pasto- metodica, organizzata, malevola “all’interno delle re, come qualche tempo dopo sarebbe egli stesso mura”? espresso, mentre avrebbe iniziato ad esprimere l’amabilità del pastore, attivando quella “hilaritas” La Curia romana cristiana, premessa ad una pastorale dell’attrazione a Cristo e al suo Vangelo. Il papa, a breve, avreb- non è l’altra metà della Chiesa be mostrato di preferire il linguaggio non verbale Papa Francesco si è assunto l’incarico ad affrontare dei gesti simbolici (ne avrebbe posto tanti), sapen- con chiarezza, severità e serenità il problema della do che l’uomo del nostro tempo vuole anzitutto riforma della Curia e, insieme, la determinazione vedere, respirare, odorare di Vangelo la Chiesa e a portarla avanti. Un impegno chiesto con forza anche i suoi pastori. al futuro papa negli incontri di pre-conclave. Egli ha istituito la commissione per studiare la riforma Francesco è ancora il papa della Curia in modo organico.

S’inchinò infine in umiltà, con riverenza silente e prolungata, aspettando che la parabola della preghiera della Chiesa salisse all’Altissimo e riscendesse benedicente sul suo capo…

scelto dallo Spirito

Importanti sono stati i tre discorsi di papa BergoLe scelte fatte da Francesco sin dagli inizi del pon- glio alla Curia romana sul tema della sua riforma tificato sembrano corrispondere a questo criterio: spirituale organizzativa. Essi sono stati pronunciadalla scelta di vivere in comunità, nella Casa Santa ti in occasione degli auguri natalizi: quello delle 15 Marta in Vaticano, ai cambiamenti finora operati “malattie” della Curia (22.12.2014), quello delle 12

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“virtù” curiali (22.12.2015), quello sui 12 criteri di riforma della Curia e i 18 passi già compiuti per realizzarla (22.12.2016).

Osservando l’evolversi del papato bergogliano degli ultimi due anni palesemente, constatiamo, insieme al grande Sì che il popolo cristiano dà a questo papa che sente vicino, fortemente significativo, semplice, severo e misericordioso, guida sicura e affidabile, un’estesa resistenza da parte di un blocco (dicono consistente) della Curia romana. Cosa innegabile, nonostante qualche incredibile affermazione di qualcuno, da ultimo, che la vorrebbe addirittura negare. Questo pronunciamento “negazionista” è incredibile e assai grave.

Mi presento:

sono FRANC

Un papa non partecipa, col suo servizio petrino, a un festival, con giudici di gara e simili…

Due spunti per riflettere. Il primo: in nome di che cosa ci si costituisce in “tribunale permanente” per giudicare l’operato di un pontefice? Il secondo: ma che fine fa lo Spirito che si è invocato e poi si pone in discussione il suo dono? Ma quel “tribunale illegittimo” pone sotto processo anche lo Spirito?

La Curia non è l’altra metà della Chiesa.

Un pontificato breve «Ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve. Quattro o cinque anni. Non lo so, o due o tre. Beh due sono già passati. È come una sensazione un po’ vaga. Le dico, forse no… Non so cos’è. Ma ho la sensazione che Dio mi ha messo qui per una cosa breve, niente di più. Ma è una sensazione. Per questo lascio sempre aperta la possibilità». «Io farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare la volontà di Dio. Ma io credo che Benedetto XVI non sia un caso unico… Io credo che dobbiamo guardare a lui come ad un’istituzione. Lui ha aperto una porta, la porta dei papi emeriti. Ce ne saranno altri, o no? Dio lo sa. Ma questa porta è aperta: io credo che un vescovo di Roma, un papa che sente che le sue forze vengono meno – perché adesso si vive tanto tempo – deve farsi le domande che si è posto papa Benedetto».

Anche la sua elezione è stata all’insegna dell’imprevisto. «Avevo lasciato l’omelia (per la domenica delle Palme) sulla mia scrivania ed ero venuto con lo stretto necessario per quei giorni pensando che potesse essere un conclave molto breve. In ogni modo, anche se fosse stato lungo, avevo preparato tutto. Avevo il biglietto di ritorno: lo potevo cambiare e anticipare. Perlomeno questo era sicuro. Inoltre, non ero in nessuna lista di papabili, grazie a Dio, e non mi passava assolutamente per la testa. In questo voglio essere sincero per evitare storie o simili. Nelle scommesse di Londra penso che stavo o al quarantesimo o al quarantaseiesimo posto. Un mio conoscente per simpatia ha puntato su di me e gli è andata molto bene!». «È iniziata la prima votazione martedì sera, la seconda mercoledì mattina, la terza mercoledì prima di pranzo. Il 10

ESCO fenomeno delle votazioni è sempre interessante, non solo nel conclave. Ci sono candidati forti. Ma anche gente che non sa a chi dare il voto. E allora sceglie sei, sette persone che sono i “voti deposito”… Sì, avevo alcuni voti, ma in deposito… Ma nulla, in realtà, nulla fino a quel mezzogiorno. E poi è successo qualcosa, non so. A pranzo ho visto alcuni segni strani. Mi facevano domande sulla mia salute, cose del genere. E quando siamo tornati nel pomeriggio tutto era fatto. Con due votazioni è finito tutto. Ossia, anche per me è stato una sorpresa. Che cosa mi è successo?». Il card.

Hummes che gli è accanto, dopo la votazione conclusiva gli suggerisce di non dimenticarsi dei poveri. Da qui il nome di Francesco. «Avevo molta pace, direi persino incoscienza… La pace fino ad oggi non l’ho persa. È qualcosa di interiore, come un regalo».

qui, ho dovuto iniziare tutto da capo. E una cosa mi sono detto fin dal primo momento: “Jorge non cambiare, continua ad essere lo stesso, perché cambiare alla tua età significa essere ridicolo”».

«Non ho cambiato di spiritualità, no. Francesco, francescano: no. Mi sento gesuita e la penso come gesuita».

E il punto di maggiore aiuto del deposito gesuita è il discernimento. Esso «richiede tempo. Molti, ad esempio, pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento», cioè «cercare di fare ogni cosa della vita quotidiana, anche le più piccole, con il cuore aperto a Dio e agli altri».

Potere è servire

«Continua ad essere te stesso»

«Il papa è vescovo, vescovo di Roma, e perché è vescovo di Roma è successore di Pietro, vicario di Chi sono? «Io sono un peccatore. Questa è la defi- Cristo. Sono altri titoli, ma il primo titolo è “venizione più giusta… Sì, posso dire che sono un po’ scovo di Roma”, e da lì viene tutto». «Se domani il furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un papa volesse fare il vescovo di Tivoli, è chiaro che po’ ingenuo. Sì, ma la sintesi migliore, quella che mi cacceranno via». «Il papa è il garante, sta qui mi viene più da dentro e che sento più vera, è pro- per questo». prio questa: sono un peccatore al quale il Signore L’apertura all’ecumenismo e la cura pastorale ha guardato». «Peccatore e fallibile». della Chiesa locale non toglie la consapevolezza La percezione di essere oggetto di misericordia è del ministero petrino, come ha sottolineato nel diprecisa, da quel 21 settembre 1953, quando ha av- scorso alla curia il 22 dicembre 2016. Parlando ai vertito la necessità di confessarsi con quello che suoi collaboratori, non appare incongruente il risarebbe diventato il suo primo padre spirituale, chiamo al compito testimoniale del papato, anche don Carlos Benito Duarte Ibarra. Quel giorno il nella sua declinazione giuridica di «potestà singobreviario porta la lettura di Beda il venerabile sul- lare, piena, suprema, immediata e universale». In la conversione di Matteo e sullo sguardo di Gesù, nota si richiama il doppio compito del pontefice: miserando atque eligendo, divenuto il suo motto: «conservare tutti i fedeli nel vincolo di una sola «il Signore mi aveva modellato artigianalmente fede e della carità»; operare «perché l’episcopato con la sua misericordia». «Quando sono arrivato (sia) uno e indiviso».

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La curia, organo «d’immediata aderenza e di assoluta obbedienza», aiuta il papa in questo, sempre in nome e con l’autorità del romano pontefice. L’aveva detto in un’intervista del marzo 2014, il papa «sarebbe un uomo solo se decidesse senza sentire o facendo finta di sentire.

Però c’è un momento, quando si tratta di decidere, di mettere una firma, nel quale è solo con il suo senso di responsabilità».

«Il vero potere è servire, fare i servizi, fare i servizi più umili. E io devo ancora andare avanti in questo cammino di servizio, perché sento che non faccio tutto quello che devo fare. Questo è il senso che ho io del potere». Per questo si confessa «ogni quindici, venti giorni. Mi confesso con un padre francescano, p. Blanco, che è così gentile da venire qui a confessarmi. Eh sì, non ho mai dovuto chiamare un’ambulanza per riportarlo indietro, spaventato dai miei peccati».

Attenti all’ego

Vi sono molte altre battute che andrebbero contestualizzate meglio ma che trasmettono sentimenti e immagini del suo ministero. «A me piace fare il vescovo, tanto felice! Sono stato felice, è vero. Il Signore mi ha assistito in quello. Ma come prete sono stato felice, e come vescovo sono stato felice».

E come papa? «Anche, anche! Quando il Signore ti mette lì, se tu fai quello che il Signore vuole, sei felice. Questo è il mio sentimento, quello che sento». Fare il papa «non mi dispiace… l’unica cosa La colpa è dello Spirito che mi piacerebbe è poter uscire un giorno senza Perché è stato eletto papa? «Lo Chieda allo Spi- che nessuno mi riconosca, e andare in pizzeria a rito Santo». Chi è Gesù per lei? «È colui che mi mangiarmi una pizza». ha guardato con misericordia e mi ha salvato. Il «Dio è buono con me, mi dà una sana dose di inmio rapporto con lui ha sempre questo principio coscienza. Sto facendo quello che devo fare». «Ho e fondamento. Gesù ha dato senso alla mia vita di un difetto: una bella dose di incoscienza». «Non qui sulla terra, e speranza per la vita futura… E ho perso la pace». «Dormo come un ghiro». Somi ha dato una grazia importante, la grazia della gna in italiano o in spagnolo? «Sì, dirò che sogno vergogna. La mia vita spirituale è tutta scritta nel in esperanto… Non so come rispondere a questo, capitolo 16 di Ezechiele. Specialmente nei versetti davvero». finali, quando il Signore rivela che avrebbe stabilito la sua alleanza con Israele dicendogli: “Tu sa- A un intervistatore che confessa di avere un fraprai che io sono il Signore perché tu te ne ricordi e tello gesuita risponde: «Stavo per chiederle se era ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più cattolico». A un altro a cui ammette di sentirsi bocca quando ti avrò perdonato per quello che hai qualche volta usato dalla politica di casa (Argenfatto”. La vergogna è positiva: ti fa agire, ma ti fa tina), aggiunge: «Noi argentini non siamo umili, capire qual è il tuo posto, chi tu sei, impedendo siamo presuntuosi… Lei sa come si suicida un argentino?». No. «Sale sul suo ego e da lì si butta ogni superbia e vanagloria».

«Ci sono momenti bui nei quali dico “Signore, giù». non capisco”. E non sono solo momenti di buio Ha parlato di problema psichico quando ha scelto interiore, ma afflizioni che io stesso causo con il la residenza di Santa Marta per stare con gli almio peccato». «Una fede che non conosce crisi… tri, e di nevrosi per la sua allergia ai viaggi e il rimane infantile».

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suo attaccamento al luogo che abita. Qual è la sua droga? «Il mate mi aiuta, ma non ho assaggiato la coca». Quando è in difficoltà, ricorre a santa Teresa di Lisieux, «chiedo spesso di prendere nelle sue mani un problema che ho di fronte, una questione che non so come andrà a finire, un viaggio che devo affrontare. E le chiedo, se accetta di custodirlo e di farsene carico, di inviarmi come segno una rosa. Molte volte mi capita poi di riceverne una».

Oppure infila un appunto sotto la statua di san Giuseppe dormiente nella sua camera. «E ormai lui dorme sotto un materasso di biglietti».

dal voler nascondere dentro un’armatura la propria triste insoddisfazione».

Il card. Burke (uno dei quattro firmatari dei «dubia» contro l’esortazione post-sinodale sulla famiglia, Amoris lætitia)? «Non è un oppositore». «È bene essere criticato, a me piace questo, sempre.

La vita è fatta anche di incomprensioni e di tensioni. E quando sono critiche che fanno crescere, le accetto, rispondo».

Questione di Vangelo

È bene non idealizzare nessuno, neppure papa Francesco: «L’idealizzazione di una persona rapOnore ai critici (onesti)! presenta una forma di aggressione. Quando venIl ritratto personale di Francesco che emerge dal- go idealizzato, mi sento aggredito». le interviste è solo una piccola parte dei temi che spaziano su tutto l’arco della cura pastorale del Il papato sotto l’aura imponente che ha progressivescovo di Roma: dalla teologia alla scelta dei po- vamente assunto in Occidente dopo i grandi papi veri, dalla dottrina sociale all’azione diplomatica, del Medioevo fino a Pio XII, era un po’ il segno, dall’urgenza guerra-pace alla pastorale ordinaria, lo stendardo, il simbolo di un cristianesimo che dai viaggi all’ecumenismo, dai religiosi alle ri- guardava piuttosto all’indietro per mantenere, forme ecclesiali, dalle iniziative (giubileo, sinodi, difendere o lamentare. I papi successivi, in partinorme) alla riforma curiale ecc. Mi limito a chiu- colare Giovanni XXIII e ora Francesco, ci lanciano dere queste note con un riferimento alle resistenze un messaggio diverso, attraverso gesti e parole che emergono rispetto al suo magistero e alle sue inattese, che va compreso e non respinto. Questo è il quadro generale in cui collocare l’evento Franscelte. cesco, che è uno sviluppo dell’evento Concilio «Ci sono quelli che dicono: “Ah, che bello, che bel- Vaticano II: il passaggio da un’intelligenza e una lo, che bello”, e poi dicono il contrario dall’altra pratica rinnovate del Vangelo. parte… Ancora non me ne sono accorto. Forse sì, ci sono alcuni, ma non me ne sono accorto. La resistenza: in quattro mesi non si può trovare tanto».

«Questi gruppi conservatori… dobbiamo essere rispettosi con loro e non stancarci di spiegare, di catechizzare, di dialogare, senza insultare, senza sporcarli, senza sparlare. Perché tu non puoi annullare una persona». «Io posso capire che il mio modo di fare non piaccia a qualcuno, questo va assolutamente bene. Ognuno può avere la sua opinione».

Gli ultra-conservatori? «Fanno il loro lavoro e io faccio il mio. Voglio una Chiesa aperta, comprensiva, che accompagni le famiglie ferite. Loro dicono di no a tutto. Io continuo il mio cammino…

Rifiuto il conflitto».

Svende la dottrina? «Proseguo sulla strada di chi mi ha preceduto, seguo il concilio. Quanto alle opinioni, bisogna sempre distinguere lo spirito col quale vengono dette. Quando non c’è cattivo spirito, aiutano anche a camminare. Altre volte si vede subito che le critiche prendono qua e là per giustificare una posizione già assunta. Si vede subito che certi rigorismi nascono da una mancanza, 13

Q

uesta non è l’opinione di un papa né un’opzione pastorale tra altre possibili; sono indicazioni della parola di Dio così chiare, dirette ed evidenti che non hanno bisogno di interpretazioni che toglierebbero ad esse forza interpellante. Viviamole, senza commenti. In tal modo sperimenteremo la gioia missionaria di condividere la vita con il popolo fedele a Dio cercando di accendere il fuoco nel cuore del mondo».

Così papa Francesco nella Evangelii gaudium (n. 271), il suo messaggio programmatico.

mente in quanto ekklesía: l’assemblea del popolo convocato da Dio di tra le genti, che pellegrina nella storia in un itinerario di compagnia universale puntando alla meta che supera ogni attesa. Come appunto si verifica, oggi, attraverso l’appello a intraprendere una tappa nuova di questo cammino che ci viene additata con singolare energia, nel solco tracciato dal Vaticano II, da papa Francesco.

Egli infatti mostra d’ispirare con radicale nitidezza il suo ministero a un criterio che, in verità, vale sempre e in tutti i casi per ogni discepolo di Gesù nell’esercizio di ciò ch’è Sintonizzare chiamato ad essere e a fare: vivere mente e cuore il Vangelo senza commenti e senza A quattro anni dalla sua elezio- compromessi. ne – è d’obbligo rimarcarlo – ancoLa formula, lo sappiamo, è di ra non ci si è rimessi del tutto dalla Francesco d’Assisi, di cui non per sorpresa che hanno suscitato e con- nulla Jorge Maria Bergoglio ha intetinuano a suscitare le sue parole, riormente sentito da Dio – lo ha conil suo stile, i suoi gesti. Si fatica, in diviso lui stesso – di dover assumemolti, a capacitarsi di quanto sta ac- re il nome in quest’ora della storia cadendo. E, di conseguenza, a pren- del mondo: per dichiarare lo spirito dere posizione. Reinterpretandosi di cui vuole animato il suo servizio là dov’è necessario. Con coerenza come vescovo di Roma. È una fore pertinenza, certo, ma soprattut- mula che dice l’istanza prioritaria, to – diciamolo pure, perché è la anzi l’imperativo, a non misurare il cosa essenziale per un discepolo di Vangelo sulla misura nostra ma ad Gesù – con schietto e aperto sen- aprire cuore e mente alla misura a so ecclesiale: con quel desiderio e cui senza posa li dilata il Vangelo. quell’istinto cioè, suscitati e nutriti Il che diventa realistico – ecco dalla fede, per cui ci si sintonizza col l’invito di papa Francesco – solo cuore e con la mente su ciò che «lo Spirito dice oggi alla Chiesa», per mettendo in atto quella conversiopartecipare responsabilmente e con ne e quella riforma della vita e della slancio alla sua missione nel servire missione, dei metodi e delle strutlo sviluppo integrale della persona e ture, nell’esperienza d’essere oggi la Chiesa di Cristo, che sono frutdella società. to dell’ascolto dello Spirito e della Perché questo, in definitiva, è il nostra fedele e creativa risposta. punto. Al di là dei gusti, delle espeNell’apertura disarmata alla grazia rienze e dei desideri personali, che di Dio. pure son cose di cui tener conto: ma che non debbono smorzare o Dentro la storia addirittura zittire la voce di Dio. La Ma non è questo ciò cui la Chiesa quale se, da una parte, si fa sentire nell’intimo della coscienza (che, be- d’ogni tempo è chiamata? Certo, è ninteso, sempre di nuovo va sotto- proprio così. Che c’è dunque di nuoposta al lavorio di purificazione che vo? in ciascuno opera lo Spirito Santo), Sorprende – ma solo fino a un dall’altra, c’interpella comunitaria- certo punto, perché il copione è 14

Un per quello di sempre, anche se ancora una volta addolora il prenderne atto – che taluni, in definitiva con ben poca contezza della bimillenaria storia della Chiesa, vedano nelle linee pastorali proposte da questo papa una deviazione dalla retta via sinora percorsa. Perché, in verità, la conversione e la riforma assumono in ogni tempo un tono e intraprendono una via che, essendo quelli di sempre, sono però quelli e solo quelli che rispondono alle domande e alle ferite del tempo che si è chiamati a vivere. E non di un altro che più non c’è.

Così che il Vangelo di Gesù, passo dopo passo, visita e trasforma nel soffio dello Spirito la coscienza dell’umanità lievitandone la storia.

Sempre più profondamente. Benché l’esito del cammino resti tutto, alla fine, nelle mani di Dio. Il quale non si stanca di agire secondo la strategia che è la sua più propria: non far mai nulla senza la libera corrispondenza nostra.

Perciò, se la conversione chiesta ieri è, per un verso, quella stessa che è chiesta oggi – perché investe il cuore –, è però oggi anche un’altra rispetto a quella di ieri sotto il profilo del suo esprimersi e concretarsi storico: perché è chiamata a

papa questo tempo rispondere alla voce di Dio che ci richiama giusto giusto a quelle parole di Gesù che lo Spirito vuol mettere in luce e farci incarnare ora qui per tutti. In risposta alle sfide e alle piaghe del presente. Non ha promesso Gesù, nel vangelo di Giovanni: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (16,12-15)? È quello che sperimentiamo oggi: lo Spirito Santo che “prende” da ciò che Gesù ha ricevuto dal Padre per “annunciarlo” ora qui: per noi e per tutti. Con le specifiche implicazioni del caso. Che non sono né poche né piccole. Del resto, col Vaticano II si è prodotta una situazione del tutto peculiare nella storia della Chiesa.

Paolo VI con spirito profetico ardiva paragonare il peso storico del concilio Vaticano II, in prospettiva, con quello del concilio di Nicea: quando si definì per i secoli il cuore della fede cristiana professando la divinità filiale dell’uomo Gesù di Nazareth, in lui riconoscendo il centro e la chiave di volta della storia: fede che ora, col Vaticano II, ha da farsi storia in tutte le espressioni dell’umano.

Altri si son spinti ancora più in là per sottolineare la svolta rappresentata dall’ultimo concilio, mettendola in parallelo con quella sancita dal cosiddetto concilio degli apostoli o di Gerusalemme. Senza del quale la Chiesa, così come oggi Che è poi la conosciamo, non sarebbe mai t u t t ’ u n a nata.

– se un t a n t i n o Cambiamento d’epoca approfondiaCiò che lo Spirito di Dio ha vomo e al- luto dire alla Chiesa e al mondo larghiamo col Vaticano II ha una grande porlo sguardo, tata. Lo scopriamo poco alla volta, com’è sem- ma sempre più chiaramente. Papa pre necessario Francesco lo ha richiamato nel suo fare – con la stointervento magistrale (ma quanto ria dell’avvento semdavvero recepito?) al Convengo delpre nuovo e drammatico e liberante la Chiesa in Italia a Firenze, nel nodel regno di Dio per l’intero della vembre del 2015: non ci troviamo famiglia umana e della creazione. semplicemente in un’epoca di camSi tratta della presa di coscienza, biamento, ma in un cambiamento progressiva e combattuta, secondo d’epoca. cui lo stile (e cioè il contenuto e la Il cristianesimo ha ancora da forma insieme) della presenza della fiorire.

Penso si possa intendeChiesa al mondo e della sua missione ha appunto da essere da cima a re quest’affermazione almeno nel fondo misurato sullo stile di Gesù. senso che è venuto il tempo in cui, dalla radice della fede in Cristo, può Non si possono fare né sconti né e deve sbocciare un fiore inedito, compromessi. Lo esige il Vangelo. capace di stupirci tutti ancora una Ed oggi lo esige la maturità della covolta con la sua rara bellezza. E di scienza umana. Che pure – e forse darci nuova vita. Non si stanca forse proprio per questo – è contraddetta Francesco di sottolineare, a parole da fenomeni che francamente cree coi fatti, che i segni distintivi della devamo archiviati. Ma le cose vanno sequela di Cristo sono lo stupore, lo sempre così: quanto più le esigenze scandalo, la rivoluzione? della verità e della giustizia vengono E in fondo, che cosa sono poi a galla, tanto più cresce la resistenza a confrontarsi con esse, dicendo 2000 anni di storia? Non s’è finora pane al pane e vino al vino. espresso, il cristianesimo, in fin dei 15

che gli è confidato senza prefiggersi un programma prestabilito. L’istanza della riforma – con le sue concrete vie di attuazione – non è sua, è esigita dal corpo della Chiesa che è il corpo vivo di Cristo. Ed è pilotata dallo Spirito Santo.

conti solo nelle categorie d’esistenza e di pensiero dell’Europa e dell’Occidente? Provvidenziali e preziose, senz’altro, ma tutt’altro che definitive e assolute. Tanto che si potrebbe paragonare la parabola dello sviluppo storico del cristianesimo a quella di un bambino che ha definito la sua identità nell’infanzia e ha cominciato a sperimentarla attraversando la crisi dall’adolescenza, per affacciarsi – ora – sul mondo inesplorato che si promette alla sua giovinezza in vista della maturità che deve conquistare.

Certi modi d’interpretare la forma d’esistenza della Chiesa e nella Chiesa, di presentare la morale personale e sociale, di esprimere la portata liberatrice e umanizzante della fede a livello sociale e politico, non corrispondono a stadi di sviluppo della coscienza cristiana che siamo chiamati a lasciarci alle spalle in ciò che hanno di culturalmente determinato e caduco, senza dimettere l’essenziale che hanno incarnato? È per questo che la posta in gioco attorno a ciò che papa Francesco ha messo in moto nella Chiesa è grossa.

Forse persino decisiva per la Chiesa, nella stagione del tutto inedita che l’attende. Il Concilio Vaticano II non è stato solo un punto d’arrivo, ma più

un punto di nuova partenza. Niente è perso dello straordinario lascito della Tradizione, ma tutto – tutto – va rigiocato nell’ascolto disarmato del soffio dello Spirito oggi e nella cura tenera e ricca di misericordia della carne di coloro dei quali oggi ci è chiesto di farci prossimi. In loro – c’insegna Francesco – è la carne di Cristo quella che tocchiamo e ci trasforma.

L’essenziale è non spegnere il soffio potente che c’investe e ci chiede conversione. Mettendosi risolutamente in cammino per «fare insieme – come ha detto Francesco nell’intervista a El País – ciò che chiede il Vangelo». Ciò che Dio si aspetta dalla Chiesa oggi – ha detto non a caso nel 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi – è racchiuso in una parola: sinodo. Camminare insieme. Donne e uomini. Giovani, adulti, anziani. Le diverse vocazioni e i diversi carismi nella Chiesa. Le diverse Chiese. Le diverse culture e religioni e visioni del mondo. Tutti tutti, nessuno escluso. A cominciare da chi in qualunque modo è scartato. È uno stile di Chiesa, quello sinodale, che se ha da plasmare i cuori e le menti, deve anche necessariamente individuare i luoghi, gli strumenti, le forme della sua espressione. A tutti i livelli nella missione della Chiesa. Poiché quello sinodale non è tanto o solo un metodo: è l’essere stesso che definisce la Chiesa come popolo di Dio pellegrino nella storia in quanto traduce in atto e rende sperimentabile e incisiva la “mistica del noi” che è il suo stile più proprio di vita, quello che corrisponde al Dio che Gesù ha fatto presente al mondo – il Dio in essenza “sinodale”: il Dio-con-noi, la Trinità.

Mai come oggi il cuore della Chiesa di Cristo torna collettivamente a vibrare, ricco della misericordia riversatavi dall’Abbà Padre, nella cura di chi soffre, di chi è scartato, di chi cerca, di chi invoca, di chi migra in cerca di libertà, di giustizia, di luce, di ospitalità, di pace… l’esodo delle folle dei migranti è «il vero nodo politico globale dei nostri giorni», sottolinea papa Francesco. Quando, nel cuore della Chiesa, pulsa il cuore La “mistica del noi” è il profumo, di Cristo, in esso trova casa il cuore la verità e la misura di giustizia di dell’umanità. una Chiesa in uscita. E il lievito, in definitiva, di quel nuovo paradigma Camminare insieme culturale che il cambiamento d’epoÈ impossibile – ed è evangelica- ca, di cui siamo chiamati a essere mente improprio – decidere a priori non spettatori ma protagonisti, con le direzioni di marcia di questo eso- urgenza postula e invoca. Pena il do della Chiesa verso Cristo “fuori collasso o la disintegrazione dell’avdell’accampamento”. Papa France- ventura umana. sco stesso ha dichiarato d’aver acL’eco, in ampi strati della popocolto da Dio la chiamata al ministero lazione mondiale e a tutte le lati16

tudini, che il magistero delle parole e dei gesti di papa Francesco suscita – e persino le reazioni di rigetto che provoca, in una stagione di rigurgiti identitari e nazionalistici e di capitalismo rampante e sfacciato come quella che attraversiamo, sintomo evidente della vera posta in gioco – lo attesta a chiare lettere. La profezia della pace e del dialogo, dell’inclusione sociale e della lotta contro il dio del potere e del denaro, dell’armonizzazione delle diversità e della custodia del creato dichiara l’ora segnata sul quadrante della storia.

A quattro anni dalla sua elezione lo diciamo con semplicità, convinzione e gratitudine: è un dono – e di quelli grossi – per tutti noi, non solo per i cattolici, papa Francesco. Perché ci scuote a diventare uomini e donne che come popolo di Dio eleggono a stella polare del cammino e a codice esigente e liberante di vita nient’altro che la bella, buona e gioiosa notizia del Vangelo. Per accenderne il fuoco – oggi come 2000 anni fa – nel cuore del mondo.

in ricordo di

don Luigi Lussignoli Nato a Montichiari il 15.1.1938; ordinato a Brescia il 23.6.1962; della parrocchia di Montichiari; vic. coop. a Verolanuova (1962-1977); parroco di Botticino Mattina (1977-1988) consulente ecclesiastico provinciale dei Coltivatori Diretti (1984-1990); parroco di Borgosatollo (1988-1991); presbitero collaboratore di Montichiari dal 2000; presbitero collaboratore a Vighizzolo dal 2012; esorcista diocesano (2013-2015).

Muore a Montichiari il 18 marzo 2017.

Briciole di bontà

di don Luigi Lussignoli

SUPREMO ATTO D’AMORE I miei occhi ora riconoscono nella morte austera del corpo

con riconoscenza restituisco il mio corpo alla madre terra dalla quale fu tratto;

la sorella misteriosa con fede che prende per mano affido la mia anima e conduce nelle mani del Padre all’incontro eterno. che mi ha voluto; Dio dei viventi, fa’ che la mia morte sia un supremo atto d’amore: 17

con disponibilità lascio il posto alle generazioni che avanzano luminose.

É motivo di rendimento di grazie al Signore il fatto della presenza nelle nostre comunità di questi Ministri che attraverso il servizio e la carità pastorale verso i malati si fanno portatori della spiritualità eucaristica.

Nel mese di maggio 2017 è offerta la possibilità alle nostre comunità parrocchiali di arricchirsi di nuovi ministri straordinari della comunione

IL

MINISTRO STRAORDINARIO DELLA

COMUNIONE EUCARISTICA

Da “Il Direttorio per la celebrazione e la pastorale dei Sacramenti” della Diocesi di Brescia (pag. 58 e 59) 199. Il ministero “straordinario” della Comunione eucaristica – così chiamato in quanto suppletivo e integrativo degli altri ministeri ordinati e istituti - richiama il significato di un servizio liturgico intimamente connesso con la carità e destinato soprattutto ai malati e alle assemblee numerose. Esso impegna i laici o i consacrati dediti a questo ministero a una più stretta unità spirituale e pastorale con le comunità nelle quali svolgono il loro apostolato.

200. «Il fedele designato come ministro straordinario della santa Comunione deve essere debitamente preparato e distinguersi per fede, vita cristiana e condotta morale. Si sforzi di essere all’altezza di questo grande ufficio, coltivi la pietà eucaristica e sia di esempio a tutti i fedeli per il rispetto e la devozione verso il Santissimo Sacramento dell’altare.» (ImC VI).

201. La Comunione ai malati, a partire dalla Messa domenicale, è un’espressione della presa di coscienza da parte della comunità che anche i fratelli involontariamente assenti sono incorporati a Cristo, e che una profonda esigenza di solidarietà li unisce alla Chiesa che celebra l’Eucaristia.

202. Il ministero straordinario della Comunione eucaristica viene conferito dal Vescovo, su indicazione del parroco, per un triennio; può essere rinnovato e si può esercitare solo all’interno della comunità per la quale è stato assegnato; diversamente è per i ministri accoliti, i quali, in virtù di un’apposita certificazione, esercitano tale servizio in forma stabile e senza limite territoriale.

204. È permesso ai presbiteri in cura d’anime di affidare a una persona idonea, volta per volta e in caso di vera necessità, l’incarico di distribuire l’Eucaristia (cfr. ImC III); per questo rito è prevista una specifica benedizione (come da MRI pag. 1046).

206. L’atto liturgico di portare il Santissimo Sacramento ai fratelli scaturisce da un vero amore all’Eucaristia colti-

vato anche attraverso una profonda conoscenza del rito della Messa e da una generosa adorazione eucaristica personale e comunitaria.

207. Il ministro straordinario sia fornito del rituale specifico (al quale attenersi) e di una teca che avrà cura di mantenere pulita. Quando egli svolge il suo ministero nell’assemblea radunata in chiesa, se si comunica riceve l’Eucaristia dal ministro ordinato e non da sé, ed è opportuno che vesta un segno distintivo adatto.

208. È opportuno che il ministro straordinario riceva dal presbitero, durante la celebrazione liturgica, l’Eucaristia sufficiente da portare ai fratelli infermi.

209. Durante il tragitto tra le strade o nelle case è importante che il ministro straordinario custodisca la teca sul petto, portando con cura e raccoglimento l’Eucaristia contenuta.

Il corso di formazione prevede 4 incontri: due a carattere sacramentale-liturgico e due a carattere pastorale-relazionale.

Lo scopo è quello di preparare chi porta la comunione al malato all’ascolto, alla comprensione dei suoi bisogni e problemi affinché la consolazione della comunione sia resa piena dal conforto fatto di gesti e parole del ministro.

Ecco le date degli incontri.

BRESCIA, CENTRO PASTORALE “PAOLO VI” Lunedì 8 maggio 2017 Mercoledì 10 maggio Lunedì 15 maggio 2017 Mercoledì 17 maggio 18

CONSIGLIO UNITA’ PASTORALE

PARROCCHIE DI BOTTICINO 11 gennaio 2017

catechesi, attività e ambienti parrocchiali Nell’ultima riunione del Consiglio dell’Unità Pastorale in gennaio, nella verifica del cammino pastorale in atto, si è posto attenzione al cammino dell’iniziazione cristiana rivolto ai bambini e ai genitori. E’ stata sottolineata la necessità di una formazione per i catechisti: sia per i più giovani, ma anche per i catechisti e gli animatori degli adulti. E’ emersa la priorità da riservare al cammino degli adulti: se la famiglia segue i ragazzi nel cammino di fede, c’è adesione e impegno durante il catechismo e i momenti proposti, altrimenti solo l’ora settimanale non basta. E’ importante che l’incontro di catechismo venga preparato utilizzando modalità adatte e aggiornate. Ma la cosa migliore è che sia tutta la comunità cristiana ad attrarre i ragazzi, nelle occasioni di incontro; c’è bisogno che si sentano amati, rispettati e accolti.

Spesso c’è l’impegno dei catechisti nel trovarsi, organizzare iniziative, ad es. con i preadolescenti del dopo cresima, ma non è facile che i ragazzi si lascino coinvolgere in modo continuativo. Si potrebbe provare a valorizzare anche le realtà che stanno intorno al momento della catechesi, che magari poi diventano le più significative, ad es. il tempo che si trascorre incontrando i ragazzi prima o dopo l’incontro.

Inoltre spesso i gruppi di catechi-

smo sono formati da 20-25 bambini ed è anche difficile instaurare un rapporto personale, conoscere i genitori e i loro nomi. Il problema è che non ci sarebbero catechisti sufficienti per ridurre il numero nei gruppi. Questo favorirebbe senz’altro una maggiore condivisione e conoscenza.

Don Raffaele suggerisce che una delle proposte del nuovo ordinamento della catechesi è quella di creare percorsi differenziati per i ragazzi. Ad es. un adulto delle nostre comunità che ha la passione per l’arte potrebbe prendere un gruppo di ragazzi e coinvolgerli valorizzando le opere d’arte presenti nelle nostre chiese e attinenti con gli obiettivi di quell’anno di catechismo. Sarebbe un modo di fare catechesi valorizzando le cose che ci sono, coinvolgendo in un’esperienza concreta dei ragazzi che farebbero fatica a stare seduti.

Anche una volta si faceva catechesi attraverso i quadri presenti nelle chiese. Bisognerebbe individuare delle persone disponibili per fare questo, o mettere insieme altre idee e poi realizzare qualcosa di più attraente per il coinvolgimento dei bambini. Anche ad es. in casa madre ci sono una sessantina di suore, e si potrebbe fare in modo che possano raccontare ai ragazzi, a piccoli gruppi, la loro esperienza di vita. Oppure gli anziani a cui si porta la comunione, o uno che

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è appassionato nelle ricerche e li coinvolge in qualcosa di adatto a loro, anche attraverso strumenti moderni. Questo sarebbe fare catechesi in modo differenziato, e potrebbe suscitare più interesse. Sono nuove strade, belle, ma vanno pensate bene. Sicuramente i ragazzi hanno bisogno di esperienze concrete, anche al di fuori dell’aula; hanno bisogno di vivere la comunità.

La prima educazione spetta alla famiglia; eppure ci sono ancora tante resistenze nei genitori che accompagnano i loro figli alla catechesi e seguono gli incontri domenicali di formazione e condivisione. A volte manca il desiderio di stare insieme, di vivere le feste e i momenti che vengono proposti.

Queste invece sono occasioni che andrebbero valorizzate, per conoscersi, parlare, confrontarsi. Già da qualche anno ad es. l’anno catechistico si inizia e si conclude con la festa insieme. Ma non sempre le famiglie colgono queste opportunità. Eppure hanno tante potenzialità, e qualcuno ha anche voglia di costruire qualcosa.

Si è passato poi all’esame di un documento che dovrebbe mettere un po di ordine nei riguardi delle raltà che fanno riferimento alla parrocchia e riguardo all’utilizzo degli ambienti. Tale documento approvato viene riportato nelle due pagine seguenti.

UNITA’ PASTORALE, PARROCCHIA, ORATORIO ATTIVITA’ PARROCCHIALI UTILIZZO AMBIENTI PARROCCHIALI È la comunità parrocchiale il luogo e il soggetto primo della pastorale. Da qui nascono il suo dovere e la sua passione educativa nei confronti di ogni persona. L’organismo pastorale di riferimento della vita parrocchiale è Il Consiglio Pastorale Parrocchiale (C.P.P.).

Laddove la parrocchia è inserita in un’Unità Pastorale il luogo della progettazione della pastorale ordinaria è il Consiglio dell’Unità Pastorale, guidato dal coordinatore dell’UP, al quale fa quindi riferimento anche l’attività dei singoli oratori e di tutte le attività che in essi si svolgono o che fanno riferimento ad essi. In particolare il XXIX Sinodo diocesano individua nel Consiglio dell’Unità Pastorale le seguenti responsabilità: » elaborazione del progetto pastorale comune; » sollecitazione e verifica della sua realizzazione; » coinvolgimento e incoraggiamento alla partecipazione di tutte le persone, aggregazioni e istituzioni.

Tutte le realtà che si identificano ed operano come attività parrocchiale (o oratoriana) pur mantenendo una propria caratteristica concorrono alla realizzazione delle finalità sopra espresse presentando la programmazione dell’attività propria e in comunione con tutte le altre realtà. E’ bene che questo avvenga all’inizio di ogni anno e ci sia anche la disponibilità alla verifica annuale o ogni volta che lo si ritenga necessario.

Ogni parrocchia ha strutture proprie che utilizza per l’attività pastorale, quasi esclusivamente identificate negli ambienti dell’oratorio. L’oratorio è :

- un ambiente accogliente: ogni presenza • la temporalità come un elemento decisivo per la nostra identità, è benvenuta; perché i luoghi resistono al tempo, - un ambiente educativo: richiede ad vanno oltre le singole attività e perogni persona presente il rispetto di alcumettono una frequenza quotidiana, ne regole di comportamento; ordinaria, che accompagna le diver- un ambiente evangelizzante: il legame se età e che può creare possibilità e con il Vangelo deve essere presente e visoggettività variegate e mutanti nel sibile. tempo: così i luoghi sono una posSuo responsabile legale è il parroco sibilità che cambia nel corso dell’epro tempore, che è riferimento ultimo sistenza. Proprio per questo gli per quanto riguarda ogni attività ed iniambienti dell’oratorio fanno ziativa che si svolge in ogni ambiente parte direttamente della proparrocchiale. posta educativa e vanno usati in questa direzione. Gli ambienti, AMBIENTI se ben curati e pensati, dicono tanNell’oratorio gli ambienti sono strutto dello stile educativo dell’oratoture importanti, segno di un'attenzione rio: esprimono cura o, al contrario, concreta per i piccoli, e non solo, trasuperficialità; dicono progettazione smessa da una generazione all'altra. oppure improvvisazione… Il rispetCome la casa in relazione alla famiglia, to di essi (anche da parte dei ragazzi) gli ambienti rimangono nell’ordine dei è guadagnato se l’oratorio li gestisce mezzi e, se corrispondono alle licon chiarezza e con onestà: non si può nee del progetto pastorale, offrono chiedere ai più piccoli il rispetto delle molte possibilità alla sua realizzazione. regole se, come adulti e responsabili, Un luogo concreto offre ad una pernon siamo in linea con una gestione sona alcune possibilità educative fondaattenta e rispettosa della normativa, mentali: anche civile, vigente.

• la relazione con gli altri, che è la funzione più evidente e immediata Utilizzo ambienti che gli spazi dell’oratorio offrono: Gli ambienti sono stati realizzati con gli incontri, le attività, i percorsi, i uno scopo ben preciso di servizio all’atgruppi, etc. tutto si svolge in luoghi tività pastorale della comunità. In essi come il bar, gli spazi per la formatrovano spazio tutte le realtà che conzione, teatro, i campi per il gioco… tribuiscono in svariati modi (formativo, • la scoperta di se stesso, perché densociale, ricreativo, aggregativo, sportro i luoghi posso scoprire un modo tivo…) a tale scopo pertanto non di posizionarmi, di prendermi un è possibile la forma dell’affitto (o impegno, di dare qualcosa di me concessioni) se non regolamentato stesso (ad esempio, un campo di calda convenzioni o contratti che ricio mi può spingere a dedicare temchiedono l’approvazione degli orpo a quella squadra, ad impegnarmi ganismi proposti della Curia. per gli altri, a diventare allenatore);

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Gli ambienti sportivi

traverso un contratto/convenzione reI campi sportivi dell'oratorio sono lativo all'uso degli ambienti, compaia messi a disposizione dell'attività spor- chiaramente la copertura assicurativa tiva strutturata e del gioco spon- propria e nei riguardi della parrocchia. taneo, e se necessario con opportune Fiscalità distinzioni di tempi. E’ bene che si faccia Le attività istituzionali dell'oratorio attenzione ad attrezzare spazi dell'orato(catechesi, momenti di aggregazione, rio anche per il gioco e lo sport non agogite…) sono attività non fiscalmente nistico. Gli spazi sportivi dell'oratorio rilevanti, fanno riferimento e necessipossono essere gestiti direttamente dalla tano di una rendicontazione ordinaria, Parrocchia, tramite l'attività dell'oratovalida per una buona amministrazione. rio, da un gruppo sportivo proprio che Tutte le attività fiscalmente rilecondivide quindi il progetto pastorale vanti (somministrazione di alimenti e parrocchiale e fa riferimento in ultibevande presso il bar o durante le feste; ma istanza al parroco pro-tempore e ai cartellonistica e pubblicità; cessione di Consigli parrocchiali ( per la parte ecospazi attraverso il pagamento di quote, nomica al CPAE). affitto di campi e spazi sportivi…) deQuando le strutture sportive vengovono essere gestite in modo trasparenno utilizzate da altre società o gruppi è te e corretto, facendo riferimento alla necessario che siano formalizzati i rapPartita IVA della parrocchia (diversa dal porti tra associazione ed ente parrocchia Codice Fiscale e unica rispetto a tutte attraverso un contratto/convenzione re- le attività commerciali della parrocchia lativo all'uso degli ambienti. stessa). Nel caso in cui alcune attività si-

La sala della comunità e il teatro dell'oratorio

ano gestite da una associazione che non fa riferimento alla parrocchia è necessaLa sala della comunità fa parte dell'at- rio che siano formalizzati i rapporti tra tività culturale (teatro, cinema, conve- associazione ed ente parrocchia attragni…) della parrocchia e fa riferimento verso un contratto/convenzione relativo all'uso degli ambienti. al progetto pastorale parrocchiale.

Assicurazione

E' necessario che l'assicurazione della parrocchia sia in corso di validità e copra, oltre gli immobili, tutte attività della parrocchia compreso quelle delle realtà che ad essa fanno riferimento (sia all'interno della struttura che all'esterno). In particolare occorre fare attenzione alle coperture per la Responsabilità Conto Terzi, RCO, infortuni, volontari ed eventuali garanzie che tengono conto di situazioni particolari. Nel caso in cui alcune attività siano gestite da una associazione o ente che non fa riferimento alla parrocchia è necessario che nella formalizzazione dei rapporti tra associazione ed ente parrocchia, at-

Il Consiglio per gli Affari Economici Parrocchiale (CPAE)

Il CPAE è un organismo di collaborazione dei fedeli con il parroco nella gestione economica della parrocchia. Ad esso fanno riferimento quindi tutte le realtà parrocchiali/oratoriane dal punto di vista economico, uscite e intenzioni di utilizzo dei beni derivanti dall’attività stessa. Ogni anno il Parroco presenta alla curia il rendiconto economico, visto dal CPAE, di tutta l’attività, pertanto in questo rendiconto vanno segnate anche le entrate e le uscite di tutte le realtà della parrocchia/oratorio, comprese quelle di riferimento. E’ bene che ogni

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realtà parrocchiale di tanto in tanto presenti l’attività economica propria da inserire in sottoconto della gestione economica generale della parrocchia.

Accesso agli ambienti

Proprio nel rispetto e per le responsabilità che l’utilizzo degli ambienti parrocchiali comporta nessuno può accaparrarsi il diritto di ritenere suo quello che è della comunità parrocchiale tutta. L’accesso (apertura e chiusura) e l’utilizzo degli ambienti ( luci, riscaldamento….) e interventi vari, è regolato accordandosi con il parroco, legale rappresentante e responsabile giuridicamente, o con le persone che sono state da lui delegate e che sono punto di riferimento. Non può esistere che qualcuno a titolo personale utilizzi ambienti, magari disponendo di chiavi di accesso, senza prima aver concordato con chi è responsabile. Il parroco valuterà la necessità o no di concedere tale autorizzazione.

Sito Web e mezzi di comunicazione

Sempre più i mezzi di comunicazione si rinnovano e ci costringono a utilizzarli soprattutto per ciò che riguarda la comunicazioni e le informazioni.

Si auspica per il sito dell’Unità Pastorale, magari reso più semplice, gestito da un gruppo di persone delle tre parrocchie, venga aggiornato continuamente e ‘di qualità’; sia l’espressione della comunità ecclesiale, dinventi il contenitore di tutti quei siti che ci possono essere prodotti dalle attività specifiche di realtà che sono a fanno riferimento alla parrocchia.Lo stesso vale per facebook e atri strumenti.

Questi mezzi ‘ virtuali’ non devono però sostituire in toto la comunicazione tramite incontri, parole, scritti e sguardi.

LA MUSICA E IL CANTO NELLA o DELLA LITURGIA? Quali canti si devono eseguire in chiesa e quali no? quali strumenti musicali usare e quali no? quando cantare? latino si... latino no... polifonia o canti popolari? schola cantorum si... schola cantorum no...? gregoriano o... “messa beat”?

L’esperienza concreta nelle nostre parrocchie pone spesso alcuni interrogativi riguardo al canto a sacerdoti, animatori liturgici e a coloro che partecipano alle celebrazioni. Fin dove essere elastici o rigorosi? E’ solo questione di gusti? In che rapporto sta la tradizione con la moda?

A queste e altre domande ha cercato di rispondere l’interessante corso di musicologia liturgica organizzato dalla zona pastorale Valverde, ospitato a Botticino e tenuto da don Roberto Soldati della Scuola Diocesana di musica S. Cecilia. Di seguito ne è riportata la sintesi.

La via più facile suggerirebbe di fare un elenco dei canti da fare, adatti ai vari momenti e tempi liturgici, nella fretta di risolvere immediatamente le questioni pratiche, invece ci vuole il coraggio di affrontare le questioni fondative, alla luce di ciò che la Chiesa afferma in particolare nei documenti del Concilio che parlano di musica sacra.

Ci chiediamo: la musica sacra è una “decorazione” o fa parte in senso strutturale della celebrazione?

Bisogna fare una precisazione: la parola “cerimonia” non è adatta al concetto di liturgia, è più adatta a una commemorazione civile o a qualche evento personale.

E’ il termine “celebrazione” il più adatto alla liturgia, perché il regista della celebrazione è Gesù; è lui che si celebra, non qualcosa di personale.

Quali sono i DOCUMENTI che il Concilio Vaticano II ha promulgato sulla musica sacra?

Fino agli inizi del Novecento il Magistero non si è mai occupato in modo specifico di musica sacra attraverso un documento.

Col Concilio si è voluto trovare una soluzione a qualcosa che creava problemi nella prassi. E’ stata promulgata quindi la Costituzione sulla Sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium” (1963), nella quale si parla anche del canto liturgico. Segue poi l’Istruzione della Sacra Congregazione dei Riti “Musicam sacram” (1967) con l’intento di tradurre i principi del Concilio in norme pratiche. E’ necessario però leggere e applicare questi documenti in modo intellettualmente onesto, senza estrapolare frasi dal contesto per motivi involontari o ideologici (cioè ritenendo importante o prendendo solo quello che ci va bene). In essi si trovano conferme a

quello che già facciamo, ma anche spunti che ci mettono in discussione.

Al cap 6 della “Sacrosanctum Concilium” (SC) si parla della musica sacra. Questo aggettivo “sacro” però è un po’ impreciso, viene usato sempre meno, a favore di “santo”, che si riferisce all’azione dello Spirito che dà forma all’esistenza, invece il concetto di “sacro” tende a separare, distinguere dal profano. Oggi quindi si preferisce usare aggettivi diversi: si distingue musica religiosa, liturgica, o di sfondo religioso. Ad es. il Requiem di Verdi ha una sua drammaticità e spiritualità intrinseca; è musica religiosa, ma non è musica liturgica, perché Verdi non l’ha pensata per essere usata durante un funerale. Oppure altri canti di origine cinematografica (es. Dolce sentire) o di musica leggera (Signore io sono Irish dei New Trolls o Dio è morto negli anni ‘70-‘80,) sono belli, toccanti e parlano dei valori, ma non sono espressione della fede e preghiera del popolo di Dio nella liturgia.

“Il canto sacro unito alle parole è parte NECESSARIA e INTEGRANTE della liturgia solenne” (n. 112). C’è differenza tra messa ordinaria (di tutti i giorni) e messa “solenne”, anche se il valore è lo stesso. L’uomo riconosce che la musica unita alle parole riesce ad esaltare quel testo e a renderlo più capace di toccare l’animo dell’uomo; inoltre dà una solennità e fa capire che quella Parola non viene dall’uomo, ma è più importante di ogni altra parola. Si possono cantare le letture, ma non l’’omelia; si cantano le preghiere ufficiali della messa, perché non sono semplicemente riconosciute come parole umane.

“Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura, sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, 22

a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino” (n. 112). Pio X è stato il primo a promulgare un documento che parlasse esplicitamente di musica sacra. Era urgente in quegli anni la riforma del canto liturgico, perché si cantava ancora l’Aida in chiesa o si suonava musica operistica trascritta per organo.

“La musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggiore solennità i sacri riti ”. Il canto che si fa quindi deve essere espressione del momento che si vive nella liturgia. E già questo aiuta nella scelta dei canti.

San Pio X, nel Motu proprio “INTER SOLLICITUDINES” (1903) diceva che “La Musica Sacra deve possedere nel grado migliore le qualità che sono proprie della liturgia: - SANTITA’: escludere ogni profanità, non solo in se medesima, ma anche nel modo in cui viene proposta da parte degli esecutori. Ad es. pensare di portare il rap in chiesa per trascinare i giovani: non funziona, fa ridere, perché il rap ha il suo genere, luogo, stile e linguaggio, non adatto alla liturgia; così come nessuno canterebbe Resta con noi Signore la sera all’osteria… L’uso della chitarra distorta (della musica rock) è segno della ribellione giovanile, esprime un aspetto che non c’entra con il momento che si celebra in chiesa; mentre la chitarra suonata in un altro modo sì, e scegliendo i canti non in base agli accordi che si sanno suonare, ma alla consonanza del canto con la celebrazione, perché è chi suo-

na che è al servizio della liturgia, e non il contrario. Prima si impara e poi si suona. Lo spontaneismo non aiuta a migliorare e a crescere. Diversi strumenti musicali possono accompagnare le celebrazioni, ma con la consapevolezza del contesto in cui si è e dei limiti dello strumento.

- BONTA’ DELLE FORME: deve essere arte vera (...).Non è solo bello ciò che piace. Ci sono dei canoni oggettivi di bellezza e un linguaggio che va rispettato. Ad es. un libro sgrammaticato, anche se piace, non è un’opera d’arte.

C’è anche una gerarchia di bellezza.

- UNIVERSALITA’: pur concedendosi ad ogni nazione di ammettere quelle forme particolari che costituiscono il carattere specifico della musica loro propria, queste però devono essere subordinate ai caratteri generali della musica sacra, che nessuno di altra nazione all’udirle debba provarne impressione non buona. Le tradizioni culturali delle chiese locali vanno rispettate, ma c’è anche qualcosa che è universale.

Non è vero che in Africa usano solo bonghi e fanno canti di offertorio con danze di due ore… Il missionario che torna in Italia non deve per forza introdurre canti in spagnolo o ritmi di samba; sarebbe ridicolo nella nostra tradizione. I canti non sono così facilmente importabili o esportabili. Altri canti invece fanno respirare l’universalità dell’esperienza ecclesiale, come quando si partecipa alle celebrazioni papali. Non è vero che il latino proprio non si capisce: espressioni come In nomine Patris, Kyrie eleison sono comprensibili, tradizionali e danno senso d’unità.

Un altro concetto molto importante di cui di parla nella SC al n.

113 è quello di PARTECIPAZIONE ATTIVA: “L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando i divini uffici sono celebrati solennemente con il canto, con i sacri ministri e la partecipazione attiva del popolo...

Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra.

Si promuovano con impegno le “scholae cantorum” in specie presso le chiese cattedrali. I vescovi e gli altri pastori d’anime curino diligentemente che in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l’assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente”.

In base a come si interpreta questo concetto “attivamente” si può orientare il canto e la musica della celebrazione liturgica. Il testo dice che nella messa solenne la liturgia viene cantata; non solo i canti nella messa, ma è il canto della messa che il Concilio chiede. Allora il coro che ruolo ha? Se c’è il coro sembra che la gente non partecipi… Il concetto di “partecipazione attiva” comprende anche il momento in cui il coro esegue un bel canto, difficile, e la gente ascolta. Così come quando si va al museo contempliamo la bellezza delle opere di altri artisti, e ci sentiamo partecipi anche se non siamo noi a dipingere. Non si può eliminare tutto il repertorio che l’assemblea non può cantare, perchè fa parte del patrimonio della musica sacra che va conservato.

Il concetto di “partecipazione” non si riferisce esclusivamente a un “fare”, è

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anche percepire e godere di qualcosa che viene donato. E’ anche una partecipazione interna.

“Per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte,il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l’atteggiamento del corpo. Si osservi anche, a tempo debito, l’opportuno silenzio”(n. 30). Durante la liturgia si sta vivendo un momento insieme, non solo un momento della propria personale spiritualità. Ad es. dopo la consacrazione la Chiesa chiede di alzarsi, anche se qualcuno è abituato a rimanere in ginocchio fino al “Per Cristo…”, perché in quel momento l’essere in piedi ha un significato spirituale: vuol dire essere risorti, disponibili e pronti a riprendere il cammino. Il momento dell’adorazione in ginocchio si può riprendere alla comunione o al termine della messa. I fedeli vanno educati a celebrare insieme la liturgia. Come non ci si può sdraiare per terra solo perché piace, o si è abituato così nella preghiera personale. Anche i genitori e i catechisti educano i bambini sugli atteggiamenti più consoni da tenere in chiesa. La liturgia ha delle regole, a differenza delle pratiche devozionali personali.

Così anche per il canto, partecipare vuol dire cantare se si può. Sui banchi ci sono i libri, ma pochi li prendono e cercano il canto (hanno lasciato a casa gli occhiali, dicono che lo sanno…).

Il libro dei canti “Amen Alleluia” è stato il frutto di un lavoro enorme, ma il problema di un eventuale aggiornamento è che il libro sarebbe già vecchio nel giro di un anno. Nelle parrocchie tanti canti sono legati alla situazione del momento, a chi propone o anima il canto, per cui vengono riportati su un libro a parte tenuto aggiornato. In altri contesti culturali, ad es. in Germania, i corali sono gli stessi da centinaia di anni, non si sente il bisogno di un altro genere; mantengono l’identità.

E’ necessario anche osservare il silenzio in certi momenti (dopo l’omelia e la comunione). Stare in silenzio a volte è

difficile, perché ci imbarazza; si preferisce avere una musica di sottofondo, anche nei momenti di preghiera. In musica ci sono le note, ma anche le pause fanno parte della musica.

“La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludano affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell’azione liturgica (n.

116).

Il canto gregoriano, il primo che si è sviluppato nella chiesa cattolica, è nato da un cantillare mononota, con variazioni di nota sugli accenti delle parole. E’ la forma di canto liturgico in cui l’unione tra la musica e le parole è più forte. Non aveva fronzoli o uno strumento che accompagnava, ma la melodia esplicitava il ritmo della parola. Tante volte oggi capita il contrario, cioè si scrive prima la musica e poi si inseriscono le parole. Inoltre i testi del gregoriano sono o biblici o strettamente liturgici e caratterizzano una certa domenica e non un’altra. Cioè l’antifona di ingresso (che si dovrebbe recitare se non si fa il canto) o quella dopo la comunione sono la traduzione italiana di quelle gregoriane in latino, e sono il riassunto dei testi biblici di una specifica domenica.

Quindi il gregoriano dà una caratterizzazione a ogni domenica, mentre nessuno ha ancora musicato tutte le antifone di ingresso in italiano. Anche i bambini potrebbero imparare un breve canto in gregoriano, spiegandogli la traduzione; non è impossibile, e resterà loro anche quando saranno grandi. Ad es. dietro Adoro Te devote di s. Tommaso, o dietro il Pange lingua c’è una teologia, una spiritualità molto profonda. E’ chiaro che in un’assemblea domenicale di varie età e condizioni non si possono cantare cose troppo ricercate, ma qualcosa si può proporre ogni tanto,

spiegandolo (a Pasqua il Victimae Paschali può cantarlo il coro mentre la gente ascolta e segue la traduzione). Non c’è difficoltà, piuttosto si è pigri.

“Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale,il cui sono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale e siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli” (n. 120). L’organo a canne è un prodotto dell’artigianato più alto e raffinato, dove la materia diventa suono, ed è adatto al luogo della chiesa, più di quello elettronico, adatto a casa o in piccole cappelle. Non bisogna lasciarlo morire, se c’è. Ci sono certo costi da sostenere, ma ci vuole anche sensibilità verso queste opere d’arte che i nostri avi hanno voluto. Il servizio liturgico volontario che un organista compie si può trasformare in professionalità, se c’è la volontà di imparare. Gli altri strumenti sono ammessi, ma c’è strumento e strumento. La chitarra si può suonare bene o male. Le persone vanno spronate al meglio, a non accontentarsi di saper suonare pochi accordi, e magari con pennate molto forti.

Questo vale per tutti gli strumenti.

“I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra, che possano essere cantate non solo dalle maggiori “scholae cantorum”, ma che convengano anche alle “scholae” minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l’assemblea. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottri-

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na cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche” (n. 121). Il buon gusto è una cosa molto importante quando si compone. I canti potrebbero avere una parte per assemblea e una per la schola, favorendo così la partecipazione con l’ascolto e il canto. Inoltre i testi sono molto importanti. Le parole devono essere teologicamente corrette, altrimenti passa un messaggio di fede errato. E in questo siamo molto indietro, perché spesso i testi dei canti non sono approvati specificamente per la liturgia (in qualche movimento c’è chi compone secondo la sua personale ispirazione e poi si usano subito quei canti nella messa). Ad es. nel canto Te al centro del mio cuore non è nominato mai Gesù; è una bellissima poesia adatta anche a due innamorati, ma non ha niente di liturgico.

Il documento “MUSICAM SACRAM”, istruzione del “Consilium” e della Sacra Congregazione dei Riti, fu scritto perché, dopo il Concilio, le nuove forme circa l’ordinamento dei riti e la partecipazione attiva dei fedeli avevano suscitato alcune difficoltà riguardanti la musica sacra e il suo compito ministeriale. Al tempo della contestazione si volevano contestare anche queste norme nella Chiesa (es. perché non usare la Coca Cola invece del vino come segno di festa alla messa dei ragazzi? Oppure perché usare ancora quegli ornamenti e paramenti inutili durante la messa?). I segni però hanno un significato, che va spiegato alla gente che non lo sa.

Si ribadisce che “L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata in canto con i ministri di ogni grado che svolgono il proprio ufficio e con la partecipazione del popolo”. Ci sono i ministri ordinati (sacerdoti, diacono), istituiti (accolito, lettore) e altri ministri che svolgono un servizio (chierichetti, organista, schola cantorum, guida dell’assemblea). Ognuno partecipa alla messa svolgendo il suo compito, anche se

può essere preoccupato per quello che deve fare. Altra cosa è se i coristi (di un coro in prestito che fa musica profana) chiacchierano mentre il sacerdote parla, ma in questo caso probabilmente né ai coristi né al direttore interessa la liturgia, che non è un concerto; è necessario il rispetto delle norme liturgiche. Il coro è un ministero; può venire anche il coro della Scala, ma se viene senza fede è meglio che guidi i canti al microfono l’anziano animatore…

“La PREPARAZIONE PRATICA di OGNI celebrazione liturgica si faccia d’accordo tra tutti coloro che devono curare la parte rituale o pastorale o del canto, sotto la guida del rettore della chiesa” (n. 5). Quindi no all’improvvisazione, allo spontaneismo e al bricolage liturgico (mettere insieme i canti che si sanno). Ci si dovrebbe chiedere: che letture ci sono quella domenica? In che tempo siamo? Come in quaresima si fanno i canti di quaresima, anche nel tempo di Pasqua che dura 50 giorni si fanno i canti di Pasqua, eppure in tante parrocchie il giorno dopo pasquetta si torna ai canti del tempo ordinario! Così pure molti fedeli danno più importanza alla celebrazione del venerdì santo che alla solenne Veglia Pasquale, dove si celebra la resurrezione di Gesù. Sembra quasi che sia più difficile celebrare la gioia!

“Tra la FORMA SOLENNE PIU’ COMPLETA delle celebrazioni liturgiche, nella quale tutto ciò che richiede il canto viene di fatto cantato, e la FORMA PIU’ SEMPLICE si possono avere DIVERSI GRADI a seconda della maggiore o minore ampiezza che si attribuisce al canto. Tuttavia nello scegliere le parti si cominci da quelle che per loro natura sono di maggiore importanza: prima di tutto QUELLE SPETTANTI AL SACERDOTE E AI MINISTRI cui DEVE RISPONDERE IL POPOLO o che devono essere cantate dal sacerdote insieme al popolo; si aggiungano poi gradualmente quelle che sono proprie dei soli fedeli o della schola cantorum (MS 7).

Nella gerarchia dei canti il Concilio

dice che prima di tutto si cantino quelli spettanti al sacerdote o ai ministri, con le risposte dell’assemblea; poi si aggiungano quelle proprie dei fedeli e schola cantorum (i canti che si inseriscono nei vari momenti).

“Specialmente nelle domeniche e nei giorni festivi si preferisca, per quanto possibile, la forma della messa in canto anche più volte nello stesso giorno: PRIMO GRADO: saluto del sacerdote con risposta dei fedeli, orazione colletta, acclamazioni al Vangelo, orazione sulle offerte, prefazio, Sanctus, dossologia, Pater noster con precedente ammonizione e embolismo, pax Domini, orazione dopo la comunione, formule di congedo; SECONDO GRADO: si aggiungono il Kyrie, Gloria, Agnus Dei, orazione dei fedeli; TERZO GRADO: canti processionali di ingresso e di comunione, canto tra le letture, canto di offertorio, letture della Sacra Scrittura” (MS 27).

Ad es. il Gloria è un inno, e l’inno si canta tutto; non prevede ritornelli; il Gloria di Lourdes all’inizio e alla fine non deve diventare una prassi, perché questo non ha un fondamento liturgico. Piuttosto si può recitare a pezzi, inserendo il 25

ritornello, come si trova anche su Amen Alleluia. A Lourdes ha la sua finalità, per una messa internazionale con migliaia di persone che si fermano solo qualche giorno, che così possono cantare tutte con facilità. Il Gloria si può anche cantare dall’inizio alla fine. Quello De Angelis la gente forse non lo sa perché non si canta più... L’ Agnus Dei deve durare il tempo della frazione del pane; è un gesto liturgico fondamentale, e non accompagna lo scambio di pace o lo interrompe.

Non è vero che la gente non apprezza se si cantano le varie parti della messa!

Bisogna tendere al meglio, basta provare. Cantare a 4 voci è un’altra cosa; la propria voce che da sola non ha senso, si armonizza con le altre. Anche i giovani lo sanno che la chiesa è una cosa e la discoteca un’altra. Non si devono inventare strane commistioni per attirarli; non si aspettano in chiesa canti hard rock. Così come l’oratorio se vuole scimmiottare la discoteca diventa ridicolo; l’oratorio è un’altra cosa! I giovani sanno che il sacerdote c’è, sanno dove trovarlo; non serve che vada anche lui in birreria o in discoteca come un loro compagno. I figli non vogliono neppure i genitori-amici. Allo stesso modo fa ridere se il canto liturgico scimmiotta altro… Se si propone qual-

cosa che fuori non c’è ci si qualifica, anche se non si attira la massa. Noi abbiamo tanto da offrire, ma a volte lo sviliamo.

Anche i sacerdoti possono impegnarsi a imparare a cantare le parti loro proprie, magari provando con l’organista. Se un sacerdote (o il papa) è proprio stonato, fa a meno di cantarle. E’ il celebrante che presiede l’Eucaristia e decide come e cosa fare. Un canto comunque non si impara soltanto facendo le prove qualche minuto prima della messa; è cantandolo che pian piano si impara, senza fretta, nelle varie domeniche.

Il canto è al servizio della liturgia. Il canto gregoriano aveva una caratteristica compositiva interessante: in più punti l’antifona poteva essere interrotta.

E questo perché se il momento liturgico è finito, il canto finisce. Ad es. il canto d’ingresso accompagna il sacerdote che entra, ma deve terminare quando è arrivato alla sede. Così come il canto di offertorio che accompagna la processione dei doni; se non c’è, il canto è opzionale.

Bisogna educare il coro, gli animatori del canto e l’assemblea al fatto che si sta facendo un servizio, e se la seconda strofa non serve, non si fa. Inoltre questo canto non deve parlare per forza del pane e del vino, e nemmeno il canto di comunione.

La classificazione dei canti dei vari momenti sul libro Amen Alleluia è solo una guida per orientarsi, ma non è rigida. Ad es. a Natale la priorità è far capire che è Natale, quindi si può evitare di fare alla comunione Sei tu Signore il pane, che si canta tutto l’anno; si fanno i canti di Natale! O a Pasqua Se qualcuno ha dei beni;

si deve far capire che Gesù è risorto! Ci vuole un minimo di elasticità mentale da parte di tutti.

Ogni tanto, invece del canto di offertorio, l’organista può eseguire un brano solo strumentale. A una festa mariana di per sé non c’è nemmeno lo spazio per il canto alla Madonna; nella liturgia viene solo citata tra i santi alla fine del canone. Ma non si offende; lo sa che c’è differenza tra lei e Gesù; ma a volte non lo sappiamo noi. E’ Cristo che ci convoca alla Messa; e i dogmi che riguardano la Madonna (Immacolata e Assunta) in realtà riguardano Cristo. Anche a una festa della Madonna è Cristo il centro, ma è anche bello metterci un canto mariano, all’offertorio o alla fine.

Sono sottigliezze, ma così rischiamo di cantare cose che non sono state pensate per essere cantate e lasciare in secondo piano parti che andrebbero cantate, come il salmo responsoriale. I salmi non sono nati come poesie, ma come canti.

Il re Davide, che li ha composti, è sempre rappresentato con la cetra in mano, mentre salmeggia cantando. Il salmo è la risposta del popolo di Dio che aderisce a quanto ascolta nella Parola di Dio. Esprime quello che il credente ha nel cuore: angoscia, gioia, riconoscenza, richiesta di aiuto, lode… e questo assume una dignità tale che diventa anche Parola di Dio. Per questo è molto importante cantare il salmo. Se si vuole si può.

E’ importante anche l’attenzione non solo alla scelta del canto, ma anche alla sua durata. Alcune messe di Perosi, seppur bellissime, sono troppo lunghe; oggi 26

non sono più adatte nelle nostre celebrazioni. O si possono proporre in certe celebrazioni, ma non a Natale e Pasqua quando vengono a messa persone che di solito non vengono. Alcune difficoltà si pongono a volte nella decisione di accogliere o meno l’esecuzione di certi canti o brani musicali durante i funerali e i matrimoni. Anche queste occasioni non sono celebrazioni intimistiche in cui può essere tutto permesso, ma celebrazioni della comunità. Alcune musiche sono adatte, altre no.

Ci può essere spazio nelle celebrazioni anche per brani con l’organo solo strumentali. L’importante è usare sempre il buon senso. Ad es. alle Ceneri si potrebbe sciogliere in silenzio l’assemblea, per dare un segno del nuovo tempo che dà più spazio alla Parola di Dio e alla meditazione personale; o iniziare la messa in silenzio, come il venerdì santo, quando i sacerdoti entrano e si prostrano a terra.

E’ un momento significativo, in cui parlano i segni.

E’ importante creare un clima interiore adatto alla celebrazione, scegliendo strumenti e modalità adatte.

La panoramica sui documenti della Chiesa ci ha permesso quindi di riconoscere l’importanza del canto e della musica nei vari momenti della celebrazione liturgica, in riferimento non solo ai canti scelti da chi anima, ma anche alle parti cantate spettanti al sacerdote e all’assemblea, che rendono più solenne la liturgia.

E tutto in una prospettiva comunionale, nel rispetto dei testi liturgici, della Scrittura e dei ministeri.

LUCIANO MONARI VESCOVO DI BRESCIA

“Se uno è in Cristo, è una nuova creatura” (2 Cor 5,17)

LETTERA SULL’INIZIAZIONE CRISTIANA

Indice 1.UN CAMMINO DI TIPO CATECUMENALE 2.IL MOTIVO DEL CAMBIAMENTO 3.IL COINVOLGIMENTO DEI GENITORI 4.L’AZIONE DELLA COMUNITÀ CRISTIANA 5.L’ETÀ DELLA PRIMA COMUNIONE E DELLA CRESIMA 6.INSERIMENTO IN UN GRUPPO DI FEDE 7.UNA PROFESSIONE DI FEDE DI FRONTE ALLA COMUNITÀ 8.INIZIAZIONE ALLA BIBBIA 9.RAPPORTO TRA CONFERMAZIONE ED EUCARISTIA 10.CONCLUSIONE 27

1. Un cammino di tipo catecumenale Se uno è in Cristo, Lo scopo del nuovo modello di Icfr è quello di trasforè una nuova creatura” (2 Cor 5,17) mare la catechesi tradizionale dei ragazzi (di tipo scolaFratelli carissimi,

dopo che da una decina d’anni la nostra diocesi ha impostato un nuovo cammino per l’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (Icfr) si è sentita l’esigenza di un primo bilancio che valutasse il cammino percorso e aiutasse a riconoscere le cose che sono state realizzate, quelle che hanno bisogno di revisione e quelle che chiedono un impegno rinnovato. La ricerca guidata dagli esperti dell’Università Cattolica, alla quale hanno collaborato molti preti, catechisti, genitori, ci ha offerto abbondanti dati che sono stati offerti alla riflessione delle nostre comunità. Con questa lettera, che ho sottoposto al vaglio del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale Diocesano, intendo rilanciare il cammino per il futuro, facendo tesoro delle osservazioni che sono emerse e accogliendo alcuni suggerimenti che sono stati avanzati.

stico) in una forma di itinerario di tipo catecumenale (di tipo esistenziale). La differenza rispetto alla precedente prassi catechistica è la seguente. Un itinerario tradizionale di catechesi per lo più aveva come obiettivo quello di fare conoscere ai ragazzi le verità fondamentali della fede (il ‘Credo’), della morale cristiana (il decalogo), della liturgia (i sacramenti) in modo che i ragazzi potessero orientarsi nel mondo ricchissimo della fede e della tradizione cristiana.

Questa forma di istruzione si saldava con la testimonianza di fede della famiglia e col contesto sociale italiano che era impregnato profondamento di tradizioni cristiane (feste, celebrazione dei momenti fondamentali della vita, esempi, tradizioni, espressioni artistiche, canti ). Proprio il legame col contesto socio-religioso permetteva alla catechesi di inserirsi armonicamente in un vissuto già animato evangelicamente e di sfociare in un’esistenza cristiana più consapevole e, si sperava, più coerente.

Un cammino di tipo catecumenale è invece un insieme di esperienze (insegnamento, ma anche gesti concreti, preghiere, celebrazioni, relazioni) che cercano di trasmettere in modo esperienziale lo stile proprio dell’esistenza cristiana in modo da far giungere a una professione di fede personale: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove.” (2Cor 5,17). La “scuola” di catechismo permette di rispondere correttamente alle domande che riguardano la fede, la morale, i sacramenti; un cammino di tipo catecumenale permette di dire consapevolmente: “Io credo” a partire da un’esperienza di vita. L’avverbio “consapevolmente” significa qui non solo: “Io credo e so quale sia il contenuto della mia fede”, ma anche: “io credo e apprezzo il contenuto della fede cristiana; e, sapendo quali sono le conseguenze di questa fede nel mio modo di pensare e nel mio comportamento, decido di rispondere liberamente di sì alla chiamata che mi viene da Dio, attraverso Gesù, nella comunità cristiana.”

2. Il motivo del cambiamento

Il motivo per cui si è sentito il bisogno di questa trasformazione della prassi catechistica è l’osservazione evidente che il contesto familiare e quello sociale non sono più in grado di garantire l’integrazione religiosa delle nuove generazioni.

Anzitutto l’evidenza della fede cristiana si è offuscaImmagine copertina: El Greco, Battesimo Di Gesù. Hospital Tavera, Toledo 28

ta nel cuore di molti e non può essere data per scontata. La domanda: “Perché devo credere? Che cosa aggiunge la fede alla mia esperienza umana?” è praticamente inevitabile e non trova una risposta soddisfacente nel semplice rimando al passato o all’ambiente culturale nel quale si vive. In secondo luogo si sono diffusi e sono diventati dominanti stili di vita nei quali la religione ha un posto marginale e opzionale; il vissuto di fede non riesce a modificare il modo di vivere quotidiano (abitudini, esperienze affettive, impegno sociale, tempo libero ); viceversa è lo stile di vita secolare che condiziona e modifica il vissuto religioso: partecipazione scarsa alla Messa, la domenica intesa e vissuta solo come tempo riscatto dal lavoro feriale (week end), verità di fede sentite come poco significative, preghiera assente o asfittica Infine, la trasformazione sociale fa convivere sullo stesso territorio esperienze religiose diverse e queste semplice fatto induce a un giudizio di relatività nei confronti della propria religione. Sembra impossibile uscire dall’alternativa: o la mia religione è una religione tra le altre o tutte le altre religioni sono false. Siccome si fa fatica a fare quest’ultima affermazione (sembra mancanza di rispetto per popoli e culture affatto degni di considerazione) si cade necessariamente nel pensare che le diverse religioni siano solo modi

culturalmente diversi di rispondere al medesimo bisogno dell’uomo, quello di dare significato all’esistenza.

Per di più, accanto alla diversità delle religioni, assume un peso culturale sempre più importante l’ateismo che pretende di presentarsi come la forma di pensiero più coerente con la visione scientifica della realtà e più rispettosa dei diritti di ciascuno.

A motivo di questa situazione la “scuola di catechismo” non è sembrata più sufficiente a garantire quella trasmissione della fede che costituisce una responsabilità primaria per ogni generazione di credenti ed è parso bene proporre un cammino “simile” a quello che viene proposto agli adulti che desiderano essere iniziati alla vita di fede. In un itinerario di tipo ‘catecumenale’ il necessario insegnamento è completato dalla trasmissione di prassi cristiane: iniziazione alla liturgia e alla preghiera (il Padre Nostro, i Salmi ); esempi di carità da conoscere e da sperimentare; senso di appartenenza a una comunità di credenti; celebrazione di tappe nelle quali ci si appropria, volta per volta, di alcuni elementi essenziali della vita cristiana.

Naturalmente, all’Icfr non si deve chiedere più di quello che può dare; non si può sognare, ad esempio, che un itinerario di tipo catecumenale – comunque sia pensato e attuato – garantisca l’adesione di tutti alla fede.

I ragazzi dovranno inevitabilmente, prima o poi, confrontarsi con le sfide che abbiamo sopra accennato; la crisi della pubertà, le relazioni affettive, l’incontro con le altre visioni della vita nel contesto della scuola, del tempo libero, delle attività integrative (musica, danza, cultura) porranno necessariamente i ragazzi a contatto con sfide nuove, con critiche acerbe, con il disprezzo verso la Chiesa o verso la religione da parte di qualcuno. La scelta di fede, capace di rispondere vittoriosamente a tutte queste sfide, rimane un piccolo miracolo

“... il contesto familiare e quello sociale non sono più in grado di garantire l’integrazione religiosa delle nuove generazioni.”

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operato dalla grazia di Dio e dalla risposta libera (non predeterminabile) dell’uomo. A noi viene chiesto però di creare le condizioni migliori perché la grazia della fede possa essere apprezzata e accolta.

Ciò detto, rimane però vero che è sempre possibile migliorare le nostre ‘prestazioni’ ed è quello che vorremmo fare a partire dall’analisi dell’esperienza.

3. Il coinvolgimento dei genitori

La scelta più impegnativa del nostro progetto di Icfr è quella che coinvolge i genitori nel cammino di fede dei figli1: mentre i figli seguono un loro itinerario proprio di iniziazione, i genitori, in parallelo, fanno un cammino di riscoperta della fede che li impegna a interrogarsi sulla loro fede personale, sull’importanza che essi danno all’appartenenza alla Chiesa, sulla responsabilità di testimoniare la fede ai propri figli. È sembrato che si possa sperare in una risposta positiva dei bambini e dei ragazzi solo se la loro risposta personale è sostenuta da una analoga risposta dei genitori. Solo l’ambiente della famiglia, con la ricchezza e profondità dei legami tra i componenti sembra capace (seppure con fatica e non sempre vittoriosamente) di rispondere alla pressione dell’ambiente socioculturale e di trasmettere anche stili di vita “alternativi”.

In vista di questo obiettivo la diocesi ha fatto lo sforzo

più grande per preparare catechisti degli adulti in grado di proporre e accompagnare il cammino di fede dei genitori2; per il futuro, l’impegno è di accompagnare sempre questi catechisti – vero dono del Signore – in modo che le loro motivazioni vengano rafforzate, le diverse esperienze si confrontino e si sviluppi un processo di rinnovamento continuo di questa forma di catechesi che appare davvero decisiva. Desidero ringraziare i presbiteri per il servizio prezioso che svolgono con l’accompagnamento dei catechisti; non è impegno da poco, ma è certamente un’attività utilissima sia per i catechisti che hanno bisogno di aggiornamento permanente, sia per i presbiteri stessi che in questo modo possono orientare tutta l’attività catechistica della parrocchia.

Ci è sembrato anche di dover mantenere l’obbligatorietà del cammino dei genitori (o degli accompagnatori) e questo per due motivi. Anzitutto perché lavoreremmo invano se il nostro servizio non fosse sostenuto dai genitori e nessuno lavora con impegno sapendo in anticipo che la sua fatica sarà vana. In secondo luogo l’obbligatorietà rende significativa e responsabile la domanda. Se per una richiesta non ‘pago’ nulla, quella richiesta appare irrilevante; la posso fare anche senza avere motivazioni serie. Capisco che l’obbligatorietà non è gradevole, soprattutto nel contesto contemporaneo; ma l’alternativa (chiedo i sacramenti per i miei figli ma questo non mi costa niente e io non sono disposto a nessun impegno personale) sembra deresponsabilizzante. Manteniamo quindi l’obbligatorietà, ricordando però che se i genitori non sono in grado o non vogliono accompagnare il proprio figlio è possibile scegliere un altro accompagnatore (un familiare o il padrino o un catechista o una famiglia ‘affidataria’, ecc.) e in secondo luogo che se i figli da accompagnare sono più di uno, l’obbligo va riferito al primo figlio. Non è obbligatorio ripetere il cammino per ciascuno dei figli. Il cammino può 1 Posso solo rimandare alla lettera: “Scrivo a voi, cari genitori”, dedicata a questo impegno.

2 È particolarmente importante la creazione di relazioni stabili motivate dalla fede: tra catechisti e famiglie, ad esempio; quando famiglie vicine si riconoscono legate tra loro da una fraternità di fede prendono forma poco alla volta ‘piccole comunità cristiane’ che sono una presenza preziosa sul territorio..

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In concreto l’“obbligatorietà” si esprimerà in un impegno esplicito (firmato) dei genitori (o chi per loro) a percorrere il cammino di fede proposto. L’attuazione di questo impegno è lasciata alla loro responsabilità. essere ripetuto, naturalmente; e se viene ripetuto con impegno questo fatto diventa una testimonianza forte per il secondo figlio perché il figlio vede quanto i genitori sono interessati al suo cammino di fede; ma non lo consideriamo obbligatorio. Un unico cammino, se fatto seriamente, è sufficiente; un ulteriore cammino, se fatto superficialmente, non servirebbe a nulla3.

In concreto l’“obbligatorietà” si esprimerà in un impegno esplicito (firmato) dei genitori (o chi per loro) a percorrere il cammino di fede proposto. L’attuazione di questo impegno è lasciata alla loro responsabilità. Un controllo puntiglioso delle presenze non è desiderabile (siamo tra adulti!) e nemmeno utile. Il senso di responsabilità di fronte a un impegno preso è già motivazione sufficiente. Se tale responsabilità viene disattesa, si manifesta un deficit di umanità e non servono cerotti pietosi a sanarlo.

Sull’importanza che i genitori diventino protagonisti nel cammino di fede dei figli ho scritto una breve lettera dal titolo: “Scrivo a voi, genitori” alla quale non posso che rimandare.

Cristo (della sua parola, del suo Spirito: attraverso la Messa, i sacramenti, la preghiera, la conoscenza del vangelo); se le persone che si muovono in questo spazio condividono una serie di convinzioni di fede (il credo), una scelta di fondo capace di orientare la prassi (i comandamenti, l’amore fraterno), una speranza che va oltre il successo nel mondo Tutta l’attività pastorale è orientata a creare, nutrire, rigenerare continuamente questa comunità; è sul programma pastorale globale che bisognerà dunque lavorare individuando debolezze, ostacoli, sfide; inventando modi concreti coi quali rendere le persone consapevoli della loro identità di fede e desiderose di vivere concreti legami di fraternità. Anche in questo caso, senza lasciarsi illudere: la comunità cristiana che vive nel tempo è sempre e solo una pallida realizzazione di quella Gerusalemme celeste verso la quale siamo incamminati nella speranza. Bisogna anche aggiungere che la realizzazione concreta del cammino di Icfr non coinvolge direttamente tutta la comunità – che ha anche altri problemi, altre esigenze, altre attività da compiere. La comunità opera l’Icfr attraverso il lavoro concreto del prete4, dei catechisti (quelli degli adulti e quelli dei bambini), dei geni4. L’azione della comunità cristiana Si sottolinea e si depreca da parte di molti l’assenza tori; attraverso la verità delle sue celebrazioni; attradella comunità cristiana nel cammino dell’Icfr. Na- verso le testimonianze di vita consacrata, di servizio, di turalmente, questa carenza non dipende dall’impostazione dell’Icfr ma dallo sfilacciamento delle comunità cristiane. Se una comunità cristiana esiste e funziona, la sua presenza si farà sentire anche nel cammino di Icfr; se la comunità non esiste o è fiacca, la sua rilevanza sarà inevitabilmente scarsa o nulla. Siamo quindi davanti a una difficoltà che supera immensamente il nostro problema e che non può essere superata con un miglioramento dell’Icfr. Una comunità è tale quando le persone che ne fanno parte condividono esperienze, giudizi, comportamenti, prospettive di futuro. La comunità cristiana esiste se esiste uno spazio umano (un insieme di persone) sottomesso liberamente e gioiosamente alla sovranità di 3 Si potrebbe pensare a coinvolgere i genitori che hanno già fatto un percorso di fede perché diventino, accanto ai catechisti, animatori e testimoni nel gruppo cui appartiene il secondo figlio.

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carità presenti sul territorio, soprattutto quelle che la comunità ha impiantato e mantiene vive; attraverso le strutture della comunità stessa che rendono possibili gli incontri, e così via.

5. L’età della prima comunione e della cresima

Il problema di più difficile soluzione e sul quale si sono appuntate le obiezioni maggiori è quello dell’età in cui offrire ai ragazzi i sacramenti. Da parte di alcuni si insiste sul fatto che l’innalzamento dell’età della prima comunione è controproducente.

Per un bambino, si dice, la prima comunione è un’esperienza religiosamente forte che lo accompagnerà per tutta la vita. La fanciullezza è il periodo in cui il suo amore per Gesù può essere affettivamente più intenso e non ancora messo in crisi. Perché privare il bambino di questa esperienza? Facendo in questo modo non succederà che lo rendiamo più debole e quindi anche meno preparato ad affrontare il tempo dell’adolescenza con tutte le difficoltà che lo accompagnano?

Seguendo il filo di questo ragionamento, la comunione dovrebbe essere anticipata il più possibile.

Per l’età della cresima si è fatto il ragionamento contrario. Si è detto che l’anticipazione della cresima (dai 13/14 ai 12 anni) comporta di concludere in anticipo il ciclo della catechesi. Nasce però un problema: l’esperienza dice che molti ragazzi, terminato il ciclo della catechesi per i sacramenti, abbandonano anche l’istruzione religiosa in quanto tale. Il risultato non voluto è che il tempo dedicato alla catechesi e alla formazione religiosa finisce per essere diminuito di uno o due anni;

insomma, ‘perdiamo’ i ragazzi più presto. Ora, queste due esigenze contrapposte (anticipare la prima comunione e posticipare la cresima) si scontrano con la natura propria dei due sacramenti. La cresima fa parte dell’iniziazione cristiana che culmina nell’ammissione alla mensa eucaristica; posticiparla a dopo la comunione significa toglierle questo significato e attribuirgliene un altro. È vero che anche questo (invertire l’ordine dei sacramenti) è accaduto nella storia della Chiesa; ma l’interrogativo rimane intatto: aiutiamo le persone a vivere meglio i sacramenti se invertiamo il loro ordine? se spostiamo la cresima dopo la prima comunione? O impediamo loro di comprenderli davvero, ciascuno con il suo frutto proprio, la sua grazia? Scriveva Benedetto XVI: “Dobbiamo chiederci se nelle nostre comunità cristiane sia sufficientemente percepito il legame tra Battesimo, Confermazione ed Eucaristia. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che veniamo battezzati e cresimati in ordine all’Eucaristia. Concretamente è necessario verificare quale prassi possa in effetti aiutare meglio i fedeli a mettere al centro il sacramento dell’Eucaristia come realtà cui tutta l’iniziazione tende.” (Sacramentum Caritatis, 17-18) Provo a proporre alcune riflessioni. La prima cosa da tenere presente è che l’eucaristia è, di per sé, “una roba da grandi”: è l’atto culminante della vita di Gesù, la rivelazione dell’amore del Padre, il compimento della creazione, il senso stesso del cosmo e dell’evoluzione; è la piena maturità della vita cristiana, quella che si confronta con la croce e assume liberamente il dinamismo dell’amore oblativo. Gesù ha dato l’eucaristia ai suoi discepoli la vigilia stessa della passione, nel momento decisivo della sua vita quando all’insegnamento proposto mancava solo il gesto di offrire la vita in sacrificio. La consapevolezza che l’eucaristia è “roba da grandi” deve rimanere viva, per non rischiare di deformare o ridurre il suo valore e significato.

I bambini possono cogliere la bellezza e la forza dell’eucaristia ‘da bambini’, secondo il loro livello di coscienza di sé: in ogni modo l’eucaristia ai bambini non deve diventare il modello di riferimento (a motivo dell’innocenza dei bambini, dello stupore con cui si accostano alla comunione, del senso vivo dell’amici4 Nella comunità cristiana il prete, in quanto ordinato, è il segno della guida della comunità che viene dal Signore e non dalla scelta autonoma dei membri della comunità.

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“...l’abbandono della pratica religiosa nasce dal fatto che il vissuto dei ragazzi ha oggi altri interessi dominanti (scuola, sport, danza, teatro, musica ) e che l’interesse religioso appare marginale.” zia con Gesù che possono nutrire e così via).

L’eucaristia contiene un’esistenza (quella di Gesù) nella forma del dono di sé; vuole produrre un’esistenza (quella del cristiano adulto) che si sviluppa nel dono progressivo di sé. In questo modo l’eucaristia contribuisce a edificare la Chiesa come immagine vera dell’amore trinitario, l’amore oblativo che unisce il Padre e il Figlio nell’abbraccio dello Spirito Santo. Tutto questo si intreccia con l’esistenza cristiana adulta fatta di famiglia, lavoro, politica, cultura L’obiettivo è “offrire i propri corpi (cioè la vita concreta) come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rm 12,1).

Secondo: è vero che molti ragazzi abbandonano la parrocchia dopo la celebrazione della cresima.

Ma possiamo sperare che la dilazione della cresima serva a correggere questa situazione?

Non credo; l’abbandono della pratica religiosa nasce dal fatto che il vissuto dei ragazzi ha oggi altri interessi dominanti (scuola, sport, danza, teatro, musica ) e che l’interesse religioso appare marginale.

La proposta di rimandare la cresima per tenere stretti i ragazzi più a lungo nasce dalla rassegnazione, come se il distacco dei ragazzi fosse fatale. È contro questa rassegnazione che Papa Francesco ci invita instancabilmente a combattere5: davvero non c’è niente da fare? davvero la fede cristiana non ‘serve’ negli anni della giovinezza? quando si decide il proprio futuro e si fanno le scelte che determineranno il corso della vita intera? Se così fosse, dovremmo confessare che la fede non è la struttura portante della vita, ma un suo ornamento, più o meno prezioso. Non possiamo rassegnarci a questa riduzione. Se oggi la fede appare irrilevante ai giovani è perché non sappiamo proporla in modo significativo per loro; è perché il fossato tra fede e vita si è talmente allargato che le due dimensioni procedono parallelamente, senza incontrarsi se non occasionalmente. È questa la via da percorrere: trasmettere l’esempio, l’esperienza di una vita nella quale le responsabilità secolari ricevono dalla fede orientamento di valore, energia di impegno, speranza di riuscita Se la fede dà senso alla sessualità, al lavoro, alla politica, all’economia, allo sport, all’arte, alla danza, alla musica, alle relazioni umane, alla ricerca scientifica. solo allora chi è impegnato in questi ambiti di esperienza troverà

la motivazione per impegnarsi in un cammino di fede.

In caso contrario sarà facilmente condotto a rimandare la pratica religiosa al periodo terminale della vita.

Per questi motivi non mi sento di alterare l’ordine “teologico” dei sacramenti. Rimane quindi del tutto in vigore l’impianto dell’Icfr così come descritto dal Direttorio diocesano “per la celebrazione e la pastorale dei sacramenti” del 2007. L’intento è di offrire ai ragazzi un’introduzione alla vita cristiana responsabile, legata a un atto di fede personale e a un impegno libero e consapevole.

Dopo un primo anno introduttorio e altri quattro di cammino i ragazzi riceveranno cresima e comunione (cfr Direttorio, 56).

5 Si pensi alla lettera programmatica del suo pontificato, la “Evangelii Gaudium”; anche al Convegno di Firenze papa Francesco ha rimandato alla sua lettera come messaggio con cui dobbiamo continuamente confrontare le nostre idee e la nostra prassi pastorale.

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“L’iniziazione cristiana non è un’esperienza solo individuale, che possa essere gestita privatamente. È l’ingresso in una comunità e quindi richiede la creazione di legami effettivi con questa comunità.”

6. Inserimento in un gruppo di fede

D’altra parte, bisogna ammettere che l’obiezione ricordata coglie nel segno almeno quando afferma che un cammino di fede e di catechesi che si concluda a dodici anni rimane strutturalmente monco. Certo, si possono trasmettere tutte le nozioni fondamentali riguardanti il cristianesimo, ma non si possono illuminare con la parola del vangelo le esperienze che verranno fatte solo in seguito: maturazione sessuale, maturazione affettiva, creazione di legami sociali importanti, ciclo di scolarizzazione, decisioni sul proprio futuro e quindi scelta (vocazione) di uno stato di vita. La scelta cristiana deve ‘colorare’ tutte queste esperienze alla luce dell’amore di Dio e del vangelo e questo non si può evidentemente fare in anticipo, prima della maturazione umana stessa. È quindi evidente che il cammino di fede ha bisogno di continuazione anche dopo il completamento dell’Icfr; ma come? in quale modo? con quali strumenti? La risposta suona in questi termini: la conclusione di un cammino di Icfr deve sfociare nell’ingresso in un gruppo di coetanei che si proponga di vivere cristianamente tutto il processo che li condurrà verso una fondamentale maturità umana.

Tradizionalmente questa funzione era svolta dal gruppo giovani di Azione Cattolica e dove tali gruppi esistono (Azione Cattolica, Scouts, movimenti riconosciuti) o possono essere attivati, si ha a disposizione uno strumento pastorale poderoso. In caso contrario, bisogna costituire gruppi giovanili che perseguano con fedeltà questo obiettivo. La diocesi possiede una rete invidiabile di Oratori dove i ragazzi s’incontrano e possono educarsi a una maturità umana ed ecclesiale; ha anche un ottimo strumento

“per un progetto di pastorale dei preadolescenti e degli adolescenti”, che ha titolo: Dal dono alla responsabilità.

Bisogna che questo progetto sia attuato con fedeltà ed entusiasmo.

Se si accetta quanto detto sopra, un’attenzione particolare deve essere data all’inserimento dei ragazzi entro un gruppo di fede e alla cura dei legami di comunione che si sviluppano in questo gruppo già durante gli anni del cammino ‘catecumenale’ e negli anni successivi. Il motivo è il seguente. L’iniziazione cristiana non è un’esperienza solo individuale, che possa essere gestita privatamente. È l’ingresso in una comunità e quindi richiede la creazione di legami effettivi con questa comunità. Il gruppo di Iniziazione cristiana, con l’accompagnamento del sacerdote e dei catechisti, è il luogo concreto in cui un fanciullo/ ragazzo sperimenta un legame di comunione diverso da quello familiare o da quello con gli amici.

Nella misura in cui questo legame (con gruppo e quindi con la comunità) sarà percepito come serio, il ragazzo si renderà conto esistenzialmente della presenza di una comunità cristiana e potrà maturare, poco alla volta, un effettivo senso di appartenenza. Assumersi insieme alcuni impegni, fare insieme alcune esperienze, valorizzare insieme i tempi che ricevono dalla fede un significato forte… tutte queste cose testimoniano la peculiarità della comunità cristiana, dell’esperienza di fede. Bisognerà essere attenti a fare percepire questo fatto: che non si tratta solo di essere insieme per motivi pratici (come si è insieme in una classe a scuola) o per una opzione facoltativa (come si sta insieme in un’associazione) ma per un legame che il Signore costruisce tra noi, di cui diventiamo consapevoli e che liberamente accettiamo e facciamo nostro. Senza questa esperienza, il cammino di iniziazione rischia di sfociare nel nulla o, al massimo, in un’esistenza moralmente più equipaggiata.

Che non è poco, s’intende, ma che non è ancora fede cristiana. La fede cristiana è definita con precisione nel prologo della prima lettera di Giovanni: “Quello che abbiamo veduto e udito lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.

E la nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.” (1Gv 1,3-4) Una vita eticamente sana è un valore immenso; ma solo una vita di comunione con Dio e tra noi è un’esperienza cristiana. Certo, il gruppo non 34

Cammino di Iniziazione Cristiana BETLEMME: Ti raccontiamo Gesù NAZARET: La scoperta di Gesù CAFARNAO: Gesù ci fa conoscere il Padre GERUSALEMME: La soria che salva EMMAUS: Le pietre vive ANTIOCHIA: Mettersi in gioco è la comunità cristiana; ma è un’esperienza di relazione che, se vissuta correttamente, introduce nella comunità cristiana. Verrà il momento in cui non ci sarà più bisogno del gruppo di coetanei; ma in quel momento bisognerà che si siano stabiliti legami effettivi di conoscenza e di fede con un insieme significativo di persone appartenenti alla comunità cristiana in modo che la comunione con loro possa essere non una bella idea astratta ma un’esperienza gioiosa (e anche faticosa!) concreta.

A tutto questo va aggiunta la proposta di itinerari di fede che accompagnino il cammino dei giovani. La Diocesi ha una proposta articolata per la pastorale giovanile alla quale rimando. Vorrei sottolineare una piccola cosa.

Nell’anno liturgico il tempo della Quaresima è tempo di iniziazione alla Pasqua, cioè alla professione di fede solenne di fronte alla comunità intera; il tempo dopo la Pasqua è tempo di mistagogia, cioè di iniziazione alla celebrazione del mistero di Cristo. Dobbiamo valorizzare questi due tempi dell’anno e accompagnare la celebrazione domenicale dell’eucaristia con momenti di catechesi rivolti specificamente a coloro che hanno completato l’iniziazione cristiana.

Sarà cura degli Uffici Diocesani preparare i sussidi utili a questo servizio ecclesiale.

7. Una professione di fede di fronte alla comunità

Ritengo anche che la conferma della scelta di fede nell’età adulta con la disponibilità ad assumere davanti alla comunità cristiana una responsabilità personale qualificata debba essere segnata da un momento celebrativo.

In concreto, penso al momento in cui un giovane compie le scelte che dirigeranno l’orientamento della vita (l’Università; il lavoro; un legame affettivo ) e deve imparare a partecipare seriamente alla vita della comunità cristiana.

Chiedo perciò ai presbiteri, ai catechisti, ai giovani stessi di riflettere su come segnare questo momento della vita che immette di fatto nella responsabilità per la comu-

nità cristiana. Questo “...tutti debbono divennon significa che tutti tare responsabili della debbano assumersi un vita della comunità in ‘ministero’ (istituito o anche solo di fatto) in quanto tale (sacramenti, senso stretto; significa annuncio della parola, però che tutti debbocarità e aiuto fraterno, no diventare responsabili della vita della partecipazione ai Consigli comunità in quanto di partecipazione, conotale (sacramenti, an- scenza di ciò che accade, nuncio della parola, condivisione di alcune carità e aiuto fraterno, partecipazione aiconvinzioni comuni anche su questioni secolari).”

Consigli di partecipazione, conoscenza di ciò che accade, condivisione di alcune convinzioni comuni anche su questioni secolari). Chi si assume questa responsabilità deve sapere che se l’assume per sempre; che egli vede nella comunità cristiana non qualcosa di opzionale che può essere preso o lasciato in qualunque momento come l’adesione a un qualche club; la considera invece il corpo vivente del Signore al quale aderisce con la sua fede e la sua prassi ordinaria.

Questa scelta suppone il raggiungimento di una fondamentale maturità cristiana. Con questo termine s’intende che una persona abbia scelto il rapporto con Cristo come qualcosa di definitivo e imposti le sue scelte tenendo presente questo legame di fede. Come scrive san Paolo agli Efesini: “Così non saremo più fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella loro astuzia che trascina all’errore. Al contrario, agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui che è il capo, Cristo.” (Ef 4,14-15).

Di questa maturità si possono offrire dei segni concreti nel modo di pensare, di decidere, di agire ma naturalmente non è questo il luogo per farlo. Basti dire 35

“...è importante che il cammino di iniziazione trasmetta l’annuncio che il Dio della fede cristiana è un Dio personale, soggetto libero e consapevole di relazione, di dialogo, di comunicazione.” che a chi termina il cammino dell’iniziazione cristiana deve essere offerta una continuazione del cammino di fede e che al termine di questo cammino ulteriore ci deve essere una celebrazione con la quale i giovani decidono per la Chiesa. Non sono così illuso da pensare che questo cammino ulteriore sarà scelto da moltissimi ragazzi; sono però convinto che se la scelta cristiana non diventa seria e definitiva, saremo sempre sballottati da qualsiasi cambiamento culturale e ci lasceremo infantilmente condizionare dalle pressioni di ciò che appare politicamente corretto o culturalmente alla moda.

In concreto chiedo a tutte le parrocchie (da sole o insieme ad altre parrocchie) di programmare e proporre a tutti coloro che hanno completato il cammino dell’Iniziazione cristiana un itinerario di fede nei tempi quaresimale e pasquale. In Quaresima si tratterà di prepararsi a rinnovare la professione di fede nella notte di Pasqua; nel tempo pasquale si tratterà di imparare a partecipare attivamente all’eucaristia e a creare legami tra l’eucaristia e l’esperienza quotidiana di vita.

Chiedo quindi agli Uffici di Curia di approntare i sussidi necessari per aiutare le parrocchie in questo compito ulteriore.

miliarizzino con il testo dei quattro vangeli, con gli Atti degli Apostoli, con alcuni testi di san Paolo e degli altri scritti del Nuovo Testamento sufficienti a nutrire la vita di fede e di preghiera.

Potrà essere utile stilare un elenco dei testi del Primo Testamento (un’antologia) che sembrano indispensabili per riuscire a orientarsi nel grande panorama della Bibbia. Ma soprattutto è importante che il cammino di iniziazione trasmetta l’annuncio che il Dio della fede cristiana è un Dio personale, soggetto libero e consapevole di relazione, di dialogo, di comunicazione.

Su questa convinzione si giocherà in futuro una partita non facile dell’insegnamento religioso perché il pensiero contemporaneo tende a identificare Dio con il mistero della natura. Che ci sia un ‘mistero’ nel mondo, una dimensione che supera la nostra capacità di comprensione e di controllo; che ciò che vediamo non sia tutto, questa convinzione è condivisa da molte persone. Ma che questo ‘qualcosa’ sia in realtà ‘qualcuno’ appare a molti inimmaginabile. Eppure tutta la rivelazione biblica e tutto il pensiero cristiano sono incomprensibili senza il riconoscimento della soggettività di Dio: creazione, liberazione, peccato, redenzione, pre-

8. Iniziazione alla Bibbia

Uno degli obiettivi dell’Icfr deve essere quello di condurre tutti i ragazzi a una sufficiente familiarità col racconto biblico, in modo che la proclamazione della parola nella liturgia sia il più efficace possibile e in modo che la lettura personale della Bibbia sia praticata con facilità e porti frutto nell’esistenza quotidiana. Per questo è necessario raggiungere alcuni traguardi: anzitutto avere almeno un’idea generale dello sviluppo del racconto biblico dalla Genesi (“In principio Dio creò il cielo e la terra”) all’Apocalisse (“Poi io vidi un cielo nuovo e una terra nuova.”); avere un’idea di che cosa sia un testo profetico e un testo sapienziale in modo da cogliere la prospettiva fondamentale dei loro messaggi; avere imparato a pregare con alcuni salmi. Tutto questo, infatti, costituisce il contenuto della liturgia della parola e della preghiera della chiesa. Se c’è l’iniziazione alla Bibbia, allora nascerà il gusto della frequentazione quotidiana della Parola di Dio e la liturgia della parola diventerà poco alla volta sempre più efficace; in caso contrario la liturgia della parola apparirà qualcosa di esotico, bello magari in certe sue espressioni, ma fondamentalmente enigmatico e quindi con scarsa efficacia sull’immaginazione, sul pensiero e sulla vita.

Per questo bisogna che durante l’Icfr i ragazzi si fa36

rettorio: il cammino di iniziazione cristiana ha come scopo la piena partecipazione alla celebrazione eucaristica. Separare i due sacramenti trasmette l’idea che si tratti di una doppia iniziazione: quella alla cresima e quella alla comunione. Si tratta, invece, di un’unica iniziazione perché unica è l’esistenza cristiana. Non sono quindi convinto di dover tornare a separare cresima e comunione facendo dei due sacramenti due ‘tappe’ nel cammino di iniziazione.

L’obiezione che la cresima assume un valore maggiore dell’eucaristia ha un peso relativo perché, in realtà, non si riferisce all’esperienza dei due sacramenti, ma piuttosto alla loro celebrazione.

Per certi aspetti è inevitabile che la celebrazione della cresima venga privilegiata perché questa è fatta una volta sola nella vita e perché la celebrazione è normalmente fatta dal vescovo o da un suo delegato. Questo aspetto, dal punto di vista celebrativo, dà alla celebra9. Rapporto tra zione della cresima una valenza emotiva particolare (e confermazione ed eucaristia Una delle obiezioni più significative al progetto di Icfr positiva!).

La comunione, invece, è esperienza che si prolunpuò descriversi così: “Unire la celebrazione dei sacragherà per tutta la vita e che si rinnoverà ogni domenimenti della cresima e dell’eucaristia rischia di ottenere l’effetto opposto a quanto si desidera. La celebrazione, ca; quella che noi solennizziamo è la prima comunioinfatti, viene a essere centrata più sulla cresima che ne, che non è l’unica e che non è nemmeno quella più intensa. Alla mia venerabile età, dopo così tante Messe sulla prima comunione.”

Il motivo dell’unità nella celebrazione dei due sacra- e comunioni, debbo confessare che mi accade di cogliementi era stato espresso molto chiaramente nel Di- re aspetti di questo mistero che non avevo mai pensato o di cui, perlomeno, non ero mai stato consapevole. Se ripenso alla coscienza che dovevo avere al momento della prima comunione, debbo riconoscere che per me (ma credo che questo valga per molti) quell’esperienza è stata bella ma inevitabilmente infantile.

Non è quindi la “prima comunione” che misura l’iniziazione cristiana, ma tutto il cammino di partecipazione all’eucaristia che segue.

Fatta questa premessa, credo si possa dire così.

Cresima e comunione continuano a essere fatte insieme. E tuttavia ogni parrocchia o Unità Pastorale o Zona pastorale può scegliere di articolare la celebrazione in due momenti: la cresima la sera del sabato nel contesto di una liturgia della parola con le letture della domenica; la prima comunione la domenica nel contesto della Messa parrocchiale. In questo modo la celebrazione della Messa darà alla prima comunione il tono di una festa comunitaria – che è uno dei significati portanti dell’eucaristia. La sera tra il sabato e la domenica sarà anche l’occasione per una preparazione in preghiera alla domenica. In questo modo, alla richiesta di distanziare i sacramenti rimane solo la motivazione di poter fare una catechesi ulteriore; ma a questa esigenza si può rispondere allungando il cammino di Iniziazione Cristiana; non fa evidentemente differenza che questo cammino ulteriore sia fatto prima o dopo la cresima. ghiera, parola di Dio perdono il loro vero significato se viene meno la nostra coscienza di Dio come ‘persona’.

In questo messaggio c’è il pericolo di ‘banalizzare’ il mistero di Dio immaginando Dio come una persona ‘mondana’ (cioè definita secondo i parametri della persona nel mondo); tuttavia, nonostante questo rischio, non possiamo rinunciare a dare del “Tu” a Dio, ad essere un “io” davanti a Lui, con coscienza e responsabilità.

Solo in questo modo sarà possibile capire e vivere con frutto la liturgia della parola; e solo in questo modo potremo obbedire all’invito del Concilio: “Si ricordino che la lettura della Sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l’uomo; poiché ‘gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini’ (Sant’Ambrogio).”

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Non c’è un’età standard nella quale accostarsi ai sacramenti. Il cammino può essere fatto partendo dai sei anni ma può essere fatto anche partendo da un’età più matura; può essere concluso in sei anni, ma può essere anche prolungato per più tempo. Inoltre, supponendo l’accompagnamento che la diocesi ha previsto per i primi anni di vita (1-6 anni), si può anche ricondurre a questo accompagnamento il primo anno introduttorio del progetto Icfr; questa scelta abbasserebbe di un anno l’ammissione alla prima comunione. È utile impostare l’iniziazione cristiana in modo che non sia equiparata a un cammino scolastico; ancora più importante è che l’accesso ai sacramenti accompagni il cammino di maturazione nella fede. L’importante è che si abbia chiaro dall’inizio quello che viene chiesto.

10. Conclusione

Il libro della Sapienza descrive un patto che immagina abbia unito gli Israeliti quando, nella notte di Pasqua, hanno abbandonato l’Egitto per iniziare il cammino verso la libertà: “I figli santi dei giusti [sono gli Israeliti che escono dall’Egitto, dalla casa di schiavitù] offrivano sacrifici in segreto [è il sacrificio della Pasqua, dell’agnello] e s’imposero, concordi, questa legge divina: di condividere nello stesso modo successi e pericoli, intonando subito le sacre lodi dei padri [cioè i Salmi, le

preghiere tradizionali del popolo].” (Sap 18,9) Lasciando da parte il contesto, che parla della distruzione degli oppressori, il versetto trasmette un’immagine bella di quello che intendo sia la meta del cammino di Icfr e degli anni successivi fino alla maturità: che i battezzati, cresimati e consacrati con il dono dello Spirito, sapendo di dover percorrere una strada lunga e difficile per giungere alla vera libertà dei figli di Dio, offrono sacrifici [per noi si tratta, evidentemente, dell’eucaristia] in segreto [non perché lo fanno di nascosto, ma perché chi non crede non può ‘vedere’ quello che l’eucaristia è veramente]; poi si legano gli uni agli altri con un vincolo che viene da Dio stesso [è il vincolo della fraternità, della comunione: “Erano un cuore solo e un’anima sola”] e che li obbliga a condividere gioie e sofferenze [“Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui”], successi e pericoli [“Portate gli uni i pesi degli altri e così adempirete la legge di Cristo”], intonando subito le sacre lodi dei padri [i Salmi; salmi di supplica ma anche salmi di ringraziamento, come se la vittoria fosse già conquistata, la meta già raggiunta, la libertà già sperimentata.] La vita non è facile per nessuno; e il Signore non ha certo promesso una vita facile ai suoi discepoli; ma se l’atto di fede giunge a creare vincoli veri di comunione tra le persone, diventa possibile sperimentare la gioia anche in mezzo alle tribolazioni: “Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.” (Rom 5,3-5).

Con questa esortazione desidero concludere la mia lettera. Il Signore ci ha chiamato a seguirlo e nello stesso tempo ci chiede di prenderci cura del mondo in cui viviamo, un mondo che Egli ama e che noi dobbiamo imparare ad amare. L’Icfr esprime l’amore della Chiesa per le nuove generazioni e il servizio che la Chiesa sente suo dovere offrire alla società di oggi affinché “per l’annuncio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami.”

(DV 1) + Luciano Monari Vescovo Brescia, 6 gennaio 2017 solennità dell’Epifania del Signore

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ADOLESCENTI A ROMA

27-28-29 dicembre 2016 ul finire dello scorso anno noi, ragazzi del 2001, abbiamo vissuto un'esperienza indimenticabile tra i sanpietrini della nostra capitale.

Alla partenza eravamo una trentina, affiancati dai ragazzi della comunità Al RUCC di Vobarno. Nei tre giorni di permanenza, oltre ad aver visitato la città, abbiamo partecipato all’udienza generale con Papa Francesco, al termine della quale alcuni di noi hanno avuto l'immenso onore di incontrare e consegnare al Santo Padre alcuni doni.

Nei giorni scorsi alcuni dei protagonisti hanno condiviso con noi alcuni ricordi. Federico, Maurizio, Emanuele e Paolo ricordano con emozione le passeggiate notturne nelle strade della capitale, in cui il panorama illuminato della città eterna ha ravvivato lo spirito della loro amicizia. Alessio, invece, dice di essere rimasto piacevolmente sorpreso di fronte all’imponenza di uno dei tanti simboli di Roma, il Colosseo. Angela e Emma, al contrario, hanno apprezzato particolarmente la visita a San Pietro, più precisamente alla cupola della basilica, mentre Francesco e Giada si ritengono "privilegiati" per aver avuto l'opportunità di stringere la mano a papa Francesco.

Di certo, alla fine di quest'esperienza tutti portiamo dentro qualcosa dì nuovo.

S

I

Paolo

RAGAZZI

l 4 e 5 marzo alcuni cresimati, con i loro genitori e Don Raffaele, si sono recati ad Assisi.

E RAGAZZE Un pellegrinaggio pensato apposta per loro, come “regalo” per il sacramento da poco ricevuto. Due giorni molti intensi, vissuti in semplicità e fraternità, un’esperienza che ha DELLA PRIMA fatto bene al cuore, sostando nei luoghi più significativi nei quali è vissuto San Francesco.

COMUNIONE Prima tappa: la chiesetta di San Damiano, dove il “Crocifisso” parlò a Francesco, chiamanE CRESIMA dolo a “riparare” la sua casa.

Seconda sosta: la chiesa di Santa Chiara, dove quel Crocifisso è custodito e davanti al quale CON GENITORI ciascuno è stato invitato a pregare come San Francesco: “O alto e glorioso Dio illumina le E CATECHISTI tenebre del cuore mio”.

AD ASSISI Terza visita: la basilica di San Francesco, dove è sepolto il corpo del Santo e dove l’arte più che la parola racconta con straordinaria immediatezza la sua vita, le sue scelte, le sue opere e la presenza del Padre.

Quarta meta: l’Eremo delle Carceri, dove Francesco con i suoi frati si ritirava a pregare e a meditare. Il silenzio di quel luogo racconta che è necessario prendersi il tempo per stare con Gesù e farsi amare da Lui; che nella vita è tanto importante prendersi cura dell’altro quanto lasciare che gli altri si prendano cura di te; che non si è chiamati a scegliere se essere Marta o Maria, ma ad essere Marta e Maria.

Ultima fermata: la basilica di Santa Maria degli Angeli, all’interno della quale è custodita la Porziuncola e la Cappella del Transito. La prima è il luogo santo e il pezzo di cielo dove San Francesco ha chiesto a Gesù che tutti gli uomini potessero essere salvi e andare in Paradiso. La seconda è il luogo dell’abbraccio di Francesco con Sorella Morte, che non segna la fine del viaggio ma costituisce il passaggio necessario per la vita eterna.

Riparare (la casa, la chiesa, la famiglia, i rapporti …), sostare con Gesù (la preghiera), prendersi cura degli altri e lasciarsi amare (il voler bene), desiderare la salvezza e la vita eterna: che sia questo il filo rosso che parte da San Damiano ed arriva alla Cappella del Transito?

E per noi genitori e per i nostri neo cresimati? Ad Assisi ognuno è stato invitato ad interrogarsi su quale fosse la strada da percorrere, il cammino da intraprendere o riprendere, la chiamata a cui rispondere … Ci siamo lasciati con l’augurio sincero che giunti a casa ciascuno possa trovare le sue risposte!

Assisi. Basilica S.Maria degli Angeli,. domenica 5 marzo.

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Santa Pasqua 2017 arissimi, dal Mali il mio caro saluto, un abbraccio e un augurio di Buona Pasqua: Cristo è risorto! E grazie a Lui tutti ritroviamo speranza, sempre, nonostante tutto.

La chiesa del Mali sta vivendo un periodo di particolare sofferenza per il susseguirsi di piccoli attentati che allontanano la speranza di raggiungere la pace nonostante i tanti accordi firmati.

Un’altra situazione dolorosa e motivo di grande angoscia e prova è il rapimento di Sr Gloria, una suora missionaria colombiana, avvenuto il 7 febbraio scorso. Mentre scrivo non si hanno ancora notizie né di lei né dei suoi rapitori e ciò preoccupa maggiormente tutti noi.

La preghiera e la speranza nel Cristo Risorto ci conforta e ci unisce.

Ci affidiamo anche alla vostra preghiera perché il Signore che ha fatto uscire gli Ebrei dal paese della schiavitù, che è venuto a portare la liberazione ai prigionieri, agli oppressi, che ha inviato il suo angelo per guidare l’apostolo Pietro fuori le mura del suo carcere tocchi il cuore dei rapitori di Sr Gloria e doni presto alla nostra sorella di essere liberata e di poter ritornare nella sua comunità. Preghiamo pure per tutti gli altri ostaggi nel mondo. Sia il Signore loro sostegno e speranza nella prova della segregazione, conceda loro di essere liberati e di raggiungere, al più presto possibile, le loro famiglie.

Benedica il Signore e sostenga le diverse famiglie provate da sì grande sofferenza.

A tutti Buona pasqua: Cristo è risorto! E grazie a Lui tutti ritroviamo speranza, sempre, nonostante tutto.

Sr Erminia e comunità

C

SALVEZZA ADESSO, NON DOPO

Q

uando penso alla corruzione della carne, sr Gloria mi sorge un moto di ribellione dentro.

Non so voi, ma se penso a come ci ridurremo in pochi giorni... tra vermi puzza e marcio... alla faccia di tutte i nostri imbellettamenti e alla cura, nevrotica direi, della nostra salute, quasi a scongiurare la morte, che invece arriverà, magari all'improvviso, anche in verde età...!

Visto che la morte è ineluttabile sarebbe meglio escogitare qualcosa di meglio.

Don Bosco, scusate se cito mio padre, faceva fare mensilmente l'esercizio della buona morte ai suoi ragazzi. E, oltre alla confessione, tra le preghiere che gli faceva fare metteva quella per chi sarebbe morto per primo. Mica male.

E gli effetti si vedevano. All'oratorio di Valdocco fioriva la santità.

Dalla Bibbia e dai Padri della Chiesa sappiamo che chi pensa sovente alla morte diventa saggio.

Ovviamente perché si parte dal presupposto della fede, che dice come la morte è solo un passaggio a un'altra situazione, che avrà però la sua grandezza e bellezza solo come conseguenza della nostra semina attuale.

E allora i furbi seminano bene!

Seminare bene, vivere bene vorrebbe dire vivere un po' come Cristo, morire come Lui alle tentazioni, alla corruzione mentre ancora viviamo, quella corruzione che è odiare, ammazzare (ma anche picchiare, essere violenti, fare bullismo a scuola...) invidiare, rubare (tra cui anche non pagare le tasse), diffamare, usare gli altri per il proprio piacere sensuale (niente a che fare con l'amore), trascurare gli affetti familiari, giudicare, non accogliere, emarginare, essere pigri-assenteisti-menefreghisti-burocrati nei nostri doveri professionali, spergiurare (e dire bugie), bestemmiare, ammazzarsi di lavoro per i soldi, essere dipendenti da droghebere-manie ecc. ecc.

La Quaresima avrebbe dovuto avere questa pretesa di aiutare a prenderci la vita in mano e a darle una “sgorlida”; avrebbe dovuto essere il tempo favorevole per ragionare meglio, per scegliere giusto, per fare qualche sterzata salutare. Sterzata anti-corruzione. Questa corruzione mentre siamo in vita si può evitare, quella dopo morti, no.

Avremo approfittato di questa quaresima? Se non lo avessimo fatto, c'è sempre tempo; il suo senso lo si conosce e quindi si possono fare quaresime personali quando si vuole.

Quaresima viene da quaranta e, nella simbologia dei numeri, quaranta giorni sarebbe il tempo ne40

cessario e sufficiente per un cambio di vita.

Non sottovaluterei “necessario”, che vuol dire una vera sudata per un congruo lasso di tempo.

Dall'oggi al domani non si può cambiare. Ci vuole tempo, voglia e sudore. E poi tanta grazia.

Quella non manca, se la chiediamo: è la Resurrezione, che c'è dopo la morte, ma a cui possiamo dare il nome di salvezza mentre ancora viviamo. Essere salvi non è faccenda di domani.

Essere salvi vuol dire vivere da salvati, secondo Gesù. E questo è adesso, anche se non si vede questa novità nel suo splendore.

Dopo la morte, nella resurrezione, cadrà il velo che nascondeva la nostra vera realtà.

Nella morte siamo come un seme che marcisce, ma che sprigionerà nuova vita, se sarà stato contenitore di energia esplosiva, quella di una vita nuova, non più pagana, quella delle beatitudini,

quella dell'amore del prossimo (= il povero-il bisognoso-il carcerato-il nudo-l'affamato-l'assetatoil malato-il ferito-l'orfano-la vedova-il barbone-il solo-il disoccupato-...il nemico anche, politico-etnico-religioso che sia...), quella di una vita buttata al servizio...

Tutto questo è Pasqua. Dio passa, libera, salva (adesso!) e poi glorifica.

L'ha fatto con Gesù. Lo farà per noi. Non ci scappa.

Una Bella Paqua a tutti voi! don Isidoro Apostoli, salesiano in Etiopia

A

nche quest’anno Pasqua è arrivata, Cristo si fa presente a noi e ci dice: “Io ora la strada l’ho tracciata e la porta l’ho lasciata aperta, e tu vuoi seguirmi o no?”

La risurrezione di Cristo ha portato un senso nuovo al nostro vivere e il dichiararsi cristiani vuol dire il volersi lasciar coinvolgere da questo “senso nuovo”. Che provocazione potremmo cogliere per quest’anno?

Papa Francesco, all’inizio della Quaresima ha mandato il suo abituale messaggio e quest’anno ha preso la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone come spunto di riflessione. Il ricco, dice lui, non ha un nome preciso perché potrebbe rappresentare ciascuno di noi. Lazzaro, invece ha un nome preciso che vuol dire “Dio aiuta”. Mi direte: come Dio ha aiutato il povero che è rimasto povero e malato fino alla morte? Il fatto è che lui è Lazzaro, cioè il Dio che aiuta, Lazzaro è lo strumento di Dio per aiutare il ricco che però rifiuta l’aiuto perché pensa di non averne bisogno, ha già tutto, i vestiti più cari, i cibi più prelibati, casa, amici e feste a non finire. Non gli manca nulla. Cosa può dargli Dio di più? E soprattutto cosa può dargli questo straccione che seduto alla porta disturba il lieto andare delle feste e mette in imbarazzo gli ospiti che arrivano? Sta proprio qui il centro della riflessione. Spesso siamo così occupati nelle nostre cose, nei nostri interessi che non ci accorgiamo di quello che Dio vuole dirci, specialmente quando ce lo dice “travestito” da persone che ci danno fastidio, ci disturbano, ci imbarazzano. Il ricco andrà all’inferno, cioè a continuare quello che faceva di qua: il non vedere Dio, il non voler sperimentare il suo amore.

Cari comparrocchiani, buona Pasqua.

Vi auguro che questa quaresima abbia portato in voi la capacità di uscire da quel guscio di “autoreferenzialità” che ci siamo costruiti e di aver fatto almeno una esperienza di incontro con il Signore nel povero e nel bisognoso. E se questo incontro non lo aveste fatto? Non è mai troppo tardi, il Signore vi concederà un’altra chance, ma tocca a voi approfittarne. Buona Risurrezione don Oreste Ferrari

don Oreste in visita alle missioni in Togo 41

CRESIME

sabato 21 gennaio 2017 Basilica/Santuario S.Arcangelo Tadini Botticino Sera

Arrigoni Sara Benetti Filippo Benetti Luca Berardelli Thomas Bianchini Alessio Bigozzi Sara Bonelli Michela Boniotti Daniele Boniotti Debora Bontempi Elisabetta Buccellato Filippo Maria Busi Sara Calvetti Elisa Casali Lorenzo Castelvedere Giulia Cignarelli Angelica

Coccoli Ilaria Corazzina Paolo Cordovani Greta Cresseri Francesco Damonti Anna Elena Damonti Stefano Danesi Chiara Doria Alessandro Fadda Leonardo Ferrari Francesco Ferrari Giovanni Ferrarini Chiara Ferretti Chiara Foglio Michele Gelmi Eleonora Gigola Giorgia

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Gorni Francesco Gusmeri Lorenzo Iadema Giacomo Iaria Valeria Anais Lonati Chiara Macri Nicole Marchetti Daniele Marchetti Linda Marchina Daniele Masserdotti Cristina Micheletti Melissa Monda Aurora Moreschi Giulia Mosconi Giulia Camilla Pagani Lorenzo Pastorino Giulio Maria Pastorino Valentina R. Peli Elena Peli Valentina Piazzi Giorgia Piccioli Giorgia Pozzi Claudia Ragnoli Aurora Ragnoli Nicolas

PRIME COMUNIONI

domenica 22 gennaio 2017 nelle chiese parrocchiali di Botticino Sera e Mattina

Recami Tommaso Redaelli Maria Francesca E. Romano Sofia Rossetti Elisa Roversi Elisa Rumi Luca Rumi Michele Salvetti Gabriele Sangaletti Pierpaolo Sanna Francesco Santus Anna Scaroni Davide Scarpari Andrea Zanoni Davide Long Scarpari Greta Sidoti Filippo Ha ricevuto solo la Cresima Taetti Diana Greatti Geoffroy Tagliaferri Giovanni Tagliani Mara Tavelli Emma Tognazzi Stefano Tregambe Federico Ungarini Luca Vavassori Davide Vezza Francesco Ezio Vono Samantha Zanola Sara 43

Ha fatto solo la Prima Comunione

Mulè Valentina

pastorale familiare e di coppia - pastorale familiare e di coppia - pastorale familiare e di coppia mese di marzo/aprile 2017

AMORIS LAETITIA

Lo

sguardo di Gesù sul matrimonio e sulla famiglia è sempre uno sguardo benevolo, misericordioso, pieno di tenerezza e alla fine sanante. Il capitolo 3 di Amoris Laetitia presenta così in sintesi il Magistero della Chiesa, inteso proprio come vicinanza di Cristo e visione speranzosa dei legami familiari: alla luce del Risorto, tutto riceve significato e tutto può essere redento! “Infatti, non si può neppure comprendere pienamente il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi” (A.L. n. 59). Da qui si comprende come sia importante e a tratti fondamentale conoscere il Magistero della Chiesa su matrimonio e famiglia, proprio per conoscere e fare proprio quello sguardo misericordioso del Risorto che riesce a rivitalizzare ogni situazione di vita, anche la più difficile.

Assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa nel suo più alto Magistero serve il bene del popolo di Dio e, attraverso di

esso, agisce per tutta l’umanità, attingendo dalle fonti della Parola di Dio, della Tradizione e della Santità. Ora, chiediamoci come ha guardato Gesù al matrimonio? Il Vangelo ci ricorda che Gesù rinnova ad un tempo la vocazione antica, richiamando il progetto di amore del Creatore (Gen 1-2), e immette però novità assoluta, riempiendo della sua presenza il vincolo coniugale (Gv 2; Ef 5). La prassi evangelica è sempre stata quella di annunciare l’alta chiamata alla bellezza in Dio e, ugualmente, abbassarsi a raccogliere chi sta languendo, aspettare le lentezze delle maturazioni personali e/o di situazioni storiche generalizzate. Papa Francesco parla della pazienza della pedagogia divina quando ai numeri 76-79, tra le altre cose, si esprime dicendo: “Il Vangelo della famiglia nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e necessitano di non essere trascurati” (A.L. n.76).

Il

capitolo IV di Amoris Laetitia è senza alcun dubbio la parte centrale dell’intero documento e quello che si presta ad un immediato utilizzo personale e pastorale. Papa Francesco, con acutezza di vedute sulla realtà

della vita quotidiana, affronta il fondamento del matrimonio sacramento, l’amore coniugale, lasciandosi ispirare primariamente dal testo paolino del famoso “Inno alla Carità” (cfr. ICor 13). Nei quattro paragrafi che compongono il capitolo si snoda un percorso approfondito sull’amore coniugale, mostrandone la concretezza e la chiamata alla crescita, unitamente alla vitalità appassionata e alla necessità di sapersi trasformare nel tempo per rimanere fedeli al patto nuziale. Come dire: Gesù Cristo ha bisogno di amare nella ferialità delle relazioni di coppia e il suo amore è sempre in crescita, tuttavia a volte si rischia di non ravvivare la linfa del calore e della passione, rinunciando magari ad accettare la sfida del tempo in una costante trasformazione di sé e del legame.

La relazione di amore tra i coniugi è specifica e originale, vive cioè caratteristiche proprie per l’unione completa ed indissolubile tra un uomo e una donna, diventando naturalmente aperta alla vita.

Da questo amore rinnovato da Cristo Risorto ha origine la famiglia, la Chiesa e l’intera società. Vista la grande importanza che riveste, diviene strategico per la sua bellezza e la sua tenuta nel tempo che ci sia una buona preparazione, una forte manutenzione quotidiana e una prospettiva di finalità eterna. Per i cristiani il modello di questo amore è l’Amore con cui Cristo ha amato la sua Chiesa, dando tutto per lei, al fine di renderla completamente pura e santa (cfr. Ef 5). Senza questo riferimento costante di Grazia e di percorso esistenziale, si rischia di rendere inefficace il dono del sacramento del matrimonio. don Giorgio Comini segretariato famiglia diocesi di Brescia

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pastorale familiare e di coppia - pastorale familiare e di coppia - pastorale familiare e di coppia

IL NUOVO CENTRO SPECIALISTICO DIOCESANO

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a gennaio 2017 la nostra Diocesi di Brescia si è dotata ufficialmente di un nuovo servizio a favore delle fatiche nelle dinamiche relazionali familiari e/o prettamente personali. Il Centro Specialistico è un servizio a fianco e in completa sinergia con il Consultorio Diocesano, ma che si distingue per chiara identità e giusta autonomia. Un’équipe apposita di professionisti è in grado di stilare diagnosi terapeutiche e di accompagnare con percorsi di psicoterapia a lungo termine sia singole persone, che coppie o famiglie. E questo, mettendo a disposizione personale altamente specializzato per adulti e per minori, pur mantenendo un quadro unitario di visione familiare. Psicoterapeuti di diversi orientamenti teorici, psichiatra e neuropsichiatra infantile, logopedista e medico omotossicologo, psicologo esperto dei disturbi dell’apprendimento,

insieme formano un’équipe qualificata a rispondere ai capitoli principali delle odierne fatiche relazionali. Prossimamente si intende percorrere anche altre due strade che abbisognano di molta attenzione: quella dei disturbi dell’alimentazione e quella delle fatiche esistenziali degli anziani. Coloro che avessero già una chiara indicazione diagnostica o il sentore di un bisogno di accompagnamento psicoterapeutico possono telefonare direttamente al Centro Specialistico e ottenere in breve un colloquio introduttorio (030.3392101). Sapendo della difficile congiuntura economica, il costo di ogni prestazione è moderato rispetto agli stessi standard privati, pur mantenendo un livello professionale elevato. Questo servizio rappresenta l’ennesimo sforzo della Chiesa bresciana, impegnata quotidianamente su più fronti per incontrare le nuove povertà.

numero verde da numero fisso 800-123958 da cellulare 3462225896 “Retrouvaille” propone weekend per coniugi che vivono un momento di difficoltà, di grave crisi, che pensano alla separazione o sono già separati ma desiderano ritrovare se stessi e una relazione di coppia chiara e stabile.

Per info: info@retrouvaille.it e www.retrouvaille.it.

“La sfida del tempo” TRE GIORNI PER GIOVANI COPPIE DI SPOSI Angolo Terme 2 – 4 giugno 2017

Sono tre giorni di fraternità per giovani coppie di sposi (e figli) nel segno di una riflessione sul capitolo IV di Amoris Laetitia e di momenti di relax.

Accompagna don Giorgio Comini insieme a coppie animatrici di pastorale familiare.

Sede: Casa S. Obizio: Casa di spiritualità - Piazza Federici, 2 - Angolo Terme (BS). Tel. 0342/945791.

La casa è strutturata su due corpi residenziali autonomi che consentono alle diverse realtà ospitate di programmare le loro giornate in assoluta autonomia.

Dispone di camere singole, doppie e triple dotate di servizi con doccia e disposte su zona con ascensore; camere multiple dotate di servizi con doccia; cappella;

sala lettura; sala conferenze; sala spazio bimbi; bar e salone di ricreazione e ristoro; sala da pranzo; parco all’aperto per passeggiate e momenti di preghiera e riflessione intorno alla via Lucis; campo da calcio; parcheggio auto.

Costo dell’intero soggiorno: dal pranzo del 2 al pranzo del 4 giugno (escluso il servizio di lenzuola e asciugamani): - per adulto: euro 90 (40 al giorno + 10 euro per pranzo del 4); - figli 0-3 anni: gratuito - figli 3-6 anni: euro 57 (25 al giorno + 7 per pranzo del 4); - figli 6-12 anni: euro 60 (25 al giorno + 10 per pranzo del 4); Per chi lo desiderasse lenzuola + federa + tris di asciugamani: 5 euro totali a persona.

Disponibilità di camere anche sin45

gole (stesso prezzo).

Il pagamento si effettua direttamente al responsabile amministrativo della Casa. Pur non richiedendo alcuna caparra, raccomandiamo comunque massima serietà nella prenotazione, grazie. È prevista l’accoglienza e l’animazione dei figli, previa segnalazione del numero e dell’età.

Iscrizioni: entro e non oltre il 5 maggio presso l’Ufficio per la Famiglia (segreteriafamiglia@diocesi.brescia.it - tel. 0303722245), specificando: nome, cognome, numero dei componenti della famiglia (anche con età dei figli), indirizzo e un cellulare di riferimento. N.B. Segnalare anche eventuali allergie e/o intolleranze alimentari.

Scuola don Orione

SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI PRIMO GRADO

paritarie

via Don Orione 1 Botticino Sera

scuola parrocchiale don orione - scuola parrocchiale don orio

Scuola don Orione

Il costo standard di sostenibilità UN SISTEMA DI FINANZIAMENTO NUOVO PER METTERE VERAMENTE LO STUDENTE E LA FAMIGLIA AL “CENTRO”

Parrocchie di Botticino

Il diritto di apprendere Il nuovo saggio diAnna Monia Alfieri, Marco Grumo e Mariapaola Parola Nessuno potrebbe immaginare che esista un manuale di economia gestionale che sia anche un saggio di lettura piacevole, còlta, accattivante nonostante le tabelle... Esiste. “IL DIRITTO DI APPRENDERE spiega come la scuola pubblica italiana, statale e paritaria, nelle due forme entrambe necessarie – cfr la Legge 62/2000 - per la creazione di un sistema scolastico integrato di vera qualità, è chiamata a raccogliere nei prossimi anni sfide importanti, quali quella della valutazione continua, dell’efficienza, dell’internazionalizzazione, dell’inclusione, dell’attenzione agli studenti più fragili, ma anche quella dell’investimento continuo nel personale, nelle strutture, in programmi di vera eccellenza educativa. E’ sicuramente diritto delle Famiglie auspicare una scuola di questa tempra, come bene ha detto papa Francesco ai membri dell’AGESC: “Come genitori, siete depositari del dovere e del diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, aiutando in tal senso in maniera positiva e costante il compito della scuola.

Spetta a voi il diritto di richiedere un’educazione conveniente per i vostri figli, un’educazione integrale e aperta ai più autentici valori”. Uno strumento per lo sviluppo della scuola e non per tagliare La scuola statale e paritaria italiana, entrambe fondamentali nel sistema scuola, sono chiamate a raccogliere nei prossimi anni sfide importanti. Tutto ciò implica però anche la necessità di passare a un 46

sistema di finanziamento maggiormente centrato sullo studente, come, ad esempio, già si verifica in sanità, dove il singolo cittadino italiano gode di un finanziamento pubblico “a prestazione” che può indirizzare liberamente e indistintamente verso un ospedale pubblico o uno accreditato. La stessa cosa potrebbe essere sperimentata anche nella scuola. Un finanziamento “ad personam” (per allievo) che ciascun studente potrà investire liberamente nelle scuole statali o quelle paritarie di suo gradimento. Un finanziamento commisurato al costo standard di sostenibilità per allievo, e cioè quel costo, che una struttura scolastica statale o paritaria sosterrebbe annualmente (per ciascuno studente), qualora essa operasse secondo precise condizioni di qualità, efficienza, inclusione e sostenibilità economica dei processi, e cioè senza sprechi.

Un costo standard diverso per ciascun grado di scuola (infanzia, primaria, secondaria di primo grado, secondaria di II grado, ecc.), uguale per le scuole statali e per quelle paritarie, che tiene conto delle esigenze degli studenti più deboli (ad esempio quelli portatori di handicap), che riconosce anche la necessità di tutte le scuole di fare investimenti continui, oltre a incentivare doverosi comportamenti di efficienza e di sostenibilità economica, sia nella scuola paritaria che in quella statale. Quanto sarebbe finanziato per ogni studente? Il finanziamento per allievo (non ricevuto dallo studente, ma erogato direttamente alla scuola prescelta), varia, come detto, in base al grado di scuola. Ad esempio, il “prezzo” che lo Stato dovrebbe pagare all’anno per ogni studente della scuola dell’infanzia paritaria o statale sarebbe di € 4.573,91 (se si stratta di uno studente appartenente

one- scuola parrocchiale don orione- scuola parrocchiale don orione- scuola parrocchiale

a una famiglia non abbiente). Il finanziamento sarebbe invece di € 5.369,58, se nella classe è presente uno studente con handicap. Le cifre per la scuola primaria paritaria o statale sarebbero di € 4.851,19 annui e per la scuola secondaria di primo grado sarebbe di € 6.968,90.

Il finanziamento relativo ai licei e agli istituti tecnici sarebbe circa di 6.000 euro. Un metodo nuovo, positivo per lo sviluppo e per la libertà dell’intero sistema scuola, ma anche per mettere maggiormente a frutto il finanziamento pubblico annualmente concesso. D’altronde le leve di trasparenza e di buona organizzazione; l’autonomia scolastica e la valutazione dei dirigenti e dei docenti; la detraibilità delle spese scolastiche e gli investimenti school bonus, che il d.d.l. Scuola, dal 9 luglio 2015, legge 107 “Riforma del Sistema Nazionale di istruzione e formazione” ha introdotto, vanno verso questa prospettiva. Si riconferma il costo standard come il solo anello mancante che, mentre consente alla famiglia di scegliere, innesca una sana concorrenza tra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato. La strada è tutta in salita ma è quella giusta: le modeste detrazioni introdotte dalla legge 107/2015 sono uno strumento di breve periodo, utili – più che a risolvere il problema – a sancire un passaggio culturale dal quale non si torna indietro. Il passo successivo sarà il costo standard per studente e la piena garanzia di scelta della scuola da parte della famiglia senza dover pagare due volte, le imposte allo Stato e il contributo di funzionamento alla scuola pubblica paritaria.

A fronte di una emergenza educativa implacabile, che richiederebbe un patto di ac-

ciaio tra tutte le istituzioni più sane della Nazione, l’Italia sta perdendo scuole pubbliche di altissima tradizione educativa – sia statali che paritarie – che si trovano o in gravi difficoltà gestionali o in precaria collocazione qualitativa, impossibilitate a migliorare attraverso la libera scelta delle famiglie, che stimola le idee e una sana concorrenza. Dove non c’è la libertà di scelta educativa, garantita dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, non può essere Buona la Scuola. Il vulnus è troppo grave. Nessuna illusione di cambiamento del sistema scolastico in un quadro di spending review cha salvi la qualità: se la Scuola non è Libera non può essere Buona, in quanto sarà solo subìta dall’utenza, considerata “incapace di intendere e di volere” in ordine alla libera scelta di una educazione nell’ambito di una pluralità di offerta formativa. Con il costo standard di sostenibilità si garantisce un diritto inviolabile e si risparmiano 17 miliardi di euro. A questo punto la domanda è d’obbligo: meglio la Buona Scuola per tutti o una Scuola Unica non Buona? La famiglia italiana attende un cenno dal 1948.

L’Italia, che risulta la più grave eccezione in Europa e al 47^ posto al Mondo in termini di garanzia di libertà di scelta educativa della

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famiglia e nel silenzio più assordante, non vuole risolvere la questione anche a fronte di un bel risparmio.

Non ci resta che pensare che la superficialità e il voltare lo sguardo dall’altra parte siano per giungere ad una Scuola Unica di Stato, sicuramente non Buona, come avviene nei regimi. E dove non c’è libertà, non ci sono intelligenza e dedizione, confronto con modelli positivi, ci sono i semi di violenza, anarchia, ignoranza, terrorismo. All’indomani dei tragici fatti di Bruxelles il presidente del Consiglio giustamente afferma che la salvezza è la cultura... Ma se vengono spazzati dal territorio italiano 500 anni di vitalità di riflessione, di studio, di apertura mentale, di formazione, dati dal consistente drappello delle scuole pubbliche paritarie con seri e certificati progetti educativi, non è escluso che in certe periferie delle nostre città si annidino più che i germi della follìa, dell’ignoranza e del terrorismo... Già ci sono. L’opera educativa è la chiave della sopravvivenza dell’umanità. Questo è sotto gli occhi del mondo. La riforma della Buona Scuola (parole di alti dirigenti MIUR) attinge a piene mani allo sterminato patrimonio culturale e di esperienze delle migliori scuole pubbliche paritarie del mondo: le scuole cattoliche italiane ed europee.

scuola parrocchiale don orione - scuola parrocchiale don orione- scuola parrocchiale don

CONVEGNO DELL’8 MARZO ISPETTORE ITALO FIORIN PROVVEDITORE MAVIGLIA MONS. GIACOMO CANOBBIO

S

ervice learning, altra espressione in lingua inglese per richiamare un concetto molto semplice ma desueto: il servizio, il volontariato, l’attenzione all’altro. Un tempo si trattava di un valore innato: chi non era chiamato a “servire” in modo totalmente gratuito e disinteressato in famiglia, a scuola, in parrocchia, nelle associazioni ?

Guardando alla modernità, ci troviamo di fronte a modelli di allarmante solitudine, di esasperato individualismo, di analfabetismo umanistico, di difficoltà relazionali che rendono difficile, se non impossibile qualsiasi forma di dialogo.

L’utilizzo esasperato dei social ci illude di essere perennemente connessi con il resto del mondo, mentre in realtà ci disconnette dalla vita reale.

Una avvilente competitività orienta sempre più le nostre scelte, ispirate a criteri utilitaristici, strettamente individuali, a deliri di onnipotenza che ci fanno ritenere unici artefici del nostro e altrui destino. La cultura inclusiva dell’accoglienza sembra andata in crisi, chi non ce la fa a tenere il passo si sente un “perdente” nella partita della vita e sembra che la sensibilità e disponibilità nell’ aspettare chi fa fatica squalifichi chi la mette in atto, sia esso scuola, gruppo, individuo .

E’ tempo di cambiare prospettiva? E ancora una volta viene chiesto alla scuola di sviluppare competenze di cittadinanza attiva e di recuperare quel sapere umanistico che aiuta

a capire se stessi e la realtà e che sta alla base della democrazia stessa, sempre più sospesa a un sottilissimo filo.

E’ ancora possibile sviluppare dimensioni interculturali e prosociali che recuperino il valore del Volontariato inteso come Gratuità?

Nessun timore per chi a scuola è preoccupato del “programma”(tra l’altro non più esistente e soppiantato dai nuclei fondanti delle singole discipline), non si tratta di fare altro, ma di considerare il “service learning” nell’ottica della trasversalità, tenendo ben fermi gli standard di qualità che esso richiede: - il protagonismo degli alunni - i bisogni reali - l’esperienza del curricolo - il co-protagonismo della comunità - la riflessività.

All’interno di un percorso e alla luce delle competenze attese, l’apprendimento del servizio vorrebbe aiutare i ragazzi a recuperare il senso della fraternità.

Utopia? Obiettivo troppo ambizioso?

Forse sì, se la tanto agognata alleanza tra scuola e famiglia non decolla, se scuola e famiglia non recuperano dialogo, collaborazione sincera, fiducia nelle reciproche potenzialità e l’umiltà di non sentirsi onnipotenti.

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n orione- scuola parrocchiale don orione- scuola parrocchiale don orione-

IMPARARE A VIVERE CON LE

N

LIFE SKILLS

ella complessità del mondo della scuola, dove ci sono saperi da trasmettere, competenze da sviluppare, conflitti da risolvere, emerge sempre più il bisogno di curare le relazioni.

Un progetto efficace della Regione Lombardia è quello dedicato alle Life Skills a cui anche la nostra scuola Don Orione ha preso parte con la classe prima.

Il percorso mira alla prevenzione dell’abuso di sostanze come il fumo, l’alcol e la cannabis. Perché parlarne così presto? Perché è bene avere le informazioni giuste al momento giusto e dalle persone giuste, prima che sia il mondo a informare o meglio disinformare i nostri ragazzi. Da dove si parte?

Accanto a lezioni più scientifiche sempre dal taglio laboratoriale, ci sono gli incontri dedicati alla scoperta e sperimentazione di quelle abilità di vita fondamentali per affrontare le prove difficili come “dire di no”! Sappiamo essere assertivi? Dire la nostra opinione in modo corretto senza attaccare

o scappare senza averla detta? Sappiamo gestire la rabbia e l’ansia? Comunichiamo in modo chiaro? Sappiamo ascoltare gli altri e “litigare bene”?

Riusciamo a metterci nei panni degli altri e capire i loro bisogni? I ragazzi hanno fatto simulazioni, scenette, cartelloni, si sono confrontati, hanno visto i conflitti come problemi da risolvere insieme senza disperarsi e hanno scoperto il valore del lavoro di gruppo.

Quando la scuola investe tempo e energie nelle relazioni allora diventa davvero uno strumento efficace per preparare alla vita.

Con il Vangelo nel cuore, guardiamo a questi ragazzi e proviamo ad immaginarli adulti, speriamo che diventino delle brave persone anche grazie a ciò che hanno imparato qui con noi al Don Orione. Se questo avverrà, vuol dire che la nostra esistenza avrà avuto un valore.

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grand’estate 2017 - PARROCCHIE DI BOTTICINO

Il programma delle parrocchie ricco di inziative estive rivolte ai ragazzi nei nostri oratori con il Grest, le settimane in montagna per i preadolescenti, adolescenti e le esperienze forti per i giovani.

Le parrocchie sono molto attente a valorizzare il tempo estivo promuovendo iniziative che diano la possibilità a chi vi partecipa di fare esperienze importanti per la propria crescita umana e cristiana.

grest 2017

dettof att o

“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse...”: sono queste le prime parole della Bibbia.

Due versetti in cui trovano spazio la parola e l’azione di Dio, componenti essenziali della Creazione e capaci di indicare il ritmo che sta all’origine di tutto: dire e fare!

Dio dice e il Creato si fa: la luce è separata dalle tenebre, il cielo dalla terra così come la terra dalle acque. Per non parlare delle due fonti di luce, della vegetazione, degli animali e infine anche dell’uomo: Dio dice e il Creato si fa!

Ma non finisce qui: dopo aver visto che “quanto aveva fatto, era cosa molto buona”, la Parola si trasforma in benedizione e consacrazione per la Sua opera: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto”.

Che il Cre-Grest possa essere esperienza preziosa per riscoprirsi creature cui è stato consegnato un mondo fatto con amore e cui viene chiesto di amare allo stesso modo.

Le montagne infuocate al tramonto, l’immensa distesa azzurra del mare, un sottile filo di erba verde, una coccinella che si posa inaspettata sul palmo della nostra mano.

E ancora la lentezza di una lumaca e la velocità di un ghepardo, la maestosità della balena e la piccolezza della formica, la forza travolgente della pioggia e l’eleganza della neve che cade, il fragore del tuono e la brezza leggera del vento: che meraviglia!!

L’uomo è colui che è capace di questo stupore ed è, allo stesso tempo, opera meravigliosa per cui innalza il suo inno a Dio, come recita il Salmo 139: “Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia”.

Il Tema

La bellezza è una questione di volo. Facciamo indossare al cuore un paio di ali.

Portiamolo in alto, in attesa dell’alba, quel momento speciale del giorno in cui sembra che il mondo nasca di nuovo, come dev’essere stato in quel tempo lontano, quando tutto è incominciato, quando Dio ha creato il cielo e la terra e poi l’uomo.

All’inizio ci sono solo buio e silenzio.

Poi però - all’improvviso - la luce dispiega le sue dita leggere per restituirci gli alberi, i fiori, le case come se fossero nuovi di zecca.

Guardiamoci intorno: è uno spettacolo che ogni volta ci toglie il respiro.

In quei momenti, colmi di splendore, quasi fatichiamo a credere che questo sia proprio il nostro posto.

Eppure è così: questo è il mondo che ci è stato donato e di cui noi - tutti gli uomini insieme - dall’inizio dei tempi siamo custodi.

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Un disegno perfetto Il Signore ha fondato la terra con sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza. (Proverbi 3, 19) Se guardiamo dall’alto una città ne vediamo il disegno, l’incastro perfetto delle strade,le piazze, i campanili, in un equilibrio ordinato di pieni e di vuoti.

Ma se allarghiamo ancora l’orizzonte, se per un giorno diventiamo astronauti, se guardiamo dalla nostra navicella la terra intera, ai nostri occhi compare un intreccio ancora più grande e perfetto, da lontano ne distinguiamo le linee come su un mappamondo, fatto non solo di forme, di oggetti, ma brulicante di vita. Dio, come un grande ingegnere, ha progettato il mondo donando un posto a ciascuno: a creature piccolissime come le formiche che smuovono la terra e la rendono fertile, alle pecore che la percorrono e brucano l’erba, ai lupi che le inseguono per mangiarle.

Ma nel Suo lavoro ha messo un ingrediente segreto che fa da motore a tutti gli altri: l’amore.

Custodi di talento Del Signore è la terra e quanto contiene:il mondo, con i suoi abitanti. (Salmo 24, 1) Vola soltanto chi osa farlo: ma i sogni, il coraggio e la speranza sono un carburante potente, possono portare il nostro cuore lontano, dove il sole si specchia nelle onde del mare, sulle cime dei monti, sui campi di grano maturo, nel fitto dei boschi, sulle distese immense dei deserti.

C’è un incanto speciale nelle piccole cose ma per trovarlo occorre guardare, ascoltare, meravigliarsi.

C’è sempre qualcosa di nuovo nel colore e nel profumo di un fiore appena sbocciato. La tela del ragno ha una trama finissima, come la seta più preziosa. E i semi di un soffione dispersi dal vento sono perfetti per volare, come piccoli paracadute. È bello sapere che tutto questo ci è stato donato.

Dio l’ha creato per noi: ha trovato un posto per ogni cosa. Per chi è grande e potente, per chi è piccolo e fragile. Per gli animali che volano nel cielo, per quelli che camminano sulla terra, per quelli che nuotano nel mare.

Ci riempiamo gli occhi, ma è forte la tentazione di riempirci le mani: vorremmo impadronirci di quella bellezza. Ne vorremmo, anzi, sempre di più. è una storia lunga quanto l’uomo.

Ci guida l’istinto: come quando un bambino tende la mano per afferrare un giocattolo e dice: “Mio!”.

Ne diventa padrone, per disporne come vuole, e poi magari lo rompe e lo abbandona quando non gli interessa più.

A noi, però, Dio ha chiesto di custodire il mondo che ci ha donato. Cu51

stode viene dal latino “custos”: è una parola antica e magnifica, che scorre sulla lingua con un suono insieme grave e dolce. Non è una guardia, non usa la forza bruta. È piuttosto qualcuno che veglia, assiste, protegge, ma soprattutto si prende cura: previene i pericoli, provvede alle necessità. Ha talenti speciali, ma invisibili.

Il bello, però, è che chiunque con un po’ di pazienza può svilupparli. Servono grandi occhi per osservare, grandi orecchie per ascoltare, un po’ di silenzio nel cuore per fare spazio agli altri: è difficile prendersi cura di qualcuno che non conosciamo, se non comprendiamo di che cosa ha bisogno.

Mettiamo le ali al cuore Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela.

(Genesi 1, 28a) Papa Francesco ha detto ai giovani: “Vi chiedo di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Non guardate la vita dal balcone, immergetevi in essa come ha fatto Gesù”. E’ un appello fatto con passione e può sembrare che chieda cose difficili: come può un bambino o un ragazzo cambiare il futuro, riparare gli errori che tanti altri hanno fatto prima di lui? La risposta è nel cuore di ognuno, un cuore capace di custodire, proteggere e di volare. Per fargli dispiegare le ali però, bisogna lavorare un po’, lasciar emergere la sua forza e il suo desiderio di libertà, fargli spazio e scoprire, per esempio, che il rispetto per la terra rispecchia quello che abbiamo per noi stessi e per le persone che ci stanno intorno. Se davvero vogliamo giustizia, pace ed armonia dobbiamo cominciare da qui.

Ognuno di noi - dicevamo - ha i talenti che servono per essere un buon custode del Creato.

Ognuno di noi è stato pensato da Dio per esserlo. Ma in concreto che cosa possiamo fare per diventarlo? Ci sono ...e se finiamo fuori rotta? pochi piccoli passi da seguire, anche se la strada è diversa Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con per ciascuno.

Il primo è coltivare la riconoscenza: dire grazie è voi e con i vostri discendenti dopo di voi. (Genesi 9, 9) una preghiera semplice, una sola bellissima parola che ne Il lieto fine, come in ogni storia, non è mai scontato. contiene molte alle quali a volte è difficile dare una forma. Anche il dono più bello può essere tradito.

Il secondo è imparare ad essere sobri, a tenere per Siamo liberi di farne tesoro oppure di guastarlo, rifiusé solo l’essenziale: chiedersi, per ogni cosa, ogni oggetto, tarlo, calpestarlo. Capita anche senza rendersene conto: ogni risorsa che usiamo se ne abbiamo davvero bisogno. quando dimentichiamo di essere grati, quando ci importa Il terzo è prendersi cura dei legami con le persone solo di possedere gli oggetti. Quando sprechiamo e gettiamo via, quando usiamo male. Quando pensiamo solo che abbiamo vicino.

Il quarto, infine, è un invito a ricordarsi che non a noi stessi. Quando mettiamo l’accento sulle differenze siamo mai da soli in questo compito, e che è impor- come se fossero difetti, quando esasperiamo i conflitti tante saper lavorare insieme, costruire comunità e anziché adoperarci per risolverli. comunione. Come una famiglia unita diventa un nuovo Saranno i quattro elementi della natura: terra, acqua, soggetto che ha qualcosa in più degli individui che la com- aria e fuoco a fare da guida nelle attività quotidiane del pongono, così possiamo imparare a dire “noi” di un grup- Grest. Ognuno di essi fa parte di noi. Ognuno, insieme, po di cui facciamo parte, unito da un valore più grande. nasconde un lato oscuro.

Quattro elementi, quattro atteggiamenti, quattro pas- Ci incantiamo davanti a un tramonto. Passiamo ore si sulla strada che porta a riscoprirci custodi del Creato. ad ascoltare il rumore del mare. La natura ci emoziona.

Proteggere e salvaguardare il dono più grande che ci sia Ma la sua forza può travolgerci in un attimo. Così non ci stato fatto, il mondo in cui viviamo, è insieme un compito sentiamo al sicuro nel mezzo di una tempesta, e sappiae un privilegio. È grande, quindi, l’avventura che attende mo che un terremoto può mandare in frantumi le nostre quest’estate i bambini e gli educatori del Grest. Per viverla certezze. Questa bellezza e questa potenza ci mostrano in pienezza bisogna mettere davvero le ali al cuore, per ve- quanto siamo fragili. Ci spingono a porci domande e ci dere di quante cose si può essere grati e di quante altre si portano, a volte, fuori rotta. Possiamo, infatti, dimentipuò fare a meno. Lungo il cammino si può scoprire com’è care per un attimo di essere custodi se ci trascina l’ebello avere tante persone intorno a sé con cui condividere mozione, se vogliamo riprendere il controllo di ciò che esperienze, prendersi cura degli amici, dei legami che na- ci spaventa. Ma non dimentichiamo che siamo capitani del nostro cuore e possiamo sempre ripartire da lì per scono, scoprire vincoli che tengono uniti per sempre. È grande l’avventura che attende quest’estate i bambini trovare la forza di affrontare la paura e di rimettere in asse il timone, a patto che a guidarci sia il rispetto, e non e gli educatori del Grest. il desiderio di dominio.

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OBIETTIVI grest 2017

1 - LA TERRA, SERBATOIO DI BELLEZZA

dizioni del clima sono avverse e non riusciamo più ad ottenere nutrimento. Ci sono i terremoti che mandano in pezzi anche le nostre più salde certezze, come la casa. A volte siamo costretti a laIl seminatore uscì a seminare. (Marco 4, 3) sciare la “nostra” terra. Di fronte a certi fenomeni ci sentiamo piccoli e fragili. In tutti questi casi senLa terra è un nido per i semi che aspettano di gertirsi grati diventa più complicato, ma è comunque mogliare. Un rifugio per gli animali che in essa (non dobbiamo scordarlo mai) una sfida si scavano una tana. Dalla terra viene il cibo che che possiamo vincere. mangiamo.

Dovunque ci troviamo possiamo chinarci e raccoglierla in un pugno: perché la terra è la stessa, generosa e potente, per tutti gli uomini del mondo.

San Francesco nel “Cantico delle Creature” scrive così: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta e governa, et pro- Sulla tua parola getterò le reti. (Luca 5,5) duce diversi fructi con coloriti flori et herba”. È un Vi è mai capitato di attraversare un ponte, di ferlinguaggio antico, che a noi oggi forse sembra un marvi proprio al centro e di guardare giù per ospo’ strano, ma si comprende comunque bene: la servare l’acqua di un fiume? Sembra quasi che la nostra Terra è madre, perché offre a ogni creatu- corrente vi porti via. L’acqua è trasparente, limra cibo e sostentamento, e in cambio chiede solo pida, chiara. Secondo il Cantico di San Francesco amore e rispetto. sorella acqua è “utile e humile et pretiosa e casta”.

Quando una persona parla della “sua” terra, in- Umile, perché “manca” di molte cose: non ha cotende il luogo a cui è legato il suo cuore, dove ha lore, sapore, forma. Eppure non solo è utile e preorigine la sua famiglia, dove sente di affondare le ziosa, ma essenziale, perché è proprio lei a rendesue radici, dove attinge la sua memoria. La terra, re possibile la vita sulla terra. Basti pensare che il infine, è un serbatoio inesauribile di bellezza. Ba- corpo umano è composto d’acqua per oltre il 50%. sta avere occhi per guardare, orecchie per ascolta- L’acqua rappresenta anche una sfida. Gli antire, fare un po’ di spazio chi navigatori sognavano di superare le Colonne nell’anima. A pensarci bene, da questo sguardo d’Ercole per varcare i confini del mondo conosciuposato sulla terra scopriamo che Dio ci ha fatto to, Cristoforo Colombo partì con le sue caravelle un dono che ne comprende molti, come una ma- per cercare una nuova via verso le Indie (e scoprì trioska (quelle bambole russe ognuna delle quali l’America). Ancora oggi ci sono grandi viaggiatori ne contiene un’altra più piccola). E da qui posso- che prendono il largo da soli su una barca a vela no nascere molte ragioni per dire, semplicemente: per sperimentare, solcando l’acqua, i propri limi“Grazie!”. La riconoscenza è un bel sentimento. Ci ti. L’acqua è così presente nella nostra vita che a fa sentire in pace e in armonia. Ma non è sempre volte noi la diamo per scontata, ma ci sono tante così facile. popolazioni che ne hanno pochissima: è vietato La terra, per esempio, ha anche dei lati oscuri, che sprecarla. ci fanno paura: ci sono le carestie quando le con- Si dice a volte “uno specchio d’acqua” per definire un lago o uno stagno, perché è vero, in essa ci si può specchiare e trovare, magari, qualcosa di noi che prima non sapevamo. In un celebre mito greco, Narciso per una punizione divina si innamora della sua stessa immagine riflessa e annega nel tentativo di raggiungerla. Quando si cerca qualcosa attraverso l’acqua, dunque, bisogna stare attenti: il riflesso può spesso ingannarci.

L’acqua può nascondere anche pericoli: quando non sappiamo nuotare, quando è molto profonda, quando si attorciglia in vortici, quando è smossa da vento, pioggia e tempeste, quando esce dagli argini e cancella tutto ciò che incontra sulla sua strada, quando manca, nei periodi di siccità, quando cade tutta insieme in “bombe d’acqua”, quando le navi naufragano e diventa una tomba.

2 - L’ACQUA: QUILAVITAPRENDE IL LARGO

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3 - L’ARIA, DOVE CI PORTA...

4 - IL FUOCO CHE CI UNISCE

(Marco 6,51)

(Atti 2,2)

L’aria non si vede, ma è dappertutto: riempie il cielo, sta intorno ad ogni cosa. Entra ed esce da noi quando respiriamo.

Possiamo catturarne un po’ e darle forma gonfiando un palloncino. Sentirne la forza quando facciamo volare in alto un aquilone. È un mezzo di trasporto potentissimo: quando parliamo, quando cantiamo, quando usiamo uno strumento musicale è l’aria che sostiene e trasmette il suono. Ma queste vibrazioni si estinguerebbero in fretta se non ci fosse qualcuno pronto ad ascoltare.

L’aria è sempre in movimento: se il fornaio cuoce il pane fa arrivare il profumo fino alle nostre narici; è sempre lei, poi, ad aiutare gli insetti a trasportare il polline da un fiore all’altro, a riversare i semi e le foglie sulla terra.

L’aria crea legami e relazioni tra le persone e le cose. Quando un neonato piange, c’è sempre una mamma pronta ad ascoltare le sue urla e ad accoglierlo tra le braccia: da solo non può sopravvivere.

Dall’aria possiamo imparare quindi delle qualità importanti per essere buoni custodi del Creato: entrare in rapporto con gli altri e con la natura, ascoltare, rispettarne le esigenze. Non sempre, infatti, i bisogni della natura corrispondono ai nostri: anche per questo è fondamentale aprire gli occhi e spalancare orizzonti nuovi.

Anche l’aria, però, non è sempre dolce e benefica: si trasforma in vento, vortice, uragano. Spinge le vele, ma può anche spezzarle. Gonfia e increspa le onde, ma alimenta le tempeste. Quando è calda asciuga il bucato, quando è molto fredda può farci ammalare. Attraversa i deserti dell’Africa e porta la sabbia lontano, fino all’Europa, all’Italia, alle nostre case. Misteriosa, invisibile, eppure sempre presente nella nostra vita.

E proprio perché non si vede, non si tocca, non si può controllare, può farci anche paura. Così accade anche con le altre persone, che possono essere una ricchezza per noi quando diventano amiche, ma ci spaventano se non le conosciamo.

Un focolare, in un linguaggio antico che ormai abbiamo dimenticato, corrispondeva a una casa, una famiglia. Un gruppo di persone radunate intorno a un fuoco: il posto dei racconti, dove ci si scaldava non soltanto nel corpo, ma anche nel cuore, grazie alle parole, pronunciate in un modo che confortava, incuriosiva, rallegrava, uno spazio per stare insieme, vicini, alla fine della giornata.

Quante cose fa il fuoco per l’uomo: gli offre luce, cuoce il cibo, modella il vetro e i metalli, crea energia e calore nelle aziende, nelle botteghe artigianali, nelle case (pensiamo alle stufe e ai caminetti). Ancora oggi intorno al fuoco, intorno alla luce di una candela si raduna una comunità. Ecco perché il fuoco è l’elemento giusto per allenare un bravo custode alla comunione, all’unità, agli incontri che trasformano: quelli importanti, che ci cambiano nel profondo (proprio come l’impasto crudo ma ben lievitato, accostato al fuoco, diventa una forma fragrante di pane). Quando si entra a far parte di un gruppo, di una comunità, è un po’ come se diversi ingredienti si mescolassero, per dare vita a un piatto speciale e diverso, in cui tutti i sapori si fondono in modo armonioso. Allo stesso modo noi cambiamo un po’ noi stessi, il nostro modo di essere, i comportamenti che abbiamo nei confronti degli altri per diventare noi stessi “luce”, come se il fuoco potesse in qualche modo forgiarci, come fa con i metalli. Il fuoco è quindi qualcosa che ci attrae, ci unisce e ci trasforma: come tale va custodito e condiviso.

Anche il fuoco, come gli altri elementi, nasconde dei rischi: può sfuggire al controllo, se nessuno lo alimenta può spegnersi, può causare dei danni, può essere piegato a scopi malvagi, oppure, se usato bene, può diventare uno strumento di difesa, e ancora trasformarsi in energia buona che accende la speranza. Ognuno di noi ha il fuoco nel cuore: uno slancio forte, un insieme di passione ed entusiasmo che può essere messo a servizio della comunità per creare un futuro migliore per tutti.

Salì sulla barca con loro e il vento cessò. Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

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PARROCCHIE DI BOTTICINO

GREST 2017

Quando arriva l’estate, l’aria si riscalda, i corpi si animano, le menti si infervorano, la fantasia si scatena e ogni momento diORATORIO SAN GALLO venta occasione di amicizia, allegria, entusiasmo. L’estate è una 12-23 GIUGNO (da lunedì a venerdì orario 13,30-17.30) stagione educativa davvero privilegiata! Dappertutto si respira una grande attesa di… vita! Se non si è disposti a raccogliere ORATORIO MATTINA questa opportunità come adulti e come educatori non ci si po26 GIUGNO - 14 LUGLIO trà lamentare di fronte allo spettacolo di tante “navi” arenate (da lunedì a venerdì - orario 8,30-17.30) in qualche secca o spezzate da improvvise tempeste: la noia, la ORATORIO SERA solitudine, il senso di inutilità possono generare frustrazione e 17 LUGLIO- 4 AGOSTO paralizzare dinamiche di crescita. Non si lasci che questo acca- (da lunedì a venerdì - orario 9,00-17.30) da. L’estate è vero campo di prova per l’educatore, il terreno in CAMPUS don Orione cui seminare speranza e fiducia nella vita.

21 AGOSTO - 8 SETTEMBRE

Estate tempo educativo

(da lunedì a venerdì - orario 8,30-17.30)

L’estate è una stagione educativa privilegiata dove è possibile sviluppare proposte attente a creare opportunità di crescita importanti, dove ogni bambino e ragazzo possa implementare le proprie capacità e le proprie attitudini.

Le parrocchie offrono quindi una serie di servizi e di proposte che rispondono all’esigenza di fare anche dell’estate un “tempo educativo”. E’ bello “colorare” l’estate trasformandola da un tempo vuoto ad uno spazio di crescita e divertimento tra mille proposte coinvolgenti; é bello pensare ad un grande gruppo fatto da tanti bambini e ragazzi che insieme “inventano” il loro tempo libero.

I Grest e i campi estivi sono proposte ludiche e ricreative, vissute in un valido ambito educativo e programmati in un contesto di piacevoli e formative esperienze. Giochi, sport, laboratori, attività espressive, gite ed altre avvincenti proposte per definire positive e concrete esperienze di socializzazione e partecipazione in una dimensione nello stesso tempo ludica ed educativa.

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CAMPI 2017 Anche quest’anno durante le vacanze estive vengono organizzati dalle parrocchie di Botticino i Campi Estivi per i ragazzi delle scuole fine prima, seconda, terza media e adolescenti.

I Campi sono un’esperienza di “vita vera”. Un insieme di giorni (una settimana) dove si vivono le relazioni di amicizia, il gioco, la riflessione, il lavoro di gruppo, la gita ... la bellezza dello stare insieme, vivendo in pienezza ogni giornata in un paradiso naturale.

Dice un proverbio “Non sprecare tempo perchè il tempo non conosce retromarcia”.

A breve le date, i luoghi e le modalità per le iscrizioni.

BATTESIMI

2016

SAN GALLO

BOTTICINO SERA

BUSI OLIVIA STEFANINI GABRIELE CASTAGNI ALESSIA BODEI FRANCESCA BUSI FRANCESCO BONELLI YARI

ROSSINI YUKI GATTA TOMMASO DI BLASI GIULIA DUINA FEDERICO MOR ALESSIA BENEDETTI ALESSANDRA BUCCELLI ALESSIO NOEMI NORBERTO NERIS CANTONI DIEGO MORESCHI LEONARDO SCAGLIONI ELISABETTA LUCCHINI MADDALENA PADERNI THOMAS VALSERIATI MICOL AURORA ONDEI FILIPPO GAMBIRAZIO ORSOLA PASTORE LORENZO SMUSSI SOFIA POLLAZZON GRETA PEZZUCCHI TARABORELLI LEONARDO ZAGARI GIORGIA CAMOSSI AMELIA ARRIGHETTI VIOLA VERONESI DANIELA MASSERDOTTI MATTIA TELLES DE ARAUJO JOAO ANTONIO BOSIO NOEMI TORNELLO ANNA CONFORTINI ALESSANDRO MATRONE SOFIA

BOTTICINO MATTINA CASALI DAVIDE SODDU CLIZIA SGOTTI LEONARDO BULKHUNDEE MATTEO BULKHUNDEE ISHAN SBERNA GABRIELE GRITTI MATTEO BONOMETTI GIULIA MANERBA FEDERICO CASALI VIRGINIA STONE JASON ARCORACI ALESSIO

8 gennaio 2017 Botticino Sera Battesimi, matrimonio e consegna Catechismo dei bambini ai genitori dei battesimi 2016

8 gennaio 2017 Botticino Mattina Consegna Padre nostro ai bambini 3 anno ICFR

15 gennaio 2017 Botticino Mattina Consegna Bibbia ai bambini 4 anno ICFR

Partecipanti incontri preparazione al Matrimonio 2016/2017 56

M A T R I M O N I 2016 BOTTICINO SERA

FRANZONI ILARIO e SPINA DANIELA CAPPELLINI CRISTIAN e BASSANO NADIA ROSSINI STEFANO e CAVAGNA JESSICA BALZANO ALFONSO DOMENICO e BUSI PAOLA BOTTICINO MATTINA ROMAGNOLI FABIO e ZONCA GIULIA CASALI ANDREA e BERTOIA SARA NICOLINI ALESSANDRO e DAMONTI NADIA SBERNA PAOLO e BERTULLI ELEONORA CODENOTTI FAUSTO e ALBINI BARBARA

BOTTICINO MATTINA ARICI GIULIA ARICI PIERINA ARICI PIERLUIGI BARBIERI ANTONIA BEDUSSI LUIGI

BENETTI IRMA BENETTI SANTINA CASALI LUCIA CREMONESI SALVATORE GORNI ELISA GORNI FERRUCCIO GORNI IVANO GORNI MARIO GORNI OLGA

DEFUNTI

2016

GORNI VINCENZO LONATI ANGELA MALAGNI BATTISTA MOR ANDREA NOVENTA CARLA NOVENTA DOMENICA PRATI MARIA QUECCHIA GIOVANNI SQUASSINA EVELINA SQUASSINA VITTORIA TAGLIETTI GIOVANNI TURCHETTI GIOVANNI

BOTTICINO SERA

ALBINI PAOLINA BERTOLETTI ADRIANO BIAGINI ANNA MARIA BOIFAVA MARIA BONIOTTI PIETRO BUSI FRANCESCO BUSI GIUSEPPINA BUSI MARIO BUSI SAVINO BUSI VINCENZO CAFIERO ENRICO CAPRA DOMENICO COCCOLI PIERINA COLOSIO BERNARDINA COLOSIO FRANCESCO DUINA ANGELO FEOLA ROSA FERRARI ROSA FERRETTI DOMENICA FOLLECO DAICY SUSANA FRANCHI BERNARDINO FRANZONI GIUSEPPE GAFFURINI MARIA GALIZIOLI CATERINA GALIZIOLI EGIDIO GALIZIOLI NATALINA GALIZIOLI NATALINA GALIZIOLI PRIMA

GORNI ROSA GRITTI MARTINA GUATTA GIACOMINA GUITTI GUGLIELMO INGEBORG HOCK LAFFRANCHI CATERINA LONATI ANGELO LONATI GIULIO MACRINO CATERINA MONTANARI GUIDO PANNI LONATI CLAUDIO RABAIOLI CECILIA ROSSI AURELIA ROTA SILVESTRO SCANFERLA ETTORE SERLINI VIRGINIA SURGO IOLANDA TAVELLI PAOLO TOGNALI FRANCO TOGNAZZI CATTERINA TOGNAZZI PIERINO VESPIGNANI BRUNA VIDALETTI ANGELO VIVENZI GIUSEPPINA ZILIANI MARIA ZILIANI PAOLINA ZILIANI VITTORIO ZONI INES 57

SAN GALLO BUSI LUIGI GINO RAGNOLI VIRGINIA OLMI TERESA LONATI FAUSTINO BUSI ANNUNCIATA SCHONBERG MARIA BUSI LUCIA ZANETTI ANGELO

Carnevale 2017

CONSUNTIVO 2016 PARROCCHIA Ss.FAUSTINO E GIOVITA BOTTICINO MATTINA

USCITE

Remunerazioni Clero e Collab past.

1.480,00 Rimborsi spese remunerazione laici 7.180,47 Ordinarie di culto (ostie, vino, candele, libri lit.)

492,50 Utenze (gas, energia, acqua) 27.077,34 Ufficio telefono, e cancelleria 468,91 Manutenzione ordinaria 5.706,72 Assicurazioni 5.929,39 Bollettino parrocch. e riviste 2.817,60 Compensi a professionisti e rit. fiscali 4.339,42 Bar uscite 10.422,26 Contr. diocesano 2% su entrate ordinarie 2014 493,00 “Progetto Giovani” con oratori e Regione 1.710,00 Imposta IMU,TASI,TARI,IRES 4.750,00 Mutuo Banca Valsabbina 6.970,55 Int.pass.su mutui/fin.autoriz.spese su c/c 5.747,37 Straordinarie caritative (missionari, don Benedetto) 2.570,00 Spese generali (tendone, radio, attr,varie...) 6.102,12 Tetto canonica e appartamenti 50.420,41 Diocesi rata Inventario 2.091,10

TOTALE USCITE 146.769,16

ENTRATE

Colletta S. Messe Tridui e Buste Cassette e candele Per servizi religiosi (Batt.,Cres., Matr, Fun.) Canne organo Rimborsi utenze e util. app.

Erogaz.liberali Enti Pub., Regione (Rimborso “Progetto Giovani”) Interessi attivi su c/c Affitto immobili Bollettino e riviste Bar entrate Straord. per appart. sottotetto Canonica Feste in oratorio e patronali Straordinarie (Raccolta mensile, varie…)

Utilizzo ambienti da comitato per torre campanaria

TOTALE ENTRATE

17.879,24 5.975,00 2.831,67 3.425,00 4.331,00 4.842,17 3.000,00 21.099,93 37,12 9.000,00 2.132,90 14.723,19 6.000,00 32.256,60 4.588,00 11.704,00 230,00

144.055,82

Disavanzo 2016 - 2.713,34

Al 31.12.2015 + 10.484,22 Al 31.12.2016 cc. + 5.621,88) e azioni val sabbina ( € 2.149,00) + 7.770,88 Mutuo del 10/7/2009 (scadenza 10/7/2020) al 31/12/2016 -154.927,19 Partite di giro (raccolte diocesane e giornate nazionali€ 5.090,00

CONSUNTIVO 2016 PARROCCHIA S. BARTOLOMEO SAN GALLO

USCITE

Remunerazioni Parroco, Collabor. past 928,00 Rimborsi spese 1.415,32 Offerta missionari 300,00 Ordinarie di culto (ostie, vino, candele, libri lit.)

572,00 Utenze (gas, energia, acqua) 8.133,57 Telefono 414,90 Manut.ordin. 274,50 Straordinarie 5.508,52 Assicurazioni 2.854,86 Bollettino parrocch. e riviste 1.350,00 Contributo diocesano 2% e altri contr 111,00 “Progetto Giovani” con oratori e Regione 1.800,00 Imposta IMU, TASI, TARI, TV

2.012,20 Mutuo UBI per fotovoltaici 5.588,91 Int.pass.su mutui/fin.autoriz. e spese su c/c 1.509,67 Altre spese generali 1.682,97 TOTALE USCITE 34.456,42 Partite di giro (giornate raccolta diocesane) 2.220,00

ENTRATE

Colletta S. Messe 4.330,72 Offerte (buste ecc.)

1.295,00 cassette e candele 1.852,72 Per servizi religiosi (Batt.,Cres., Matr, Fun.) 1.155,00 Pesca attività ortorio (presepio...)

1.987,00 Rimborso fotovoltaici 5.831,6 2 Enti Pubbici e Regione (Progetto Giovani) 2.820,00 Interessi attivi su c/c 27,92 Utile Bar entrate 3.265,00 Festa patronale e feste in oratorio 23.360,00 Alri rimborsi 49,48

TOTALE ENTRATE avanzo 2015 10.850,11 avanzo 2016 11.518,04 Al 31.12.2016 + 22.368,15 PASSIVITA’

45.974,46

Mutuo presso UBI fotovol.e tetto orat. 67.880,32 (scadenza 21/11/2026) 59

CONSUNTIVO 2016 PARROCCHIA S.MARIA ASSUNTA BOTTICINO SERA

USCITE

Remunerazioni Clero Collab past.

1.092,00 Personale: Stipendi, Ritenu. Fisc. Profess.

42.861,58 Ordinarie di culto (ostie, vino, candele, libri lit.)

3.917,50 Utenze (gas, energia, acqua) 36.385,93 Ufficio varie,telefono e cancelleria 4.934,13 Manut.ordin.

5.108,62 Manut. straordinarie (caldaie,ante, microfoni) 9.410,87 Straordinarie (restauro campanile..)

59.248,36 Assicurazioni 9.799,66 Bollettino parrocch. e riviste 3.013,20 Attività oratorio 19.608,19 Contributo diocesano 2% 950,00 Contributo diocesano Eredità Zanoni 3.617,00 “Progetto Giovani” con oratori e Regione 2.100,00 Imposta IMU, TASI, TARI, IRES.IRAP 4.874,43 Mutui UBI - BCC 68.134,11 Int.pass.su mutui/fin.autoriz.,scop. ban. 17.358,57 Spese su c/c bancarie postali 873,85 Straordinarie (per eredità Zanoni) 14.364,69 Spese generali (sicurezza,saef...)

3.012,13 Rimborso debitI privati e enti 125.000,00 Altre straordinarie 3.584,67 444.683,13 TOTALE USCITE Partite di giro

(Giornate, Fond. Folonari, Progetti, Attività caritative)

11.901,00

ENTRATE

25.182,92 Colletta S. Messe 11.885,00 Tridui e Buste 5.273,28 In cassette e candele 6.895,00 Per servizi religiosi (Batt.,Cres., Matr, Fun.) 5.817,75 Offerte Goccia 12.210,19 Rimborsi vari 3.150,00 Erogaz.liberali 50.000,00 Contr.diocesano fondo di solidarietà Da Regione (Rimb. Prog.Giovani) e Comune 5.852,07 Per attività Oratorio 6.587,80 Da parrocchie perstipendi personale 8.595,79 Immobile via Colombo 2.500,00 Per riviste 1.285,75 Attività oratorio 31.437,90 Straord. da donazioni 181.140.67 Festa patronale e feste in oratorio 7.136,00 Altre entrate e offerte straordinarie 2.300,00 Utilizzo ambienti 5.495,50 Attività varie (tombolata , lotteria, pesca) 3.472,50 Rimborsi fotovoltaici 4.196,62 Interessi attivi c/c 100,18 Iniziativa “Una Pietra per il Campanile” 7.755,00 Contr. dioc. da CEI 8x1000 parr. difficoltà 100.000,00

TOTALE ENTRATE

488.269,92

Avanzo 2016 + 43.586,79 Disavanzo 2015 - 38.581,78 Al 31.12. 2016 + 5.005,01 (cc bancari)

Mutuo UBI al 31/12/2016 (scadenza 27/10/2026) - 763.947,69

Mutuo UBI fotovoltaici al 31/12/2016 (scadenza 21/11/2026) - 46.938,47 Mutuo BCC (scadenza 31/1/2016) al 31/12/2016 0,00 Prestiti famiglie - 133.000,00 Fondo T.F.R. (dipendenti parrocchia) - 11.585,44 SCUOLA PARROCCHIALE “DON ORIONE”

ENTRATE 454.036,02

USCITE 462.601,83 Fondo T.F.R (dipendenti scuola) - 92.471,20

USCITE Rimborsi spese Ufficio varie e cancelleria Stampati e riviste Catechesi e pastorali varie Attività Estive (grest e campi) Attiv.Unità Pastor. (anim.orat) Altre spese generali Spese su c/c banc Attività Caritative TOTALE USCITE

al 31/12/2016 - 8.565,81

UNITA’ PASTORALE 2.150,00 4.052,65 3.370,00 369,17 26.753,25 12.654,00 440,00 490,38 7.360,00 57.639,45

ENTRATE Da Enti Pubblici Iscrizioni Catechesi I.C.F.R. Grest e campi Attività oratori estate Offerte per calendari 2015 Interessi attivi su c/c entrate straordinarie Sottoscrizione a premi per oratori Attività Caritative TOTALE ENTRATE

avanzo 2016 + 9.848,68 avanzo 2015 + 18,67: al 31.12.2016 60

+ 9.867,35

9.212,22 7.085,50 26.253,25 5.413,75 735,00 37,07 7.052,65 4.978,00 6.720,69 67.488,13

contributo FONDAZIONE CARIPLO BUONE PRASSI DI CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO

FA FEDE IL MARMO

Botticino patrimonio di Arte e di Fede Le tre Parrocchie di Botticino hanno presentato lo scorso autunno una domanda di contributo per il Bando “Buone Prassi di Conservazione del Patrimonio”, promosso da Fondazione Cariplo. La Fondazione ha valutato positivamente il progetto e concederà alle tre Parrocchie di Botticino Sera, Mattina e San Gallo un contributo a fondo perduto (da non restituire) pari ad € 170.000,00, una volta che le tre Parrocchie avranno sostenuto le spese previste nella domanda di contributo iniziale, pari complessivamente ad € 333.000,00.

Il sistema dei beni sui quali si concentrerà il progetto è composto da nr. 8 luoghi di culto di proprietà delle tre Parrocchie.

Nello specifico: - Basilica Santa Maria assunta – Botticino Sera; - Torre Campanaria - Botticino Sera; - Antica Chiesa Parrocchiale/ Teatro – Botticino Sera; - Palazzo della Canonica – Botticino Sera; - Chiesa Parrocchiale – Botticino Mattina; - Torre Campanaria – Botticino Mattina; - Ex Chiesa/Teatro – Botticino Mattina; - Chiesa Parrocchiale di San Gallo.

Il progetto avrà una durata di circa 24 mesi e si articolerà sostanzialmente in due fasi: 1) interventi di recupero e messa in sicurezza ritenuti più urgenti: interventi prioritari di messa in sicurezza delle torri campanarie di Botticino Mattina e Sera e della Chiesa Parrocchiale di San Gallo. Tali edifici sono infatti esposti ad un continuo processo di degrado che sta creando preoccupazioni alle persone e ai fedeli che utilizzano le strutture o si avvicinano ad esse; 2) azioni di conservazione programmata, al fine di mantenere nel tempo la funzionalità e il valore architettonico e storico degli edifici di culto di proprietà delle Parrocchie. Sono previsti: - approfondimenti diagnostici su tutti i beni sopra citati, con l’utilizzo di tecniche non invasive e attrezzature innovative a basso costo (linee vita e acquisto di un drone per attività di ispezione e di controllo) - vari interventi di manutenzione su tutti i beni sopra citati (a seguito degli approfondimenti diagnostici); - gestione della manutenzione pluriennale programmata attraverso metodi innovativi e a basso costo ( virtual tour; manuale d’uso interattivo); - calendarizzazione puntuale delle azioni di controllo sul degrado dei beni; Le tre Parrocchie, nella figura del parroco, hanno inoltre stipulato una convenzione con la Scuola ENAIP di Botticino, che si occupa di restauro e valorizzazione dei Beni Culturali. Tale accordo prevede un forte coinvolgimento degli studenti della scuola, guidati e coordinati da professionisti del settore, nelle varie attività di progetto.

Si tratta, dunque, di un progetto ad alto valore aggiunto per la comunità di Botticino, che garantirà un monitoraggio continuo e una corretta pianificazione ed esecuzione di interventi programmati a fronte di una onerosità di intervento contenuta rispetto agli interventi di restauro tradizionali. Il progetto assicurerà una maggiore valorizzazione del patrimonio culturale e artistico locale, con conseguente arresto del degrado.

Sono previste infine azioni di comunicazione dei risultati di progetto attraverso seminari informativi e promozione via web, in modo da coinvolgere e sensibilizzare tutta la comunità locale.

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D

al 10 al 22 Luglio, all’Oratorio di San Gallo, si svolgerà la nona edizione dello STREET SOCCER SAN GALLO. Un altro anno è passato.

Con un bellissimo ricordo ancora bene impresso nella mente, rieccoci pronti ad organizzare e realizzare quello che si prospetta un nuovo appuntamento con il divertimento, sia per chi partecipa, sia per chi organizza. Questo è un appuntamento molto importante per la comunità di San Gallo perché è uno di quei pochi momenti in cui si concretizza l’unione di tanti giovani che, con il loro impegno, senza risparmiare forze e fatiche e senza nessun ritorno, se non quello di fare la gioia di grandi e piccini che parteciperanno al torneo oppure “solamente” passeranno qualche serata in nostra compagnia, si mettono in gioco donando il loro tempo e le loro energie, che al giorno d’oggi non è cosa da poco, raggiungendo ottimi risultati.

Per chi non conosce ancora lo STREET SOCCER segue una breve descrizione: Il gioco è molto semplice, due squadre si contendono la vittoria all’interno

di una “gabbia” appositamente costruita nel piazzale dell’oratorio, la partita si disputa in un tempo unico di 10 minuti che potrebbero sembrare pochi, ma non lo sono in quanto la palla è praticamente sempre in gioco. Tre contro tre senza portieri e con due arbitri che assicurano la correttezza del gioco in quanto, a differenza del classico calcio, qui non è permesso alcun contatto fisico, tutto si deve svolgere nel massimo rispetto dell’avversario e del pubblico rendendolo un gioco piacevole, educativo e adatto a tutte le fasce di età.

A n c h e q u e s t ’a n n o galvanizzati dai risultati delle scorse edizioni offriremo tanto sano sport, tanta musica e divertimento a tutti quelli che passeranno a trovarci all’Oratorio di San Gallo dal 10 al 22 Luglio.

Alcune serate

saranno animate da spettacolari performance di freestyler, scuole, gruppi e altro.

Per il programma completo, per chi fosse interessato a partecipare oppure volesse esibirsi in tali serate i collegamenti sono: - la pagina Facebook STREETSOCCERSANGALLO - il sito ufficiale http://streetsoccersangallo.leaguerepublic.com - oppure Michele tel. 3200430683

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Chi volesse darci una mano è invitato a partecipare alla riunione che faremo a breve.

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE SI METTERANNO IN GIOCO ORGANIZZANDO O PARTECIPANDO. Michele, per il gruppo oratorio S.Gallo

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meditazioni con il Vescovo Luciano la nostra zona pastorale organizza per giovani dai 18 anni in su dal 6 al 12 agosto 2017

RIETI -ROMA

(a piedi) LA VIA DI FRANCESCO esperienza di cammino, fraternità, spiritualità nell’essenzialità e semplicità Costo € 150,00 (circa). Informazioni presso il parroco.

PELLEGRINAGGIO MARIANO 24 maggio 2017

Santuario Beata Vergine Maria delle Grazie Curtatone (Mn) con visita a Mantova e Sabbioneta

I DESTINATARI giovani dai 18 anni in su LA PROPOSTA Esercizi Spirituali con momenti di lectio divina, preghiera comunitaria e personale, silenzio, condivisione.

IL LUOGO Eremo dei Ss.Pietro e Paolo a Bienno IL PROGRAMMA Dalla mattina di sabato 22 al pomeriggio di lunedì 24 aprile (verrà fornito un programma dettaliato) INFO & ISCRIZIONI presso ufficio per gli oratori, giovani e vocazioni 0303722245 e-mail: vocazioni@diocesi di brescia.it quota € 100,00

RACCOLTA STRAORDINARIA

FERRO

le parrocchie di Botticino dopo Pasqua hanno in programma una raccolta straordinaria di ferro.

Si invitano le famiglie che hanno ferro da consegnare a comunicare al più presto il proprio indirizzo al numero 030 2692094

PRESSO ORATORIO SERA CONTAINER PER LA RACCOTA INDUMENTI, ABITI, SCARPE, BORSE INOLTRE RACCOLTA TAPPI PLASTICA E OLIO USATO P

pulizia chiese e oratori, servizio bar e cucina, piccoli lavori di manutenzione, RIVOLGERSI AL PARROCO 63

SETTIMANA SANTA

9 APRILE - DOMENICA DELLE PALME

SAN GALLO ore 10,00 benedizione ulivi presso oratorio e S.Messa BOTTICINO MATTINA ore 9,30 benedizione ulivi presso parco piazza del comune,processione, S.Messa in chiesa BOTTICINO SERA ore 10,45 benedizione ulivi presso scuola don Orione, processione e S.Messa in Basilica

13 APRILE - GIOVEDI’ SANTO

CELEBRAZIONE COMUNITARIA DELLA RICONCILIAZIONE

CELEBRAZIONE DELLA CENA DEL SIGNORE BOTTICINO MATTINA ore 18,00 SAN GALLO ore 19,30 BOTTICINO SERA ore 21,00

CON LA POSSIBILITA DELLA CONFESSIONE

(Ogni famiglia è invitata a consegnare la cassettina-salvadanaio per le missioni frutto dell’impegno quaresimale)

A SAN GALLO

Lunedì 10 aprile ore 20,00

A BOTT.MATTINA

14 APRILE VENERDI’ SANTO

Martedì 11 aprile ore 16,00 e 20,00

A BOTT.SERA Mercoledì 12 aprile ore 16,00 e 20,00 15 APRILE - SABATO SANTO

ore 9,30 ufficio letture

CELEBRAZIONE PASSIONE E MORTE DEL SIGNORE ADORAZIONE, BACIO DEL CROCIFISSO. COMUNIONE. BOTTICINO MATTINA ore 15,00 SAN GALLO ore 17,30 BOTTICINO SERA ore 21,00

ore 9,30 ufficio letture

Confessioni individuali a Botticino Sera 9,30-11,00 e 15,00-18,00 a Botticino Mattina ore 15,00 -18,00 a San Gallo 17,00-19,00

La Croce rimarrà esposta in chiesa per la preghiera e la meditazione dopo la celebrazione e nel giorno seguente.

16 APRILE DOMENICA DI PASQUA

CELEBRAZIONE VEGLIA PASQUALE

S.MESSE come orario festivo Ore 16,00: Vespri e Benedizione a Bott icino Sera e a S.Gallo Ore 17,00: Vespri e Benedizione a Botticino Mattina

SAN GALLO ore 18,00 BOTTICINO MATTINA ore 20,00 BOTTICINO SERA ore 22.00

LUNEDÌ DI PASQUA - Botticino Sera: S.Messe ore 9,00 e 10,45 (parrocchiale) - San Gallo: ore 11,00 S.Messa (parrocchiale) - Botticino Mattina: S.Messa ore 9,30 (parrocchiale) - alla Croce degli alpini, monte Paine ore 15,00 64