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Tumori: col Covid meno prevenzione ma più ricerca su terapie

Tumori: col Covid meno prevenzione, ma più ricerca sulle terapie “mirate”

Il dottor Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) e alla guida dell’Oncologia medica e Breast Unit dell’Asl di Brindisi L a pandemia sta aprendo nuovi e promettenti scenari nel campo dell’oncologia. Se da una parte questa specialità ha sofferto del crollo degli screening, dall’altra la prospettiva nello sviluppo di innovative terapie anticancro ha trovato nuovo impulso.

“Siamo di fronte ad una svolta epocale per la nostra professione. Oggi sappiamo che i tumori sono migliaia di tipi differenti di malattia. Parlare di cancro alla mammella non ha più senso, è riduttivo, perché ne esistono decine di sotto varianti, lo stesso possiamo dire per il tumore al polmone, al colon o il melanoma”. Il dottor Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) e alla guida dell’Oncologia medica e Breast Unit dell’Asl di Brindisi, tratteggia il ruolo dell’oncologo nel futuro che verrà. Una metamorfosi clinica e professionale che è già a portata di mano, osservando i passi avanti fatti dalla medicina di precisione, tarata sulle mutazioni genetiche che provocano la neoplasia. A questo si aggiungono gli stimoli a mettere a punto interventi chirurgici sempre meno invasivi per il paziente con tempi di decorso post-operatorio sempre più brevi.

“L’impiego dei vaccini a mRNA usati per la profilassi contro il Covid ha stimolato con ingenti risorse la ricerca scientifica, accelerando l’impiego della stessa tecnica anche per l’oncologia, incentivando lo sviluppo di nuove molecole e farmaci”, rileva il professor Cinieri. Tanto, però resta ancora da fare. In prospettiva, l’approccio tra ospedale e territorio dovrà essere potenziato e integrato, mettendo le due dimensioni in dialogo tra loro in modo da accompagnare il paziente oncologico in un percorso di cura e di sostegno dal momento della diagnosi al follow-up. Ce ne sarà quanto mai bisogno nei prossimi mesi per reggere all’effetto deleterio che l’emergenza Covid ha avuto nel ridurre drammaticamente gli screening oncologici ed ematologici. Le conseguenze sono preoccupanti e richiedono alla sanità italiana di attrezzarsi nel migliore dei modi. “Durante tutte le ondate dell’epidemia, come richiesto dal ministero della Salute, abbiamo cautelato i pazienti oncologici ed ematologici - continua Cinieri - garantendo la prosecuzione dei trattamenti nonostante le carenze di organico e le riconversioni dei reparti in ale Covid. Purtroppo, quel che si è fermato in modo rilevante sono stati gli screening dedicati ai carcinomi della mammella, colon e cervice uterina. Abbiamo avuto migliaia di diagnosi in meno, ma non per un calo della patologia, bensì per un dimezzamento degli accessi. Le neoplasie trascurate a causa dei mancati controlli o poco sintomatiche, determineranno da qui al 2040 un aumento dei casi di cancro stimato tra il 30 e il 40 per cento”.

Uno scenario inquietante che, tuttavia, potrebbe essere affrontato subito, pensando ad una serie di azioni. Come suggerisce il dottor Cinieri: “Chiediamo fin d’ora più spazi, più personale, più investimenti e più attenzione da parte delle direzioni strategiche della nostra sanità. La pandemia ci ha fatto fare un passo indietro nella prevenzione e un passo avanti nel campo dei trattamenti, questi due fattori porteranno ad un aumento dei pazienti da curare. Negli anni che verranno riusciremo a guarire o a cronicizzare un maggior numero di pazienti, grazie alla medicina di precisione, all’immunoterapia, alla minore tossicità dei farmaci impiegati. Allungheremo quindi gli anni di vita, ma servono strutture e personale per dare a tutti i pazienti la risposta migliore”.

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