Dono&Vita - Dicembre 2020

Foto: Giulia Pellizzari

AVIS e DONATORI CONTRO IL COVID. 2021: LA LOTTA CONTINUA

Numero 4 - dicembre 2020 Periodico trimestrale di Informazione e Promozione di Avis - Associazione Volontari Italiani Sangue del Veneto e Abvs - Associazione Bellunese Volontari Sangue. visita il nostro sito: www.donoevita.it e la nostra pagina facebook

Pubblicazione Trimestrale - Registrazione Tribunale di Treviso n.494 del 25/6/92 XLIII - n.4 - dicembtre 2020 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 NE/PD - Iscr. Reg. stampa n°06125 del 17/12/97 - Tiratura e diffusione: 96.000 copie - CONTIENE I.R.

Speciale:

Per informazioni sulla donazione di sangue e plasma e/o prenotare, pubblichiamo i recapiti delle Avis provinciali del Veneto e di Abvs.

A disposizione per informazioni anche la segreteria di Avis regionale Veneto.

Avis regionale Veneto

avis.veneto@avis.it 0422 405088 www.avisveneto.it

Avis provinciale Padova

padova.provinciale@avis.it 049 7800858 www.avisprovincialepadova.it

Avis provinciale Rovigo

sede@avisprovincialerovigo.it 0425 35860 www.avisprovincialerovigo.it

Avis provinciale Treviso

avis@avisprovincialetreviso.it 0422 405077 www.avisprovincialetreviso.it

Avis provinciale Venezia

venezia.provinciale@avis.it 041 950892 www.avisprovincialevenezia.it

Avis provinciale Verona

verona.provinciale@avis.it www.avisverona.it 045 8203938

Avis provinciale Vicenza

vicenza.provinciale@avis.it 351 1116275

Abvs provinciale Belluno

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Cari lettori, se avete necessità di comunicare una variazione di indirizzo, oppure desiderate interrompere l’invio del giornale, mandate un’e-mail all’indirizzo avis.veneto@avis.it indicando nominativo e indirizzo completo e la variazione da apportare.

Le variazioni di indirizzo non vanno inviate alla redazione che, per motivi di privacy, non ha accesso ai dati sensibili dei lettori e donatori.

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DONO&VITA

SOMMARIO EDITORIALE

/ Giorgio Brunello /

04 È l’ora delle scelte importanti

PAGINA DEL DIRETTORE

/ Beppe Castellano /

04 Un filo rosso, lungo pagine solidali Dono&Vita Anno XLII- n° 4 - dicembre 2020 Periodico di informazione e promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue TIRATURA E DIFFUSIONE: 100.000 copie Distribuzione gratuita ai soci Avis-Abvs del Veneto e alle 3.400 sedi Avis comunali, provinciali, regionali in Italia.

Editore - Segreteria - Amministrazione AVIS Regionale via Ospedale, 1 - 31100 Treviso tel. 0422 405088 - avis.veneto@avis.it REDAZIONE Via Ospedale, 1 - 31100 TREVISO - tel. 0422 252892 Cell. 335 6804120 e-mail: redazione.dono-vita@avis.it Presidente Avis Regionale Veneto e Direttore Editoriale: Giorgio Brunello Direttore Responsabile: Beppe Castellano - b.castellano@avis.it Vice Direttore Esecutivo/Segreteria Redazione: Michela Rossato - m.rossato@avis.it Responsabile stampa associativa: Luigi Piva Redattori responsabili per le provinciali AVIS-ABVS BELLUNO: Barbara Iannotta, Giulia Frigimelica; PADOVA: Roberto Sartori; ROVIGO: Gianluca Munegato, Giovanni Chioldin; TREVISO: Paolo Dussin, Paolo Zanatta; VENEZIA: Giorgia Chiaro, Dario Piccolo, Manuela Fossa, Silvano Vello; VERONA: Mario Lappa, Nereo Marchi.

VICENZA: Enrico Iseppi.

Hanno collaborato a questo numero: Giorgia Stocco, Giulia Pellizzari, Vanda Pradal, Michela Maggiolo, Barbara Garbellini, Gina Bortot, Luca Marcon, Tito Livio Peressutti, Giovanni Vantin, Flavia Petrin, Carlo Parmeggiani, Roberto Rondin, Silvia Barbon, Laura Cendron, Riccardo Trevisan, Laura Elia, Fabio De Vicari, Alvise Sperandio, Asmae Bibaouen, Elena Galbiati, Sofia Lai, Giuliana Marinaro, Clara Lorenzi, Francesco Zuppa, Valentina Calzavara, Ezio Aldrighetti, Gino Foffano.

Contributi fotografici: Archivio Beppe Castellano©, Archivio Dono&Vita©, Giulia Pellizzari, Laura Elia, Michela Rossato, Leonardo Castellano La foto di COPERTINA è di Giulia Pellizzari Idea Grafica: Elena Fattorelli e Luca Mirandola - Verona Impaginazione, ottimizzazione immagini: Art&Media-Castelfranco Veneto (TV) Stampa: Elcograf - Verona Diffusione Editoriale: Prontopack - Zevio (VR) Chiuso in redazione l’8 dicembre 2020.

Il prossimo numero uscirà a marzo 2021.

IL MATERIALE VA INVIATO IN OGNI CASO ENTRO IL 31 gennaio 2020.

Lettere e interventi vanno inviati, firmati, a: REDAZIONE DONO&VITA, Via Ospedale, 1 31100 TREVISO - mail: redazione.dono-vita@avis.it Gli articoli delle AVIS Comunali DEVONO passare attraverso i redattori di ogni PROVINCIALE.

SPECIALE COVID &...

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Un anno senza precedenti, difficilmente paragonabile Nell’anno più “nero”, come le Avis affrontano l’emergenza Chiaroscuri in giro per lo stivale, come va in alcune regioni Atene piange? Sparta non ride, un occhio all’Europa Avvicendamento al Crati, il nuovo direttore Corrado Sardella Nonostante il Covid in Veneto aumentano i trapianti Italia cala, ma non come altri Paesi Facciamo chiarezza sulla terapia anti-Covid col plasma Luca Zaia: “a breve dati e risultati clinici del Veneto” Cns e Civis, i numeri in una nota Sull’orlo della terapia intensiva, torna a vivere col plasma E poi vedi no-covid, no-mask, Vip ignoranti....

MEDICINA E RICERCA 26 Sostegno a ricercatori e scienziati con la Fondazione Tes 27 Le ricerche in essere, raccontate in sintesi

VOLONTARIATO/SOLIDARIETÀ 28 Non di solo sangue vive l’Avis 29 Provinciali e Regionale in aiuto alla sanità veneta 29 A Chioggia arrivano le attrezzature dell’Acqua Granda

GIOVANI, SCUOLA, FORMAZIONE 30 31 32 34 35

Tempi di crisi, da che parte stare?

E Charlie Chaplin diventò “avisino” Best Choiche torna nelle scuole con la didattica web Io Valgo2, ripartenza con Covid Noi, le ragazze del Servizio civile

TESTIMONIANZE 36 Due DON...atori di Abano Terme 37 Quando c’è Avis nel bagaglio

L’INTERVISTA, LIBRI, MURALE 38 L’unicorno che racconta il dono 39 Tredici “penne in quarantena” e un murale “accanto agli altri

CRONACA ASSOCIATIVA 40 41 42 43 44 45 46 47

Servizio raccolta in convenzione, rinnovato lo statuto Quartier del Piave: nuova unità di raccolta per 5 Avis Old Rugby Valpolicella al dono Gemellaggio Avis-Abvs per Vaia Vaccini e libri, volontari presenti Reyer-Avis, un gioco di squadra Con i gadget, più vicini ai soci Tempio Donatore: lavori a buon punto, torna la luce

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EDITORIALE

È l’ora delle scelte importanti! di / Giorgio Brunello / presidente Avis Veneto

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itorniamo sul tema Covid perché ha stravolto le vite di tutti e non c’è più tempo per tergiversare. Siamo in un momento delicato, con contagi in salita. Contiamo tutti nella responsabilità e nei vaccini. Avevamo una speranza in primavera; la restrizione delle libertà era stata accettata da tutti e il personale sanitario era l’eroe del momento.

Abbiamo reagito responsabilmente, è venuto fuori il meglio di noi e i donatori di sangue, dopo un primo sbandamento, hanno reagito continuando a donare. Il plasma è diventato il prodotto del momento, non solo per gli ammalati e per la produzione di farmaci, ma anche per le potenzialità del plasma iperimmune per la cura degli ammalati Covid. Quello che speravamo era che il Covid non solo portasse tanto dolore e morti, ma anche che ci cambiasse un po’, ci facesse ripensare a ciò che vale, ai valori di fondo, all’impegno a cambiare il mondo, ideali che non devono morire mai.

Adesso questa tensione non c’è più.

Medici e personale sanitario, eroi ieri, sono maltrattati, nonostante la salute e alle volte anche la vita, siano nelle loro mani.

Molti rivendicano la libertà e denunciano chi ci governa perché non deve entrare nelle nostre vite, perché deve lasciarci liberi di fare i cenoni, sciare, ballare, bere spritz, divertirci. L’altruismo ha lasciato il posto all’egoismo?

Tra poco arriveranno i vaccini, ma molti già dicono di non volerli fare, mettendo così a repentaglio la vita propria e quella degli altri.

Diceva bene Martin Luter King “la mia libertà finisce dove inizia la vostra”.

Purtroppo, pochi mettono a repentaglio la vita di molti e ciò che condanniamo con forza sono soprattutto politici, giornalisti e opinionisti leader che dovrebbero avere più responsabilità, sapendo di influenzare molti. Invece, seminano pericolosi messaggi di false libertà e fake news.

Dobbiamo dire basta e ribellarci, noi che alla salute degli ammalati teniamo, tutti noi volontari delle numerose associazioni e donatori che diamo una parte di noi per la vita degli altri.

Le Avis del Veneto hanno lavorato assieme

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DONO&VITA

alla Protezione civile, ai Comuni, alle Pro loco e alle altre associazioni per portare sollievo a chi è nel bisogno; abbiamo raccolto fondi per le attrezzature dei Centri trasfusionali, per la Sanità veneta, così come abbiamo raccolto fondi per aiutare Venezia, le sue isole e Chioggia colpite dall’Acqua Granda.

Ma diciamo spesso che non basta fare il bene, bisogna anche tutelare i diritti: una responsabilità che dobbiamo mettere sempre in agenda.

Prendiamo posizione, quindi, denunciamo tutti quelli che rischiano di compromettere la salute di tanti cittadini.

In chiusura del numero si stanno attendendo risposte sulla nostra proposta di slittamento, di un paio di mesi, delle date per lo svolgimento delle assemblee Avis, a partire da quelle Comunali. La loro data potrebbe slittare al 18 aprile e poi a ruota verrebbero tutte le altre: provinciali, regionali, nazionale.

Speriamo così di poterle fare in presenza, visto che un’assemblea in videoconferenza (sperimentata a tutti i livelli in questo anno di pandemia) risulta difficile e soprattutto impedisce il confronto e l’incontro tra gli amici donatori, i dirigenti… Le assemblee, le feste, gli incontri con la cittadinanza sono sempre occasioni importanti per costruire relazioni forti e per fare comunità.

Invitiamo tutti voi a farvi avanti, tutti i nostri livelli associativi chiedono impegno e rinnovamento e mai come oggi serve l’impegno di quanti possono mettersi in gioco per il bene collettivo.

Infine, un immenso grazie a tutti voi, donatori, per il gesto della donazione di sangue che fate periodicamente e che garantisce la vita a tantissimi. Grazie a voi volontari per l’impegno per le vostre comunità, nei centri trasfusionali, nei centri di raccolta associativi… perché create coesione sociale.

Grazie per la testimonianza del dono anonimo e gratuito, che speriamo sia sempre più contagioso, grazie per l’impegno a fianco dei volontari delle altre associazioni.

Non fermatevi, c’è bisogno di tutti e di tanti altri volontari come voi, accanto a voi, a dare il cambio a voi che tanto vi siete spesi e vi spendete per il prossimo. Un appello che facciamo sempre molto volentieri.

Buone feste e buona donazione a tutti.

PAGINA DEL DIRETTORE

Un filo rosso, lungo pagine solidali di / Beppe Castellano /

S

peravamo di non parlarne più. O almeno di parlarne in modo più limitato. Ma il Coronavirus e la relativa sindrome Covid-19 hanno stravolto e cambiato le nostre vite, in questo “bisesto” 2020. E continuano con la cosidetta “seconda ondata” a tenerci lontani gli uni dagli altri. Anche questo numero, quindi, è fortemente influenzato (scusate la brutta parola, di questi tempi...) dalla pandemia mondiale che sta causando tanti lutti.

Abbiamo realizzato questo “Dono&Vita “distanziati” gli uni dagli altri, come redazione, collaboratori, dirigenti associativi. Ovviamente anche interviste e servizi sono fatti a distanza.

A volte, quando ci è stato possibile, tramite videoconferenza. Un modo per “guardarsi almeno negli occhi”, anche se gli occhi dell’interlocutore guardano sempre in un monitor e mai nei tuoi. È quindi un numero di nuovo “speciale”, questo. Un filo rosso, quello della mai doma solidarietà di tutti i donatori volontari, percorre e lega le pagine. Abbiamo cercato di approfondire ciò che lo “tsunami” Covid ha provocato e sta cambiando nel nostro mondo avisino e non. Dalle nostre realtà venete, fino a ciò che succede oltre il Veneto, oltre i confini della nostra splendida regione e del nostro bellissimo Paese. Che non molla, per la stragrande maggioranza dei suoi abitanti i quali, come è naturale, paura. Ma una paura che può essere razionalizzata col “pen-

sare”, con il ragionamento, con la “testa” e con il cuore. Paura sì, ma non al punto di farsi prendere dal panico rifugiandosi in mondi paralleli, di “complotti di poteri forti che vogliono sterminarci” per non impegnarsi in prima persona, anche solo usando una mascherina... Vogliamo ricordarlo a che cosa serve davvero la mascherina? Serve a proteggere soprattutto i più deboli, prima che noi stessi. Sono quelli che in gran parte si ammalano, soffrono, a volte muoiono, soffocati.

Vi invitiamo a seguire il “filo rosso”, anche oltre le pagine dove si ferma. Perché nonostante tutto Avis non si ferma. I veri Uomini e Donne non si fermano. Vanno incontro agli altri, con la solidarietà gratuita che fa grande Avis.

Abbiamo scelto una copertina “doppia”, questa volta. Un invito a stare insieme, anche in Avis, ma con le cautele. È realizzata da e con giovani avisini. Alcuni si sono offerti come “modelli”, una ha fotografato, con il direttore come “assistente”, realizzando poi la copertina. Sono: Giulia (alle “macchine”) poi Anna, Andrea, Manuel, Nicola, Radames, Alessia, Stefano ed Elena. Ne potevamo scegliere solo due. A tutti, GRAZIE!

Buone feste, con un sorriso...

La vignetta qui accanto vuole essere un augurio. Un augurio da tutta la redazione affinché il 2021 possa donare a tutti noi un po’ più di serenità e di... sorrisi. Sono stati fin troppo pochi, in questo 2020 morente e perdipiù nascosti dalle mascherine.

La vignetta è tratta da un video di EmoServizi e Avis nazionale realizzato per promuovere otto simpatici peluches “I Blood Brothers”.

Rappresentano i componenti del sangue e un “intruso”: il virus. Saranno disponibili a catalogo (anche online) di EmoServizi dai primi di gennaio. Il video è stato realizzato, con la tecnica di ripresa “stop-motion”, da tre giovani professionisti milanesi: “ÀNI-MA-TÈRIE - Video production”.

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COVID & RACCOLTA

Un anno senza precedenti, difficilmente paragonabile ad altri di / Giovanni Lenzo / direttore sanitario Avis Veneto

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l 2020 è stato caratterizzato da un continuo susseguirsi di eventi che hanno modificato in modo sostanziale il nostro modo di essere e su cui poco abbiamo potuto fare.

Allo stesso modo, l’attività dei Centri trasfusionali e delle unità di raccolta Avis sono mutate più volte nel corso di questi mesi. Richieste di sangue, riduzione della capacità di accoglienza, necessità di spostare la raccolta da prodotti labili come il sangue intero al plasma, ripresa della raccolta sangue, nuova frenata…

Non è stato e non è semplice per nessuno. Non lo è per gli operatori sanitari, per i trasfusionisti, per gli specialisti alle prese con i blocchi delle piastre operatorie, poi la riapertura, il successivo ultimo rallentamento. Non è stato e non è facile per la nostra associazione, alle prese con le richieste che arrivano dei Centri trasfusionali, né per il Coordinamento regionale (Crat), alle prese anche con un nuovo cambio al vertice. Non ha più senso parlare di numeri quest’anno, ma di esigenze. Siamo stati in grado di soddisfare le esigenze dei nostri ammalati e degli ammalati che si sono rivoti alle struttura del Veneto?

Questa è la domanda che dobbiamo porci, prima di vedere i numeri. Se siamo riusciti in ciò, vuol dire che la mostra mission è stata rispettata. La risposta è sì: siamo stati capaci di soddisfare tutte le richieste di emazie, plasma

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DONO&VITA

per uso clinico e piastrine che sono arrivate dagli ospedali e dal territorio. Il plasma conferito all’industria farmaceutica per la plasma derivazione è stato rivisto al ribasso, ma in ogni caso sufficiente ad ottenere le immunoglobuline e l’albumina necessarie. Gli altri prodotti da plasma derivazione sono stati ottenuti tramite scambi con altre regioni e, pertanto, non si sono verificate criticità durante l’anno.

Passando ai numeri, diciamo subito che sono impietosi: registrano un grave calo di donazioni di sangue intero e di plasma da plasmaferesi.

Trasfusionali che sono stati chiusi perché all’interno di Covid hospital e rallentamento nelle donazioni per garantire la sicurezza dei donatori e degli operatori sanitari, hanno portato a questo. Il contemporaneo rallentamento dell’attività ospedaliera, chirurgica in particolare, ha però evitato criticità.

La difficoltà maggiore si nota nella raccolta del sangue intero che, come noto, è un prodotto labile e pertanto più soggetto alle fluttuazioni della richiesta e della raccolta. Abbiamo avuto un -7.43% nei primi dieci mesi rispetto a quanto raccolto da donatori Avis nello stesso periodo del 2019. Per il plasma la situazione è lievemente migliore, seppure con le criticità descritte: abbiamo alcune realtà provinciali che hanno un segno positivo nelle procedure di plasmaferesi e sul totale dei primi dieci mesi il calo è stato di -1.19%. In alcuni periodi, in particolare in primavera, a molti donatori è stato chiesto di donare

plasma in alternativa al sangue intero per via dell’attività ospedaliera fortemente ridotta.

Anche il parlare di plasma in modo più attento da parte dei media, ha fatto sì che le macchine per aferesi abbiano lavorato a regime nei Centri trasfusionali degli ospedali.

I donatori hanno sempre risposto in modo ottimale alle richieste dei nostri Centri di chiamata. La potenzialità c’è e ci fa ben sperare che si possa, quando la situazione lo permetterà, tornare ai numeri della raccolta degli scorsi anni.

In questo periodo non sono calate le richieste di persone che si sono proposte per diventare donatori; purtroppo dobbiamo constatare che le tempistiche sono molto lunghe e che fra il momento in cui l’aspirante donatore si presenta per diventare donatore e l’idoneità, trascorrono a volte più mesi.

Molti aspiranti donatori pensano perciò che non ci sia necessità di sangue, mentre in realtà i tempi così lunghi sono dovuti a difficoltà organizzative o di personale. Il tutto risulta poco lungimirante perché, seppur nelle difficoltà siamo riusciti a soddisfare le esigenze, concentrandoci solo sul presente non vediamo il futuro. E il futu-

ro sono i nuovi donatori che sostituiranno quelli che per età o motivi di salute non potranno più donare.

Nel corso del 2020 abbiamo modificato anche il nostro modo di fare promozione e sensibilizzazione. Il risultato potrebbe esser concreto e valido ed è opportuno che la raccolta e l’idoneità viaggino insieme. Quando i tempi fra prelievo per idoneità e rilascio della stessa diventano troppo lunghi, l’aspirante donatore perde motivazione e noi Avis rischiamo di perdere un donatore.

Diventa quindi fondamentale il coordinamento regionale per l’attività trasfusionale che deve riprendere gli incontri in modo sistematico; al tavolo tecnico vanno discusse le criticità e trovate le soluzioni utili a garantire oggi e in futuro che il sangue e i prodotti plasma derivati siano disponibili in Veneto ed in tutta Italia.

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COVID & AVIS/VENETO

Nell’anno più “nero”, come le Avis stanno affrontando l’emergenza Servizio di / Beppe Castellano e Michela Rossato /

Le Avis-Abvs hanno tenuto e i donatori non hanno mai mollato, pur fra mille difficoltà e paure. A conclusione di questo “anno horribilis”, la redazione ha organizzato una video-tavola rotonda con i presidenti provinciali Avis per “calarci” sul territorio e nei problemi di tutti i giorni. Che non sono stati e non sono pochi. C’erano tutti, a spiegare a noi e anche a voi donatori gli ostacoli da superare ogni giorno, settimana, mese di questo 2020. Senza dimenticare mai che TUTTI i dirigenti Avis sono volontari, dal consigliere della più piccola Avis o Abvs del Veneto, fino al presidente nazionale.

In ordine di “apparizione” hanno risposto alle nostre domande: Luca Marcon, Padova; Vanda Pradal, Treviso; Michela Maggiolo, Verona; Gina Bortot, Abvs Belluno, Barbara Garbellini, Rovigo; Tito Livio Peressutti, Venezia; Giovanni Vantin, Vicenza.

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Luca Marcon Presidente Avis provinciale di Padova

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nno del Covid-19 e donazioni, problemi nel vostro territorio provinciale, risolti e non risolti...

PADOVA. Per la raccolta associativa il 2020 resterà alla storia come quello dei problemi da risolvere rapidamente e in totale assenza di direttive del Cns. Noi a Padova siamo stati investiti per primi dalla tempesta. Hanno chiuso dal 21 febbraio l’ospedale di Schiavonia, poi riaperto e poi richiuso per un paio di mesi. I donatori di quel bacino, circa ottomila, sono stati fermati.

Per fortuna sono stati bloccati gli interventi procastinabili. Al riavvio di maggio però Schiavonia ha continuato a raccogliere le donazioni al disotto delle proprie possibilità. I donatori sono disponibili, ma il sistema non riesce a raccogliere. A tutt’oggi il Centro nazionale nangue invia le direttive sanitarie con ampio ritardo, cose che autonomamente, con la supervisione e il coordinamento di Ulss e Azienda ospedaliera (leggasi Università) abbiamo già messo in atto. Alla luce di quanto accaduto trasfusionali e il loro ruolo vanno riconsiderati in un contesto energenziale, mai verificatosi prima. Vanno inseriti nei servizi essenziali emergenziali della Protezione civile.

Chiudere il Servizio trasfusionale si può fare, ma i pazienti cronici che ne giovano non li puoi “chiudere” e non si può pensare neanche che comunque il sangue arriva da altre regioni. Lo abbiamo toccato con mano. Ci sono problemi ancora oggi, a distanza di quasi 10 mesi, nella gestione delle scorte di sangue. Dobbiamo ridisegnare la gestione delle banche del sangue, passando da una “contabilità su dati storici’’ a

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una visione prospettica di gestione basata su ciò che mi servirà. Alla luce dell’utilizzo dei pazienti “cronici’’ e degli interventi programmati che fanno la parte del leone. Solo il 19% delle sacche servono per gli incidenti. Con il modello attuale continuiamo affannosamente a rincorrere l’emergenza, ogni Dimt per conto suo.

TREVISO. Questa tempesta ci ha trovati tutti impreparati, a febbraio, Sanità pubblica e nostro volontariato. Anche per noi sono mancate indicazioni precise, solo grazie al direttore del Dimt abbiamo superato la criticità del momento.

Inoltre i messaggi a donare da parte di tanti e a tutti i livelli, politici ed associativi, ci hanno costretto a gestire il donatore con la chiamata sia per aumentare la donazione sia poi, causa chiusura delle sale operatorie, rimodulare l’afflusso alla donazione. Tutto questo creando un disorientamento ai donatori. Comunque un grande grazie sia ai dirigenti delle Avis comunali, sia ai nostri donatori per la disponibilità dimostrata nelle due modalità di chiamata. Concordo con chi mi ha preceduto, servono linee guida programmatiche. Le linee guida per affrontare l’emergenza appena ricevute dal Cns sono già state da tempo da noi attivate grazie alla intensa collaborazione con il Dimt.

Anche per Treviso che ha la raccolta associativa non è stato per nulla facile. La paura all’inizio ha preso il sopravvento sulla voglia di fare e di donare superata dalla responsabilità verso il più debole. La paura è poi ritornata nella seconda ondata magari in altre forme. Il virus sta colpendo più persone, di conseguenza la paura

è di essere infettati, di perdere il lavoro, di essere costretti all’isolamento insieme a tutta la famiglia. Abbiamo necessità non di proclami politici, ma di linee guida chiare e puntuali, senza creare confusioni e/o disorientamenti. Lo screening, per esempio, comunicato alle Avis comunali dall’Assessore Lanzarin, senza che fossero già pronti strumenti, direttive e/o un’organizzazione attivate dalla Sanità pubblica. Ciò ha disorientato non poco noi tutti. L’abbiamo superato grazie agli ottimi rapporti con la Sanità locale.

VERONA. È un anno atipico per le nostre Avis, con fatica si cerca di gestire al meglio le necessità. C’è stato un gran lavoro di coordinamento con i trasfusionisti e con le altre associazioni di donatori. I primi due-tre mesi ci sentivamo quotidianamente, per risolvere assieme i problemi e far funzionare il sistema trasfusionale in momenti critici. Per fortuna abbiamo dal Dimt la situazione scorte settimanalmente per poter tarare la nostra azione di chiamata. Come per tutti gli altri a fine febbraio-inizio marzo c’è stato un crollo delle donazioni, causato dal confinamento e dalla paura. Avendo in provincia di Verona solo il servizio di raccolta pubblico, il timore dei donatori era amplificato dal fatto di dover entrare negli ospedali. Fino a quando non abbiamo dato delle certezze sulla sicurezza dei Centri ci sono stati molti problemi a varcare la soglia degli ospedali. Non tutti hanno accessi alternativi e dedicati. C’è stato questo problema da superare, oltre alla chiusura come ospedale Covid di Villafranca. A marzo, con gli appelli ad andare a donare, c’è stato un boom di richieste e difficoltà a gestire da parte dell’Ufficio di chiamata interassociativo le telefonate, le email, le richieste che arrivavano per donare. Dipendenti e volontari sono stati impegnati quasi giorno e notte. Ad aprile abbiamo frenato anche noi, di fronte al calo dei consumi. Siamo comunque riusciti a gestire, in accordo col Dimt, la raccolta programmata in base ai consumi ripresi a maggio-giugno. Ora assistiamo a un ulteriore calo, molti donatori disdicono l’appuntamento perché in un modo o nell’altro coinvolti nell’isolamento cautelativo. Pur con il calo dei consumi, riusciamo a sopperire al fabbisogno grazie a Treviso e Vicenza.

BELLUNO. La cronistoria di questi ultimi 10 mesi. Abbiamo subito in piena emergenza, sia la chiusura dei Centri raccolta di Agordo e Pieve di Cadore, sia l’avvicendamento a giugno del responsabile del Dimt. Abbiamo quindi patito il problema degli spostamenti dei donatori, imple-

mentata da quella chiamata spasmodica a donare di marzo fatta da... chiunque. Io non posso che elogiare le nostre tre dipendenti dell’Ufficio di chiamata perché non hanno mai mollato un giorno, tutti i giorni e le sere a organizzare la chiamata. Con la nuova responsabile del dipartimento, la dottoressa Barbone che ha iniziato da luglio, c’è stata subito ottima intesa e collaborazione. Si sta dando molto da fare. Le donazioni sono aumentate, grazie al fatto che la chiamata la facciamo noi come Abvs, che sono stati riaperti Pieve e Agordo e che, sia a Belluno, sia nei due Centri di raccolta, gli accessi sono riservati ai donatori che non devono passare per l’ospedale. Unico problema, e i donatori stanno facendo un grosso sforzo di pazienza, è che a Belluno e Pieve per il distanziamento devono attendere il proprio turno all’aperto. E con temperature sottozero. E in questa fase, poi, in montagna e a Belluno stessa ci sono molti focolai di Covid. Ma grazie a tutti, stiamo reggendo bene. Aggiungo anch’io un appunto per quei “proclami” che si fanno per farsi belli con i donatori e le loro associazioni. La cosa peggiore, parliamo poi dei tamponi, è che non ci sono le risorse umane per metterle in atto.

ROVIGO. I problemi affrontati nell’immediato, allo scoppio della pandemia, sono simili a tutti gli altri. Nessuno era preparato a qualcosa del genere. Anche noi, che abbiamo solo raccolta pubblica, abbiamo dovuto lavorare per la paura dei donatori, all’inizio, di entrare in ospedale.

Poi il fatto che non ci siano pericoli nei Centri di raccolta è stato metabolizzato e compreso.

Anche da noi è stato chiuso, diventando ospedale Covid, il Centro di raccolta di Trecenta. Un problema che è stato mitigato dal rallentamento degli interventi chirurgici. Con soli tre Centri in una provincia molto lunga, ci sono stati problemi: da Melara (praticamente a Mantova) andare a donare a Rovigo sono quasi 80 km.

Alcune Comunali, per convenzione, donavano già a Legnago (VR) e protraendosi il periodo di confinamento avremmo avuto la collaborazione della Provinciale di Verona per altre Comunali in zona. Per fortuna è stato riaperto, anche se non completamente e si può donare solo 3 giorni alla settimana per carenza di personale. Stiamo lavorando con il dottor Frigato per poter donare anche il sabato. Abbiamo ripreso la raccolta, ma come nelle altre province, abbiamo delle defezioni negli appuntamenti per ragioni probabilmente legate al Covid. Anche nell’alto Polesine i focolai sono aumentati.

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Vanda Pradal Presidente Avis provinciale di Treviso

Michela Maggiolo Presidente Avis provinciale di Verona

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COVID & AVIS/VENETO

Barbara Garbellini Presidente Avis provinciale di Rovigo

In basso: Giovane volontaria Avis al Servizio accoglienza donatori Ospedale di Schiavonia

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VENEZIA. Questo difficile periodo ha evidenziato che, grazie alla buona comunicazione tra Avis e le due Ulss che insistono nel territorio della provincia, la collaborazione esistente è capace di affrontare le difficoltà. Anche se la raccolta di sangue e plasma, in provincia, segnala una preoccupante discesa, abbiamo colto questo momento difficile per procedere con la riorganizzazione della raccolta, estendendo a quasi tutto il territorio la raccolta su prenotazione e l’accoglienza dei donatori nei Ct. Siamo convinti che a medio-lungo termine sapremo rientrare nella raccolta di sangue e plasma richiesta dalla programmazione del Dimt. La capacità di gestione degli slot prenotabili e le informazioni trasmesse in modo univoco dalle operatrici all’accoglienza sono gli strumenti necessari per poter aumentare la raccolta quando richiesto ma anche per frenarla quando non necessaria al fine di non creare sovrabbondanze. Questo momento poteva essere sfruttato dalle direzioni delle Ulss al fine di mettere in campo modalità diverse di raccolta, di sperimentare strade nuove. Abbiamo cercato di supportare le chiusure parziali del Ct di Jesolo in quanto l’ospedale è diventato ospedale Covid o le chiusure totali di alcune unità di raccolta associative in quanto non potevano garantire i giusti distanziamenti. La comunicazione coordinata deve rinforzarsi, lo abbiamo sperimentato durante i primi giorni di confinamento dove i donatori sono rimasti a casa senza sapere che potevano muoversi per andare a donare, essendo anche liberi dai vincoli lavorativi. Purtroppo abbiamo perso l’occasione per fare molte idoneità, vista la forte emotività determinata dalla preoccupazione generale e in questo dobbiamo lavorare assieme all’azienda sanitaria per trovare metodi più elastici nella gestione delle idoneità.

VICENZA. Da noi, tutto sommato, la raccolta ha tenuto. Situazioni di calo, dovute all’infezione non le abbiamo viste. Il calo c’è stato nel periodo in cui l’attività chirurgica programmabile è stata sospesa, per adeguarci al calo dei consumi. Abbiamo avuto un caso particolare a Montecchio, chiuso precauzionalmente per 15 giorni per un sospetto caso di Dengue. Ciò che mi ha fatto riflettere di più in questo periodo è il rapporto associativo. All’inizio pensavo che queste video conferenze via web, questa nuova modalità di fare associazione, sarebbe stata al pari di quella in presenza. Devo invece dire che per me è il problema più grande. Oggi questa mancanza di rapporto diretto con le persone mi mette un po’ a disagio. Il Covid può certo essere occasione per tarare anche questi nuovi strumenti telema-

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tici. Ma il senso è che senza rapporto umano diretto, in una associazione come Avis, ma non solo (si pensi alla scuola e alla promozione diretta dei nostri valori in mille occasioni), si può perdere a lungo andare il senso di comunità solidale. È una cosa su cui riflettere.

A questo proposito, quali iniziative, oltre alla raccolta, le Avis comunali hanno messo in campo in questi mesi di pandemia?

PADOVA. Le attività canoniche delle Avis comunali, feste sociali, premiazioni e cerimonie si sono giustamente fermate. Vanno distinte due realtà diverse: la città e i Comuni. Nei comuni quasi sempre gli avisini fanno parte di altre associazioni e sono coinvolti nella distribuzione mascherine, recapito delle spese e sostegno delle comunità nelle esigenze emergenziali. Anche se non lo fanno con il logo Avis sono lo spirito e l’azione che contano. Nelle comunità più ampie i legami sociali sono più difficili e ci sono state difficoltà, risolte grazie comunque alla disponibilità delle persone. I donatori sono sempre stati ‘’a disposizione’’ nonostante restrizioni e giuste precauzioni a tutela della salute.

TREVISO. Anche nella Marca trevigiana i volontari avisini (che di solito fanno parte di più associazioni) si sono resi utili con le Amministrazioni comunali, le Pro loco, la Protezione civile... I nostri volontari sono stati molto impegnati anche nei centri di raccolta associativa, nel servizio di accoglienza, di raccolta. Cosa molto bella, molti donatori che prima non ci avevano mai pensato, hanno chiamato in Provinciale rendendosi disponibili per l’accoglienza e aiuto nei Centri trasfusionali. È stato molto importante, ci ha permesso di rinforzare il gruppo di volontari e sostituire chi era assente perché a casa aveva disabili, anziani, o non stava bene.

VERONA. Anche da noi i volontari si sono dati da fare, collaborando con i Comuni, le altre associazioni e anche con l’esercito. Molte Avis quest’anno avevano anniversari importanti, alcune sono riuscite a organizzare qualcosa, rispettando tutte le norme di distanziamento, per dimostrare che Avis c’è anche in queste situazioni e far sentire la presenza e la vicinanza dell’associazione. Anche da noi, durante la prima ondata, ci siamo trovati con meno volontari che sono stati sostituiti da volontari più giovani che erano a casa dal lavoro e si sono resi disponibili o hanno messo a disposizione più tempo di quello solito.

BELLUNO. Iniziative “a firma” Abvs non mi risultano, ma sicuramente i volontari si sono mos-

si come ritenevano opportuno come nelle altre province. So che a Danta è stata organizzata la domenica pomeriggio in musica sui social con possibilità di interagire.

ROVIGO. Durante la pandemia le attività delle Comunali è stata diversificata: alcune hanno aiutato e collaborato con altre associazioni, altre hanno organizzato iniziative proprie, altre ancora si sono concentrate sulla distribuzione di dispositivi medici, mascherine… Nella seconda ondata, alcune Avis si sono ingegnate in forme diverse di socializzazione, di premiazione… in stretta collaborazione con i Comuni.

VENEZIA. La situazione ha chiaramente impedito lo svolgimento delle classiche iniziative sul territorio svolte da tutte le Comunali, gli interventi nelle scuole sono saltati. Apparentemente questo ha comportato un “silenzio” Avis sul territorio. Dobbiamo però sottolineare che è aumentato il fermento di iniziative sul web, ma soprattutto abbiamo visto i nostri volontari essere presenti sul campo assieme a tutti gli altri nel prestare aiuto, solidarietà e sostegno a chi ne avesse bisogno. Siamo certi che questo momento difficile ha fatto capire a molti, che dedicavano tempo solo a sé stessi, che il mondo del volontariato dà grandi soddisfazioni ed è la spina dorsale del nostro territorio.

VICENZA. Come nelle altre province, i volontari hanno partecipato a innumerevoli iniziative di sostegno alla comunità e ai Centri trasfusionali.

Vaccini influenza stagionale, test sierologici/tamponi, plasma iperimmune: come va nelle vostre realtà territoriali?

PADOVA. Vaccini antiinfluenzali: è l’Ulss che si occupa di prevenzione e da alcuni anni i vaccini si fanno dai medici di base o presso i distretti sanitari. Quest’anno molte persone sono corse a vaccinarsi, ma le dosi disponibili non bastano per tutti, quindi precedenza ad anziani e persone con problemi. I donatori saranno vaccinati presumibilmente in dicembre quando arriverà il terzo lotto di vaccini. Test Covid. Al momento vi sono problemi amministrativi; per fare il test covid ci vuole la “ricetta’’. I Trasfusionali non hanno ricevuto indicazioni sul rilascio delle ricette a chi ha fatto la donazione. Siamo in attesa. Plasma Iperimmune. Pur riconoscendo la necessità della raccolta, risorse umane e strutture trasfusionali sono dirottate in prevalenza alla selezione dei donatori potenziali e alla raccolta di plasma iperimmune. Che è una pratica medica inerente i pazienti guariti e non i donatori. Molti dei guariti non sono idonei alla donazione per vari motivi:

età, patologie, scarsa presenza di immunoglobuline. Nella nostra provincia sono stati pubblicati dei numeri di telefono dei vari Trasfusionali che chi è guarito dal Covid deve contattare. Ma ad oggi sono tutti intasati di chiamate, tanto che non si riesce a prendere la linea. Così chi vuole informazioni chiama l’Avis provinciale che non ha ricevuto disposizioni a riguardo. Forse era preferibile istituire un numero verde a livello regionale. Così era possibile fare una prima selezione per allegerire la fase selettiva delle visite mediche. Queste attività stanno comprimendo sensibilmente non solo la raccolta di sangue e plasma, ma anche le visite di idoneità dei nuovi donatori, in taluni casi azzerate rispetto a prima.

Questo comprometterà notevolmente la ripresa della raccolta di sangue e plasma ad emergenza Covid terminata fra qualche mese.

TREVISO. Vaccini e test funzionano. L’Ulss 2 ha individuato per la vaccinazione dei donatori le date del 7, 14 e 21 novembre in 7 siti della provincia. Nessun problema segnalato, anzi ci sono arrivati complimenti. Test sierologici: l’assessore Lanzarin ha creato una certa confusione, ma a Treviso siamo partiti, grazie al Dimt. Ad ogni donazione viene data dichiarazione al donatore che ha donato e può andare a fare tampone al covid point entro 7 giorni. Senza ricetta, in forma volontaria. Non so a oggi quanti siano andati, perché non c’è una risposta automatica e non lo sappiamo. La cosa penso stia andando bene, non sono arrivate critiche né segnalazioni negative. Plasma: si dona solo al Ct di Treviso. Si è detto di andare cauti, si può scrivere una email al Ct per raccontare il proprio iter sanitario e vedere se si è idonei. Stiamo ricevendo tante chiamate in sede provinciale, giriamo i numeri delle persone al Ct che poi li chiama direttamente. La prima ondata dava persone con elevati anticorpi, ora con meno. Nessun problema con le idoneità né in Ct né in centri raccolta associativa, nessun problema anche con la raccolta ordinaria.

VERONA. L’Ulss ha dato indicazione di fare vaccini dai medici di base, c’è chi ha avuto problemi, chi no. Anche qui c’è problema di scorte.

Test: comunicazione Lanzarin ricevuta tardi e, senza indicazioni precise, abbiamo sospeso. Il Dimt si sta organizzando con Ulss-prevenzione.

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Gina Bortot Presidente Abvs provinciale di Belluno

Tito Livio Peressutti Presidente Avis provinciale di Venezia

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Giovanni Vantin Presidente Avis provinciale di Vicenza

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Non si faranno nei Centri trasfusionali, ma in altri luoghi che saranno individuati.

Iperimmune. La raccolta sia in primavera (circa 180 sacche) sia oggi, avviene nei Ct principali. Avis da a chi chiama le informazioni minime consentiteci, scremando le persone potenzialmente idonee. Spieghiamo che non è gestita da Avis, non essendo le classiche donazioni. Cerchiamo di monitorare la comunicazione fuori, che qualcuno ha invece fatto con info non del tutto corrette, senza chiedere a Dipartimento, Ulss o a noi.

BELLUNO. C’è capitato addosso uno tsunami, ma sono anni che in sanità si va al taglio più che alla progettazione.

Ognuno sta facendo tutto ciò che può.

Noi siamo volontari, ma ci sono persone pagate dal Pubblico che dovrebbero fornire informazioni corrette e univoche. Avere idee chiare su quali forze in campo a disposizione per far applicare le norme. In realtà non serve ricetta per fare tampone. Se si legge bene la comunicazione, è chiaramente scritto che basta la dichiarazione di avvenuta donazione. È sconvolgente sapere che ognuno interpreta diversamente. Ogni realtà deve sudare per avere chiarimenti, ciò non sta in piedi. Noi siamo arrivati a indicazioni su come muoverci, ma insistendo parecchio. A Belluno fanno fotocopia della donazione. Vaccini: dichiarazione al momento della donazione. Poi noi non sappiamo chi va, si perde così occasione per data base e statistiche. Tamponi: a 7 giorni dalla donazione, il donatore può presentarsi al covid point con la dichiarazione del Ct, come per i vaccini. Anche qui manca però una comunicazione automatica al Ct sull’esito. La nostra sanità veneta manca di un’organizzazione alla base, si fatica a trovare interlocutori e, in più, tra loro non si parlano. Ultimo appunto: c’è un piano sull’Università e sulla preparazione di futuri medici?

ROVIGO. Pur essendo tre anni che facciamo i vaccini ai donatori, ci siamo trovati come Provinciale con i medici di base che ci rinviavano i donatori perché volevano certificazione che giustifica vaccino. Ho fatto inviare la pagina che parla di questa indicazione per i donatori.

Alle Comunali ho detto di porre attenzione alle comunicazioni che danno fuori, a volte addirittura condivise da altre regioni. Dobbiamo fare comunicazione anche a livello regionale, tenendo conto delle diversità territoriali. Test: dopo la

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lettera della Lanzarin, abbiamo frenato un po’ le Comunali. Secondo me la sanità pubblica è nel caos, oggi è arrivata comunicazione che hanno individuato location e giorni e orari, ma ad oggi non ho ancora data di inizio. Iperimmune: non ci sono problemi, per noi non è cambiato dalla prima ondata, eravamo già coordinati con Ct di Rovigo, diamo quel numero a chi ci chiama, anche se purtroppo ora hanno meno personale al Ct. Idoneità: non abbiamo problemi di blocchi, è rimasto più o meno come prima.

VENEZIA. Vaccini: Terzo anno di programmazione delle vaccinazioni ai donatori, non siamo ancora coordinati nel modo giusto con l’informazione tra Ulss e Associazione. Da settembre abbiamo dato la nostra disponibilità a gestire le liste di donatori da comunicare al Sit per le vaccinazioni, non siamo riusciti ad avere una gestione coordinata e adeguatamente informata della situazione. Ci proveremo nuovamente il prossimo anno. Test sierologici/tamponi: a primavera siamo riusciti, grazie alla disponibilità dell’Ulss4 a realizzare una campagna di test sierologici per i donatori, purtroppo non si è creduto nell’intero territorio a questa iniziativa. Poteva essere momento di analisi statistica del contagio nel territorio, visto il gran numero di donatori presenti e probabilmente ci avrebbe potuto portare a valutare in modo diverso molte cose e forse a raccogliere qualche sacca di plasma iperimmune in più. Oggi, durante questa seconda ondata, sempre partendo dall’Ulss4, ma ormai estesa in tutto il territorio, abbiamo iniziato una collaborazione che ci vede in prima linea nel reclutamento di donatori che hanno superato la malattia Covid per la selezione e la raccolta del plasma iperimmune. Questo al fine di rimpinguare le scorte e immettere nel territorio un’unica comunicazione coordinata anche attraverso il personale che fa accoglienza nei Ct e con i riferimenti precisi in base alle zone del territorio.

VICENZA. Anche noi abbiamo due Ulss e, purtroppo, due modi di agire. L’Ulss 7 procede bene, consente a tutti di fare vaccino se c’è, con una certificazione nei distretti sanitari. L’Ulss 8, invece, non nei distretti.

Previste giornate dedicate quando arriveranno altre dosi. Si è creata una gran confusione.

Test/tamponi: confusione massima sul certificato o meno per fare tampone.

Plasma: all’inizio ci dicevano che si arrangiavano come Dimt, adesso abbiamo concordato un’attività di sensibilizzazione come associazioni, contattando persone che possono essere selezionate.

COVID & AVIS/ITALIA

Chiaroscuri in giro per lo stivale ecco come va in alcune Regioni di / Beppe Castellano /

M

a che succede in giro per l’Italia, sotto il profilo della donazione? Curiosi come sempre abbiamo posto brevi domande ai presidenti regionali. Alcuni ci hanno risposto con una breve “istantanea” della situazione nelle proprie Regioni. Le domande: 1) Come si è comportata la rispettiva regione politica nella gestione del vaccino per i donatori e eventuali screening con tampone o test sierologici?

2) La crisi Covid-19 ha evidenziato e/o ingigantito problemi strutturali del Servizio trasfusionale? E la raccolta associativa?

SICILIA 1) Sul versante delle donazioni di plasma e di sangue la Sicilia è riuscita a contenere il calo delle donazioni, migliorando quelle di sangue e aumentando quelle di plasma. Questo pur in assenza (il riferimento è rivolto verso l’Assessorato alla salute e il Centro regionale sangue), di politiche rivolte verso la sensibilizzazione della do-

nazione in particolare per le nuove generazioni, che vanno educate verso forme di civismo, tra cui il volontariato e la cittadinanza attiva.

In Sicilia l’assessorato alla Salute a marzo ha affrontato l’emergenza, mentre a settembre si è fatta trovare impreparata con la necessità di rivedere il numero dei posti letto occorrenti e una campagna di tamponi a tutti i siciliani, considerata l’emergenza Covid in zona arancione. Per quanto riguarda i vaccini antinfluenzali stagionali, i donatori di sangue hanno visto riconosciuto

il proprio, importante, ruolo sussidiario che ricoprono per la tutela alla salute.

2) Oramai da anni in Sicilia sono riconosciuti 33 centri trasfusionali di cui 20 unità complesse al servizio di una popolazione oramai al di sotto dei 5 milioni di cittadini. Tanti i problemi. Alcuni sono dovuti alle procedure non omogenee fra i Centri come, per esempio: i processi di qualità e i tempi e modi di lavorazione di quanto conferisce l’associazionismo. Da anni come Avis chiediamo una riforma che riconosca un Sistema Trasfusionale in ogni provincia. Con quattro strutture, poi, adibite alla validazione biologica potremmo far fronte alle 210mila sacche di sangue raccolte in media ogni anno di cui oltre 124mila unità provenienti dalle U.d.R. e punti di raccolta delle 166 sedi Avis Siciliane.

Salvatore Mandarà, presidente Avis Sicilia

MOLISE 1) la regione politica non ha adottato alcun provvedimento, né per i vaccini ai donatori, né per i test sierologici screening.

2) il servizio trasfusionale ospedaliero ha sospeso l’attività di raccolta nella prima fase della pandemia per circa due settimane. Attualmente la sala donatori del Cardarelli di Campobasso è interdetta ai donatori a causa di alcune positività al Covid tra il personale sanitario.

Sia nella prima fase primaverile, sia attualmente nella seconda, l’Avis Molise sta vicariando alle criticità del Servizio pubblico. Questo grazie all’utilizzo di un’autoemoteca itinerante sul territorio regionale e alla Unità di Raccolta gestita autonomamente. Ovviamente a fronte di tutto ciò si registra una importante riduzione della raccolta, come certificato dal Centro nazionale sangue a cui fa da contrappunto, per fortuna, una riduzione importante dei consumi.

Pasquale Spagnuolo- dir. sanitario Avis Molise

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COVID & ITALIA/EUROPA EUROPA

PIEMONTE 1) In Piemonte, come in altre regioni, la campagna delle vaccinazioni antinfluenzali ha subito rallentamenti per la scarsità di vaccini disponibili.

In conseguenza di ciò anche i donatori sono stati penalizzati. Anche per quel che riguarda i test sierologici per i donatori dalla Regione non sono arrivate agevolazioni. Il calo di donazioni che si è registrato in generale in tutta la regione, giustificabile tra il 5 e 10%, risulta più marcato nei centri trasfusionali dei grossi ospedali rispetto alle unità di raccolta, per la paura dei donatori ad entrare negli ospedali, legata al rischio di infezioni da Covid19, e per la positività di alcuni donatori. Nei centri più piccoli la raccolta ha registrato numeri pressoché costanti.

generalizzato. In ogni caso, o al centro trasfusionale, o in Avis o dal medico di famiglia, viene tenuto aggiornato il data-base su chi l’ha ricevuto e chi no. Impatto Covid su donazioni. Parto dagli aspetti positivi. Sicuramente è stato un impulso formidabile nell’organizzare la raccolta per appuntamento e su prenotazione. E c’è da segnalare una grande soddisfazione sia da parte dei donatori, che non hanno lunghe attese, sia sotto il profilo organizzativo degli operatori.

Per quanto riguarda la raccolta, sostanzialmente siamo agli stessi livelli dell’isoperiodo del 2019, qualcuno addirittura una live crescita.

Aspetti negativi. I problemi di personale sanitario che già avevamo, si sono acuiti. Ripropongo ad Avis nazionale di studiare una forma di collaborazione o convenzione con il Miur per scuole o borse di studio per specializzandi in medicina trasfusionale.

Alessandro Casale, presidente Avis Liguria

PUGLIA 1) Vaccino: una circolare regionale ha disposto per i donatori la disponibilità gratuita del vaccino da effettuarsi presso i Centri trasfusionali o strutture di raccolta collegate. In alternativa,

Claudio Gariazzo, presidente Avis Piemonte

LIGURIA Plasma iperimmune: la Liguria è partita con la Banca del plasma iperimmune ad aprile, subito dopo il Veneto. Almeno con l’annuncio, eravamo sotto elezioni. Poi ci è voluto un mese e mezzo buono per partire. Al momento la situazione è che abbiamo una certa scorta, ma non mi risulta sia stata ancora utilizzata nessuna sacca secondo il protocollo Tsunami. solo per uso compassionevole. Vaccino antinfluenzale. In questo campo la Regione ha lavorato bene. Certo oggi (fine novembre, ndr) siamo fermi perché finite le dosi e si riprenderà a dicembre. Però i vaccini ai donatori ci è stato permesso farli anche presso i Centri trasfusionali o nei Centri raccolta Avis che si sono messi a disposizione. Le sedi Avis vengono aperte ad hoc per procedere alla vaccinazione dei propri donatori.

Già qualcuno lo faceva negli anni precedenti, quest’anno abbiamo insistito affinché fosse

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DONO&VITA

secondo disponibilità, si può effettuare presso il proprio medico di medicina generale.

Sierologico: è stato attivato un progetto regionale che prevede l’esecuzione del test sierologico ai donatori periodici, previo consenso informato del donatore. In caso di positività, deve essere effettuato tampone nasofaringeo.

2) La pandemia Covid 19 ha determinato problemi di carattere organizzativo per la gestione delle raccolte e riduzione delle donazioni a livello regionale. In particolare nel mese di marzo e nei mesi di luglio e agosto 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

Cosimo Luigi Bruno, presidente Avis Puglia

Atene piange? Sparta non ride.

Un’occhiata all’Europa del sangue di / Beppe Castellano /

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a pandemia Covid non ha risparmiato proprio nessuno. Anche in Europa, per quanto riguarda la raccolta di sangue, ma soprattutto di plasma, ogni Paese ha una legislazione e un modus operandi diverso. Non è un mistero, infatti, che in Austria, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia la raccolta del plasma è quasi esclusivamente appannaggio delle aziende farmaceutiche private che “rimborsano” i “donatori” con denaro. Il più labile e meno remunerativo sangue intero, invece è tutto affidato al pubblico anche, se come in Svizzera, viene raccolto in convenzione dalla Croce Rossa. Ma a scorrere atti di recenti convegni internazionali sul tema, si evince come la pandemia Covid-19 abbia messo di fronte al calo delle donazioni generalizzata tutti i paesi. È di questa estate la notizia che, con la pandemia, il maggior produttore di plasma (a pagamento) del Mondo, gli Stati Uniti, abbiano subito un calo nella raccolta di circa il 50%. Ma vediamo come, nella crisi pandemica, si è svolta la raccolta in alcuni Paesi.

Germania.

Come in Italia il 2020 era iniziato piuttosto bene. A differenza di noi, che abbiamo iniziato a chiudere tutto già dall’ultima settimana di febbraio, la Germania ha visto salite i contagi più tardi, ma già l’incertezzasulle notizie Covid ha iniziato a far calare l’afflusso di donatori nei Centri trasfusionali e nelle autoemoteche mobili, molto diffuse per la raccolta sangue. Anche lì, però, la curva discendente delle donazioni ha creato preoccupazione e allarmi tipo “la Germania ha bisogno di sangue”. Tutto il mondo è paese e si sono raggiunti picchi di +20% in seguito agli appelli, con successiva “frenata” anche per i tedeschi. Sono stati messe in atto misure di sicurezza mentre l’allarme continuava a salire: misurazione temperatura, mascherine obbligatorie, niente cibo “sfuso” come ristoro, prenotazione della donazione, distanziamento e... Programmazione.

Austria Qui per quella che è stata la “seconda ondata” i problemi si sono acuiti. Fluttuazioni notevoli nei fabbisogni ospedalieri e nell’afflusso dei donato-

ri nella sale prelievo. Anche in Austria è stato necessario prevenire i timori dei donatori nell’avicinarsi agli ospedali. E anche loro si sono ritrovati di fronte alla “non prevista” necessità di raccogliere plasma iperimmune per uso clinico. Molti si presentano per donare plasma iperimmune pur non avendone i requisiti.

Paesi Bassi La pandemia con il distanziamento ha naturalmente ridotto la capienza delle sale prelievo del 35%. Anche qui fluttuazioni importanti nell’uso ospedaliero di sangue.

In certi momenti si è dovuto “virare” i donatori abituali di plasma sul sangue intero. La raccolta di plasma Covid, anche qui non programmata all’inizio, ha messo di fronte alla necessità di avere personale qualificato. I vari allarmi mediatici portano più persone a voler diventare donatori, non sempre vengono fatte anche qui le idoneità. All’inizio della pandemia perfino gli olandesi si sono ritrovati senza... mascherine per il personale. Il maggior carico di lavoro per la sicurezza pongono il problema della scarsità di personale “da assumere e addestrare”.

Svizzera Non ci crederete, ma solo alcuni Centri trasfusionali hanno messo in atto la prenotazione.

Per il resto, liberi tutti... Senza neppure l’obbligo, salvo alcuni Centri che provvedevano autonomamente, di disinfezione continua di superfici e maniglie. Temperatura e mascherine all’entrata?

Nessun obbligo, solo raccomandazioni.

Danimarca Idem come in Italia a inizio pandemia. Campagne per rassicurare i donatori sulla sicurezza dei centri trasfusionali, poi scorte di sangue alle stelle dopo gli annunci dei media (aprile) mentre calava la richiesta. A un certo punto i danesi si sono ritrovati a bloccare qualsiasi campagna di reclutamento per almeno tre mesi, mentre coglieranno l’occasione per stilare un programma di “autosufficienza di plasma”.

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COVID & CRAT

Avvicendamento al Crat parla il nuovo direttore Corrado Sardella Intervista di / Beppe Castellano /

A

In basso Il dottor Corrado Sardella, e una breve presentazione.

Nell’altra pagina la nuova sede centralizzata di Azienda zero a Padova, presso cui si trovano gli uffici del Crat da novembre 2019.

vvicendamento al vertice del Crat (Centro regionale attività trasfusionali) del Veneto. È l’Unità Operativa dell’Azienda Zero, accorpata nella sede centrale di Padova all’Arcella, che svolge funzioni di Centro regionale sangue. Al precendente direttore, Giovanni Roveroni, insediatosi a settembre 2019, è subentrato dal 1° dicembre di quest’anno il dottor Corrado Sardella, vicentino, proveniente dal Centro trasfusionale di Santorso e Bassano.

Ematologo e trasfusionista anche Sardella, l’abbiamo raggiunto via web (causa distanziamento Covid-19) due giorni dopo il suo insediamento ufficiale.

Dottor Sardella, entra al Crat in un momento in cui non è tutto rose e fiori per il sistema trasfusionale, in particolare per quanto riguarda le “forze” in campo. Il personale che scarseggia, per esempio... È certamente il problema più importante che ci troviamo ad affontare non da adesso. Possiamo essere bravi, anche molto bravi nella razionalizzazione dei Centri trasfusionali, nell’inventarci progetti, ma all’atto pratico il donatore volontario deve passare per il Centro trasfusionale o di raccolta. E se non ci sono forze sufficienti si trasforma in un imbuto sempre più stretto. Quello del ricambio del personale, in particolare medici specializzati, è un grosso macigno sulla testa di tutti. E non ci consola certo che sia un problema che riguarda tutto il Paese. È qualcosa che riguarda tutti, come è emerso nella riunione

plenaria di tutti i Centri regionali sangue con il nuovo direttore del Centro nazionale sangue (l’ex direttore del Crs Friuli, dottor Vincenzo De Angelis, subentrato il 1° agosto scorso a Giancarlo Maria Liumbruno - vedi intervista numero settembre, ndr) Si può pensare a nuove progettualità che permettano di far ulteriormente crescere il Settore trasfusionale, per esempio arrivando ad aperture pomeridiane?

Sicuramente il 2021 dovrà essere l’anno in cui già pensare a qualcosa di innovativo, in questo momento siamo, come dire, statici. Insieme alle Associazioni abbiamo trovato un assessore molto disponibile.

Conto lavorazione del plasma. L’ultimo accordo interregionale che mancava (Lombardia, Piemonte Sardegna) ha chiuso e assegnato recentemente la gara per la produzione di medicinali plasmaderivati. Ci conferma?

La Lombardia ha chiuso la gara di assegnazione, anche se non sono stati formalizzati i dati e le rese. Possiamo dire che in Italia, con le diverse aziende per i quattro accordi interregionali, sarà possibile una buona redistribuzione di tutto quello che le industrie sono in grado di restituire alle regioni come medicinali plasmaderivati.

Il quadro ora è completo e potremo avere a livello nazionale prodotti diversificati e, ricordiamolo sempre, prodotti da plasma da donatori volontari italiani che è di “proprietà” delle regioni, come i prodotti farmaceutici che ne vengono ricavati.

Vicentino, nato a Thiene 57 anni fa, il dottor Corrado Sardella si laurea in medicina e chirurgia nel 1993 a Padova con specializzazione in Ematologia sempre a Padova nel ‘98. Consegue anche la laurea di 2° livello in Medicina trasfusionale nel 2008 all’Università di Firenze. Ha lavorato presso il servizio Immunotrasfusionale di Padova e Venezia appena laureato per poi approdare a tempo indeterminato al Centro trasfusionale dell’Ulss 4 Schio-Thiene nel 2000. È stato responsabile ad interim della struttura trasfusionale a valenza dipartimentale Ulss di Bassano e Santorso dal 2019 fino al Crat.

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DONO&VITA

Il nostro Naip (Nuovo accordo interregionale plasma), con capofila il Veneto, la gara l’aveva assegnata a marzo del 2016. Durava 5 anni. Cosa ha funzionato, cosa meno?

Siamo stati i primi in Italia a uscire dalla situazione di monopolio. Con un’azienda che in termini di rese di immunoglobuline, prodotti plasmaderivati driver la cui richiesta è in continuo aumento a livello mondiale, ci ha garantito maggiori rese a minor costo. Sono la cartina di tornasole dell’autosufficienza, che con le rese di questi anni siamo riusciti a garantire, se non del tutto, fin oltre il 90% per IgVena e per l’albumina.

E per gli altri medicinali plasmaderivati?

L’azienda di trasformazione in c/lavorazione, CSL Behring non è in grado di produrre sul territorio nazionale medicinali come antitrombina III, fattore VIII e fattore IX, pur avendoli nella propria filiera produttiva, ma con stabilimenti in Germania. La legge 219/2005, all’articolo 19, vieta di produrre i nostri plasmaderivati in nazioni anche UE dove è ammessa la donazione di plasma a pagamento. In questi anni sono stati ugualmente garantiti ai pazienti, tramite le scorte che avevamo in magazzino dal precedente accordo, ma che nel 2021 andranno a esaurirsi. Le regioni aderenti al Naip stanno ragionando proprio su questo. In questi 5 anni c’era un po’ la speranza che venisse modificato questo aspetto legislativo, cosa che non è accaduta. Quando andremo ad analizzare il tutto, dovremo tenere conto anche di questo.

Si potrà percorrere la strada dell’interscambio dei prodotti fra i quattro accordi interregionali, in particolare per quelli in surplus rispetto ai fabbisogni, come si fa attualmente per il sangue?

Sicuramente sarà una strada da percorrere nei prossimi anni. È stato argomento al centro di un tavolo di lavoro col Centro nazionale sangue. Ogni accordo non è comuqnue in grado di coprire tutto il proprio fabbisogno, per tutti i prodotti, mentre di alcuni ne avrà in surplus.

Su questo dovremo lavorare molto tutti insieme. C’è da dire però che, per quanto riguarda il Fattore VIII umano, i clinici tendono a privilegiare l’uso di Fattore ricombinante. cosa che accade solo in Italia, nonostante la parità di efficacia e sicurezza. L’impressione da parte nostra, come “produttori” della materia prima plasma è che il 2021 sarà spartiacque su questo. Farmacie ospedaliere e clinici stessi forse cominceranno a rendersi conto della valenza e dell’importanza del c/lavorazione. Forse non è ancora passato

il concetto che, con il nostro plasma, siamo in grado di produrre farmaci altamente sicuri e a minor costo rispetto a quelli sul mercato. Perché i costi lieviteranno, nel 2021. Se con il Covid da noi la raccolta di plasma ha subito un calo tutto sommato lieve, il maggior produttore mondiale di plasma (a pagamento, ndr) gli Stati Uniti, hanno visto una flessione intorno al 50%. Questo è un messaggio che, come Crat, cercherò di portare avanti su tutti i tavoli, perché è forse un messaggio che non è stato recepito.

Cambiando argomento. Da qualche parte in Veneto si lamenta un calo delle nuove idoneità di donatori “normali”, un calo dovuto al maggior carico di lavoro dei Ct per il plasma iperimmune. Le risulta?

No. Le direttive date a tutti i Dimt, anzi, vanno proprio nell’altro senso. Questo è avvenuto nei mesi di chiusura totale. Anche chi si presenta per donare plasma iperimmune, pur non essendo idoneo perché non ha sviluppato quantità sufficiente di anticorpi viene indirizzato a donare plasma o anche sangue normalmente.

Concludiamo con 3-4 obiettivi urgenti da perseguire nel prossimo anno?

1) Il personale, in tutte le sedi trasfusionali è gravemente sottodimensionato, programamre più concorsi possibili cercando di valorizzare la Medicina trasfusionale; 2) Naip e prospettive future della plasmaderivazione, in collaborazione con le altre Regioni; 3) Integrare ancora di più la collaborazione Associazioni-Dimt con progetti comuni; 4) Armonizzare il sistema informatico dei Dimt.

Quanti collaboratori ha a disposizione presso il Crat?

Due.

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COVID & TRAPIANTI

Nonostante il Covid in Veneto aumentano i trapianti d’organo Servizio di / Michela Rossato /

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In basso, ritratti davanti all’ospedale dell’Angelo di Mestre, sede Aido: La nuova Giunta di Aido Veneto, con Cestaro (foto sopra), sono stati eletti il vice vicario Valentino Rossin, i vice Renato Vivian e Monica Grandesso, la segretaria Franca Gasparini e l’amministratrice Maria Teresa Venturino.

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eneto secondo in Italia, dopo la Toscana, per numero di donazioni e trapianti d’organi in questo 2020. Pur con l’emergenza da coronavirus e un rallentamento in primavera, sono numeri positivi quelli registrati da Aido regionale. Al 30 settembre, su 224 potenziali donatori (avevano espresso in vita la volontà di donare gli organi o dopo consenso dei familiari al decesso cerebrale) ben 124 sono diventati effettivi. Nel 2019, stesso periodo, erano stati 118. “Nonostante un centinaio di donazioni non possibili per diversi fattori, compresa la positività al Covid, è un risultato importante - spiega il neo presidente di Aido Veneto, Luca Cestaro (foto accanto) - che denota da un lato la fiducia dei cittadini nella sanità veneta e nel sistema trapianti e dall’altro il grande lavoro di sensibilizzazione della nostra associazione sul territorio, in particolare nelle scuole”.

Impegno che ha subìto un forte rallentamento con la prima ondata della pandemia: “D’un tratto non è più stato possibile incontrare gli studenti e la popolazione, organizzare momenti informativi e andare nelle piazze - sottolinea Cestaro - ma quanto seminato in questi anni ha continuato a portare i suoi buoni frutti. Nel frattempo, anche noi ci siamo adeguati alla situazione andando sulle piattaforme digitali, e su sollecito degli stessi istituti scolastici, da gennaio Aido tornerà ad incontrare gli alunni veneti tramite la didattica a distanza”. Cruciale, secondo Cestaro, la collaborazione a questo punto con le altre associa-

DONO&VITA

zioni del dono: “Le nostre realtà, che già in vari modi collaborano tra loro, sono ormai entrate a far parte di un meccanismo che le vede camminare insieme, soprattutto nelle scuole. E possono davvero essere determinanti per educare i giovani alla cultura del dono. Ora più che mai dobbiamo unire le forze e far leva sulle nuove generazioni che, quando correttamente informate, dimostrano poi di saper dare veramente molto”. Anche ad un’associazione particolare come Aido che, a differenza delle altre, si avvicina ai cittadini parlando del tema della donazione dopo la perdita di un familiare. “Affrontiamo un problema delicato, ma reale, che poco alla volta viene sempre più compreso, anche grazie al sostegno dei Comuni che aderiscono all’iniziativa dell’espressione della volontà alla donazione di organi presso i propri uffici anagrafe”.

I numeri, in Veneto, gli danno ragione. Nel 2020 i trapianti post mortem sono stati 391 (contro i 354 dello scorso anno), di cui 231 di rene, 42 di cuore, 102 di fegato, 9 di pancreas e 17 di polmoni. Alcuni di questi, sono trapianti di più organi. A questi vanno aggiunti i 58 di rene e parte del fegato da donatori viventi, altro straordinario gesto di generosità, per un totale di 449.

E se pensiamo che per ogni trapianto servono sacche di sangue e/o plasma, grande merito va anche ai donatori che mai hanno fatto mancare il loro contributo. Unico dato negativo riguarda la percentuale di familiari che si rifiutano di donare gli organi del proprio caro deceduto senza dare alcuna intenzione: in Veneto ha detto no il 22,3% dei familiari (dato, comunque, inferiore al 27,6 nel 2019 e al dato nazionale del 29,3%).

“Un tasto su cui bisogna insistere, come su formazione e comunicazione - conclude Cestaro, 53 anni, rodigino (di Trecenta, abita a San Bellino) che in Aido è entrato da ricevente - Ventidue anni fa ho ricevuto rene e pancreas e ho capito cosa conti veramente nella vita”.

Partito dal Direttivo comunale, oggi guida sette sezioni provinciali e 500 gruppi comunali, per un totale di 220mila soci. Succede a Bertilla Troietto, neo segretaria nazionale di Aido accanto alla riconfermata presidente (veneta) Flavia Petrin.

Italia cala, ma non come altri Paesi

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onazioni e trapianti di organi in Italia sono in ripresa, dopo il calo inevitabile dovuto all’impatto della pandemia sulle terapie intensive e sulle strutture ospedaliere. Grazie a questa ripartenza, l’impatto del Covid-19 sui dati dell’intero 2020 è contenuto.

Dopo la prima ondata e l’isolamento, a fine maggio, il Centro nazionale trapianti ha registrato un -4,8% dei donatori utilizzati e solo un -1,5% dei trapianti (di uno o più organi) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’Italia dei trapianti ha retto meglio degli altri Paesi. Confrontando i dati italiani nella fase più critica dell’emergenza con quelli corrispondenti di Spagna, Francia e Stati Uniti emerge un segnale interessante. Nel periodo 28 febbraio-10 aprile, rispetto allo stesso periodo 2019, il calo dei trapianti in Italia è stato del 39,7% contro il 51,1% degli Usa, il 75,1% della Spagna e il 90,6% della Francia. Dati molto confortanti che denotano la grande opera di sensibilizzazione nel nostro Paese, anche per merito di associazioni come l’Aido (www.aido.it).

Tiene, nonostante la situazione, anche il fronte minori: 60 tra bambini e ragazzi hanno ricevuto un trapianto nei primi sei mesi del 2020 in Italia. Lo conferma il Centro nazionale trapianti.

Le proiezioni del Sistema informativo trapianti ipotizzano che a fine 2020 il calo sarà intorno al 7-10%. Ad essere trapiantati sono stati soprattutto rene (42%) e fegato (38%), seguiti da cuore (17%) e polmoni (3%).

Nel 23% dei casi in campo pediatrico il ricevente aveva meno di 2 anni, nel 18% ne aveva tra 2 e 6, nel 17% tra 6 e 11 mentre il 42% dei trapiantati aveva più di 11 anni.

Oltre duecento sono i minori ancora in lista d’attesa.

“Quelli pediatrici sono meno del 5% di tutti i trapianti eseguiti ogni anno in Italia spiega il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo - ma rappresentano una parte fondamentale dell’attività della nostra Rete per la complessità e la delicatezza anche etica di questo tipo di situazioni, sia per i minori ammalati e le loro famiglie, sia per quei genitori che davanti alla tragedia della morte di un figlio scelgono di dire sì alla donazione degli organi”.

Ma sono ancora troppi i minori in attesa. Per questo è sempre fondamentale ricordare l’importanza della donazione, a qualunque età e in qualunque situazione, anche durante una pandemia come questa.

“Durante questi mesi difficili, Aido (Associazione Italiana per la donazione di Organi, Tessuti e Cellule) ha dovuto interrompere tutte le attività nel corso della prima ondata di Covid - ci dice la riconfermata presidente nazionale, veneta, Flavia Petrin - perché per la maggior parte sono a contatto diretto con le persone. Pian pianino, dopo la prima ondata, si sono riprese e si sono svolte le assemblee che hanno portato all’elezione dei nuovi dirigenti. Molto si è svolto in modalità remota e molto sui social, compresa la Giornata nazionale del Sí a fine settembre”.

Flavia Petrin, presidente nazionale Aido:

Sangue midollare: in calo le tipizzazioni, ma anche Admo non molla Anche Admo Veneto, Associazione donatori di midollo osseo (sangue midollare), pur costretta a frenare la sua attività di sensibilizzazione “tradizionale” nelle piazze e nelle scuole, ha retto nonostante la pandemia. Ad ottobre, pur calate di molto le tipizzazioni, passate 4509 a 1970, in Veneto si contavano 37 donazioni effettive (contro le 58 nell’anno 2019).

Per iscriversi ad Admo basta una visita e un semplice prelievo di sangue presso uno dei Centri trasfusionali delle varie provincie della regione. Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere ai Centri trasfusionali, alle sedi Admo provinciali tramite mail o consultare il sito di Admo Veneto dove si può fare la preiscrizione www.admoveneto.it/iscriviti/ Le iscrizioni fatte attraverso il sito arrivano nella piattaforma Admo e smistate alle varie sedi, che richiamano i donatori per gli appuntamenti. L’email di Admo Veneto è admoveneto@admo.it

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COVID & PLASMA

Facciamo chiarezza sulla terapia anti-Covid col plasma iperimmune Servizi di / Beppe Castellano e Michela Rossato /

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on la cosidetta “seconda ondata” della pandemia da Covid-19 - che ci farà trascorrere, tra l’altro, feste natalizie “alternative” - tutti sembrano aver riscoperto il plasma iperimmune. Trasmissioni televisive (“Le Iene” in primis che ultimamente si sono affezionate al nostro Veneto), giornali, blog, “esperti” televisivi, giornalisti-conduttori che fino all’anno

Chi può donare? Possono donare tutti?

Ce lo spiega il direttore sanitario di Avis regionale Veneto, dott. Giovanni Lenzo: “Possono donare tutti coloro che hanno un’età compresa tra i 18 anni e 60 anni, che siano risultati positivi al virus Sars-Cov2 (con tampone positivo), che abbiano manifestato sintomi correlati alla malattia (febbre, raffreddore, artralgie, perdita del gusto/olfatto, polmonite...) e che abbiano poi eseguito almeno un tampone con risultato negativo dopo 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e dopo almeno 3 giorni dalla scomparsa dei sintomi. Non possono invece donare plasma iperimmune donne che abbiano avuto gravidanze o aborti, uomini/donne che abbiano ricevuto precedenti trasfusioni, pazienti affetti (anche in passato) da patologie neoplastiche, soggetti positivi asintomatici. Nei trasfusionali si farà una accurata selezione dei soggetti ex pazienti Covid 19 che rientrano nei parametri dei possibili donatori.

Saranno quindi sottoposti ad esami e procedure che attestino idoneità e sicurezza alla donazione, dato che non tutti i pazienti guariti sviluppano gli anticorpi in egual misura ed efficacia.

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DONO&VITA

scorso si limitavano a spaccare zucche ad Hallowen, insomma l’universo mondo (per non parlare dei Fake-azzisti che scrivono a sproposito sui social) parlano della “cura”. Noi che su queste pagine di plasma in genere ce ne siamo da sempre occupati seriamente, cerchiamo di fare il punto della situazione. Ovviamente con notizie e dati da fonti certe e verificate.

Come, per esempio, il Centro nazionale sangue, da cui abbiamo tratto alcune risposte a vari quesiti, il Crat (Coordinamento regionale attività trasfusionali) del Veneto, i medici trasfusionisti che trattano da sempre sangue e plasma, il direttore sanitario di Avis Veneto. Siamo andati a cercare con domande dirette (nelle pagine successive anche al presidente della Regione, Luca Zaia) o prendendo spunto da documenti e comunicati ufficiali come l’ultimo programma UE su “raccolta e trasfusione di plasma convalescenteCovid-19” emanato dalla Commissione Europea il 1° dicembre scorso. Intanto domande e risposte (fonte Cns).

Che cos’è e come funziona la terapia con plasma iperimmune?

La terapia con plasma prevede il prelievo da persone guarite dal Covid-19 e la successiva somministrazione a pazienti affetti da Covid-19.

Il candidato donatore dovrà avere i requisiti per l’idoneità previsti dalla normativa trasfusionale e a requisiti specifici per il Sars-CoV-2 per poter donare plasma iperimmune. Sarà il medico responsabile della selezione del donatore ad esprimere il giudizio d’idoneità alla donazione di plasma iperimmune, analogamente a quanto avviene in tutti i casi di donazione di sangue o emocomponenti. Prima della somministrazione il plasma iperimmune viene sottoposto ad una serie di test di laboratorio, anche per quantificare i livelli di anticorpi “neutralizzanti” (il cosiddetto “titolo”), e a procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente.

La trasfusione è utilizzata per trasferire questi anticorpi anti-Sars-CoV-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto che non ne abbiano prodotti di propri. Gli anticorpi

(immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad una infezione e “aiutano” il paziente a combattere l’agente patogeno (ad esempio un virus) andandosi a legare ad esso e “neutralizzandolo”. Tale meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace nei confronti del Sars-CoV-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti.

La terapia è efficace contro il SarsCoV-2?

Il plasma da soggetti convalescenti è stato utilizzato in un recente passato durante le epidemie di Sars nel 2002 ed Ebola nel 2015, e negli ultimi mesi sono stati pubblicati su diverse riviste scientifiche i risultati di alcuni studi clinici internazionali ed italiani. Inoltre, diverse sperimentazioni cliniche in corso nel mondo stanno cercando di verificare se la terapia con il plasma iperimmune sia efficace. A tutt’oggi non ci sono, però, evidenze scientifiche conclusive sull’efficacia di questa terapia e pertanto essa è da considerarsi al momento sperimentale. L’eventuale efficacia della stessa potrà essere dimostrata solo dai ri-

sultati di studi clinici che mettano a confronto pazienti trattati con plasma iperimmune e pazienti trattati con altra terapia, ovvero i cosiddetti “trial clinici randomizzati”.

La trasfusione con plasma iperimmune è sicura?

Sebbene i dati delle sperimentazioni scientifiche sembrino evidenziare un buon livello di sicurezza della terapia con plasma iperimmune da persone guarite dal Covid-19, occorre sottolineare che, come tutte le procedure che implicano la trasfusione di sangue umano, la trasfusione di plasma iperimmune non è priva di rischi.

Che procedura serve per donare il plasma iperimmune?

La donazione di plasma iperimmune non prevede procedure peculiari, e può essere effettuata in tutte le strutture che già sono predisposte per la normale donazione di plasma. Anche per la conservazione non sono richieste modalità particolari, e lo stoccaggio può avvenire nelle comuni banche del sangue, non è necessario averne una dedicata.

Perché donne che hanno avuto gravidanze non possono?

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na domanda ricorre spesso, sia nei Centri trasfusionali, sia ai telefoni, nella email, nei social Avis: “Perché le donne che hanno avuto una gravidanza non possono donare plasma iperimmune?”. Molte se lo chiedono e qualcuna - convalescente Covid e “scartata” al triage - lo ha chiesto, un po’ alterata, a un centralino Avis.

Dal Centro nazionale sangue ci fanno sapere che: “Non si tratta di una questione legata specificamente al plasma iperimmune, ma al plasma in generale. Le donne possono donare plasma per produrre medicinali plasmaderivati, ma non plasma di uso clinico, cioé destinato alla trasfusione diretta, senza trasformazione industriale, come è il caso del plasma iperimmune. Questo perché le potenziali donatrici che abbiano avuto anche una sola gravidanza, seppur non portata a termine, sviluppano anticorpi cosiddetti anti-Hna o anti-Hla. Anticorpi che possono causare una delle più temibili complicanze da trasfusione di plasma, ossia la TRALI, Transfusion-Related Acute Lung Injury, un grave danno polmonare.

Oggi è la principale causa di reazione indesiderata grave, a volte mortale, alla trasfusione. Lo

stesso rischio si corre con il plasma prelevato da un donatore (uomo o donna) che nella sua storia clinica abbia avuto trasfusioni”.

Donatori e donatrici periodiche ora sanno anche loro il perché, nel questionario di responsabilità da compilare a ogni donazione, siano presenti anche queste due domande da “spuntare”.

Importantissimo non dimenticarle, come vedete.

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Uso clinico o produzione di plasmaderivati.

Ambedue preziosissime, sacche di plasma donate da un uomo (a sinistra) e da una donna che ha avuto gravidanze. La prima può anche essere usata in ospedale, la seconda produrrà preziosi medicinali plasmaderivati.

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COVID & PLASMA

Luca Zaia: “A breve pubblicati dati e risultati clinici del Veneto” di / Beppe Castellano /

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l Veneto è stata la prima regione italiana a istituire fin da marzo una “Banca del plasma iperimmune” organizzata in modo organico. È coordinata dalla dottoressa Giustina De Silvestro, responsabile del Dipartimento trasfusionale provinciale di Padova. Il presidente della Regione, Luca Zaia, è stato da subito “sponsor” entusiasta della “Banca”. Abbiamo rivolto direttamente a lui due domande:

Sopra: Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, insieme alla Dottoressa De Silvestro durante una conferenza stampa.

Recenti trasmissioni televisive hanno messo in risalto l’ottimo lavoro del Veneto per il plasma iperimmune. Al di là delle interviste ai pazienti guariti, sono già disponibili dati clinici precisi su quanti sono i pazienti guariti perché trattati con il plasma raccolto da convalescenti Covid-19?

“Sono in corso di valutazione i dati clinici relativi ai pazienti trattati nella primavera scorsa.

L’insieme dei pazienti è piuttosto eterogeneo,

con una prevalenza di pazienti molto gravi. I risultati dell’analisi saranno disponibili a breve, e saranno inviati per la pubblicazione in una rivista scientifica, da definire. Sembrano comunque confermare l’indicazione a un utilizzo precoce, come è stato fatto e stiamo facendo nella seconda ondata, grazie alla pronta disponibilità di plasma della Banca del Veneto”.

Sull’onda dell’entusiasmo mediatico, però, molti cittadini - anche asintomatici - intasano i centralini di Centri trasfusionali e delle Avis, a volte “pretendendo” di essere sottoposti agli esami per donare il plasma iperimmune.

Ritiene opportuno specificare alla cittadinanza che in Veneto solo chi ha un alto titolo (160) di anticorpi può donare plasma iperimmune? Questo per evitare l’assalto entusiastico a voler donare da parte di chiunque, intasando così i Centri trasfusionali già sotto sforzo? “È sempre stato detto, in tutte le occasioni, che è necessaria una certa quantità di anticorpi per poter donare plasma iperimmune. Resta il fatto che, per saperlo, bisogna fare il dosaggio.

Per ora non ci sono stati particolari disguidi e i contatti con i donatori convalescenti e la valutazione della idoneità a donare è sempre stata gestita dai Centri trasfusionali. È compito poi dei medici dei diversi Centri comunicare e spiegare ai donatori chi può donare plasma iperimmune o chi può donare altro. Non dobbiamo dimenticare che le attività negli ospedali sono sempre continuate e c’è sempre bisogno di donatori, non solo di plasma iperimmune”.

I numeri della raccolta della “Banca del plasma iperimmune” del Veneto Durante la prima ondata della pandemia sono stati chiamati a donazione 829 pazienti-convalescenti Covid-19 ritenuti idonei. Le “unità-madri” (600 grammi circa di plasma) raccolte e validate sono state 778, successivamente frazionate in due o tre unità terapeutiche. Dopo l’arrivo della “seconda ondata” (dal 1° al 30 novembre scorso) sono stati chiamati a donare plasma iperimmune, perché idonei, 215 convalescenti Covid.

Secondo i dati del Crat, in “Banca Veneta” erano disponibili 271 unità terapeutiche (dosi di plasma da 200-300 grammi) con titolo anticorpale significativo al 30 novembre.

Da marzo-primi di dicembre sono state trasfuse in Veneto oltre 2000 unità terapeutiche.

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DONO&VITA

Cns e Civis, i numeri in una nota

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l sistema sangue italiano, dalle associazioni dei donatori, alle strutture trasfusionali al Centro nazionale sangue, è tutto impegnato nella raccolta del plasma iperimmune per un possibile utilizzo come terapia contro il Covid-19, in attesa che gli studi clinici in corso diano indicazioni sull’efficacia. Lo affermano in una nota congiunta il Cns e il Civis, il coordinamento delle associazioni dei donatori Avis, Croce Rossa Italiana, Fidas e Fratres.

In Italia sono in corso diverse sperimentazioni cliniche con plasma iperimmune per il trattamento del Covid-19, fra cui ‘Tsunami’ coordinato a livello nazionale. Il Centro nazionale sangue, nel suo monitoraggio periodico aggiornato al 19 novembre, ha censito 4.325 sub-unità di plasma iperimmune donato da pazienti guariti dal Covid-19, raccolto da 134 servizi trasfusionali su tutto il territorio nazionale. La cifra comprende sia le unità di plasma di cui è stato verificato il ‘titolo’, la quantità di anticorpi neutralizzanti presenti, sia quelle su cui questa analisi verrà effettuata nel momento dell’utilizzo.

“Nel mondo sono 138 gli studi in corso - ricorda il direttore del Cns Vincenzo De Angelis - di cui 73 randomizzati. Solo da questi possono venire risposte certe. Nel frattempo non siamo inattivi, anzi, ci stiamo comportando come se funzionasse, e i centri trasfusionali si muovono in tal senso. Mi auguro che qualunque sia l’esito degli studi l’attenzione per il plasma iperimmune contribuisca a far crescere la consapevolezza sull’importanza della donazione di plasma in generale, che è indispensabile a garantire l’apporto di farmaci salvavita per molti pazienti”.

In Italia il plasma iperimmune è raccolto presso i Servizi trasfusionali su tutto il territorio nazionale. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Iss sono 80 quelli che aderiscono al protocollo Tsunami. Chi vuole donare plasma iperimmune può riferirsi alla Struttura di Coordinamento attività trasfusionali della propria regione per sapere dove poter effettuare la donazione. Sul sito del Cns è possibile consultare un elenco indicativo e in continuo aggiornamento. “Vogliamo rassicurare chi confida nel dono del plasma iperimmune quale possibile terapia al Covid-19 che le associazioni del dono sono impegnate nel favorire la donazione di plasma da pazienti convalescenti - afferma Giovanni Musso, presi-

dente nazionale Fidas e coordinatore pro-tempore del Civis - Dobbiamo però essere corretti: non vogliamo illudervi.

Purtroppo l’efficacia del plasma iperimmune non è dimostrata, anche per questo è fondamentale non abbassare mai la guardia nei confronti di situazioni di possibile contagio.

Tutte noi associazioni promuoviamo il dono del plasma da Covid-19 convalescenti, perché intendiamo essere, come sempre, al fianco della ricerca e dei pazienti. Insieme, però impegniamoci ancor prima a prevenire la diffusione del virus: lo dobbiamo ai tanti operatori sanitari, e non solo, che stanno rischiando la propria salute per poter proteggere quella di tutti noi”.

Il nostro presidente nazionale Giampietro Briola aggiunge come sia bene guardare al futuro: “Occorre lavorare insieme per raggiungere anche un altro obiettivo: quello di produrre immunoglobuline specifiche che, insieme al vaccino, possano rappresentare la strada più sicura per debellare il Covid”.

Presidenti nazionali: Il presidente nazionale Avis, Giampietro Briola, assieme al suo omologo Fidas, Giovanni Musso (a destra)__.

Le linee guida della Commissione Europea La Commissione Europea si sta muovendo in modo deciso sulla via del plasma iperimmune. A luglio scorso aveva stanziato 40 milioni di euro per, l’acquisto di macchine di plasmaferesi per Servizi di raccolta pubblici. Il 30 novembre, sulla scorta di studi clinici, ancorché parziali, già pubblicati su riviste scientifiche, ha emanato un documento (che fa seguito al primo dell’8 aprile) che è una “guida per la raccolta, test, elaborazione, conservazione, distribuzione e uso controllato” di plasma convalescente Covid-19. Due righette sottolineano come “il plasma convalescente potrà essere anche utilizzato per produrre concentrati di (iper) immunoglobuline specifiche”. Una strada che già stanno percorrendo negli Usa. Nel documento si legge anche dell’istituzione di un data-base Europeo in cui far confluire tutti i dati e gli studi clinici standardizzati. Il data-base, nell’interesse della “scienza aperta”, sarà pubblicamente accessibile come dati aggregati per i centri di Ricerca degli Stati membri tramite l’Open Science Cloud- Covid-19.

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COVID & AMMALATI

Sull’orlo della terapia intensiva tornato a vivere grazie al plasma di / Michela Rossato /

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Stepanov Svetislav Da Padova la testimonianza di un ammalato, guarito

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rriva da Padova, da un 45enne che vive e lavora in città, una testimonianza che avvalora l’utilità dell’iperimmune. Almeno per Stepanov Svetislav, che ci racconta il suo “viaggio” con il nemico invisibile…

Quando sono cominciati i primi sintomi?

Sabato 7 novembre. Avevo mal di gola e stanchezza. Martedì è iniziata la febbre, che ho curato con tachipirina e vitamina c. La domenica dopo la situazione è precipitata: avevo difficoltà a respirare. Mi sono recato in pronto soccorso e mi hanno subito ricoverato nel reparto Malattie infettive dell’ospedale di Padova.

Come si è evoluta la situazione?

Era polmonite. Mi hanno messo l’ossigeno. All’inizio ero confuso, non mi rendevo conto di cosa stesse accadendo. Poi hanno iniziato ad aumentarmi l’ossigeno, da 2 sono passati a 4, poi 8, poi 12. Lì ho capito che ero in serio pericolo. Mi mancava sempre di più l’aria, una sensazione terribile.

Accanto a me, un coetaneo stava lottando e soffrendo per lo stesso motivo. L’hanno trasferito in terapia intensiva. L’ho visto devastato. Ci sarei andato anch’io, mi avevano detto i medici, perché 12 è il limite per restare in reparto, poi si finisce in rianimazione.

E poi che cos’è accaduto?

Hanno provato a infondermi una sacca di plasma iperimmune. Poi una seconda. E poco alla volta, mi sono sentito rinascere. Non so spiegare la sensazione che ho provato, è difficile descriverla, ma sentivo che tornava l’aria, sentivo che stavo migliorando. Una cosa fantastica. Un medico è sempre rimasto accanto al mio letto, mentre il plasma entrava in vena. Quando è finita, mi sono stati fatti gli esami. Dopo un’ora ha alzato il pollice sorridente, era tutto ok! L’ossigenazione era buona. Ho continuato la terapia farmacologica, ma stavo meglio, come se il plasma

DONO&VITA

avesse bloccato il Covid. Dopo qualche giorno sono rientrato a casa. Sono ancora positivo e continuo a prendere farmaci, ma miglioro.

Salvato dal plasma iperimmune?

Non so dire cosa sia successo esattamente, ma questo è quello che posso testimoniare: con me ha funzionato. E ha funzionato anche sul ragazzo che era nel letto accanto al mio, che infatti ce l’ha fatta. È un dono straordinario. Spero di poterlo presto donare a mia volta, per aiutare chi sta lottando e s*offrendo.

Che cosa si sente di dire a chi nega l’esistenza del Covid o che dice che, al massimo, anche se ci si ammala, si passa qualche giorno in ospedale e poi si torna come prima?

Che il Covid esiste e che bisogna fare molta attenzione. Io ci sono passato, non è una passeggiata né bastano pochi giorni per uscirne.

Sono convinto che mi lascerà dei segni e che in futuro potrei avere delle conseguenze. Ho già avuto la polmonite in passato, ma questa è tutt’altra cosa. Quando la provi, lo capisci. Nessun medico ti dice “Ora sei a posto, sei guarito per sempre” proprio perché non ci sono garanzie, si sa ancora poco. Tutti rischiano, c’è poco da girarci intorno, il virus è invisibile e silenzioso, e colpisce. A qualsiasi età. Io ne sono la dimostrazione, e pure chi era ricoverato con me. Eravamo sui 40 anni. Non è vero che colpisce solo gli anziani.

Un pensiero per i medici?

Certo perché a partire dal medico di base e poi medici e personale ospedaliero sono stati fantastici. Mi sono stati sempre vicini, hanno cercano di rassicurarmi, sono stati il mio punto di riferimento. Hanno usato tutto ciò che avevano disposizione per curarmi, senza mai cedere.

Forse sono stato anche fortunato, se mi fossi ammalato in primavera le armi a loro disposizione sarebbero state minori. Chiamarli eroi non è esagerato. Infine, un pensiero anche ai miei amici. Su quel letto d’ospedale mi sono reso conto di quanto numerosi siano e di quanto sia stata importante la loro vicinanza. I veri valori della vita sono questi.

COVID & COV-IDIOTI

E poi vedi no-covid, no-mask, Vip ignoranti, terrapiattisti... di / Beppe Castellano /

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onché complottisti, rettiliani, trumpiani, no-5G (ma che usano il 4G per scrivere boiate sui social), quelli della “dittatura sanitaria” (che non conoscono né vera dittatura, né vera sanità), I QAnon, i “salutisti”, i no-vax, i no-tax, i no-tampon, i no-Gates, i no-Soros, fino ai... no-brain (e scusate gli inglesismi).

Potremmo continuare all’infinito con certe “categorie”, sempre più numerose, che infettano i social - tutti - a scapito dell’informazione seria.

Purtroppo non pochi sono gli “assist” di giornalisti ignoranti o - peggio - in malafede attenti solo allo share o di luminari “tranquillizzanti” (vedi questa estate...) o politici saltellanti di talk show in talk show a “frullare” tutto (Augias dixit...) per raccattare uno 0,1 sui sondaggi del lunedì.

Il tutto mentre la gente muore o, come Stepanov qui accanto, arriva a un passo dalla morte. Ecco impariamo a usarlo, questo termine: MORTE. Si muore. Punto. Si muore PER Covid e CON il Covid. Che poi qualche negazionista mi spieghi dov’è la differenza se - senza Covid - una persona già malata avrebbe potuto vivere di più. Sto scrivendo queste righe il 5 dicembre, poco prima di “chiudere” il numero. Su un social ho beccato la tabella lì accanto, postata da una persona ancora “pensante”. E sto pure un po’ incazzato (scusate il francesismo).

Perché a vera “guerra” quella che rischiamo di non vincere mai più, è quella contro la sempre più virulenta ignoranza. Qui non esiste né vaccino, né tantomeno plasma iperimmune, seppur compassionevole, per guarire gli ignoranti.

Divertendoci, si fa per dire, a cercare le cose più astruse sulla rete ci siamo imbattuti su chi è convinto che i gli oltre 60mila morti italiani sono “inventati”. Come quel signore, trevisano, che è andato all’ospedale di Treviso - a due passi dalla nostra sede - a “dimostrare” con un video farlocco che l’ospedale era vuoto. Denunciato, speriamo sconti la pena a pulire i pavimenti in terapia intensiva. Ma al peggio non c’è mai fine. C’è chi afferma sulla base di “prove certe” (un suo video su youtube) che gli ammalati italiani sono deliberatamente uccisi, con la scusa del Covid, per espiantare gli organi e venderli sul mercato nero.

Complici, si capisce, tutti i medici e gli infermieri che a loro volta... Si sarebbero suicidati infettandosi perché ansiosi di vendersi i propri, di organi. La vera “lotta continua”, di tutti, dev’essere anche questa: BASTA, per piacere, BASTA!

Come convincere gli 80enni a donare plasma, con bufale e somarate in diretta TV e sul web E poi trovi le “perle” dell’informazione che dovrebbe essere seria. Eccovi una notizia ri-lanciata sul web il 19 novembre scorso. Iva Zanicchi, convalescente Covid-19 (pochi giorni dopo perderà il fratello per la stessa causa) parla con un “giornalista” nella trasmissione da costui condotta.

Iva annuncia di voler donare il plasma iperimmune. Urletti, acutissimi, di gioia del conduttore, che manco si sogna di dire: “Scusi, ma...”. Parte poi come una scheggia il Governatore lombardo su facebook: ha chiamato l’Iva nazionale per congratularsi per la sua intenzione di donare il plasma.

Per i lombardi le congratulazioni erano sicuramente la “notizia del giorno”.

L’unica scusabile, per l’ignoranza, è la cantante di 80 anni suonati. Non certo il “giornalista” Mario Giordano, tantomeno quelli di Adn Kronos (che almeno un piccolo dubbio-ricerca...) e, meno e più meno, il governatore Attilio Fontana, “custode” della sanità lombarda.

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RICERCA SCIENTIFICA

Sostegno a ricercatori e scienziati “seri” con la Fondazione Tes di / Roberto Rondin /

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Da sinistra: Elena Stocco e Silvia Barbon, ricercatrici con Avis-Tes

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importante far conoscere la ricerca e il lavoro dei ricercatori, il cui valore deve essere apprezzato sempre e non solo in momenti difficili, come quello che stiamo attraversando. Tutti noi ora rivolgiamo sguardi speranzosi alla scienza, perché metta fine a questa pandemia, ma dobbiamo apprezzare e sostenere il quotidiano lavoro, spesso misconosciuto, di una moltitudine di ricercatori, per lo più giovani ed entusiasti, che con impegno lavorano a soluzioni che potranno cambiarci la vita, rendendo migliore la nostra salute.

A detta degli esperti del settore, l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali sembrerebbe un obiettivo ormai concreto e potenzialmente vicino, ma un comune denominatore è la richiesta, sempre più frequente, di adeguati stanziamenti economici, tali da garantire sia lo sviluppo delle nuove tecnologie biologiche che l’inizio, in tempi brevi, di eventuali sperimentazioni cliniche sull’uomo.

La Fondazione Tes promuove e gestisce progetti di ricerca nel campo della biologia, della medicina rigenerativa e delle cellule staminali. A questo fine adotta percorsi e metodologie compatibili con una visione etica della scienza, puntata sulla centralità e l’unicità della persona umana.

Potrebbe sembrare che Avis e Tes non abbiano comuni ambiti di azione e finalità istituzionali, ma dobbiamo pensare ad una sacca di sangue come una cornucopia, da cui attingere molteplici componenti che possono venire utilizzati nella terapia.

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Farmaci come gli anticorpi monoclonali, la terapia con plasma iperimmune e, campo di azione di Tes, la medicina ricostruttiva, trovano i precursori nelle unità di sangue donato. Con le strutture di Avis è in atto una positiva sinergia, fondata su una collaborazione e uno scambio fruttuoso di esperienze e di lavoro comune sul territorio. L’ex presidente Avis Veneto, Gino Foffano, che ora segue il Tempio internazionale del donatore di Pianezze, socio Tes, sottolinea che “la solidarietà non è divisiva o uni-direzionale, credo che chi ha sensibilità verso gli altri sia aperto al presente, ma anche al futuro ed è per questo che vedo legami fortissimi tra la donazione di oggi e lo studio del sangue per il domani”.

Giorgio Brunello, attuale presidente regionale Avis, parla anche dei giovani che “hanno bisogno di esempi dagli adulti, ma hanno una spinta ideale che li vede molto sensibili ai temi dell’ambiente, della salute e delle nuove scoperte in questi settori, per poter pensare ad una loro vita futura meno piena di incognite e più positiva. Per questo Avis è vicina e sostiene anche economicamente la Fondazione Tes che riesce a mettere ad un unico tavolo il volontariato, l’università e la scienza”.

Francesco Magarotto, ex vice presidente regionale ed ex consigliere nazionale Avis, ha vissuto sulla propria pelle l’esperienza del Covid 19 e della terapia intensiva. È da sempre socio persona fisica di Fondazione Tes: “In momenti difficili come questi anche in campo sanitario, con ospedali e terapie intensive sotto pressione, con il rischio che vengano curate meno le altre patologie, è ancora più necessario parlare e aiutare a fare ricerca. Come sappiamo, vi sono vari studi in corso sull’uso del plasma che potrebbero consentirci di combattere il coronavirus con gli anticorpi prodotti da persone che l’hanno già contratto e superato. Ma è comunque un tema più vasto che riguarda l’istruzione e la formazio-

ne continua di tutti, giovani e meno giovani. E ognuno di noi può e deve partecipare”.

In questo periodo tutti noi speriamo in un vaccino che ci porti fuori da questa pandemia, ma parafrasando una celeberrima frase di John F. Kennedy, in conclusione possiamo dire che: “Non chiederti cosa può fare la ricerca per te,

chiediti cosa puoi fare tu per la ricerca”.

Sostenere concretamente la ricerca è il modo migliore per avvicinare il traguardo tanto desiderato. Per spiegare gli ambiti in cui opera la Fondazione, e per avere notizie sulle ultime ricerche, riportiamo il contributo di una giovane ricercatrice finanziata da Tes, la dott.ssa Silvia Barbon.

Le ricerche in essere, raccontate in sintesi di / Silvia Barbon /

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ondazione Tes nasce dal desiderio del prof. Pierpaolo Parnigotto, suo fondatore, di sostenere i giovani ricercatori innamorati di Scienza. Dopo esserci laureate in Biologia evoluzionistica (ndr. Silvia Barbon) e Farmacia (ndr. Elena Stocco), abbiamo iniziato a muovere i primi passi nel mondo della ricerca grazie al dottorato. Abbiamo imparato a “fare scienza” nei laboratori del prof. Parnigotto il quale, in modo lungimirante, aveva intuito che l’Ingegneria tissutale sarebbe diventata una risorsa preziosissima per il futuro, permettendo di “costruire” in laboratorio tessuti o organi personalizzati sulle esigenze di cura del paziente.

Il sostegno, sia economico che scientifico, di Fondazione Tes ci ha consentito di trovare il nostro posto nel difficile mondo universitario. Con il valore aggiunto di poter interagire con il mondo del volontariato e con le tante associazioni di pazienti e loro famigliari che hanno sempre riposto in noi grande fiducia e speranza. Tra tutte ricordiamo Avis, Ape (Avis per il progresso ematologico), Abvs (Associazione bellunese volontari sangue), Lagev (Libera associazione genitori ed emofilici Veneto). Ad ognuna di queste realtà del territorio associamo idee, ricerche, risultati, ma soprattutto persone, con le quali è nato un rapporto di confronto aperto, anche su temi “difficili” come quelli a cui la ricerca si dedica per trovare delle risposte di salute. Tra i progetti sviluppati con entusiasmo in questi anni, ricordiamo la partnership con Ape, Lagev e il Centro Emofilia di Castelfranco Veneto (Tv).

Grazie a questa collaborazione, abbiamo potuto sviluppare in laboratorio delle protesi intelligenti che potrebbero essere impiegate per aiutare i pazienti emofilici nel trattamento dell’artropatia, causata dalla degenerazione della cartilagine in seguito ad episodi emorragici a carico delle articolazioni. Un’altra ricerca sta studiando la possibilità di correggere il difetto di coagulazione che

caratterizza l’emofilia, tramite l’impianto di cellule staminali nel fegato, sede principale della produzione di fattori della coagulazione. Con Abvs e il Dipartimento trasfusionale provinciale dell’ospedale “San Martino” di Belluno stiamo esplorando le grandi potenzialità rigenerative del sangue attraverso lo studio di una membrana leuco-fibrino-piastrinica, un emocomponente autologo che risulta sorprendentemente ricco di elementi che intervengono in modo diverso nei processi di riparazione tissutale (globuli bianchi, piastrine, fibrina), oltre che di cellule staminali! Questo prodotto si è dimostrato efficace nel promuovere il recupero di lesioni ai nervi periferici, eventualità purtroppo frequenti e che si verificano a seguito di traumi o patologie complesse. Alla luce degli importanti risultati raggiunti, la formula di Fondazione Tes, volta a stabilire una connessione sempre più stretta tra ricerca universitaria, esperienza clinica e mondo del volontariato, sembra essere la chiave giusta per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi nel campo della cura della salute umana.

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In basso: Silvia Barbon e il prof. Pierpaolo Parnigotto nel laboratorio di ricerca di Padova. (le foto sono di repertorio ante-Covid-19)

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VOLONTARIATO E SOLIDARIETÀ

Non di solo sangue vive l’Avis a cura di / Laura Cendron e Michela Rossato /

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n po’ di notizie in divenire, dal Veneto e dall’Italia, utili alle nostre Avis a cura della Segreteria di Avis regionale e dall’Ufficio Stampa.

Newsletter, come riceverla La pandemia ha posto la necessità di avere uno strumento di informazione veloce e sintetico indirizzato a tutti i dirigenti avisini del Veneto.

Per rispondere a questa esigenza, Avis regionale Veneto ha creato una newsletter che viene inviata periodicamente a tutte le sedi e ai gruppi dirigenti. Oltre ai temi legati all’emergenza sanitaria, la newsletter contiene aggiornamenti sulle iniziative in corso e sugli appuntamenti futuri. Lo strumento non sostituisce in alcun modo gli altri canali di comunicazione e informazione ufficiali, ma li completa. Se fai parte di un organo associativo e/o vuoi ricevere la newsletter anche al tuo indirizzo di posta personale, scrivi una mail ad avis.veneto@avis.it specificando la tua sede di appartenenza e la carica ricoperta.

Avis & Telethon 2020 Leonardo e Maria sono i volti dell’edizione 2020 di Telethon. I due fratellini sono affetti da beta-talassemia, una patologia genetica che li costringe a trasfusioni fin dai primi anni di vita.

“Abbiamo tutti un dono che ci rende unici e speciali”, è lo slogan, e quello di Leonardo e Maria è il coraggio con cui, fin dai primi anni, hanno affrontato le terapie. Dal 2001 i volontari di Avis sono al fianco di Fondazione Telethon. Quest’anno, data la situazione, i cuori di cioccolato, laddove non possibile in piazza, potranno essere distribuiti il 13, 19 e 20 dicembre o in altre date nei centri di raccolta, tra familiari, amici e colleghi.

Dal 1° al 31 dicembre, inoltre, sarà attivo il numero solidale 45510, con il quale si potranno donare 2 euro da cellulare e 5 euro da numero fisso. Clou dell’iniziativa, come sempre, è stata la maratona televisiva e radiofonica su tutte le reti Rai, dal 12 al 20 dicembre.

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DONO&VITA

Servizio Civile Universale Il prossimo bando di Servizio Civile Universale, rivolto ai giovani fra 18 e 28 anni, dovrebbe uscire entro fine anno. La graduatoria dei progetti ammessi non è ancora definitiva, ma il buon posizionamento del programma presentato da Avis nazionale lascia ben sperare!

Quest’anno sono state attivate 3 nuove sedi in Veneto (Avis comunali di Castelfranco Veneto, Valdagno e Venezia) che si aggiungono alle altre 11 (Avis comunali di Chioggia, San Donà di Piave, Rovigo, Verona; Avis provinciali di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona; Avis regionale Veneto).

In totale i posti messi a disposizione sono 21.

Ricordiamo che per candidarsi è necessario avere una identità digitale Spid (Sistema pubblico d’identità digitale) per cui, chi è interessato e non ne possiede una, è bene che si attivi già sin d’ora per averla, in modo da esser pronto alla presentazione della domanda alla pubblicazione del bando.

Intesa Avis-Ail Firmato il 17 ottobre a Roma, il protocollo d’intesa tra Avis e Ail, Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma, per una reciproca sensibilizzare dei cittadini sull’importanza della cultura del dono e la promozione della ricerca contro i tumori del sangue. Le due associazioni si impegnano a collaborare insieme nel partecipare alle reciproche iniziative, ma anche nel coordinare di comune accordo progetti e campagne di sensibilizzazione. Tra queste la Giornata mondiale del donatore di sangue, il 14 giugno, e la Giornata nazionale contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, il 21 giugno.

Provinciali e Regionale in aiuto alla sanità veneta con tre frighi

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l gioco di squadra vince! Tre frigoriferi per lo stoccaggio del plasma sono stati acquistati dalla Regione Veneto grazie alla raccolta fondi organizzata dalle Avis provinciali del Veneto e Abvs Belluno, assieme ad Avis regionale, per sostenere le strutture sanitarie in questo difficile momento di emergenza Covid-19.

La raccolta (nata da un’idea della Provinciale di Rovigo) era finalizzata all’acquisto di materiale e/o attrezzature necessari per l’emergenza e il rinforzo delle attività, con particolare attenzione ai Centri trasfusionali che giornalmente accolgono i donatori, sostengono i pazienti in cura che hanno bisogno di trasfusioni e intervengono nelle emergenze.

“Con questa iniziativa - ha detto il presidente della Regione Luca Zaia durante la conferenza stampa del 3 novembre - Avis si distingue anco-

ra una volta come vera e propria realtà d’eccellenza del Veneto. Gli strumenti legati al plasma sono oggi uno straordinario aiuto per combattere il Covid-19 e curare i malati più gravi, sui quali il plasma donato dai guariti sta avendo effetti molto positivi. Ringrazio il presidente Brunello e lo prego di estendere ai suoi associati la gratitudine della sanità veneta”.

“La nostra sanità sta facendo da mesi uno sforzo enorme nella lotta al Covid-19 - ha sottolineato il presidente regionale Giorgio Brunello - e anche i donatori e le loro Avis hanno voluto e vogliono sostenerla. Da sempre siamo convinti dell’importanza del lavoro di squadra. Anche in questa occasione Avis c’è e ci sarà per sostenere le donazioni e le iniziative per il bene della collettività”.

Michela Rossato

A Chioggia arrivano le attrezzature dell’Acqua Granda

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ue motopompe, scafandri e altre attrezzature d’emergenza sono state consegnate alla Protezione civile di Chioggia (Ve) grazie alla raccolta fondi promossa da Avis regionale (Raccolta Acqua Granda all’indomani dell’alluvione del novembre 2019) e Avis comunale di Chioggia.

Materiale importante per contrastare le calamità naturali e per dare aiuto alla popolazione, in particolare in caso di alluvioni: la stessa raccolta ha aiutato anche Venezia e le sue isole.

“A novembre 2019 il fenomeno dell’acqua granda, una tragedia che ha messo in ginocchio famiglie e attività, ha evidenziato la necessità di avere sempre nuove attrezzature d’emergenza a disposizione - ha spiegato il presidente di Avis Chioggia Andrea Boscolo Cappon durante la piccola cerimonia - per questo Avis comunale e Avis regionale Veneto si sono subito attivate, dando il via a raccolte fondi che finalmente, (superato il blocco covid) hanno visto la consegna del materiale acquistato.

Spero che l’incontro di oggi con la Protezione civile della nostra città continui a crescere e si rafforzi sempre di più la collaborazione tra as-

sociazioni. Ricordo che siamo tutti volontari ed è una cosa naturale collaborare insieme per il bene della nostra città”.

Un aiuto prezioso, quindi, quello giunto da Avis, rappresentato nella giornata anche dal presidente dell’Avis regionale Giorgio Brunello, che sul fronte della generosità ha sottolineato che “Quando c’è un’emergenza i cittadini rispondono in maniera incredibile. Come Avis dobbiamo continuare nell’azione quotidiana di educazione al senso civico, perché gli ammalati ci sono sempre, così come il bisogno di donazioni”. Presenti alla consegna anche il vicesindaco di Chioggia Marco Veronese, l’assessore alla Protezione civile Genny Cavazzana, Gianna Moras dell’Avis provinciale Venezia e il coordinatore della Protezione civile Leo Marchesan.

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GIOVANI, SCUOLA, FORMAZIONE

Tempi di crisi, da che parte stare? di / Laura Elia /

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a parola “crisi” trova le sue radici etimologiche nel verbo greco “krino”. Ed è lo stesso verbo che infonde origine, e significato, alla parola italiana “crinale”. La crisi è un apice, è un momento di scissione, come un crinale è il profilo delle vette che separa un versante e l’altro di una catena di monti.

Di per sé, quindi, la parola “crisi” non contiene l’accezione negativa che oggi, spesso, ha.

Contiene fortemente il senso del discernimento, dell’optare per un versante o l’altro di quel monte che abbiamo scalato fino alle sue altezze più importanti. È indubbio che la pandemia globale abbia coinvolto tutti in una dimensione di crisi planetaria. Ma l’uomo, essere storico, a differenza dell’animale, dotato solo di capacità di problem solving, ha la possibilità di riflettere e di confrontarsi con la dimensione etica profonda.

Di fronte ad una crisi, pertanto, ha più carte da giocarsi per scegliere con discernimento il versante da affrontare.

E la grande sfida che ci si para davanti, oggi più che mai, è di rilanciarsi, impregnati di un’etica più profonda che sappia andare oltre alle cose così come accadono e sono, scegliendo quel versante di miglioramento, che sappia risignificare noi stessi, lo spazio e il tempo delle relazioni. Avis, come tutte le altre realtà associative

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DONO&VITA

e quindi relazionali, sta vivendo un momento di crisi, di vario genere. Il rischio è perdersi, concentrandosi solo su logiche di scontro, a tutti i livelli, come spesso una crisi può determinare.

Un’antica fiaba, dello scrittore Johann Peter Hebel, racconta: c’era una volta una coppia di sposi molto poveri che, dopo aver incontrato una fata su una montagna e aver avuto, da lei, la promessa della realizzazione di tre desideri, si persero nel discutere senza arrivare da alcuna parte. Una sera, in particolare, seduti a tavola, e presi a discutere animatamente, successe ciò: “Se ora avessimo anche solo una salsiccia ai ferri”, disse lei in tutta innocenza e senza pensare ad altro; e, sventura, il primo desiderio era stato espresso […]. Quale marito non si sarebbe irritato per la sventatezza della propria moglie?

“Se almeno la salsiccia ti fosse cresciuta insieme al naso” […] e come desiderato avvenne. È da immaginare il finale: ai coniugi non restava altro che invocare, come terzo desiderio, che la salsiccia scomparisse. Un’opportunità fu così gettata via e causa ne fu una relazione conflittuale, dove uno doveva aver a tutti i costi la meglio sull’altro. Il momento critico che stiamo vivendo ci chiama a fermarci, a sentirci un tutt’uno che, rispetto a tanti singoli divisi, può di più e non di meno. Non vi è momento più adatto per fermare il Kronos, puro tempo cronologico, per passare al Kairos, tempo opportuno per realizzare qualcosa, per costruire eticamente progetti, sulla base di sogni e desideri condivisi con altri.

E Avis questa opportunità l’ha avuta. Quando si è resa conto, tra le tante cose che succedevano, che non sarebbe più tornata a scuola a febbraio. Dopo un profondo momento di riflessione, chi lavorava nel settore ha deciso di parlare ai dirigenti associativi: non era momento di perdersi, ma di rimboccarsi le maniche andando proprio al cuore di tutto il progetto: risignificare Avis accanto a bambini e ragazzi, lasciando segni profondi di vicinanza, di speranza in momenti così delicati. E l’associazione ha accolto, anche se con fatica, la sfida, offrendo alle competenze degli operatori del settore, la possibilità di esprimersi, cosa che hanno saputo fare al meglio.

Sono nate, quindi, durante l’estate, tre attività molto belle, una per le primarie, una per le scuole medie e una per le scuole superiori, tutte pen-

sate per interventi a distanza, comunque capaci di lasciar segni. “Clara e il drago”, “In Viaggio coi sensi” e “In un battito d’ali”: dalla fiaba illustrata, agli albi per l’adolescenza, allo stop-motion per i ragazzi. Abbiamo deciso di collaborare e di esprimere lo stesso desiderio alla fata: quello di riuscire a essere, in ogni caso, adulti significativi

e capaci di risignificarsi davanti ai tempi.

E ora, con tutta l’Avis, dal Regionale a ogni singola Comunale, il desiderio è di sedersi assieme allo stesso banchetto, convinti che, mai come adesso, è necessario lasciar fuori dalla porta ciò che divide e mettere in gioco, con entusiasmo, ciò che unisce. Al lavoro!

E Charlie Chaplin diventò “avisino”

C

ome poter parlare a più persone possibili di vita, di stili di vita corretti, di comportamenti responsabili nei confronti di se stessi e degli altri?

Era chiaro che il contenitore di tutto ciò non poteva che essere il progetto MoVita di Avis Veneto. Capire con quali strumenti e metodologie era la vera sfida. Ed ecco far capolino l’idea del Teatro di Strada. La forza di questo strumento si perde nella notte dei tempi. Porta con sé il profumo di saltimbanchi, cenci e mantelli, piazze gremite e ricchi banchetti.

La squadra di lavoro coinvolta, composta da tre attori, Laura Elia, Gianluca Da Lio e Gianni D’Ianni, tutti già presenti in Avis e nel progetto scuola, si era messa subito al lavoro. Ma se c’è una cosa che occorre avere, in questo periodo, è la flessibilità. A inizio novembre spunta un nuovo Dpcm con misure più restrittive per arrestare l’aumento dei contagi da Covid19.

Niente più piazze, niente più assembramenti: sicuramente meglio così. Ma ora? Come continuare a ideare qualcosa per dialogare con più persone possibili?

Riunioni, meet, piattaforme stressate, ecco nasce l’idea: Charlot! Charlie Chaplin e il suo linguaggio universale, la sua dolcezza che riesce ancora a toccare il cuore, la sua comicità che

sa donare ancora sorrisi a tutte le età.

Al lavoro, quindi, tra bombette, baffi e pennelli per lasciare che sia il Cinema Commedia degli anni ’30-‘40 a riprendere parola, a donarsi ad Avis per comunicare valori intramontabili, a regalare un inno alla vita, in questi momenti così difficili. Obiettivo? La realizzazione di un breve filmato e di tre clip veloci, da far circolare anche sui social. Muri di piazze, patronati di chiese, mattoni di campanili, e ancora, quando le cose rientreranno, cinema, teatri … ovunque sarà possibile: ecco comparire Charlot dell’Avis. E grande sarà il lavoro di ogni Comunale che vorrà farsi coinvolgere da questa poesia: riprendere in mano i propri luoghi, cercare persone sensibili, permessi, per poter riappropriarsi degli spazi delle nostre città e dei nostri paesi proiettando questo inno alla vita, che ha il sapore di ciò che per strada accade, come ai tempi di giullari e menestrelli.

Educare ai comportamenti corretti, alla responsabilità sociale e, anche e forse soprattutto, a riprendere a sorriderre, con forza, perché, come diceva Charlie Chaplin “un giorno senza sorriso è un giorno perso”.

Mentre le Avis, anche da “fuori”, sostengono la Scuola

L

’emergenza sanitaria che stiamo affrontando da marzo, ha avuto forti ripercussioni sulla vita di ciascuno di noi. Per noi avisini, priorità è stata garantire sangue e plasma ai malati. Le donazioni non si sono mai fermate su tutto il territorio nazionale. Anche i donatori di Avis Malo e Monte di Malo sono stati attivi: ne siamo orgogliosi e grati e chiediamo loro di continuare così! Su altri fronti, però, anche la nostra associazione ha dovuto rallentare, bloccando molte iniziative come gite, serate di cabaret

e collaborazioni con società sportive. Ci siamo però attivati per il nostro territorio, aiutando gli ospedali con una donazione, ma soprattutto il mondo della scuola, per noi molto importante.

Abbiamo collaborato alla realizzazione del diario scolastico donato a tutti gli studenti di elementari e medie, acquistato materiale per le nostre scuole materne e oltre 15mila segnalibri Avis per le biblioteche. Abbiamo molti altri progetti per il futuro e confidiamo nei nostri preziosi donatori!

Fabio De Vicari - Avis Malo e Monte di Malo

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GIOVANI, SCUOLA, FORMAZIONE

“Best Choice” torna nelle scuole allineandosi alla didattica web

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l progetto Best Choice, sta finalmente rientrando nelle scuole, ma lo fa con una nuova formula che si adatta alle attuali necessità della scuola: con attività a distanza attraverso piattaforme digitali. Questa “revisione” di progetto è avvenuta attraverso due processi: uno che riguarda la programmazione di un lavoro di formazione del personale e dei volontari che permetta loro di saper utilizzare al meglio gli strumenti informatici per la didattica a distanza e soprattutto di saper comunicare ed interagire adeguatamente con i ragazzi in un contesto molto diverso

da quello che era la compresenza in classe.

Formazione completata dalla creazione di materiali ad hoc e dalla supervisione di una società specializzata nell’uso della tecnologia digitale per sviluppare campagne di sensibilizzazione e soluzioni digitali per la scuola.

C’è poi la condivisione con gli Istituti Scolastici coinvolti nel progetto, di una nuova metodologia capace anche di incrementare l’offerta formativa dei ragazzi per esempio, come hanno fatto alcuni Istituti, inserendo l’attività del progetto all’interno del percorso formativo di Educazione Civica dove i contenuti del progetto Best si inseriscono coerentemente alle tematiche oggetto dell’insegnamento.

Avis, attraverso il progetto Best, sta quindi rientrando nelle scuole con i nuovi linguaggi e strumenti disponibili, ma soprattutto vuole essere di sostegno in un momento in cui lo stesso Miur richiede al Terzo Settore di rappresentare quella “comunità educante” che accompagna i ragazzi nella loro crescita, in un momento delicato come quello che stanno attraversando.

Elena Galbiati

Protagonista sia la nuova generazione di / Stefano Iezzi /

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no studio dell’Università di Edimburgo, in Scozia, ha valutato le conseguenze dell’introduzione e del successivo ritiro delle misure di contenimento del contagio sulla pandemia di Covid-19. La ricerca ha preso in considerazione sia l’effetto combinato delle principali restrizioni (la chiusura delle scuole e di alcuni luoghi di lavoro, il divieto di organizzare eventi pubblici o riunioni con più di dieci persone, l’invito a restare in casa, la possibilità di spostarsi solo in aree circoscritte) sia l’effetto di ogni singola misura in 131 Paesi.

Secondo lo studio, uscito sulla rivista The Lancet Infectious Diseases il 22 ottobre, le restrizioni cominciano a mostrare i loro effetti nel giro di 1-3 settimane. Dopo il ritiro delle misure i

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DONO&VITA

contagi impiegano lo stesso tempo a risalire. Gli autori dello studio avvertono, tuttavia, che non è stato possibile tener conto di altri fattori potenzialmente decisivi, come l’uso della mascherina e il mancato rispetto dei divieti. La combinazione di più misure di restrizione è la più efficace e “riduce il parametro R del 29 per cento a partire dal 28° giorno. L’effetto sale al 52 per cento se si aggiungono altri provvedimenti, avvicinandosi a un vero e proprio lockdown”, sostengono i ricercatori. “Per quanto riguarda l’effetto di una singola misura, invece, il divieto di eventi pubblici (come quelli sportivi o religiosi) è la restrizione più efficace: riduce il parametro R del 24 per cento dopo 28 giorni, probabilmente perché previene gli eventi super-diffusori ed è inoltre

una delle prime misure decise in quasi tutti i paesi. Invece le misure che hanno avuto più effetto sulla ripresa dei contagi sono l’autorizzazione a riunirsi in più di dieci persone e la riapertura delle scuole: l’aumento di R è stato rispettivamente del 25 e del 24 per cento dopo 28 giorni. Gli autori, però, non hanno potuto tener conto delle misure prese da alcuni governi per la ripresa delle lezioni come la riduzione del numero di alunni o l’obbligo di indossare le mascherine. Inoltre, non è chiaro se l’aumento dipenda più che altro dalla fascia d’età: i comportamenti dei ragazzi possono variare molto fuori e dentro le scuole”.

Prendo spunto da questo interessante articolo, apparso sul numero 1382 del 30 ottobre di Internazionale, per ricollegarmi al progetto che Avis sta coraggiosamente portando avanti.

E l’ultima frase di questo trafiletto deve sicuramente far riflettere chiunque si sia anche solo accostato alle tematiche del progetto Best Choice, poiché i comportamenti dei ragazzi, e le loro relative abitudini, sono stati il perno da cui partire e ora più che mai si confermano centrali.

Ma l’obiettivo del progetto, che non si ferma e va avanti tra mille difficoltà, è di dare voce a questi comportamenti, di consentire che siano i ragazzi a raccontarceli con i loro occhi e la loro creatività. Perché fermarsi significherebbe darsi per vinti, arrendersi ad un incedere di problematiche che sembrano insormontabili, ma che possono essere affrontate, forse non risolte o almeno non in breve, ma guardate in faccia con la consapevolezza di chi non vuol mollare.

Ancora una volta sono protagoniste proprio le generazioni che di solito vengono scarsamente valorizzate per i loro meriti e ampiamente additate per i loro difetti. E se fosse, invece, questa l’occasione di dar voce ad un pensiero scomodo, ma al tempo stesso educativo? E se fosse la strada ed il percorso che consentono di farci notare i nostri errori e le nostre mancanze, verso un mondo che, prima del Covid, ci chiedeva a gran voce una rivoluzione green? E se fosse questa l’opportunità di ascoltare per strutturare finalmente un pensiero e delle idee che possano essere coerenti con quanto ci proponiamo di diffondere attraverso l’educazione alla salute e al benessere?

Quando il Covid-19 ha colpito per la prima volta l’Italia, travolgendo gli ospedali e innescando il primo lockdown in Occidente, gli italiani sono stati una fonte d’ispirazione per il mondo con la loro capacità di reagire e il loro senso civico, restando a casa e cantando dai balconi.

Il nostro obiettivo è essere d’esempio e d’ispirazione, a nostra volta, per le generazioni future continuando in questa ostinata testardaggine di voler andare avanti, di non persuaderci, nonostante le molteplici difficoltà, e di permettere alla creatività dei ragazzi coinvolti nel progetto di potersi sprigionare. In un momento così complesso per gli istitutiscolastici, il nostro impegno e la nostra dedizione devono coniugarsi con la sensibilità e la scelta dei tempi.

Non a caso, è stato proposto alle scuole di poter inserire le ore dedicate a Best in quelle di educazione civica che vanno portate a termine entro l’anno. Il progetto, d’altronde, nasce proprio dai 17 punti legati all’agenda 2030 che sono fulcro dei temi da trasmettere a lezione, per promuovere un senso civico più sviluppato nei ragazzi.

Perché anche se a distanza, anche se riducendo le ore complessive degli incontri o dovendo rinunciare ad eventi pubblici, il progetto non può e non deve fermarsi. Abbiamo bisogno

dei lavori di questi ragazzi per farci contaminare dalla loro energia espressiva. Energia che potrà darci anche le necessarie chiavi di lettura su quali siano le loro reali esigenze, che nell’arco degli ultimi mesi, sono sicuro, riguarderanno qualche tema vicino al benessere all’educazione o alla salute nei territori.

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GIOVANI, SCUOLA, FORMAZIONE

Io Valgo2, ripartenza con Covid di / Alvise Sperandio /

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o Valgo lancia la fase 2 del progetto di promozione della salute e del benessere nei luoghi di lavoro. Finanziato dalla Regione Veneto e affidato ad Avis Veneto, già nei mesi scorsi si è articolato in una serie di attività che hanno coinvolto un primo panel di imprese.

Adesso è il momento della ripartenza, tanto più opportuna alla luce dell’emergenza sanitaria da Covid 19. D’intesa con il presidente di Avis regionale Giorgio Brunello e lo staff, il nuovo responsabile del progetto Raffaele Avanzi, sta predisponendo un programma strutturato in tre iniziative.

La prima consiste in micro video di sensibilizzazione alla tematica e con consigli pratici per la vita quotidiana sul posto di lavoro; la seconda in un vero e proprio festival tematico, con la partecipazione di autorevoli esperti, che nell’impossibilità di svolgersi in presenza si terrà sul web (verosimilmente nel mese di gennaio); la terza l’apertura di uno sportello “Il medico risponde”, che sarà attivato sul sito dell’associazione, come punto di riferimento dove porre domande e risolvere dubbi.

“Nei micro spot, della durata di mezzo minu-

to, massimo uno - spiega Avanzi - suggeriremo delle buone prassi: ad esempio, l’attenzione alla postura quando si è seduti alla scrivania, come la stanza dev’essere illuminata, il rispetto delle distanze di sicurezza in questo periodo di pandemia, l’uso corretto dello smart working, l’importanza di bere costantemente e di fermarsi per una pausa pranzo regolare, evitando lo spuntino veloce in piedi”.

L’educazione alla salute e agli stili di vita corretti va di pari passo con la promozione della solidarietà e del volontariato, in particolare della donazione del sangue. “Entrare nelle imprese per sensibilizzare in merito a tutte queste tematiche è importante - sottolinea Brunello - sostenere e sviluppare la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa è strategico anche rispetto alle richieste dei consumatori. Promuovere il benessere dei lavoratori, peraltro, significa creare un clima più favorevole nell’ambiente di lavoro, di maggiore serenità e motivazione che accresce la produttività. Per quanto concerne Avis, in particolare, servono sempre nuovi donatori.

Donare fa bene a chi ha bisogno, ma anche a sé stessi, grazie ai periodici controlli di prevenzione. Confidiamo di trovare nuovi donatori tra i lavoratori e che le imprese li agevolino mediante i permessi previsti dalla legge”.

Contest fotografico sulla “MoVita!”

I giovani racconteranno per immagini

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iamo convinti che sia ancora possibile divertirsi in sicurezza...

Come? Chiediamo ai giovani di raccontarcelo attraverso un’immagine che interpreti l’idea di comportamento responsabile, di “rispetto” verso la salute e la comunità, partecipando al contest fotografico #avismovita. Il concorso, alla sua prima edizione, è promosso dall’Avis regionale Veneto e dal Gruppo Giovani Avis regionale, all’interno del progetto “WWW: Wellness Workers Web: la rete del benessere dei

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DONO&VITA

lavoratori”, finanziato dalla Regione Veneto. La partecipazione è gratuita e aperta a persone tra i 18 e i 35 anni. Sono ammesse fotografie b/n e a colori con inquadrature sia verticali che orizzontali. Ogni immagine deve essere titolata e si deve descrivere il messaggio che essa contiene con al massimo 250 caratteri compresi gli spazi. Ogni partecipante potrà inviare una sola immagine (scattata con cellulare o macchinetta fotografica) entro il 31 gennaio 2021, o inviandola all’indirizzo di posta elettronica: iovalgo. veneto@avis.it indicando nome, cognome, provincia di residenza ed età, o postando la foto su Fb e Instagram con tag #avismovita. Tutte le info sul concorso al sito www.iovalgoveneto.it/

GIOVANI - SERVIZIO CIVILE

Noi, le ragazze del Servizio civile

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vevano appena iniziato il Servizio civile a febbraio, presso le nostre Avis. Dopo pochi giorni hanno subito, come tutti, lo tsunami Covid-19. Abbiamo chiesto a tre nostre giovani volontarie il “vissuto” del Servizio civile-Covid-Avis. Sinceramente? I giovani sanno riempire il cuore di speranza, hanno molto più sale in zucca di tanti... ebeti (cit. pagina 25) Sofia Lai - Avis comunale di Verona Personalmente, ormai sto facendo l’abitudine a questa situazione. Ho iniziato il Servizio civile proprio all’inizio dell’emergenza, perciò il fatto di dover ritornare al servizio misto (qualche giorno in ufficio, altri a casa in smartworking) ormai l’ho accettato. Certamente, è stato inaspettato. Non immaginavo di dover affrontare tutti questi mesi con una mascherina sul volto, di non poter notare i sorrisi della mia collega Hind e della mia Olp Emanuela. Bisogna, però, comprendere che questa è una pandemia mondiale, che ci sono persone che stanno davvero male e che, quindi, dobbiamo salvaguardare il nostro piccolo. Fortunatamente, io e la mia famiglia al momento stiamo bene. Essendo zona gialla, riusciamo ad avere anche qualche momento per uscire di casa, per una passeggiata o prendere un caffè, sempre in sicurezza e mantenendo le distanze.

Non nego che vorrei aver passato un anno diverso però, come ogni esperienza, anche questa deve insegnarci qualcosa. Spero che alla fine di tutto riusciremo a guardarci indietro, tirando un sospiro di sollievo, nell’essere riusciti a superare questa sfida. Il Coronavirus, oltre che portarsi via molte persone care, ci ha tolto il tempo e i gesti che prima davamo per scontati (come un sorriso, un bacio, un abbraccio). Sono fiduciosa e spero che tutto, presto, torni alla normalità.

Giuliana Marinaro - Provinciale di Venezia Anche se lo sto svolgendo in queste condizioni, considero il Servizio civile un anno molto valido. Mi ha lasciato e lascerà una bellissima impronta nella mia vita. Essendo già donatrice conoscevo l’Avis, ma fare servizio civile presso una sede, mi ha permesso di approfondire meglio questa realtà. Nonostante le difficoltà, è una bella esperienza. Mi ha consentito di esplorare campi che non avrei potuto conoscere. Io sono

una persona che cerca di cogliere il bene da ogni esperienza della vita! Sul fronte personale, essendo una persona molto legata alla famiglia, ci ho pensato molto durante questo periodo. La mia famiglia si trova in Centro Italia e di solito trascorro con loro la festa di Pasqua, con i miei nipotini e tutta la famiglia. Quest’anno l’ho vissuta a distanza, non ho potuto vedere i miei cari per mesi e tutto questo tempo mi ha fatto riflettere sull’importanza dei legami familiari. È stato un anno di riflessione profonda, tante cose che davo per scontate ora hanno per me un grande valore, come per esempio il periodo che trascorrevo con i miei nipotini: mi è mancato molto. Tutti i gesti quotidiani che facevo per abitudine, ora hanno un grande valore.

Asmae Bibaouen - Avis regionale Veneto Quest’anno di volontariato presso la sede Avis regionale Veneto è stato molto ricco di informazioni. Conoscevo in modo superficiale questa realtà, ma grazie al Servizio civile sono arrivata a capire di più l’associazione e i progetti che svolge oltre la donazione del sangue. Nonostante la situazione mista di lavoro, in sede e da casa, questa esperienza mi ha permesso di sapere tante cose sugli altri, ma anche su me stessa.Di questo ringrazio la mia Olp Laura Cendron e tutto il personale della sede: sin dal primo giorno mi hanno aiutato molto. Grazie a questa esperienza ho potuto finalmente dedicarmi a una delle mie passioni: scrivere articoli. Quando ho scoperto che in sede regionale c’è anche la redazione di Dono&Vita, sono stata contenta. Ho potuto inserirmi nel periodico, scrivere e imparare con l’aiuto del direttore e della vice. A livello personale, a causa di questa pandemia non ho potuto andare nel mio Paese d’origine (Marocco, ndr) a trovare mia nonna. Non ho mai passato un periodo così lungo senza vederla e abbracciarla.

Ho sempre fatto l’impossibile per andare a trovarla, è la mia fonte d’energia per andare avanti nella vita. Nonostante le frontiere siano aperte, non ho voluto andare con questa situazione, perché potrebbe essere una cosa rischiosa per la sua età. Tutti abbiamo passato un anno difficile, ma penso che per chi vive lontano dai propri cari, in Paesi o addirittura Continenti diversi, lo sia ancora di più.

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Sofia

Giuliana

Asmae

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TESTIMONIANZE

Due DON...atori di Abano Terme di / Michela Rossato /

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Don Stefano Gui dopo la donazione di sangue midollare.

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na parrocchia del dono nella “Città del Dono”. È quella del Duomo di San Lorenzo, ad Abano Terme, nel padovano, che registra un primato: parroco e vicario sono donatori di sangue e il vicario, da ottobre, lo è anche di sangue midollare.

“La chiamata dell’Admo è arrivata quest’estate, mentre ero impegnato in attività con i ragazzi qui in parrocchia – racconta don Stefano Gui – davvero inaspettata. Mi sono iscritto ad Avis e Admo dieci anni fa, ma mentre la donazione di sangue sai che entrerà nella tua vita come una costante, quella di sangue midollare sai che potrebbe non arrivare mai. Quando ho realizzato, ne sono stato molto felice. Ho iniziato con il primo esame, poi ne sono seguiti altri e infine è arrivato il giorno della firma del consenso, un passaggio cruciale perché da quel momento il ricevente sarebbe stato preparato per ricevere il mio dono”.

Per don Stefano, 32 anni, originario di Padova, un’esperienza forte: “anche per il clima che si crea con medici e personale sanitario, dal primo prelievo fino alla dimissione perché io ho fatto la mia parte, ma loro tutto il resto. Abbiamo anche pregato insieme, visto che sono un prete.

Ma al di là di questo, si crea una sorta di legame, così come con i volontari Admo che mi hanno accompagnato da subito, presenti ma discreti”.

La donazione di sangue midollare (midollo osseo) di don Stefano, è avvenuta tramite aferesi, tecnica ormai usata otto volte su dieci: il

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sangue viene prelevato da un braccio attraverso un circuito sterile, entra in una centrifuga dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto.

“Un po’ di stanchezza qualche giorno e si torna come prima - continua il giovane vicario - per questo dico a chi legge e a chi mi chiede di informarsi, di tipizzarsi, di iscriversi all’Admo, specie se si è già donatori e di sensibilizzare su questo tipo di donazione”. Enorme la gioia all’Admo, che l’ha già ribattezzato don Dono. “È stata una notizia bellissima, che ha portato a sette le donazioni effettive da inizio anno nella nostra provincia, tre nel solo mese di ottobre - spiega Paola Baiguera, presidente Admo Padova stiamo attraversando un periodo difficile, con le tipizzazioni scese da 1000 del 2019 a quasi 500 quest’anno, ma per fortuna le donazioni sono un buon numero. Il lockdown ha fermato le nostre iniziative nelle scuole e nelle piazze, ma non la nostra grinta. Siamo andati sulle piattaforme e ci stiamo proponendo alle scuole tramite la didattica a distanza. Troviamo le porte aperte, ed è molto bello, anche se speriamo di poter presto tornare a guardare negli occhi le persone e gli studenti perché quando si parla di dono, il rapporto diretto è tutta un’altra cosa”.

Don Stefano, come da protocollo, non sa a chi è andato il suo dono, esattamente come per la donazione di sangue che lo accomuna al parroco don Alessio Bertesso, 54 anni, avisino da ventuno. “Ho iniziato a donare sangue nel 1999 nella mia città, Padova, grazie a mio papà, impegnato nelle raccolte di sangue nelle parrocchie intorno agli anni Ottanta - racconta don Alessio - sono stati il suo esempio e il suo amore per la donazione a farmi diventare donatore. Ho anche un gruppo raro, ed è stato naturale per me aiutare chi ha bisogno”.

Iscritto all’Avis comunale di Padova, ha donato una cinquantina di volte, sempre con costanza.

“Un esempio per la popolazione di Abano che è Città del Dono - spiega il presidente dell’Avis, Antonio Fasolato - progetto che unisce Comune, Avis e Admo per una comune sensibilizzazione alla cultura della donazione. Don Stefano sarà sicuramente il nostro prossimo testimonial nelle scuole”.

Quando c’è Avis nel “bagaglio”

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state: tempo di gite fuori porta, passeggiate in montagna e nuotate al mare.

Inverno: tempo di neve, sciate, gite in famiglia (almeno si spera). Quale che sia la stagione, prima d’ogni vacanza è bene andare a donare! Un modo per fare tutto senza rinunciare a un bel gesto per gli altri, come testimoniano le storie di Alessandro, Enrico e Marco, tre donatori nelle fila dell’Avis provinciale di Treviso. Passato il primo periodo di confinamento, non hanno rinunciato alle ferie, ma prima hanno risposto all’appello dell’Avis e sono andati a donare il sangue. Cosa che faranno, probabilmente, prima delle vacanze natalizie. Perché dopo gli effetti personali, è il carico di gioia e soddisfazione quello che riempie di più il proprio bagaglio! È questa la sensazione provata dal giovane avisino Alessandro Valenti, che durante l’estate ha scritto ad Avis dalla riviera romagnola. “Ho i piedi tra la sabbia ed il pc appoggiato di fronte a me sulla sdraio mentre ricevo, dall’Avis comunale, l’sms che mi invita ad una prossima donazione. Il messaggio mi rende coscientemente orgoglioso. Da un lato perché continuo a percepire l’impegno costante dei volontari dell’associazione, indipendentemente dal proprio ruolo, “dall’anzianità di tessera” e dalla stagione, una cosa non scontata nelle realtà di volontariato.

Dall’altro perché, prima di partire, mi ero già recato a donare. In meno di un’ora ho fatto qualcosa di importante, utile, necessario, che ogni volta mi fa sentire parte di un “circolo solidale” straordinario che va costantemente alimentato.

Sentirmi parte della solidarietà mi fa sentire davvero bene!”.

Una foto scattata tra le vette alpine del comprensorio del San Pellegrino, con la neve in agosto, è la cartolina inviata dall’avisino Enrico Colussi. Donatore dal 2013, cerca di fare della costanza uno stile di vita: “Quando c’è bisogno, cerco di esserci. Non posso dimenticare che nel 1989, quando avevo vent’anni, ebbi un incidente e ho avuto bisogno di una trasfusione, per questo sono diventato avisino e cerco sempre di onorare il mio debito di generosità verso gli altri”.

Nonostante il periodo difficile per tutti a causa dell’emergenza coronavirus, Enrico continua a rinnovare il suo patto di fedeltà con Avis. “Siamo sempre troppo presi da mille impegni, dobbiamo imparare a concederci il tempo per prenderci cura di noi e degli altri. Essere donatore per me significa dare un piccolo aiuto e allo stesso tempo prestare attenzione alla salute. Non dobbiamo mai dimenticare che là fuori, qualcuno ha bisogno di noi”.

Da sinistra: Alessandro Valenti in riviera romagnola, Marco Toppan a Punta Cannone (Kr), sotto: Enrico Colussi tra le vette del San Pellegrino (Bl).

Sempre attivo quando si tratta di Avis, Marco Toppan, che nel 2019 è stato ambasciatore del Tempio Internazionale del Donatore di Valdobbiadene con un’avvincente pedalata solidale lungo lo Stivale. Ha scritto dalla Sila, tra le bellezze della Calabria, dove si trovava insieme alla famiglia. “Mi cimento nel rito della passata di pomodoro, giro in bici con gli amici, mi godo il mare e il sole, sono andato a donare il 9 agosto e l’Avis è sempre nei miei pensieri. Partire per le ferie dopo aver donato, ha tutto un altro sapore perché mi sento appagato, non dobbiamo tirarci indietro”.

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L’INTERVISTA

L’unicorno che racconta il dono di / Giorgia Stocco /

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Sotto: la copertina del libro, In basso: Veronica Loschi e il figlio Tommaso.

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n animale fantastico per spiegare il dono ai bambini (e ai loro genitori): è il protagonista di “Unico l’unicorno”, libretto illustrato, ideato dalla giovane trevigiana Veronica Loschi. Suo figlio Tommaso, nato nel 2016 con un’atresia delle vie biliari, nel 2018 è stato sottoposto con successo a trapianto di fegato. Da allora, Veronica, con il marito Diego Andreetta, sensibilizza al dono. Stavolta con un libro, che ci racconta così.

Perché ha scelto di scrivere questo libro?

Per ringraziare chi non potrò mai ringraziare di persona: la famiglia del donatore di fegato e gli otto donatori di sangue che hanno reso possibile il trapianto di mio figlio e le trasfusioni. Ci tenevo, poi, a creare qualcosa che potesse entrare nelle famiglie, un libro che gli adulti potessero leggere ai loro bambini. I più piccoli sicuramente impareranno da Unico il gesto del dono e quanto sia prezioso. Gli adulti, invece, potrebbero incuriosirsi, informarsi su cosa siano Avis e Aido, su come sia semplice e veloce compiere un’azione che potrebbe salvare la vita a un’altra persona.

Alla fine del libro sono illustrate in breve le due associazioni e ho anche intenzione di allegare a ogni copia un modulo per l’iscrizione alle stesse.

Il ricavato, inoltre, sarà interamente devoluto ad Aido nazionale e Avis Villorba, nel trevigiano.

Prima di Tommaso, conosceva Avis e Aido?

Sì, conoscevo già Avis grazie a un caro amico, donatore da anni, che me ne ha sempre parlato con entusiasmo.

Poco prima di scoprire di essere incinta, avevo fatto gli esami per l’idoneità.

Ho conosciuto “dal vivo” la donazione nel momento in cui, dopo il parto, ho dovuto ricevere anche io una trasfusione di sangue.

Conosco invece Aido da quando è mancato mio nonno: i medici chiesero alla mia famiglia se fosse d’accordo a donare le cornee.

DONO&VITA

Così è stato e ora un uomo può vedere grazie a lui. Ovviamente, ho avuto poi modo di conoscere Aido in prima persona quando è stato necessario il trapianto di Tommaso.

Da allora, sono iscritta a entrambe le associazioni (l’Avis di Villorba per me è una grande famiglia) e cerco di diffondere il messaggio del dono.

E ci riesce?

Percepisco una certa paura, soprattutto da parte degli adulti miei coetanei, nella fascia d’età tra i trenta e i quaranta. Spesso credono a delle “voci di corridoio” e si nascondono dietro a “scuse” per non avvicinarsi alla donazione.

Un pensiero ricorrente è “tanto a me non succede”. Io e mio marito siamo giovani e sani, eppure mio figlio è nato con una grave malattia che ha richiesto un intervento del genere quando aveva venti mesi. Per cui, quando mi dicono queste cose, rispondo che “la sfortuna è cieca, ma a volte ha gli occhi spalancati e guarda dritto verso di te”.

Perché proprio l’unicorno protagonista?

Per i bambini “rinati”, i donatori sono come degli unicorni: esseri rari e magici, difficili da trovare. Poi gli unicorni piacciono a tutti i bambini.

Quando uscirà il libro?

Sarà pronto prima di Natale. Purtroppo il Covid mi impedisce di presentarlo nelle scuole, ma mi occuperò personalmente, con l’aiuto di Avis Villorba, della distribuzione. Dopo nemmeno due settimane dall’annuncio, ho ricevuto già 527 prenotazioni. Mi piace pensare che, di queste centinaia di persone, anche solo una potrebbe decidere di iscriversi ad Avis o Aido.

Cosa ne pensa Tommaso?

Tommaso lo sfoglia, indica i disegni e dice “mamma”. Credo proprio che gli piaccia molto!

Chiudiamo con alcune battute del presidente dell’Avis comunale di Villorba, Domenico Rottari Ho conosciuto Veronica e Tommaso a un anno dal trapianto: due vulcani di energia e positività. La mamma convoglia la sua esuberanza facendo conoscere la propria storia e sensibilizzando sul tema della donazione degli organi e del sangue. Per questo motivo, il nostro Direttivo ha deciso di contribuire alla stampa del libro e di acquistare un certo numero di copie da regalare a studenti e genitori.

LIBRI E MURALE

Tredici “Penne in quarantena”

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iciannove persone, residenti in diverse regioni d’Italia, unite per un libro per beneficenza. È l’originale idea di Martina Longhin, insegnante di Mirano amante della musica, dei viaggi, della lettura e della scrittura, per dare una mano alla Protezione civile e in particolare alle famiglie degli operatori deceduti per Covid mentre svolgevano le proprie attività.

L’iniziativa, nata durante il confinamento di primavera, è stata supportata da Avis provinciale Venezia che ha distribuito il libro durante la sua assemblea provinciale di luglio.

A “Penne in quarantena - Autori uniti per la speranza” hanno contribuito tredici autori, due psicologi, tre editor e una grafica, per un totale 19 persone: una sorta di 19 contro 19, numero che identifica il Covid.

“Diciannove persone che non si erano mai conosciute prima - spiega Martina - ma che il desiderio di poter dare un aiuto concreto ha

unito. Tutti, appena sono stati contattati, hanno subito accettato con entusiasmo di partecipare a questo progetto, offrendo gratuitamente il loro tempo, la loro fantasia e la loro professionalità”.

Il risultato è uno straordinario lavoro di gruppo che ha unito penne, computer, menti e cuori!

Dal Veneto alla Puglia, dal Piemonte alla Campania, dalla Lombardia alla Toscana, a mettersi in gioco sono stati gli scrittori Daniela Abbatiello, Elena Andreotti, Maida Bovolenta, Walter Carettoni, Martina Longhin, Alice Marcotti, Sara Masvar, Valentina Morpurgo, Laura Pacchioni, Laura Parise, Stefano Ricchiuti, Mariella Strippoli e Francesca Tofanari, gli psicologi Fabiola Pasetti e Matteo La Rovere, le tre editor Maria Sole Bramanti, Rita Pisanello e Cristina Tata e la grafica Oliva Cordella.

Alla pagina Facebook “Penne in quarantena” si trovano ulteriori info e le modalità per acquistare, se si desidera, il libro.

A Lozzo Atesino un murale per chi “sta accanto” agli altri

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i intitola “Stammi accanto” l’opera realizzata dall’artista padovano Tony Gallo sulla parete ovest della palestra del plesso scolastico di Lozzo Atestino (Padova).

Dallo scorso 31 ottobre, questo “quadro a cielo aperto”, commissionato dal Gruppo Avis di Lozzo Atestino (affiliato all’Avis comunale di Este Odv) grazie anche al contributo del Comune di Lozzo, Bancadria Colli Euganei, Agrilux e Sesa, può essere ammirato da tutti.

L’opera vuole essere un segno di presenza nel territorio e di vicinanza a tutti i donatori, ai volontari, a quel mondo, identificato come il “Terzo Settore”, che ogni giorno e soprattutto in questo periodo storico, tende una mano a chi ne ha bisogno. Il quadro descrive il dono che ognuno di noi può fare al prossimo, dono di una carezza, di un abbraccio, di una parola di conforto, di amore.

All’interno di quel palloncino rosso c’è tutto ciò che di bello può essere offerto a chi si trova in difficoltà. Lo stesso spirito che anima gli avisini di Lozzo Atestino, presenti nel territorio dal 1976, anno in cui venne fondato il Gruppo di zona grazie al supporto dell’Avis Estense, e che oggi conta circa 140 donatori effettivi, con una

buona componente giovanile.

Un enorme grazie all’artista Tony Gallo, perché con un’immagine è riuscito a trasmettere ciò che noi avisini avevamo nel cuore, un pensiero che con grande affetto dedichiamo a tutti coloro che soffrono e hanno bisogno del nostro aiuto.

Clara Lorenzin e Francesco Zuppa

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CRONACHE ASSOCIATIVE

Servizio Raccolta in convezione: con il 2020, rinnovato lo statuto

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ESTRE (VE). Il Servizio Raccolta in convenzione (Src), si è data un nuovo statuto venerdì 30 ottobre, nei tempi previsti per adeguarsi alla legge del terzo settore. Con l’occasione della registrazione del nuovo statuto, si procederà anche a chiedere la personalità giuridica. Attualmente fa parte di quel gruppo di associazioni affiliate all’Avis nazionale,

tra le quali compaiono ad esempio anche l’Abvs, l’Avis di Torino…. l’ente opera principalmente nella Città metropolitana di Venezia, con la gestione di parte del Centro trasfusionale dell’ospedale all’Angelo di Mestre, l’organizzazione e la raccolta in 19 sedi di Comunali per circa 130 uscite annuali nel territorio, con una media di 2 o 3 per domenica. La raccolta di sangue, plasma... di Src copre circa il 30% della raccolta del Dipartimento provinciale di Venezia.

Nato nel 1959 a Mestre, ha gestito per numerosi anni in toto il Centro trasfusionale dell’ospedale Umberto Primo, fino agli anni 1995/96 e, in seguito all’introduzione della legge nel 1990, ha dovuto cedere parte della propria attività alla sanità pubblica, cioè alla Asl locale. Il personale complessivamente conta tredici persone, dislocate in due luoghi: tre dipendenti sono in sede e i rimanenti dieci operano al Trasfusionale di Mestre, sito al piano -2 dell’ospedale all’Angelo.

Silvano Vello

Gli studenti disegnano la nuova mascherina Avis

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OAVE/SAN BONIFACIO (VR). Da alcuni anni le Avis comunali di Soave e San Bonifacio aderiscono all’iniziativa promossa dall’Avis regionale Veneto denominata ”Cittadinanza attiva”. “Si tratta di un progetto realizzato per gli studenti delle scuole, dalle elementari fino alle superiori - dichiarano all’unisono i due presidenti Regina Minchio e Stefano Lapolla - che vuole sensibilizzare gli studenti sull’opportunità di essere attori attivi non solo del loro futuro, ma anche della società nella quale vivono”.

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DONO&VITA

Naturalmente, le problematiche create dalla pandemia impediranno per quest’anno incontri e testimonianze con relativi dibattiti nelle scuole superiori, ma le Avis non volevano lasciare il percorso finora intrapreso. Per questo sono state consegnate, a tutti gli studenti dell’Itis Dal Cero, delle mascherine di protezione personale.

Il soggetto stampato è il risultato di un concorso interno, ma il messaggio è che ogni studente può essere protagonista attivo per contenere il diffondersi del virus: indossando la mascherina e rispettando così gli altri! Non solo quindi donare sangue, ma stimolare le giovani generazioni a costruire insieme il loro futuro: questo è un obbligo morale di Avis.

“La pandemia ha un po’ stravolto progetti e iniziative, ma noi continueremo a puntare sui giovani - concludono Minchio e Lapolla - perché il bisogno di sangue continua anche in questo particolare momento. La vaccinazione antinfluenzale ai donatori aiuterà anche a garantire le donazioni”.

Quartier del Piave: nuova unità di raccolta per cinque Comunali

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ARRA DI SOLIGO (TV). L’Unità di raccolta Avis allestita nella sede dell’Istituto Bon Bozzolla di Farra di Soligo è diventata realtà. Inaugurato il 24 ottobre, il nuovo presidio di raccolta è nato per i donatori del territorio del Quartier del Piave che fanno riferimento alle cinque unità di raccolta delle Avis comunali di Falzé di Piave, Farra di Soligo, Miane, Pieve di Soligo e Refrontolo, Sernaglia della Battaglia.

“Un giorno di festa per le nostre comunità.

Non posso che ringraziare gli oltre 1.100 volontari delle cinque Comunali che, con il loro impegno, hanno contribuito alla nascita di questa nuova realtà - ha detto il sindaco di Farra di Soligo Mattia Perencin - la loro grande sensibilità rende loro onore. Siamo in tanti a donare, ma ancora troppo pochi, riflettiamo sull’importanza di donare, ora più che mai, visto il momento che stiamo attraversando”.

La presidente dell’Avis provinciale, Vanda Pradal, ha rivolto un ringraziamento al direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, Francesco Benazzi, e a tutta l’azienda sanitaria per aver creduto e appoggiato il progetto. “La nuova sede è molto funzionale e vuole essere un punto di riferimento per tutti i donatori - ha detto - il nostro impegno è quello di promuovere il dono del sangue, ma ancora di più la solidarietà e la capacità di fare rete per andare avanti. Ringrazio tutti i donatori e le donatrici, e invito chi non è ancora un donatore a diventarlo, vi stiamo aspettando a braccia aperte”.

Durante l’inaugurazione è intervenuto con un importante annuncio il dottor Alessandro Spigariol, medico trasfusionista e direttore sanitario dell’Avis provinciale: “In questo momento di difficoltà abbiamo ancor più bisogno di collaborare con le associazioni. Avrete sentito parlare del plasma iperimmune derivante da pazienti Covid guariti, ebbene, la campagna di raccolta in provincia di Treviso riparte a breve. Stiamo selezionando nuovi candidati per la raccolta di plasma per poter creare una biobanca come progettato dalla Regione. Grazie a tutti i donatori e donatrici per quello che fanno”.

Al taglio del nastro erano presenti anche il sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan e l’as-

sessore di Sernaglia della Battaglia Paola Balliana. Ad anticiparlo la preghiera e la benedizione del parroco di Farra di Soligo, don Brunone De Toffol, presenti le Associazioni d’Arma, esponenti delle istituzioni e delle Pro Loco locali.

Valentina Calzavara

Un “eroe imbranato” in cerca di nome

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ESTRE (VE). Sperando che il prossimo sia un anno più sereno e felice per tutti, la nostra Comunale di Mestre-Marghera proverà ad accompagnare donatori e amici di Avis lungo i mesi con le colorate e strampalate avventure della nostra mascotte pasticciona, ma generosa.

Avventure descritte negli originali disegni nati dalla fantasia e dalla professionalità di Roberto Elia, già operatore scuola di Avis, ma anche bravissimo illustratore, che siamo davvero contenti di potervi far conoscere. È lui il papà della nuova mascotte di Avis Mestre Marghera che tenta di mettere in pratica, nella vita di tutti i giorni, le buone azioni e i comportamenti che rendono o potrebbero rendere più bello il mondo in cui viviamo. Ne combina, però, di tutti i colori!

Chissà che nome si addice a questo “eroe imbranato”? Il suo nome lo sceglierete proprio voi, attraverso un contest che lanceremo tra poco, seguiteci sul sito e sui nostri social!

L’“eroe imbranato” alle spalle del suo creatore, Roberto Elia

Manuela Fossa

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CRONACHE ASSOCIATIVE

Old Rugby Valpolicella al dono

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USSOLENGO (VR). L’intera squadra degli Old Rugby Valpolicella si è recata l’8 e il 15 novembre al Centro trasfusionale di Bussolengo: chi per fare la propria donazione chi per diventare donatore. Ad accompagnare i giocatori, alcuni loro dirigenti.

Il tutto è nato spontaneamente, perché da cinque anni esiste una collaborazione con Avis, grazie alla felice intuizione di Nicola Prati che unì associazione e sport.

Contattati dal loro coordinatore Denis Farina, già donatore, si è organizzata la due giorni di donazioni (nella foto di Andrea Veneri). Ad accogliere gli Old Rugby Valpolicella c’erano la presidente Avis provinciale di Verona Michela Maggiolo, la presidente Avis di Bussolengo Fernanda Dalla Chiusa, e per Avis Balconi il vice presidente Adriano Colle ed Ezio Aldrighetti, responsabile rapporti tra Avis provinciale e Rugby Club Valpolicella.

Arco e gazebo di Avis Monselice al 103° Giro d’Italia

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ONSELICE (PD). Ha preso il via sabato 3 ottobre da Monreale, per terminare il 25 a Milano, il 103° Giro d’Italia, rinviato e riorganizzato a causa del Covid 19. Il Giro ha attraversato molte regioni d’Italia e anche quest’anno, come già in passato,

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DONO&VITA

Avis nazionale “ha confermato la sua vicinanza a questa manifestazione simbolo della tradizione italiana, non solo sportiva” con alcune postazioni di tappa. Il binomio ciclismo-Avis è caro alla nostra associazione, e non mancano le imprese sulle due ruote di avisini, come il recente “Giro d’Italia in bicicletta” di due volontari dell’Avis comunale di Marzabotto e del donatore Avis trevigiano Marco Toppan lo scorso anno. Striscioni, archi, gazebo e bandiere hanno colorato numerose città italiane in un fil rouge che ha attraversato l’intero Stivale. In Veneto, all’invito di Avis nazionale ha aderito l’Avis comunale di Monselice, che ha allestito arco e postazione alla tappa del 16 ottobre. Il giorno successivo, con la cronometro Conegliano/Valdobbiadene (Tv), il Giro è approdato nella terra del prosecco e del Tempio internazionale del donatore e il 21 ottobre a Bassano del Grappa (Vi).

Gemellaggio Avis-Abvs per Vaia

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ENDINARA (RO). Fra le realtà di volontariato attivatesi per la raccolta di fondi a favore del comune bellunese di Rocca Pietore, colpito dalla tempesta Vaia a fine ottobre 2018, c’era anche l’Avis comunale “Gino Favaro” di Lendinara.

Due anni dopo, ha stretto un gemellaggio con la sezione Abvs di Laste e il 10 ottobre scorso si è svolto l’incontro nella sala ‘El Teaz’ del comune bellunese con lo scambio delle pergamene.

La delegazione lendinarese, composta dal Direttivo capitanato da Matteo Piccolo, dalla presidente Avis provinciale Rovigo Barbara Garbellini e dal sindaco Luigi Viaro, ha ricevuto in dono una pregevole scultura in ferro battuto denominata “L’albero dell’amore”.

L’Amministrazione di Lendinara ha ricambiato con un orologio della premiata vetreria Tomanin con gli stemmi dei due comuni ed i loghi delle associazioni. A fare gli onori di casa c’erano il sindaco Severino Andrea De Bernardin e l’amministrazione di Rocca Pietore, e Gina Bortot presidente provinciale di Abvs. Erano presenti numerosi volontari costantemente impegnati a portare avanti un progetto comune di collaborazione nel volontariato.

Il sindaco Viaro ha commentato l’evento affer-

mando: “La solidarietà espressa nell’occasione della tempesta Vaia da parte delle associazioni lendinaresi, denota l’affermazione dello spirito di comunità diffusa da noi perseguito e che si manifesta nel concetto del dono e della riconoscenza. Due concetti che l’attuale pandemia ha rafforzato, facendoci capire che tutti abbiamo bisogno degli altri e che nessuno può fare da solo”.

Bruno Pettini, per Avis Lendinara, ha sottolineato che “costruire rapporti aperti allo scambio culturale con le altre comunità, fa parte della vita associativa”.

Musica e poesia per tornare a “far rumore” insieme

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OSSALTA (VE). Dopo tanto silenzio, si è tornati a “far rumore”. Il rumore fantastico di musica e poesia, andate in scena il 19 luglio a Fossalta di Piave (Ve).

Allievi e insegnanti della scuola musicale Clara Schumann di Fossalta hanno allietato la serata con il concerto “La Musica nel sangue” organizzata dall’Avis nonostante le difficoltà legate alla pandemia. Durante l’evento, è stata letta la toc-

cante poesia scritta da una cittadina di Fossalta dedicata al gesto del dono e a tutti i donatori di sangue. “Un ringraziamento sentito di tutto il Direttivo Avis va alla scuola di canto e a Federica Serafin - scrive il presidente Nicola Perissinotto - che con le sue bellissime rime ha saputo esprimere l’importanza del gesto del dono del sangue proprio nell’anno in cui ricorre il nostro cinquantesimo anniversario”.

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CRONACHE ASSOCIATIVE

Vaccini e libri, volontari presenti

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ESCHIERA (VR). Per quattro settimane i volontari dell’Avis di Peschiera del Garda hanno assistito gli anziani, negli ambulatori della Casa di Cura “Pederzoli”, per la vaccinazione antinfluenzale. In particolare, hanno aiutato nella compilazione dei moduli, offrendo indicazioni di accesso e orari, vigilando attentamente sul rispetto delle distanze, sull’uso delle mascherine e misurando la pressione corporea prima del vaccino. “Abbiamo accettato l’invito del dott. Massimo Oliva, medico e consigliere comunale - spiega il presidente Fiorenzo Zambelli - con il quale da anni abbiamo intrapreso una proficua collaborazione, di essere presenti, sentendoci così, allo stesso tempo, utili a lenire i disagi della vita e delle apprensioni che sono causate dal Covid-19”.

“Ci sentiamo utili anche in questo contesto,

perché per noi fare volontariato non vuol dire solamente donare il sangue - sottolinea una volontaria dell’Avis - ma compiere anche gesti semplici a sostegno di chi è in difficoltà o gode meno salute di noi”. I donatori arilicensi hanno ri-inaugurato una nuova casetta di scambio libri nella frazione di San Benedetto di Lugana, nel parco adiacente alla chiesa parrocchiale.

“Si tratta di una promessa che avevamo fatto tempo fa, prima della pandemia - spiega Zambelli - dopo l’amarezza e la delusione subita a seguito di un’azione di vandalismo compiuta da ignoti”. Gli avisini non si sono persi d’animo e hanno installato una nuovissima casetta, colorata di rosso e blu dell’Avis, che possa essere un punto di riferimento per chi ama leggere e utilizzare gratuitamente libri con il motto: “Prendi un libro, lascia un libro”.

Le Avis donano una radio al Ct di Montebelluna

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ONTEBELLUNA (TV). Le Avis dell’Asolano e Montelliano hanno donato a settembre una nuova radio al Centro trasfusionale dell’ospedale di Montebelluna. Un regalo gradito dagli operatori sanitari e soprattutto dai donatori, perché la musica contribuisce a creare un clima rilassato durante la donazione.

Le stesse Avis avevano già donato un videoproiettore con schermo, utilizzato per spiegare con immagini e testi l’iter della donazione agli studenti in visita al Centro trasfusionale. A consegnare il pacco-radio c’erano i presidenti dell’Avis di Montebelluna, Maria Teresa Perin e di Asolo, Antonio Dalla Rosa.

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Reyer-Avis, un gioco di squadra

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ENEZIA. Ci sono sfide che accomunano vita e sport. Ci sono valori che ritornano, che insegnano a non mollare mai, neanche davanti agli ostacoli più difficili. Sono gli stessi valori che da sempre animano i donatori, che sono stati chiamati negli anni a rispondere a numerose sfide sociali e personali. Da qui la nascita di una collaborazione tra Avis provinciale di Venezia e la Reyer Venezia Mestre, con i giocatori che si sono resi disponibili a contribuire a “lanciare” il messaggio del dono.

Prima della prima partita di campionato, il 27 settembre, sul maxischermo del Palasport è passato un video con Stefano Tonut nei panni di testimonial Avis, in maglia Avis, che dice: “Nella vita come nel basket, bisogna fare gioco di squadra. Segna con noi e fai vincere la vita”.

Gli spettatori di tutte le età, presenti fisicamente e collegati da casa, hanno potuto quindi fermarsi un momento, per riflettere sui valori della donazione. “Promuovere Avis per Reyer è quasi un dovere - spiega Paolo Bettio, responsabile marketing Umana Reyer - abbiamo la fortuna di avere anche un pubblico giovane che è proprio quello che vogliamo sensibilizzare sull’importanza della donazione del sangue. Io ho iniziato a donare il sangue solo qualche anno fa e devo

dire che mi sono rammaricato di non averlo fatto prima. La donazione è un atto che ti gratifica tantissimo, richiede un impegno veramente minimo tre, quattro volte all’anno e soprattutto può salvare vite umane. Significa fare qualcosa di concreto per il prossimo e tanto per citare un noto claim, ciò non ha prezzo”.

“Questa per noi è una partnership importantissima - spiega anche Tito Livio Peressutti, presidente di Avis provinciale Venezia - i campioni hanno accettato la nostra sfida, sono scesi in campo insieme a noi per raccontare ai tifosi, ai ragazzi e a tutta la popolazione l’importanza del dono. Lo hanno fatto consapevoli della loro capacità di raggiungere le nuove generazioni e sicuri dell’importanza di un messaggio che riguarda tutti noi, non solo i soci Avis, i donatori e chi grazie al sangue donato si è salvato, ma anche tutta la società civile. Il messaggio è arrivato a tutti gli spettatori a parole e con la loro esperienza in prima linea”.

Il giocatore della Reyer Venezia Mestre, Stefano Tonut, testimonial Avis

Quando a vincere sono gambe, testa e tanto cuore

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OAVE (VR). Vicentino di nascita, soavese d’adozione, classe 1955, Luigi Pegoraro ha sempre avuto una grande passione: il ciclismo. Da autodidatta, ha perfezionato gli allenamenti, per poi affinare le strategie di gare e mantenere uno stile di vita sano come quello di molti sportivi e di tutti i donatori.

Dal 2003 è iscritto all’Avis di Soave.

La sua passione gli ha dato molte soddisfazioni, come il titolo di campione Mondiale amatori nel 2018 in Austria e tre titoli nazionali, 2012, 2016 e 2019, campione di ciclismo su strada Avis donatori di sangue.

Il 24 ottobre, a Predizzolo di Portogruaro, Pegoraro si è aggiudicato il titolo di campione regionale, con grande forza di gambe e testa, ma soprattutto con il cuore. Alla gara hanno partecipato 70 corridori, Luigi ha affrontato la strada, ma anche un nemico che da un po’ di

tempo lo perseguita e debilita. Caparbietà e voglia di vivere hanno reso possibile l’impresa! “È un grande esempio di voglia di vivere e di non mollare mai nello sport come nella vita - dice il figlio Mirko, anche lui ciclista e donatore, campione italiano 2018 categoria juniores ciclismo su strada Avis - che ci dà la forza di sostenerlo in questo momento delicato della sua vita”. “Orgogliosa per la testimonianza e la determinazione dimostrata - dice Regina Minchio, presidente dell’Avis soavese - abbiamo spesso collaborato con sportivi per testimoniare il dono del sangue, questa storia spero diventi per molti giovani l’occasione per decidere di diventare donatori, perché in ogni goccia di sangue c’è vita e speranza per chi lo riceve, ma anche tanta gioia in chi lo dona”.

Avis comunale Soave

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CRONACHE ASSOCIATIVE

Con i gadget, più vicini ai soci

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ESTRE (VE). Come molte Comunali, anche l’Avis di Mestre Marghera quest’anno ha dovuto rinunciare alla festa del donatore: ci abbiamo provato fino alla fine, ma l’evoluzione della pandemia da Covid-19 nel mese di ottobre ci ha costretti a cancellare tutto. Per noi, festa del donatore significa contatto umano con i soci, testimonianza di chi è stato salvato dalle donazioni e ringraziamento sincero a chi, mettendo da parte gli assilli della vita contemporanea, riesce ancora a trovare il tempo per un gesto di altruismo spontaneo, sincero e gratuito.

Il Direttivo ha deciso, quindi, di impegnare parte delle risorse destinate alla festa per essere comunque vicini ai propri soci.

A chi ha donato presso il Centro raccolta dell’ospedale dell’Angelo di Mestre nelle due ultime settimane di ottobre, a prescindere dall’Avis comunale di appartenenza, è stata regalata una boccetta di gel igienizzante marchiata Avis e acquistata presso EmoServizi.

Complessivamente ne sono state distribuite più

di 500. Un regalo che, visto il periodo, è stato particolarmente gradito dai donatori e che, nei contesti di vita pubblica e privata consentiti dalle normative, permetteranno di dare comunque visibilità ad Avis come associazione impegnata nella promozione di comportamenti socialmente responsabili. A inizio novembre è stato fornito allo stesso centro raccolta anche un set di nuove palline antistress, usate per le donazioni: piccoli mappamondi colorati, in attesa di viaggiare di nuovo e smile per offrire un sorriso colorato in questo periodo difficile. Teniamo ai nostri donatori e vogliamo che la loro donazione sia la più confortevole possibile! Grazie alle infermiere e al personale di accoglienza del centro, che ci coinvolgono con le loro proposte e ci fanno sapere cosa può essere utile a loro e ai donatori.

Dario Piccolo

La pandemia non ferma donazioni e iniziative Avis

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USSOLENGO (VR). In questo 2020 la quotidianità è stata movimentata dalla situazione sanitaria e le nostre abitudini hanno dovuto inevitabilmente adeguarsi ma, nonostante il confinamento, i donatori dell’Avis comunale di Bussolengo non si sono fermati. Nei primi dieci mesi hanno effettuato 988 donazioni, ben 60 in più rispetto al 2019! “Stiamo vivendo un anno difficile che ci ha colti di sorpresa, per

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DONO&VITA

cui sono fondamentali la responsabilità e il senso civico - ha dichiarato la presidente Fernanda Dalla Chiusa - e oggi, più che mai, dobbiamo dare continuità al nostro generoso e concreto gesto, come hanno dimostrato i nostri encomiabili donatori nel saper andare oltre l’emergenza Covid per garantire il sangue necessario per gli ammalati”.

Viste le condizioni e le prescrizioni a livello nazionale, non potendo organizzare la tradizionale Giornata del donatore, il 4 ottobre l’Avis di Bussolengo, all’aperto nel cortile della sede e con i dovuti accorgimenti, ha voluto comunque incontrare i suoi donatori e assegnare le meritate benemerenze. Erano presenti il rappresentante del direttivo Avis provinciale Nereo Marchi, il vicesindaco Giovanni Amantia e l’assessore al sociale Silvana Finetto in rappresentanza del Comune, che ha patrocinato l’evento. Con l’occasione è stata inaugurata la nuova casetta esterna e si è gustato il “risotto dell’Avis” allietati dalla musica del Corpo Bandistico Città di Bussolengo.

TEMPIO DEL DONATORE

Lavori a buon punto, torna la luce

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inalmente “si comincia ad intravedere la luce! Attraverso la sommità del tetto, ma anche nei nostri cuori!”. Il presidente dell’Odv Tempio internazionale del donatore, Gino Foffano, guarda con cauto ottimismo alla conclusione della ristrutturazione della struttura-simbolo del dono di Pianezze di Valdobbiadene (Tv), avviata tra mille difficoltà. Partiti solo a luglio causa Covid, si sono conclusi in ottobre i lavori per parte lignea e di lattoneria (grondaie e tetto). Sono in corso, mentre andiamo in stampa, quelli per lucernario e cupolino. Fasi successive: pulizia di tutto l’edificio e riposizionamento degli arredi interni come crocifisso, Madonnina, formelle della Via Crucis, banchi e altare. Tornerà a splendere anche il grande affresco dell’abside dell’artista Puzzolo. All’esterno i due mosaici dedicati al dono del sangue e degli organi sono stati “liberati” dalle impalcature. “La generosità di associazioni e privati attraverso la raccolta fondi dedicata, pur non coprendo tutte le spese, ci ha permesso di arrivare sin qui - continua Foffano - e ci fanno ben sperare di riuscire, entro Natale o a inizio 2021, a riaprire le porte. Ci auguriamo tutti di poter contare su un altro sforzo di ge-

nerosità e di poter presto restituire ai donatori di tutta Italia e Europa questo splendido luogo, caro anche al Fai-Fondo Ambiente Italiano, per ciò che rappresenta”. Il Tempio è stato costruito su una postazione di cannoni della Grande Guerra, per trasformare un luogo violento in un luogo di pace e “gridare”, dai suoi mille metri d’altezza, che il “il sangue si dona, non si versa”. Nel 2017, per il peso degli anni e i danni da neve e intemperie, le porte si sono chiuse. Avis, Fidas, Fratres e Aido si sono unite per riaprirle. E a piccoli passi ci stanno riuscendo. Per saperne di più visitate il sito www. tempiodonatore.it e la pagina facebook Odv Tempio internazionale del donatore.

Lavori in corso il 20 novembre per la sostituzione dei lucernari del Tempio.

Continua la raccolta fondi per terminare i lavori e/o pagare quelli già effettuati, chiunque può contribuire: IBAN: IT96Z0306962 156100000006851

Michela Rossato

Tutti uniti si supera ogni difficoltà, anche al Tempio

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e restiamo uniti possiamo superare le difficoltà. È con questo spirito che mi rivolgo a tutti i nostri donatori che tanto hanno fatto e tanto continuano a fare per le nostre comunità. In questo difficile 2020, segnato dalla pandemia, è grazie a voi se il dono non si è mai fermato e la solidarietà non ha mai smesso di pulsare. L’attenzione verso gli ammalati continua a illuminare il nostro percorso che trova il suo simbolo più eloquente nel “nostro” Tempio che ora ha bisogno di tutti noi per poter rinascere. Emblema universale del Dono in tutte le sue forme, quale gesto di altruismo, attitudine del cuore e attenzione verso il prossimo e la collettività, il nostro Tempio ha bisogno di veder terminare il restauro per poter riaprire al più presto le sue porte. Non c’è tempo da perdere. Ancora una volta, dovremo unire le nostre forze per l’obiettivo comune: farlo tornare a vivere.

Dal 1962 la sua presenza tra le colline trevigiane divenute di recente Patrimonio Unesco

dell’Umanità è un punto di riferimento per tutti noi, è la dimostrazione tangibile della ricchezza che deriva dal dono, sia esso una carezza, una parola gentile, un abbraccio, oppure il dono di un organo o del sangue. Il Tempio è mèta di pellegrinaggio per chi crede nell’Altruismo. Il nostro Tempio - tra l’altro fra i Luoghi del Cuore del Fondo Ambiente Italiano (FAI) - ci esorta a tenere unite le comunità e a collaborare gli uni con gli altri.

Il nostro Tempio parla dei suoi donatori, persone dall’umanità incredibile che dedicano tempo e attenzione al prossimo facendo del dono un gesto concreto e autentico, che nulla chiede in cambio. Ci esorta a rimanere sempre uniti nella donazione. Non posso che ringraziare dal profondo del cuore ognuno di voi, donatrici e donatori, per quello che ogni giorno fate, nonostante l’emergenza Covid. Il vostro tenace impegno è una luce di speranza.

Vanda Pradal presidente Avis provinciale Treviso

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RIMANI SEMPRE UN DONATORE, DAI IL BUON ESEMPIO: RISPETTA LE REGOLE