IL DON CHISCIOTTE Il Don Chisciotte - Periodico dell’Associazione Culturale Don Chisciotte - Via Ca Giannino, 24 Numero 25 Direttore Responsabile Roberto Ciavatta - Copia depositata presso il Tribunale della Repubblica di San Marino Giornale gratuito - vietata la vendita
il “caso discarica” finisce in consiglio
novembre 2009
Pietro Masiello
L’ODORE DELLA GUERRA
Libano: multiculturalismo o limitazioni delle libertà alle minoranze? a pag.
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L’Ippogrifo
antigone
L’eroina di Sofocle alle prese col dilemma della priorità tra leggi dello Stato e leggi del cuore
A pagg 2-4
Sopra di noi niente
Valentina Quadrelli
il mio bagno cosa dice darwin... anzi nell’essenza cosa non dice della vita A 200 anni dalla nascita e 150° da: “Sull’origine delle specie”, l’analisi dell’eredità intellettuale di Darwin
Il 12 febbraio di quest’anno è stato il duecentesimo compleanno di Charles Robert Darwin ed il 24 novembre prossimo ricorrono i 150 anni dalla prima pubblicazione del suo più famoso saggio “Sulla origine delle specie per seleContinua a pag. 16
a pag.
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Angelica Bezziccari
invasioni barbariche sul titano
Valentina Quadrelli
disobbedire per non morire
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Quando i giovani sammarinesi inizieranno a pretendere spazi di libertà praticando la disobbedienza civile? pag. 14
Oasiverde
a pag.
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Appunti di psicologia
Barriera sensoriale e inconscio individuale
Le tecniche che consentono di penetrare esperienzialmente nelle sfere della mente inconscia tendono inizialmente ad attivare gli organi sensoriali; pertanto per molti individui che sperimentano tali tecniche, l’auto-esplorazione profonda inizia con varie esperienze sensoriali. Queste sono di natura più o meno astratta e non hanno alcun Continua a pag. 10
Gli articoli di «Le multinazionali e gli “angli”» questo mese + ringraziamenti Pagg. 6-7
San Marino - l’indagine
Il Don Chisciotte numero 25, novembre 2009
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La nostra indagine! ACDC contro i mulini
L’inchiesta del mese scorso sulla discarica di Torraccia ha creato scompiglio. Non che si tratti di una “scoperta” di chissà quale portata, ma il segnale che sempre più la società civile di San Marino è attenta alle pratiche di legalità dei propri concittadini, soprattutto quando queste riguardino il benessere pubblico, il territorio e la sua depredazione, e l’assenza di scrupoli di chi ha incarichi pubblici, responsabilità di governo o amministrative, deve essere chiaro. La novità più consistente di questo mese è che due consiglieri, sulla base della
Il “caso discarica” finisce in consiglio!
La denuncia della Don Chisciotte in un’interpellanza bipartisan denuncia del nostro giornale, hanno deciso di presentare un’interpellanza parlamentare (testo sotto) per chiedere spiegazioni su quanto accaduto. Si tratta di Andrea Zafferani (di Alleanza Popolare) e Alessandro Rossi (di Sinistra Unita). Il fatto che l’interpellanza venga presentata congiuntamente da membri di maggioranza e opposizione dà ancora
più peso ad un’inchiesta che è e vuole rimanere apartitica, perché l’unico interesse è frenare pratiche al limite del buon senso, dando un segnale forte che la società civile non è più disposta a chiudere entrambi gli occhi di fronte a situazioni di questo tipo: chi si presta a storture o non fa controlli cui sarebbe tenuto, faccia i conti con l’indignazione della popo-
INTERPELLANZA L’articolo 65 del Testo unico urba nistico prevede che ci debba esse re un controllo sulle aree destinate smaltimento di rifiuti, intendendo allo implicitamente con esse anche lo stoccaggio degli inerti. La viola normativa, ovvero il deposito di zione della materiale non inerte, prevede sanz ioni penali. In realtà nel nostro territorio sono state predispos te diverse aree di stoccaggio di materiale inerte, autor al fine di un miglioramento idrog izzat e eologico dei nostri calanchi. La nostra interpellanza è volta a cono dettagli l’intero percorso autorizzat scere nei ivo e di controllo per questo tipo di attivi tà. Infatti una volta ottenuta l’autorizza zione del SIA e la concessione ediliz ia, ci risulta una carenza di contr materiali depositati. olli sui Interpelliamo il Governo per cono scere il numero di depositi di inerti attivi nel nostro territorio, la loro geografica ed il numero di verifiche posizione effettuate dagli organi competent i nell’ultimo anno su questa attivi di verificare la stretta osservanz a tà al fine di legge sul tipo di materiale depo sitato. Inoltre in particolare interpelliamo il governo riguardo alla discarica di inerti di Torraccia. Per questa situazione vogliamo conoscere se a seguito di alcun e denuncie pubbliche siano stati controlli per verificare la non viola attivati i zione della legge. Se nel caso i controlli fossero stati messi in atto, quali sono i risultati delle analisi dei materiali e quali saran in caso di violazione di legge, le eventuali sanzioni di carattere pena no, le che sono state o saranno comm Interpelliamo inoltre il Governo inate. per chiedere se intende rafforzare le attività di controllo per ques attività. to tipo di Inoltre, vista l’introduzione di una nuov a normativa sulla valut azion e di impatto ambientale, interpellia governo per sapere se intende richie mo il dere una Valutazione di Impatto Ambientale sulla discarica in ogge tto. Andrea Zafferani Aless andro Rossi
lazione civile. Questi gli sviluppi: abbiamo parlato coi responsabili del comune di Coriano, il comandante Fabio Franchini e il geom. Christian De Paoli, dell’ufficio tecnico. Se il primo ha confessato che la pratica non ha seguito l’iter solito, e al comando di polizia è stata trasmessa solo per conoscenza, il geom. De Paoli ci ha confermato che anche se nessuna delle prescrizioni pattuite con i richiedenti è stata rispettata (illuminazione della strada ecc), questo non inficia la validità del permesso di transito, perché si tratta solo di formalità. Tanto che il permesso è stato prorogato nel 2007 “fino a termine dei lavori”. Viene da chiedersi che senso abbia un accordo i cui contenuti sono facoltativi... boh! Sia il comandante che il geometra confermano che la richiesta di “transito con mezzi pesanti in Via Vicinale” non era per una
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Nelle foto: a fianco del titolo la buchetta della cava in cui depositare le bollette in assenza del personale. In basso a sinistra la copia dell’interpellanza di Zafferani e Rossi. Qui sopra le pareti calanchive tagliate verticalmente per allargare lo spazio riservato al deposito di “inerti”. A fianco particolare di materiali non inerti presenti nella cava, molto simile ad eternit. discarica, bensì solo per una “bonifica di terreno calanchivo”. Ci pare che i proprietari abbiano molti scrupoli ad usare il termine discarica, da loro stessi scritto sui documenti, ma occultato nelle richieste formali... perché? Anche in commissione urbanistica, ci dicono, non è stata trattata come discarica, ma sempre e solo come bonifica. Ci sono membri di allora pronti a testimoniarlo. Rimarchiamo le nostre preoccupazioni: chi assicura che una discarica di “inerti” sul confine, con accesso dall’Italia e camion italiani che scaricano, non possa essere un luogo in cui sversare materiali altrove non conferibili? Chi,
data l’assenza totale di controlli? Non ci fidiamo della “buonafede” di chi per una manciata di soldi devasta l’aspetto naturale di un terreno. Tali preoccupazioni sono avvalorate, fino a smentita, dal fatto che una delle ditte committenti, la Frant-Eco, ha una sede in Italia, in via Montescudo 393 a Rimini. Come scritto il mese scorso oltre alla GAD di Stefano Ercolani, lavora nell’area anche la FratEco s.r.l. (sebbene non si trovino documenti ufficiali in cui è indicata). Ebbene, la Frant-Eco è presieduta sempre da Stefano Ercolani, ha sede sammarinese nella stessa palazzina della GAD (in strada Cardio 28, mentre la GAD è al 26)
Il Don Chisciotte numero 25, novembre 2009 e ha ottenuto il riconoscimento giuridico il 15/7/04, 7 mesi dopo la GAD e appena un mese dopo che la Commissione Tecnico Scientifica presieduta da Giancarlo Venturini aveva approvato il progetto della discarica. Tutte casualità. Come più volte denunciato dal Don Chisciotte, i sammarinesi non possono ricevere notizie di pubblico interesse, e nemmeno conoscere le partecipazioni societarie di una srl. Così abbiamo incaricato un commercialista che a breve ce le comunicherà. Di fatto all’interno della “cava” si trova di tutto, latta, plastica, lastre molto simili all’eternit: materiali non propriamente “inerti”. Chiamiamo “cava” quel luogo perché le pareti delle creste laterali del calanco sono state “tagliate” verticalmente per allargare lo spazio utile in cui conferire inerti, creando rischi di frane e dissesti idrogeologici in un’area viva – abbiamo fotografato impronte di cinghiale.
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Stiamo inoltre aspettando i risultati dell’analisi dell’acqua prelevata nello stagno sotto la discarica. A breve pubblicheremo i dati. Eppure a pochi chilometri di distanza, verso Domagnano, un tratto di calanco viene veramente riempito di terra “buona” perché il proprietario è un agricoltore e ci sta piantando una vigna. La differenza tra le due “bonifiche” è chiara alla prima occhiata: perché gli organismi competenti non verificano che le bonifiche siano veramente tali, cioè finalizzate a rendere un’area inutilizzabile più produttiva a livello agricolo? Il proprietario della bonifica “vera” ci ha detto che “bisogna far capire a questi politici che in questo modo si rende fertile un terreno arido, si produce uva e vino, le radici delle piante rendono più sicuri i calanchi... che prima erano pieni di rifiuti scaricati lì... e lo facciamo a spese nostre, degli agricoltori...”. Ha ragione, ma forse i politici di cui dice, preferiscono rilasciare permessi di bonifica “alla leggera”, per riempire i calanchi di merda, rendendoli insicuri e inutilizzabili, senza alcuna utilità pubblica... Ma questo solo (e sarebbe comunque grave) per imperizia?
Società
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a cura di Pietro Masiello
L’ODORE DELLA GUERRA Il Libano tra multiculturalismo e limitazioni delle libertà ad alcune minoranze
Qualcuno ha definito la città di Beirut il luogo “dove accadono le solite cose terribili, le solite cose meravigliose, le solite cose quotidiane”.1 Terribile è che il Libano oggi sia “un paese devastato da quindici anni di guerra civile, che dal 1990 vive uno stato di pace apparente, dall’equilibrio fragile, perché esposto agli echi dei conflitti che insanguinano tutto il Vicino Oriente”. Tutto questo è ben visibile a Beirut, città dalla veloce e disordinata crescita edilizia come visibile a colpo d’occhio dalle numerose gru, ponti elevatori ecc. Ma la Beirut “under construction” convive con facciate segnate dalle bombe e dalle pallottole, segni dei passati conflitti e voragini e crolli. Luoghi dove è possibile ancora sentire l’odore della guerra, città dove definire la mappa urbana significa definire i gruppi religiosi e/o settari stanziati sul territorio in quella che fu definita la famosa “linea verde” che separava la parte est cristiana dalla parte ovest musulmana (sunniti e sciiti) della città, poi la situazione pur pacificata si è ulteriormente complicata con contrapposizioni tra cristiani appartenenti a fazioni diverse. Terribile è che in un paese dalla forte espansione degli scambi commerciali e dalla forte crescita economica, sia pure squilibrata e fortemente spinta dai petrodollari sauditi, non ci sia un governo. Circa un mese fa il premier incarica-
Miglior foto al World Press 2007: giovani guidano sullo sfondo di una Beirut devastata il 15 agosto 2006. Di Spencer Platt (Usa) to Saad Hariri ha rinunciato formalmente, dopo 10 settimane di tentativi, all’incarico di formare il nuovo “governo di unità nazionale”, che come correttamente evidenziato avrebbe dovuto “esser composto da elementi della maggioranza parlamentare, capeggiata appunto dal filosaudita Hariri [definito come un uomo “cresciuto fra i corridoi del palazzo reale di Riyad, padrone di mezza Beirut, e per giunta a capo di un partito sponsorizzato dai petrodollari sauditi”2], e da altri dell’opposizione, guidata dal filo-iraniano Hezbollah e appoggiata anche dalla Siria”. Un governo dove non solo dovrebbero essere rappresentate tutte le principali confessioni (metà ministri musulmani e metà cristiani) ma anche i
principali partiti e movimenti. E a qualche sprovveduto straniero che si meraviglia che al governo vada anche l’opposizione, il libanese navigato risponderà che “qui nessuno deve prevalere sull’altro. Specie se l’altro ha le armi”3. Dalle parti dove sono nato un adagio recita “dove troppi galli cantano arriva un brutto giorno”, e in Libano cantano anche i fringuelli. Un altro paradosso veramente “terribile” è costituito dal fatto che in un paese cosi multiculturale e multireligioso (ricordiamo che la Costituzione Libanese tutela e riconosce, elencandole, diciotto comunità islamiche e cristiane tra cui citiamo armeni, curdi, copti, greco-ortodossi, alawiti), in questo paese è bastato l’arrivo di un’altra confessione
per scardinare gli equilibri. Tale confessione difficilmente vedrà garantiti i propri diritti, dato che parliamo di circa mezzo milione di palestinesi (ossia il 15 % della popolazione residente in Libano) che vivono relegati nei campi profughi, non possono libera-
Beirut di notte
www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm mente circolare, non possono esercitare ben 72 professioni, non possono aderire ai sindacati, non provenendo da paesi riconosciuti non possono intestarsi o vedersi riconosciute delle proprietà, per motivi economici non accedono all’istruzione superiore e molto altro ancora. Insomma, individui senza diritti, anche se non è dappertutto così, infatti i profughi Palestinesi che vivono in Giordania e in Siria hanno gli stessi diritti dei cittadini del paese ospitante (almeno sulla carta: poi nella realtà….). Come giustamente evidenziato “fa impressione verificare che più ancora dell’israeliano è lui, il palestinese, il nemico che mette d’accordo fra di loro le diciotto confessioni riconosciute a Beirut. Suscita ostilità unanime, è indicato come la causa prima di trentacinque anni di guerre per gli altri”4. La strada dei palestinesi per il paradiso non passa per il Libano, per tutti gli altri sì. Basta l’aiuto di una carta di credito. ___________
Note: 1 - G.L. Favetto, La Repubblica, 12/01/08, pag.15, sez. Torino 2 - A. Di Giovanni, www. terranews.it/news/2009/08/ le-famiglie-saudite-vacanzainvadono-beirut 3 - L. Trombetta, temi.repubblica.it/limes/libano-nuova-crisi-nuova-guerra 14/09/2009 4 - G. Lerner, Ritorno in Libano - parte IV, 2 giugno 2008
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ALTREMENTI FESTIVAL
La nostra associazione sta organizzando un festival culturale per il mese di gennaio 2010. Il suo nome sarà “AltrEmenti”, ed ogni anno verterà su un tema specifico a dibattere del quale verranno invitati alcuni tra i più prestigiosi nomi della cultura italiana ed internazionale. Per questo primo anno abbiamo scelto il titolo “Crisi: verso un nuovo modello sociale?”, ed al momento hanno già dato la loro conferma Oliviero Beha, Giulietto Chiesa, Paolo Coluccia, Massimo Fini, Alex Foti, Anselm Jappe, Sandro Mezzadra, Maurizio Pallante e Federico Pulselli, mentre stiamo contattando altri due super nomi per completare la scaletta. Al momento stiamo cercando di reperire i fondi per finanziare l’evento, qindi se avete consigli da darci in questo senso siete i benvenuti. Si tratta di un festival di approfondimento culturale, unico nel suo genere a San Marino. La formula è quella della “lezione magistrale” del relatore, a cui seguirà il dibattito con le domande dal pubblico. Col termine “Crisi” del titolo di questo primo anno non si intende la crisi finanziaria contingente che ha colpito il mondo occidentale nel 2008, da cui ancora le economie occidentali sono assillate, ma il concetto più ampio di crisi, che ingloba in sé la stessa crisi finanziaria non come un evento a sé stante ed “imprevedibile”, frutto dell’assenza di scrupoli di qualche finanziere come i media hanno tentato di far credere, ma come un evento prevedibile (e previsto) che si inserisce all’interno di un più radicale decadimento dei “valori” occidentali. La crisi economica quindi, certo, ma anche la crisi democratica, rappresentativa, culturale, sociale, occupazionale e più in generale di ogni concetto di verità che avesse pretesa di universalità.
Alto Adige - fonti fossili: 1 a 0! Imprecisioni del L'Alto Adige punta all'autosufficienza energetica. Lo annuncia l'assessore all'ambiente e energia Michl Laimer (invitato ad “Altrementi Festival”): entro il 2020 verrà eliminato l'utilizzo di fonti fossili a favore di eolico, biomasse, solare e idroelettrico. “Attualmente il 56% del fabbisogno energetico è raggiunto utilizzando fonti rinnovabili, il nostro piano è di raggiungere il 75% nel 2013 e il 100% entro il 2020. Per fare un raffronto nel 2005 la quota delle rinnovabili in Svezia era al 39,8%, in Finlandia al 28,5% e in Italia al 5,2%”. Potendo contare su 63 centrali a biomasse (che producono 350 MWh e un taglio di emissioni di 139000 tonnellate di CO2), 1.068 impianti fotovoltaici (29000 KW prodotti), 17700 impianti solari termici, 291 impianti geotermici e 7 siti dove saranno installate 5000 sonde in grado di intercettare il calore del suolo, un impianto per la produzione di idrogeno a Bolzano e un parco eolico a Rovereto, Laimer può ben dire che “non si tratta di un obiettivo ambizioso ma assolutamente realistico”. Oggi il 50% di tutti i collettori solari termici installati in Italia e' in Alto Adige, dove sono in funzione anche 31 impianti che trattano deiezioni animali e rifiuti organici, producono elettricità per 13 milioni di KWh e garantiscono minori emissioni per 9300 tonnellate CO2 risparmiate e 930 di metano. La logica che ispira l’azione è che i cittadini devono produrre, amministrare e distribuire la loro energia. (Fonte: www.vip.it)
mese scorso
Il mese scorso Andrea Mina ha scritto che in passato era stata presentata “un’istanza da Alberto Selva” per rimuovere “Nel nome di Dio Amen” dagli atti pubblici. Non si trattava di un’Istanza ma di una Proposta di Legge, presentata non da Alberto ma da Alvaro Selva e Alessandro Rossi. Roberto Ciavatta ha invece scritto che Anselm Jappe “fa parte del gruppo Krisis”. In realtà Jappe e Kurz non ne fanno più parte ma collaborano alla rivista online “www.exit-online. org” (vi consigliamo di dargli un’occhiata, alla pagina “transnationales”). Roberto Ciavatta si scusa, infine, con Teodoro Forcellini per via del titolo scelto per il suo articolo che, non concordato con l’autore, è risultato fuorviante.
Pagina autogestita
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La pagina di Oasiverde LE MULTINAZIONALI E GLI “ANGLI” Per ogni mela che mangiamo, ogni seme che piantiamo, paghiamo il “pizzo” alle multinazionali “angle”
Potrete ingannare tutti per un po’. Potrete ingannare qualcuno per sempre. Ma non potrete ingannare tutti per sempre Abramo Lincoln La Sila è stata disboscata per decenni e tutto il legname è andato in Inghilterra per pagare i danni di guerra. Noi abbiamo pagato per decenni un esercito di 25.000
forestali al servizio della Regina d’Inghilterra. Ogni volta che compriamo un qualsiasi frutto locale tipo mela o pera, o pesca, paghiamo i diritti all’Inghilterra che è proprietaria intellettuale dei cloni portainnesti e che fa lievitare il costo di un fruttifero almeno del 100% spesso del 300%. A completamento dell’infida impresa oggi sono riusciti a imporre sul mercato
le piante di fruttiferi innestate su specie estranee e non affini, inducendo una senilità precoce ed una morte programmata delle piante in una decina d’anni (es. del melo innestato su nespolo o su cotogno). Hanno poi pressoché imposto l’impianto degli alberi di una densità innaturale e funzionale solo ad un maggior guadagno immediato principalmente per loro. Una frasca di pioppo canadese brevettato costa 17 € contro i 60 centesimi che potrebbero costare i nostri pioppi autoctoni sia bianchi che neri, migliori come qualità e crescita ma che non richiedono interventi fitosanitari e sono liberi da brevetto. Anche qui i soldi vanno ai canadesi per gli alberi ed agli americani per il famigerato glifosato prodotto per diserbare un pò: ogni volta che dalla vostra stampante esce un foglio gli “angli” vi fanno un sorriso... Tutti gli ortaggi di cui ci cibiamo sono stati selezionati ed ibridati innaturalmente quando non modificati geneticamente dalle multinazionali sementifere e da Big Pharma, le aziende che vendono medicinali cioè producono beni di distruzione di massa (guardate il video di Grillo “Incantesimi”).
Anche volendo passar sopra al gusto dei prodotti, alla tossicità, all’inadeguatezza ai climi locali, prima di tutto questo è per gli americani il grande affare e per noi “europoidi” la grande truffa. Le sementi di tali prodotti costano mediamente da 3 a 5 volte il valore degli stessi semi non coperti da brevetto. Quasi tutti i cereali sono ormai in mano agli americani che decidono il costo non in base al valore della loro moneta ma in base a quanto riescono a derubarci finché siamo in grado di pagare. Dobbiamo denunciare questo strozzinaggio alimentare, perché una nazione non è libera se sottostà alla sovranità alimentare del suo sfruttatore. I cereali modificati o anche solo ibridi brevettati, hanno ucciso i nostri terreni. E’ il più grande business di tutti i tempi in Europa, in Asia, Africa e Sudamerica. In realtà è un delitto contro l’umanità. Con un colpo solo queste aziende a delinquere sono riuscite a: imporci una tassa sulle sementi modificate e brevettate e quindi sul cibo, imporci l’uso di biocidi totali con il Gliphosate come principio attivo, cioè diserbanti che distruggono i funghi simbionti, i batteri,
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Associazione Oasiverde www.oasiverdersm.org info@oasiverdersm.org Tel. 335.7347787
Grazie di cuore a...
lombrichi e altri insetti, cioè i fautori della fertilità dei terreni: in pratica ogni forma di vita terrestre. A questo punto l’agricoltore è in mano alla multinazionale che gli vende prima il seme poi il veleno e il fertilizzante... Questo delitto ha permesso la vendita dei fertilizzanti chimici che sterilizzano ulteriormente i terreni. Ed ecco l’ultima astuzia: i prodotti per recuperare temporaneamente la fertilità dei suoli si chiamano rizobi, cioè micorrize fungine più batteri (= rizo-bio); gli stessi batteri e funghi distrutti dal diserbante. Il dottor Giusto Govannetti, del “Centro di Colture Sperimentali di Aosta” (CCS), ha creato Amico Fungo, un prodotto che favoriva grazie a funghi simbionti e batteri una crescita degli ortaggi e dei cereali maggiore del 13% rispetto alle colture con fertilizzanti sintetici. Il prodotto centuplicava l’apparato radicale (dati certificati dall’università di Bologna). Purtroppo questo prodotto è stato osteggiato in tutti i modi da tutti: i consorzi agrari vogliono vendere di tutto di più; che importa se avveleniamo la falda, la vita... l’importante è il business! Se parli con un americano di
Cogliamo l’occasione, questo mese, per ringraziare chi ci ha dato una mano per le nostre attività, e in particolare: la casa di cura privata “Villa Maria Cecelia” di Cotignola per aver disposto la donazione di un’ampia superficie di pavimentazione (grate salvaprato) con la quale realizzeremo, all’interno del nostro centro, i percorsi boschivi utili ai disabili. Ringraziamo anche la “Croce Rossa Sammarinese” (CRS) e il partito di Sinistra Unita (SU) per averci messo a disposizione i mezzi di trasporto del materiale. Un grazie infine agli amici che ci hanno aiutato a caricare e scaricare. A fianco alcune foto dei due viaggi a Cotignola.
temi complessi di cultura o di filosofia, questo vi guarda in faccia e dice: “se sei così intelligente come mai non hai tanti soldi?” Ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia su come gli “angli” hanno e stanno soggiogando il mondo. Gli angli si sono già accaparrati il miglior grano (Kamut) ed il miglior riso (Basmati) con la truffa del principio di ignoranza, cioè il principio che in presenza di altri brevetti sullo stesso prodotto, rende valido quello statunitense che ne ignorava la presenza.
Ora stanno brevettando anche i maiali. Tanto i maiali li mangiano (e li possono clonare) solo certi popoli... Come avete capito, la terra non è più nostra, e non sentiremo parlare di questi argomenti perché la stampa non li passa. [a parte, logicamente, “Il Don Chisciotte”, n.d.r.] Tratto da: “La guerra per i semi”, di L.Bottaro, di cui consigliamo il libro: “Il mondo secondo Monsanto”. Consigliamo inoltre due libretti illuminanti della scienziata indiana Vandana Shiva: “Il mondo sotto brevetto” e “Mucche pazze e vacche sacre”. Per
capire il mondo prima che li facciano sparire. Per una dimostrazione pratica di cosa si cela dietro all’industria alimentare, v’invitiamo a guardare il dossier: “Polli Gonfiati” in onda su Current (canale 130 di sky). Per chi volesse riceverlo gratuitamente su dvd, richiederlo all’Oasiverde.
Cinema e letteratura L’ippogrifo
a cura di Angelica Bezziccari
ANTIGONE
L’eroina di Sofocle alle prese col dilemma della priorità tra leggi dello Stato e leggi del cuore
“Antigone” di Frederic Leighton
Il Don Chisciotte numero 25, novembre 2009 “Io sono fatta per condividere l’amore, non l’odio” Valgono più le leggi dello Stato o le leggi del cuore? Sarà Antigone, protagonista femminile dell’omonima tragedia di Sofocle, a rispondere a questa domanda. Rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C., Antigone appartiene al ciclo di drammi tebani, insieme a Edipo Re e Edipo a Colono, che descrivono la drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. Siamo a Tebe, una delle più importanti e potenti città dell’antica Grecia, governata dal re Creonte, zio di Antigone. Egli pone un assoluto divieto: Polinice (fratello della ragazza) è reo di aver combattuto contro Tebe, e deve quindi giacere insepolto divorato dagli animali, perché ha trasgredito le sacre leggi dello Stato. Antigone ignora il divieto, e appellandosi a quelle che lei chiama “norme non scritte degli dèi” va a seppellire il fratello, e per questo verrà ordinato da Creonte di murarla viva; Antigone va coraggiosamente verso la
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morte e si impiccherà nella sua camera sepolcrale. Anche se la tragedia ha altri personaggi, è questo il fulcro centrale della narrazione che serve a capire il grande valore del messaggio che si vuole trasmettere, e per questo è necessaria una piccola premessa. Al tempo i valori della città e degli dei erano sacri e inviolabili, e chi trasgrediva veniva punito, spesso con la morte. In particolare Eschilo, principale drammaturgo greco e antecedente a Sofocle, pose al centro delle sue tragedie il problema della responsabilità e del castigo. Celebre è la storia di Prometeo che fu punito per aver portato il fuoco agli uomini. Al tempo di Eschilo (e di Creonte, appartente alla “vecchia generazione”) i valori incrollabili erano la misura e la giustizia. Chi eccedeva, o andava contro le leggi, era colpevole di hybris, cioè di presunzione, e veniva punito dalla Giustizia, bilancia che non poteva rimanere in disequilibrio. Se le colpe non venivano espiate (tramite morte violenta), queste ricadevano sulla stirpe del trasgressore. Antigone (che significa
Chi era Sofocle
Sofocle nacque ad Atene nel 496 a.C. Ricevette un’accurata educazione di tipo aristocra ai rapporti di amicizia con Pericle, ricoprì importanti incarichi politici. A 27 anni ebbe il s cesso come autore tragico gareggiando con Eschilo. Tra le importanti innovazioni, vi è nella tragedia del terzo attore, e il perfezionamento delle scenografie. Sofocle scrisse -secondo la tradizione- ben 123 tragedie, di cui ne restano solo 7: Antigo Aiace, Edipo re, Elettra, Filottete (409 a.C.), Le Trachinie ed Edipo a Colono (406 a.C.). erano immersi in un mondo di contraddizioni insanabili e di conflitti. Il suo contributo o allo sviluppo della tragedia greca fu rappresentato dall’accentuazione dell’umanità dei naggi. Morì nel 406 a.C. e l’ ultima tragedia, l’ Edipo a Colono, fu rappresentata postuma lo anno in segno di grande onore.
Il Don Chisciotte numero 25, novembre 2009
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“contro nascita” perché morirà senza figli) rompe con la tradizione, osa sfidare e disobbedire a suo zio re, a cui dovrebbe essere sottomessa come donna, nipote e cittadina. Pone la sua individualità, i suoi sentimenti, al di sopra delle leggi della città, per rispettare una legge di natura; lei dice “divina”, noi oggi diremmo una legge morale, della nostra coscienza. Non gli importa di quel che suo fratello è stato per la città, per lei è semplicemente suo fratello. Cosa significa tutto ciò? Le leggi sono fatte dagli uomini, e come gli uomini possono essere manchevoli o sbagliate, e così quelle religiose (qualcuno direbbe pur sempre fatte da uomini). Quindi
in casi particolari sta al singolo usare il raziocinio e il sentimento in questioni che riguardano la morale personale, come ad esempio l’eutanasia o
atico, e grazie suo primo sucl’introduzione
one (442 a.C.), . I suoi eroi originale i persostesso
Statua di Sofocle, Musei Vaticani
l’aborto, e via dicendo. Antigone dovrebbe essere un grande spunto di riflessione per chi crede di avere la Verità in mano, come i politici o gli uomini di chiesa, ma più in generale per ogni essere umano, perché la saccenza pare diventare ogni giorno sempre più di moda. Ecco cosa afferma Emone, il figlio di Creonte, nel tentativo di dissuadere il padre dall’assas-
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sinio: “Non trincerarti nell’idea che solo ciò che dici tu, e nient’altro, sia giusto. Quanti presumono di avere sempre ragione, o di possedere una lingua o un animo superiori, ebbene, una volta scrutati a fondo, rivelano il loro vuoto interiore. Anzi fa onore a un uomo, per quanto saggio egli sia, continuare ad imparare senza chiudersi nell’ostinazione”.
«Può ben darsi che Marx e Freud siano l’alba della nostra cultura, ma Nietzsche è un’altra cosa, è l’alba di una contro-cultura. Perché se si considera non la lettera di Marx e Freud ma il divenire del marxismo e del freudismo, si vede che essi hanno esorcizzato ogni carica eversiva del pensiero dei loro iniziatori, in quanto hanno fatto funzionare il marxismo e la psicoanalisi come mezzi di ristabilimento di codici (lo stato, l’economia, la famiglia) mentre Nietzsche è proprio il contrario, la negazione di tutti i codici, la rivendicazione di un nomadismo del pensiero e della vita» Gilles Deleuze (1972)
Psicologia Dalla prima significato simbolico personale: possono essere piacevoli dal punto di vista estetico, ma non producono maggiore auto-comprensione. Le trasformazioni di codesto genere possono avvenire in qualsiasi area sensoriale, anche se i fenomeni ottici sono di gran lunga i più frequenti. Il campo visivo, dietro le palpebre chiuse, diventa ricco di colore e animato, e l’individuo può vedere una varietà di forme geometriche o architettoniche. Schemi caleidoscopici dinamici, configurazioni simili a mandala, arabeschi, navate di cattedrali gotiche, soffitti di moschee islamiche, e disegni intricati somiglianti a belle vetrate medievali o a tappeti orientali. Visioni di questo tipo possono presentarsi nel corso di ogni tipo di auto-esplorazione, ma sono particolarmente forti dopo l’assunzione di droghe psichedeliche. I cambiamenti nel campo acustico possono prendere forma di suoni di campanelle, trillare di grilli, ronzii o suoni continui ad alta frequenza.; a questi possono essere associate varie sensazioni tattili insolite in molte parti del corpo. Anche odori e sapori possono presentarsi in questa fase, ma sono molto meno comuni. Esperienze sensoriali di questo tipo hanno scarso significato simbolico sul processo di autoesplorazione e auto-comprensione. Esse sembrano costituire una barriera che bisognerebbe attraversare prima di poter iniziare il viaggio nella propria psiche inconscia. Alcuni
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Appunti di psicologia
a cura di Davide Tagliasacchi
BARRIERA SENSORIALE E INCONSCIO INDIVIDUALE La psicoterapia esperienziale aspetti di tali esperienze vengono spiegati sulla base di certe caratteristiche proprie dell’anatomia e fisiologia degli organi sensoriali: ad esempio, le visioni geometriche sembrano riflettere l’architettura interna della retina e di altre parti del sistema ottico. La seconda fase esperienziale facilmente accessibile è quella dell’inconscio individuale. Le esperienze di questa categoria sono connesse ad avvenimenti e circostanze biografiche significative nella vita individuale, dalla nascita al momento presente, le quali tengono in loro una forte valenza emotiva. A questo livello di auto-esplorazione, qualsiasi elemento relativo alla vita della persona interessata può emergere dall’inconscio e diventare il
nucleo dell’esperienza, sia che si tratti di un conflitto irrisolto, un ricordo traumatico represso che non è stato integrato, o una gestalt psicologica incompleta. C’è soltanto una condizione perché questo avvenga: il tema deve rivestire un’importanza emozionale sufficiente. La psicoterapia esperienziale, a tal riguardo, mostra un enorme vantaggio rispetto alle metodiche prevalentemente verbali. Le tecniche che attivano direttamente l’inconscio sembrano rafforzare selettivamente il materiale emozionale più rilevante e facilitarne l’insorgenza nella coscienza; pertanto esse si palesano come una sorta di radar interiore, il quale, esplorando il sistema, ne rivelerebbe i contenuti dalla carica emotiva più forte. Questo non solo risparmia al terapeuta lo sforzo di separare i temi di maggior rilievo, ma lo salvaguarda anche dal dover prendere decisioni che sarebbero necessariamente influenzate dalla struttura concettuale del terapeuta stesso. Nel complesso, il materiale biografico che emerge nel
Navata della cattedral lavoro esperienziale concorda con la teoria freudiana o con i suoi derivati; tuttavia esistono varie differenze fondamentali. Nella psicoterapia esperienziale profonda, il materiale biografico non viene ricordato o ricostruito; può essere effettivamente rivissuto. Questo implica sensazioni non solamente emotive, ma anche fisiche, elementi pittorici del materiale implicato, e dati provenienti dagli altri sensi. Solitamente questo avviene nella fase di completa regressione allo stadio di sviluppo in cui è avvenuto l’evento. Un’altra distinzione importante riguarda la possibilità che ricordi, ed altri elementi biografici rilevanti, non emergano separatamente, ma formino vere e proprie “costellazioni dinamiche distinte”, per le quali lo psichiatra cecoslovacco Stanislav Grof coniò il termine sistemi coex, o sistemi
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Gli appuntamenti imperdibili del mese di novembre Venerdì 6 novembre Per “La bellezza salverà il mondo”, rassegna di conferenze al cinema Astra (Misano), Roberto Escobar espone la lectio magistralis “Il bello della politica”. Alle ore 21 Dal 7 al 8 novembre “Convegno internazionale e premio fondaz. Fellini”, teatro degli Atti, Rimini Dal 7 al 11 novembre “Fiera di San Martino”, a Santarcangelo. All’interno della fiera: Domenica 8 novembre “Palio della piada” Sabato 8 novembre “4 sagre per 3 colli”, le delizie del porcello a Brisighella
le gotica di Beauvais di esperienza condensata. Un sistema coex viene definito come un raggruppamento dinamico di ricordi (e materiale di fantasia ad esso associato) appartenenti a periodi della vita del soggetto, aventi come denominatore comune una forte carica emotiva dello stesso tipo, una intensa sensazione fisica dello stesso genere, od il fatto di condividere alcuni altri elementi importanti. La maggior parte dei sistemi coex biografici sono connessi dinamicamente, con sfaccettature specifiche del processo di nascita. Pertanto i temi perinatali e i loro elementi tengono al loro interno associazioni specifiche con il relativo materiale esperienziale nella sfera traspersonale, come ad esempio sensazioni fisiche che riguardano episodi risultati pericolosi all’incolumità dell’individuo.
ca”,
rassegna teatrale per giovani e adulti al teatro di Montefiore. Organizzata come sempre dalla Compagnia del Serraglio. Venerdì 20 novembre Per “La bellezza salverà il mondo”, rassegna di conferenze al cinema “Astra” di Misano, Remo Bodei espone la lectio “L’emozione della bellezza”. Dalle 21 Sabato 20/11 al 4/12 “Cibo come cultura, dai sapori ai saperi”, ciclo di conferenze con letture e degustazioni. Sala Lavatoio, Santarcangelo Sabato 21 novembre “Paolo Guzzanti show”, PalaDeAndrè, Ravenna
Dal 8 al 15 novembre “XXIV Fiera del formaggio di fossa”, a Talamello
Mercoledì 25 novembre “Depeche mode - live”, Palamalaguti, Bologna
Dal 9 al 10 novembre “Zeronovetour - Renato Zero live”, al Palarossini di Ancona
Venerdì 27 novembre • “SUBURBAN NIGHTS”, Spazio DNA, Borgo. La terza serata alternativa organizzata dalla DON CHISCIOTTE • Per “La bellezza salverà il mondo”, rassegna di conferenze al cinema “Astra” di Misano, Paolo
Venerdì 13 novembre • “SUBURBAN NIGHTS”, Spazio DNA, Borgo. Le serate alternative della Don Chisciotte • Per “La bellezza salverà il mondo”, rassegna di conferenze al cinema Astra (Misano), M. Veneziani espone la lectio “Elogio e maledizione della bellezza”. Ore 21 Sabato 14 novembre • “Faith and the muse live”, Siddharta, Prato • “Cristina D’Avena + Gem Boy”, al Velvet di Rimini Dal 15/10 al 31/01/10 “Ammazziamo la domeni-
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Visita “news la pagina sito p ” del nos appuner i link detro gnala tamenti s gli ti e-
Portoghesi espone la lectio “Chi salverà la bellezza?”. Dalle 21 Sabato 28 novembre “PFM canta De Andrè”, nuovo teatro Carisport, Cesena Domenica 29 novembre “Una vita da pavura”, di Giuseppe Giacobazzi, teatro Novelli, Rimini Sabato 5 dicembre “Cristiano De Andrè canta Fabrizio”, PalaDeAndrè, Ravenna Imperdibili al cinema “Nemico pubblico”, un moderno gangster movie con Johnny Depp. Dal 6 novembre “A serious man”, dal regista di “Il grande Lebowsky”. Dal 6 novembre “Gli abbracci spezzati”, di Pedro Almodovar. Dal 13 novembre “Segreti di famiglia”, di Francis Ford Coppola. Dal 20 novembre
Terzo mondo e PVS
IL MIO BAGNO NELLA ESSENZA DELLA VITA
Lucia Ceccoli racconta a “Il Don Chisciotte” la sua esperienza in Mozambico
a cura di Valentina Quadrelli Tanti giovani a San Marino hanno capito che il mondo non finisce a Dogana e che lo scambio con le altre culture costituisce un tesoro prezioso, da vivere e da comunicare agli altri. Questo mese raccolgo la testimonianza di Lucia Ceccoli, sammarinese che ha trascorso un mese in Mozambico a contatto con la cultura e i problemi della popolazione locale. L’obiettivo di questa intervista è quello di far trapelare la storia e le peculiarità dei paesi del così detto Terzo Mondo, attraverso gli occhi di chi li ha vissuti. Lucia, che cosa ti ha spinto ad andare in Mozambico? Ero già stata in Africa, in Tanzania per la precisione, ma le condizioni piuttosto restrittive che mi erano state imposte dall’associazione che mi accompagnava non mi avevano permesso di vivere a pieno quell’esperienza. Insomma, mi sentivo come se fosse stata l’Africa a venire da me e non io ad andare da lei. Proprio per questo, una volta a casa, ho capito che sarei tornata in Africa non appena possibile. Qualche anno dopo, nel 2004, l’università di architettura di Cesena mi ha dato la possibilità di condurre un progetto come
tirocinante in Mozambico. Ho accettato immediatamente. Che progetto era e che tipo di lavoro hai fatto durante il tuo soggiorno? Uno dei miei professori mi ha messo in contatto con l’ONG Un-Habitat che operava nella zona di Mafalala, baraccopoli nella periferia di Maputo, dove si �������������� era sviluppato il focolaio di una devastante epidemia di colera dovuta alla totale mancanza del sistema fognario. Il mio tirocinio si inseriva all’interno di un progetto di rilievo e recupero urbano: riqualificare il quartiere attraverso la progettazione di un sistema di canalizzazione delle acque. Decine di architetti ed ingegneri avevano già redatto dei progetti, ma le agenzie internazionali avevano sempre bloccato i finanziamenti. Da otto anni la popolazione di Mafalala vedeva svanire le sue speranze sotto il peso della burocrazia. Nonostante questo, la gente partecipava ed interveniva alle riunioni programmate da Un-Habitat. L’associazione, infatti, era attenta ad integrare il lavoro di noi tecnici con la volontà della popolazione, non volendosi mai elevare al di sopra della sua
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gente, così insieme discutevamo della necessità di modificare o abbattere alcune baracche e, dopo ore di confronto, arrivavamo ad una decisione condivisa. Come descriveresti il tuo rapporto con la popolazione locale? Avevamo instaurato un bellissimo rapporto, soprattutto con i bambini che non ci lasciavano mai soli: sbirciavano nei nostri taccuini, tenevano stretto il metro per lasciarci prendere le distanze tra le case, rallegravano le nostre giornate con canzoni locali… Nonostante la sfiducia che si percepiva nei confronti del progetto, (facile da comprendere, dopo otto anni di attesa!) ci hanno accolto con entusiasmo e calore. Questo forse è ciò che più mi ha colpito: la loro capacità di aspettare, il fatalismo con cui vivono, che non è passività ma affidamento al divino, che ha le redini della loro vita e del loro tempo e a cui non possono che aprire le mani. Per me, occidentale impaziente, abituata a fare mille cose al giorno, è stato difficile arrendermi all’idea che a Maputo non ero padrona di niente e le mie azioni dipendevano dall’ambiente circostante. Sono rimasta profondamente segnata, inoltre, dal senso di comunità dei mozambicani, che vivono con e di un’unione che da noi è difficile trovare, si dedicano tempo, passano le giornate insieme. La struttura stessa della città parla di questo: la gente vive in strada, all’aperto, in mezzo agli altri. Esistono aree in cui il disagio sociale è tale da impedire alla comunità e al senso di solidarietà di svilupparsi. Proprio in queste zone, dove la necessità di sopravvivere travalica ogni cosa, la violenza si manifesta in maniera più dura, soprattutto attraverso le azioni dei bambini. Secondo me, la violenza è quasi sempre proporzionata alla mancanza di comunità. Qual è stata l’esperienza che ti ha segnata più delle altre? Dopo circa tre settimane di lavoro a Mafalala, ho incontrato Laura, una ragazza italiana piena di energia che era partita dall’Italia per trascorrere qualche mese in Africa e non è più tornata. Grazie alla sua incessante opera di raccolta fondi ha costruito nove case famiglia a Pemba, nel nord del Mozambico. Affascinata dal suo carisma ho vissuto con lei, a Pemba, la mia ultima settimana africana, rendendomi conto dell’immensa opera che questa donna ha realizzato: abbiamo visitato case per lebbrosi, anziani, bambini idrocefali, orfani, tutto straordinariamente affidato ai mozambicani.
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www.associazionedonchisciotte.org ass.donchisciotte@omniway.sm Un giorno, accompagnata da un ragazzo mozambicano che seguiva un progetto, voluto da Laura, con gli anziani del luogo, siamo andati sulla spiaggia di Shuri, a mezz’ora di auto da Pemba. Gli anziani trascorrevano la giornata costruendo ceste in saggina, in cambio noi gli portavamo cibo. Laura mi ha spiegato che il cibo non deve mai essere presentato come un dono, ma sempre come un corrispettivo per i cesti prodotti, per stabilire un rapporto paritario. Durante questa giornata, ho vissuto un momento personale drammatico: dopo aver distribuito il cibo, ci siamo fermate a pranzare con gli anziani. La montagna di polenta dolciastra che avevo nel piatto è stata la protagonista dei miei incubi per anni: non riuscivo a mangiarla, mi sentivo male ma sapevo che non potevo rifiutare. Mentre ero indecisa sul da farsi, gli anziani del villaggio si erano inginocchiati attorno al pentolone per raschiare via dai bordi gli ultimi granelli di polenta. In quel momento, oltre alla disperazione, ho sentito veramente quante barriere dovevo ancora superare. A Pemba, per spostarci da un villaggio all’altro viaggiavamo su un camion aperto. Sdraiata, guardavo il cielo dell’Africa: una di quelle cose che non si dimenticano. Se allunghi un braccio hai la sensazione di toccarlo: è cosi vicino che puoi annusare le nuvole. Cos’è cambiato in te dopo questo viaggio? Com’è stato tornare alla vita di tutti i giorni? Quello che succede al tuo spirito e alla tua mente al ritorno da un’esperienza del genere è incredibile. Durante il viaggio in Tanzania avevo avuto molto tempo da dedicare a me stessa; di conseguenza avevo elaborato le esperienze del mio viaggio giorno per giorno. Il ritorno dal Mozambico, invece, è stato diverso: per molti mesi ho sentito dentro me un’energia incredibile. Mi sentivo fortunatissima e continuavo a pensare: “Come posso stare ferma con tutte le possibilità che ho?”. Questo viaggio è stato un bagno nell’essenza della vita, mi ha permesso di rinascere. Appena tornata, volevo rinunciare al cellulare, al superfluo... e grazie all’energia acquisita con quel viaggio ho fondato una piccola compagnia di teatro coi ragazzi dell’università! È stato come tornare a vedere: le cose, il mondo, le relazioni… dare loro il giusto valore e la giusta dignità.
Poi la vita di tutti i giorni è tornata ritmata, schiacciante; le cose inutili sono tornate ad occupare spazio, tempo e gli occhi hanno ricominciato ad appannarsi… Che cosa consiglieresti a chi si appresta ad affrontare un viaggio in Africa? Credo che chi voglia dedicarsi a determinate aree del mondo come scelta professionale debba prendere una decisione radicale e continuata nel tempo, altrimenti rischia di servire solo a sé stesso. Quando dico questo penso a Laura, al suo impegno e alla sua totale abnegazione. Un’esperienza come la mia serve principalmente per aprire la propria mente (togliamoci di testa che un mese di volontariato faccia di noi degli eroi!) In realtà, come ho già detto, i principali beneficiari di questa esperienza siamo noi stessi. Credo comunque che chi decide di affrontare un viaggio nel terzo mondo debba conoscere la cultura del paese in cui si reca per non rischiare di alimentare le differenze che già esistono, soprattutto quelle tra bianchi e neri. Ad esempio, penso che i turisti che si fanno fotografare con i bambini o che regalano penne, per quanto in buona fede, non facciano che alimentare l’idea degli occidentali come imperialisti e degli africani come ospiti di un circo. Un’altra cosa fuorviante è l’immagine che ci siamo fatti dell’Africa attraverso la televisione. Quest’ultima ci ha completamen-
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te assuefatto alle scene drammatiche ed alle condizioni disumane in cui molta gente vive e, se non siamo preparati, rischiamo di vivere quest’esperienza come se fosse un film, che scorre sullo schermo senza toccarci. Che fine ha fatto il tuo progetto? La popolazione di Mafalala è riuscita a veder riqualificato il suo quartiere? Una volta terminata la fase di progettazione i fondi, come al solito, non sono arrivati. Due anni dopo il mio ritorno a casa, però, Un-Habitat mi ha comunicato che finalmente la situazione si era sbloccata, le agenzie internazionali avevano inviato i finanziamenti e l’opera di canalizzazione era in fase di realizzazione. Finalmente, direi!
Alcune informazioni Il Mozambico, ha una popolazione di 19.104.696 abitanti e circa la metà di essi vivono in povertà assoluta. Il paese è stato una colonia portoghese ed ha ottenuto l’indipendenza nel 1975. Negli anni ’80, in piena Guerra Fredda, la guerriglia anti comunista del gruppo RENAMO (sostenuta anche dagli USA) scatenò una guerra civile sanguinosa, con conseguenze umanitarie ed economiche disastrose. Nel 1992, in seguito agli Accordi di Roma, il Mozambico ha adottato una forma di governo democratica.
San Marino
DISOBBEDIRE PER NON MORIRE
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do le orme dei peggiori personaggi che la scena politica abbia mai offerto. In questo panorama desolante, quanto tempo occorrerà prima che i giovani veri di San Marino decidano di far sentire la loro voce, di riprendersi le piazze, di protestare? Forse occorre che la crisi economica ci lasci veramente in condizioni disastrose, forse il sammarinese medio reagisce solo quando qualcuno gli mette le mani nel portafoglio. questi sentimenti non sono Quello che ho imparato, dopo dovuti solamente alla cemen- 23 anni di cittadinanza samtificazione del paesaggio, ai marinese, è che la classe concorsi pubblici taroccati, politica si spaventa solo di alla mancanza di cultura, alla fronte ai grandi numeri. Le totale assenza di progetti fu- idee, le proposte, l’entusiaturi. No, quelsmo (per quanto lo che provo è la disobbedienza siano delle otticausato dal fatto civile è una me parole con che le genera- possibilità che cui riempirsi la zioni di politici e la stragrande bocca) non hancittadini corrotti maggioranza dei no mai interesche vivono in sammarinesi non sato la nostra questo Stato voclasse politica. contempla gliono impedirci Per questo modi essere Donne e Uomini, tivo, penso che sia giunto il come li intende la Fallaci. Il momento di disobbedire cigrande incubo dei palazzinari vilmente a tutti coloro che ci e dei truffatori che muovono stanno portando via il futuro e le fila di questo paese è che a tutti coloro che si sono lala nostra generazione possa sciati corrompere. crescere con dei valori, con Quanti cittadini sono ancoun cervello funzionante e so- ra liberi di poter scendere in prattutto con una coscienza piazza? Quanti non hanno bacivile. rattato il loro silenzio-assenso Fortunatamente per loro, con un bel posto di lavoro o molti giovani sammarinesi co- lo sblocco di un lotto? Forse stituiscono una vera e propria siamo così pochi a contemrassicurazione. plare la disobbedienza civile Se guardo alla situazione at- proprio perché in pochi postuale, infatti, vedo tanti UN- siamo ancora permettercela. DER 35 che stanno seguenValentina Quadrelli
Quand’è che i giovani sammarinesi inizieranno a pretendere i loro spazi di libertà praticando la disobbedienza civile? In un suo famoso libro, Oriana Fallaci, rivolgendosi al bambino che ha in grembo, ci regala quella che a mio avviso è la più bella definizione ideale di uomo e di donna. Dice la Fallaci: “Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi donna, vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io. Essere donna è un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque quando Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disobbedienza. Se nascerai uomo, spero che tu diventi un uomo come io l’ho sempre sognato: dolce coi deboli, feroce coi prepotenti, generoso con chi ti vuol bene, spietato con chi ti comanda”.
Mi guardo intorno e mi viene naturale domandarmi quante persone, quanti sammarinesi possono anche solo aspirare a rientrare in questa bellissima definizione. La verità è che la disobbedienza civile è una possibilità che la stragrande maggioranza dei sammarinesi non contempla. Le lagnanze al bar, i piagnucolii quando il politico di turno viene beccato per sbaglio a truffare il paese sono l’unico strumento di ribellione che questa piccola Repubblica conosce. Diventa difficile, se non impossibile, avvicinare l’immagine dell’uomo e della donna sammarinesi alla definizione data sopra. L’immobilismo imperante di questo paese mi rende rabbiosa. Come giovane, mi sento frustrata, abusata. E
Nella foto, uno dei più recenti e memorabili atti di disobbedienza civile: uno studente blocca l’avanzata di una carovana di carri armati in piazza Tien An Men
è arrivato “Sottomarino”, un po’ di sana disobbedienza civile sammarinese... lo trovi su facebook e nelle migliori armerie del titano!
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a cura di Angelica Bezziccari
INVASIONI BARBARICHE SUL TITANO «Gli “universitari” sono un branco di diciottenni senza controllo». Questa è l’opinione di un certo C.B., che manda una lettera a Tribuna il giorno 8 ottobre, per accusare gli studenti che frequentano la piccolissima università di San Marino di ogni genere di male: perdita della quiete di Città, affitti esorbitanti, nervi a fior di pelle dei residenti, e via dicendo. Il signor C.B. ne ha anche per i turisti, definendoli “orde che hanno invaso il centro storico”. Poco importa che siano gli unici che a questo luogo danno ricchezza. A termine della lettera, un’esortazione a “qualcuno” (non specifica chi dovrebbe essere) “che riconsegni San Marino ai propri abitanti cresciuti nel rispetto e nell’amore per questo Paese”. Innanzitutto, queste righe non vogliono essere un attacco nei confronti del signor C.B., anzi, egli ci ha aiutato a capire e a mettere in evidenza una forma mentis che è condivisa da tanti altri sammarinesi (si spera più vecchi che giovani): un estremo conservatorismo e chiusura mentale. Come ci si può appellare a un po’ di schiamazzi notturni per denigrare la presenza in territorio di studenti? I ragazzi che
nonostante le difficoltà economiche odierne continuano il percorso di studi e lo continuano a San Marino, paese che non offre quasi niente per i giovani, dovrebbero essere elogiati invece che criticati. In inverno il centro storico è avvolto nel vuoto e in un silenzio cimiteriale; è davvero questo lo scenario che i sammarinesi vogliono per la capitale del loro paese? Sempre che si possa parlare di capitale e di Stato... spesso invece San Marino pare una frazione di provincia italiana, per la considerazione che i suoi cittadini hanno per la vita culturale del Paese. Il signor C.B. parla anche degli abitanti ”cresciuti nel rispetto e nell’amore per questo paese”. Ma dov’è questo amore e rispetto? Nel voler negare un polo universitario nel centro, così come c’è in ogni città che si rispetti, e decentrarlo in “spazi più consoni” quasi che gli studenti fossero una razza da segregare? Il bello di studiare fuori sede è proprio quello di abitare una nuova città, di vivere gli spazi, sedersi sui gradini, passeggiare per le vie andando in biblioteca... Ma se si è sgraditi, se lo spazio urbano è privo di luoghi adatti all’accoglienza e all’ intrattenimento per i giovani, forse è
I ragazzi che studiano a San Marino: un fastidio o una risorsa?
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“Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.” Ted Kennedy, 1968 meglio che questo branco di barbari se ne vada a studiare altrove, per il loro bene. E perché se il centro è così tanto amato, molti cittadini sono andati via preferendogli ville e appartamenti nei pressi di strade trafficate e centri commerciali? L’università in un paese dovrebbe essere una risorsa, prima di tutto culturale e poi economica, ma questo una certa politica sembra non volerlo capire; la principale soluzione alla crisi pare essere il casinò. Di nuovo, è questo che i sammarinesi vogliono davvero per il territorio? C’è però sicuramente qualcosa di vero nella lettera del signor C.B.: gli spazi non sono consoni, ma prima di crearne di nuovi è necessario costruire
spazi mentali, aprirsi al nuovo, investire sull’ università, e non criticare chi la frequenta. I sammarinesi poi non dovrebbero essere costretti a spostarsi fuori territorio per studiare; creare nuovi posti di lavoro per i cittadini grazie a nuovi corsi di laurea, costruire una casa dello studente invece dell’ennesimo palazzone con decine di appartamenti, forse si rivelerebbero scelte migliori. Certo è un investimento, ma a vantaggio del futuro della comunità. La crescita di un paese non deve essere solo fisica e materiale, ma ci deve essere anche uno sviluppo della qualità della vita, e non solo per i sammarinesi, ma per tutti coloro che desiderano venire qui. Apriamo San Marino agli altri, e gli altri si apriranno a noi.
Laicità e uguaglianza Sopra di noi niente a cura di Andrea Mina
COSA DICE DARWIN... ANZI COSA NON DICE
A 200 anni dalla nascita e 150° dalla pubblicazione del suo testo più famoso, l’analisi dell’eredità intellettuale di Darwin Dalla prima zione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l’esistenza”. L’opera è il frutto delle osservazioni e delle analisi effettuate durante il viaggio sul Beagle, durato cinque anni, attorno alle coste del Sud America. Darwin tornò dal questa trasferta di lavoro nel 1836 e perciò ci mise 23 anni per scrivere il suo trattato. Ovviamente non lavorò da solo, Darwin poté confrontarsi con altri naturalisti dell’epoca come Alfred Russel Wallace, colui che intuì per primo il meccanismo della selezione naturale, e Thomas Henry Huxley grazie ai quali diede forma a quella che è passata alla storia come la teoria evoluzionistica. Il lavoro di Darwin è stato alla base di molte ricerche nel campo naturalistico, etologico, biologico e biochimico. La teoria evoluzionistica in questi 150 anni è stata studiata, perfezio-
nata e confermata da migliaia di ricercatori ma ancora oggi non è del tutto compresa ed è osteggiata soprattutto dagli integralisti delle varie confessioni monoteiste, d’altronde lo stesso Charles si rendeva conto dell’impatto che le sue ricerche avrebbero avuto su una società saldamente ancorata ad un antropocentrismo di stampo confessionale. Ma cosa dice la teoria evoluzionistica? Anzi cosa non dice? Non dice che il processo evolutivo è governato dal caso ma piuttosto dalle ferree leggi di sopravvivenza imposte dall’ambiente. Darwin non dice nemmeno che l’evoluzionismo sia in contrapposizione con la teoria di Lamarck che spiegava l’insorgere delle mutazioni grazie ad un meccanismo di uso ed esercizio dei vari organi. L’evoluzionismo non spiega affatto il processo grazie al quale si manifestano le mutazioni, spiega solo come
Il Don Chisciotte numero 25, novembre 2009 vengono selezionate dall’ambiente; si può tranquillamente asserire che Darwin fosse un convinto lamarckiano. Un altro mito da sfatare è che le teorie di Lamarck fossero completamente sbagliate: i genetisti hanno ampiamente dimostrato come alcuni geni possono esprimersi o meno a seconda dello stile di vita dell’organismo e delle pressioni ambientali che questo subisce. La teoria evoluzionistica non dice nemmeno che l’uomo discende dalla scimmia, ma che uomo e scimmie antropomorfe hanno un progenitore comune, ipotesi confermata dai biologi molecolari che hanno dimostrato l’incredibile affinità (fino al 98%) tra i codici genetici dell’uomo e dello scimpanzé. A chi vuole approfondire l’argomento consiglio la lettura de Il Gene Egoista di Richard Dawkins, ottimo saggio divulgativo. Gli attuali sostenitori del creazionismo, che inizialmente confutavano le proposizioni di Darwin citando la Genesi, si sono aggiornati e stanno cercando di rendere più credibili le loro favole con una veste di pseudo-scienza: l’Intelligent Design. Un influente manipolo di pseudo scienziati tramite argomenti come la complessità irriducibile ritiene che la spiegazione scientificamente più accettabile per descrivere la vita sul pianeta sia quella dell’esistenza di un progetto intelligente certamente opera di un creatore. Il problema non è tanto mettere in discussione l’evoluzionismo quanto ritenere ovvio che, nei casi in cui non sussiste una soluzio-
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ne evidente, la spiegazione immediata è quella di un creatore. Ma andando più a fondo, perché l’evoluzionismo è stato ed è tuttora così scomodo per le fedi monoteiste? Il fatto è che queste hanno spesso un libro che ritengono scritto o dettato da Dio in persona in cui compare una mitologia della creazione improntata all’estremo antropocentrismo. In questi best seller si ritiene che l’uomo sia un essere prediletto che non è parte della natura che lo circonda ma ne è al di sopra, è fruitore e gestore. Darwin ha scardinato questa concezione riportando l’uomo dentro la natura. L’uomo è un animale che può fortemente incidere sull’ecosistema ma in fondo è naturale anche questo ed è frutto del percorso evolutivo dell’uomo. Il Libro rivelato è ciò che rende rigida ed ingessata una religione. La Bibbia, per esempio, é stata scritta molti secoli fa, le conoscenze erano quelle di pastori analfabeti della Palestina che hanno condensato valori, credenze e mitologie di altre civiltà. Sulla base delle loro osservazioni tutto appariva invariato ed invariabile per cui non sussistevano i concetti di mutazione e di evoluzione. L’evoluzionismo non è materia di fede ma di scienza e chi lo sostiene non mira certo a confutare le fedi rivelate: l’evoluzione per selezione naturale è e basta. Il problema è dei credenti: evolvere e riadattare i propri dogmi alle nuove conoscenze o arroccarsi sulle proprie convinzioni anacronistiche ed estinguersi. Le scienze naturali lo insegnano: non sono sopravvissuti i grandi e forti dinosauri ma gli animali più adattabili.