Don Chisciotte 23, settembre 2009

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IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Numero 23 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino

settembre 2009

Una casa libera da bollette

L’esperienza di Riccardo, che si è reso indipendente da ogni allacciamento a reti pubbliche per energia, acqua e riscaldamento

A pag. 2

Appunti di psicologia

Superare le

a pag.

Don Chisciotte

Il mitico

Il capitalismo è morto... cosa ci

nevrosi in gruppo

La “gruppoanalisi” foulkesiana

Sopra di noi niente

Es...cogitando

12

Brevi appunti di

Marino

San Marino avrebbe condiviso i dogmi del concilio di Nicea?

aspetta?

Recensione del libro di Emanuele Severino

pag.

14

pag.

10

Don Chisciotte L’ippogrifo a pag.

3

Valentina Quadrelli

Tra sogno e realtà

La rivolta zapatista in Chapas a pag.

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Generazione invisibile

Il libro di Milandri che ritrae la gioventù sammarinese

Oasiverde

Eccoci, anche quest’anno è arrivato il 3 Settembre e come tutti gli anni viene riproposta la mitologia sammarinese. Se si approfondisce l’argomento però si scoprono cose molto interessanti. Iniziamo dalla data di Fondazione della Repubblica, 3 settembre 301, che è stata fissata in epoca fascista sulla base di congetture che probabilmente di storico avevano ben poco. Continua a pag. 4

Gli articoli di “L’uomo che sognò energia questo mese libera per tutti”

Pagg. 8-9


Ecologia e consigli

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In culo alle

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bollette

L’esperienza di Riccardo, che si è reso indipendente da ogni allacciamento a reti pubbliche per energia, acqua e riscaldamento Chi l’ha detto che si debba rimanere schiavi delle bollette vita natural durante? E chi l’ha detto che non sia possibile, o sia comunque troppo costoso, decidere di non sottostare più ai ritmi imposti dalla nostra società frenetica? Un giovedì sera di agosto, con agli amici di Oasiverde ho visitato Riccardo, un ragazzo che gestisce un negozio di ottica a San Marino ma ha deciso, con la sua compagna, di vivere in mezzo alla natura in modo eco-sostenibile. Così si è comperato con due soldi un terreno di 10 ettari con il rudere di una stalla, in quel di Montetiffi, nel comune di Sogliano. Dieci ettari in cui ci sono due laghetti naturali, un fiume, un bosco abitato da animali selvatici: insomma, un paradiso in terra. Comprato il terreno, ha ristrutturato la stalla e ne ha fatto una splendida casetta, e infine, essendo appassionato di energie alternative, ha installato un pannello solare termico per riscaldare l’acqua, interrato una cisterna da 10.000 litri d’acqua (che raccoglie l’acqua piovana di tutto il circondario), e letteralmente disegnato, fatto costruire su misura e montato in proprio una pala eolica che immagazzina l’energia prodotta. Insomma un impianto in piena regola che gli garantisce 5 giorni di autonomia con 5 ore di vento! Non male, vero? La cosa più simpatica da sapere, è che per fare tutto questo, non ha speso milioni di euro, ma molto meno di quanto avrebbe

Riccardo con Davide di Oasiverde, che lo ha aiutato a costruire la stazione eolica

speso per comperare un piccolo appartamentino in un condominio in Repubblica. Il riscaldamento degli ambienti e dei cibi, è affidato a stufe a legna (che non manca mai con 10 ettari di bosco di proprietà), e il cibo è garantito dall’orto, dalle galline e dai maialini. Vivono con Riccardo anche degli asini, e in tutto il circondario (più di trenta ettari, tra la sua proprietà e quella di Pino, il padre della sua compagna che ha deciso di vivere allo stesso, in un terreno confinante) sono riusciti a far chiudere la caccia. Risultato? Zero inquinamento, bisogno di allacciamenti, piena eco-sostenibilità ottenuta con l’autoproduzione (la pala eolica è costata complessivamente soli 6.000 euro, di cui 3.000 stanziati dal comune di Montetiffi). E risultato ancor più soddisfacente: dopo cena, rimasti in quel posto d’incanto, si riesce a sentire di nuovo il silenzio totale, a vedere stelle altrove offuscate dall’illuminazione artificiale, e si riesce di nuovo a vivere coi ritmi della natura, con un senso di calma e distensione altrove, per noi frenetici schiavi della velocità, impensabile.

Particolare della centrale eolica


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Brevi appunti di Don Chisciotte Comunità

italiane off grid In Italia ci sono diverse comunità off-grid, cioè che vivono senza collegamenti ma autoproducono l’energia usando fonti rinnovabili. Questi “ecovillaggi” aderiscono alla RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici - www.mappaecovillaggi. it), a sua volta legata al GEN (Global Ecovillage Network - http://gen.ecovillage.org). Da poco il Consiglio comunale di Vidracco (500 abitanti nei pressi di Torino) ha adottato il “Programma energetico ed economico di comunità” attraverso la società Vidracco Energia con socio unico il Comune, che favorisce installazioni di impianti geotermici, fotovoltaici e in genere rinnovabili. Molti dei consiglieri di Vidracco fanno parte di Damanhur (www. damanhur.info), una comunità “pseudo new age” con circa 1000 aderenti dalle parti di Ivrea, autosufficienti al 60% delle acque sanitarie con pannelli solari, al 60% (entro fine anno) per l’elettricità e al 90% per il riscaldamento (legna potata o raccolta). Possiedono auto a biodiesel o gpl. Il giro d’affari della comunità a cui aderiscono 70 cooperative e aziende bio è di 30milioni di euro.

Tempio di Damanhur

Fonte: www.lalumaca.org/viviverde

Invitiamo tutti ad aderire come noi a questa campagna, alla pagina www.stopalconsumoditerritorio.it

Una bici

che carica l’autobus elettrico

SUV: più inquinanti, meno sicuri I SUV (Sub-Urban Vehicle) nonostante i costi, in Italia e San Marino non sentono la crisi (gli USA, patria di questi mostri dalle cilindrate estreme, aprono a FIAT per ridurre i costi di gestione e l’inquinamento): oramai è una moda. “In emilia son più diffusi che altrove – dice Ottavia Spaggiari, autrice di un cortometraggio sui SUV – grazie al benessere diffuso. In estremo oriente ritengono quella emiliana una terra paludosa, visti gli elevati acquisti di fuoristrada”! Eppure nessun acquirente di SUV parla di Status Symbol: ognuno trova, rileva la Spiaggioni, le scuse più stupide, come “è utile per le carrozzine dei bambini”, “posso andarci facilmente a funghi”, fino all’esilarante “ci carico con agilità le borse della spesa”! Nessuno parla di Status Symbol del SUV, la maggior parte dice di comprarlo per questioni di sicurezza. Ma i SUV sono più sicuri delle auto? NO. Secondo Legambiente questi mostri, che consumano come 5 auto, hanno spazi di frenata più lunghi per via della mole, l’altezza riduce la stabilità e le gomme larghe sono insicure con ghiaccio o neve. Non sono più sicuri per i loro conducenti, e sono un vero pericolo per i pedoni: in caso di incidenti le percentuali di deceduti sono nettamente più elevate rispetto le altre vetture. è necessario applicare tasse di circolazione molto più salate delle attuali per arginare questo fenomeno.

banca dei semi per sopravvivere

Guardate il video “9 semi” nella home page del nostro sito. Vandana Shiva (vicepresidente Slow Food) ha fondato “Navdanya” (nove semi) dopo la morte di 30.000 indiani in seguito alla “green revolution”, una campagna spacciata dalle multinazionali come soluzione per la produzione di prodotti agricoli indiani: ogm e pesticidi. Navdanya è la riscossa delle tradizioni di fertilità: una banca Logo Navdanya dei semi e di speranze.

Pedalare produce energia, anche se minima, tramite una dinamo. Lo sappiamo perché possiamo sfruttarla per far andare una lampadina. Il designer Chiyu Chen ha sviluppato un concept con cui si immagazzinerà e poi rilascerà nella rete cittadina l’energia ricavata dalle pedalate, che andrà ad alimentare degli autobus elettrici, gli Hybrid. Il progetto si chiama Hybrid2 e consiste nell’immagazzinare l’energia prodotta pedalando una bici presa a noleggio con sul manubrio un condensatore, che accumula l’energia prodotta dalla dinamo. Questa energia viene poi immessa nel sistema energetico della città, che alimenterà gli autobus elettrici del trasporto pubblico. L’immissione dell’energia in rete, avviene tramite delle specifiche colonnine alla quale la bici verrà attaccata una volta finita la corsa, e un lettore di apposite card (RFID) conteggerà l’energia prodotta dal singolo utente, che poi potrà spendere il suo credito per comperare biglietti per il trasporto pubblico.


Laicità e ugualianza

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Sopra di noi niente a cura di Andrea Mina

Il mitico Marino

Le narrazioni su San Marino attraversano l’iconografia cristiana. Ma Marino avrebbe condiviso i dogmi di Nicea? Dalla prima Se poi si va ad analizzare la figura di Marino e la leggenda che gli è stata costruita intorno forse qualcuno smetterebbe di prenderlo come testimonial delle nostre radici cristiane. Bisogna innanzitutto ricordare che Marino è vissuto prima del Primo Concilio di Nicea, quello che, presieduto dall’imperatore Costantino, diede forma al cristianesimo come lo intendiamo oggi e stabilì importanti dogmi come: la consustanzialità tra

“San Marino risolleva la Repubblica”, di P.Batoni

San Marino con l’orso addomesticato Bassorilievo in Piazzetta del Titano Padre e Figlio (ovvero Gesù e Dio sono la stessa divinità), la verginità di Maria (325 anni dopo – sic!) e la condanna della teoria dei cristiani ariani che non credevano nella natura divina di Gesù. Marino fu santificato per acclamazione popolare ma chi può dire se fu un cristiano ariano? Se condivideva i dogmi di Nicea? La chiesa cattolica che lo ha integrato nella sua schiera di santi si è posta queste domande? Oppure ha semplicemente sfruttato la devozione che la comunità sammarinese di allora già aveva per il Santo? La mitologia che si è poi cucita addosso a Marino deriva da tradizioni molto antiche. Alla Tanaccia, qualche anno fa sono state rinvenute statuette votive di epoca villanoviana. Gli esperti sostengono che, per le caratteristiche delle statuette stesse, in quel posto ci fosse un guaritore e guarda caso anche Marino aveva fama di guaritore. La stessa leggenda dell’orso, che dopo avere ucciso l’asino di Marino fu costretto dal Santo al lavoro del somaro, riprende una tradizione celtica diffusa in gran parte dell’Europa. Infatti anche nello stemma papale di Benedetto XVI è raffigurato un orso con il basto che in questo caso sostituisce il mulo ucciso a San Corbiniano di Frisinga. La più famosa frase attribuita al San-

to, “Relinquo vos liberos ab utroque homine”, alla quale si fa risalire la nostra indipendenza non fu pronunciata da Marino ma secondo Paul Aebischer “[...] non può essere stata scritta che nel Medioevo [...] dopo la metà dell’VIII secolo e cioè dopo la donazione fatta da Pipino il Breve [...] in un momento storico in cui le prime libertà di San Marino erano minacciate da destra e da sinistra ed ha dovuto essere l’opera di un giurista, di un patriota locale desideroso di dare un fondamento legale al mito della libertas perpetua [...]”. Il fatto è che non è tanto importante se Marino sia o meno il Fondatore della Repubblica; i miti non sono storielle, sono simboli idealizzati di valori a cui può tendere chi li condivide nella consapevolezza di non essere in grado di raggiungere una perfezione che è possibile solo nella fantasia. In conclusione auguro a tutti i lettori un felice 3 settembre sperando di avervi dato lo spunto per la ricerca dei veri ideali di libertà che stanno alla base della costituzione delle prime comunità sammarinesi da cui è nato il nostro Stato; spero inoltre che si faccia strada quel tanto di scetticismo che tornerà di certo utile quando tenteranno di farci sciroppare la solita minestra riscaldata dello scalpellino dalmata.


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Gli appuntamenti imperdibili del mese di settembre Dal 1 al 19 settembre “Sagra Musicale Malatestiana”, a Rimini. Concerti a go-go. www.sagramusicalemalatestiana.it (link anche dalla pagina “news” del nostro sito) Domenica 6 settembre “Libri in libertà”, al Museo Storico Archeologico di Santarcangelo. Scambio gratuito di libri, sparsi nell’ambiente interno al museo. www.santarcangelodiromagna.info Dal 5 al 6 settembre - “54° Festival dell’Aquilone”, ad Urbino. www.festaquilone.it - “Vespa raduno” Lungomare 159, Cervia. Per gli amanti della mitica vespa Piaggio. Info al 347.9198852 Mercoledì 9 settembre “Ivano Fossati live”, Teatro Manzoni, Bologna. Da 11,50 a 75 euro. Prevendite su www.ticketone.it Giovedì 10 settembre “Lacrimosa live”, al MusicDrome di Milano. Lo storico gruppo gothic svizzero. www.goth.it/event/33260 Dal 11 al 13 settembre “SiFest 09 - Identità e percezioni, Inquietudini e (pre)sentimenti ”, a Savignano. Mostre e laboratori fotografici. www.savignanoimmagini.it Sabato 12 settembre “Marlene Kuntz live”, all’Estragon di Bologna. Prevendite su www.ticketone.it Dal 18 al 20 settembre “Festival di Filosofia”, a Modena, Carpi e Sassuolo. Tema dell’anno “Comunità”. Programma completo su www.festivalfilosofia.it (potete raggiungerlo con il link dalla nostra pagina “news”) Dal 19 al 20 settembre “5° Sport e Cultura a 4 Zampe”, Fantini Club di Cervia. Cinofilia, esposizioni, dog Therapy dedicata ai cani e ai loro padroni. www.sportur.com

Dal 19 settembre “Sicario”, a Rimini. Gioco urbano: dovrai colpire (con stelle filanti spray) l’Obiettivo che ti sarà indicato. Ma cercheranno anche te... Per 3 settimane di puro terrore! Ne resterà uno solo! www.sicario.org Dal 23 al 27 settembre “Ecomercatale”, a Borgo Maggiore (RSM). Mercatino sull’ecosostenibilità. www.ermesambiente.it Sabato 26 settembre “Afterhours live”, al Velvet di Santaquilina. Prevendite su Ticketone Dal 27 al 29 settembre “Fiera degli Uccelli”, a Santarcangelo.Festa dedicata agli animali con gara di canto d’uccelli, esposizione canina, falconeria ecc. www.informazione.it Martedì 29 settembre “The Cult live”, all’Estragon di Bologna. Imperdibile. Prevendite su www.ticketone.it

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Tutti con i r gli appu progr elativi lin ntamenti sono ammi e lk a pagine,, pagin disponibocandine, sito. Aa “news” dili nella e pprofi ttatenl nostro e.

Martedì 1 ottobre al... “Cerimonia d’Investitura dei Capitani Reggenti”, San Marino. www.visitsanmarino.com Dal 2 al 18 ottobre “Santarcangelo in Jazz”, al Supercinema e alla sala “Il Lavatoio” di Santarcangelo. www.santarcangeloinjazz.com Imperdibili al cinema “Videocrazia”, l’analisi della situazione del potere in Italia. Dal 4 settembre “Basta che funzioni”, l’ultimo attesissimo capolavoro di Woody Allen. Dal 18 settembre “Bastardi senza Gloria”, l’ultimo attesissimo capolavoro di Quentin tarantino, che riscrive la storia hitleriana! Da non perdere. Dal 2 ottobre

«C’è un quadro di Klee che s’intitola ‘Angelus Novus’. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha occhi spalancati, bocca aperta, ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, si impiglia nelle sue ali, ed è così forte che non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.» Walter Benjamin


Terzo mondo e PVS “Il sogno di una persona sola rimane un sogno... quello di tante persone insieme è la realtà che comincia.” SubComandante Marcos portavoce dell’EZLN

Tra sogno e realtà La rivolta zapatista in Chiapas

a cura di Valentina Quadrelli

Subcomandante Marcos

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La figura del Subcomandante Marcos non è certamente rassicurante. Il passamontagna calato sul volto, l’identità tenuta segreta e il fare deciso sono le prime immagini che vengono alla mente quando si pronuncia il nome del portavoce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Troppo spesso però la storia controversa del Chiapas e del EZLN viene erroneamente associata alla guerriglia sanguinaria delle FARC in Colombia o di Sendero Luminoso in Perù. Erroneamente, perché in realtà l’obiettivo che si pone il movimento zapatista non è il sovvertimento dello Stato (magari per sostituirlo con un sistema comunista o socialista), ma il riconoscimento e l’autonomia dei popoli indigeni, la costruzione di una democrazia dal basso e la risoluzione del problema della terra (e delle ineguaglianze ad esso associate). Per comprendere meglio la nascita e l’evoluzione del EZLN occorre ripercorrere la sua storia e quella del Messico, determinando il quadro in cui questo movimento si è sviluppato. Nel 1968, il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) - al potere per 71 anni, dal 1929 al 2000- utilizza delle misure fortemente repressive per soffocare le richieste di libertà civile portate avanti dai movimenti studenteschi. A partire dagli anni ‘80, questa forza politica adotta una serie di politiche neo-liberiste che hanno un impatto devastante sui settori più deboli della popolazione. L’impoverimento messicano causato dalle politiche di modernizzazione, la frode elettorale messa in atto dal PRI nel 1988 per assicurarsi il potere e le diseguaglianze a cui erano condannati gli indigeni (soprattutto Maya) provocano, nel 1994, la rivoluzione armata in Chiapas, lo Stato Federale messicano con il più alto numero di popoli indigeni del Messico. La rivolta del’EZLN dura solamente 12 giorni: il movimento, infatti, governava in Chiapas già da dieci anni fornendo alla popolazione locale tutti quei servizi che lo Stato si rifiutava di erogare. Il governo dei territori zapatisti - che non oppone un netto rifiuto allo Stato ma chiede ad esso di garantire “tierra, democracia y li-


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bertad” - è dotato di una struttura organizzativa su quattro livelli, prende decisioni in maniera collettiva attraverso le Giunte di Buon Governo (composte da rappresentati di tutti i livelli, eletti fra donne, bambini e uomini) e si propone di rafforzare l’unione e la collaborazione tra le comunità tramite progetti di solidarietà. Ancora oggi, nei territori zapatisti esistono tribunali autonomi rispetto a quelli dello stato centrale, non esistono carceri (i colpevoli di qualsiasi reato vengono rieducati e reintegrati nella società), è tassativamente vietato fare uso di alcolici e le donne ricoprono un ruolo fondamentale sia nella gestione del potere che nella società (quest’ultima caratteristica è veramente straordinaria se si pensa che il Messico è uno dei paesi più maschilisti e patriarcali dell’America Latina). La gestione del potere in Chiapas si basa su rapporti di reciprocità egualitari che non prevedono alcun tipo di gerarchia e che lasciano l’iniziativa politica completamente in mano alla popolazione locale. La rivolta zapatista ha dunque creato nuovi spazi di partecipazione politica dando vita ad una democrazia dal basso e inclusiva che ha coinvolto gli indigeni, rompendo il muro di emarginazione creato dalla dominazione del PRI. Un mese dopo lo scoppio della rivoluzione, l’EZLN negoziò gli accordi di pace con il Governo Centrale e nel 1996 vennero siglati gli accordi di S.Andres in cui il movimento chiedeva al PRI di risolvere il problema della terra, creare un nuovo patto sociale con i popoli indigeni basato sul rispetto delle differenze e di sviluppare dei servizi in grado di proteggere i poveri dagli effetti delle politiche neo-liberiste. Purtroppo però alle parole non seguirono i fatti: il governo di Città del Messico non ha adottato alcun impegno concreto per rispettare gli accordi presi con l’EZLN e anzi, ha dato il via ad un conflitto a bassa intensità che ha colpito soprattutto la popolazione civile. Nonostante il fallimento dei negoziati, la ribellione zapatista ha ottenuto un’eco mondiale senza precedenti. I comunicati del Subcomandante Marcos sono stati pubblicati in tut-

to il mondo grazie all’utilizzo degli strumenti tecnologici e dei media. La capacità del movimento di legare le istanze locali della popolazione messicana alle problematiche globali causate da un’economia non intenzionata a dare voce ai poveri e alle minoranze, ha fatto sì che molti scrittori e letterati decidessero di sposare la causa del EZLN. Il movimento Zapatista, inoltre, è riuscito ad accelerare il processo di democratizzazione del Messico mettendo sotto accusa l’egemonia del PRI. Questo percorso sul sentiero della democrazia sembra aver dato i primi frutti nel 2000 quando Vincent Fox, del Partido Acciòn Nacional (PAN) ha vinto le elezioni dando il via alla prima alternanza politica in Messico. Se vi interessa l’argomento, potrete trovare un bell’articolo scritto dal collettivo WuMing sul significato odierno della rivolta zapatista all’indirizzo: www.wumingfoundation. com/italiano/outtakes/zapatismo_o_ barbarie.html

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Ingresso nei territori zapatisti


Pagina autogestita

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La pagina di Oasiverde : L’uomo che sognò energia

Operazione

di Stella servono ancora soldi!

Stella, la nostra asina che dev’essere operata ad una zampa, ha ancora bisogno del vostro aiuto. Ringraziando ancora una volta tutti coloro che ci hanno offerto un loro contributo, esortiamo di nuovo tutti i lettori che lo volessero a darci una mano per salvarle la vita. Chiunque volesse donare il proprio contributo può : contattare Elena al 335.7347787 oppure effettuare un bonifico bancario a questi estremi bancari BANCA: IBS FILIALE: Borgo Maggiore CONTO CORRENTE n.000040301467 INTESTAZIONE: Associazione Oasiverde CAUSALE: Salviamo Stella ABI: 03171 CAB: 098004 BBAN: L03171098040 00040301467 IBAN: SM37L03171098 04000040301467

Vita, opere catalogate “top secret” e mito dime Questo mese parliamo di un personaggio particolare al quale indubbiamente dobbiamo tanto. Si tratta di Nikola Tesla, nato a Smiljan Lika, nell’attuale Croazia, nel 1856. Dopo i primi studi condotti a Lika e a Carlstadt sotto l’influenza della madre, anch’essa inventrice, Tesla si trasferì all’Università di Graz dove studiò matematica e fisica, laureandosi nel 1877. Studiò anche filosofia a Praga, nel 1881 presentò a Budapest la sua prima invenzione (il telefono ripetitore) e nel 1884 emigrò negli Stati Uniti dove collaborò con Edison nel suo laboratorio di Menlo Park, poi con la Westinghouse Electrical Company, e infine iniziò a lavorare in proprio sviluppando una serie d’importanti invenzioni accomunate dalla fiducia per le correnti alternate, a differenza di quanto inizialmente pensava Edison. Nel 1893 dimostrò la superiorità della sua concezione illuminando l’intera esposizione universale di Chicago, anticipando di almeno due anni la telegrafia senza fili, senza però svilupparla. La rottura con Edison lo indusse anche ad abbandonare la concezione tradizionale dell’elettricità, sostituendola con una nuova: comunicare in ogni parte del mondo non usando i fili. A Colorado

Springs iniziò i suoi esperimenti convinto che la terra stessa costituisse un conduttore naturale e potesse essere sfruttata per far viaggiare le onde elettriche inviate da un trasmettitore centrale. Tali onde sarebbero state raccolte da ricevitori posti ovunque nel pianeta. Ciò significa che si sarebbe potuto disporre di elettricità gratuita per tutti. Si tratta degli studi di trasmissione di onde in potenza attraverso l’etere da una torre emittente ad un’antenna ricevente locata anche a chilometri di distanza, con cui Tesla entrò nel mito. Nel 1899 Tesla costruì un trasmettitore che poteva anche fungere da ricevitore. Con questa struttura, piazzata sopra il suo laboratorio, sperava di inviare un’onda elettrica vagante per poi riprenderla. Intuendo che una singola onda avrebbe perso potenza nel trasferimento, pensò di fornire impulsi elettrici successivi, creando così un pacchetto energetico continuo di potenza crescente. A Colorado Springs tutti gli abitanti potevano osservare l’enorme e strana antenna, alta 60 metri che terminava con un globo di ferro. Molti testimoni videro accendersi 200 lampadine senza collegamento di fili elettrici a 40 Km di distanza: un fulmine uscì dal globo di ferro

in cima all’antenna, crebbe di dimensioni fino a diventare un globo elettrico che mandava verso il cielo lampi scoppiettanti di almeno di 50 metri. La zona fu pervasa da rombi di tuono, l’erba divenne verde brillante come se ci fosse fosforescenza, chi camminava per le strade vedeva sprizzare scintille elettriche che dai propri piedi finivano sul selciato. Dopo tanto spettacolo, il finanziere J.P.Morgan si convinse del genio di Tesla investendo ben 150.000 dollari nel progetto della trasmissione d’energia. Perciò nel 1900 Tesla si trasferì a New York (dove rimase fino alla morte) cominciando la costruzione della prima torre per le comunicazioni a Long Island: la Wardenclyffe. Alcuni sostengono che i principali finanziatori dei suoi studi fossero le


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Associazione Oasiverde www.oasiverdersm.org info@oasiverdersm.org Tel. 335.7347787

a libera per tutti

enticato di Nikola Tesla

Nikola Tesla nel suo laboratorio, tra le saette società petrolifere interessate a diffondere l’utilizzo degli automezzi, e che quando si resero conto che i suoi progetti avrebbero soppiantato l’utilizzo del petrolio tagliarono i fondi alle sue ricerche. Nonostante ciò Tesla fu uno degli scienziati più geniali degli anni ‘30 ricordato come l’inventore, in un certo senso, della corrente alternata, a tal punto che il “Tesla” è stato adottato come unità di misura internazionale del flusso del campo magnetico. Tra le sue intuizioni ed invenzioni si possono elencare: la costruzione della prima stazione al mondo di energia idroelettrica; l’invenzione della radio; l’ideazione (secondo alcuni) di un sistema che metteva in pratica le leggi di Maxwell, inducendo un campo elettrico da un campo

magnetico variabile (traducendo significa che se un magnete fa su e giù per una spira, all’interno della spira si forma corrente elettrica). Scoprì l’illuminazione a fluorescenza e la sismologia, ideò un apparato in grado di trasformare in corrente elettrica la variabilità del campo magnetico terrestre; pose le basi per l’invenzione del radar e intuì che nel secolo successivo si sarebbe riusciti ad immagazzinare l’energia solare per riscaldare abitazioni e città, e si sarebbe creato un sistema mondiale di comunicazione senza fili. Fu il primo a raccogliere segnali radio dallo spazio. Tutte queste (ed altre) invenzioni hanno fatto di lui uno dei più prolifici e geniali inventori a cavallo tra ‘800 e ‘900; Tesla aveva straordinarie capacità creative e competenze tecni-

che, ma non fu quasi mai in grado di realizzare e approfondire le sue idee, sebbene quelle che riuscì a portare a termine ancora oggi lascino sbalorditi. La sua vita è una serie incredibile di trionfi scientifici, seguiti da un’altrettanta inconcepibile serie di personali disastri commerciali: il suo tempo non fu in grado di comprenderlo, e così uno dei maggiori benefattori dell’umanità è stato dimenticato. Morì a New York il 7 Gennaio 1943, lasciando dietro a sé un alone di mistero, perché tutto il suo lavoro fu dichiarato “top secret” dalla FBI, dalla Marina Militare americana e dal Vicepresidente Wallace: in tal modo i suoi progetti andarono perduti (o forse sono ben custoditi e nascosti). Egli lasciò scritto: “Provo continuamente un senso di pro-

fonda e inesplicabile soddisfazione nell’apprendere che il mio sistema polifase viene usato in tutto il mondo per illuminare i momenti oscuri dell’esistenza, per migliorare la qualità della vita; e che il mio sistema senza fili, in tutte le sue essenziali caratteristiche, viene utilizzato per rendere un servizio e per dare felicità alla gente in ogni angolo del mondo”. Si concluse così la storia dell’uomo che voleva regalare a tutti la libertà di utilizzare l’energia gratuita disponibile sul pianeta. Per saperne di più sulle invenzioni di Tesla v’invitiamo a consultare la pagina dedicata alla “auto spinta dall’etere” cliccando: Aree tematiche-Ambiente, sul nostro sito internet.


Cinema e letteratura Flavio Milandri è nato a Forlì, dove tuttora risiede, il 24.5.1964. Sociologo e giornalista pubblicista, fino al 2006 è stato addetto stampa Hera Forlì–Cesena. Collabora da anni con riviste nazionali e locali, ed è curatore di pubblicazioni sui rapporti intergenerazionali ed interculturali. Ha svolto ricerche sui temi della globalizzazione in seno ai DS (nell’area di autonomia tematicha “AltriMondi”), e ora svolge ricerche sulle trasformazioni della città, la riconversione ecologica, le forme del linguaggio, i mondi dell’America latina. Coordina il gruppo di lavoro “Sguardi sulla città” dell’Istituto Gramsci di Forlì, è dirigente Federale dei DS di Forlì e coordina la redazione del periodico “La Quercia”.

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L’ippogrifo

a cura di Angelica Bezziccari

Generazione invisibile

Il libro di Milandri, dal titolo “Sotto v(u)oto”, che ritrae la gioventù sammarinese “Oggi, più che anticipare quello che verrà, i giovani sembrano rispecchiare lo stato attuale di una società ripiegata sul presente che evita di guardare e progettare il futuro”. Così inizia l’introduzione al libro “Sottov(u) oto – critici e assenti, la generazione invisibile” di Flavio Milandri (vedi box

a lato): il risultato di una ricerca empirica svolta sulla gioventù sammarinese tra febbraio e luglio 2008. Il titolo parla da solo: i giovani sono avvolti dal vuoto, e i luoghi comuni sulle nuove generazioni sono qui riproposti e avvalorati da un’indagine scientifica. L’universo giovanile sammarinese è fatto di luci e

ombre: i ragazzi si dipingono curiosi, con una maggiore istruzione degli adulti, sognatori, con ampie capacità tecnologiche. Di contro sono viziati, annoiati, egoisti ed esibizionisti. Alcune di queste caratteristiche si riscontrano ovunque, in un contesto che tende a globalizzare anche i comportamenti. Essendo una realtà così piccola tuttavia, a San Marino è tutto più compresso e amplificato. Uno dei problemi è la mancanza di luoghi di ritrovo; nelle città è consuetudine anche per i giovani avere come punto di ritrovo una piazza, nel centro storico, qui invece in piazza ci si va a malapena per le celebrazioni storiche e religiose; è tutto più ovattato, tranquillo, e anche quello che si fa per trasgredire le regole rientra in un comportamento consueto. “E’ il conservatorismo la marca della sammarinesità che nel quotidiano non permette di fare proposte fuori dagli standard: San Marino da questo punto di vista è dipinta come un piccolo mondo pragmatico dove non puoi sognare di fare cose particolari senza rassegnarti ad andare altrove [...] invece di insegnare ai ragazzi a crearsi un progetto e ad immaginare il futuro, questa società del limite, controllata, chiusa, sem-


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bra bruciare il terreno in- nella forma.[...] Ai giovani torno.” Questo è il fulcro viene trasmesso un valore del problema e le conse- economicistico affossando guenze sono sotto gli occhi la spinta verso la curiosità, di tutti: permanenza fin ol- il mondo, la conoscenza. tre i 30 anni in una famiglia Se è così... ne va del futuche non incentiva l’indipen- ro del paese che si attedenza (che è qualcosa di sta su una crescita senza diverso dal permissivismo sviluppo.” E’ in primis la sfrenato). Mentre in altri politica ad essere indicata paesi, soprattutto del Nord come responsabile dell’inEuropa, un giovane è qua- capacità di pensare ad un si obbligato ad andarsene progetto credibile di futuro, di casa per iniziare la sua e questo modus operandi vita adulta, qui e in Italia viene avallato dai sammanon è così. La scuola e il rinesi che hanno una sorta mondo universitario aiuta- di dipendenza psicologino, però si riscontra spesso ca dal sistema, ad esemun grave divario tra mondo pio attraverso la ricerca dell’istruzione e quello del del posto fisso sotto lo lavoro, per Stato, gecui i ragazzi La politica è stito da pernon riesco- responsabile sone che no ad usare dell’incapacità non sono la propria di pensare ad un l’eccellenza conoscen- progetto credibile del paese, za (spesso di futuro, e questo perché chi nozionisti- viene avallato dai è eccellenza ca) per atti- sammarinesi che va nel nord vità concre- hanno una sorta di Europa, in te: “A San dipendenza psicoAmerica a Marino non logica dal sistema cercare forhai la possituna in mabilità, dopo l’università, di niera diversa. metterti alla prova, a volte Parlando del tempo libero, pare che nuove competen- qui c’è poco da fare: la noia ze, entusiasmo e voglia di domina e non c’è nemmefare siano inutili di fronte no un certo fermento culalla mera conservazione turale che faccia pensare dello status quo certamen- nel breve periodo ad un te nella sostanza se non cambiamento; si finisce

Il Don Chisciotte numero 23, settembre 2009 quindi per affidarsi alla riviera italiana. “Qui è come vivere nelle periferie” delle grandi città italiane, devi andare nel centro vitale se vuoi fare qualcosa. “Questa però è una questione culturale generale, non solo degli uomini di potere. Si dice: noi ci meritiamo chi ci rappresenta. Non è una critica alle persone, è la foto di tutta la società sammarinese”. Fenomeni di disagio presenti anche in territorio sono il tabagismo e l’alcolismo. In particolare, l’uso e l’abuso di alcol nei giovani è rappresentato come necessario per sentirsi all’altezza delle situazioni e per vincere il nulla, il vuoto di stimoli ambientali. La partecipazione politica è scarsissima: i giovani sono genericamente disillusi e disimpegnati, orientati sul sé; del resto il contesto socioeconomico non fornisce particolari stimoli perché possano essere differenti. Superficiali e senza impegno, cercano tuttavia gli amici, il gruppo di coetanei; la spiritualità religiosa, lo sport, lo scoutismo e la presenza in associazioni di volontariato rappresentano note luminose nel grigio panorama sammarinese. Infatti, la politica per i giovani non sta nei partiti e nelle istituzioni ma altrove, in ciò che è indipendente e per nulla istituzionale. Qual è quindi il futuro imminente che si prospetta? L’idea storica che a San Marino ogni generazione stesse me-

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glio della precedente è sul viale del tramonto. La nostra è una società che finge di non invecchiare, che nel rimuovere i segni del tempo ha cancellato il confronto tra le diverse generazioni. “Se un governo, che poi è fatto di persone, pensa solo all’oggi e i figli mantengono questa tipologia di mentalità, il benessere delle generazioni future verrà sempre più distrutto dal fatto che non hanno pensato agli altri”. Il mondo delle democrazie del resto non è compiuto ma ancora da edificare. Ecco rispuntare dissolta ed evoluta la meraviglia della politica: proseguire nella grande avventura di costruire una società civile, operosa, pacifica, solidale. “Non basta solo un buon stipendio, non basta solo questo a vedersi garantito un futuro, è una logica a breve, brevissimo termine... è la liquidità per divertirmi il sabato sera, per comperarmi la macchina, per mettere via qualcosina per l’appartamento... tuttavia non mi pongo i problemi di cosa ci possa essere dietro, dello sviluppo economico... però la visione d’insieme ti fa capire come costruire il benessere a partire da modi intelligenti di divertimento, sviluppare il sistema sammarinese non solo sul business ma anche su scienza e conoscenza, sull’arte... Non focalizziamoci solo su lavoro, economia uguale a benessere perché non è la realtà...”.


Psicologia

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Appunti di psicologia

a cura di Davide Tagliasacchi

Superare le nevrosi in gruppo

La “gruppoanalisi” foulkesiana come “corpo integro” di cui ogni paziente è una membra Che cos’è un gruppo psicoterapeutico? Secondo una definizione classica lo si definisce come uno spazio nel quale si assiste alla drammatizzazione delle emozioni individuali e comuni che vengono messe in scena in modo diretto. Il gruppo diventa, quindi, un vertice di osservazione dei fenomeni mentali ove si assiste alla messa in scena di un copione che si ripete uguale a se stesso, quando siamo nel contesto di un gruppo terapeutico, messa in scena di fantasmi famigliari, e messa in comune delle immagini interiori e delle angosce di ogni partecipante. Citando Foulkes (1964) “la psicoterapia di gruppo si fonda sulla convinzione che le nevrosi e altri disturbi psichici siano in

realtà fenomeni multi personali e che oggetto della terapia debba essere la rete dei rapporti e delle difficoltà interpersonali. I partecipanti alla psicoterapia di gruppo sono essi stessi responsabili dell’efficacia dell’azione terapeutica”. Foulkes presenta il modello gruppo analitico come una piramide alla cui base ci sarebbe l’inconscio collettivo, le rappresentazioni collettive, le imago e al cui vertice si presenterebbe il mondo intrapsichico: il terapeuta deve saper muoversi da base a vertice e viceversa, senza soffermarsi troppo a lungo né sul gruppo preso nella sua globalità, né sul singolo. Segue Foulkes “il gruppo analitico è per sua essenza un gruppo di transfert: le

reazioni di transfert si sviluppano in base alle fantasie inconsce dei pazienti nei confronti sia del terapeuta sia degli altri membri del gruppo”. Foulkes diversifica la situazione di transfert classico da quella che definisce come situazione «t». “L’aspetto fondamentale di questa situazione «t» consiste nella possibilità di rivivere esperienze e atteggiamenti di vecchia data in un’atmosfera di tolleranza, di reciproca accettazione e di relativa libertà, in cui non si danno giudizi di valore, si accettano tutte le reazioni del paziente, e i rapporti interumani sfuggono alle normali conseguenze che avrebbero nella vita privata”. In tal modo reazioni nevrotiche di vecchia data possono essere corrette nel contesto stesso dei rapporti interpersonali. Nelle prime fasi di un processo gruppale, tende ad avere il sopravvento l’assunto di base della dipendenza che spinge i membri del gruppo alla ricerca di un capo da mettere su di un piedistallo come guida, generalmente identificato nel terapeuta, allo scopo inconscio di mantenere intatte le proprie difese di razionalizzazione e intellettualizzazione e non

esporsi , ricercando attraverso il terapeuta un presunto senso di sicurezza. In ogni gruppo è molto sentito il problema degli assenti, il cui fantasma aleggia tra i presenti incarnando fantasie di disintegrazione, frammentazione, abbandono, perdita dell’unità e smembramento. Il gruppo è metaforicamente considerato come un corpo e i suoi componenti le membra. Nell’evoluzione dell’individuo l’io costruisce nel tempo la propria identità sulla base dell’identità corporea: come rileva Piaget (1945) è attraverso l’azione e il movimento che il bambino passa da una percezione corporea di sé alla simbolizzazione (questi i presupposti alla base dei quali vi sarebbe lo sviluppo della psicomotricità, tecnica molto utilizzata in età evolutiva sia come strumento diagnostico che psicoterapico che preventivo). Il gruppo non possiede un corpo reale e, quindi, i suoi membri hanno bisogno di sopperire a tale mancanza attraverso la fantasmatizzazione di un corpo gruppale. Lo spirito di corpo sembra un elemento necessario per lenire le ansie di separazione, di abbandono, rifiuto ed esclusione. Il corpo-gruppo può scatenare anche fantasie psicotiche di perdita della propria identità individuale, sommersa e schiacciata dalla gruppalità. Questo ci riconduce ala fantasia, descritta da Melanie Klein


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Che cos’è la neotenia? è il fenomeno evolutivo per cui negli individui adulti di una specie permangono le caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche di forme giovanili degli antenati. Esempi tipici di neotenia sono gli anfibi Axolotl (nella foto a sinistra) ed il proteo. Anche l’uomo viene considerato un esempio di neotenia, nella postulazione dell’anatomofisiologo olandese Lodewijk Bolk. Caratteristica neotenica nell’uomo sarebbe la capacità di digerire il latte da adulto (tra l’altro non tipica di tutte le popolazioni). Gli adulti umani presentano inoltre proporzioni corporee più simili a quelle giovanili degli altri Primati. (1948), dei bambini che si distruggono all’interno del corpo materno o costituiscono una massa indifferenziata. Il corpo materno è la fantasia prevalente nella realtà gruppale, e infatti i membri del gruppo, spesso si attaccano reciprocamente per la rivalità che la presenza dei componenti-fratelli rivali suscita in loro. Nella dimensione gruppale bisogna condividere il terapeuta-genitore con gli altri e si deve saper rinunciare a un rapporto duale esclusivo. Ma in che cosa consiste il processo terapeutico gruppale? Nucara, Menarini, Pontalti (1987), nel loro articolo “la matrice neotenica nella gruppoanalisi” ne evidenziano le varie fasi, precisando come la modalità di conduzione del terapeuta nelle fasi iniziali del trattamento, quando il gruppo è nascente, deve essere caratterizzata dalla capacità di creare un’atmosfera di contenimento “sufficientemente buona”, riprendendo l’espressione winnicottiana, e astenendosi dall’assumere un atteggiamento troppo attivo dal punto di vista interpretativo, dato che la realtà gruppale rappresenta, di per se stessa, una realtà particolarmente stimolante che fa riemergere la dimensione neotenica dei vari componenti. Favorire l’emergenza di codesta dimensione comporta, nello svolgersi del processo nel tempo, la riattivazione delle capacità creative e del potenziale auto-

correttivo insito nel gruppo stesso, e quindi la nascita di quella che gli autori succitati definiscono come “matrice dinamica”. È proprio questa che permette, mano a mano che si rafforza, ai componenti del gruppo di iniziare a esprimere se stessi non per quello che sono stati, ma in funzione di quello che possono essere e saranno, interrompendo il circolo della coazione a ripetere sterile e distruttiva. Rafforzandosi la matrice dinamica, quella che Winnicot (1971) ha definito come “preoccupazione materna primaria” del terapeuta, la sua funzione di “holding” diventa capace di prendersi cura di se stesso. Questo permetterà la nascita di un “self gruppale”, una nuova identità di gruppo che si sovrappone, modificandola, a quella precedente frammentata e dispersa, che lascia percepire ai componenti del gruppo di essere parte di un processo di significazione condiviso. E ovviamente, l’aspetto che più ostacola il lavoro terapeutico è la resistenza. Il transfert stesso può essere considerato come una parziale forma di resistenza nel senso che, invece di parlarne, il paziente “agisce” modalità comportamentali infantili nel rapporto col terapeuta. Freud (1926) elencò varie forme di resistenza: dell’io (rimozione, vantaggio secondario della malattia), dell’inconscio (coazione a ripetere), e del super io (senso di colpa inconscio).

Siegfried Heinrich Foulkes


Filosofia e società

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Es... cogitando

a cura di Roberto Ciavatta

Il capitalismo è morto... cosa ci aspetta?

Recensione del libro “Il declino del capitalismo” di Emanuele Severino. Dopo il comunismo, anche cristianesimo, democrazia e capitalismo crolleranno La corruzione del sistema politico, scrive Emanuele Severino (nella foto) nel libro “Il Declino del Capitalismo”, è da rintracciare nei legami con la malavita che la democrazia ha intessuto nel corso della guerra fredda per contrastare l’URSS. Caduto il muro, questi legami “scomodi”, utili a quello scopo ma parassitari per lo Stato, sono rimasti perché difficil-

mente recidibili. Così si spiega la corruzione degli anni ’90: la classe politica alleata con le mafie, ha preso ad usare per interessi personali le conoscenze con la malavita fino a quel momento servite per combattere il comunismo. Il fatto è, per Severino, che tale collusione dello Stato con le mafie, per reciproco interesse di sussistenza, è viva più che mai ora, sempre a difesa del sistema capitalista, contro le spinte anti-capitaliste nella società, che mettono a repentaglio più che mai il sistema di comando e gli interessi personali che gravitano attorno alle caste al potere. Questo per un motivo di fondo: la caduta del comunismo non ha significato la vittoria del capitalismo, ma una semplice tappa nel processo occidentale di soppressione di ogni ogni assoluto. In altre parole, la caduta del comunismo preannuncia la caduta del capitalismo stesso, contro cui le élite che arricchiscono in quel sistema non esitano ad allearsi ancora con le


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“Robotnicy” del polacco Grzegorz Kmin esempio di ossessione tecnocratica alla “matrix” mafie per proteggersi. Dopo la caduta del comunismo, infatti, sono rimaste in occidente 3 forze sociali: democrazia, capitalismo e cristianesimo. Queste forze sono reciprocamente inconciliabili, perché differiscono negli scopi. Nel nostro mondo i valori non sono mai assoluti, ma equivalgono agli scopi di un’azione. L’azione, poi, non è qualcosa di diverso dai suoi scopi: lo scopo che si prefigge un’azione è la sua vera essenza! Ad es. il comportamenti di un medico che cura allo scopo di guadagnare uno stipendio è diverso da quello di un’altro che cura per salvare una vita (pensiamo ai medici di emergency). Gli scopi delle 3 forze occidentali sono reciprocamente inconciliabili. Il comunismo aveva come scopo la società non violenta, ma siccome per difendersi dal capitalismo dovette creare un arsenale militare ed affidarsi alla tecnologia, mettendo così in secondo piano la salvaguardia del benessere del-

la sua popolazione, finì col cambiare il proprio scopo cambiando in tal modo la sua essenza, fino ad essere soppiantato perché per lo sviluppo tecnologico di armi di difesa il capitalismo risultò più competitivo. Il capitalismo ha come scopo il profitto privato. Ciò significa che mira solo a quello, a prescindere da preoccupazioni ambientali o sociali, altrimenti si tradisce e si auto-annienta. Il capitalista che produce abiti non lo fa per vestire la gente, ma per guadagnare dalla vendita più di quanto investito. Lo scopo è il guadagno, non il consumo. Ma la democrazia ha uno scopo contrario: quello di una società egualitaria, libera e laica. Questo significa che per seguire i suoi scopi (per essere sé stessa) deve arginare la pretesa capitalista di perseguire l’interesse privato, ma se lo fa ne modifica l’essenza: l’uccide. Allo stesso modo il cristianesimo persegue il “bene comune”, ed è quindi più assimilabile alla democra-

Il Don Chisciotte numero 23, settembre 2009 zia che all’inconciliabile capitalismo. Ora, se vincessero democrazia o cristianesimo, il capitalismo morirebbe soppiantato dagli scopi delle altre due forze. Il fatto è che democrazia e cristianesimo non hanno la forza (nemmeno assieme) di soppiantare il capitalismo, perché esso detiene i capitali, i legami (di cui sopra) con la malavita, e ha dimostrato di essere più idoneo a sviluppare la tecnologia, che trova soluzioni ai problemi contingenti. Così, nel breve periodo, il capitalismo – già succede – limita gli spazi cristiani e soprattutto democratici. Ma allora perché Severino parla di “Declino del capitalismo”? Il motivo è presto detto: il sistema di produzione capitalista è già in declino per via di una contraddizione interna e di una sottovalutazione di una sua componente. La contraddizione interna è relativa al suo apparato produttivo: avendo come scopo il profitto non si può interessare dei disastri ecologici che genera, ma alla lunga (oramai a breve) questo potrebbe determinare 3 effetti: la distruzione della stessa, la fine delle materie prima, e l’estinzione della razza umana. Evidente che senza questi elementi il capitalismo muore (senza materie prime non potrebbe produrre, senza uomini non potrebbe aumentare i profitti), ma anche se dovesse modificare sé stessa, divenendo sensibile verso le problematiche ambientali, morirebbe ugualmente perché, accantonando il suo scopo principale – il profitto privato – diverrebbe altro da sé. In tal caso, per salvarsi (dalla distruzione del mondo e di sé stessa con lui)

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il capitalismo si condannerebbe a morte. Per il momento il capitalismo ovvia a questo problema individuando tecnologie disinquinanti, che diano modo di continuare a produrre senza distruggere l’ambiente. Ma qui emerge la seconda contraddizione: quella tecnologica. Il capitalismo deve affidarsi alla ricerca tecnologica per evitare la scomparsa, convinta che la tecnologia sia un mezzo di cui disporre per risolvere i propri problemi e permettere di continuare a perseguire i propri scopi. Ma anche la tecnologia ha uno scopo: l’incremento indefinito della capacità di realizzare scopi. Scopo della tecnologia è creare soluzioni per ogni problema: non può permettere al capitalismo di limitarne le ricerche alle sole che salverebbero il capitalismo. Dando sempre più importanza alla ricerca tecnologica (per non morire, cioè per non distruggere la terra pur di produrre profitto), il capitalismo morirà per mano della tecnologia, che si libererà infine dei vincoli capitalistici per poter finalmente risolvere ogni scopo, perché la risoluzione dei problemi che è chiamata a svolgere la tecnologia, non consente che si pretendano profitti laddove vi dev’essere, perché funzioni, gratuità. Si andrà in tal modo, secondo Severino, verso un governo tecnocratico del mondo, che lascerà alle sue spalle ogni precedente universale occidentale: il comunismo, certo, ma anche il capitalismo, il cristianesimo, la democrazia. Saremo allora del tutto nel preconizzato “mondo del post”.


Brevi da San Marino Dopo la

compravendita del voto, la compravendita delle residenze Per anni la politica ci ha abituati alla compravendita dei voti e al voto di scambio. Ora, dato che le imprese edili, con l’appoggio di politici amici e spesso di proprietà, hanno ricevuto per anni terreni concessioni edilizie, finendo per costruire 8000 appartamenti in più, s’inizia a parlare di concedere residenze ai professionisti. Lo fa un’associazione nata per questo, la ECSO, con l’unico scopo di infinocchiare una popolazione già di per sé propensa a lasciar fare. La ECSO, composta di industriali e palazzinari vicini ad alcuni partiti... i soliti! Che paese di merda! Domandatevi: perché vendere residenze al miglior offerente? Per dare due soldi a chi finora ha costruito grazie a prebende politiche! E il casinò? E la super edificabilità di vaste aree? Chiedetevi: perché se vogliono affittare non danno residenze ai frontalieri, che ci pagano le pensioni? I soliti ometti al servizio dei palazzinari e della finanza creativa si organizzano. Contemporaneamente si parla di costruire un “grande centro” (Ddc, DC, PSR, A&L, EPR)... coincidenze? E la cosa triste è che sono vincenti in partenza per assenza di opposizioni! Si prepara l’attacco finale. Tutto il peggio si riunirà parassitariamente, da destra a sinistra, per difendere interesse privati affossando il paese. Guardatevi attorno, chiedetevi se non sia il caso di votarvi finalmente all’azione e alla consapevolezza critica, perché il fallimento dello Stato toccherà tutti, anche voi!

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249 neo-assunti sotto lo Stato: le solite tecniche è di questi giorni la notizia che, pur non essendoci i soldi per aumentare gli stipendi dei lavoratori, lo Stato dall’inizio dell’anno ha assunto 249 nuovi dipendenti in Pubblica Amministrazione, per un costo annuo complessivo di circa 5,5 milioni di euro. è la solita tecnica democristiana: dare solo le briciole, ma a tutti, anche a costo di rendere insostenibile la spesa pubblica nel lungo periodo, nella convinzione che un po’ d’elemosina ad ogni famiglia possa far chiudere gli occhi a tutti sulle porcherie che la politica e il potere, da sempre canaglie, continuano a fare! A San Marino questa tecnica è sempre riuscita, segno che il sammarinese medio non è propriamente un paladino dei diritti, e preferisce vendersi per poche lire piuttosto che pretendere il suo! Da inizio anno circa 4 milioni di euro spesi in consulenze, 5,5 milioni per i nuovi

assunti in PA, altri 700 mila per pubblicità sui giornali e festa dell’alba, altri milioni per Shangai... in tutto quasi 15 milioni di euro in fumo, per motivi clientelari, che lo Stato avrebbe potuto spendere per costruire spazi

“Plenitudini”

fino al 13/09

Bellissima mostra, alla Galleria delle Logge dei Balestrieri e al museo San Francesco, curata dal magistrale Alberto Zanchetta e promossa dalla Direttrice Francesca Michelotti, con più di trenta artisti contemporanei in mostra. Imperdibile. In foto “Paesaggio” di Salvo.

Il governo vuole l’inceneritore! Il 10 febbraio, 6 mesi fa, la Don Chisciotte assieme ad altre 5 Associazioni (Micologica, Oasiverde, Quarta Torre, Agenda 21 e Gas Marino) ha inviato una lettera al governo per avere conferme che non si costruisse un inceneritore in Repubblica. 10 giorni dopo abbiamo risposto ad un articolo del responsabile amministrativo della gestione rifiuti che insinuava non fosse conveniente differenziare i rifiuti. Potete leggerle sul nostro sito alla pagina “Galleria eventi”/“no inceneritore”. Nessun Segretario di Stato ci ha risposto. Il 18 marzo ho così telefonato ai qsegretari Venturini, Podeschi,

giovani, infrastrutture, asili nido. Questa classe governante non sa risparmiare, è un’élite del vizio, che come tale agisce. Ragazzi! Rendiamocene conto! Sferriamo un contrattacco!

Casali e Berardi. Tutti dissero che mi avrebbero fissato la data dell’incontro. Il 30 marzo ci ha ricevuti il giovanile di AP, concorde con noi sull’urgenza di queste assicurazioni. A fine giugno, la Segreteria di Casali mi ha comunicato che era disponibile, ma non spettava a lei decidere la data, bensì a Venturini, che continua a fregarsene! Strano, vero? In un paese in cui se un cittadino richiede un favore di solito ottiene un appuntamento col Segretario entro pochi giorni, noi siamo tenuti nel limbo... questi politici hanno paura del confronto! Diranno che in questo moemnto c’erano altre urgen-

ze: la crisi, gli accordi... la verità è che ‘sti politici vogliono l’inceneritore! Nella legge 72/2008 per l’incentivazione dell’efficienza energetica, all’art. 3 comma 2/a si definisce “fonte rinnovabile” “l’energia derivante dalla combustione o dalla elaborazione di materiale biologico tale e quale o raffinato”. Sì, è proprio l’inceneritore, non glie ne frega di rovinare ancora un po’ la vita dei sammarinesi. Io non mi stancherò, continuerò a pretendere questo incontro, perché se faranno l’inceneritore, oggi o tra cent’anni, farò di tutto perché la prima cosa che ci bruci dentro sia il Segretario di Stato che firma la concessione! Roberto Ciavatta


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