“I Care” - Mi interessa, mi sta a cuore. L’impegno di Avis oltre il dono del sangue
Facilitare la donazione di sangue: nuove tecnologie e nuove procedure
Inchiesta: essere volontari migliora la vita, anche la propria, il tempo donato ritorna in benessere personale
03. Editoriale della presidente | “I Care” - Mi interessa, mi sta a cuore. L’impegno di Avis oltre il dono del sangue
Editoriale del direttore | Rapporto Ocse: numero medici e infermieri, in Italia è molto sotto la media
04. Attività trasfusionale | Andamento delle donazioni in Veneto, i dati consolidati dei primi due quadrimestri
Facilitare la donazione di sangue: nuove tecnologie e nuove procedure, una sfida anche per Avis
08. Il significato di volontariato | Essere volontari migliora la vita, anche la propria, il tempo donato ritorna in benessere personale
10. Intervista Marco Aime | Il dono in tutte le sue forme è uno straordinario motore di socialità. Intervista a Marco Aime, antropologo
11. Indagine nazionale | Istat: dopo gli anni Covid-19 calano i volontari attivi ma cresce l’interesse nella fascia dei giovanissimi
12. Associazioni amiche | Admo: l’associazione che punta ai giovani, dove i volontari attivi sono tali per una buona metà
Aido: l’altra “gemella del dono” di Avis con 220 sezioni e circa 2000 volontari in campo
Protection4Kids, una giovane con tanti giovani, concretamente per i diritti umani
14. Intervista Massimiliano Mocellin | Banco alimentare del Veneto: 185 volontari stabili oltre 15mila in campo in occasione delle collette
16. Giovani e volontariato | Un anno intenso per i giovani di Avis Veneto, fra momenti di sport, amicizia, approfondimento e formazione associativa
17. Avis & Scuola | Il Progetto Scuola regionale evidenzia numeri incoraggianti per il periodo settembre-novembre
Il Progetto Scuola, esperienze dal territorio per richiamare le giovani generazioni al dono
18. L’importanza del dono | Green Blood, il progetto di Avis Veneto e Legambiente con 500 ragazzi ambasciatori del dono e dell’ambiente
Progetti di sensibilizzazione al dono: opportunità per far fiorire azioni virtuose per il benessere di volontari e comunità
Siglata l’intesa tra Avis e Anci, ora l’invito a tutti i sindaci del Veneto a donare il sangue
Partita del dono, allo stadio “Tenni” di Treviso trionfa la solidarietà
20. Bilancio 2023 | Numeri, attività e progetti di Avis regionale nel Bilancio Sociale 2023
A SCUola di dono | I giovani triveneti del Servizio civile 2024/2 in “formazione” in Avis regionale
21. Avis supporta | Grazie a Fondazione TES e Avis provinciale, ricerca di portata internazionale sviluppata a Treviso
Avis Regionale e le Provinciali, al fianco delle Comunali per gli adempimenti
22. Corso di formazione | Nuove sfide del Volontariato e dinamiche di gruppo, una serie di incontri fra Avis Veneto e Piemonte
23. Tempio del Donatore | Il Tempio del donatore sarà protagonista del Giubileo 2025 con l’omaggio dei pellegrini al Crocifisso
L’ultima domenica di ottobre sarà dedicata alla memoria degli avisini defunti
Numero 2 - dicembre 2024: Periodico di informazione e promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue
Tiratura e diffusione: 87.000 copie Distribuzione gratuita ai soci Avis-Abvs del Veneto e alle 3.400 sedi Avis comunali, provinciali, regionali in Italia.
In redazione: Valentina Calzavara - v.calzavara@avis.it
Idea grafica e impaginazione: Vassalli Associati | Piove di Sacco (PD) | www.vassalliassociati.com Stampa: Elcograf - Verona. Diffusione Editoriale: Prontopack - Zevio (VR)
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“I Care” - Mi interessa, mi sta a cuore. L’impegno di Avis oltre il dono del sangue
Il 2024 sta per concludersi, così come il mandato quadriennale di questo Direttivo. Ma è ancora presto per i bilanci definitivi, sia relativi all’anno in corso sia relativi ai quattro anni di mandato: ne avremo occasione di confronto durante la prossima assemblea regionale. Ci sarà l’opportunità di valutare insieme se, gli esiti dell’impegno e della dedizione che hanno sicuramente accompagnato questo incarico, ci renderanno soddisfatti o se ci faranno dire che avremmo potuto fare di più e meglio. Chissà poi se accanto al bilancio sociale ed economico, se accanto alla constatazione delle tante energie profuse nei compiti che ci siamo assegnati, alle fatiche e alle tante soddisfazioni per i progetti e le iniziative portate a buon fine, sia possibile, almeno per noi stessi, fare anche un bilancio etico. Ci troviamo in un periodo in cui il nostro futuro sembra contrassegnato da tante incertezze: i giornali sembrano affannarsi quotidianamente a dar conto di quella che appare essere una inversione di rotta a livello globale: l’aprirsi di nuovi conflitti internazionali, ma anche la sostanziale recrudescenza della litigiosità sociale che sfocia in atti di vandalismo da parte di bande giovanili, e in una sempre maggior frequenza ed efferatezza di omicidi e femminicidi, sempre inaccettabili.
In questo contesto ci piace pensare ad Avis come ad una associazione che porta nel proprio DNA una buona dose di antidoto a queste derive. Prima di tutto all’indifferenza, ovvero a quell’atteggiamento che non si lascia toccare nel profondo da ciò che accade intorno, bollando ogni cosa come “normale”, pensando che il “problema” riguardi sempre qualcun altro.
Il contrario dell’indifferenza è prima di tutto il senso di responsabilità, quello per cui ci si “fa carico” dei bisogni e delle questioni. È l’esercizio dell’“I care” (= mi interessa, mi sta a cuore) secondo l’invito di Don Milani. Ci interessa l’umanità che sta vicino a noi ed anche quella che abita più distante. Ci sta a cuore chi si trova in situazione di fragilità. Per questo vogliamo che in Avis si faccia
un esercizio convinto di cittadinanza attiva: non solo la donazione ma anche la partecipazione in quei luoghi in cui si pos sa fare una azione culturale e, quando serve, anche di denuncia delle situazioni di ingiustizia sociale. Difficile poi che ci si prenda cura dell’umanità altrui se non ci si prende cura della propria, coltivando l’integrità personale, l’onestà e la coerenza con i propri principi.
Ci sta a cuore la coesione sociale, la tenuta delle nostre comunità. Per questo vogliamo che anche in Avis si applichi con coerenza un modello di lavoro di squadra e che si faccia esercizio concreto, non teorico, di quell’attitudine al dialogo e all’ascolto che vorremmo fosse il legame delle nostre comunità e della nostra società.
Il solo valore del Dono non riesce e non può soddisfare completamente le nostre aspirazioni.
Sarebbe interessante poter fare (accanto agli altri) un bilancio del numero di “sacche” che contengono la realizzazione di questi valori. Corroborati magari dall’apertura al cambiamento e dall’esercizio della creatività.
Non posso pertanto non auspicare che questi valori e la sensibilità che caratterizzano la nostra Associazione possano costituire un criterio di valutazione per coloro che si candidano a ricoprire ruoli di responsabilità associativa il prossimo anno. Mi auguro che venga privilegiata la scelta di candidati che, al di là delle loro inclinazioni politiche, o culturali, dimostrino un autentico spirito di servizio, una genuina sensibilità verso chi si trova in difficoltà e una sincera motivazione per la promozione della comunità, accompagnata da un’aspirazione a puntare sempre più in alto.
Grazie Donatrici e Donatori a Voi tutti e alle Vostre famiglie auguro un sereno Santo Natale.
Vanda Pradal | Presidente Avis regionale Veneto
Rapporto Ocse: numero medici e infermieri, in Italia è molto sotto la media
Chiudiamo in redazione questo secondo - e ultimo - numero del 2024 proprio il 20 novembre, nel giorno in cui sciopera il personale del Servizio sanitario nazionale pubblico. Medici, veterinari, infermieri, tecnici e amministrativi, insomma tutti. Ma perché scioperano? Riflettiamo su alcuni dati del rapporto biennale 2024 Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulla Sanità dei Paesi Europei. Primo: per ogni italiano la spesa sanitaria nel 2022 è stata pari a 2.947 euro nel 2022. Nell’Unione Europea, la media pro capite è di un sesto più alta: 3.533 euro. Secondo: la spesa sanitaria in rapporto al Pil (prodotto interno lordo). Nel 2022 l’Italia si è posizionata ancora una volta ben sotto la media Ue, con una quota pari al 9%, rispetto al 10,4%. Terzo: più della metà dei medici italiani ha un’età pari o superiore ai 55 anni. Ben il 27% supera i 65 anni. È la percentuale più alta dell’Unione. Quarto: gli infermieri.
Abbiamo un rapporto infermieri/abitante anche questa ben al di sotto della media Ue: 6,5 Italia, contro 8,4 per mille abitanti nell’Ue.
A ciò si aggiunge, ma vale anche per i giovani medici specializzati o specializzandi, l’emigrazione di laureati in infermieristica alla ricerca di retribuzioni, ma anche di condizioni di lavoro, più vantaggiose all’estero. Un’emorragia continua, per l’Italia, che è aumentata ancor più nel 2024. I laureati italiani in professioni mediche, all’estero sono richiestissimi. Anche nel settore trasfusionale la grave carenza di personale si fa sentire già da moltissimi anni. Come uscirne? Intelligenza artificiale, telemedicina, nuove tecnologie e assetti organizzativi (di cui parliamo ampiamente a pagina 6-7) saranno utilissimi. Ma basteranno? Beppe Castellano | Direttore responsabile Dono&Vita
Andamento delle donazioni in Veneto, i dati consolidati dei primi due quadrimestri
I primi due quadrimestri 2024 evidenziano un trend positivo per l’autosufficienza.
Il dato della raccolta di sangue intero, un po’ come avviene su tutto il territorio nazionale, vede una lieve flessione. Un trend, oramai presente da alcuni anni, in linea con il calo dell’utilizzo ospedaliero.
Le migliori tecniche operatorie mini invasive, una miglior prevenzione nei pazienti cronici, fa sì che l’uso di trasfusioni si sia ridotto, senza per questo aver lasciato senza sangue gli ammalati del Veneto. Nei primi 8 mesi dell’anno non c’è stata necessità di emazie provenienti da altre regioni. È sempre stato possibile gestire le emergenze ed i periodi di carenza con le scorte dei vari Dipartimenti trasfusionali provinciali e l’interscambio fra loro. La programmazione regionale prevedeva sino a 400 unità provenienti da altre regioni per il 2024. Al 31 agosto nessuna sacca di emazie, proveniente da altre regioni, è stata trasfusa ai pazienti del Veneto. Di contro, invece, abbiamo potuto onorare il nostro impegno, anche questo programmato, verso le regioni non ancora autosufficienti.
Ma come sono andate le Avis nella raccolta del sangue intero? La nostra flessione è stata dell’1.84% (a fronte di un calo regionale del 2.45%). In particolare hanno raccolto meno quelle province
che prima garantivano l’autosufficienza ai due Dipartimenti trasfusionali di Padova e Verona. Essendo poli universitari ad alta specializzazione, da anni erano sempre in crisi, mentre attualmente sono quasi in equilibrio.
I due numeri magici che abbiamo imparato a conoscere sono: 40 donazioni di sangue intero per 1000 abitanti e 18Kg di plasma conferito per 1000 abitanti. Il Veneto come va?
Per il sangue intero siamo a 49.16, con oscillazioni fra i vari Dipartimenti da 40,75 a 68,58, per cui tutti sono sopra il 40.
Come va la raccolta del plasma?
E per il plasma? Il dato regionale è il seguente: 19.15kg per 1000 abitanti con oscillazioni nei vari Dipartimenti e con due soli Dipartimenti sotto il 18 (variazioni da 16.50 a 21.52). È comunque un dato positivo se confrontato con quello del 2023: abbiamo infatti un +9.2% di raccolta di plasma in aferesi da parte di donatori
Avis, il calo della raccolta di sangue intero in parte penalizza questo numero.
L’aumento di plasma conferito per la plasma derivazione nei primi otto mesi del 2024 segna soltanto un +1.59%.
Globuli rossi trasfusi nei mesi di gennaio-agosto dal 2019 al
Raccolta
Globuli rossi prodotti vs trasfusi nei mesi di gennaio-agosto dal 2019 al 2024 (dato CNS)
Kg di plasma conferito all’industria farmaceutica nei mesi di gennaio-agosto dal 2019 al 2024 (dato CNS)
È evidente, quindi, come lo sforzo nei prossimi mesi e nei prossimi anni sarà quello di modulare le donazioni. Questo cercando di coinvolgere i nuovi donatori verso la donazione di plasma e i donatori “storici” spostarli verso questo tipo di donazione. Il tutto senza distogliere l’attenzione al sangue intero, perché se è pur vero che siamo in equilibrio, non possiamo permetterci di non stare sempre sul pezzo per avere il sangue necessario 365 giorni all’anno. Compreso il periodo post-natalizio, quando le scorte a gennaio si assottigliano.
Solo una raccolta programmata con le esigenze dei vari dipartimenti potrà garantire il sistema. Le Aziende Sanitarie devono costantemente misurarsi con i nostri centri di chiamata e di raccolta, inviando la programmazione in modo che il nostro coordinamento possa ben funzionare. Questo per consentire di far affluire regolarmente i donatori sia per il sangue intero, diviso per i gruppi necessari, sia per il plasma.
Il nuovo Sistema informatico regionale in divenire… Un po’ di preoccupazione desta il nuovo sistema informatico che gestisce anche la prenotazione. Attualmente coinvolge un Dipartimento, a breve sarà esteso agli altri. Non si tratta di paura delle novità, solo che più volte abbiamo chiesto di essere presenti in fase di definizione per portare la nostra esperienza considerando che la chiamata è prerogativa delle associazioni. Alle nostre richieste non è stato dato il seguito che ci attendavamo. Ci viene servito un programma che, ci auguriamo, possa essere eccellente e performante, ma che ci ha visti coinvolti solo marginalmente, per
non dire che ci ha esclusi.
Come Associazione abbiamo dimostrato di essere in grado di riuscire ad ottenere i dati prima evidenziati. E questo nonostante le note carenze di personale, la scarsa elasticità negli orari di apertura dei Centri trasfusionali, la mancanza di mobilità del personale. Se si vuole che il sistema funzioni bene tutti gli attori devono essere coinvolti. Considerato che noi rappresentiamo, come associazioni, chi fornisce il sangue e il plasma, pretendiamo una maggior attenzione quando facciamo delle richieste. La nostra vuole essere una sollecitazione, senza ombra di polemiche con le istituzioni ed i professionisti con cui condividiamo progetti ed iniziative. Tutti lavoriamo e ci impegniamo per lo stesso fine che è l’autosufficienza regionale e nazionale a favore di tutti gli ammalati.
Infine l’invito a vaccinarsi contro l’influenza per evitare carenze In regione Veneto il 7 ottobre è iniziata la campagna vaccinale contro l’influenza. Ancora una volta fra gli aventi diritto alla priorità per la vaccinazione gratuita ci sono i donatori di sangue, riconoscendo in questo modo tutelando il donatore e il valore etico della donazione. I donatori possono rivolgersi in forma gratuita al proprio medico di medicina generale oppure ai Distretti Socio Sanitari di appartenenza. In molte Aziende Sanitarie sono previsti degli open day in cui le persone possono recarsi senza appuntamento. Informiamoci e approfittiamo dell’opportunità offerta. dott. Giovanni Lenzo | Direttore sanitario Avis regionale Veneto
Facilitare la donazione di sangue: nuove tecnologie e nuove procedure, una sfida anche per Avis
L’intelligenza artificiale, se “guidata” da quella umana, anche nel mondo della donazione di sangue può dare una marcia in più. Soprattutto in termini di analisi dei dati relativi alla sicurezza del sangue e alla salute di donatori e riceventi.
L’informatizzazione e la telemedicina nelle procedure pre-donazione possono far risparmiare tempo, non solo al sempre più scarso personale dei Centri trasfusionali e di raccolta Avis, ma anche agli stessi donatori.
La valorizzazione, sempre in ambito trasfusionale, della figura professionale dell’infermiere - anche nel colloquio pre-donazionale di idoneità con i donatori periodici - è una strada percorribile e già sperimentata. Con ottimi risultati: soddisfazione di infermieri e donatori, riduzione dei tempi di attesa e donazione, incremento delle donazioni stesse soprattutto di plasma, per raggiungere anche questa autosufficienza, strategica per il nostro Paese. Sono solo alcuni dei punti, e delle conclusioni, emersi dall’interessante convegno, organizzato da Avis Veneto, svoltosi il 9 novembre al Campus Scientifico dell’Università Cà Foscari a Mestre-Venezia.
I relatori
Introdotto dalla presidente Avis regionale Vanda Pradal, assieme al Prof. Andrea Gambaro dell’Università di Venezia e moderato dal direttore sanitario di Avis Veneto, Giovanni Lenzo, ha visto la partecipazione anche del presidente nazionale Avis Gianpietro Briola. Accanto a lui, il direttore del Centro nazionale sangue dott. Vincenzo De Angelis e il presidente della Simti (Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia) dott. Francesco Fiorin, direttore del Dipartimento trasfusionale di Vicenza.
Chiara Agostini, responsabile dei progetti di ricerca di “Laboratorio Secondo Welfare” ha spiegato come sempre più sia necessaria la digitalizzazione del Terzo Settore in Italia. Ha illustrato le varie piattaforme di welfare esistenti, sia per i bisogni dei singoli, sia per un uso di benessere collettivo e/o territoriale.
De Angelis, le nuove tecnologie e la telemedicina “Sono ormai una realtà – ha spiegato De Angelis – e applicabili a tutto il processo donazionale”. Partendo dalla raccolta (un esempio: l’accertamento dell’idoneità), e proseguendo con validazione, gestione emoteche, assegnazione e distribuzione. “Possiamo mettere in atto – ha affermato - strumenti digitali per sveltire il percorso vena donatore-vena ricevente e, soprattutto, garantire ancor più sicurezza”. Un esempio è il questionario
che ogni donatore, ogni volta che si reca a donare, deve compilare su carta. “In versione informatizzata – ha illustrato De Angelis - non permette di fare errori o di non riflettere su ogni quesito”. Per esempio: se non si risponde in modo corretto a una domanda, non si può proseguire, mentre ora a volte c’è chi risponde meccanicamente, barrando tutti i no. “È capitato anche – ha raccontato in un aneddoto De Angelis – che donatori maschi abbiano risposto meccanicamente “no” anche alla domanda: “ha avuto gravidanze”?” Il questionario di autovalutazione è ciò che il donatore incontra quando va a donare. Con l’informatizzazione, compilato tramite app anche da casa dal donatore abituale, potrebbe essere disponibile per il personale sanitario al momento dell’accesso in Centro trasfusionale. In questo caso anche l’infermiere, opportunamente formato, può esaminarlo chiedendo aiuto al medico trasfusionista in caso di dubbi. “E ciò può avvenire anche tramite la telemedicina. Con il medico che può seguire – per esempio – anche due o più punti di raccolta contemporaneamente, dedicandosi in particolare all’anamnesi vis a vis degli aspiranti donatori alla prima visita di idoneità”
Per quanto riguarda le “interviste sul questionario” da parte degli infermieri il Cns ha promosso due progetti pilota, con il Centro trasfusionale di Viterbo e con il Dimt di Vicenza. In ambedue i casi la soddisfazione da parte dei donatori è stata altissima e anche le donazioni sono aumentate in modo sostanziale. “I modelli sperimentali di Vicenza e Viterbo sono diversi, ma funzionano. A Vicenza è applicato nei due centri di raccolta pubblici, a Viterbo su autoemoteca Avis – ha concluso De Angelis - ma quando ci sono dei modelli che funzionano, si può attingere a quelli per replicarli, adattandoli ovviamente ad ogni realtà territoriale diversa”
Intelligenza artificiale applicata alla Scienza e alla Medicina “L’Intelligenza artificiale, usata con la testa, sta già portando grandi benefici nella scienza e nella Sanità – ha poi illustrato De Angelis – se la usiamo e la usiamo bene”. E ciò vale anche per la medicina trasfusionale. “Basti pensare, come esempio, ai milioni di dati che nel mondo vengono raccolti sulle donazioni: sicurezza, reazioni avverse, eventi particolari. Potervi accedere in tempi brevissimi, da qualsiasi parte del mondo, è preziosissimo per la ricerca e soprattutto per la sicurezza del ricevente finale. Può permetterci di evitare, pur rari, errori trasfusionali, con il monitoraggio sulla sicurezza su dati a larghissima scala”. Ogni anno, secondo l’OMS, vengono effettuate 119 milioni di donazioni di sangue. “Immaginate quante informazioni scientifiche - ha concluso De Angelis - si potrebbero ottenere da un numero immenso di dati come questo”.
Andrea Gambaro, Vanda Pradal
Fiorin e la procedura operativa del Dimt di Vicenza “Perché deve essere solo il medico ad accertare volta per volta l’idoneità del donatore periodico, già ampiamente conosciuto? – si è chiesto Fiorin - spesso l’infermiere è meglio del medico e si può puntare sulla tale figura professionale. Il quale, non dimentichiamolo, è un laureato anch’egli”. L’informatizzazione, assieme alla maggiore qualificazione del personale sanitario nei suoi diversi ruoli, può fare quindi la differenza considerata anche la carenza di personale? “Dobbiamo cogliere le opportunità che ci offre il cambiamento, non opporci, ma adeguarci e seguirlo con attenzione, tutti insieme, anche con le associazioni”. A Vicenza, il Dimt che ha tra l’altro il più alto tasso di raccolta plasma del Veneto, ha raccolto la sfida di aumentare proprio la raccolta in aferesi. Nel capoluogo Berico e a Montecchio, da gennaio 2024, sono gli infermieri a gestire la selezione dei donatori periodici già ben conosciuti. “Siamo partiti nel 2023– ha detto Fiorin – con la riorganizzazione, potenziamento, valorizzazione e formazione dell’attività degli infermieri. Una decina si sono offerti volontariamente per i corsi di formazione e poi per operare concretamente”. I risultati sono stati molto positivi. I dati del primo quadrimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023 hanno fatto segnare un incremento delle aferesi del 16,17%. Il tempo medio utilizzato dal medico dedicato è diminuito del 50%. “Così i medici hanno potuto dedicare più tempo alla Medicina trasfusionale per i pazienti e a dedicare maggior tempo ai colloqui di idoneità
con gli aspiranti donatori”. Ma non è tutto. Il tempo di permanenza degli stessi donatori si è ridotto da una media di 110 minuti del 2023 ai 90 del 2024. Il tasso di soddisfazione dei donatori stessi è stato dell’87%. La percentuale di “non conformità” rilevate poi dai medici nella revisione dei questionari anamnestici è stata pari a ZERO, mentre la soddisfazione del personale infermieristico impegnato è stato del 100%. “Come dire – ha aggiunto Fiorin – che se un collaboratore si sente valorizzato nella sua professione, a qualunque livello, sa dare il massimo, è gratificato personalmente e opera con più passione”. Ci sono molte possibilità, insomma, di fare grandi passi in avanti, nella selezione del donatore, ma anche in tutto l’iter trasfusionale. “Non possiamo stare fermi, ci sono i mezzi e le opportunità per progredire – ha concluso infatti Fiorin - Evolvere è un vantaggio per tutti: pazienti, donatori, sanità, associazioni”
Il presidente nazionale Briola: cambiamento per crescere “Le nuove tecnologie sono ormai fondamentali, sia per i donatori, sia soprattutto per la sicurezza dei riceventi, che è la nostra vera mission. Occorre cambiare mentalità, soprattutto in associazione. Dobbiamo crescere, culturalmente, non ancorarci al passato o all’eterno “così si è sempre fatto”. Perché il mondo cambia velocemente”. Plaudendo a chi ha organizzato il convegno, Briola ha poi aggiunto: “Abbiamo compreso che dobbiamo cambiare un po’ di cose anche in Avis, ma per questo tutte le parti in causa devono parlarsi e confrontarsi. Avis deve provare a cambiare, modificare, osare, spingere per il cambiamento anche del sistema”
Briola ha poi fatto un appello: “Cerchiamo di cambiare anche il modo di comunicare, evitando di dire “siamo in emergenza”. Non lo siamo! Spieghiamo bene a donatori e popolazione come funziona la raccolta, come si colmano le carenze da una parte e le eccedenze dall’altra, come funziona tutto in base alle necessità. I cambiamenti creano timori. Ricordate quando nel 2013 per l’accreditamento quanta paura? Sembrava la fine, invece è stato un bene. O il passaggio, molto tempo prima, dal vetro alle sacche multiple? Ogni cambiamento, ovviamente ponderato e fatto bene, porta altro bene. Vale anche per la donazione di plasma, che va potenziata e valorizzata agli occhi dei donatori. Perché si rendano davvero conto di quanto sia preziosa”
Servizio di Beppe Castellano e Michela Rossato
da sinistra: Gianpietro Briola, Giovanni Lenzo, Chiara Agostini, Francesco Fiorin, Vincenzo De Angelis
Le ricadute positive della IA sul sistema trasfusionale
Elaborazione di enormi quantità di dati sanitari
Riduzione degli errori medici
Risparmio di tempo
Generazione di nuova conoscenza
Cure su misura Migliori diagnosi
Processo decisionale medico efficace
Migliore qualità delle cure
Assistenza continuativa al personale medico e ai pazienti
Efficacia nel monitoriaggio delle cure
Essere volontari migliora la vita, anche la propria, il tempo donato ritorna in benessere personale
Dare valore al tempo e investirlo bene, è anche un modo per dare valore a noi stessi. Parliamo di una risorsa limitata che va ripartita tra vita privata, lavoro, relazioni, famiglia, ma non solo. Sette milioni di italiani dedicano parte del loro tempo al volontariato. Si impegnano gratuitamente per gli altri e per il bene comune, sia all’interno di organizzazioni, sia operando individualmente. A tracciare una radiografia del volontariato nel nostro Paese è una recente indagine Istat che fotografa il Terzo Settore come un mondo eterogeneo. Al suo interno, tra le categorie maggiormente rappresentate, ci sono i donatori di sangue e gli operatori dell’assistenza, seguono gli “impegnati” nei settori dell’educazione, della cultura e dello sport. “Il volontariato viene percepito come indispensabile per la tenuta sociale del nostro Paese e come una forma di impegno molto significativa, anche se praticato sporadicamente” È quanto è emerso all’evento “Diamo voce alla solidarietà” organizzato dal Forum del Terzo Settore, CSVnet e Caritas Italiana. Caposaldo fin dal 1991 è una legge, quella sul volontariato, (la numero 266) che lo definisce come un’attività «prestata in modo personale, spontaneo e gratuito» in un contesto organizzato, senza fini di lucro ed esclusivamente per fini di solidarietà.
Veneto sul podio come Odv e volontari
In tal senso, il Veneto è al terzo posto per numero di organizzazioni no-profit, dietro a Lombardia e Lazio. Siamo sul podio, sempre con medaglia di bronzo, anche per numero di volontari censiti, oltre 300 mila, seguendo Lombardia ed Emilia-Romagna. “Il verbo donare è un verbo attivo, di movimento, che porta con sé la gratuità, cioè il dare senza aspettarsi un qualcosa in cambio. Nel caso della donazione di sangue e plasma, ma anche di organi e midollo, il destinatario del dono resta anonimo ma la riconoscenza è collettiva nel dare valore alla preziosa gratuità di questi gesti. Per la psicologia positiva, il donare con generosità fa un gran bene a noi stessi. Dunque, donare ci dona”, evidenzia Sonia Marcon, psicologa e psicoterapeuta, docente dell’Istituto universitario salesiano di Venezia - Iusve.
Se si, quali attività sceglieresti tra le seguenti?
Avis provinciale Treviso, specchio del Veneto? Quanto sia diffusa la propensione al dono nel nostro territorio è uno degli aspetti sondati da un recente questionario somministrato da Avis Provinciale di Treviso e presentato in occasione degli “InterVIENI” gli incontri dedicati ai rinnovi di mandato che hanno toccato altrettante località della Marca Trevigiana, creando ogni volta un momento di formazione e informazione sui temi del dono e della partecipazione, coinvolgendo la docente Marcon ed anche il professor Christian Crocetta, esperto di biogiuridica e filosofia del diritto (foto pagina accanto). Su 931 persone che hanno risposto al questionario, emerge un’equa rappresentanza dei due generi, maschile e femminile. La metà di tutti i rispondenti dichiara di essere propenso a svolgere una o più attività dentro l’associazione, che non sia unicamente la donazione di sangue. In primo luogo, traspaiono il desiderio e la disponibilità di dare supporto agli eventi di promozione di Avis (49%), ma anche la propensione ad aiutare nelle attività di segreteria (32%) oppure nell’accoglienza dei donatori (31%), o a partecipare ai progetti nelle scuole (30%). Il 22% dei rispondenti, conferma di essere disponibile anche a candidarsi per un ruolo nel direttivo di Avis e un altro 15% valuta l’ipotesi di fare un’esperienza come autista dei mezzi associativi per il trasporto delle sacche. Invece, la suddivisione per età: vede il 38% dei partecipanti tra i 36 e i 50 anni, il 34% con più di 50 anni; il 19% tra i 26 e i 35 anni e quasi l’8% tra i 18 e i 25 anni.
“Possiamo rapportare questi dati al concetto di partecipazione che contiene due termini: parte e azione. Il prendere parte a qualcosa rafforza lo spirito di appartenenza ad un gruppo che si identifica in un insieme di valori comuni. Allo stesso tempo, all’interno di un gruppo è necessario fare le parti e quindi suddividere l’impegno in modo che ognuno possa farsi carico di un pezzetto - rileva la professoressa Marcon - il volontariato è come un puzzle, dove ogni pezzo è fondamentale, sia quello che sta al centro, sia quello che fa da cornice. Tutti i tasselli servono allo stesso modo per comporre l’insieme”
Quanto tempo siamo disposti a “donare”?
Interessante è anche il dato sulla disponibilità a investire il proprio tempo: il 57% degli intervistati per un’ora a settimana, il 28% per due ore a settimana e il 13,6% per più di tre ore a settimana. Piace soprattutto alle donne e ai più giovani l’idea della partecipazione che l’esperienza associativa può stimolare, così come l’occasione di fare comunità costruendo buone relazioni, dono e gratuità. Forte è quindi la volontà di un maggiore protagonismo femminile e giovanile.
Quanto tempo potresti dedicare
Volontariato è soprattutto “fare comunità”
Ma c’è un altro concetto chiave che l’universo del volontariato contribuisce a rivitalizzare: la dimensione della comunità. Il termine rimanda al mettere insieme i doni, ad impegnarsi con cura e responsabilità gli uni con e per gli altri. Come sottolinea la psicologa Marcon: “I legami che contribuiscono alla creazione di una comunità sono più solidi e profondi di quelli che caratterizzano la società. Poiché la comunità è un luogo di relazioni costruite con tempo, cura e dedizione. Di fondamentale importanza è che i legami tra le parti siano positivi, cioè, generativi come una molecola di H2O nella forma dell’acqua, lo stato in cui i legami non sono né troppo forti come il ghiaccio, né troppo deboli come nel caso del vapore acqueo. È infatti l’acqua a dissetare il terreno e a consentire al seme di germogliare”
Più cultura equivale a più volontariato
La direzione che sta prendendo il volontariato necessita quindi di energie positive e sempre di più, nel prossimo futuro, dovrà basarsi sull’equazione: più cultura = più volontariato. I cosiddetti “antecedenti” dell’azione volontaria (cioè, i fattori che producono la causa che determina l’effetto) sono stati misurati per la prima volta in Italia dall’Istat in modo sistematico e rigoroso su un campione nazionale. La ricerca attesta che non
sono le risorse economiche la variabile determinante per accrescere le probabilità che una persona faccia volontariato, a fare la differenza sono le risorse socioculturali: istruzione, abilità creative e digitali, partecipazione culturale e propensione alla socialità. Maggiori sono le risorse socioculturali, maggiore sarà la probabilità di un ingaggio e di un ingresso nel mondo del volontariato. L’investimento nella formazione è quindi cruciale per incrementare il numero di cittadini che aiutano il prossimo e investono nel bene comune.
“Chi fa volontariato sta meglio” Che senso ha quindi il volontariato? Cosa produce? Qual è l’apporto dell’impegno gratuito dei cittadini alla società, alla coesione sociale ed economica delle comunità, e alla democrazia? “Chi fa volontariato sta meglio - conclude l’esperta - aumenta il livello di soddisfazione della propria vita, vale per tutti i soggetti, anche molto diversi tra loro dal punto di vista del reddito, del grado di istruzione, del luogo di residenza, dell’appartenenza politica o di tratti caratteriali individuali, come la propensione, più o meno spiccata, all’ottimismo”. Lo conferma l’analisi contenuta nel libro “Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni”, a cura di Riccardo Guidi, Ksenija Fonovi e Tania Cappadozzi. L’opera certifica che il volontariato aumenta la qualità della vita, in particolare tra chi ha più di 65 anni, tra i volontari attivi da più di dieci anni e tra chi si impegna in più di un’associazione. Una trasformazione generativa che richiama a uno dei passi più belli de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry: “Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“È il tempo che ho perduto per la mia rosa” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo
Valentina Calzavara
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Il dono in tutte le sue forme è uno straordinario motore di socialità. Intervista a Marco Aime, antropologo
La radice antropologica del dono, le sue caratteristiche e l’evoluzione di questo concetto che si fa “gesto”, in rapporto alle rapide trasformazioni della nostra società. Lo scrittore Marco Aime, docente di antropologia culturale all’Università di Genova, prova a leggere in filigrana declinazioni e trasformazioni contemporanee dell’atto di donare.
Quali sono i tratti distintivi del dono?
Se ci pensiamo bene, tutte le relazioni iniziano tramite il dono. Non un oggetto fisico o un regalo materiale, bensì un gesto di attenzione verso l’altro. Dunque, il dono, in tutte le sue forme, è un fortissimo motore di socialità, come ci ricorda il sociologo Marcel Mauss in un saggio sul tema uscito oltre un secolo fa e sempre attuale.
Il dono del sangue rientra in questa casistica?
Assolutamente sì. Il dono come atto di relazione con qualcuno può essere tranquillamente esteso a un più ampio gruppo di persone. Questo accade molto spesso nel volontariato. Un’associazione come Avis rivolge la donazione di sangue e plasma a chi ne ha bisogno. Non a una persona identificata e identificabile ma agli ammalati.
Quanto è radicata l’attitudine al dono nella nostra società?
Il dono caratterizza la nostra società, in mezzo alle pieghe del nostro quotidiano c’è molto spesso il dono, anche se facciamo fatica a interpretarlo come tale, in un contesto molto connotato dalla logica del profitto e dell’utilitarismo, propri della nostra epoca.
Il tempo può essere considerato una variabile del dono? È molto curioso che il Veneto sia la locomotiva economica d’Italia e abbia al contempo una delle maggiori concentrazioni di volontariato. L’immagine è quindi di un territorio che con una mano fa profitto e con l’altra dona. In quest’ottica, l’idea di tempo che è diventato denaro con il modello industriale, convive con il gesto rivoluzionario di donare questo bene prezioso per una finalità solidale e di restituzione alla comunità.
Il volontariato è un interprete cruciale dei bisogni della nostra società, quali sono oggi le priorità?
Bisognerebbe ragionare ancor di più sui bisogni immateriali, a cominciare dalla solitudine. La mancanza di compagnia e relazioni rende la nostra società sempre più disgregata. Non rappresentano la soluzione le connessioni via web, sempre più utilizzate. Per creare benessere individuale e sociale occorre vedersi, incontrarsi, coltivare rapporti empatici. Ritengo che questa sfida vada colta anche dal volontariato, oggi più che mai chiamato ad aiutare nella ricostruzione di legami, incentivando la compresenza rispetto alle ubriacature solitarie online.
Il dono caratterizza la nostra società, in mezzo alle pieghe del nostro quotidiano c’è molto spesso il dono
Come evolverà nel prossimo futuro il rapporto delle nuove generazioni con il tempo?
I giovani di oggi stanno vivendo momenti difficilissimi rispetto alla generazione che li ha preceduti. Ragazzi e ragazze sono alla ricerca di una loro collocazione, sono estremamente sfiduciati dalla politica e preferiscono dirottare il loro impegno verso il volontariato. Ritengo che ci sia un “dovere di restituzione” a beneficio dei giovani da parte della generazione dei Baby Boomers - cioè, i nati tra il 1945 e il 1964, che hanno goduto di uno dei periodi più fortunati nella storia dell’umanità. Sta a loro supportare i giovani sostenendo una migliore redistribuzione dell’uguaglianza e dei diritti.
La tecnologia è un incredibile acceleratore ma anche un elemento di distrazione come si può trovare un nuovo equilibrio?
L’avvento dell’epoca industriale e poi del web hanno impresso un’accelerazione impressionante. Tutto avviene più in fretta, la tecnologia ce lo permette e per certi versi è bellissimo. Ma il nostro cervello è rimasto analogico e spesso è bombardato da troppe informazioni e troppi stimoli che abbiamo difficoltà a memorizzare e interiorizzare ciò che accade. Facciamo fatica a stare “qui e ora”. Non riusciamo a concentrarci su una conversazione senza interromperci per visualizzare i messaggi sullo smartphone. Il volontariato costituisce in tal senso uno strumento di disconnessione dalla frenesia che favorisce la relazione con gli altri e quindi un modo per essere meglio centrati e concentrati tra l’Io e il Noi.
Valentina Calzavara
Istat: dopo gli anni Covid-19 calano i volontari attivi ma cresce l’interesse nella fascia dei giovanissimi
L’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” a cura dell’Istat evidenzia come nel 2023, dopo gli anni del Covid, il tasso di volontariato attivo nella popolazione italiana abbia subito una diminuzione. È passato infatti dall’8,3% del 2022 al 7,8% dell’anno scorso.
Già i dati della stessa Istat, dal Censimento delle organizzazioni non profit del 2021, avevano fatto registrare un calo, in termini assoluti, di 911.845 italiani rispetto all’anno 2015. Una emorragia del 16,5%. I volontari maschi sono 2,69 milioni contro 1,92 femmine. Nella sola Lombardia, che risulta prima in valori assoluti, prevalgono le presenze femminili. “Ricordiamo infatti che nel censimento 2021 il numero dei volontari è di 4.616.914, quelli rilevati nel 2015 erano 5.528.759. La differenza fra i due valori è di 911.845 volontari e il calo fra 2015 e 2021 è pari al 16,5%”, afferma l’Istat. Comunque l’ultimo censimento ha avuto come anno di riferimento il 2021. Un periodo fortemente influenzato dalle restrizioni Covid. Bisognerà attendere qualche anno per avere un quadro che dica se il calo è effettivo o transitorio.
La diffusione geografica del Volontariato e il volontario-tipo per grado di istruzione ed età.
Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est si arrivano a contare 2,6 milioni di volontari. Seguono il centro con 1,07 milioni e Sud-Isole, con 0,93 milioni. I volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%; chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio. La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con la fascia più numerosa tra i 60 e i 64 anni (9,7 %).
Rinnovato interesse fra i giovanissimi.
Un dato è interessante perché in controtendenza. Si tratta
dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni. Una crescita costante dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Un fenomeno da monitorare nei prossimi anni anche da parte di Avis. Lo sport e le attività ricreative/culturali sono gli ambiti preferiti. Il rapporto vede ai primi posti sport e attività ricreative e di socializzazione, che contano 82.025 enti e 855.929 volontari il primo e 43.200 enti e 886.138 volontari attivi le seconde. Terzo posto per le attività culturali e artistiche con 41.897 enti e 743.325 persone impegnate.
Buone notizie per le donazioni di sangue e plasma. Nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre-pandemia erano il 55%. Nel 2023 si registra - dati Centro nazionale sangue - la lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue: +20mila donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36mila donazioni. La soglia di 3 milioni di donazioni di sangue e plasma è stata superata. L’autosufficienza di globuli rossi è stata garantita ovunque anche nel 2023. È aumentato del 4% il numero dei donatori di plasma, l’obiettivo dell’autosufficienza di alcuni medicinali plasmaderivati (in particolare immunoglobuline) sembra lontano, ma ci stiamo arrivando. È da specificare che, nella tabella, relativa alle categorie di attività delle associazioni di volontariato, il numero dei donatori di sangue non è conteggiato. Il questionario Istat chiedeva di indicare soltanto le persone che attivamente, con una certa continuità, collaborano alle attività delle associazioni. Ma ora giriamo pagina per conoscere meglio alcune realtà del nostro Veneto. Un viaggio che continuerà anche su Dono&Vita Web.
Beppe Castellano
Admo: l’associazione che punta ai giovani, dove i volontari attivi sono tali per una buona metà
L’Admo (Associazione donatori midollo osseo), ha ancora la sua dicitura originale del 1990, anno di nascita. Sarebbe più corretto parlare di cellule staminali emopoietiche, prodotte dal midollo osseo, ma che oggi vengono prelevate in gran parte dal sangue periferico. Anche in Veneto nei primi anni ’90 nacquero molte sedi locali dell’Admo, in gran parte appoggiandosi a sedi Avis. Ma sentiamo dalla presidente regionale Mara Rosolen, in termini di volontariato com’è la situazione veneta oggi.
“I volontari Admo in Veneto sono un centinaio e circa il 50% sono giovani. Coinvolgere i giovani nel renderli protagonisti
del messaggio del dono da portare ad altri giovani è fondamentale, per noi. Sanno creare un vero passaggio di emozioni positive e molto concrete, riescono a far capire che un gesto semplice, dal grandissimo valore, può davvero fare la differenza e ridare la vita. La nostra mission è incrementare il numero dei potenziali donatori di midollo osseo ed essendo i 35 anni l’età limite per iscriversi, è proprio alla fascia giovane che ci rivolgiamo. Ma sono tanti gli ambiti in cui i nostri volontari operano. Siamo da sempre convinti che ciascuno abbia il proprio spazio nel dono e possa contribuire a far del bene. Non parliamo solo di iscriversi nel registro, ma anche di aiutarci nelle attività di segreteria, di aggancio di aziende, parrocchie, gruppi sportivi, scuole… per continuare a divulgare le giuste informazioni e arrivare alle nuove generazioni. Credo che la sensibilità ci sia, in tutti, ma che serva l’informazione che permetta di potersi avvicinare al dono, di impegnarsi. Alle persone occorre dare l’opportunità di conoscere e di scegliere in modo generoso e consapevole. E in questo i già volontari giocano un ruolo prezioso. Io credo che l’impegno nel volontariato ci sarà sempre, ma davvero mi auguro che associazioni come la nostra spariscano! Spero che un giorno non serva più spiegare cos’è il midollo osseo, che il dono rientri tra le cose che si conoscono e che tutti sappiano cosa vuol dire mettersi a disposizione per donarlo e per salvare delle vite… finché la ricerca non troverà una soluzione definitiva a queste malattie tremende” www.admoveneto.it
Michela Rossato
Aido: l’altra “gemella del dono” di Avis con 220 sezioni e circa 2000 volontari in campo
Anche l’Aido (Associazione italiana donatori organo) è praticamente nata all’interno delle Avis, questo nel lontano 1973. Anche oggi molte sedi Aido trovano posto accanto alle Comunali Avis. Molte iniziative promozionali, ovunque in Italia e soprattutto anche in Veneto, vengono fatte insieme. Tanto che molti volontari - anche donatori di sangue - fanno parte di ambedue le associazioni. Il Veneto, dove l’Aido fu costituita
ufficialmente nel 1981, vanta anche la presidentessa nazionale, Flavia Petrin. Le persone che hanno detto “Sì” alla donazione di organi iscrivendosi ad Aido, in Veneto sono 227.312 al 31 dicembre 2023. Il presidente regionale è Valentino Rossin. In passato è stato anche dirigente Avis in provinciale Verona, regionale e nazionale, mentre continua a donare sangue e plasma. A lui abbiamo chiesto di quanti volontari “attivi” - sugli oltre 200mila soci - scendono in campo ogni anno per le iniziative di sensibilizzazione.
“Su 220 gruppi posso dire che oltre 2000 sono i soci che partecipano attivamente nei consigli direttivi. Ovviamente molti mobilitandosi nelle innumerevoli attività di promozione e, soprattutto, di raccolta fondi per il funzionamento dell’Associazione. La maggior parte delle quali si svolgono ovviamente in piazza e in luoghi pubblici. Da aggiungere che, fra i volontari su cui possiamo contare ci sono molti testimonial. Coloro, cioè che hanno ricevuto un organo o parenti di donatori che avevano dato l’assenso all’espianto” Giusto, perché anche l’Aido – come l’Admo - si sostiene uni-
camente con il 5xmille, le donazioni di privati e il fund raising… “Sì, ma le iniziative di piazza sono soprattutto il modo di parlare con la gente, spiegando bene la nostra mission tramite il rapporto umano. Un grande impulso all’aumento dei “Sì” alla donazione di organi è arrivato negli ultimi due anni anche tramite l’App Aido. Una App che, tramite lo spid o la firma digitale, permette di dare prima di tutto il proprio assenso alla donazione post mortem, poi se lo vuole di diventare socio Aido. Ma il “parlarsi” di persona è sempre gradito da chi non è socio”.
Gran parte delle iniziative sono supportate anche dai volontari delle “sorelle” Avis… “Certamente sì, soprattutto a livello locale. Anche perché come Aido, a tutti i livelli, non dimentichiamo mai di ricordare che se mancassero sangue ed emocomponenti nessun tipo di trapianto, di organi, cellule staminali o tessuti potrebbe essere effettuato”. www.aidoveneto.it
Beppe Castellano
Protection4Kids, una giovane con tanti giovani, concretamente per i diritti umani
“Tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita a fare volontariato. È facile che ci si appassioni, scegliendo di dedicarvi del tempo. In qualunque contesto lo si faccia. Perché quello che si riceve è il doppio di quello che diamo”. A parlare è Annachiara Sarto, 26 anni, fondatrice e legal aid coordinator di Protection4Kids, con sede nel trevigiano. “La nostra realtà conta oggi 105 volontari e quasi la metà sono giovani. Ogni giorno, nella nostra sede e nel capannone ci sono almeno dieci persone che selezionano, dividono e impacchettano indumenti e generi di prima necessità, ma sono tante anche quelle che volontariamente ci danno una mano sul territorio e nelle nostre missioni internazionali come medici, avvocati, psicologi, comunicatori, insegnanti, autisti, animatori…Ogni volta che qualcuno si aggiunge alla nostra squadra è una gioia, ogni volta che chiediamo aiuto la grande risposta che arriva ci sorprende. Protection4Kids è nata da una mia esperienza personale in Nepal, nel 2019, per un tirocinio legale a Chhori, struttura anti tratta di Kathmandu che accoglie ragazze e donne vittime di sfruttamento, violenza di genere e tratta di esseri umani. In quel contesto ho appreso che più di 40 milioni di esseri umani sono vittime della tratta, le cui immagini e video vengono condivisi su siti pedopornografici all’interno del Deep Web”
Tornata in Italia, in Veneto, ha deciso di fare qualcosa per contrastare la violazione dei diritti umani e i reati transnazionali e contribuire al reinserimento delle vittime nella società. “Ho cercato di coinvolgere più persone possibili, soprattutto tramite i social che sono un mezzo formidabile per comunicare, se usati correttamente, e ho trovato una bellissima risposta. Tanto da allargare il raggio d’azione anche alla violenza di genere e al cyberbullismo. Oltre a far emergere le violenze, a dare supporto anche legale e psicologico a chi ne è vittima, ad aiutare da un punto di vista medico e con raccolte di cibo, indumenti, farmaci e giocattoli (che portiamo personalmente) chi vive nei campi profughi, realizziamo in diversi paesi del mondo progetti di salute, sport e scolastici per ragazzi e famiglie perché non rimangano vittime di sfruttamento”
Nel territorio locale veneto i volontari tengono incontri nelle scuole, partecipano ad eventi, raccolgono medicinali, vestiario e cibo e per primi sono entrati in una discoteca per prevenire la violenza di genere e contrastare la droga dello stupro con corrette informazioni e la distribuzione di un particolare copri bicchiere. www.protection4kids.com
Michela Rossato
Banco alimentare del Veneto: 185 volontari stabili oltre 15mila in campo in occasione delle collette
Riconoscibili dalla pettorina colorata, invitano i cittadini a donare qualcosa della propria spesa per chi è meno fortunato. Tutti insieme, nello stesso giorno, a migliaia presidiano i supermercati. Sono i volontari del Banco alimentare del Veneto Odv che ogni anno, insieme, promuovono la colletta alimentare di novembre. Una giornata incredibile che, se da un lato mostra la grande forza del volontariato, dall’altro trova la straordinaria generosità della popolazione: in un solo giorno viene raccolto il 10% delle entrate di prodotti di un anno. Il Banco Alimentare è nato in Italia nel 1989, ha 21 organizzazioni regionali Odv e raccoglie le eccedenze alimentari dalle aziende e dalle donazioni dei cittadini per ridistribuirle ad associazioni e organizzazioni partner che nel territorio regionale si oc cupano di assistenza e aiuto a famiglie e persone in difficoltà. Parliamo di quasi cinquecento realtà, tra Caritas, case famiglia, la San Vincenzo, associazioni di volontariato, parrocchiali… Il Banco Alimentare del Veneto Odv coinvolge anche la provincia di Mantova e a guidarlo è il direttore Massimiliano Mocellin, al quale abbiamo posto alcune domande.
Quanti volontari sono impegnati nel Banco Alimentare in Veneto?
volontario che tende a concentrarsi maggiormente nelle fasce d’età oltre i 50 anni.
Banco Alimentare del Veneto si basa principalmente sul lavoro dei volontari. Questi svolgono varie mansioni all’interno dell’organizzazione, sia nel magazzino che nei processi logistici. Inoltre, si occupano anche di compiti d’ufficio, assumendo ruoli amministrativi e/o gestionali.
Voi siete collegati a tante realtà di volontariato che operano sul territorio locale. Secondo lei cosa spinge tante persone a mettersi in gioco per il prossimo?
Sono 185 i volontari stabili. Per la giornata nazionale della Colletta Alimentare il numero dei volontari (e i giovani) aumenta moltissimo: l’edizione 2023 ha visto la partecipazione in Veneto di 14.383 volontari, superati i 15mila quest’anno.
Chi sono i vostri volontari?
La storia del Banco Alimentare del Veneto è il riflesso delle esperienze di tante persone. Ogni azione intrapresa trae forza dal contributo appassionato e competente di chi vi partecipa, siano essi volontari o dipendenti. Secondo il principio “Fare del bene agli altri arricchisce anche sé stessi”, il numero dei volontari evidenzia il valore della missione dell’associazione. Nel 2022, Banco Alimentare Veneto contava 214 volontari, che hanno dedicato complessivamente 59.064 ore di servizio. Nel 2023, il numero di volontari attivi è stato di 185, per un totale di 50.795 ore di attività. Durante l’anno, si sono aggiunte 20 nuove risorse al team di volontariato: 18 uomini e 2 donne, tutti sopra i 50 anni. 49 persone hanno concluso, invece, il loro percorso di volontariato, tutti con età superiore ai 50 anni. Gli uomini sono scesi da 146 nel 2022 a 142 nel 2023, le donne da 68 a 43. Nel biennio considerato, il quadro dei volontari presenta una maggiore diversificazione secondo la suddivisione per fasce d’età. I volontari sotto i 50 anni sono scesi da 42 nel 2022 a 37 nel 2023. La fascia d’età compresa tra i 50 e 60 anni ha registrato una riduzione da 96 a 87 persone, mentre quella tra i 60 e i 70 anni è passata da 46 a 39 volontari. Anche tra gli over 70 si è osservata una diminuzione, con i volontari che sono passati da 30 a 22. Questi dati evidenziano un profilo del
Quale potrebbe essere la spinta a impegnarsi e a non girarsi dall’altra parte?
In primo luogo, la solidarietà è un motore fondamentale. Molte persone, di fronte a difficoltà o ingiustizie sociali, sentono il bisogno di agire per contribuire a migliorare la vita degli altri. Questo è spesso un impulso umano di empatia, di riconoscere la sofferenza degli altri e di cercare di alleviarla, anche in piccola parte. In un mondo in cui le sfide sociali e ambientali sembrano essere in continuo aumento, l’idea di fare la differenza, anche con piccoli gesti, è una motivazione molto potente. In secondo luogo, c’è una forte componente di realizzazione personale. Il volontariato non è solo un atto di altruismo, ma anche un’opportunità di crescita per chi si impegna. Aiuta a sviluppare competenze pratiche, a entrare in contatto con altre persone e a vivere esperienze che arricchiscono sia sul piano emotivo che professionale. Molti volontari raccontano che l’esperienza li ha cambiati in modo profondo, offrendo loro una nuova prospettiva sulla vita. Un altro aspetto importante è il senso di comunità. Quando si entra in un progetto di volontariato, ci si sente parte di un gruppo che lavora insieme per un obiettivo comune. Questo senso di appartenenza e l’idea di contribuire a qualcosa che va oltre il proprio interesse personale sono fortemente motivanti. Inoltre, il volontariato può rappresentare un modo per entrare in contatto con persone che condividono valori simili, creando legami di amicizia e supporto reciproco.
Infine, non possiamo dimenticare l’importanza della testimonianza diretta. Molte volte, le persone sono spinte a impegnarsi dopo aver visto da vicino le difficoltà o le ingiustizie che affliggono determinate persone o comunità. La consapevolezza diretta di una problematica spesso non lascia indifferenti e spinge ad agire per non restare a guardare.
In base alla sua esperienza, dove sta andando il volontariato?
In base alla mia esperienza e a quanto emerge dai trend attuali, il volontariato sta attraversando una fase di trasformazione, spinta sia dalle sfide globali che dai cambiamenti culturali e sociali. In particolare, penso che ci siano diversi fattori che influenzeranno l’andamento del volontariato nel fu-
turo. Oggi, il volontariato non è più solo quello tradizionale, in cui si offre tempo fisico a un’organizzazione o a una causa. La digitalizzazione ha aperto nuove possibilità per chi desidera contribuire, anche a distanza. Volontariato online, attivismo sui social media e progetti collaborativi sono ormai una realtà consolidata. Le nuove generazioni, particolarmente quelle più giovani, sono molto inclini ad adattarsi a questi nuovi modelli di partecipazione, che richiedono magari meno tempo ma che possono comunque avere un impatto significativo. Non basta più offrire tempo, ma è necessario che l’impegno sia mirato, strategico e orientato al cambiamento reale. Le nuove generazioni sono molto sensibili a questo aspetto: vogliono che le loro azioni abbiano un impatto concreto. A tal propo sito, vediamo un aumento del volontariato legato a tematiche urgenti come la sostenibilità ambientale, i diritti civili, e la giustizia sociale, aree in cui le nuove generazioni si dimostrano molto attive.
In prospettiva futura, crede che resisterà, aumenterà o calerà l’impegno, in particolare delle nuove generazioni?
Riguardo al futuro del volontariato, credo che, sebbene possa esserci una certa fles sione nel volontariato “tradizionale”, l’impegno delle nuove generazioni non calerà. Al contrario, sono convinto che continueranno a esserci forti motivazioni, sebbene possano essere manifestate in modi differenti rispetto alle generazioni precedenti. I giovani, infatti, sono molto più attenti alle cause globali e interconnesse, come la lotta al cambiamento climatico, la giustizia sociale e la difesa dei diritti umani, e sono sempre più pronti a impegnarsi per cambiamenti significativi, anche se a volte con modalità che sfidano le forme di volontariato tradizionale. Le nuove generazioni hanno, infatti, una visione più dinamica e meno legata alle strutture formali delle organizzazioni di volontariato, ma questo non significa che non siano pronte a investire tempo ed energie per ciò in cui credono. Anzi, il loro impegno si sta orientando
sempre più verso forme di attivismo diretto, l’uso dei social media per sensibilizzare e organizzare eventi, e la creazione di movimenti spontanei per il cambiamento sociale.
Cosa si può fare e possiamo fare tutti per coinvolgere di più la popolazione?
È importante puntare su diversi aspetti che possano attrarre e motivare sia chi già è sensibile a tematiche sociali, sia chi ancora non ha avuto un’esperienza diretta di volontariato. Spesso le persone non si rendono conto della portata del problema della povertà alimentare e di come anche piccoli gesti possano fare una grande differenza. È fondamentale informare e sensibilizzare la comunità sulla realtà del Banco Alimentare e sull’importanza delle donazioni alimentari. Possiamo farlo attraverso campagne informative, con storie concrete di chi beneficia dell’aiuto, testimonianze di chi lavora nel Banco e dati che mostrano la crescente domanda di aiuti. Utilizzare i social media, il sito web e i canali di comunicazione locali per raccontare storie autentiche può essere un modo potente per rendere la causa più vicina e comprensibile a tutti. Le giornate di raccolta alimentare sono occasioni perfette per attirare l’attenzione di una vasta fascia di popolazione. Si raccoglie cibo, ma si crea anche anche un’atmosfera di partecipazione collettiva. Quando le persone vedono gli altri agire e partecipare, sono più propense a unirsi. Molti potenziali volontari potrebbero sentirsi scoraggiati se pensano che l’impegno richieda troppo tempo. È quindi fondamentale offrire opzioni flessibili che permettano di partecipare anche per periodi brevi o occasionali. Ad esempio, potrebbero essere organizzati turni di volontariato di poche ore e/o serali, in modo da non gravare sulle persone che magari hanno orari di lavoro complessi o altri impegni.
Michela Rossato
Un anno intenso per i giovani di Avis Veneto, fra momenti di sport, amicizia, approfondimento e formazione associativa
Non solo Avisiadi. Il 2024 è stato un anno di forte impegno per il Gruppo Giovani di Avis regionale Veneto. Oltre all’organizzazione dell’evento estivo, che ha riscosso un grande successo, Avis Giovani è stata invitata al Villaggio Coldiretti, allestito a Venezia a fine giugno. La manifestazione ha affrontato i temi attuali della sana alimentazione, della crisi energetica e del cambiamento climatico, alla presenza di molti esponenti istituzionali e migliaia di visitatori. Il referente Avis Giovani Mattia Peron ha partecipato all’incontro “I giovani progettano sinergie” con i giovani di Coldiretti, Croce Rossa Italiana, Vigili del Fuoco, Protezione civile e ITS Agroalimentare. “Divisi in gruppi di lavoro, abbiamo ideato dei progetti di sinergia tra le diverse realtà presenti e Coldiretti – spiega Peron - partendo dai valori comuni come, nel caso di Avis e donatori, la sana e corretta alimentazione”. Un gruppo di altri giovani avisini è stato impegnato nella promozione alla donazione, dando informazioni ai visitatori e distribuendo gadget. Il 20 e 21 luglio tre giovani avisini veneti hanno partecipato, assieme ad altri provenienti da tutta Italia, ad “Hack the Map”, l’Hackathon organizzato dalla Consulta Nazionale Avis Giovani. I partecipanti tra i 18 ai 35 anni sono stati divisi in gruppi e stimolati alla riflessione e alla creatività. Lo scopo dell’Hackathon era sviluppare un progetto collegato al tema del benessere e della salute mentale, considerando diversi punti di vista: dal benessere emotivo, trattando anche gli aspetti emozionali della donazione di sangue e plasma, a quello mentale e relazionale, approfondendo gli stili di vita corretti e un concetto di wellness inclusivo e accessibile a tutti. “Per la creazione e lo sviluppo del progetto, principalmente un Project Plan e un Pitch – spiegano i partecipanti - avevamo a disposizione cinque mini laboratori che parlavano dei servizi di Intelligenza Artificiale per la creazione di informazioni, immagini e di raccolta delle idee (ChatGPT, Gemini, Canva, tra i più famosi) - Pensiero strategico (scopo, raggiungimento degli obiettivi e target clienti) - Sostenibilità Progettuale (Finanza) - Progetti
Europei - Pitch. I temi discussi sono stati la collaborazione interassociativa Avis – Unobravo – Animenta per raggiungere un bacino maggiore di persone sui posti di lavoro dove parlare del problema del burnout (la condizione di eccessivo stress accumulato sul luogo di lavoro, le malattie croniche, le ansie e le fobie sociali per il futuro, l’Hikikomori, l’isolamento sociale” L’idea vincitrice è stata “Spazio Sicuro” che punta a realizzare nelle sedi Avis locali un punto di ritrovo, confronto e supporto psicologico, per ritrovare il contatto umano. A Bologna, il 12 e 13 ottobre, i giovani della Consulta Avis regionale hanno partecipato alla Consulta nazionale e, in numero più nutrito (una quindicina dal Veneto), al meeting Donazione ed Europa: associazioni, istituzioni e pazienti a confronto. La due giorni ha avuto l’obiettivo di allargare lo sguardo oltre i confini italiani, delineando ciò che succede e contraddistingue i 27 Paesi dell’area UE. Il filo conduttore è stato il dibattito e l’attenzione sulla visione europea dell’obiettivo futuro delle varie associazioni del dono del sangue, nei suoi valori: periodicità, gratuità, volontarietà ..., correlandola con l’impegno che ogni giovane può dare ad Avis e alle altre realtà sul territorio italiano ed europeo. “Significativo il momento in cui, divisi in gruppi, abbiamo creato la nostra bandiera dei valori associativi (solidarietà, diritti, unione, altruismo...), disposti come nell’aula della Commissione Europea (in italiano ed in inglese) suddivisi in partiti, stati, argomenti di discussione ed in vari sottogruppi di lavoro per scrivere una proposta di legge da approvare o meno per un’eventuale promulgazione se non in Europa, almeno all’interno di ciascuna Avis” Ultimo appuntamento dei giovani avisini veneti è stato il forum “Avisini next gen: giovani protagonisti del futuro associativo” a Pieve di Cadore (BL) il 7 e 8 dicembre. Finalità creare e rinforzare i legami all’interno della comunità avisina più giovane, divertendosi, ma vivendo anche momenti di formazione e approfondimento dei valori associativi.
Michela Rossato
Il Progetto Scuola regionale evidenzia numeri incoraggianti per il periodo settembre-novembre
È ripartito, a settembre, il Progetto Scuola di Avis regionale Veneto che coinvolge, come sempre da 20 anni a questa parte, moltissime scuole di ogni ordine e grado della regione. Dopo il calo fisiologico dello scorso anno i primi dati, che pubblichiamo nelle due tabelle, evidenziano come si sia ripartiti bene. Finora la provincia che ha registrato ancora una volta più interventi, grazie alla ventina di operatori opportunamente formati affiancati da volontari Avis delle sedi locali, è Treviso. Incrementi, riferendoci a poco più di un mese e mezzo, si sono registrati a Vicenza, Verona, Padova e Belluno. In calo invece Venezia con Rovigo. Ma si tratta, appunto, di dati di “partenza”. L’anno scolastico è ancora lungo. Soddisfatto il segretario di Avis Veneto, Cesare Meggiolaro, che è referente in Esecutivo per il Progetto Scuola.
“I dati di inizio anno scolastico 2024-2025 sono molto incoraggianti - dice Meggiolaro - fanno segnare un aumento in
Provincia 2023/2024 2024/2025
confronto allo stesso periodo dell’anno scolastico appena concluso. Il costante impegno di tutte le persone che gravitano attorno al progetto scuola regionale continua a dare i suoi frutti e questo si rassicura per il proseguo dell’anno. Ci sono state modifiche, cambiamenti ed eliminazioni di alcune attività, ma anche di formazione per altre - aggiunge Meggiolaro - per migliorare sempre più la nostra proposta formativa nelle scuole. Come negli anni precedenti sono previsti incontri di formazione/informazione per i volontari che affiancano gli operatori scuola nelle varie attività. Anche per i docenti è stato messo in campo un programma di informazione per far conoscere il perché e il come Avis opera nelle scuole. Questo nell’intento di diffondere la cultura del dono e della cittadinanza attiva in senso sempre più ampio”.
Interventi già programmati nelle scuole di ogni ordine e grado. Settembre-15 novembre, rispetto a stesso periodo anno scolastico precedente.
Settembre-15 novembre, rispetto al totale dell’anno scolastico 2023/24. Provincia 2023/2024 2024/2025
Il Progetto Scuola, esperienze dal territorio per richiamare le giovani generazioni al dono
Da alcuni anni, aderendo al Progetto Scuola Regionale, siamo presenti con i nostri operatori Avis in tutti gli ordini scolastici, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado dell’Opitergino. Bambini e ragazzi apprezzano i nostri interventi, e un grazie va alle insegnanti che collaborano per coinvolgerli attivamente. Ci rivolgiamo ai piccoli studenti fino alla secondaria di primo grado con attività ludico/illustrative sull’impegno dell’Avis, per far conoscere loro il mondo del volontariato, oltre ad invitarli a raccontare ai genitori l’attività svolta in classe, sperando di raccogliere qualche adesione fra gli adulti. Nelle scuole secondarie di secondo grado, in particolar modo nelle classi quinte dove gli studenti sono tutti maggiorenni, agiamo anche per raccogliere promesse di iscrizione all’Associazione. Nel nostro
comprensorio, anche grazie alla disponibilità dell’insegnante Marina Verso dell’istituto tecnico Sansovino, siamo riusciti a organizzare diverse mattinate per le visite di idoneità al centro trasfusionale di Oderzo. Durante l’anno scolastico 2023/24 gli studenti aderenti sono stati 35 di cui una quindicina idonei che hanno già fatto la prima donazione, con nostra grande soddisfazione. Altri, per vari motivi, sono stati invitati a ripresentarsi in tempi successivi. Per l’anno scolastico in corso siamo costantemente al lavoro per confermare le adesioni, ampliare gli istituti aderenti e cercare di migliorare sempre, operando insieme a insegnanti collaborativi e studenti motivati ad accogliere l’appello di diventare donatori. Giovanni Buoro | referente gruppo scuola comprensorio
Beppe Castellano
Green Blood, il progetto di Avis Veneto e Legambiente con 500 ragazzi ambasciatori del dono e dell’ambiente
Seminare i valori dell’attenzione al dono e alla salvaguardia ambientale per far germogliare una comunità responsabile. Il progetto Green Blood sta prendendo forma attraverso laboratori e incontri che coinvolgono 500 studenti e studentesse, tra i 14 e i 17 anni, i quali frequentano gli Istituti Paritari Filippin di Pieve del Grappa, e le sedi Enaip di Padova, Dolo, Vicenza, Verona e Rovigo.
“Come Avis Regionale del Veneto, in qualità di capofila, consideriamo il progetto Green Blood come profondamente in linea con il nostro operato, e siamo felici di avere la partnership di Le-
gambiente Veneto. Mai come oggi, infatti, dobbiamo declinare nel concreto la necessità di custodire la salubrità dell’ambiente per preservare anche la nostra salute di cittadini e cittadine, nonché di donatori e donatrici. Parlare di questi temi ai ragazzi è un modo per trasmettere il messaggio anche alle loro famiglie, grazie al sostegno di docenti ed educatori. Attraverso la formazione e l’insegnamento viene gettata una base di speranza per il futuro”, sottolinea Vanda Pradal, presidente Avis Regionale del Veneto.
In programma ci sono oltre ottanta iniziative, tra laboratori, incontri in presenza e seminari online. “Le sfide ambientali e sociali richiedono una visione ampia e sistemica perché ogni singola azione può avere impatti molteplici su questioni apparentemente distinte - come ambiente, salute, economia e welfare - ma in realtà fortemente interconnesse» dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto «con il progetto Green Blood vogliamo sensibilizzare le giovani generazioni sull’importanza dei piccoli gesti quotidiani di cura e rispetto verso l’ambiente, se stessi e gli altri, fornendo strumenti per comprendere la complessità del sistema ecologico e sociale in cui viviamo”. Valentina Calzavara
Progetti di sensibilizzazione al dono: opportunità per azioni virtuose per il benessere di volontari e comunità
Dalla promozione dei sani stili di vita all’attenzione verso l’ambiente, passando per le testimonianze del dono e di chi lo ha ricevuto. Avis Regionale del Veneto è fortemente impegnata nella ricerca e nella realizzazione di progetti di sensibilizzazione alla donazione e al volontariato. Si tratta di opportunità che, accanto all’impegno fattivo della nostra associazione nella ricerca di bandi, godono della fiducia che ci viene accordata dalle istituzioni che sostengono tali iniziative, considerandole un investimento rilevante per rispondere ai bisogni della comunità e promuovere buone pratiche. Nel novero dei partner possiamo citare le aziende sanitarie, l’Anci, l’Università di Padova, numerose associazioni di volontariato, quali Aido e Admo; tra gli enti finanziatori la Regione Veneto e il Consiglio dei ministri (Dipartimento delle Politiche della famiglia). Tra i progetti che ci hanno visto capofila possiamo citare “Io valgo 3” per la promozione della salute; le due edizioni di “All of me” per diffondere la cultura del dono di sé attraverso lo strumento del cortometraggio, prima adoperato per raccogliere delle video-testimonianze, e in un secondo momento utilizzato per creare delle piccole sceneggiature che sono approdate al Lago Film Fest ed anche alla Mostra del Cinema di Venezia, con grande soddisfazione per tutti noi. Forte è anche l’attenzione alle giovani generazioni: come Avis Veneto abbiamo portato in classe la realtà virtuale abbinata all’educazione alla salute attraverso il progetto “R.I.S.E” ideato dal Ministero del Lavoro e Politiche sociali con capofila Avis Nazionale; mentre per l’iniziativa “B.e.s.t. Choice”, che abbiamo ereditato, ne stiamo seguendo la rendicontazione. Tra le novità, il progetto “Green Blood” che, grazie al recente sblocco dei finanziamenti previsti, è potuto partire. Al fianco di Legambiente Veneto siamo capofila di questa iniziativa che punta a creare percorsi di cittadinanza attiva grazie alla collaborazione con gli Istituti Filippin di Pieve del Grappa, Enaip Veneto e Avis Provinciali. Il bilancio complessivo è molto positivo, sia in termini di formazione e informazione alla cittadinanza, sia per la visibilità che ne deriva per la nostra associazione. Non meno importanti, le sinergie tra noi e le istituzioni, per un terzo settore sempre più rispondente alla comunità. Non da ultimo, un sentito grazie va a dipendenti e collaboratori per l’ottimo lavoro svolto. Luciano Damelico | Referente ai progetti di Avis Regionale Veneto
Siglata l’intesa tra Avis e Anci, ora l’invito a tutti i sindaci del Veneto a donare il sangue
I 560 Comuni del Veneto abbracciano Avis e si uniscono per la promozione del dono, del volontariato e della prevenzione. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra Avis e Anci Veneto, l’Associazione Regionale dei Comuni guidata da Mario Conte. Il cuore dell’accordo prevede infatti che le due associazioni collaborino tra di loro per dare massima diffusione ai valori che guidano l’attività di Avis Veneto, così da garantire la continuità della donazione di sangue e plasma attraverso nuovi donatori e donatrici, indispensabili per garantire l’autosufficienza. Grazie alla partecipazione degli enti locali, la promozione sarà resa ancor più capillare e mirata a stimolare i cittadini e le cittadine con azioni di coinvolgimento e cittadinanza attiva. Una speciale attenzione verrà rivolta, in particolare modo, ai giovani, grazie alle iniziative degli Informagiovani del Veneto e ad altri organismi di riferimento. Una rete che potrà condividere i contenuti del Protocollo per stimolare la conoscenza della donazione come opportunità, contribuendo a costruire una comunità sempre più attenta, partecipe, solidale e capace di instaurare una concreta collaborazione tra le generazioni. «Grazie ad Anci Veneto per questa significativa disponibilità, poiché rafforza le relazioni che la nostra associazione ha già in essere
Partita del dono, allo stadio “Tenni” di Treviso trionfa la solidarietà
La coppa dei campioni è andata all’Ulss 2 Marca Trevigiana, al secondo posto la Virgo Fidelis; il bronzo per Avis e Aido; mentre il premio Fair Play, assegnato dalla terna arbitrale, è andato al team dei giornalisti TV Pressing per la sportività in campo. Ma a vincere in assoluto è stata la solidarietà in occasione della “Partita del dono” giocata allo stadio “Omobono Tenni” di Treviso a settembre.
Il quadrangolare, promosso da Avis e Aido della provincia di Treviso, è stato concepito per sensibilizzare la cittadinanza sul valore della donazione di sangue, plasma, organi, tessuti e cellule.
Forte il tifo per le quattro squadre in campo, salutate dall’ex attaccante Aldo Serena e dal sindaco di Treviso, Mario Conte.
con le amministrazioni comunali, contribuendo a diffondere ancor di più la cultura della prevenzione» sottolinea Vanda Pradal, presidente di Avis Veneto. Durante la conferenza di presentazione del protocollo, il sindaco Conte si è rivolto direttamente ai colleghi sindaci: «Avis lavora da sempre a stretto contatto con i Comuni e ora tutti i Comuni del Veneto si impegneranno ancora di più a diffondere il valore del dono, tramite i propri Progetti Giovani e non solo. Siamo certi che grazie alla collaborazione tra Avis e Anci Veneto riusciremo ad aumentare ancor di più la platea di donatori e donatrici. Per questo, rinnovo l’invito a tutti i sindaci del Veneto a donare il sangue, mi impegnerò per organizzare delle giornate dedicate nelle singole province».
Valentina Calzavara
“Il volontariato in tutte le sue declinazioni è un’azione plurale e rivolta alla comunità. Non possiamo che ringraziare tutte le squadre partecipanti, l’Amministrazione Comunale per il sostegno, e Treviso Calcio FBC per la disponibilità nel creare un’occasione sportiva e solidale allo stesso tempo”, commenta Stefano Pontello, presidente di Avis Provinciale Treviso. Il sindaco Conte ha invece voluto rimarcare il valore dell’evento: “Il linguaggio universale dello sport lancia un messaggio importante: donare significa restituire, salvare vite, dimostrare attenzione. Essere riuniti tutti insieme: istituzioni, media, forze dell’ordine e operatori della sanità, serve a incoraggiare chi non l’avesse ancora fatto a recarsi al punto Avis più vicino per diventare donatore”
Si unisce all’appello al dono Angelo Tronchin presidente Aido: “Abbracciamo a tutto tondo la donazione che comprende anche organi, tessuti e cellule. Se pensiamo alle donazioni del sangue e degli organi, dobbiamo considerare che spesso esse si integrano a vicenda, per il bene del paziente ricevente. Ogni trapianto implica infatti l’impiego delle trasfusioni di sangue, creando un circuito virtuoso”
Gesti silenziosi che per “fare notizia” possono beneficiare dell’attenzione e della sensibilità dei mass media. Conclude Tiziano Graziottin, presidente di Tv Pressing: “Noi giornalisti ci siamo sempre per diffondere e promuovere la cultura della donazione”
V.C.
Numeri, attività e progetti di Avis regionale nel Bilancio Sociale 2023
Dato il successo del 2022, è stata riproposta la formula del pieghevole per presentare i numeri, le attività e i progetti di Avis regionale nell’anno 2023. Il nuovo Bilancio sociale presenta numerose infografiche che ne fanno una sintesi accattivante della versione completa, disponibile online tramite un click dal proprio cellulare sul qrcode e/o sul sito www.avisveneto.it alla sezione Chi siamo-Bilancio sociale. Viene mandato via email a tutte le sedi Avis comunali e provinciali del Veneto, alle aziende ospedaliere e
sanitarie, agli Enti locali e alle altre associazioni del dono, e condiviso sui social.
“Il Bilancio Sociale viene annualmente redatto per fornire una visione chiara e trasparente di chi è Avis Veneto, delle sue attività e dei risultati ottenuti. Questa trasparenza è un valore fondamentale per noi e rappresenta la base del nostro impegno nel volontariato - afferma la presidente di Avis regionale Vanda Pradal - Il pieghevole, insieme alla versione online più dettagliata, illustra la nostra identità, le nostre iniziative e il modo in cui abbiamo risposto alle necessità di sangue e plasma. Viene evidenziato il numero di donatori e donatrici, ai quali esprimiamo la nostra sincera gratitudine. Si analizza anche l’impatto che il loro nobile gesto di generosità ha sulla società e si spiega come avvengano le richieste di donazione”
Il Bilancio sociale è stato curato dal Gruppo di Lavoro dedicato, con la supervisione del dott. Roberto Palladini, esperto di economia non profit e resa possibile dalla collaborazione delle Avis provinciali.
Michela Rossato
I giovani triveneti del Servizio civile
2024/25 in “formazione” in Avis regionale
È iniziato il 5 settembre, l’anno di servizio civile in Avis Veneto con il progetto, condiviso con Admo, “SCUola di Dono nel Nord”. Nella nostra regione, i giovani che hanno scelto di vivere questa esperienza sono una decina. Hanno preso servizio nelle diverse sedi Avis comunali e provinciali accreditate. L’impegno, per loro, è di 25 ore a settimana, distribuite su cinque giorni, per un totale di 1145 ore da svolgere in un anno. Sono previste 32 ore di formazione generale sul Servizio civile e 72 di formazione specifica sulle attività di Avis.
Il percorso formativo viene erogato principalmente da Avis re-
gionale Veneto ed è in parte frequentato anche dai giovani in servizio presso le sedi Avis e Admo di Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Le attività previste dal progetto spaziano dalla promozione della donazione alla comunicazione, alle iniziative nelle scuole e nelle Università, dall’attività di segreteria alla chiamata e all’accoglienza dei donatori, in base alle esigenze delle singole realtà associative.
Michela Rossato
Grazie a Fondazione TES e Avis provinciale, ricerca di portata internazionale sviluppata a Treviso
Le cellule del sangue, il sistema immunitario e la risposta dell’organismo al Covid. I risultati del progetto Rhapsody interessano la comunità scientifica internazionale.
La risposta del sistema immunitario studiata attraverso le cellule del sangue, grazie ad un progetto di ricerca scientifica che ha preso forma nel pieno della pandemia di COVID-19 con l’impiego di uno strumento innovativo, chiamato “BD Rhapsody”, acquistato grazie al sostegno economico di Fondazione TES e Avis Provinciale Treviso. La ricerca - sviluppata dalla Medicina Trasfusionale dell’ospedale di Treviso, diretta dalla dottoressa Arianna Veronesi, in collaborazione con l’Istituto di Anatomia Umana, sotto la supervisione del professor Andrea Porzionato – si è proposta di studiare le caratteristiche delle cellule del sangue che sono responsabili dell’immunità innata, cioè la prima linea di difesa del nostro organismo che
produce gli anticorpi contro i patogeni responsabili delle infezioni. In particolare, il gruppo di lavoro si è soffermato sul comportamento dei linfociti Natural Killer (NK) che sono in grado di identificare ed eliminare gli agenti patogeni.
I promettenti risultati sono stati recentemente pubblicati su una rivista scientifica internazionale, riconoscendo l’importanza di quanto scoperto per tutta la comunità scientifica. Grazie allo strumento BD Rhapsody, è stato possibile studiare contemporaneamente sia le proteine di superficie, che l’insieme dei geni espressi da linfociti NK isolati dal sangue di 3 gruppi di pazienti: soggetti sani che non avevano mai avuto il COVID-19, soggetti che avevano contratto il Coronavirus (guariti al momento del prelievo), soggetti che erano stati vaccinati contro il virus Sars-CoV-2. I risultati ottenuti dallo studio hanno messo in evidenza che le cellule NK dei soggetti che avevano contratto la malattia e di quelli vaccinati esprimevano dei geni e delle proteine che dimostravano una certa attivazione della popolazione di linfociti. Al contrario, le cellule NK dei soggetti sani si trovavano in uno stato di “riposo”.
Evidenzia la ricercatrice dell’Università degli Studi di Padova, Silvia Barbon: “Questi risultati sono significativi perché rappresentano il primo studio di cellule NK da pazienti COVID-19 tramite tecnologia Rhapsody e dimostrano la possibilità di identificare biomarcatori chiave nella risposta dell’individuo all’infezione di Sars-CoV-2 o alla re-infezione, i quali potrebbero essere utili per la gestione della malattia dal punto di vista clinico e diagnostico”
Avis Regionale e le Provinciali, al fianco delle Comunali per gli adempimenti
Di fronte alla mole crescente di adempimenti burocratici, che rischiano di scoraggiare l’operato associativo, Avis Regionale insieme a tutte le Avis Provinciali, è a disposizione per fornire un servizio di supporto, condividendo indicazioni, suggerimenti e risposte che possono essere utili alla semplificazione e quindi al superamento dei cavilli burocratici che talvolta rendono più complicato l’impegno associativo. Per tutte le Avis Comunali che avessero bisogno di una consulenza nell’ambito amministrativo e normativo, basterà quindi contattare la Regionale o la Provinciale di riferimento per condividere le necessità e le istanze, unendo le forze per reperire insieme le linee di indirizzo che potranno essere utili alla risoluzione del problema. Inoltre, in base alle esigenze, ci si potrà avvalere di indicazioni dedicate al coordinamento, monitoraggio delle attività, tutela, ma anche richiedere e ottenere supporto in termini di rappresentanza e promozione associativa.
“Lo scopo è di operare in sinergia, andando in un’unica direzione, favorendo il raggiungimento degli obiettivi comuni che, come Avis, ci siamo prefissati. Per riuscirci è fondamentale agire anche sulla semplificazione delle incombenze burocratiche, di modo da superare le criticità e potersi quindi concentrare sul fulcro associativo, rappresentato dall’attività di volontariato con il dono del sangue e del plasma”, afferma Vanda Pradal, presidente di Avis Regionale del Veneto, che invita alla collaborazione reciproca all’interno di Avis. Conclude la presidente: “Siamo quindi a disposizione per rispondere e facilitare i processi che un’associazione come la nostra richiede. Anche questo tipo di attenzione contribuisce alla crescita della dimensione associativa, che si alimenta della realizzazione di rapporti costruttivi e collaborazioni sinergiche con i soggetti istituzionali, pubblici, privati” www.avisveneto.it
Valentina Calzavara
Valentina Calzavara
Nuove sfide del Volontariato e dinamiche di gruppo, una serie di incontri fra Avis Veneto e Piemonte
Il mettersi in gioco, l’analisi delle dinamiche che si possono sviluppare all’interno di un gruppo associativo e le nuove sfide per chi sceglie il volontariato sono stati al centro del corso di formazione organizzato da Avis regionale Veneto e Avis Piemonte, con i propri Gruppi Giovani. Si è snodato in tre webinar il 30 maggio, il 12 giugno e il 19 settembre, con incontro residenziale finale il 28 e 29 settembre agli Istituti Filippin di Pieve del Grappa (Tv). Titolo del ciclo di incontri di formazione era “Avis: la responsabilità dell’impegno e della condivisione. Aver cura delle relazioni interpersonali e della complessità organizzativa nella quale s’intrecciano”. A guidare la settantina di partecipanti alla due giorni in presenza è stato un team di esperti, docenti/formatori dello Iusve, l’Istituto Universitario salesiano di Venezia. Sabato 28 settembre si sono tenute le relazioni su “Persone e organizzazioni di volontariato nella ragnatela della complessità” del prof. Alberto Felice De Toni e su “I conflitti come risorsa nelle organizzazioni” della prof.ssa Luisa Perotti, seguite nel pomeriggio e la domenica mattina da sei workshop. Temi affrontati, in modo molto originale e con l’aiuto di giochi, sono stati la promozione delle comunità solidali (prof. Benedetta Talon), il coinvolgimento delle nuove generazioni (Luisa Perotti), la gestione del conflitto (Federico Battaglini), il leader e il suo fare la differenza nei gruppi e nelle associazioni (Emad Samir Matta), il prendere le decisioni insieme e il so-stare in Avis affrontando le sfide del volontariato e dell’innovazione (Sonia Marcon). Ad introdurre e coordinare i lavori è stato il dott. Carlo Donadel. Particolarmente soddisfatta di quanto emerso dall’evento è la presidente di Avis Veneto Vanda Pradal, che assieme al presidente di Avis Piemonte ha chiuso il corso con alcune riflessioni. “La due giorni di formazione a Pieve del Grappa, che ha rispecchiato nelle modalità quelle degli anni scorsi, ha avuto per l’edizione 2024 un valore aggiunto: la presenza degli amici piemontesi – dichiara - Grazie al gemellaggio tra le due Avis regionali, è stato possibile organizzare un momento di confronto, di riflessione sui comuni valori del volontariato e consolidare una bella amicizia. Creare occasioni come questa, impegnarsi insieme nei lavori di gruppo, guidati da esperti di psicologia, è stata un’esperienza
di grande arricchimento”. Esperienza significativasia per chi in Avis c’è già da tempo, sia per chi vi si è avvicinato da poco.
“La presenza di volontari di tutte le età, con una buona percentuale di giovani, ha permesso un’interazione tra generazioni diverse – continua la presidente Pradal – a dimostrare che il dialogo e la collaborazione sono possibili quando l’obiettivo è lo stesso. Spero che iniziative come questa servano da collante tra passato, presente e futuro”
E che la due giorni sia solo l’inizio di una bella collaborazione se lo augura anche il presidente di Avis regionale Piemonte, Luca Vannelli. “I gemellaggi dovrebbero servire proprio a questo, a creare sinergie e confronti costruttivi tra realtà diverse, ad arricchirci l’un l’altro con esperienze nuove – dichiara – il gemellaggio è come un contenitore vuoto che va riempito di significati, e direi che abbiamo cominciato a riempirlo molto bene. Impeccabile l’organizzazione, interessanti gli argomenti affrontati, ma soprattutto molto coinvolgente la modalità, con relazioni in plenaria e workshop che portano ad interagire tra loro volontari di regioni ed età diverse. Mi auguro che l’esperienza, con questa formula, possa essere replicata in Piemonte, per dare la possibilità anche a tanti nostri volontari di viverla”.
Michela Rossato
Il Tempio del donatore sarà protagonista del Giubileo 2025 con l’omaggio dei pellegrini al Crocifisso
Il 2025 sarà un anno memorabile per il Tempio Internazionale del Donatore a Pianezze di Valdobbiadene. Il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, ha indicato il Tempio come luogo di preghiera per il Giubileo. Ci si prepara così a un avvenimento importante, che richiamerà pellegrini provenienti dalla diocesi padovana, competente per territorio, ma anche visitatori da ogni altra parte d’Italia e non solo, dando loro l’opportunità di approfondire il valore del dono, come segno di altruismo, responsabilità, solidarietà e attenzione verso il prossimo. “Pellegrini di speranza” è infatti il motto scelto per l’anno giubilare, ispirato dalle parole di Papa Francesco: «Ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto». Ad accogliere quanti arriveranno alle pendici del monte Cesen per un momento di raccoglimento e preghiera al Tempio, contemplando l’area Patrimonio Unesco, ci sarà la chiesa “monumento universale del dono” e il crocifisso ligneo del Quattrocento in essa ospitato.
“Un’opera di straordinario valore storico e simbolico che è stata da poco restaurata e restituita alla comunità” sottolinea Gino Foffano, presidente dell’Odv Tempio. A sugellare il ritorno a casa del crocifisso, lo scorso settembre, la presentazione di
una pubblicazione dedicata alla sua storia che è stata illustrata dai curatori durante la festa di Avis Provinciale Treviso con la partecipazione dell’esecutivo di Avis Nazionale. Il testo - firmato dal professor Luca Mor, tra i massimi esperti di manufatti lignei medievali, in particolare crocifissi; e dalla restauratrice e storica dell’arte Valentina Piovan - conferma che l’opera costituisce una delle più rappresentative testimonianze di crocifisso della prima metà del Quattrocento nel territorio della Marca Trevigiana. “L’intaglio quasi sorprendente” rilevano gli esperti “oltre al valore del suo intenso naturalismo e a un’armonia formale ritrovata, costituisce una preziosa aggiunta al catalogo della produzione plastica in legno di cultura veneziana”. Non c’è opera più adatta a testimoniare la valenza del posto.
“Il Cristo costituisce un monito carico di significato e di speranza per il futuro. Per tutta la durata della Prima Guerra Mondiale, si narra che il crocifisso venne conservato in una piccola chiesetta lungo la linea del Piave, dove venivano riuniti i corpi dei soldati uccisi in battaglia al fronte. Con la sua presenza eloquente e silenziosa, l’opera esorta a fermare l’inutile spargimento di sangue, violenze e sofferenze di tutte le guerre”, sottolinea il presidente Foffano.
Giusto accanto alla porta d’ingresso il Crocifisso dà il benvenuto a quanti arrivano, ma sarà possibile anche approfondire la storia del luogo attraverso una visita guidata e guardando il documentario dedicato al Tempio che ripercorre dagli albori ai giorni nostri l’impresa di costruzione dell’edificio nel 1962, i suoi protagonisti, le simbologie architettoniche che lo caratterizzano, il patrimonio di opere d’arte che lo compongono, frutto della generosità di donatori e donatrici d’Italia. Per richiedere una visita guidata al Tempio: 0422405088 oppure 3349256336 o tempiodonatore@gmail.com
Valentina Calzavara
L’ultima domenica di ottobre sarà dedicata alla memoria degli avisini defunti
Rendere omaggio al merito e alla memoria dei donatori e delle donatrici defunti che hanno fatto parte di Avis, con questo intento è stata istituita la “Messa di suffragio” che verrà celebrata ogni anno nell’ultima domenica del mese di ottobre. Ad accogliere questo momento collettivo di raccoglimento e preghiera sarà il Tempio Internazionale del Donatore a Pianezze di Valdobbiadene. “Abbiamo desiderato fissare un momento nel corso dell’anno per ritrovarci e per ricordare le persone a noi care che hanno fatto parte della nostra associazione. Celebrarle con una messa nell’ultima domenica del mese di ottobre risponde alla volontà di fermarci per dedicare un pensiero di gratitudine verso tutti coloro che hanno elargito tempo e impegno nel promuovere il dono di sangue e plasma”, evidenzia Vanda Pradal, presidente di Avis Regionale del
Veneto. “Non è stata casuale neppure la scelta del luogo che ospiterà la santa messa: il Tempio Internazionale del Donatore, che ormai da quarantacinque anni è il riferimento tangibile della sacralità del dono”, aggiunge Pradal. Durante la prima celebrazione di suffragio al Tempio, il 27 ottobre scorso, è stato riservato un momento alla memoria di Emilio Tessarin, un grande sostenitore del Tempio e, attraverso il suo operato, un indubbio riferimento per la crescita di Avis.
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