Don Chisciotte 49, gennaio 2012

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Il Don Chisciotte L’altra informazione a San Marino

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predatori di democrazia

Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampa periodica - autorizzazione n.1042 del 11.09.09 Direzione Generale PP.TT della Rep. di San Marino

numero 49

gennaio 2012

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Il Don Chisciotte

Attualità

numero 49, gennaio 2012

L’editoriale

Nuovi vantaggi per gli iscritti Iscriversi all’associazione Don Chisciotte non costa niente e conviene!

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el corso del mese di gennaio, i nostri iscritti e simpatizzanti riceveranno a domicilio le tessere Don Chisciotte 2012. Ci raccomandiamo di tenerle sempre a portata di mano, in quanto dal 2012 avvieremo diverse convenzioni sia a Rimini che a San Marino, la prima delle quali con la Libreria Cquadro (vedi quarta di copertina) le cui condizioni comunicheremo agli iscritti a breve. Rimane sempre valido il servizio di invio gratuito al tuo domicilio, se residente a San Marino, di questo mensile. Se residente fuori territorio sammarinese questo servizio sarà effettuato previo pagamento delle spese di spedizione quantificate in €20,00 annui. Inoltre sono previste per i tesserati le seguenti scontistiche e facilitazioni durante l’edizione di AltreMenti festival 2012, che si terrà a Rimini e San Marino dal 12 al 18 marzo prossimi (vedi articolo a pagina 6):

1) spazio riservato per autografi con i relatori successivamente all’intervento 2) 1 bibita e popcorn giornalieri gratuiti durante AltriSguardi 3) cocktail giornaliero gratuito durante AltriCocktails 4) consumazioni gratuite in occasione di AltreNotti 5) Sconto del 10% sui libri in vendita durante il festival nelle biblioteche ambulanti di AltriTesti Come ogni anno, il tesseramento alla Don Chisciotte non prevede alcun impegno e può essere disdetto in qualsiasi momento tramite comunicazione e-mail. Confidiamo nella generosità di chi segue le nostre iniziative sotto forma di offerta libera per nulla obbligatoria, utile unicamente a finanziare le nostre attività, che può esserci bonificata al conto corrente bancario intestato ad Associazione Don Chisciotte, Banca di San Marino, Sede di Faetano, IBAN SM32 I 08540 09800 00 05522 67510.

Trattandosi di un tesseramento che offre sconti e non obbliga ad alcun tipo di versamento, preghiamo i lettori di invitare i propri conoscenti a fornirci i dati richiesti per provvedere alla preparazione della loro tessera personale. I dati che servono sono (con asterisco gli obbligatori): *Nome, *Cognome, Data e Luogo di nascita, Sesso, Cod. ISS (Codice Fiscale se residente fuori San Marino), *Via e numero civico di residenza, *C.A.P., *Castello (Comune se italiano), *Provincia, *Stato, *E-mail, Cellulare e Tel. Fisso. L’indirizzo mail a cui inviare questi dati è: info@associazionedonchisciotte.org Puoi reperire il modulo di tesseramento nella pagina “Iscriviti” del sito associazionedonchisciotte.org, e a breve sul sito www.altrementifestival.org sarà presente un form apposito per l’iscrizione. R.C.

Rettifica sul numero scorso Moreno Benedettini, il bravo sammarinese che in un intercettazione telefonica insegnava ad un malvivente come bypassare proprio le intercettazioni telefoniche, ai tempi non era Segretario particolare del Segretario di Stato al LAvoro Pier Marino Mularoni (come da me scritto il mese scorso), bensì del Segretario di Stato al Lavoro Antonello Bacciocchi. Mi è stato segnalato da un “ignoto” (sic) a cui sono seguite mie verifiche online. L’errata informazione è dovuta all’avvicendamento avvenuto in quel periodo tra i due politici di cui sopra. Dunque per onor di onestà devo le mie scuse a Pier Marino Mularoni. Rimane, logicamente, il fatto scandaloso che il “picciotto” sia ancora retribuito dallo Stato.

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due mila dodici Anno zero dell’economia solidale?

di Stefano Palagiano

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entre si sprecano analisi e interpretazioni su quanto ci aspetta nel 2012, sulla fine di non si sa bene cosa e l’inizio di non si sa bene cos’altro, mentre i Maya vengono strattonati da chi fino al giorno prima si è occupato di calcio o della cronica mancanza di parcheggi, la fine del mondo va consumandosi nei suoi aspetti più ridicoli e atroci. L’economia solidale e i gruppi di acquisto solidale sembrano non sfuggire a questo destino, ma con alcune interessanti novità, che gettano un’ombra di profonda inquietudine su quanto va prospettandosi nel prossimo futuro. La deriva aziendalistica e affarista caratterizza, e non da oggi, alcuni GAS: questa tendenza, ravvisabile da qualche anno, coincide in modo sinistro con l’affermarsi di un movimento sociale, non ancora pienamente maturo sui contenuti ma desideroso di far parlare un nuovo linguaggio al danaro. I GAS diventano fenomeno di massa: eppure, paradossalmente, in molti casi invece di aumentare la propria forza, la perdono. Oggi, alcune esperienze vivono una fase di stallo e di stanchezza: persino i volti delle persone non sono più, a volte, gli stessi. È un aspetto


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che considero di grande interesse e utilità indagare, perché questa malattia ha delle cause, dei sintomi e anche una cura. Siamo in una fase di inizio del decorso. La rapidità della cura e della guarigione dipenderanno dal grado di consapevolezza che riusciremo a far emergere. Bisogna dirlo apertamente: qualcuno sta cercando di uccidere i GAS. Qualcuno sta cercando di minare alla base non solo l’esperienza dei gruppi di acquisto solidale, ma più largamente i principi fondanti dell’economia solidale. Il gioco è relativamente semplice: in prima istanza, basta rimanere sempre più vicini all’economia e sempre più lontani dall’idea di solidarietà. E sapete, concretamente, come si realizza questo scopo? Con il denaro, metro supremo di ogni cosa. Molti sono gli elementi che ci confermano che il problema è soprattutto qui. Credo che sia un argomento da affrontare, osando il non osabile e immaginando l’inimmaginabile. L’economia “mercati sta” e monetaria rischia di inguaiare anche la solidarietà. Mi chiedo quanto questo meccanismo possa ancora durare prima che anche i GAS si decidano a dispiegare pienamente il proprio pacifico arsenale di idee. Quando cioè

andremo aldilà. E inoltre: come possiamo/dobbiamo porci nei confronti di una questione come quella del denaro (suggestioni interessanti sono anche quelle date dal filosofo Anselm Jappe sull’ultimo numero del Don Chisciotte)? Credo che il mondo dei GAS e dell’economia solidale debbano porsi questi problemi. Se volessimo sintetizzare in un punto la malattia che sta contagiando i GAS, potremmo forse rifarci a ciò che diceva il grande pediatra Marcello Bernardi, il quale metteva in guardia dal rischio di un adattamento acritico dei bambini alla realtà del modello dominante. Ebbene, i GAS stanno appiattendosi su alcune delle logiche che dominano l’economia e la società, con un duplice, devastante risultato: da un lato l’economia solidale assorbe e ripete, più o meno consapevolmente, dettami stabiliti altrove; dall’altro il mondo dell’economia piega a fini di marketing le istanze dell’ecologia e della solidarietà. L’inserimento di soggetti con intenzioni tutt’altro che benevole nei confronti dei GAS, unitamente alla mancanza di un senso di responsabilità diffuso e alla tentazione sempre forte di affidare agli uomini della provvidenza le proprie sorti, sono gli altri elementi

Gruppi d’Acquisto Solidale che punteggiano il paesaggio del disastro. È difficile dire se siamo in tempi di abiure o se i GAS siano popolati, in misura forse ancora maggiore che altrove, da personaggi come il Don Abbondio manzoniano. Più realistico appare dire che è in atto un’azione di vero e proprio sabotaggio da parte di personaggi ambigui e prezzolati, che si infiltrano nei GAS e prosperano sul disinteresse, unico vero tratto comune dei cosiddetti grandi numeri. Ecco allora che i GAS vengono completamente svuotati, stravolti e ridotti a comparsate: se la china che vedo in alcuni casi dovesse continuare, non ci sarà altra via se non quella di un profondo ripensamento della modalità di espressione di queste esperienze. E se la controffensiva è già cominciata da un pezzo, anche attraverso distinguo linguistici e piccole proposte di censura (ad esempio al troppo caratterizzato consumo critico o consumo etico, ammoniscono taluni, sarebbe da preferire consumo consapevole, dimenticando che consapevolmente si può tranquillamente fare il male), ormai pare che i tempi siano maturi per passare a vie di fatto più sostanziose. Continuiamo quindi a tenere d’occhio, analizzare e denunciare storture, ridicolaggini e contraddizioni di un certo tipo di consumo, che non è né critico, né etico, né consapevole. Continuiamo, sereni ma con fermezza, nel nostro percorso di analisi della malattia, delle sue cause, delle cure, con gli occhi ben aperti. Di recente apprendo, con grande stupore, che un GAS ha deciso di avviare un’iniziativa in favore di un produttore, che sarebbe in difficoltà. Di questa situazione di difficoltà nulla si ritiene di dover dire, precisare e

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chiarire: semplicemente, si decide di acquistare da questo produttore alcuni tipi di verdure. Qui sta il capolavoro: le verdure in questione si andrebbero ad acquistare a centinaia di chilometri di distanza. Risultato? Il consumo locale, principio fondamentale dei gas e dell’economia solidale, passa in cavalleria. Cancellato, calpestato, senza tanti complimenti. Ma non è tutto. Le verdure in questione, prima di arrivare a destinazione, cioè al punto di distribuzione convenuto del GAS, passano prima presso la sede di una cooperativa che provvede a preparare le cassette di ortaggi. Dunque, propongo a tutti, gasisti e non, di riflettere sugli elementi forniti da questo caso: un GAS acquista alimenti come gli ortaggi (dunque non siamo in presenza di un caso come le arance o altri prodotti che giustificano la copertura di grandi distanze) da un produttore, peraltro molto conosciuto e che già vende bene altri prodotti, che non è locale, per fornire a questo un aiuto per una situazione di difficoltà presunta, di cui nulla si sa. Come conseguenza, questi ortaggi viaggiano per moltissimi chilometri, su appositi mezzi di trasporto, per arrivare alla sede di una cooperativa che aggiunge un passaggio ulteriore di confezionamento, per arrivare solo dopo alla distribuzione per i gasisti interessati, che si troveranno sulle tavole un prodotto con alle spalle una storia degna della grande distribuzione. Non si rilocalizza e non si aiutano, eventualmente, produttori forse più piccoli, anch’essi meritevoli e magari più inguaiati. Meditate gente, meditate. E buoni acquisti. _______________ 1) Il Don Chisciotte n.48, 12/11 www.associazionedonchisciotte. org/giornale_2011/Don_ Chisciotte_48.htm


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Attualità Ambiente

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predatori di democrazia

Creare all’improvviso un senatore a vita per far credere che si tratti di un politico e fingere così che l’Italia non si sia consegnata nelle mani dei Dittatura monetaria banchieri, è dell’arte di regnare un sotterfugio intollerabile Ilda Magli di Jack Sparrow

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l modello di pensiero capitalista è tecnicamente fallimentare. L’uso scientifico delle informazioni, l’osservazione della Causalità e l’applicazione del Metodo hanno portato il mondo civilizzato all’estremo. La performance espressione tipica di un modello ottimale - sta spingendo tutti gli abitanti del pianeta al limite di rottura e al limite del Senso. A cosa serve l’efficienza? L’umano non è fatto per rincorrere modelli di sviluppo irreali, ma per essere. A cosa servono dunque le Leggi d’urgenza, i poteri

sovranazionali, le ricette economiche? I giornali titolano la necessità di urgenza, di fare presto. Il senso apocalittico si è impossessato della finanza, della politica e della vita di tutti noi. Siamo vittime della rapina operata dalla finanza globalizzata e moltissime volte ci si interroga su quanta differenza c’è tra colpevoli e vittime, tra crisi e truffa. La verità è che c’è bisogno di un capro espiatorio perché non c’è nessun colpevole: semmai ringraziamo i signori in giacca e cravatta per averci fatto vivere sopra le nostre

e morte

possibilità, truffando metà del pianeta con le nostre monete false. Ci hanno promesso la crescita infinita, i diritti di terza generazione, la macchina e la casa, e noi abbiamo accettato. Nessuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo. Questo principio è particolarmente valido nel sistema monetario vigente. Siamo noi che accettando la moneta le conferiamo Valore. Un banchiere su un’isola deserta non può esistere. È la collettività a conferire Potere al Sistema Economico, e poiché

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noi ci siamo illusi di essere liberi, adesso non siamo in grado di riconoscere le catene che abbiamo costruito e allacciato a noi stessi. Questa mostruosità è nata nel 1694 con la Banca d’Inghilterra e l’emissione della sterlina basata sulla regola di trasformare il simbolo di costo nullo in moneta, trasformando, in pratica, la carta in oro. Le monarchie della vecchia Europa si disintegrano perché si indebitano senza contropartita verso i banchieri per la moneta emessa a costo nullo. La differenza essenziale tra Sacro Romano Impero e Commonwealth Britannico è la moneta. Lì il portatore è proprietario della moneta, qui è debitore. Il Commonwealth raggiunge nel 1855 un’ estensione di 22 milioni e 750 mila chilometri quadrati. Oggi tutto il mondo è Commonwealth. Tutto il mondo è “colonia monetaria”. Mentre noi sbraitiamo, la speculazione selvaggia affonda gli ultimi colpi. L’attuale premier greco è Luca Papademus, uomo Goldman Sachs, che ha lavorato alla Federal Reserve Bank di Boston, ex vicepresidente della Banca Centrale Europea. Goldman Sachs, la banca privata anglo-ebraica più potente del mondo, ha messo diversi uomini nei posti di comando, i più noti forse sono: Mario Draghi (BCE), Mario Monti (in Italia) e Papademus. Sotto la brillante immagine del brizzolato rettore e professore di economia, sotto la tunica del senatore, andrà avanti la svendita dell’Italia. Il tutto a beneficio dei poteri forti internazionali che Monti, prima di qualsiasi atto, ha dichiarato di non conoscere affatto. Gli speculatori finanziari, provenienti dai soliti mercati anglo-statunitensi, hanno preso di mira i P.I.I.G.S. (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo) e soprattutto l’Italia. Perché?


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Primo: la politica energetica italiana dà molto fastidio al comparto dell’energia a livello mondiale. Secondo: 2.451 tonnellate di oro fisico; l’Italia possiede la terza maggior riserva di oro al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. Un piatto molto invitante. Terzo: la svendita di patrimoni pubblici è appetibile per i capitali stranieri. Personaggi come Giulio Tremonti, il Direttore generale del Tesoro Mario Draghi, Il Presidente dell’IRI Romano Prodi, il Presidente dell’ENEL Franco Bernabé, il Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi, il Ministro Beniamino Andreatta, svendettero il patrimonio pubblico ai capitali stranieri come Goldman Sachs, Barings, Warburg, Morgan Stanley e pochi altri. Gli altri “complici” furono il Ministro del Tesoro Piero Barucci, il Direttore di Bankitalia Lamberto Dini, e l’allora capo del governo Giuliano Amato. Quasi tutti gli uomini interessati da queste speculazioni sono legati a banche d’affari internazionali come la Goldman Sachs, e lo sono Mario Draghi (vicepresidente della Goldman per l’Europa), Romano Prodi (advisor), Gianni Letta (advisor) e lo stesso Mario Monti. I personaggi che contano si incontrano a bordo dei panfili, ma anche in riunioni private come quelle del Gruppo Bilderberg1. Attualmente nel Comitato centrale del potente gruppo lobbistico, figurano tra gli italiani: Franco Bernabé (Telecom Italia spa) e l’attuale capo del governo italiano Mario Monti. Il prof. Mario Monti oltre ad essere uomo Goldman Sachs, membro del Bilderberg Group, è anche Presidente europeo della Commissione Trilaterale, una specie di consorteria ultraliberista ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger…

nomi poco rassicuranti. Tra le altre cose il prof. Monti fa parte del comitato esecutivo del gruppo Aspen Institute Italia, una struttura ambigua finanziata da Fondazione Ford e Fondazione Rockefeller, il cui presidente attuale è Giulio Tremonti e vicepresidente Enrico Letta (nipote del più potente Gianni Letta). Preso atto del curriculum di Mario Monti, qualche dubbio sulla sua neutralità nella presa delle decisioni sorge, e capiremo molto presto se i dubbi sollevati saranno inutili esagerazioni. Poiché qualche rigo sopra è stato tirato in ballo la disputa settecentesca tra etica e danaro, varrà la pena ricordare che se, e soltanto se consideriamo il concetto di capitale quale “somma dei beni posseduti”, e di denaro come “un bene di produzione”, l’ottimistica concezione capitalistica – intrecciata con una negativa visione del genere umano – può definirsi pratica connaturale all’uomo. Tuttavia se si sostituiscono

i due suddetti precetti con le più eloquenti nozioni del prof. Giacinto Auriti2, laddove il capitale è veicolato dal danaro e il denaro è misura del Valore, allora l’attuale sistema capitalistico diventa strumento di pura sopraffazione. Infatti, è solo ponendo fiducia nel denaro che i cittadini scambiano beni reciproci, e quindi è solo attraverso il lavoro dell’uomo che la moneta diventa concretamente Valore (o misura) di scambio. Dunque, i nostri governanti, inducendo i cittadini ad avere fiducia nella moneta, sono colpevoli di tradimento quando tacciono i meccanismi perversi che soggiacciono alla generazione della stessa. Quando ci dicono insistentemente che le manovre economiche (le tasse) servono a coprire il Debito pubblico, in effetti nascondono il semplice fatto che il Debito è insanabile; e il Debito deve essere insanabile in quanto l’architettura finanziaria che lo ha generato è l’emissione

di moneta generata dal Nulla, come la sterlina dei Protestanti del 1694. Il tutto si riduce ad una semplice questione di Diritto. Occorre riconoscere che l’origine naturale del Valore risiede nel Lavoro dell’Uomo e non nella computisteria delle banche. Le banche non producono lavoro e neppure hanno riserve auree a coprire neanche l’1% del Debito che esigono dai Paesi indebitati. Sono le persone viventi la sede e la garanzia del Valore, in quanto per mezzo del lavoro generano servizio, commercio e scambio. Dunque, in ultima analisi, il danaro è illegale e coloro che lo detengono, lo venerano e lo prestano a usura sono predatori di democrazia. __________ 1) Il Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, e si riunisce all’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Si tratta di una delle associazioni accusata di decidere i destini del mondo a porte chiuse. 2) co-fondatore della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Teramo


Cultura

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DIVersità. Il potere della scelta San Marino preferisce in modo miope investire su iniziative dozzinali come mercatini e sagre. Provincia e Comune di Rimini scommettono invece sulla qualità di un progetto culturale con grandi potenziali di affermazione, con cui favorire non solo un ritorno d’immagine ma anche obiettivi formativi e civici

A

distanza di poco più di due mesi dalla sua celebrazione, che avverrà tra Rimini e San Marino dal 12 al 18 marzo 2012, pubblichiamo qualche novità riguardo la terza edizione di AltreMenti festival. Anche quest’anno a farla da padroni saranno i nomi degli intellettuali invitati, tra i quali Marc Augé, Serge Latouche, Gulio Giorello, Don Paolo Farinella (vedi foto a fianco) solo per citarne alcuni, che si confronteranno con il pubblico e tra loro, con lezioni magistrali, dibattiti, tavole rotonde ecc sul tema “DIVERSItà. Il potere della scelta”. La novità più interessante di questa terza edizione sta nel fatto che, oltre a non tenersi più solamente su tre giornate ma su un’intera settimana, abbiamo pensato di aggiungere una serie di nuove attività, alcune dal valore formativo altrettanto importante, altre molto più informali e “leggere”, per accompagnare gli ospiti che vorranno partecipare ad AltreMenti in un percorso costruttivo e al contempo divertente. Le attività che abbiamo aggiunto sono state distinte in diverse sottosezioni del festival. Non è possibile per motivi di spazio elencare dettagliatamente orari e dettagli del programma (per i quali rimandiamo al nuovo sito internet, curato da Andrea Bastianelli del Corso di Laurea in Disegno Industriale dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, www.altremen-

tifestival.org). Ci limitiamo in questa sede a spiegarvi in due parole di cosa si tratta: AltrIncontri - la tavola rotonda organizzata dall’Università Aperta di Rimini, sul tema della diversità di genere. AltriCocktails - l’intermezzo bevereccio in cui mentre il Consulente Filosofico Loris Falconi terrà brevi introduzioni ad argomenti giornalieri attorno al tema della diversità, si berrà assieme degli aperitivi in un’atmosfera informale ed intrigante. AltriSguardi - il cineforum sulla diversità curato per la parte riminese (lunedì, martedì e mercoledì) dal docente di cinema, fotografia e televisione presso l’IUAV di Venezia Marco Bertozzi; per la parte sammarinese (giovedì, venerdì e sabato) da Luca Pasquale e la domenica, per il gran finale, da entrambi presso la sede finale di Rimini. AltriPalchi - si tratta degli spettacoli teatrali vertenti la diversità organizzati sia a Rimini che a San Marino, tra cui quello molto atteso di David Anzalone sui “diversamente abili” presso il Teatro degli Atti di Rimini, che verrà riproposto il giorno successivo e integrato con un dibattito allargato alla docente di didattica speciale di Bologna Roberta Caldin e allo psicoterapeuta sammarinese Riccardo Venturini, in un contenitore formativo scolastico che abbiamo denominato AltreScuole e che ci auguriamo possa crescere, in collabo-

razione con l’assessore riminese Gloria Lisi, nelle prossime edizioniAltreNotti - è la festa del sabato sera, per i più giovani o per quelli che, più giovani, si sentono dentro. AltrieTele - è la mostra -sul solo territorio sammarinese- di dipinti e lavori artistici dedicati al tema di quest’anno. La sede è al momento ancora in definizione ma sarà nei pressi del Teatro Concordia di Borgo Maggiore, dove si terrà la parte sammarinese del festival. AltriTesti - è la vendita ambulante di libri degli autori invitati e non solo, curata ed organizzata dagli amici della libreria Cquadro di San Marino Città, con la quale abbiamo avviato una convenzione dedicata ai nostri tesserati. Oltre a queste “sottosezioni” saranno come sempre allestiti stand di associazioni e prodotti artigianali nei pressi delle sedi. Uno degli stand sarà ad esempio a disposizione dei curatori del festival di Crema (MI) “Crema del Pensiero”, grande realtà culturale del norditalia con la quale abbiamo avviato un gemellaggio. Altro gradito ospite sarà Michelina Borsari, Presidente del comitato scientifico del festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, che ci porterà i saluti del maggiore festival culturale italiano. Infine domenica mattina il festival inaugurerà un nuovo spazio espositivo riminese,


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a fianco del museo civico, alla presenza dei vertici istituzionali e direzionali dei Musei di Rimini, con una chiacchierata tra Marc Augé e un altro nostro relatore, sul carattere visionario e avanguardistico del Museo degli Sguardi, di cui Augé è stato ideatore e direttore del comitato fondativo. Con l’assessore Massimo Pulini stiamo verificando la possibilità di organizzare una chiacchierata surreale tra David Riondino e Alessandro Bergonzoni a chiusura dei lavori la sera del 18. Come ricordato nell’editoriale di questo giornale, sono previste facilitazioni per i tesserati Don Chisciotte, probabilmente allargate ai tesserati dell’Oasiverde. Ringraziamenti particolari, non ce ne vogliano coloro che non menzioniamo qui, vanno all’impagabile Andrea Bastianelli (per il lavoro fatto, quello che verrà e soprattutto l’entusiasmo) e al Capitano di Castello di Chiesanuova Franco Santi, che non solo ha riconosciuto da subito, caso semi-isolato tra gli amministratori sammarinesi, il valore e l’opportunità formativa, culturale, reputazionale del festival, ma sappiamo anche aver tentato di spronare i colleghi Capitani di Castello a non lasciarsi sfuggire questo festival, facendo pressione sulle istituzioni politiche in tal senso. infatti, se è vero che per quest’anno, in via transitoria, il festival si terrà sui due territori (riminese e sammarinese) dal 2013 con ogni probabilità dovremo tornare su uno unico;,sia per problemi organizzativi che logistici, e stanti le cose, data la professionalità, cordialità e preparazione degli amministratori riminesi, data la loro valorizzazione del festival opposta alla denigrazione pregiudiziale e provinciale dei nostri, la scelta, se continueranno ad esseri le condizioni, cadrà su Rimini. Un ringraziamento sentito e doveroso a chi ha già confermato il suo sostegno, ovvero per la parte istituzionale: Provincia di Rimini: il vicepresidente e Assessore per la Cultura Carlo Bulletti; Comune di Rimini: il Sindaco e Assessore per il Turismo Andrea Gnassi. l’Assessore per la Cultura, Massimo Pulini. Il Vicesindaco e Assessore per le Politiche dell’Educaz. e della Famiglia Gloria Lisi. San Marino: Il Segretario di Stato per la Cultura Romeo Morri. Il Segretario di stato per l’Industria Marco Arzilli. Tra i finanziatori privati ringraziamo sentitamente La fondazione di San Marino Cassa di Risparmio - SUMS.

Don Paolo Farinella

Serge Latouche

Giulio Giorello

Marc Augé

L’AFORISMA DEL MESE T

utte le operazioni che si svolgono nello spazio globale seguono (intenzionalmente o per default) il modello fin qui legato alle mafie o alla corruzione di stampo mafioso dello Stato di diritto. Di qui l’ansia: impossibile sapere quando e da dove arriverà il prossimo colpo, quanto vaste saranno le sue ripercussioni e quanto sarà letale il cataclisma. L’incertezza e l’angoscia prodotta dall’incertezza sono i prodotti principali della globalizzazione. I poteri statuali non possono fare quasi nulla per placare l’incertezza, figuriamoci sopprimerla. Il più che possono fare è rifocalizzarla su oggetti alla loro portata; spostarla dagli oggetti per cui non possono far nulla su oggetti che possono almeno mostrare di saper gestire e controllare. I prodotti di scarto della globalizzazione - rifugiati, richiedenti asilo, immigrati - si adattano perfettamente a questa definizione Zygmunt Bauman, “Vite di scarto”


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Società

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A

lla manifestazione contro il TAV, il treno ad alta velocità per il trasporto veloce delle merci, non è successo niente di grave, niente manganellate, niente lancio di oggetti, solo un pacifico taglio delle reti di recinzione. In realtà una non notizia se non fosse per i farneticanti ed assurdi timori paventati dai veggenti/ politici di turno. Ma cosa è questa TAV ? È del 1991 uno studio di fattibilità, sulla costruzione di una linea ferroviaria molto veloce che collegasse Torino a Lione, in cui si valuta il transito passeggeri tra Italia e Francia che nelle analisi degli esperti passerebbe da 1,5 a 7,7 milioni di passeggeri, ma poco tempo dopo l’ottimismo si sgonfia l’incremento passeggeri diventa di 7 - 800 mila passeggeri. In seguito la TAV viene destinata al traffico merci solo che su quella tratta viaggia circa lo 0,1 % del traffico su scala nazionale, poi secondo una indagine svizzera il traffico merci tra Italia e Francia è calato da 8 milioni di tonnellate nel 2000 a 2,5 milioni nel 2009. Nonostante le evidenze contrarie, gli scarsi benefici e il costo esorbitante si parla di una forbice tra 15 e 22 miliardi di Euro, ma il costo potrebbe, come da italica abitudine, lievitare, di questi circa il 30% è finanziato dall’ Unione Europea. Per dare un’ idea del costo, con 22 miliardi si costruiscono tre ponti sullo Stretto di Messina (la demenziale opera di recente ritenuta dall’UE non prioritaria, quindi non verrà cofinanziata dall’Europa). Oppure come ricordato da Carabini1, si potrebbe cablare tutta l’Italia a 100 Mb. Nei dibattiti i politici ripetono come un mantra “ce lo chiede L’Europa”, sarà, ma è normale che in Italia gli abitanti sul territorio non siano interpellati, convinti e remunerati prima della realizzazione dell’opera? Si fa così nei paesi civili e così ha

indietro tutta Manifesto contro la costruzione della linea TAV in Val di Susa di Pietro Masiello fatto la Francia. Oppure il governo pensa di risolvere il problema delle proteste militarizzando l’area dei cantieri con polizia antisommossa ed esercito, per i decenni a venire? In Italia lo Stato è semplicemente contro i cittadini e poco importa se si devasta il paesaggio e si rovina definitivamente la bellezza di un territorio a spese dei contribuenti. La realizzazione della linea prevede il traforo di alcune montagne con elementi radioattivi e forte presenza di amianto, perche al di là delle generiche rassicurazioni, nessun ente ha certificato l’assenza di amianto e di elementi radioattivi nel percorso del traforo delle montagne. Ma “piatto ricco mi ci ficco” recita l’adagio e anche in questo progetto la speculazione ed il malaffare sono onnipresenti. Basti citare i numerosi appalti e consulenze vinti dalla Rocksoil, società che fa capo al sig. Lunardi noto alle cronache come passato Ministro alle infrastrutture del governo Berlusconi, o come il sig. Paolo Comastri, direttore generale del-

la LTF (Lyon Turin Ferroviaire) condannato a 8 mesi di reclusione dal Tribunale di Torino per turbativa d’asta. Ma nella crociata pro TAV mancavano all’appello gli orfani della Santa Opposizione del PD (-L). Citiamo alcune perle. Bersani: “non possiamo consentire l’idea che il processo venga bloccato da iniziative prese da una frangia limitata di persone”; l’ex presidente della regione Piemonte

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Mercedes Bresso: “dialoghiamo ma tanto si farà”, dimenticando nel 1985 nella valutazione di impatto ambientale VIA del TAV pubblicato da Franco Angeli, proprio lei insieme ad altri docenti specializzati esprimeva un chiaro giudizio di non fattibilità. Fassino definisce i TAV “antistorici”, ecco un ottimo e lampante esempio di cultura del dialogo proveniente dalla sedicente sinistra. Un altro paradosso: mentre la Lega può urlare “padroni a casa nostra”, al popolo della Val di Susa non viene data la parola e potere decisionale per quello che transita sul loro territorio. Insomma esistono solo i diktat europei ed italiani, la costante disinformazione del governo, le pressioni della lobby del cemento & asfalto. In tutto questo dilagante pensiero unico pro TAV è passata sotto silenzio la petizione che 135 ricercatori hanno inviato al Presidente Napolitano, nella quale si chiedeva che nella costruzione della Parigi - Lione si rispettato il metodo scientifico, ossia l’ analisi rigorosa e seria dei fatti. __________ note

Orazio Carabini sul Sole 24 Ore del 27/01/10

1)


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Appunti di psicologia

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sistono persone in cui i sentimenti montano fino a diventare troppo forti per essere sopportati. In molti casi, al centro di tutto vi è un solo sentimento, in altri c’è un misto di emozioni. Per operare efficacemente con i pazienti cosiddetti “psicotici”, il clinico deve essere capace di riuscire a capire l’origine di tale turbamento. Al centro di tale approccio v’è l’affetto insopportabile. E spesso è solo una questione di affetto insopportabile. Le percezioni deliranti, le allucinazioni uditive, i neologismi, sono stati identificati come criteri che definiscono la psicosi e tali fenomeni psicopatologici hanno portato generazioni intere di ricercatori a cercare di spiegare “l’innaturale”. Armati degli strumenti delle loro rispettive specializzazioni, psichiatri, psicologi, scienziati cognitivi, neurologi, hanno proposto le loro spiegazioni. E in ogni teoria, per quanto diversificata e strutturata empiricamente, l’affetto gioca sempre un ruolo determinante. Il gigante accademico della psichiatria del diciannovesimo secolo, Emil Kraepelin, è stato uno dei primi studiosi a suddividere le psicosi in due gruppi basilari: la malattia maniacodepressiva e la demenza precoce (schizofrenia). Inoltre ha indicato tre dimensioni fondamentali della mente: emozione, cognizione, volontà. Kraepelin ha descritto come queste tre aree vengano colpite in ciascuna di codeste malattie. In termini di emozione, egli considerò in primo luogo la povertà o superficialità delle reazioni affettive; in secondo luogo l’incongruenza delle stesse col contenuto rappresentativo che di volta in volta domina la psiche. Quasi tutti gli studiosi di Kraepelin sono giunti alla conclusione che l’affetto e l’affettività sono alla base della vita mentale. Parallelamente e con i medesimi intenti, un altro studioso si occupò di approfondire l’aspetto emozionale della vita intrapsichica dei suoi pazienti, Carl Gustav Jung. Egli sottolineò

Emil Kraepelin

l’emozione che squarcia la realtà Una teoria clinica per la psicoterapia della psicosi di Davide Tagliasacchi come quello che contraddistingue l’organizzazione della follia da quella della sanità riguarda soprattutto il costituirsi da parte della prima intorno ad un’emozione particolare, piuttosto che su di una premessa logica. Ne consegue che deliri, allucinazioni o associazioni disorganizzate pongono al centro una traccia caratteristica e riconoscibile di un affetto specifico: non possono sussistere tali manifestazioni date “a sé”, ma come conseguenze di tristezza, rabbia, gelosia, paura. Da ognuna di queste manifestazioni di psicosi, può essere scelto un tema del tono affettivo che aiuta il clinico a tradurre il comportamento del paziente in un discorso

razionale, consensuale. Jung indicò una serie di regole, definite come “leggi di associazione”, determinanti nelle piccole frazioni dell’esperienza quotidiana, un’attrazione verso un particolare tono affettivo proprio come i pezzetti di ferro vengono attirati verso un magnete. Successivamente uno psichiatra americano, Elvin Semrad, mise in evidenza l’importanza del legame comunicativo tra l’affetto e la sua rappresentazione simbolica nella sensazione somatica. Non sorprende che, insieme alle componenti cognitivo-ideative dell’affetto (voci tristi), i sentimenti o gli aspetti esperenziali somatici siano anch’essi di importanza fon-

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damentale e persistano nell’età adulta. Sono sentiti e assimilati nel corpo, che ne manifesta l’eccessività: il dolore diviene un “groppo alla gola” oppure pesantezza al petto (peso sul cuore). La rabbia diventa un rimescolio allo stomaco oppure una sensazione di calore alle braccia, nel collo, nella testa, sul viso (il sangue che “ribolle”). La cura delle psicosi e delle sue manifestazioni comportamentali avviene attraverso un processo definito del “riconoscere, sopportare e mettere in prospettiva” i temi affettivi insopportabili, rimasti irrisolti dall’infanzia e che nuovamente travolgono l’io del paziente. In tale modifica, l’affetto funge da “maniglia” che lo psicoterapeuta impugna, nello sforzo di aiutare il paziente ad elaborare i sentimenti insostenibili, quindi a riorganizzarne il comportamento in modo interpersonalmente produttivo. Il terapeuta comincia con i fattori precipitanti (le principali lamentele presentate nella seduta) che hanno portato il soggetto al trattamento, portando alla tollerazione di quello che era insopportabile. Egli sposta poi il lavoro col paziente verso il “ritroso”: con una certa stabilità nel presente, il passato si manifesta, avviene un chiarimento. L’obiettivo della psicoterapia è di aiutare il paziente a raggiungere una completa autosufficienza, portandolo all’incorporazione completa dell’esperito traumatizzante ed emotivamente insopportabile. Nell’era della dipendenza farmacologica, assurgere l’importanza dei trattamenti psicoterapeutici appare quasi come una chimera, l’illusione dell’indipendenza, che non può avvenire, ma in verità è assolutamente possibile. E dove il farmaco annulla il sintomo, il terapeuta scava l’insondabile, portando quella chiarezza, prima dimenticata. Per un maggiore approfondimento sull’ argomento, consiglio la visione del film “Diario di una schizofrenica” di Nelo risi, una storia incredibilmente vera.


L’autogestita: Oasiverde

Il Don Chisciotte

numero 49, gennaio 2012

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Aiutiamo gli uccelli a passare l’inverno Q

uando l’inverno si fa più freddo, mentre noi accendiamo stufe e camini, rimbocchiamo di trapunte i nostri letti… anche gli animali hanno il loro modo di scaldarsi. Gli animali della fattoria hanno le stalle e di notte gli basta tenersi tutti uniti mentre un folto letto di paglia aiuta a non disperdere il calore. All’Oasiverde diverse specie di animali convivono creando inaspettate relazioni e scambi: c’è il maiale Zampa Bianca che durante il giorno passa molto tempo a raccogliere paglia e fieno e li porta per sistemare il giaciglio privato suo e della sua compagna; le due caprette si accovacciano accanto alla parete mentre gli asini, che con la muta hanno il pelo più ricco e folto si stringono nella stessa stanza. Sopra di loro, in un piccolo soppalco, i colombi coi loro piccoli godono del calore che sale dalle presenze sottostanti. Le galline hanno i loro caldi nidi di paglia mentre l’oca bianca Giulio, il guardiano del lago, con la sua compagna Lulù, assieme alle anatre hanno una folta coltre di morbido piumino e le piume più esterne che le proteggono dall’acqua. Le anatre sono uccelli migratori, ma possono diventare stanziali nel momento in cui il posto è favorevole perciò restano con noi perché hanno comunque la possibilità di nutrirsi. …ma gli animali selvatici? Alcuni di loro, come il riccio e il ghiro, vanno in letargo nelle loro tane. Altri, pur non andando in letargo passano molto tempo a riposare, come i pipistrelli, che di tanto in tanto si svegliano e vanno in cerca di cibo, oppure lo scoiattolo, che riposa in cavità nei tronchi degli alberi approfittando della dispensa raccolta nei mesi precedenti. Anche l’istrice esce di tanto in tanto dalla tana

quando fa meno freddo. Altri animali non vanno in letargo ma restano attivi durante l’inverno, come la volpe e la lepre. Grazie alla conservazione delle provviste in certi luoghi di raccolta anche la ghiandaia è in grado per tutto l’anno di mangiare il suo cibo preferito, le ghiande. Nei mesi invernali, da novembre a febbraio, ci sono i pettirossi e gli scriccioli che migrano in Italia dalle regioni del Nord Europa per trascorrere l’inverno in un clima più mite: nel bosco i loro piccoli trilli metallici riempiono gli spazi silenziosi delle foglie morte e della neve. Con il tempo rigido, gli uccelli si trovano ad affrontare molti problemi: il terreno è duro a causa del gelo ed è impossibile catturare gli invertebrati e i vermi che si spostano nei livelli più bassi dove è meno freddo; le giornate sono corte ed il tempo di caccia è limitato; l’energia necessaria aumenta con il calare della temperatura e per mantenere il calore ci vuole combustibile, cioè cibo. Molti uccelli arrivano a perdere il 10% o più del loro peso corporeo durante la notte e nelle brevi ore di luce devono rimpiazzare il grasso perso. Le specie di piccola taglia in particolar modo hanno un bisogno di cibo relativamente maggiore: sebbene siano piccoli infatti la loro superficie corporea è proporzionalmente maggiore e così la dispersione del calore avviene più velocemente. Tra tutti gli animali, gli uccelli sono quelli che devono mantenere la temperatura corporea più alta: tra i 40°C-44°C contro i 37°C dell’uomo. Per questi motivi possiamo aiutare questi piccoli amici a passare l’inverno, offrendo loro del cibo e anche dell’acqua, preziosa per mantenere il piumaggio in ordine. Il cibo extra salva molti uccelli da morte cer-

ta quando fa molto freddo. C’è chi sostiene che nutrire gli uccelli sia sbagliato perché si interferisce con il corso naturale degli eventi: la realtà è che noi interferiamo sempre nella vita degli animali e del loro habitat in quasi tutto quello che facciamo e provvedere con un po’ di cibo ed acqua può essere un modo modesto per sdebitarsi con i nostri piccoli amici selvatici. L’importante è limitarsi al periodo invernale per non creare dipendenze a cibi che devono essere tutt’al più un integrazione al cibo naturale. Potrete costruire una vera e propria mangiatoia con tetto per proteggere il cibo dalla pioggia, oppure basta posizionare pochi avanzi della cucina in un vassoietto e preoccuparsi di togliere di tanto in tanto ciò che non viene consumato. È anche preferibile non posizionare il cibo a terra e ritirarlo durante la notte per non attirare topi. I cibi da evitare sono quelli speziati o salati, mentre il pane deve essere inumidito (con acqua o sostanze grasse) altrimenti rischia di gonfiarsi nel gozzo ed ostruirlo. Ottime sono le arachidi, perché comode da conservare, molto energetiche ed apprezzate da tutti gli uccelli, ma attenzione: se ammuffite o ingiallite contengono l’afla-


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la primavera è alle porte:

Ci aiutate a trovare qualcuno disposto a lavorare la terra?

tossina che è velenosa, perciò controllate sempre che siano “sicure”. Le miscele di semi sono molto apprezzate e possono in alternativa essere amalgamate in burro precedentemente fuso a bagnomaria (si possono creare veri e propri “budini”, cosa molto divertente anche per i bambini, in cui inserire anche biscotti, riso bollito, patate cotte, uova sode, farina e avanzi di cucina). Nel nostro piccolo ognuno di noi può fare qualcosa, divertendosi ad osservare il giardino popolarsi di colorati abitanti ed evitando sprechi in casa. Oasiverde ha inserito questo tipo di approccio in un progetto in vasta scala, il Progetto Birdgarden Oasiverde. Stiamo realizzando un’oasi faunistica per uccelli e piccoli abitanti del bosco, con un’attenzione particolare alla nidificazione e al recupero della fauna selvatica, unendo compatibilmente allo scopo primario di salvaguardia, anche la possibilità di percorsi didattici e attività di avvicinamento e confronto con la vita selvatica tipica dei nostri luoghi. Il tutto con la competenza di esperti del Centro Naturalistico di San Marino e l’impegno sempre sensibile dell’APAS, che si è occupata della creazione di molti nidi che presto posizioneremo nell’area

associazione oasiverde Sede legale: Strada Genghe di Atto, 122/b 47892 - Acquaviva (Rep. San Marino) Telefono: 335.7340580 Fax: 0549.944242 mail: info@oasiverdersm.org web: www.oasiverdersm.org IBAN: SM 22X03 26209 80000 00003 04885 COE: SM21783

attivita’ convenzionate è supportata da

Agrizoo - Allianz/Lloyd Adriatico - Artemisia - Babette - Babylab - Blu notte - Ciquadro Cobafer - Estetique Michelle - Fior di Verbena Food & Science - Legatoria Incipit - Harmoniæ - India World - La rondine - Lavanderia Magic - Layak - Legno Design - Phisicol - Piletas - Salmoiraghi & Viganò - San Marino Vernici Scrigno delle Fate - Titan Gomme - Tutta Natura - Vivaio Zanotti - Zaffbike


Il Don Chisciotte

L’Ippogrifo

numero 49, gennaio 2012

melancholia Può darsi che non ci sia nessuna verità per cui provare un ardente desiderio, ma che il desiderio di per sé stesso è già vero

Lars Von Trier

di Angelica Bezziccari

L

o scrittore francese A. J. Pernety nel ‘Dictionnaire’ che pubblicò nel 1758 scrive: “Melancolia significa putrefazione della materia, perché il colore nero ha qualcosa di triste, e perché l’umore del corpo umano chiamato melancolia è considerato come bile nera e cotta, che causa vapori tristi e lugubri”.

Inoltre aggiunge che “la materia al nero degli alchimisti è chiamata anche ‘primo segno’ dell’opus poiché senza annerimento non ci sarà bianchezza”. Ecco che il titolo del film in questo caso (e per fortuna non ne è stata fatta nessuna traduzione in italiano) diventa parte del

film e ne spiega in parte il senso. Un film sulla fine del mondo, ecco quello che può sembrare Melancholia alla prima lettura di qualche recensione generalista. Invece è molto altro. Ci sono Justine e Claire. Justine (Kirsten Dunst) neosposa, è alla sua festa di nozze organizzata dalla sorella nei minimi dettagli, insieme a tutti gli altri. Gli invitati, i genitori e i parenti. Anche lo sposo. Ma Justine non sembra interessata. Sente tutta la falsità, la pesantezza di quel rito, di quel suo doversi accomodare a un ruolo prestabilito. Sullo sfondo Melancholia. Cos’è, una stella? Si chiede Justine. La terribile angoscia che la sovrasta, proprio come il pianeta che passerà vicino alla

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Terra, non riesce a essere né risolta, né capita dalla sorella Claire. In questo mondo ovattato, una villa come luogo dell’azione, circondata dalla Natura, la quale gioca un ruolo niente afatto secondario. Niente altro di rilevante, sembra non esistere televisione, non esistono media. Justine è la parte oscura. È la parte che non vede un senso, che si sente oppressa, che non riesce a vivere. A vivere questa vita, beninteso, cioè la vita di Claire. Claire è la parte luminosa, razionale. È la donna che non sbaglia, socialmente inserita, che ha un ruolo, che sa cosa vuole e chi è. Finchè non arriva Melancholia. Allora le parti si ribaltano, e tutto cambierà, per Justine


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e per Claire. Il regista mostra tutte le possibili reazioni: nel ristretto gruppo di personaggi, c’è chi si affida alla scienza, chi alla magia, chi agli antidepressivi o al suicidio, svelando così in extremis la sua vera natura; perchè è nei momenti di disperazione che si svela veramente per quello che è l’animo umano. Ed è così che la depressione di Justine trova un senso nel tutto, in un mondo che non merita di essere salvato. Proprio così: niente spoiler, visto che Von Trier apre e chiude il film allo stesso modo, con la distruzione della Terra, divorata da questo grande Pac Man, il pianeta Melancholia. La catastrofe non è in stile ‘armageddon’. Ci sono inquadrature e fotografia splendidi,

citazionismi e omaggi al mondo dell’arte: indimenticabile e struggenti i primi minuti al ralenti, con il sottofondo del dramma musicale wagneriano Tristano e Isotta. Sicuramente qualcosa al di là del puro omaggio al compositore; si dice che nel Tristano Wagner abbia voluto “mettere in scena” la filosofia di Shopenauer. Scrisse che l’incontro con il grande filosofo gli aveva rivelato il “cordiale e sincero desiderio di morte, la piena incoscienza, la totale inesistenza, la scomparsa di tutti i sogni, unica e definitiva redenzione”. Proprio come l’atteggiamento di Justine verso la fine imminente. Dunque nessuna scena violenta, di morte, o terrore… almeno quello

fisico. Qui non c’è il solito presidente americano che tenta di rassicurare tutti, non c’è il solito eroe buono che salva il mondo. Di solito nei film di Lars von Trier non ci sono eroi. Di solito ci sono personaggi anche molto cattivi. Di solito ci sono personaggi che sono schifosamente umani. Con i loro grumi di paure, di bassezze, di meschinità. Per questo i film di Lars Von Trier spesso non vengono accettati né compresi da chi si rifiuta di vedere tutto ciò prima in sé stesso, e poi negli altri, e continua a recitare la commedia del buonismo a tutti i costi, anche a quello di recitare una parte, fino a sentirsi burattini sbattuti in una commedia mal scritta. Infine, una grande domanda. La visione di questo immenso pianeta

che collide con il nostro fino a farlo sparire, che Justine vede prima di tutti gli altri (è una stella?) e poi sempre più vicino… ci mette di nuovo di fronte alle nostre megalomanie umane, ai riti terrestri, ma soprattutto, se la Terra scompare… è la fine di tutto, o è la fine di tutto per noi? O meglio, la fine della materia significa la fine di tutto? E nonostante questo, può aver avuto un senso comunque? Lars Von Trier ci ha dato, in modo chiaro, la sua personale risposta. L’unica certezza che può dare questo film, è che che non esisterà mai posto abbastanza sicuro per nascondersi dall’Ignoto, da sé stessi e da tutte queste domande che l’Uomo continuerà a porsi, “poiché senza annerimento non ci sarà bianchezza”, come ha scritto Pernety.


Spiritualità

io non mi lamento di Elena Guidi

è

il titolo di uno dei libri che amo consigliare. Ed è anche la sfida che ho intrapreso dopo averlo letto. Ventuno giorni filati senza lamentele. Ci sto provando da più di un anno e posso assicurarvi che riuscirci non è banale. La proposta parte dall’autore, un reverendo americano, Will Bowen, che ad un certo punto nota qualcosa che abbiamo tutti quanti sempre sotto gli occhi: non solo l’essere umano ha una spiccata tendenza a lamentarsi, ma sulla lamentela basiamo la gran parte delle nostre interazioni con gli altri. Ci lamentiamo del tempo, del governo, della salute, dei famigliari, dei colleghi di lavoro…quasi fosse diventato il modo più normale di relazionarsi. Ora, il motivo per cui dovremmo desiderare di liberarci dalla lamentela è innanzitutto il fatto che lamentandoci emettiamo vibrazioni basse (energia negativa) e ci concentriamo su qualcosa che non ci piace, regalando quindi ancora più forza all’oggetto della nostra lamentela. Sul sito creato da Bowen “AComplaintFreeWorld” si legge a mo’ di slogan: Your complaints may seem fully justified, but realize that whenever you complain, you are placing your order for more of the same. Non si tratta di stabilire se le nostre lamentele siano o meno giustificate, ma di renderci conto che nel momento in cui ci lamentiamo di qualcosa stiamo compilando un modulo di richiesta per avere altri articoli dello stesso genere. In poche parole, se mi lamento della mia cattiva salute non faccio che attirarmi altri problemi di salute. Se continuo a lamentarmi di quanto sia insopportabile quel collega, certamente il mio rapporto con lui peggiorerà ancora. Se, invece, comincio a sostituire la lamentela con un commento costruttivo, sforzandomi di sottolineare sempre gli aspetti positivi di una situazione o di una persona oppure andando alla ricerca fattiva di una soluzione al mio problema, non solo vedrò cambiare le cose in meglio

Il Don Chisciotte

numero 49, gennaio 2012

più rapidamente di quanto mi aspetti, ma contribuirò a migliorare il clima generale intorno a me, in quanto anche le vibrazioni di tipo superiore si propagano e contagiano l’ambiente circostante. In secondo luogo, per chiunque stia facendo un percorso spirituale basato sulla consapevolezza che la realtà esterna non esiste di per sé – oggettivamente – ma solo come prodotto, per quanto inconscio, della propria soggettività, la lamentela è qualcosa di insensato, che contrasta in modo inconciliabile con il principio secondo cui ognuno è Re e creatore di ciò che percepisce come realtà. Infatti com’è possibile lamentarsi di qualcosa che noi stessi abbiamo voluto? La lamentela è segno che ancora ci sentiamo vittime di un mondo esterno che produce eventi indesiderati e a cui non possiamo opporci. Liberarcene costituisce un grande passo in avanti verso la conquista di una più ampia consapevolezza. Ma torniamo alla sfida. Si tratta di osservarsi durante la giornata (è richiesta quindi già una discreta capacità di presenza) e di fare un certo gesto ogni volta che ci si sorprende a lamentarsi. Quello che Bowen propone è di cambiare polso ad un braccialetto (di plastica viola, che è possibile acquistare insieme al libro o ordinare sul sito), ma ognuno può inventarsi un suo gesto personale da ripetere, per esempio tenere un sasso in tasca e spostarlo da una tasca all’altra. Qualunque sia il gesto, esso rende

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consapevoli di quante volte, e per quali motivi, ci si lamenta. Il traguardo dei ventuno giorni è fissato facendo riferimento alla capacità della mente di “sostituire” una vecchia abitudine con una nuova, cosa che avverrebbe, appunto, dopo aver applicato per ventuno giorni consecutivi una nuova modalità di comportamento. Attenzione: il pensiero non conta! L’importante è non esternare, non esprimere, la lamentela. Ciò che la bocca si abitua a dire la mente si abitua a pensare. Riuscendo nell’impresa di non lamentarsi per tre settimane la nostra mente dovrebbe a quel punto avere interiorizzato il cambiamento e quindi non produrre più lamentele. A questo punto (beato chi ci arriva) non siamo più esseri che si lamentano, non ci attiriamo più cose che non vogliamo, non contribuiamo a diffondere pensieri e parole negative, ma anzi interrompiamo il circolo vizioso, perché il fatto stesso di non dare corda a qualcuno che si sta lamentando scoraggia il “lamentante” ed impedisce quindi l’emissione di altra energia negativa. Riuscite a “vedere” l’effetto domino che questa pratica può innescare su larga scala? E’ soprattutto l’enorme potenziale intrinseco ad affascinarmi in questa idea che è stata “lanciata” nel mondo. Sei milioni di persone attualmente hanno al polso il braccialetto. L’1% dell’umanità che non si lamenta, o che ci prova, è una potenza d’amore dagli effetti incalcolabili. http://newera74.blogspot.com/


Lettere al giornale

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Riceviamo e pubblichiamo

il don chisciotte Andrè Gide: “Senza rischi non si fa nulla di grande” di Gabriele Nicolini

H

o ricevuto oggi il giornale “Il Don Chisciotte” assieme ad altri giornali sammarinesi e italiani che mi affretto a leggere, tanta è la fame di sapere, di apprendere, di conoscere i gravi problemi che ormai travagliano non solo San Marino ma tutta l’Europa. Con grande meraviglia leggendo l’articolo del Don Chisciotte “L’assenza di rispetto per il Cittadino” vedo che al direttore Roberto Ciavatta due Segreterie Istituzionali (Segreteria di Stato per l’Industria e Segreteria di Stato per la Giustizia) negano dati da lui richiesti non a scopo personale o per curiosità, ma per informare correttamente e coscientemente i cittadini - come deve essere fatto da una stampa degna di tale nome - sui fatti relativi al caso Bacciocchi e non solo. A questo punto mi chiedo: deve o no il Cittadino sapere la verità e i fatti e gli avvenimenti che lo riguardano anche da vicino? SI o NO? Quando poi vengono presi provvedimenti, alle volte anche pesanti sulla sua testa? È inutile che D’Artagnan1 faccia delle affermazioni come questa: “ma la cosa stupefacente, lui dice, è che nessuno protesta”. Caro D’Artagnan per poter protestare bisogna conoscere a fondo le cose, bisogna che la stampa faccia il suo dovere (per di più qui da noi non c’è nessuna stampa d’inchiesta) se permette le faccio io una domanda: non le pare che questa sia una grossa anomalia di San Marino? Si dicono

le cose quasi sempre a metà, possibilmente non si fanno mai nomi anche quando sarebbe necessario. Dove vuole andare in questa situazione? In Italia, per quanto le cose potrebbero andare meglio, non si hanno remore nell’informare come si deve la popolazione che deve sapere chi è pulito e di conseguenza per chi può votare. Tenendo tutto nascosto si corre un grande rischio anzi vorrei dire un grande pericolo: l’involuzione della politica, il caos politico, e nello stesso tempo il menefreghismo, il gioco allo sfascio “tanto sono tutti uguali”. Sapesse quante persone ho sentito fare questi ragionamenti e molti ti

dicono: come è andata a finire la storia di quel ragazzo morto in piscina, come è andata a finire la storia del Dott. Muccioli e del certificato, come è andata a finire la storia del censimento e così di molte altre cose, come vede anche noi abbiamo i nostri piccoli o grandi misteri, non solo l’Italia. Allora mi permetto di ricordare a tutti una frase celebre ed un ammonimento di Ignoto, essa dice: “chi nasconde piaghe e sofferenze di un popolo non lo ama; la non informazione rischia di diventare la “deformazione della coscienza e di farsi complice della sua decadenza”. L’ articolo del Don Chisciotte ha richiamato alla mia mente un altro articolo letto prima su La Tribuna del 4 novembre 2011 e poi sul sito della Democrazia Cristiana, scritto dal giovane Presidente di quel Partito Teodoro Lonfernini nipote di tanto nonno e di tanto Padre. Articolo che condivido in pieno e che dovrebbe aver avuto grande risonanza su tutti i giornali sammarinesi e italiani. Ma guarda il caso così non è stato!

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Lonfernini chiede un Parlamento pulito e chi è “inguaiato” faccia un passo indietro, io direi anche due: sarebbe ora che i Consiglieri di tutti i partiti si guardassero negli occhi e incominciassero a fare un po’ di pulizia perché è inutile far finta di nulla; per dove è arrivata la malavita organizzata e per quello che ha fatto non ci credo che nessuno sappia niente. In definitiva vedremo cosa farà la Commissione d’inchiesta, speriamo però non passino 10 anni e tutto vada nel dimenticatoio. Non posso finire che gridando a tutti i concittadini non abbiate paura, solo uniti si vincono queste battaglie. Il mostro solo così sarà abbattuto, mettiamo da parte ogni nostro altro interesse, facciamo sì che la nostra immacolata bandiera bianco-azzurra torni vittoriosa a fremere al vento di una nuova riconquistata libertà. Libertà di chi ha cacciato l’usurpatore, EVVIVA SAN MARINO E LA SUA REPUBBLICA. __________ 1) vedi “La Tribuna” del 11/10/11

Ringraziamenti a Gabriele

C

aro Gabriele, non si può dire ci si conosca a fondo, né che si abbia idee o caratteri simili. Sicuramente sai quanto questo piccolo mensile indipendente penetri nei gangli della Repubblica, e quanta paura faccia chi non si arrende e continua a dire apertamente le cose come stanno. Diranno certamente, o penseranno, che questa tua “ripresa” della mia denuncia del mese scorso sia stata “pilotata”, che io abbia chiesto a qualcuno di farmi “da sponda”... a poco servirebbe tentare di convincerli che ci sono persone non in vendita, che non scrivono né pensano “su commissione”: non ne conoscono. Dunque scrivo questa risposta “per noi” e per quelli come noi, che ancora si emozionano quan-

do qualcuno condivide le loro idee, e lascio alla cattiva fede dei detrattori di ogni sponda la fissità sterile dei propri pregiudizi. Scrivo a te per ringraziarti col cuore, sentitamente. Siamo molto diversi, ci conosciamo poco, eppure credo si possa dire che reciprocamente rispettiamo, l‘uno dell’altro, l’indipendenza di pensiero e l’assenza di peli sulla lingua. Credo che il tuo breve articolo sia la migliore testimonianza di come in questo paese persone con fedi, età, background culturali ed idee diverse possano trovare un minimo comun denominatore nella legalità, nella giustizia, nella trasparenza: proprio ciò che ci negano per tenerci separati, inoffensivi. Per me, credo tu lo intuisca e

condivida questa indifferenza per l’arroganza di chi si trincera dietro il silenzio e la fuga per timore di perdere privilegi, valgono molto più poche righe di sostegno tue che intere pagine di equilibrismi sporcate per non dire nulla. La tua onestà intellettuale, e la stima che nutro nei tuoi confronti, mi ripagano del fango che inevitabilmente si riversa su chi non si adegua ai sistemi che ci sovrastano. Dunque con te, al di là di ogni differenza di vedute che ci contraddistingue, mi auguro che il nostro tempo sia quello favorevole a cacciare l’usurpatore. A patto che si chiarisca da subito che l’usurpatore non viene da fuori, ma sta qua, da sempre, in mezzo e sopra a noi! R.C.


Dal 2004 contro i mulini a vento!

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Redazione DIRETTORE: Roberto Ciavatta editing: Angelica Bezziccari INDIRIZZO: Via Ca’ Giannino 24 - 47895 - Domagnano (RSM) TEL: 0549. 878270 / MAIL: info@associazionedonchisciotte.org SITO WEB: www.associazionedonchisciotte.org COLLABORATORI: Elena Guidi, Pietro Masiello, Gabriele Nicolini, Oasiverde, Stefano Palagiano, Jack Sparrow, Davide Tagliasacchi

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