Don Chisciotte 24, ottobre 2009

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IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Numero 24 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Giornale gratuito - vietata la vendita

Discarica a cielo

Tra chi continua a dire che “tent I fà quel chi vò”, e chi invece si indigna. Ma è tutto in regola, non ci turba? Indaghiamo finché non avremo risposte

aperto a Torraccia

Appunti di psicologia

Il paziente

narcisista

ottobre 2009

pagg.

2e3

Sopra di noi niente

Es...cogitando

“Nel nome di Dio, amen”,

Allattamento artificiale

Teodoro Forcellini

per per un uomo che regredisce passando . 6 Darwin e la

Francesco è

L’ippogrifo

a pag.

10

Anche San

una macchina da soldi?

Replica all’articolo “Buoni e cattivi” pubblicata sul Don Chisciotte di Agosto a pag.

16

pag

cremazione

a pag.

Don Chisciotte

La vera natura di Citizen Kane

Recensione del miglior film di sempre

Oasiverde

pag.

4

14

Volantini col preservativo + Carta canta . 12 e 13 pagg

Gli articoli di “Sopra la panca campa, sotto la questo mese panca crepa” + “Oasiverde Fest” Pagg. 8-9


San Marino - l’indagine Qualche settimana fa un amico ci segnala movimenti strani a Torraccia: c’è una discarica di materiale di scarto dell’edilizia: si può fare? Questo amico ha chiesto ad un residente in zona, il quale gli ha risposto: “Sì, è una discarica, ma tanto la terra lì è di Lonfernini, e lu e fà quel che vò (lui fa quello che gli pare)”. Non ci è parsa una motivazione esauriente (per quanto tristemente frequente tra i sammarinesi), così ci siamo messi ad indagare. A Torraccia c’è effettivamente una “discarica di materiali inerti” su terreno di proprietà dei Fratelli Lonfernini (Pier Marino, Giuseppe, Settimio, Carlo e Leonardo). Sul luogo ho chiesto ad un camionista che stava per scaricare il suo carico di macerie, di cosa si trattasse. Mi ha risposto: “è una discarica, ci abbiamo messo dieci anni per farci dare i permessi. È tutto in regola”. E poi ha aggiunto: “Poi qui è San Marino”, come a dire che qui ognuno “fà quel che vò”! Il suo parlare in terza persona plurale stava evidentemente per la G.A.D., Gruppo Autotrasporti Dogana, di cui il camionista indossava la maglietta e il cui nome campeggia come committente all’entrata della discarica assieme al nome della “Frant Eco – frantumazioni ecologiche, ditta su cui ancora non abbiamo indagato. La G.A.D. è presieduta da Stefano Ercolani, e ha due consiglieri: Mirco Ercolani e Antonio Guidi. Sindaco unico è Remo Raimondi. La G.A.D. ottiene riconoscimento giuridico il 15/12/03: strana coincidenza di tempi con i permessi per la discarica a Torraccia (la cui domanda era stata avviata il 20 gennaio 2003). Come si ottiene il permesso per una discarica a San Ma-

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La nostra indagine! ACDC contro i mulini

Cartello traballante all’ingresso della discarica

Discarica a

cielo aperto a Torraccia 580.000 m3 di materiale inerte sopra un lago rino? Che controlli ci sono? Già, perché questa discarica dovrebbe accogliere solo materiali inerti, ma chi controlla che, ad es., nessuno faccia il furbo e scarichi, che ne so, dell’amianto, qualche rifiuto tossico o speciale? All’UGRAA (non scriviamo la fonte perché uno dei fratelli Lonfernini è dirigente dell’Ufficio Gestioni Risorse Ambientali ed Agricole, cioè dirige l’ufficio che deve controllare che nei suoi terreni non si commettano illeciti… controllato e controllore) ci confermano che proprio i controlli sono il punto debole a San Marino, dunque nessuno sa se e come si rispettino gli impegni presi! C’è una discarica, e non ci sono controlli: ci si fida!

Ma anche se si trattasse “solo” di materiali inerti, è davvero così semplice poterli interrare in una discarica sopra un lago? In Italia si può, oppure si devono sbrigare controlli e verifiche prima di smaltire questo materiale (materiale che, lo ricordiamo, deriva dalla devastazione territoriale della cementificazione irrazionale dei palazzinari, che ha oramai fatto di San Marino un colabrodo)? A San Marino, evidentemente, si può! Tutto è in regola, c’è il permesso di operare in tal senso. Certo, ci sono incongruenze che indagheremo e che in parte preannunciamo questo mese, ma non c’è dubbio che gli uffici preposti abbiano permesso a questi proprietari terrieri

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di “fare quel che vogliono” nei loro terreni. È normale? Se decidessi di riversare nel mio terreno dei rifiuti umidi tal quali.. potrei farlo così, senza colpo ferire? Nel dettaglio: 20 gennaio 2003: Viene presentata “Relazione tecnica di fattibilità” del progetto di “Bonifica idrogeologica e discarica di materiali inerti”, dal geom. Emanuele Lonfernini (parente stretto dei proprietari dei terreni: una persona super partes!) e il geol. Cristiano Guerra. In tale relazione si parla di “coltivazione della discarica” (riversare materiali di scarto e privi di controllo equivale a coltivare?), e di “ottenere un recupero totale dell’utilizzo dell’area tramite la realizzazione di una discarica” (se questo non è un ossimoro!). Ma che recupero? Qui sta il culmine dello humor degli estensori: “Una volta ultimata la coltivazione della discarica si ritiene plausibile un utilizzo dell’area a scopo culturale o a pascolo” (sottolineatura nostra). Scopo culturale? Boh! Forse per fare visite guidate e spiegare ai bambini che verranno come siamo stati bravi a distruggere la bellezza della natura! Si leggono poi i dettagli tecnici della discarica: “realizzazione di un fronte costituito da un rilevato in terra messo in opera con opportuni accorgimenti… questa opera ha la funzione di chiudere il solco vallivo come una sorta di diga, a monte della quale può avvenire i conferimento di materiale inerte”. Cioè si mette giù un “tappo” in fondo alla valle (o una diga, sperando non simile a quella del Vajont), e su di essa si riversano tanti inerti quanti ce ne stanno. Ma quanti ce ne stanno? Il corpo della discarica misura m.190 x m.480, e può ospitare fino a 580.000


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metri cubi di materiale! Siamo certi che chi ha disegnato l’opera abbia svolto il tutto a regola d’arte, ma era così anche per il centro dell’Aquila, anch’esso colmo di materiali inerti, che una volta colpito da terremoto si è ribellato (la terra si ribella alle nostre costrizioni) creando voragini responsabili dei crolli di diverse abitazioni e delle morti dei loro abitanti! 16 luglio 2004: Il C.T.S. (Comitato Tecnico Scientifico), presieduto allora da Giancarlo Venturini, allora come ora Segretario di Stato al Territorio (è il rinnovamento alla sammarinese!), approva la discarica con alcune “restrizioni”: salvaguardare la fascia di vegetazione di Monte Olivo, arretrare il fronte della discarica di 10 metri dal lago a fondo della vallata, e accedere al sito da parte di Coriano (occhio non vede, cuore non duole...). 22 marzo 2005: con delibera 14 la C.U. (Commiss. Urbanistica) approva la bonifica, chiedendo nuova documentazione che accolga le prescrizioni del C.T.S. Lo stesso giorno (quando si dice il caso!) il Congresso di Stato, su relazione dell’onnipresente Giancarlo Venturini (anche lui tecnico e controllore), approva con delibera n.35 la “bonifica idrogeologica” della zona. Eravamo nel pieno del “governo straordinario”, cioè al governo c’erano tutti: democristiani, gli attuali DdC, l’attuale AeL, l’attuale PSD e l’attuale PSR di Andreoli. Governo tristemente noto, e le date non sono mai una casualità: si sa, a San Marino in vista di elezioni i lotti si sbloccano con una certa facilità! 29 settembre 2005: con delibera 25 la C.U., visti i nuovi elaborati presentati e la delibera 35 del Congresso di Stato, approva la “bonifica idrogeologica” (si noti che

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non si parla mai, nei docu- temporale a 6 mesi? menti ufficiali, di discarica), 13 febbraio 2006: con dea patto che la viabilità di ac- libera 27 l’U.U. (Ufficio Urcesso provenga dal comune banistica), presieduto da di Coriano. Emanuele Valli, approva in 13 gennaio 2006: viene inol- pieno il progetto. Valli è l’attrata domanda di concessio- tuale dirigente della A.A.S.S. ne edilizia. Il committente è che qualche mese fa ha sola neonata G.A.D., che ottie- stenuto (si veda nel nostro ne la comsito, alla pam i t t e n z a chi controlla che gina “no ing r a t u i t a - nessuno faccia il furbo ceneritore” mente, evi- e scarichi dell’amianto, all’interno qualche rifiuto tossico tando così della “galleo speciale? Se il di pagare controllore è anche il ria eventi”, i contributi controllato, com’essere il botta e riconcessori: tranquillizzati? Come, sposta con quando si in un paese in cui da lui) che ricidice l’altrui- sempre i controlli sono clare i rifiuil vulnus? smo! ti non con6 febbraio viene (me2006: il comune di Coriano, glio riciclare le persone che con il Prot.1987, autorizza il i rifiuti, come lui, Venturini, e transito di mezzi sul suo ter- lo stesso proprietario terriero ritorio per raggiungere i ter- Lonfernini – anche lui con un reni. Però della discarica breve trascorso alla dirigenza non si fa menzione. Coria- dell’AA.SS. – confermano), . no autorizza il transito solo 9 marzo 2006: inizio lavori. per effettuare la bonifica dei 23 gennaio 2007: Piersanterreni, solo per un periodo te Battistini fa richiesta di di sei mesi, e solo a patto visura all’U.U. della pratica che l’impresa committente edlizia. Come mai? Pensava provveda alla “installazione ci fossero irregolarità? Glie lo di segnalazioni diurne e not- chiederemo. turne, cartelli di avviso, illuminazione”. Dunque, nonostante strane Ma Coriano sa e non men- coincidenze di date e nomi ziona, oppure non sa affatto che si intrecciano per tutto che tale autorizzazione servi- l’iter di approvazione del prova per una discarica? Sa che getto, esso ha il nulla osta a segnali e illuminazioni non procedere. sono stati installati? Sa che Tuttavia ci pare si debba la discarica è ancora attiva chiarire alcune questioni, nonostante la sua limitazione cosa che faremo nei prossimi

Discarica vista da Str. Ca’ Morri

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mesi, e cioè: 1: in Italia si può riversare scarti edili a cielo aperto? 2: il comune di Coriano sa che le sue prescrizioni non sono state attuate? 3: perché negli atti pubblici si parla sempre solo di bonifica idrogeologica e mai (o quasi) di discarica (la nostra fonte all’UGRAA conferma che spesso i progetti di bonifica sottendono a discariche di inerti: è una prassi. Ci va bene così? 4: che controlli fa (o non fa) lo Stato, per prevenire eventuali sversamenti di materiali inquinanti? 5: perché simili interventi non vengono sottoposti al vaglio dell’opinione pubblica, forse preoccupata per i loro risvolti ecologici? 6: alla discarica si possono sversare anche inerti provenienti dall’italia? (in 15 minuti di appostamento hanno scaricato almeno 10 camion provenienti da Coriano e targati Italia) 7: è mai stata analizzata l’acqua del laghetto alla base della discarica? Ci siano tracce di materiali inquinanti imputabili alla discarica? Nei prossimi mesi rivolgeremo queste domande al comune di Coriano, ai nostri governanti (gli stessi di allora) e ai proprietari terrieri. Finché non ci sarà chiarezza su una “prassi” che, personalmente, ci turba!


Cinema e letteratura

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L’ippogrifo

Chi era Orson We

La vera natura di Citizen Kane

Orson Welles, grande gio 1915 nel Wisconsin tatto con le più svaria Europa, a Dublino, ed Theatre. Dopo quella e a lavorare per svariate dio, con il programma “ scatena il panico negl che i marziani siano sb nico gli apre le porte d Nel 1941 dirige ed inte diretti: L’orgoglio degl (1948) Macbeth (1948 numerose opere teatra

a cura di Angelica Bezziccari

Recensione del film “Quarto potere” di Orson Welles, tra le diverse letture che si possono dare al capolavoro definito “miglior film di tutti i tempi” “Se volete un lieto fine, questo dipende, naturalmente, da dove interrompete la vostra storia” Orson Welles

Il miglior film di tutti i tempi. Così lo ha definito l’American Film Institute nella classifica dei 100 film più belli della storia del cinema, stilata nel 2007 e ancora in vigore. E’ sempre difficile scegliere tra tante opere d’arte la migliore, ma sicuramente Citizen Kane (Quarto potere è la traduzione in italiano) è un validissimo film con regia e sceneggiatura firmate da un maestro: il poliedrico Orson Welles. Nel 1941, quando Orson ha solo 26 anni, esce il suo primo lungometraggio; per il protagonista si ispira a un uomo reale e alla sua vita, ovvero il magnate della stampa William Randolph Hearnst. “Quarto potere racconta la storia dell’inchiesta fatta da un giornalista di nome Thompson per scoprire il senso delle ultime parole di Charles Foster Kane, poiché

il suo parere è che le ultime parole di un uomo devono spiegare la sua vita. Forse è vero. Lui non capirà mai cosa Kane volesse dire, ma il pubblico, invece, lo capisce. La sua inchiesta lo porta da cinque persone che conoscevano bene Kane, che lo amavano e lo odiavano. Gli raccontano cinque storie diverse, ognuna delle quali molto parziale, in modo che la verità su Kane possa essere dedotta soltanto come d’altronde ogni verità su un individuo - dalla somma di tutto quello che è stato detto su di lui.” Così Orson Wells spiega la trama, ma questo non basta a darne il senso esatto. Fin dalle prime inquadrature lo spettatore capisce che sta iniziando qualcosa che non è solo un film, ma una sorta di melodramma su pellicola, che racchiude più forme d’arte: la musica si inserisce a ragione tra i protagonisti (colonna sonora di Bernard Herrmann, lo stesso compositore delle musiche di Taxi Driver), l’esperienza teatrale fatta da Welles è evidente in più scene, e la scenografia maestosa è un mezzo di citazionismo delle arti visive e plastiche fuori dal comune.


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elles

attore e regista americano, nasce il 6 magn, USA, e vive un’infanzia privilegiata a conate forme d’arte. Giovanissimo approda in entra a far parte della compagnia del Gate esperienza, torna negli Stati Uniti e continua e compagnie teatrali. Nel 1934 debutta in ra“La guerra dei mondi”. Il 30 ottobre del 1938 li Stati Uniti: parlando alla radio fa credere barcati nel New Jersey. Il successo radiofodi Hollywood. erpreta Quarto potere. Tra gli altri film da lui li Ambersons (1942), la signora di Shanghai 8), Otello (1952), Il processo (1962) ed anche ali; muore a Hollywood il 10 ottobre 1985. Orson Welles sintetizza con la sua prima opera quello che è per lui cinema, cioè magia, un mondo onirico, un muto accordo tra lo spettatore, che diventa bambino e finge di credere - o forse crede davvero - alle favole raccontate dalla mamma-regista; il cupo maniero delle prime scene sembra quell’archetipo favolistico che ognuno di noi si è immaginato in tutti i racconti horror. Al di là delle mirabili innovazioni stilistiche, vi è un contenuto che esalta la forma. Infatti, la narrazione della vita del magnate della stampa Kane, non è solo un pretesto per far comprendere il potere manipolatorio che ha sulle idee della gente chi detiene i mezzi d’informazione. In Italia traducendo il titolo con “Quarto potere” (in aggiunta ai tre poteri dello Stato formulati da Montesquieu) forse si volle trasmettere principalmente quest’idea che certamente è vera e va tenuta sempre in considerazione, soprattutto pensando all’attuale situazione italiana. Non è però l’unica chiave di lettura del film. “Quarto potere” è anche un gioco psicologico, un invito che stimola lo spettatore a riflettere sulla vera natura di ogni uomo,

che nonostante sia coperta da numerose maschere pirandelliane, esiste, è il vero Sé che non può certo essere ridotto ad un aggettivo, ma può essere fatto emergere se si guarda al passato, cioè all’infanzia. Kane è il simbolo di un altro “american dream” fugace e ingannevole, ma non per questo meno affascinante.

Boicottati ma imperdibili Segnaliamo due film imperdibili e, guarda caso, quasi introvabili, e per nulla pubblicizzati in Italia. Il primo è “Videocracy”, i cui spot non sono passati in tv (chissà come mai), ma era stato segnalato nei film imperdibili dal nostro giornale del mese scorso. Appena uscito nei cinema (ma quasi nessuna sala lo trasmette) Videocracy è un documentario (regia di Erik Grandini, Svezia) che racconta il potere della televisione in Italia con materiale di repertorio e interviste a Lele Mora (amico di Berlusconi il cui cellulare suona “Faccetta nera” e propone un video in cui si alternano immagini di Mussolini e svastiche) e Fabrizio Corona (che si dichiara un “Robin Hood” che ruba

ai ricchi per dare a se stesso). info su www.mymovies.it/ film/2009/videocrazia Il secondo è “Home”, film girato dal fotografo Yann Arthus-Bertrand e co-prodotto da Luc Besson, composto di splendide foto aeree che ci ricordano la straordinarietà del nostro pianeta e la distruttività idiota dei nostri simili. Si tratta d un film uscito in contemporanea in tutto il mondo in forma non-profit, gratuitamente fruibile (in inglese) su www. youtube.com/homeproject Ecco la presentazione del regista: “la cosa importante non è che il 50% delle foreste sia scomparso, ma che il 50% ci sia ancora. Quello che è importante oggi è che

siamo 6 miliardi di esseri intelligenti che possono agire. Attraverso la qualità delle immagini e dei suoi contenuti, questo film permetterà alle persone di capire che tutti abbiamo delle responsabilità e che tutti possiamo agire nel nostro piccolo”. E quella di Luc Besson: “Sono sempre stato un amante del Pianeta, e più volte ho provato a mostrare alle persone i suoi aspetti più belli attraverso i miei film. È stato quindi naturale unirmi a Yann nella produzione di questo fantastico progetto.”


Filosofia e società Es... cogitando

a cura di Roberto Ciavatta

Allattamento artificiale per un uomo che regredisce

Spunto di riflessione dall’articolo “Il gatto, il topo, la cultura e l’economia” di Anselm Jappe. Il feticismo della merce inghiotte l’arte, sempre più asservita ai soldi e alle logiche di potere, incapace di farsi “critica” A proposito di “feticismo del denaro”, cioè del denaro elevato a feticcio, a divinità: sulla banconota da un dollaro campeggia la piramide, simbolo della loggia massonica denominata “Illuminati” (fondata nel 1776, data della dichiarazione di indipendenza americana). Il simbolo reca la scritta “Annuit Cœptis - novus ordo seclorum”, cioè “Egli approva le nostre imprese - nuovo ordine delle epoche” (dove egli, l’occhio in cima alla piramide, non è il Dio cristiano ma quello teista venerato dai massoni). Difficile capire se i banchieri americani intendessero parlare della nazione oppure del denaro che avrebbe governato il mondo. Il fatto che stia sul dollaro, e le politiche iperliberiste americane, fanno propendere per la seconda ipotesi.

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Oltre alle merci ogni società fare eccezione per le opere crea una rappresentazione di d’arte? sé e del mondo: la religione, Nel 1995 a S.Francisco, rila morale, l’arte fanno parte corda Jappe, ci fu lo “State di questi codici simbolici so- of the world forum” in cui ciali. i potenti del mondo deciseIl capitalismo ha separato la ro che per ammansire l’80% sfera simbolico/culturale da della popolazione mondiale quella economica (il lavoro, che non serve più a produrfondamento della produzio- re, si sarebbe usato il “Tyttne), ponendola nelle condi- ytainment”: un nutrimento di zioni di valutaentertainment re il lavoro dal Gli artisti or- abbrutente per di fuori, critiuna mai sono ra- ottenere cando le esiletargia simigenze inuma- ramente altro le a quella del i nuovi neonato che ne della produ- che buffoni e can- ha bevuto dal zione capitalitanti di corte, seno (tits in stica. Tuttavia la cultura ha che debbono gergo americapagato questa azzuffarsi per no). Si trattò di separazione le briciole che i pianificare l’incon la marginuovi padroni, fantilizzazione nalizzazione, (invece della finché anche sotto il nome repressione). arte e cultura di sponsor, gli Oggi siamo nel son state ri- gettano pieno del “fesucchiate dalticismo della la dinamica capitalista della merce”: in una società cavalorizzazione entrando nel pitalista tutto diventa merce mercato. che vale le ore di lavoro neÈ nata così l’industria cultu- cessarie a produrla. L’uomo rale, in cui l’opera d’arte di- contemporaneo si comporta viene ornamento della merce come i selvaggi: venera fe(sotto forma di design, pub- ticci che lui stesso produce, blicità, moda), e il ridimensio- attribuendogli poteri e vita namento delle istituzioni pub- propri. Il nostro feticcio è il bliche elimina l’indipendenza denaro. dell’arte dal denaro: come L’equivalente psichico del feafferma Anselm Jappe, “Gli ticismo della merce è il narciartisti ormai sono raramen- sismo (oggi uno dei disturbi te altro che i nuovi buffoni e psichici principali - si veda cantanti di corte, che debbo- l’articolo di Davide Tagliano azzuffarsi per le briciole sacchi di questo mese), in che i nuovi padroni, sotto il cui l’adulto conserva la strutnome di sponsor, gli gettano”. tura psichica del bambino 40 anni fa i produttori finan- che ancora non distingue sé ziavano l’arte con le tasse. dal mondo circostante. Ora, con tasse sempre più L’educazione pre-capitalista esigue lo Stato non finanzia sostituiva il principio di piapiù l’arte; lo fanno fondazioni cere narcisista col principio con soldi altrimenti dati allo di realtà attraverso l’apprenStato sotto forma di tasse, dimento di costruzioni simboinfluenzando in tal modo le liche (religione, morale, arte) scelte artistiche. di ogni cultura. Lasciare libeDel resto la logica della mer- ro corso allo sviluppo spontace non rinuncia a dilaniare neo non significa favorire la corpi di bambini per un pic- libertà dell’individuo, come la colo guadagno con le mine “mano invisibile” di Smith non antiuomo: perché dovrebbe conduce all’armonia del mer-


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cato ma ai monopòli. Perché un uomo sia libero dev’essere consapevole, acquisendo il principio di realtà. L’uomo deve acquisire l’apprezzamento del gusto amaro tramite l’educazione, altrimenti non godrà delle sue gradazioni (dal tè al vino al formaggio) e continuerà a desiderare solo dolce e salato… cioè il fast food! La stessa educazione è richiesta dal “gusto estetico”. Non le opere devono “piacere” al pubblico, ma il pubblico deve essere alla loro altezza! Fino a poco tempo fa si giudicava il valore di una persona dalle opere che sapeva apprezzare, oggi si valutano le opere dal numero di persone che attirano: l’industria dell’arte va incontro ai bisogni degli acquirenti provocando una “recessione antropologica”. Il capitalismo non è in linea con le richieste della gente, ma la infantilizza. In una società del consumo dettato dalla seduzione, si vuole persone infantilizzate, che rispondano positivamente alle seduzioni (ad es. la pubblicità) acquistando il prodotto che promette di soddisfarle. Il principio di uguaglianza può contribuire a favorire l’infantilizzazione. La “democratizzazione” della cultura

la rende accessibile a tutti solo sostituendola con l’industria culturale: un’ignoranza (dettata dall’impossibilità di accedere alla conoscenza) è sostituita con un’altra (dettata dalla preferenza per forme di cultura “industrializzate e banalizzate”). La cultura di massa, con la scusa dell’emancipazione riflette il dominio della merce sulla cultura; i musei devono attrarre gente (per il principio del mercato), perdendo il loro fascino polveroso. Il declassamento dell’arte è simbolizzato per Jappe dalla ripetizione instupidita della provocazione dell’“urinatoio” du Duchamp. Se lui affermava polemicamente che qualsiasi cosa veniva intesa come arte se inserita in un contesto adatto, si è finiti per ritenere che ogni oggetto sia arte se la massa lo ritiene tale, anche se convinta dalla propaganda. Ma è un’arte caricaturale che non provoca emozioni in chi la contempla. Lo svilimento dell’arte e dell’educazione fanno parte dei rischi di barbarizzazione odierni: se l’industria del divertimento è in linea con la società della merce, la vera arte non dovrebbe mai andare d’accordo con economia e mercato.

Evoluzione/involuzione umana

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Anselm Jappe è nato a Bonn nel 1962, cresciuto a Colonia, ha studiato a Parigi (dove si è laureato in Filosofia), e a Roma (dove ha ottenuto il dottorato con il Prof. M.Perniola). è membro del “Gruppo Krisis” di Robert Kurz. Insegna Estetica all’Accademia di Belle Arti di Frosinone dal 2002/2003. In Italia ha pubblicato il volume “Guy Debord” (Manifestolibri, 1999) e numerosi articoli. Nei suoi scritti tenta di ridar vita alla teoria critica attraverso una nuova interpretazione del pensiero marxiano. E’ stato professore invitato in diverse Accademie francesi e Università brasiliane. Si interessa soprattutto alle ripercussioni sociali delle arti nel senso più vasto.


Pagina autogestita

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La pagina di Oasiverde

Sopra la

panca campa, sotto la panca crepa La capra è, insieme alla pecora, uno dei primi animali ad essere stato addomesticato, nell’area oggi compresa tra Iran, Siria e Palestina intorno all’8000 a.C. La relazione tra le due specie cominciò con il più classico dei rapporti: preda e predatore. La fase successiva fu l’allevamento con la scoperta dei molteplici van-

taggi collegati ad esso: carne, pelle e latte. La capra è un animale intelligente e curioso, che ben si adatta a condizioni di allevamento difficili e a pascoli poveri. Il fabbisogno alimentare di una capra è pari a un decimo di quello di un bovino, ma la sua produzione di latte è, in rapporto, superiore. Grazie a queste caratteristi-

che la capra è in grado di adattarsi a condizioni che risulterebbero proibitive per altri animali. Grazie alla loro frugalità, adattabilità e socievolezza, sono oggi piuttosto comuni in molti paesi del Terzo Mondo. La sua golosità, insieme alla sua buona agilità, la porta sempre a cercare gli alimenti più appetitosi e a compie-

Oasiverde Fest, un successo

Ringraziamo l’Associazione Don Chisciotte e tutti gli amici (Matteo “Coffee” Chiaruzzi, Daniele “Zaff” Zafferani, il ristorante “La Gara”, il “Caffè Pascucci”), che hanno contribuito all’ organizzazione della “Oasiverde Fest” per l’eccezionale lavoro svolto, il cui ricavato andrà a colmare parte delle gravose spese mensili, permettendo l’avanzamento dei nostri progetti, innalzando allo stesso tempo il morale di ciascuno di noi. Il prossimo mese un approfondimento sulla festa

re anche lunghi o ripidi percorsi per procurarseli: infatti l’allevamento della capra si è sviluppato soprattutto in zone di montagna e collina, anche caratterizzate da pascoli di difficile accesso o con limitate risorse nutrizionali, contribuendo a tenere puliti i boschi e a liberare i pascoli dalla flora arbustiva. Tra le produzioni legate alla capra, il latte e lo yogurt di capra sono molto apprezzati da persone con problemi di digestione del lattosio, in quanto è assai facilmente assimilabile, contenendo poco latto-

La capretta Trippy di Oasive


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sio ed avendo composizione molto simile al latte umano. Un detto popolare ritiene che la lana caprina non esista, dato che solitamente è la pecora ad essere tosata. L’espressione “questioni di lana caprina” si usa per criticare qualcuno che parla di argomenti futili, come se volesse indagare se le capre abbiano il pelo o la lana. In realtà, le capre diffuse in zone assai fredde spesso sono ricoperte da una soffice peluria isolante oltre ad un primo strato di lana più ruvida. Tale peluria viene utilizzata per produrre vari tipi di lana, di cui le più note sono il cashmere e il mohair. Nell’immaginario collettivo di tutti i popoli della antichità la capra occupò un posto molto diverso dall’attuale. Fu considerata sacra presso molti popoli e comunque fu sempre simbolo di abbondanza e di prolificità. Leggende, miti e tradizioni sulla capra sono sempre legati alla figura di Zeus e si estesero largamente in tutti i luoghi della Grecia via via che nelle popolazioni veniva accolto il culto di Zeus. Amaltea infatti fu il nome che la mitologia attrib u ì a l l a capra che a Creta aveva nutrito il re degli dei con il proprio latte. E quando un giorno Amaltea sbattè contro un grande albero, raccogliendo da terra il suo corno spezzato, lo rovesciò e lo riempì di fiori e di frutta facendo nascere così la cornucopia erde che ancor oggi

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Associazione Oasiverde www.oasiverdersm.org info@oasiverdersm.org Tel. 335.7347787 arreca abbondanza, ricchezza e fortuna ai mortali. Sono molte anche le tradizioni religiose legate alla figura della capra: nelle cerimonie ebraiche dello Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, all’epoca del Tempio di Gerusalemme, venivano scelte due capre. Una veniva sacrificata e l’altra lasciata fuggire, portando con sé i peccati dell’intera comunità. E’ da quest’usanza che deriva il concetto di “Capro espiatorio”. L’inquietante sguardo di quest’animale ha indotto ad associarlo in epoca medievale alle potenze del male. In effetti le pupille delle capre sono a forma di segmento orientato in senso orizzontale quale adattamento alla vita in ambienti prevalentemente rocciosi e montuosi, dove una buona visione in un piano verticale è assai utile. Anche lo zoccolo caprino era un elemento che consentiva di riconoscere il diavolo nascosto sotto mentite spoglie. Talora le capre sono invece il travestimento scelto dalle streghe per ingannare gli uomini. Da una favola dei Grimm traiamo alcune motivazioni popolari che legano le capre alla figura di Satana: “nostro Signore aveva ormai creato tutti gli animali tranne la capra. Allora ci si mise il diavolo, che voleva creare qualcosa anche lui, e fece le capre con lunghe code sottili. Queste si impigliavano tra i rovi e il diavolo doveva andare a scioglierle, tanto che alla fine prese tutte le capre e staccò loro le code con un morso, come si può vedere ancora oggi dai mozziconi. Lasciate libere, avvenne che Nostro Signore le vedesse o rosicchiare un albero da frut-

Un grande GRAZIE all’APAS

La nostra Associazione coglie l’occasione per ringraziare sentitamente i ragazzi di “Animal freedom” ed in particolar modo gli amici dell’APAS, per il sostegno costante, la solidarietà ed il contributo concesso in occasione della visita all’Oasi. Col loro aiuto siamo stati in grado di provvedere e proseguire le cure necessarie delle due asine Stella e Cleopatra (ospite di recente acquisizione nella struttura Oasiverde).

ta, o danneggiare le viti, o rovinare altre piante delicate. Per misericordia aizzò i suoi lupi che dilaniarono le capre. Quando il diavolo lo seppe andò dal Signore: ‘Le tue creature han dilaniato le mie!’. Il Signore rispose: ‘Le avevi create per il male!’’ E il diavolo: ”Per forza! Così come il mio spirito tende al male, ciò che creo non può avere natura diversa, e tu ora devi pagarmela cara!’ ‘Allora’ disse il Signore ‘vieni appena cadon le foglie delle querce e troverai il denaro contato’. Ma quando il diavolo andò ad esigere il suo credito il Signore disse: ‘Nella chiesa di Costantinopoli

c’è ancora una quercia con tutte le sue foglie’. Il diavolo errò sei mesi nel deserto prima di trovarla ma quando fu di ritorno tutte le altre querce erano già ricoperte di foglie verdi. Allora dovette rinunciare al suo credito e per la rabbia cavò gli occhi a tutte le capre ancora vive e li sostituì con i suoi. Per questo oggi le capre hanno le code mozze e gli occhi da diavolo”.


Psicologia

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Appunti di psicologia

a cura di Davide Tagliasacchi

Il paziente narcisista

Il narcisismo è un male frequente, ma spesso non riconosciuto. Tagliasacchi ci spiega le sue declinazioni: valutiamo se e che tipo di narcisismo ci affligge! Dalla “Dodicesima notte” di William Shakespeare: “Avete la malattia del’amor proprio, Malvolio, e potete gustare i sapori per quanto ve lo permette un appetito guasto. Se si esercita un po’ di generosità e di larghezza di vedute, quelle che per voi son palle di cannone non fan l’effetto che d’innocenti volani”. Nella commedia di Shakespeare, è chiaro sia ad Olivia che al pubblico come l’amore di Malvolio verso se stesso, associato alla sua tendenza ad esperire lievi offese come attacchi devastanti,

indica che egli è “malato”. Nella pratica psichiatrica contemporanea, tuttavia, la differenza tra i livelli di narcisismo sano e narcisismo patologico risulta molto difficile da cogliere. Una certa quantità di amor proprio è non solo naturale, ma anche auspicabile. Nondimeno, il punto lungo il continuum del rispetto di sé dove il narcisismo sano si tramuta in patologico, non è così facile da identificare. A complicare ulteriormente le cose, occorre tener presente che quella in cui stiamo vivendo è senza ombra di dubbio una cul-

tura di stampo prettamen- di convincere gli altri ad te narcisista. acquistare un prodotto. Ad esempio, uno dei crite- Per cui, a causa del vasto ri diagnostiassortimenci chiave del la struttura to di input disturbo di dettati da stessa del personalità influenze nostro sistema narcisistico, sociali, quali economico è lo sfruttacriteri defimento inter- fondata sul nitivi possopersonale, è ricompensare no essere coloro che fortemente utilizzati sono capaci adattivo per diffedi convincere nella nostra renziare un società: narcisismo gli altri ad di fatto, la sano da uno acquistare un struttura patologico? prodotto stessa del Le forme nostro sistema economico patologiche del narcisiè fondata sul ricompensa- smo sono più facilmente re coloro che sono capaci identificate tramite la qualità delle relazioni del soggetto. Una tragedia che affligge codeste persone è la loro incapacità di amare. Delle sane relazioni interpersonali possono essere riconosciute in base a certe qualità come l’empatia e la preoccupazione per i sentimenti dell’altro, un genuino interesse per le idee altrui, la capacità di tollerare l’ambivalenza nelle relazioni di lunga durata senza pervenire ad una rinuncia, e la capacità di riconoscere il proprio contributo nei conflitti interpersonali. Gli individui le cui relazioni siano caratterizzate da queste qualità possono servirsi a


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volte degli altri per gratificare i propri bisogni, ma questa tendenza si verifica nel più ampio contesto di relazioni interpersonali connotate da sensibilità piuttosto che essere uno stile pervasivo di trattare gli altri. D’altra parte, l’individuo con un disturbo narcisistico di personalità si accosta alle persone trattandole come oggetti da usare e da abbandonare secondo i bisogni narcisistici, incurante dei sentimenti altrui. Gli altri non sono vissuti come individui che hanno un’esistenza separata o bisogni propri: il soggetto con disturbo narcisistico di personalità spesso interrompe una relazione dopo un breve periodo di tempo, solitamente quando l’altro comincia a porre richieste emergenti dai propri bisogni. L’aspetto più importante è che tali relazioni chiaramente non “lavorano” nei termini della capacità del narcisista di mantenere il proprio sentimento di autostima. La letteratura psicodinamica ha identificato vari aspetti di un continuum nel disturbo narcisistico di personalità. Ad esempio, Bursten (1973) ha diviso i pazienti narcisisti in quattro gruppi: l’insaziabile, il paranoide, il manipolatorio, e il fallico-narcisista. Più in generale, le varie descrizioni dei pazienti possono essere concettualizzate inscrivendole fra due poli di un continuum basato su un tipico stile di relazioni interpersonali. Da un punto di vista descrittivo, i due estremi opposti possono essere etichettati come “narcisista inconsapevole” e “narcisista ipervigile”.

I tipi inconsapevoli, come lo definisce il termine stesso, denotano una totale mancanza di coscienza del loro impatto sugli altri. Parlano come se si rivolgessero ad un vasto pubblico, stabilendo raramente un contatto visivo, proferiscono “al cospetto” degli altri, non “con” gli altri. Sono ignari del fatto di risultare sovente noiosi, e mostrano un evidente bisogno di essere al centro dell’attenzione. Sono insensibili ai bisogni altrui, fino al punto di non permettere di contribuire alla conversazione. Gli aspetti narcisistici del tipo ipervigile, d’altra parte, si manifestano con modalità del tutto differenti. Questi individui sono estremamente sensibili al modo in cui gli altri reagiscono nei loro

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Da “Il narciso” di Giorgio Gaber: “Io, con una donna, ho più coraggio: mi accarezzo, mi tocco, praticamente mi corteggio. Mi incammino verso il letto e penso a dopo; perché io, con una donna... mi scopo” confronti. Infatti la loro attenzione viene costantemente diretta al prossimo, contrariamente alla concentrazione su di sé del narcisista inconsapevole. Come il paziente paranoide, ascoltano gli altri attentamente, alla ricerca della pur minima reazione critica, e tendono a sentirsi offesi di continuo. Sebbene entrambi lottino per mantenere la loro stima di sé, hanno modalità di confrontarsi con questo aspetto molto diverse. Il

narcisista inconsapevole tenta di impressionare gli altri con i suoi talenti, e di preservarsi nel contempo dalla ferita narcisistica eludendo le risposte altrui. Il narcisista ipervigile invece, tenta di evitare le situazioni di vulnerabilità, e studiando attentamente gli altri per apparire come si deve. Egli attribuisce proiettivamente al prossimo la disapprovazione che nutre nei confronti delle sue fantasie grandiose.

Narciso è una figura mitologica greca, figlio di Cefiso, divinità fluviale, e della ninfa Liriope. Secondo il mito narrato da Ovidio nelle “Metamorfosi” Narciso era un bellissimo giovane, di cui tutti, sia donne che uomini, si innamoravano alla follia. Narciso però preferiva passare le sue giornate cacciando, non curandosi delle spasimanti; tra cui la ninfa Eco, condannata da Giunone a ripetere le ultime sillabe delle parole che le venivano rivolte, che rifiutata da Narciso e consumata dall’amore, si nascose nei boschi fino a scomparire e a restare solo un’eco lontana. Tutte le giovani ed i giovani disprezzati da Narciso, invocarono la vendetta degli dei, finché venne condannato da Nemesi ad innamorarsi della sua immagine riflessa nell’acqua. Disperato perché non avrebbe potuto soddisfare la sua passione per un’immagine riflessa, si struggeva in lamenti ripetuti da Eco fino a lasciarsi morire. Quando le Naiadi cercarono il suo corpo per poterlo collocare sul rogo funebre, trovarono vicino allo specchio d’acqua il fiore omonimo.

“Narcissus”, di Benczùr Gyula (1881)


San Marino

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Poeti di danza

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sammarinesi

Impressioni di un’ammiratrice dei Titanz Vi è capitato allo SMIAF di assistere allo spettacolo dei “Titanz”? Premetto che parlo da profana, non sono esperta di arte né di danza, vorrei solo esprimere la mia impressione ed insieme lo stupore e l’orgoglio per l’altissimo livello di questo gruppo di straordinari artisti, legato alla nostra Repubblica dall’origine di una delle componenti (Sara Muccioli). È un piacere sapere che il nome di San Marino potrà (sensibilità delle nostre istituzioni permettendo), essere esportato nel mondo dai Titanz, già conosciuti grazie a tournée in Messico, Giappone, India… e ai successi in vari concorsi internazionali. Mi auguro che il nostro paese sappia dar loro la considerazione che meritano, anche per risollevare il nome della Repubblica (conosciuta all’estero per banche e scandali fiscali) attraverso quel messaggio universale che

trasmettono cultura e arte, di cui i Titanz sono fantastici interpreti. Allo SMIAF mi siedo ignara di ciò cui sto per assistere e subito comprendo di essere di fronte a qualcosa fuori dalle mie prospettive e dal mio modo di intendere la danza. Stupefatta, quei movimenti non mi permettono di soffermarmi solo alle abilità tecnico-fisiche, come di solito succede con i balli alla “Amici” (gli appassionati del genere mi perdonino ma l’esempio calza davvero bene), in cui solo una che si chiama Maria riesce nel miracolo di tenere mezz’ora di (insulse) discussioni sull’esecuzione avvenuta. Quel tipo di ballo non che intrattenimento, un dar forma alla musica (seppur in maniera per alcuni piacevole), che non mi lascia nulla perché l’espressione termina col finire dello spettacolo. Nel caso dei Titanz si assiste a qualcosa di totalmente opposto: man

Nelle due foto i “Titanz” all’opera

mano che osservavo (e rimanevo rapita) mi veniva in mente la forma d’arte a me più cara, a cui non ho potuto non fare riferimento: la poesia. Quei corpi danzanti erano uno strumento, come la penna per un poeta, e ogni movimento, levigato da un profondo studio, era una parola. La grande differenza sta nel fatto di saperla cogliere al volo, perché un’esibizione di danza artistica è un momento unico, immediato ed irripetibile. Non un ballo come intrattenimento, appunto, ma la danza come forma d’arte, come approfondimento della coscienza; il corpo e il movimento come linguaggio espressivo, gesti non per far vedere ma per dire, evocatori dell’intima natura dell’uomo. Lo scopo non è divertire, far passare del tempo, ma evocare e sviluppare un messaggio che nasce da intime esperienze individuali rielaborate.

Impossibile per uno spettatore un po’ sensibile non calarsi in quel linguaggio di movimenti, di immagini (tramite video-proiezioni altamente evocative) e di oggetti che attraverso la danza assumono nuove valenze. In un’epoca come la nostra, dove il concetto degli oggetti è legato all’impersonalità dell’usa e getta, proporre in danza semplici oggetti (nello specifico dello spettacolo: delle sedie, una scarpa, una mela, un ombrello, una rosa) e dargli vita attraverso i ricordi, caratterizzarli con intime esperienze prima individuali poi collettive, è un messaggio imponente. Ricordi, inquietudini, puri istinti trasmettono (e trattengono) emozioni complesse, che ti seguono fuori dal teatro restandoti nell’animo come una parola sussurrata. Cari Titanz, ora che avete sconvolto il mio concetto di danza con qualcosa che nemmeno sapevo esistesse, non mi “capiterà” più di assistere ai vostri spettacoli, ma sarò pronta a fare chilometri di fila per vederli! Gli artisti hanno spesso del mondo una visione particolare, come se stessero compiendo un viaggio di scoperta attraverso cose nuove percepite per la prima volta. Da spettatori, seguirli in questo viaggio può voler dire affacciarsi su un mondo inimmaginato ed affascinante, basta sapersi abbandonare, non preoccuparsi di catalogare ciò che vediamo, guardare con occhi vergini ed accettare con curiosità ciò che, da questo viaggio, porteremo a casa. Ecco l’augurio che faccio a me come ad ogni vostro futuro spettatore: di potervi portare a casa. Elena Tonnini


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Carta canta!

Anche se non hanno niente da dire, proliferano le riviste inviate nelle abitazioni come volantini. Speculazioni pubblicitarie? “Questo lo butto!”. Quante volte lo avete pensato, guardando il mucchietto di plastica e carta colorata che ogni giorno nutre la vostra buchetta delle lettere? Qualcun altro avrà detto “che spreco!”. A fronte di problemi ambientali, di crisi economica, di declino del supporto cartaceo, a San Marino c’è chi si ostina a mandare a ogni domicilio pubblicazioni periodiche di carta patinata che contengono soprattutto pubblicità, assolutamente non richieste. E se non volessi ricevere questi ‘giornali’ perché non mi interessano? Si può richiedere l’esonero dalla ricezione di volantini agli uffici postali; peccato che per problemi logistici questo comporterebbe non ricevere più nemmeno il programma del-

la stagione teatrale o di altri eventi di reale interesse. Le spese postali che tali pubblicazioni sostengono non sono così alte, sennò si guarderebbero bene dallo spendere cifre esorbitanti... Come arrivano a casa nostra questi giornali? Sono inviati come “periodico senza indirizzo” (cioè, volantino con centinaia di pagine). Anche se il regolamento stabilisce che per fruire di questo servizio scontato non si debba avere più del 50% di pubblicità, si aggira il regolamento camuffando alcune pubblicità per articoli (ad es. il personaggio del mese indossa lo zaino della marca sponsor, un servizio di moda che in realtà è servizio pubblicitario). Inoltre si può aggirare il regolamento anche incelofanando

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il giornale, e inserendo all’in- se questi periodici sono così terno del cellophane altri vo- belli e interessanti, perché non lantini, altrimenti si dovrebbe venderli in edicola? Almeno per ognuno pagare le spese di così la pubblicità non sarebbe spedizione. più imposta, ma Risultato: le po- “Quando l’ultimo legittimata. La ste incassano albero sarà stato seconda, e forse un po’ di soldi, abbattuto, l’ultimo l’unica soluzioche comunque fiume avvelenato, ne, è per i “cospendono; spe- l’ultimo pesce peraggiosi”: richiedire tutti questi scato, vi accorgere- dere l’esonero periodici in ogni te che il denaro non alle poste. In casa ha aumen- si può mangiare” fondo, San Matato il numero Piede di Corvo rino è piccolo, di zone di con- capo indiano e si può venire segna a San agevolmente a Marino, e di conseguenza il conoscenza di ogni evento tranumero di postini, e questi in- mite passaparola o manifesti viano migliaia di copie di ogni pubblici. Se qualcuno pensa numero ovunque, aziende e “be’ ma tanto ricevo tutto grauffici compresi. tis” è bene ricordare che il coAll’editore non interessa che la sto c’è sempre, anche se non gente legga il giornale, ma in- si vede, anche se è piccolo: teressa la tiratura da far valere questo sarà sommato ad altri e presso gli sponsor per aumen- a pagarne il prezzo non sarantare le spese di inserzione, e no le agenzie di marketing e di quindi il guadagno. pubblicità, ma come al solito le La Don Chisciotte l’anno scor- nuove generazioni che avranso ha fatto un’istanza d’arengo no in eredità un mondo semper limitare il fenomeno del vo- pre più cementificato e senza lantinaggio, ma i nostri gover- ossigeno, perché gli alberi nanti l’hanno bocciata. sono stati usati per stampare Nel 2009 con internet, mail, tv, la ‘bellissima’ foto dell’ultimo telefonini, è ancora convenien- modello di auto o di cellulare. te utilizzare la carta per la pub- Buona lettura. blicità? Due sono le proposte: A.B.


Laicità e uguaglianza Sopra di noi niente a cura di Andrea Mina

“Nel nome di Dio, amen”,

passando per Darwin e la cremazione

Alcune proposte di Andrea Mina per Istanze d’Arengo che favoriscano la laicizzazione dello Stato

Charles R. Darwin

Cambiano i Capitani Reggenti ed in queste occasioni, oltre al consolidamento dei vari rapporti diplomatici, c’è la possibilità di presentare le Istanze d’Arengo. L’Istanza d’Arengo è quella forma di democrazia diretta a cui i sammarinesi possono ricorrere ogni sei mesi per portare all’attenzione del parlamento delle proposte di legge che, una volta ammesse, devono essere obbligatoriamente prese in esame dal Consiglio Grande e Generale. In questo numero de Il Don Chisciotte vorrei proporre ai lettori tre istanze che

Il Don Chisciotte numero 24, ottobre 2009 si potrebbero presentare il prossimo aprile. La prima è la riedizione di un’istanza legata al tema della laicità dello Stato, la seconda propone un tributo ad un personaggio che ha contribuito in maniera determinante al pensiero moderno e la terza è invece un contributo razionale per la soluzione di un problema sempre più sentito.

Istanza d’Arengo n.1 – Nel nome di Dio Amen reload – Riproporrei l’istanza già presentata dal consigliere Alberto Selva che proponeva di rimuovere la locuzione di intestazione degli atti pubblici “Nel nome di Dio Amen” (vedere anche Sopra di Noi Niente di maggio 2009). Le probabilità che venga accolta con questo governo sono minori di quelle di allora ma in ogni caso imporrebbe una più approfondita riflessione sulla laicità dello Stato e delle sue istituzioni. Istanza d’Arengo n.2 – Proposta di toponimo intitolato a Charles Robert Darwin – Quest’anno ricorrono i 200 anni dalla nascita del famoso biologo ed i 150 anni dalla prima pubblicazione del suo saggio “Sul-

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la origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l’esistenza”. Oltre ad avere gettato le basi della biologia, dell’etologia ed avere avuto intuizioni poi confermate un secolo dopo dai più grandi biochimici del pianeta, Darwin è ricordato come uno di coloro che maggiormente hanno contribuito alla decostruzione del pensiero antropocentrico. Il biologo inglese ha infatti realizzato nella biologia ciò che Galileo ha realizzato per il cosmo e Freud per la psiche. Questa formidabile cricca ha infatti dimostrato con Galileo che l’uomo non è centro e padrone dell’universo, con Darwin che non è centro e padrone della fauna e della flora terrestre e con Freud che non è nemmeno padrone di sé stesso. Queste conoscenze, inizialmente desunte dalle esperienze di ricerca dei tre scienziati, hanno avuto forti ripercussioni anche in campo filosofico e sociale contribuendo a formare gran parte del pensiero moderno. Credo che l’assegnazione di un toponimo a Darwin sia un minimo e tardivo segno di riconoscenza che il nostro Paese può ancora dimostrare a Charles stesso ed alle migliaia di ricercatori e scienziati che hanno lavorato ed ancora lavorano, lontano dalle luci della ribalta, sulle basi della teoria dell’evoluzionismo ancora oggi massicciamente e brutalmente osteggiata da gruppi integralisti di varie confessioni religiose. Istanza d’Arengo n.3 – Cremazione – La Repubblica si sta trovando di fronte all’ennesimo problema di edilizia e


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pianificazione ambientale: le città dei morti. Si sta studiando l’ampliamento del cimitero di Montalbo, gli abitanti di Falciano chiedono un nuovo cimitero, a Domagnano non ci sono più posti ed a Serravalle il cimitero e la zona industriale sono così vicini che passeggiando tra i crisantemi ed i lumini si possono sentire gli strike dei giocatori del bowling. Ma un paese come il nostro, 61 km2, può permettersi cimiteri sempre più grandi? Ampliare i cimiteri non fa altro che spostare il problema nel tempo perché

prima o poi si riempiranno anche gli ampliamenti. A mio avviso un contributo importante può essere rappresentato dalla cremazione: un’urna cineraria occupa un volume molto più piccolo di quello di una bara e si avrebbe una consistente riduzione del fabbisogno di spazi. I tempi sono maturi affinché questa soluzione sia accettata da una buona parte della popolazione; quello che manca è un’adeguata informazione e magari un sistema che ne incentivi la scelta considerando anche le difficoltà della situa-

zione contingente. Questo rito non è per noi usuale probabilmente perché la chiesa un tempo lo vietava ai propri fedeli mentre oggi lo ammette a patto che le ceneri non vengano disperse. Quindi anche i cattolici oggi possono usufruire della cremazione senza incorrere nella dannazione eterna. Tornando nel merito dell’istanza, proporrei al Consiglio di assegnare mediante asta pubblica una licenza che abiliti all’esercizio di questo servizio. L’asta mi sembra lo strumento adatto per poter filtrare a monte i parteci-

Gli appuntamenti imperdibili del mese di ottobre

Dal 2 al 18 ottobre “Santarcangelo in jazz”, sala “Il lavatoio” + teatro supercinema. Dal 3 al 17 ottobre “Mostra archivio Malatesta”, Archivio di Stato di Rimini. Visita guidata a cura del Prof. Angelo Turchini nell’epoca di comuni e signorie Dal 4 al 18 ottobre “Sagra della polenta”, San Cassiano (RA). Dal 8 al 17 ottobre “Calanchi - festival internazionale di teatro”, Teatro Titano, organizzato dall’ass. teatrale Bradipoteatar 6, 7, 11 e 12 ottobre “Vasco Rossi - live”, Adriatic arena, Pesaro Venerdì 9 e sabato 10 ottobre “Komikazen - festival del fumetto di realtà”, centro di Ravenna Dal 9 ottobre al 27 novembre “La bellezza salverà il mondo? - rassegna di filosofia”, Cinema Astra, Misano Adriatico (tra gli altri Natoli, Mancuso, Bodei)

Dal 10 al 11 ottobre - “Motors beach show”, motocross sulla spiaggia di Cervia (RA) - “Fiera del marrone”, Casola Valsenio (RA) Martedì 13 ottobre “Febbre: significato e

gestione;

panti che dovranno avere i requisiti per garantire l’erogazione di un servizio pubblico e per evitare la pratica consolidata dei questuanti che fanno il pellegrinaggio delle segreterie per ottenere la grazia della licenza. Per concludere vi invito ad esprimere la vostra opinione ed i vostri consigli che saranno utili per capire su quale delle istanze impegnarci ulteriormente: una, due, tutte o nessuna? Non esitate quindi a scrivere all’indirizzo info@associazionedonchisciotte.org

Tutti gli con i ap progr relativi linpuntamen a m mi e k a pag ti, sono i “newsdisponibili locandinne, n ” e d l l el nos a pag e, motiv più pui logistici ntro sito. Pina e bblica o ti sul n ver rannor gior na le

Dal 27 al 31 ottobre “Ravenna horror film Ravenna

festival”,

Mercoledì 14 ottobre “Saxon - live”, Bologna, Estragon

Sabato 31 ottobre - “Fahrenheit 31/10”, la festa di halloween organizzata dal MACELLO nella galleria di Borgo Maggiore - “Promemoria”, di Marco Travaglio, 105 stadium, Rimini

16, 17, 21 e 22 ottobre “Vasco Rossi - live”, Palarossini, Ancona

Mercoledì 4 novembre “Jonas Brothers - live”, Adriatic arena, Pesaro. Per i più piccolini!

Dal 17 al 18 ottobre “Festa dei frutti dimenticati”, Casola Valsenio (RA)

Dal 7 al 11 novembre “Fiera di San Martino”, Santarcangelo. All’interno della fiera: Domenica 8 novembre “Palio della piada”

dissenteria

come

affrontarla”,

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Sala del castello di Domagnano, 20,45. A cura di Ass. Probimbi

Lunedì 19 ottobre “Quinto potere - di Sidney Lumet”, Cineteca di Rimini, ore 16.30 Dal 19 al 24 ottobre “Fano international film festival”, teatro della fortuna, Fano

Imperdibili al cinema “Parnassus - l’uomo che voleva ingannare il diavolo”, il nuovo impredibile film di Terry Gilliam. Dal 30 ottobre

Dal 24 al 25 ottobre “ChocoTitano”, Piazza Grande, Borgo Maggiore (RSM)

“Capitalism - a love story”, il nuovo documentario di Michael Moore. Dal 30 ottobre


Laicità e uguaglianza La replica

di Teodoro Forcellini

Anche San

Francesco è

una macchina da soldi? Teodoro Forcellini replica all’articolo dal titolo “Buoni e cattivi” pubblicato sul Don Chisciotte di agosto

“San Francesco riceve le stigmate” di Taddeo Gaddi

Il Don Chisciotte numero 24, ottobre 2009 Caro Mina, mi ritengo ormai sovrastimolato, e ti rispondo. Preferirei però non parlare della tua dimostrazione dell’inesistenza di San Marino, ma ritornare, con quest’articolo, agli argomenti che hai trattato in Buoni e cattivi, sul numero di agosto. Leggendoti ho avuto l’impressione che tu ti figuri la religione come un istinto oscurantista, che vaga per il mondo dalla notte dei tempi, assetato del sangue degli atei (unici sapienti!). Il succo del tuo articolo: gli uomini sono buoni di natura, la religione impedisce loro di esserlo. Un succo parecchio discutibile… A me pare che tu commetta degli errori: confondi la religione con il potere, e l’ateo con il ribelle. Ti sfido, apertamente, ad aprire i libri e a trovare uno solo che sia stato condannato perché non credeva in Dio (solo per questo). I roghi, le condanne, avvenivano per esigenze intrinseche all’esercizio del potere; e la religione, da sempre, è la “scrittura”, il codice, che il potere si dà per giustificare il proprio operato. Credi veramente che se la religione venisse meno, il potere non troverebbe un’altra scrittura per legittimarsi? Pensa alla televisione, alla pubblicità: sono strumenti di controllo che oggi soggiogano la gente con anche maggiore efficacia di quanto un tempo faceva la religione. La società si evolve… Gli uomini, cattivi, si arrogano il diritto di leggere il codice,

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di interpretarlo; abusando del privilegio di disporre della conoscenza per esercitare il controllo. Se pensi agli avvocati di oggi noterai che il modo in cui Berlusconi rigira la legge italiana per passarla da innocente, non è un abuso troppo differente da quelli che in altri tempi avvenivano attraverso la religione. Manipolare la scrittura, leggerla secondo i propri interessi: questo è quello che rende la religione una cosa cattiva. Ma è un’operazione che fanno gli uomini cattivi, non quelli buoni! E arriviamo al punto che mi sta più a cuore: la bontà degli uomini. Sinceramente mi chiedo come tu possa essere tanto cieco, da non vedere tutta la riflessione sulla bontà dell’uomo che ci viene da millenni di cultura, attraverso (e non malgrado!) la religione. Penso al povero San Francesco che scriveva il Cantico delle creature per cercare di significare l’amore che gli scoppiava nel cuore alla scoperta che tutto viene da Dio, figlio della stessa origine. Fratello Sole, Sorella Luna… Fino anche a Sorella Morte! La più grande espressione di amore e di armonia che la storia ricordi. Nell’aridità delle tue opinioni, mi immagino, San Francesco te lo figurerai come una macchina da soldi, messa in moto dalla Chiesa per spremere le tasche dei poveretti. Ti sfuggirà completamente, credo, il dettaglio che senza la sua geniale sensibilità concetti come la fraternità, la carità, come puoi essere la compassione, tanto cieco, da non la nobiltà della vedere la riflessione e della sulla bontà dell’uomo povertà sofferenza oggi che ci viene da non li avremmo! millenni di cultura, Penso a Dante, attraverso la religione? che in due pagine


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del Purgatorio (XVI, XVIII), si chiede come sia possibile che l’anima dell’uomo, creata buona e pronta ad amare, talvolta rivolga il proprio amore al vizio anziché alla virtù. È, in fondo, la stessa domanda che poni tu: perché se nasciamo buoni finiamo per essere cattivi? Per Dante il problema sta nell’educazione: se qualcuno, da subito, cominciasse ad addestrare l’anima ad amare piccole cose buone, man mano, nell’esercizio della virtù, essa sarebbe spinta dal proprio stesso amore fino alla conoscenza di Dio, che è amore perfetto. Ma l’educazione manca: Dante scrive che la Chiesa e lo Stato non fanno il loro dovere (allora come oggi!), e lasciano la gente in balia di se stessa… La colpa però non è della religione, ma degli uomini, che non capiscono quanto sia importante educarsi alla disciplina del libero arbitrio. Ora, caro Mina, il tuo articolo suggeriva “sottilmente” di mettere da parte

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«Se, nel razionalizzare la moralità in educazione morale, ci limitiamo ad eliminare dalla disciplina morale tutto ciò che è religioso senza sostituirlo con nulla, corriamo inevitabilmente il rischio di eliminare anche tutti gli elementi propriamente morali(…) [Per sventare tale minaccia] dobbiamo scoprire i succedanei razionali per quelle nozioni religiose che così a lungo hanno funto da veicolo per le più basilari idee morali» Emile Durkheim L’educazione Morale la religione, per riscoprire la nostra naturale bontà… Forse ti sfugge, che tutta questa riflessione sull’amore, che ci viene dalla nostra cultura, è compresa nella parola religione. E insieme a San Francesco e Dante intendi pure anche Agostino, Petrarca, Bruno, Michelangelo, Galileo, Tasso, Campanella, Manzoni,

Il direttore risponde

Teodoro, ti ringrazio per le tue libere opinioni. Faccio qualche breve osservazione, perché mi pare che fra te e Mina ci siano incomprensioni terminologiche. Riconosci che la religione è usata come “giustificazione” dal potere, ma è la stessa cosa che dice Mina. Non si deve confondere religione con fede, scrittura con intimità individuale: è l’istituzionalizzazione temporale di un credo a divenire pericolosa, lo disse, credo, pure Gesù. Su S.Francesco ho fatto una tesina che puoi leggere sul sito. Tu sai bene che ha rischiato scomunica e rogo per le sue pratiche, e solo la conoscenza col cardinale Colonna lo ha salvato. Questo, penso, è quanto intende Mina (e il nobel Weinberg) per malvagità della religione. Oggi il potere fa gli stessi soprusi, e anche tu li condanni; allora perché non condannare simili soprusi se a farli è stata la chiesa?

Boezio, Jacopone… Nel Cantico dei cantici, che ha migliaia di anni, c’è uno splendido notturno in cui una donna è sola alla ricerca del suo amato. Il cuore le esplode per l’ansia, e la porta ad uscire di casa, disperata, a domandare alle guardie se per caso hanno incontrato lui, l’uomo che lei ama: «uscirò e girerò

per la città, per le vie e per le piazze. Cercherò colui che è amato dalla mia anima…» Come vedi, caro Mina, quanto di buono c’è nel mondo, perfino l’erotismo, l’amore di una donna, è stato scoperto da tempo… Non perdere il treno! Open your mind! Teodoro Forcellini

Che il buono della nostra cultura venga dal cristianesimo non mi vede d’accordo. L’amore lo ha scoperto la religione? E Saffo? E la culla greca della nostra civiltà? Vero, per Dante si deve giungere a Dio, ma Dante era credente. E chi, come il sottoscritto, non lo è? Per me, ateo, l’amore non è Dio, ma un concetto morale, in linea con la “rottura con dio” illuminista. Affidiamoci a Voltaire, un credente che chiamava il dogma “l’infame”. Troviamo una strada comune a chi crede e a chi no. Per chi crede è Dio, non la chiesa (così insegna S. Francesco), a garantire il reciproco rispetto (che chiama amore). Per chi non crede, il rispetto è un dovere etico. Ma lo scopo comune è questo rispetto (non dico volontariamente “tolleranza”), allora evitiamo di “squalificare” chi non la vede come noi ipotizzando sarcasticamente che abbia la mente “chiusa”. R.C. N.d.r.: potete rileggere l’articolo di “Sopra di noi niente” di agosto sul nostro sito


Ecologia e consigli

Volantini col preservativo

58.240 euro all’anno per incelofanare cartaccia che va nel bidone intonsa! Come avrete notato, da qualche tempo i volantini non solo arrivano in quantità sempre maggiore - non richiesti - ad invadere le nostre buchette, ma addirittura ci arrivano impacchettati dentro il loro “preservativo” di cellophane! Bene, dopo l’articolo dal titolo “Disboscare = guadagnare?” pubblicato nel numero 10 di questo giornale, in cui indagavamo su quanto ci costa in termini ambientali la carta dei volantini, con questo articolo indaghiamo quanto petrolio e acqua consumiamo per il solo indecente imbustaggio dei volantini (quando e se mai sarà a pieno regime). Ogni plastificazione dei volantini pesa circa 5 grammi. Ogni invio di volantini richiede 16.000 copie, quindi 16.000 involucri di

plastica pari a circa 80 kg. Mediamente (stando bassi) arrivano due spedizioni di volantini in ogni casa di San Marino ogni settimana, il che equivale ad un uso di circa 8.320 Kg di plastica all’anno. Ora, a quanto corrispondono, in termini di fonti fossili ed inquinamento, 8320 kg di plastica? Servono all’incirca 2 Kg di petrolio per fare 1 kg di plastica, e siccome un barile di petrolio contiene 159 litri di greggio, pari a circa 135 chili, per fare 8320 Kg di plastica ci vogliono 16.640 kg di petrolio, pari a 123 barili all’anno. Al momento il costo di un barile di petrolio si aggira sui 71 dollari, pari a circa 50 euro. Questo significa che ci vogliono 6.150 euro di pe-

Mai più shopper

Dall’Irlanda il segnale che eliminare gli sprechi si può: basta non prendere come esempio sempre il peggio L’Irlanda è riuscita a far crollare del 94% l’uso delle buste di plastica da supermercato. Il sistema è una semplice tassa: 33 cent se alla cassa si desidera la shopper in plastica. Risultato, le persone fanno la spesa con buste in stoffa portate da casa, e circolare con la busta di plastica è diventato motivo di vergogna.

In Italia si consumano ogni anno 430 milioni di tonnellate di petrolio per produrre le shopper. Eppure da noi (a San Marino non è stato dato seguito ad un’istanza che chiedeva il divieto di commercializzare le shopper in plastica, nonostante la direttiva comunitaria EN 13432 stabilisca di vietar-

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con ogni barile di petrolio si produce 55% benzina e gasolio (circa 100 lt); 20% olio combustibile per utilizzi industriali e produzione elettrica; 7% kerosene (il cosiddetto jet-fuel per gli aerei); 5% gpl auto e riscaldamento; 5% bitumi (ad es. asfalti); 3% lubrificanti; 5%, uso delle raffinerie. In Italia il consumo di petrolio pro-capite è di circa 5 litri al giorno a testa (1825 litri/anno = 11,5 barili/anno) fonte repubblica.it

trolio greggio per fare la pla- contiene i volantini misura stica che serve per la spedi- circa 25x35 cm. Abbiamo zione annuale dei volantini trovato in vendita dei rotoli di alle famiglie. Ma questo è il 25 cm di larghezza e 500 mt costo del greggio, che non di lunghezza al costo di circomprende la lavorazione ca €50. Da un tale rotolo podello stesso. Il costo dell’ac- tremo rimediare (500/35cm) quisto dei rotoli circa 1428 pacdi plastica da im- 582 Km di chetti, quindi per ballaggio è molto plastica ogni spedizione di più alto: vediamo volantini (16.000) all’anno: quanto. ci vorranno 11,20 In un sito web ab- come da rotoli da 500 mt, biamo trovato dei San Marino per un costo di prezzi competitivi. a Cosenza 560 euro ad invio, Siamo certo che che moltiplicato la Pubblica Amministrazione per due a settimana, e per spenda più di così (nell’arti- 52 settimane l’anno, equivalcolo sul numero 11 di questo gono a €58.240/anno spesi giornale si è mostrato come per la sola plastica che ricolo Stato spenda 4 volte più pre i volantini, perché non per comperare dei toner: si bagnino, così li possiamo perché dovrebbe essere di- buttare nell’immondizia (si verso in questo caso?), ma spera separando la carta teniamo per buoni questi co- dalla plastica) belli asciutti, sti. Dunque: l’involucro che pur senza leggerli! In più: quanto è costata l’attrezzatura per imbustare i volantini? Quanti dipendenti devono seguire a tempo pieno questa plastificazione? Insomma, ci pare che anche i costi, oltre al disprezzo per l’ambiente, non garantiscono alcun significativo guadagno per l’amministrazione l’uso entro il 2010, diretti- ne pubblica. Non certo tale va inserita anche dalla vicina da devastare inutilmente Italia al comma 1130 della fi- ancora un po’ di più il nostro nanziaria del 2007) pare che piccolo pianeta! le minacce di licenziamenti dei Una curiosità? I 1165 rotoli produttori di buste configurino usati in un anno corrisponil divieto delle shoppers come dono ad una striscia di 582 un attentato all’integrità Km di plastica da 25 cm di economica della nazione. larghezza. In linea d’aria lo Solito immobilismo di gente spazio tra San Marino e Cosenza! Fonte: ratioform.it arretrata!


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Il grande business dell’acqua: chi ne giova, chi si oppone C’è chi muore di sete, e intanto per ogni litro di acqua che beviamo comodamente in bottiglia, ne sprechiamo 5 per costruire la bottiglia e trasportarla. Bere acqua del rubinetto è un’imperativo! Partiamo dalla notizia buona: Bondanoon, una cittadina australiana, ha bandito, con decisione unanime del consiglio comunale, le bottiglie di plastica contenenti acqua minerale. Si può bere solo acqua del rubinetto. Da venerdì 10 luglio nei bar, supermercati e alimentari della cittadina ci sono solo bottiglie di vetro etichettate “Bundy” che contengono acqua di rubinetto, filtrata e confezionata. I commercianti hanno aderito all’iniziativa per una questione etica (rinunciando a circa un migliaio di dollari di guadagno) ritenendo immorale l’acqua in bottiglie di plastica, quando questa sgorga dal rubinetto o dalle fontane pubbliche. La decisione di Bundanoon ha convinto il governo del Nuovo Galles del sud a vietare a tutti i dipartimenti e le agenzie statali l’acquisto di acqua in bottiglia: sarà un risparmio per i contribuenti e ridurrà l’impatto sull’ambiente. Questa bella notizia, ci da modo di ripetere che l’acqua più sana e controllata è quella del rubinetto, buonis-

sima se debitamente filtrata. Ma che problema c’è, vi chiederete, a bere acqua in bottiglia? Eccoli i problemi. Per un litro di acqua in bottiglia se ne usano 5 per produrre la plastica e i carburanti per trasportarla: il 90% del costo di una bottiglia d’acqua è il costo della bottiglia medesima. L’80% delle bottiglie di plastica non vengono riciclate, e impiegano 7 secoli per decomporsi. Ogni italiano consuma 180 bottiglie da 1,5 litri/anno,

pari a un impatto ambientale di 22 litri di petrolio (per produzione e trasporto) e 380 litri d’acqua (108 per la produzione, 270 bevuti), oltre all’emissione di 23 kg di CO2. Per produrre 1 kg di pet (la plastica delle bottiglie, circa 30 con 1 kg) si usano 17,5 kg di acqua. Nel complesso, ogni anno in Italia l’impatto ambientale della sola vendita di acqua in bot-

Chi c’è dietro l’acqua? I primi quattro venditori mondiali d’acqua sono, nell’ordine: Nestlè, Danone, Coca-Cola e Pepsico. Ecco la classifica mondiale per fatturati: 1. Evian (francia –Danone) = 768 mio USD 2. Perrier (francia –Nestlè) = 673 mio USD
 3. Aquafina (USA –Pepsico) = 623 USD
 4. Volvic (francia –Danone) = 510 mio USD
 5. Pure Life (intern. –Nestle’) = 455 mio USD 
 6. Dasani (USA –Coca-Cola) = 447 mio USD 
 7. Poland Spring (USA –Nestle’) = 355 mio USD 
 8. Levissima (Italia –Nestlè) = 331 mio USD
 9. Vittel (francia –Nestlè) = 303 mio USD
 10. Contrex (francia –Nestlè) = 271 mio USD

 Le acque italiane controllate dalla Nestlè sono: San Pellegrino, Levissima, Panna, Vera, Claudia, Giulia, Giara, Limpia, Lora Recoaro, Pejo, Perrier, Pra Castello, San Bernardo, Sandalia, Tione, Ulmeta, Lora, Acqua Brillante Recoaro, Beltè, Sanbittèr, Chinò, Batik, Gingerino Recoaro, Nestea, One-oone

tiglia equivale a: 432 milioni di Kg di plastica (di cui 345.640.000 non vengono riciclati), 864 milioni di Kg di Petrolio per la sola produzione del pet (pari a 6.400.000 barili), 258 milioni di Kg di Petrolio per il solo trasporto delle bottiglie (pari a 1.911.000 barili), 16200 milioni di litri d’acqua bevuti, 6480 milioni di litri d’acqua sciupati per la sola produzione delle bottiglie, e infine 1380 milioni di Kg di CO2. Per capire di che cifre stiamo parlando, per il riscaldamento di un paese come San Marino (circa 30.000 abitanti) servono all’incirca 9.800 barili di petrolio. io bevo da 5 anni l’acqua del rubinetto, filtrata da una brocca che costa poche decine di euro e che toglie il saporaccio all’acqua. L’acqua del rubinetto è la più controllata: v’invito tutti a usare la brocca, che potete trovare anche tramite l’apposito link nella pagina “Ecolandia” del nostro sito. R.C. (Fonte: ictblog.it)


Ecologia e consigli

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Bus ibridi a

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metano e idrogeno

In attesa che anche il titano esca dal torpore Dal 18 al 20 del mese scorso ho girovagato tra Carpi, Modena e Sassuolo per il festival di filosofia. Ho notato con piacere che, come spesso accade nelle città dell’entroterra emiliano-romagnolo, molti bus circolanti erano alimentati a metano, così ho fatto una ricerca sul web per vedere che risultati danno in termini di risparmio energetico e di emissioni nocive. Con mia sorpresa mi sono imbattuto nel secondo step del risparmio energetico per il trasporto pubblico: l’alimentazione ibrida idrogenometano.

A Ravenna sono stati presentati i risultati della sperimentazione durata un anno di una coppia di autobus alimentati a metano e idrogeno per il progetto “MHY Bus” voluto da Regione Emilia-Romagna, ENEA, ASTER e ATM Ravenna. Gli autobus, uno dell’ATM Ravenna e l’altro dell’ATR Forlì, con un carico oltre il 50% del massimo trasportabile, sono stati fatti circolare su una pista del centro ricerche a Roma rilevandone le emissioni. Sono state provate diverse formulazioni della miscela di idrogeno e metano al 5%, 10%, 15%

e 20%. Riferisce RomagnaOggi: I risultati della sperimentazione evidenziano che l’utilizzo delle miscele ha indotto un risparmio in termini di massa di combustibile utilizzata, con riduzioni, riferite al consumo di metano, che variano dal 5% al 16% nelle diverse formulazioni della miscela. Riconducendo i consumi al consumo di metano equivalente, le riduzioni si attestano su valori che variano dal 4% al 13%. Le risultanze sperimentali presentano inoltre riduzioni di emissioni inquinanti molto superiori rispetto ai valori teorici: dal 6,15% al 19,48% nelle diverse formulazioni della miscela.

Gli scostamenti positivi rispetto ai valori teorici sono determinati dal migliorato rendimento del motore, che richiede un minor apporto di combustibile per ottenere alle ruote la stessa energia. Nell’attesa che il progetto passi dalla fase di sviluppo a quella di produzione degli autobus a metano e idrogeno si continuerà la sperimentazione su strada. E a San Marino, dopo aver bocciato anche l’istanza per favorire la costruzione di distributori di metano, come si pensa di rinnovare e rendere più efficiente, pur diminuendone l’impatto ambientale, il carente servizio di trasporto pubblico?

Fonte: ecoblog.it

Imprecisioni del mese scorso Stagionalità Dato che in diversi ce lo hanno chiesto, pubblichiamo una specie di vademecum del bravo consumatore consapevole. Che cosa dobbiamo comperare per poter mangiare prodotti nel pieno della loro bontà, che oltre ad essere, appunto, più buoni, hanno anche il pregio di costare di meno e di non aver richiesto pratiche di allevamento forzate (riscaldamento artificiale, irrigazione artificiale ecc.)? Ecco qua un piccolo resoconto dei con i prodotti “di stagione” che potete trovare ai costi più bassi nei supermercati e dai fruttivendoli nel mese di ottobre. Per la FRUTTA: banane, cachi, castagne, limoni, mele, pere e uva. Per la VERDURA: bietole, broccoli, carciofi, carote, cavolfiori, cavoli, cicorie, finocchi, melanzane, patate, peperoni, porri, porcini, radicchi e ravanelli.

Ringraziamo i lettori che ci hanno segnalato alcune imprecisioni pubblicate il mese scorso: vi preghiamo di inviarci le vostre segnalazioni all’indirizzo ass.donchisciotte@omniway.sm se doveste individuarne anche voi. Innanzitutto ci è stato segnalato che la definizione “l’energia derivante dalla combustione o dalla elaborazione di materiale biologico tale e quale o raffinato”, nella Legge 72/2008, non presagisce l’inceneritore vero e proprio, ma un inceneritore di biomasse, cioè legname, siepi, vinaccia ecc. Ci pare comunque pericoloso aprire la strada a simili “soluzioni” del problema rifiuti, anche perché per “biologico tale e quale” ci pare si possa intendere qualsiasi rifiuto umido, che si potrebbe altrimenti compostare o destinare all’uso privato. Ringraziamo comunque per la doverosa correzione. Per un refuso, abbiamo inoltre scritto Ottavia Spiaggioni invece di Ottavia Spaggiari quale autrice del cortometraggio sui SUV. Infine, nell’articolo sulla casa indipendente di Riccardo a Montetiffi, abbiamo erroneamente scritto che Pino è il padre di sua moglie, mentre invece è il padre della moglie di Enea, il suo vicino di casa.


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