D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 NE/PD - Iscr. Reg. stampa n°06125 del 17/12/97 - Tiratura e diffusione: 94.000 copie Pubblicazione Trimestrale - Registrazione Tribunale di Treviso n.494 del 25/6/92 XLIV - n.3 - ottobre 2021 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale -
Inchiesta fake news
MILIONIGLIINFETTI: COME FERMARE LA PANDEMIA DELLE... BUFALE? Numero 3 - ottobre 2021 - Periodico trimestrale di Informazione e Promozione di Avis - Associazione Volontari Italiani Sangue del Veneto e Abvs - Associazione Bellunese Volontari Sangue. Scarica anche in formato PDF su https://issuu.com/donoevita e visita la nostra pagina facebook per le notizie in diretta: https://www.facebook.com/donoevita
Per informazioni sulla donazione di sangue e plasma e/o prenotare, pubblichiamo i recapiti delle Avis provinciali del Veneto e di Abvs. A disposizione per informazioni anche la segreteria di Avis regionale Veneto.
SOMMARIO EDITORIALE
Avis regionale Veneto
Avis provinciale Padova
avis.veneto@avis.it 0422 405088 www.avisveneto.it padova.provinciale@avis.it 049 7800858 www.avisprovincialepadova.it
Avis provinciale Rovigo
sede@avisprovincialerovigo.it 0425 35860 www.avisprovincialerovigo.it
Avis provinciale Treviso
avis@avisprovincialetreviso.it 0422 405077 www.avisprovincialetreviso.it
Avis provinciale Venezia Avis provinciale Verona Avis provinciale Vicenza Abvs provinciale Belluno
venezia.provinciale@avis.it 041 950892 www.avisprovincialevenezia.it verona.provinciale@avis.it www.avisverona.it 045 8203938 vicenza.provinciale@avis.it www.avisvicenza.it 351 1116275 info@abvs.it 0437 27700
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Vanno inviate alle rispettive Avis Comunali 02
DONO&VITA
/ Vanda Pradal /
04 Essere responsabili anche verso gli altri, proteggendosi
PAGINA DEL DIRETTORE / Beppe Castellano / 05 Vaccini? Sì grazie. Non l’avessi fatto non sarei qui a scrivere
ATTUALITÀ: IL MERCATO DEL PLASMA 06 Segnali, non “di fumo”, di grandi manovre sul plasma italiano 09 Donazioni sangue, Veneto l’altalena fra raccolta e consumi Dono&Vita Anno XLIII- n° 3 - settembre/ottobre 2021 Periodico di informazione e promozione dell’Associazione Volontari Italiani Sangue e dell’Associazione Bellunese Volontari Sangue TIRATURA E DIFFUSIONE: 94.000 copie Distribuzione gratuita ai soci Avis-Abvs del Veneto e alle 3.400 sedi Avis comunali, provinciali, regionali in Italia. Editore - Segreteria - Amministrazione AVIS Regionale via Ospedale, 1 - 31100 Treviso tel. 0422 405088 - avis.veneto@avis.it REDAZIONE Via Ospedale, 1 - 31100 TREVISO - tel. 0422 252892 Cell. 335 6804120 e-mail: redazione.dono-vita@avis.it Presidente Avis Regionale Veneto e Direttore Editoriale: Vanda Pradal Direttore Responsabile: Beppe Castellano - b.castellano@avis.it Vice Direttore Esecutivo/Segreteria Redazione: Michela Rossato - m.rossato@avis.it Responsabile stampa associativa: Redattori responsabili per le provinciali AVIS-ABVS: BELLUNO: Barbara Iannotta; PADOVA: Roberto Sartori; ROVIGO: Gianluca Munegato, Giovanni Chioldin; TREVISO: Andrea Nardo, Luca Tommasi; VENEZIA: Giorgio Brunello; Fabio Reggio, Massimiliano Bonso; VERONA: Paola Silvestri. VICENZA: Giovanni Vantin, Giuseppe Sciessere. Collaboratori fissi redazione e rubriche: Bernardino Spaliviero, Nereo Marchi, Mario Lappa, Giorgia Chiaro, Manuela fossa, Silvano Vello, Domenico Rottari, Francesco Magarotto, Roberto Rondin. Hanno collaborato a questo numero: Luca Pezzullo, Enrico Scotton, Emiliano Magistri, Maurizio Bonotto, Michela Maggiolo, Stefano Pontello, Barbara Garbellini, Nevio Boscolo Cappon, Maurizio Grandi, Gino Foffano, Laura Zanardo, Claudia Zanchetta, Laura Cendron, Rosa Girardi, Nicolò Mandro, Nicola Baldin, Giorgia Stocco, Gruppo BUONE PRASSI Avis nazionale, Ufficio Stampa Avis nazionale, Contributi fotografici: Archivio Beppe Castellano, Giulia Pellizzari, Laura Elia, Michela Rossato, Leonardo Castellano, Idea Grafica: Elena Fattorelli - Luca Mirandola - Verona Impaginazione, ottimizzazione immagini: Art&Media-Castelfranco Veneto (TV) - Giorgia Stocco Stampa: Elcograf - Verona Diffusione Editoriale: Prontopack - Zevio (VR) Chiuso in redazione il 17 ottobre 2021. Il prossimo numero uscirà a dicembre 2021. IL MATERIALE VA INVIATO IN OGNI CASO ENTRO IL 20 novembre 2021. Lettere e interventi vanno inviati, firmati, a: REDAZIONE DONO&VITA, Via Ospedale, 1 31100 TREVISO - mail: redazione.dono-vita@avis.it
INCHIESTA: IL VIRUS DELLE BUFALE 10 11 12 13 14 16
Le “bufale” mettono a rischio la vita anche di chi vive con il vostro dono. Genesi di fake sul sangue e conseguenze pericolose Meccanismi mentali primordiali fanno preferire le “fiabe” ai dati e alla ragione - con Luca Pezzullo Mezzo milione di fans di gruppi novax si Fb e Telegram La ricerca taroccata all’origine del moderno movimento novax Influenza dove è finita? Neanche un morto? Vediamo perché sulla base di dati oggettivi
ATTUALITÀ 17 Green Pass e prelievi di sangue: serve anche per i donatori? 22 Donare: scelta etica anche per cambiare nel post pandemia
AVIS & TELETHON 18 I vent’anni di Telethon e Avis un po’ d’amarcord e risultati 19 Intervista con Maurizio Bonotto, vicepresidente nazionale
LA TESTIMONIANZA 20 Quando da una storia di copertina nascono tante altre storie
GIOVANI - SERVIZIO CIVILE 27 La “squadra giovani” riparte a Verona, e giocano a tutto campo 28 Torniamo a sorriderci in presenza, pur sotto le mascherine
PROGETTI - BEST CHOICE 30 “Fallo protetto” - L’Istituto Einaudi-Scarpa vince il contest
ALTRO VOLONTARIATO - CRI 32 Volontari ed emergenza Covid, storie d’avisini in trincea
PROVINCIALI - ROVIGO/BELLUNO 34 Dal flacone di vetro alla medicina trasfusionale del futuro 36 Nel ricordo di Aldo Antole, Abvs rilancia la ricerca Tes
CRONACHE ASSOCIATIVE E SPORT 37
Da Verona, Rovigo, Mestre-Marghera, Resana, Valli Pasubio, Sona, Cazzano di Tramigna, Arquà Polesine, Oderzo, Schio, Mirano, Maserada, Vicenza, Villanova Del Ghebbo, Albaredo D’Adige e tanto SPORT da Peschiera, Rovigo, Bassano, Soave e Rosolina mare
TEMPIO DEL DONATORE 23/26 Lo speciale inserto staccabile della riapertura
EDITORIALE
PAGINA DEL DIRETTORE
Essere responsabili anche verso gli altri, proteggendosi dai virus
Vaccini? Sì, grazie! Non l’avessi fatto non sarei più qui a scrivere
di / Vanda Pradal / Presidente Avis Veneto
di / Beppe Castellano /
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iamo reduci di un tempo sospeso fatto di grandi timori, di numerose incertezze ed anche di tante parole che sono state amplificate in particolar modo sul web. Non solo buoni messaggi, ma anche una mole consistente di false notizie, quelle che vengono definite le “fake news” sulla pandemia. Vere e proprie bufale che sono diventate a loro volta virali, provocando paura e disorientamento anche nella nostra Associazione. Pochi “leoni da tastiera” nascosti dietro l’anonimato dei loro profili social hanno contribuito a fare molto rumore, alimentando il virus della disinformazione. Un fenomeno rispetto al quale dobbiamo prestare estrema attenzione. Perché non va sottovalutato il fatto che nei mesi scorsi, proprio il virus della disinformazione ha minato la fiducia di molti cittadini. Le fake news sul Covid hanno infatti generato incertezza nei confronti della scienza, nutrito lo scetticismo verso la medicina, provocato titubanza verso la vaccinazione e alzato i toni dell’odio e della violenza.
Qualche effetto lo abbiamo visto anche nella nostra Associazione che ha vissuto un rallentamento nella voglia di donare e quindi nella sensibilità al dono che da sempre è la linfa vitale dell’Avis. Per questo invito tutti Noi ad affidarci alla competenza di chi è titolato per studi, esperienza e serietà a spiegare la complessità di questa pandemia, le soluzioni per proteggerci dal contagio e anche a rispondere ai dubbi legittimi che possiamo avere e che meritano spiegazioni qualificate e non la disinformazione di incontrollate “fake news” lanciate in Rete con lo scopo di minare la buona fede. Ne leggiamo nelle prossime pagine. Essere responsabili per noi stessi e per la collettività significa proteggerci dal virus, tutelando la nostra salute e quella degli altri. Ma vuol dire anche essere responsabili, consapevoli e fedeli all’impegno preso con l’Avis: una promessa di generosità verso gli ammalati che aspettano il nostro dono. Non deleghiamo ad altri ciò che possiamo fare in prima persona. Andiamone fieri, procediamo con costanza e non dimentichiamo mai che il dono è un atto d’amore verso noi stessi e un’attenzione che ci rende Umani. Uniti nel valore della solidarietà che potrebbe essere così riassunto: “Dono anche per Te con l’augurio che tu non ne abbia mai bisogno”.
I nuovi esecutivi di Avis regionale e di Avis nazionale (con un veneto vicepresidente) Quasi completamente rinnovato il vertice di Avis regionale Veneto. Nella riunione del Consiglio direttivo di giovedì 15 luglio (eravamo già nelle vostre case col numero di giugno) sono stati nominati i consiglieri che affiancheranno per i prossimi quattro anni la neo presidente Vanda Pradal (Treviso) in Esecutivo di Avis Veneto. In particolare nell’Ufficio di presidenza opereranno: Giovanni Lenzo (Padova) vicepresidente vicario e Direttore sanitario; Giovanni Zamboni (Verona) vicepresidente, Cesare Meggiolaro (Vicenza) segretario, Laura Regina Gallo (Venezia) tesoriera. A completare l’Esecutivo anche: Luciano Damelico (Treviso), Laura Trevisan (Rovigo), Orietta Novello (Padova), Alessandro Viali (Verona). A rappresentare l’Abvs (Associazione bellunese volontari sangue), Barbara Iannotta.
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DONO&VITA
Anche Avis nazionale, esattamente una settimana dopo, ha visto “nascere” il nuovo Esecutivo del riconfermato Gianpietro Briola (presidente con delega a comunicazione e rapporti istituzionali). Fra le novità anche l’ingresso in Esecutivo di Maurizio Bonotto dal Veneto. Ma eccoli: Fausto Aguzzoni (Vicepresidente Vicario con delega Terzo settore e Servizio civile); Maurizio Bonotto (vicepresidente con delega riforma dello Statuto); Rocco Monetta (Segretario); Domenico Nisticò (Tesoriere con delega ai progetti Scuola); Giorgio Dulio (deleghe Fiscalità e tributi, bilanci e costituzione della rete associativa); Alice Simonetti (Delega alle Politiche Internazionali); Paolo Ghezzi (Delega a Formazione e progetti innnovativi, protezione civile, giovani); Francesco Bassini (Delega a progetto di informatizzazione e infrastrutture).
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recisazione doverosa, prima che inziate a leggere. L’idea dell’inchiesta di copertina è stata proposta e approvata nel corso della riunione del comitato di redazione del 5 agosto scorso. I “segnali” di un calo delle donazioni estive a giugno e luglio erano evidenti. Abbiamo quindi pensato di provare a intervenire, con informazione corretta e verificata, su un tassello: le bufale. Che infettano non solo il mondo trasfusionale, ma anche ormai tutta la società. E sono pericolose, soprattutto in campo sanitario dove ogni notizia, prima di essere diffusa DA CHIUNQUE anche sui social, dovrebbe essere verificata e poi controllata e poi verificata ancora. econda precisazione. Non amo parlare in prima persona, soprattutto delle mie vicende. Ma stavolta mi tocca. Lasciatemi una chiosa: un buon giornalista dovrebbe sempre “toccar con mano” gli argomenti di cui scrive. Così ho sempre fatto su queste pagine, senza tema di smentita, scrivendo di sangue, plasma, plasmaderivati, donatori e malattie del sangue. Li ho sempre “toccati con mano” nel corso di una vita e poi anche di una professione. Nel 2020 e 2021 anche questo periodico si è occupato in ogni numero della “notizia perfetta” (che interessa la totalità della popolazione): la pandemia da Coronavirus. Ovviamente pur scrivendone per tanti mesi, come buon senso impone, ho evitato il più accuratamente possibile di “mettere il naso” direttamente nella malattia. In tutto ciò che facevo ho preso le dovute precauzioni: mascherine, distanziamento, igienizzazione, ecc. Pur con il “doppio scudo” di vaccino concluso a maggio (l’Astrazeneca per i giornalisti a... rischio), la “variante Delta” è stata però più furba e veloce di me. Dagli ultimi due giorni di agosto ho avuto quindi la possibilità di provare personalmente, “da dentro”, l’offerta assistenziale e ospedaliera del Servizio sanitario Veneto per i casi Covid positivi. Ho avuto così il privilegio di interagire e parlare per una dozzina di giorni con chi, gli ammalati di Covid più o meno gravi, non si limita a rimet-
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terli in piedi il prima possibile, ma riserva loro attenzioni speciali che vanno ben oltre il semplice dovere professionale: Medici, infermieri, personale della Terapia semintensiva, 6° piano ala A dell’Ospedale di Vittorio Veneto. Mi ci avevano trasferito da quello di Castelfranco appena ricoverato, “tamponato” e trovato positivo. I sintomi, per chi l’ha provato anche nella sua “interezza”, non servirebbe neppure citarli. Ma vivendoli, pur attenuati, vale la pena di raccontarli a chi non li ha mai provati. E che non dovrebbe provarli mai. Totale spossatezza e voglia di dormire. Febbre non troppa, mai superato i 39. Per qualche giorno ho perso l’udito e anche la voce (qualcuno direbbe... meglio così) impossibile comunicare con infermiere e medici se non... scrivendo. Gusto e olfatto quasi nulli. A muoversi anche solo per andare in bagno il fiato si faceva corto. O ti porti la bomboletta dietro, che ti pompa ossigeno, o torni presto a letto riallacciandoti ai sondini nel naso. Ho potuto raccontarlo e scriverlo qui, grazie soprattutto al pur vituperato vaccino. Sapevo che non sarei stato del tutto “coperto”, nessun medico o virologo lo ha mai affermato. Quel che è certo è che superata metà della degenza ho sentito un esercito avanzare dentro di me: erano gli anticorpi che, prima dormienti, poi sollecitati si erano riorganizzati, marciando in forze sul “nemico”. Ho potuto percorrere il corridoio, bomboletta al collo e poi... levarmi i tubini dalle narici. Libertà. Già, perché il nemico non è il Governo, non sono i “poteri forti”, non sono coloro che non la pensano come noi, non sono i novax o i sivax. Il vero “nemico” - di tutti, anche di chi non ci crede - è invisibile, insidioso, senza volto, ma deciso a sopravvivere e a continuare a fare ciò per cui è nato e si è evoluto: propagarsi. Sta a noi fermarlo, tutti insieme, ognuno come può. Io sono solo un giornalista, posso solo raccontare stando il più possibile ai fatti, il più possibile obiettivo, anche se a volte è molto difficile di fronte a tante “bufale” assurde e, a volte, strumentali per chissà quali fini.
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ATTUALITÀ: IL MERCATO DEL PLASMA ATTUALITÀ
Segnali, non “di fumo”, di grandi manovre verso il plasma italiano di / Bernardino Spaliviero* /
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l Sistema trasfusionale italiano è fra i più stimati e apprezzati del mondo; il plasma dei donatori italiani è fra i più sicuri e di migliore qualità nel mondo. Questo è un vanto legittimo della nostra Italia e del Volontariato del Sangue Italiano. Ne siamo consapevoli, fieri ed orgogliosi! Ma tutte le medaglie hanno due facce: questa qualità attira gli appetiti delle multinazionali farmaceutiche che vorrebbero appropriarsi del plasma italiano per fare farmaci a pagamento da vendere a chi nel mondo ha più denaro da spendere.
Fu un virus negli anni ‘80.
* Il dott. Bernardino Spaliviero (consigliere di Avis regionale Veneto) fa parte del sottogruppo di lavoro Centro nazionale sangue per la redazione del 2° Piano Autosufficienza plasma e medicinali plasmaderivati. È uno dei due rappresentanti del Volontariato del sangue su indicazione di Avis nazionale e del Civis.
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Nei primi anni ’80 del secolo scorso arrivò il virus HIV che causa tuttora l’Aids. I farmaci plasmaderivati commerciali ne risultarono infetti e trasmisero l’Aids agli ammalati (e anche l’epatite C!). Lo scandalo fu enorme nel mondo intero, intervennero le autorità sanitarie e anche i tribunali, con condanne severe in diversi Paesi del mondo. Riguardò anche noi e alcuni processi per indennizzi economici sono ancora in corso. Le Industrie farmaceutiche entrarono in crisi: il business si bloccò in modo impressionante e imprevisto. Si dovettero trovare donatori affidabili e modificare i processi di lavorazione per sterilizzare il plasma industriale. In quel frangente il plasma italiano (fino ad allora pressoché tutto dissi-
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pato!) divenne appetibile. Fu proprio la nostra Regione nel 1985 a presentare all’Avis regionale Veneto il contratto già redatto, pronto per la firma, per vendere il plasma veneto a una industria austriaca. La veemente reazione corale di tutti i donatori del Veneto bloccò ”l’affare” e dalla discussione accesa e vibrante nacque nel 1986 il “Conto-Lavoro”. Fu anche grazie alla figura carismatica di un Medico: il prof. Agostino Traldi che a Castelfranco Veneto curava gli emofilici e vedeva su loro i nefasti effetti dei farmaci commerciali infetti. In questo fu spalleggiato dal suo collega di Verona, il dott. Guglielmo Canali. Il plasma veneto venne conferito a una industria nazionale che restituì i farmaci prodotti in un ciclo di lavorazione specifico, senza mischiarlo con plasma di altra origine geografica. Il Veneto pagava solo le spese di lavorazione e aveva i farmaci suoi. Da allora nessun ammalato si è più infettato grazie ai nostri farmaci. Il modello “conto-lavoro”, dapprima osteggiato, venne adottato dalle altre regioni italiane. Ora le Regioni hanno stipulato fra loro quattro Accordi Interregionali Plasma (Regioni capofila: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana) e il “Conto-Lavoro” è l’invidiato e ammirato MODELLO ITALIANO: il dono non si compra e non si vende, e tutto il Sistema Trasfusionale è pubblico: il meglio del meglio!
Leggi e Programmi sangue e plasma. Dapprima arrivò la legge n.107/1990 che cancellò il “datore di sangue” e poi l’altra tuttora in vigore n.219/2005 che mette le fondamenta del Sistema Trasfusionale Italiano; all’art. 7 recita: “Lo Stato riconosce la funzione civica e sociale e i valori umani e solidaristici che si esprimono nella donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita del sangue e dei suoi componenti”. Il Parlamento italiano con la legge n.145/2001 ha ratificato la Convenzione di Oviedo del 1977 che all’art. 21 dice: ”Il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto”. Numerosi sono i decreti-legge e i programmi sangue regionali e nazionali. Il 1° Programma Nazionale Plasma è del 2016 ed è quinquennale: si doveva concludere con il 2020. Si sta lavorando per il 2° PNP, tuttavia non ancora pronto.
Un nuovo virus e ci risiamo. Nel 2019 è arrivato il virus SARS-CoV-2 che causa la malattia Covid-19. Fra tutte le tragedie e i danni enormi che ha causato vi è la brusca riduzione della raccolta del plasma commerciale nel mondo. Negli Stati Uniti, dove negli anni scorsi si è arrivati a raccogliere circa il 70% del plasma commerciale, con la pandemia Covid-19 la raccolta del plasma si è ridotta di circa il 20% nel 2020 e di un ulteriore 11% nel corso di questo 2021. Questo riduce la produzione farmaceutica e provoca la scar-
sità dei farmaci, quando saranno esaurite le scorte, tenendo conto che l’Europa (e anche l’Italia) dipende da questo plasma per circa il 30% del suo fabbisogno (fonte PPTA, vedi grafico allegato). Inevitabili i fenomeni già visti con la pandemia da Covid-19 tuttora in atto: la corsa affannosa per accaparrarsi mascherine-tamponi-vaccini, con relative e vergognose speculazioni commerciali. Sta già succedendo per i farmaci plasmaderivati, ma nel 2022 sarà peggio, per cui si discute già ora di razionamenti e prioritizzazione per garantire agli ammalati più esposti i farmaci salvavita, a partire dalle immunoglobuline. Ma l’Industria farmaceutica è a caccia di nuove fonti di plasma a pagamento e ci risiamo. Il plasma italiano fa gola, è di ottima qualità e sicurezza, forse il migliore al mondo. Si vorrebbe aggirare la legge 219/2005 modificandola e inserendo la “rimborsabilità” con modifiche all’articolato già scritte e che viaggiano sottobanco. Sono notizie che circolano. Al datore di plasma commerciale verrebbe riconosciuta una somma di denaro per rimborsarlo del tempo impiegato per andare a fare il prelievo. È una ipocrisia inaccettabile. Il donatore volontario offre il suo
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C’è chi vorrebbe mettere le mani sul plasma italiano. E rischiamo anche attacchi alla nostra ormai quasi centenaria etica del dono gratuito volontario, non remunerato. Proccupazione, ma anche attenta vigilanza, del Volontariato. In basso. Il confronto fra la raccolta statunitense remunerata e quella italiana. Pagina accanto. La crescita dei punti raccolta plasma negli Stati Uniti... (fonti dei dati: Cns e Ppta)
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Nella cartina i 4 Accordi interregionali per il plasma. In azzurro il LPS: Lombardia, Piemonte, Sardegna. In verde il Naip: Veneto, Abruzzo, Basilicata, Friuli, Liguria, Valle D’Aosta, Umbria, Province autonome di Trento e Bolzano. In rosso il Ripp: Emilia Romagna, Puglia, Calabria e Sicilia. In giallo il Planet: Toscana, Lazio, Marche, Molise, Campania e Servizio Trasfusionale Militare.
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ATTUALITÀ TRASFUSIONALE
sicurezza per l’ammalato, e anche della produzione industriale, sia che si doni sangue, sia che si doni plasma. Si tratta di un rapporto di fiducia fra Struttura trasfusionale e il donatore, a beneficio dell’Ammalato; che non deve inquinarsi introducendo criteri di convenienza economica, dove l’esigenza sanitaria dell’Ammalato per i farmaci salvavita serve innanzitutto a fare business. Il Sistema Trasfusionale Italiano è virtuoso e va difeso. Come da tabella e da grafico della pagina precedente il confronto del primo semestre degli anni 2019 (preCovid-19), 2020 (in pieno Covid-19) e 2021 (con il superamento della fase più tragica della pandemia) evidenzia la forza eccezionale del modello italiano. Cambiare strada per raccattare plasma a pagamento dai poveri, a beneficio delle Industrie farmaceutiche multinazionali, mette in pericolo la tenuta complessiva del Sistema trasfusionale con rischi imprevedibili per i nostri Ammalati. I Donatori Italiani sono periodici e nello stesso tempo sono disponibili a donare quello che serve per gli Ammalati: sangue intero o plasma da aferesi a seconda delle necessità e non della convenienza economica di chi pensa agli affari! E la selezione del donatore obbedisce ai medesimi criteri di
DONO&VITA
Rafforzare il Sistema Trasfusionale e raggiungere l’autosufficienza anche per i farmaci plasmaderivati L’obiettivo autosufficienza è strategico e prima ci arriviamo meglio sarà per tutti, in primis per gli Ammalati. La dinamica di incremento dei consumi soprattutto delle Immunoglobuline, il cui fabbisogno aumenta a ritmi sostenuti in tutto il mondo, (nel biennio 2018-2019 in Italia è aumentato dell’8,2%, e in Veneto del 15,4% (Rapporto Istisan 21/13 a cura del Centro nazionale sangue) rende l’idea della necessità di aumentare il plasma da aferesi in misura importante, cosa che ancora non è ben compresa dalle Direzioni delle Aziende sanitarie e dalle Regioni. Non è con la scorciatoia della remunerazione del datore di plasma e con centri di plasmaferesi delle Industrie farmaceutiche multinazionali che si risolve la questione, anzi, si rischia di mettere in crisi anche la raccolta di sangue intero per le esigenze ospedaliere indifferibili! La soluzione sta nell’aumentare personale e strumentazioni per aumentare e prolungare le aperture delle sale prelievo, nello specifico per le plasmaferesi, in particolare nei fine settimana in orari compatibili con il lavoro dei donatori. Infine bisogna accellerare i tempi di conferimento delle idoneità per i nuovi donatori. Non sono i Donatori a mancare, ma le strutture trasfusionali, carenti di personale e di mezzi. La “Chiamata del Donatore” e la “Prenotazione della Donazione” sono ormai generalizzate, ma non sempre il Donatore “riesce a donare” per la saturazione delle disponibilità nelle agende elettroniche dei Centri Trasfusionali di riferimento nei giorni e negli orari compatibili con la sua attività lavorativa. Ma questi provvedimenti vanno presi da chi governa a livello centrale e regionale e poi dalle direzioni aziendali. Non occorre aggiungere altro. Noi e tutti i Donatori ci siamo e sappiamo la sfida che è aperta; non lasceremo soli gli Ammalati!
Donazioni sangue intero, Veneto l’altalena fra raccolta e consumi di / Beppe Castellano /
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‘estate 2021 sarà ricordata oltre che per le parziali riaperture alla “vita normale”, anche per essere stata la più calda in assoluto degli ultimi 30 anni in Europa e Italia. E questo può essere già uno dei motivi che può aver in parte contribuito a un generalizzato calo di donazioni. In Veneto - ma non solo da noi - aggiungiamo anche l’ormai cronica e preoccupante carenza di personale. Qualche Servizio trasfusionale è arrivato al limite di un solo medico per due Centri, pur sempre affollati all’occorrenza da donatori su chiamata. Se poi ci mettiamo come “contorno” le bufale che sono circolate questa estate sulle donazioni (vedi servizi nelle pagine successive) che hanno reso titubanti alcuni... Ecco che, soprattutto a giugno e luglio, lo scarto fra le emazie raccolte e quelle usate negli ospedali era ampiamente negativo. Un segnale era già arrivato dal mese di aprile, ma la ripresa di maggio aveva fatto ben sperare. C’è da dire che lo scarto donazioni-uso del sangue è dovuto anche alla ripresa delle attività chirurgiche e, soprattutto, al triste primato che la nostra Regione si è conquistata proprio fra giugno e agosto: quello degli incidenti stradali. Il Veneto, infatti, secondo le statistiche dell’Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia Stadale) era in cima alla classifica di morti sulle strade nei tre mesi estivi. In particolare avevano perso la vita 19 persone fra ciclisti e pedoni. Per non contare le centinaia di feriti sulle strade che, pur arrivando da fuori per vacanza, qui hanno ricevuto le cure e il... sangue, se occorreva. Non a caso il Veneto era seguito a ruota, nella estate di riaperture post-confinamento, dall’altra regione ad alta vocazione turistico-balneare: l’Emilia Romagna. Se nel 2020, per ovvie ragioni, il numero di incidenti stradali era drasticamente diminuito (per molti mesi i viaggi sono stati nulli o limitati), l’estate 2021 ha avuto un incremento molto sostenuto rispetto anche allo stesso periodo del 2019, anno in cui si era tutti “liberi” e circolanti. A settembre il gap sembra recuperabile.
Non dimentichiamo che, con lo svuotamento dei reparti Covid, le attività chirurgiche stanno riprendendo anche per gli interventi “d’elezione”, fin qui rimandati quando possibile.
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Una estate “molto calda” per il gap fra quanto si è riusciti a prelevare e i consumi in netta salita, soprattutto per il boom di incidenti.
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INCHIESTA: IL VIRUS DELLE BUFALE
Le bufale mettono a rischio la vita anche di chi vive con il vostro dono inchiesta di / Beppe Castellano /
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ono arrivati a far danni, e non pochi, anche nel nostro “mondo” della donazione di sangue. Parliamo dell’effetto “bufale” collegate ai novax e ai loro “testimonial”. Sul numero scorso avevamo evitato di parlare della “sparata” assurda di un (ex) attore comico diventato paladino degli anti vaccinisti. Proprio per non dargli la visibilità che cercava e che cerca, come tanti altri ormai “falliti” che cavalcano la disinformazione sui social per continuare a stupire, far parlare ancora di sé e “apparire”. Non importa come. “Il sangue dei vaccinati per Covid-19 si coagula e viene buttato via. Me lo ha detto un amico nelle alte sfere dell’Avis”. Questo in sostanza il contenuto di un video diffuso dall’ex comico fallito, il 20 giugno scorso. Riprendeva, con “condimento” suo, e ri-tirando in ballo Avis, un tweet che “girava” da qualche giorno. E proprio nella settimana in
cui, in Italia, si celebrava la “Giornata Mondiale del Donatore di sangue”. Una vera e propria bugia. Come sempre senza alcun riferimento concreto e verificabile, ma che in un mondo internet e social ormai “impazzito” è diventata parte di una “pandemia diffusa”. Soprattutto perché era stata detta da un personaggio noto (sic!) con decine di migliaia di follower. Immediatamente, nel giro di poche ore, sia Avis nazionale, sia il Centro nazionale sangue, sia il Ministero della Sanità, sia le altre Associazioni del dono a ogni livello sono intervenuti con comunicati stampa e dichiarazioni a smentire. Sembrava finita lì, con il comico che confusamente, di fronte alla bufera che gli si era scatenata contro, cercava di rimediare facendo pure peggio. E senza mai rivelare da quale Avis o Centro trasfusionale era uscita la notizia da parte di un “dirigente di rango”. La vera e propria “virulenza” con cui si è
Fake d’annata: quel bimbo ormai quasi maggiorenne che dagli sms è passato sui social Chi si ricorda del “bimbo” ricoverato al Meyer di Firenze?
La “madre” di tutte le bufale moderne sul sangue è il semprevivo: “Bambino di 17 mesi leucemico ha bisogno urgente di sangue di tipo... Contattare l’ospedale Meyer di Firenze”. Risale al 2007, la prima edizione di un SMS “vi-
rale”. Non c’erano ancora i social di oggi (facebook arrivò in Italia timidamente l’anno dopo), gli smartphone non esistevano ancora e whatsapp e compagnia viruleggiante erano di là da venire. Gli SMS, che allora costavano pure, rimbalzavano come impazziti con somma disperazione dell’Ospedale pediatrico fiorentino, inondato di telefonate e con i centralini in tilt. Ciclicamente la “Madre delle Bufale” si ripresenta anche ai nostri tempi, rafforzata e ancor più amplificata dai social moderni. Magari con numeri di telefono o, peggio, link farlocchi e - cliccandoci su - potenzialmente pericolosi. Fra le ultime segnalazioni, su facebook e altrove, dell’apparizione del “bimbo” bisogna risalire al 2019. Ancora un’era pre-covid, poi i boccaloni hanno pensato
diffusa la bufala in poche ore, poi amplificata e “condita” nelle settimane successive su innumerevoli social e chat, ha contribuito in parte a un calo delle donazioni diffuso in tutta Italia, proprio nei delicatissimi - anche in tempi normali - mesi estivi. Non ne è stato esente anche il nostro Veneto, come abbiamo visto nelle pagine precedenti. Gli “effetti collaterali” di una falsa notizia sparata con leggerezza e vera e propria incoscienza, non potevano essere subito percepibili. Sono emersi ad agosto, quando “l’emorragia” è stata evidente con i dati di luglio ed era diffusa in tutto il Paese. Ecco quindi che è iniziato il “secondo round” contro le bufale. Non è un caso se anche il il sito (anche) di fact-checking (verifica fatti)
Giornalettismo.it, ha dedicato ampio spazio ad Avis. È del 30 agosto il lancio di una rubrica (https://www.giornalettismo.com/donazioni-sangue-e-fake-news-avis/) dove si smontano tutte le “bufalate” su sangue e vaccini. Già da inizio agosto, comunque, Avis Veneto, lanciava allarme sulla stampa e ad agosto inoltrato un’intera pagina-intervista con Vanda Pradal, che insisteva sulle fake deleterie, appariva sul Gazzettino in pagina nazionale. Nelle pagine che seguono cercheremo di far luce su tutte le assurdità che stanno causando non pochi danni alla salute delle persone e della stessa convivenza sociale. E come è possibile smontarle.
Genesi di fake sul sangue e conseguenze pericolose
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l riquadro qui sotto si riferisce agli Stati Uniti, dove non sono pochi quelli che credono che il sangue dei vaccinati sia dannoso. Qui a lato riportiamo una notizia di questa estate. È stata pubblicata a fine agosto, ma l’episodio si riferisce a qualche tempo prima. E per fortuna, sempre grazie ai medici, la cosa non è finita in tragedia. A destra una vera chicca. Sono “ragionamenti” (ma chiamarli così è quasi eresia, visto che la “ragione” non si vede manco col binocolo) che quasi ogni giorno si trovano nei vari social. In alto a destra il tweet che circolava impunito, poi subito ripreso dal comico e amplificato senza alcuna base di verità.
ad altro. Ovviamente smentitissime da Avis. Per la cronaca il fantolino (che esisteva davvero, ma che fu curato e guarito grazie ai donatori toscani) oggi dovrebbe essere quasi prossimo all’esame di maturità.
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INCHIESTA: IL VIRUS DELLE BUFALE
Pubblicazione Trimestrale - Registrazione Tribunale di Treviso n.494 del 25/6/92 XLIV - n.3 - ottobre 2021 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale -
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 NE/PD - Iscr. Reg. stampa n°06125 del 17/12/97 - Tiratura e diffusione: 94.000 copie
Meccanismi mentali primordiali fanno preferire le ‘fiabe’ ai dati e alla ragione
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Inchiesta fake news
bbiamo contattato, per capire un po’ di più ciò che ci sta succedendo attorno, il presidente dell’Ordine degli psicologi del Veneto, Luca Pezzullo. L’abbiamo raggiunto a Vicenza dove era relatore, guarda combinazione, a un corso di aggiornamento deontologico dell’Ordine dei giornalisti del Veneto. Argomento? Oltre le fake news. Ne è scaturita una interessantissima intervista. Prima di tutto, che cosa significa esattamente “Psicologia dell’Emergenza”? La pasicologia dell’emergenza parte dallo studiare le reazioni della mente umana nelle situazioni di crisi esterne. Possono essere micro-crisi - come un incidente stradale - o macro, come per esempio una calamità che coinvolge una gran massa di persone. Negli ultimi due anni, quindi, con la pandemia che è “crisi globale” anche voi psicologi avrete avuto un gran lavoro supplementare. C’è stato certamente un aumento di problemi psicologici, a livello individuale, come reazioni immediate, per esempio durante i lockdown. Dove dobbiamo porre particolare attenzione, però, sono gli effetti di questa situazione di continua incertezza nel medio e lungo termine.
MILIONI GLI INFETTI: COME FERMARE LA PANDEMIA DELLE... BUFALE? Numero 3 - ottobre 2021 - Periodico trimestrale di Informazione e Promozione di Avis - Associazione Volontari Italiani Sangue del Veneto e Abvs - Associazione Bellunese Volontari Sangue. Scarica anche in formato PDF su https://issuu.com/donoevita e visita la nostra pagina facebook per le notizie in diretta: https://www.facebook.com/donoevita
Ci spieghi meglio: dall’inizio della pandemia nel “medio termine” ci saremmo già... Facciamo due esempi. La chiusura forzata delle scuole e delle università, la didattica a distanza del 2020, le riaperture a singhiozzo di questo 2021. Pur faticosamente, si sta tornando alla normalità, ma lasceranno parecchi strascichi ai giovani. In particolare in quelli che già, per motivi familiari o per altri motivi avevano già problemi di socializzazione o ritardi nell’apprendimento già da prima. Molte scuole del Veneto, grazie all’Ufficio scolastico regionale che ha colto e capito il problema, si sono già attivate per un sostegno psicologico agli studenti. L’altro esempio? Possiamo andare all’opposto, come fascia d’età. Agli effetti che isolamento forzato del lockdown nel 2020 (in soggetti che già avevano limitate occasioni di socializzazione, di solito abitudinari) e paura di essere contagiati essendo la categoria più a rischio potranno avere sui nostri anziani. Sono problemi che scaturiranno, anche se resteranno per molti sottotraccia, con ripercussioni anche su rapporti e tensioni familiari. Ma parliamo di quella che oggi sembra
Chi è Luca Pezzullo, “Psicologo dell’emergenza”? Luca Pezzullo, 46 anni, è Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto dal 2019. Dopo la laurea in Psicologia, ha svolto un dottorato di ricerca sui Disaster Studies. Ha operato in aziende private, in università in particolare come formatore e consulente nell’area rischio, emergenza e sicurezza. Attivo per anni in Protezione Civile come coordinatore nazionale di team di psicologia dell’emergenza. Ha organizzato e gestito il supporto psicologico alle persone colpite da grandi emergenze nazionali. Fra queste il terremoto de L’Aquila (2009) e quello in Emilia (2012). Ha poi operato come formatore e consulente per Ulss, Università, Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco e Protezione Civile, oltre ad insegnare in Master e Perfezionamenti di varie università. Presso la Scuola di Psicologia dell’Università di Padova, coordina i Servizi di Tutorato, Orientamento e avvio alla professione. Si autodefinisce, appunto, “Psicologo dell’Emergenza”.
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davvero la vera pandemia: complottisti, negazionisti, novax, fruitori e diffusori di bufale e fake news, “leoni della tastiera” che istigano “rivoluzioni”, che poi si rivelano veri flop. È un fenomeno che esisteva già in molti, da prima della pandemia. Con le paure e le tensioni di questi due anni è esploso in modo quasi incontrollabile grazie all’uso diffuso dei social. Non è una novità, si pensi a certi periodi storici durante altre pandemie. Ma che cosa può scattare, nella mente di alcuni, per arrivare perfino a negare l’esistenza di oltre 130mila morti da Covid, nonostante i dati reali e oggettivi? È una reazione primordiale della mente umana di fronte alla paura. Ci si sente indifesi al cospetto di qualcosa che non riusciamo a controllare. Quindi la mente si rifugia, non avendo o non volendo avere gli strumenti per una analisi razionale, in “spiegazioni” paradossalmente più rassicuranti: i “nemici esterni”. Quindi abbiamo bisogno di “rappresentazioni chiare” è più rassicurante il complotto dei “poteri forti che vogliono dimezzare la popolazione”, piuttosto che prendersi la responsabilità di capire, razionalizzare e agire come persone in una cominità... Esattamente. E c’è un che di paranoico in questa rappresentazione distorta della realtà, com’è quella di un virus sconosciuto che ne-
anche gli scienziati sapevano come affrontare. È un meccanismo di difesa viscerale e primordiale dell’individuo. Una regressione all’istinto animale. Di fronte a un pericolo che non conosci, più grande e forte di te, resti fermo, “scappi” e/o dai la responsabilità ad altri di averlo provocato. La paura verso una realtà che non si può controllare attiva parti del cervello umano subcorticali, quelli appunto primordiali dell’animale in pericolo. La corteccia cerebrale deputata alla logica, al ragionamento razionale viene bypassata. Insomma è come raccontarsi da soli o farsi raccontare una favola, per sentirsi rassicurati prima di addormentarsi. Le fiabe, infatti, hanno una struttura lineare: c’è sempre un “buono” con cui ci identifichiamo, che sia poi il “buono indifeso” o il buono “eroe” che salva la situazione uccidendo il... lupo, poco importa. Già, i lupi. Ora sui social i novax duri e puri si identificano con i lupi, come guerrieri, considerando i vaccinati come “pecore” deboli prone ai poteri forti. Un rovesciamento di ruoli nella “fiaba”? È un sentirsi “eroi”, forti del fatto che - soprattutto attraverso i gruppi social chiusi - ci si trova a parlare fra simili, con idee simili che si autoalimentano di nuovi particolari e pronti ad attaccare chi intacca la narrazione del gruppo.
Mezzo milione di fans di gruppi novax su Fb e Telegram
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marzo a maggio 2021 le fake news su Covid e vaccini sono cresciute del 136% su tutti i social. Lo rivela una interessante ricerca di Fondazione Mesit (Fondazione per la medicina sociale e innovazione tecnologica) realizzata in collaborazione con Reputation Manager e con Eetha-Ceis Università Tor Vergata di Roma. In sei mesi (novembre 2020 - maggio 2021) sono stati analizzati quasi 150mila contenuti relativi ai vaccini anti Covid. Oltre 900mila gli italiani che seguono ogni giorno siti, blog o gruppi su facebook e altri social sui vaccini. Di questi gli aficionados convinti di siti e blog novax sarebbero circa mezzo milione. Un numero che pensiamo sia ragionevolmente aumentato dopo l’introduzione del green pass. Sulla sola facebook erano stati censiti circa 190 pagine o gruppi novax. Su Telegram si segnalavano (ma a fine maggio, prima della “migrazione”
dai gruppi Facebook chiusi negli ultimi mesi) 27 canali e 5 gruppi organizzati con quasi 200mila iscritti. “Le fake news, specialmente quando si tratta di salute - ha dichiarato Marco Trabucco Aurilio, consigliere amministrazione di Mesit - contagiano milioni di cittadini attraverso i social e gli strumenti digitali. Una pandemia nascosta che crea danni enormi e che, pur se digitale, ha un costo altissimo in termini di vite umane nel mondo reale”. Fra le “bufale” più gettonate dai novax stravince quella sulla “pericolosità dei vaccini” (50%), seguita dalla “natura sperimentale sieri” (18%) e gli effetti “catastrofici” a lungo termine. Ben piazzati anche i post sulla “composizione vaccini” (grafene, microchip, ecc.) e sugli “interessi economici” delle case farmaceutiche con l’11%. Chiudono gli “effetti sul DNA” e la “sempreverde” correlazione fra vaccinazioni e sindromi autistici di cui parliamo a pag. 14.
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INCHIESTA: IL VIRUS DELLE BUFALE
Che alla fin fine, appunto, è paradossalmente più tranquillizzante. Così si è molto più facilmente manipolabili, basta lanciare narrazioni semplici in rete. La disciplina dello storytelling, nata in ambito marketing, è diventata di uso comune in molti altri settori. Fa più effetto, a livello di diffusione e clic, la storia di un singolo “morto per malore improvviso”, che mille dati che dimostrano come, di “malori improvvisi”, si è sempre morti anche senza essere vaccinati. Lo “zoccolo duro”, come fasce di età - oltre che come livello culturale che è trasversale - dei contrari al vaccino è a cavallo fra i 50-60 anni. C’è una spiegazione? È un’età in cui ci si sente realizzati, quasi dei superman. Se ho una certa età, oltre i 60-70 accetto di condividere, mentre in una generazione che era adolescente negli anni del cosidetto “riflusso” (anni ‘80) la spinta individualistica è più marcata. Durante il 2020, però, eravamo tutti chiusi in casa. La paura del Covid era palpabile. Durante la prima e la seconda ondata la speranza era riposta da tutti nei vaccini. Poi... arrivati che sono, ecco i rigurgiti, a volte anche violenti verbalmente e non solo, degli antivax. Come si spiega? Con il fattore “old new risk”. Se un evento potenzialmente pericoloso è relativamente nuovo, tendiamo per istinto a percepirlo molto più pericoloso di quanto lo sia realmente. Oggi il rischio di ammalarsi di Covid - problema più “vecchio” - è un rischio cui ci siamo “abituati” e viene percepito come meno letale. Non fa
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paura abbastanza per essere disposti a tutto per proteggerci. Il new risk, invece, anche grazie a narrazioni “virali” basate su notizie distorte e senza fonti, è proprio il vaccino. È quindi percepito da alcuni, oggi, come più pericoloso del virus stesso. La valutazione dei rischi reali, quindi, è errata e non si basa su dati concreti, ma su percezioni mentali della parte subcorticale? Sì. Un paio di esempi che faccio sempre. È più pericoloso andare con tuoi bambini in piscina o in aereo? O ci sono stati più morti, nell’ultimo decennio, per il morbillo o per l’epidemia di Ebola? La maggioranza delle persone, istintivamente, propende per l’aereo o Ebola. Ebbene, dal 2000 al 2010 nei soli Stati Uniti ci sono stati 46mila annegati, il 20% in piscina. Ed è la prima causa di morte nei bambini da 1-4 anni. Nello stesso decennio 9200 sono stati i morti in incidenti aerei in tutto il mondo. Di morbillo nel 2014 sono morti in tutto il mondo quasi 115mila persone. Di Ebola 12mila negli ultimi 20 anni. Come se ne esce? Come fare, per esempio, per dialogare con chi è convinto sulla base di dati non oggettivi? In Italia resterà non vaccinato, a parte coloro che non possono, il 5% della popolazione i “duri e puri” già attivi prima. Non è semplice convincere gli altri, se non con una buona comunicazione, basata sì su dati certificati e incontrovertibili, ma soprattutto “entrando” nelle loro paure. Senza “attaccare” muro contro muro e venendosi incontro con empatia. Difficile, ma non impossibile.
La ricerca taroccata all’origine del moderno movimento novax ante-Covid
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n verità il primo “capo novax” può essere considerato Papa Leone XII (qui accanto). Nel 1824 - secondo quanto scrisse un secolo dopo Benedetto Croce - abolì la vaccinazione antivaiolosa in tutto l’allora Stato Pontificio. Era stata resa obbligatoria durante l’occupazione francese di Napoleone, ma il papa si adeguò alla popolazione che “non si fidava”. L’anno dopo si svolse il Giubileo con gli assembramenti immaginabili. Le successive epidemie di vaiolo in tutto lo Stato pontificio, con migliaia di morti fino all’Unità d’Italia, confermarono che forse avevano ragione la scienza e la... ragione. Il vaiolo è stato dichiarato eradicato in tutto il pianeta nel 1980.
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a veniamo ai giorni nostri e alla nascita “ufficiale” del moderno movimento antivaccinista grazie ad una “ricerca” di un (ex) medico inglese. Il suo nome è Andrew Jeremy Wakefield. Riuscendo a superare le strette maglie di verifica della prestigiosa rivista scientifica “The Lancet, nel 1998 Wakefield pubblicò un articolo. Vi si ipotizzava, sulla base di una dozzina di casi studiati, l’ormai famoso “collegamento” fra il vaccino trivalente (morbillo, parotite, rosolia) e l’insorgenza dell’autismo nei bambini vaccinati. Negli anni successivi, in tutto il mondo, negli Stati dove la vaccinazione era stata introdotta,
Difendersi anche dalla infodemia si può, seguendo Leonida e la regola delle 5W
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‘etimologia della parola “Bufala”, intesa come notizia falsa, secondo l’Accademia della Crusca e il relativo vocabolario deriva dal detto “menare per il naso come una bufala”. È sinonimo dell’inglese fake news (notizie false) e rapprsenta ormai una vera e propria invasione di notizie totalmente false, manipolate, distorte, esagerate e il più delle volte senza fonte. E quando c’è può essere anche questa inventata. Un boom, una vera eruzione di bufale si è registrata nel 2020 tanto da far nascere in neologismo: Infodemia. In pratica “pandemia delle infomazioni”, un oceano in perenne movimento di notizie, voci, titoli, copia-incolla e chi ne ha più ne metta. In questa pandemia, virtuale ma non per questo meno pericolosa, nuotano a legioni i virus dells disinformazione. Non parliamo di politica e dell’uso spropositato, il più delle volte deviante per interessi elettorali, dei social. Vere e proprie arene gladiatorie, ormai dove si “scontrano” fazioni. I due anni di Covid hanno portato all’estremo il fenomeno. Troppo facile la battuta che “se prima eravamo 60 milioni di allenatori della nazionale, ora siamo 60 milioni di virologi”. Come difendersi? Una formuletta ci sarebbe, mutuata dalla “vecchia” scuola di giornalismo. Ogni notizia, tweet, post polemico sui social dovrebbe - per essere un minimo affidabile -
contenere e rispondere alle cinque W anglosassoni: Who (chi), What (che cosa), When (quando), Where (dove) e Why (perché). Provate a chiedere a chi dice “informati, lo hanno affermato molti medici” CHI sono (nomi e cognomi), CHE COSA hanno detto e fatto esattamente, QUANDO sono state fatte o scritte le affermazioni, DOVE sono state pubblicate e i PERCHÈ, dulcis in fundo. Sono domande “spiazzanti” che tagliano le gambe a chi parla per “sentito dire”. La stessa tecnica funziona leggendo un articolo: risponde a tutte le 5 W? E se ne manca qualcuna... PERCHÈ? Altro piccolo, ma efficace, espediente per risolvere una discussione è quello che potremmo chiamare “La domanda di Leonida”. Una breve sequenza del film “300”, chi lo ricorda? “E tu Arcade, qual’è il tuo mestiere?” E qualsiasi “guerriero della tastiera” inizia a balbettare, cambiando argomento.
migliaia di ricercatori tentarono di replicare lo studio del medico britannico. Nessuno ci riuscì. Nell’intero pianeta vennero investiti milioni di dollari, sterline ed euro per screening e ulteriori studi incrociati su milioni di bambini vaccinati, per individuare i collegamenti fra vaccino e incidenza dell’autismo. Nel frattempo un giornalista d’inchiesta del Sunday Times, con un lungo lavoro di indagine, scoprì particolari piuttosto strani su Wakefield. L’inchiesta fu pubblicata nel 2004 e fece scoppiare lo scandalo. Il medico era in collegamento diretto con case produttrici di vaccini monovalenti (che avrebbero avuto tutto l’interesse a vendere) e con un pool di avvocati esperti in risarcimenti sanitari. La ricerca sarebbe stata finanziata da questo pool legale per poter poi avere basi “scientifiche”
da produrre in tribunale. Successivamente la “ricerca” venne passata e ripassata al setaccio, mentre i coautori se n’erano tutti dissociati dopo l’inchiesta giornalistica. Si scoprì che i dati erano stati falsati e che anche gli studi effettuati sui 12 bambini autistici non avevano rispettato le procedure etiche imposte in quei casi. Lancet ritirò completamente la pubblicazione, di fronte all’evidenza dei fatti. Wakefield fu radiato definitivamente dall’Ordine dei Medici solo nel 2010, dopo una lunga causa legale contro il General Medical Council. Il danno era ormai fatto. Il tasso di vaccinazioni in quegli anni ebbe un crollo, era nato il movimento novax. Appena scoppiata la pandemia Covid-19 Wakefield ha dichiarato che “era una bufala”. Poi che nessuno avrebbe dovuto vaccinarsi. Ovviamente.
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ATTUALITÀ - ULTIM’ORA
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Influenza dove è finita? Neanche un morto? Vediamo perché sulla base di dati oggettivi
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Sotto. L’incidenza delle sindromi influenzali nel 2020-21, rispetto all’anno precedente.(fonte:Epicentro)
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uando si va “a caccia” per un’inchiesta giornalistica, ci si imbatte in chi ti pone, giustamente, dei dubbi. Come il “meme” qui accanto. L’ho trovato su uno dei tanti gruppi novax presenti sui social, in cui mi sono iscritto per “saperne di più”. Come sempre si vanno a cercare le fonti che possano illuminarti, con dati certi e verificati. Si trovano, si scaricano i rapporti, si studiano e verificano i dati incrociati e ci si fa un’idea. Ogni anno tutti i dati che riguardano, in Italia, le sindromi influenzali vengono settimanalmente pubblicati, durante il periodo di osservazione influenzale, sul sito epicentro.iss.it/influenza/ influnet. Qui si possono consultare e scaricare anche tutti i rapporti degli anni precedenti. Ebbene sì. Quest’anno non c’è stato nessun “morto di influenza” perché, semplicemente, il sistema di sorveglianza virologica dell’Istituto superiore di Sanità non ha identificato nessun virus influenzale vero e proprio sul territorio italiano. Lo 0% su 6.800 campioni analizzati fra ottobre 2020 e aprile 2021. Nello stesso periodo degli anni dal 2017 al 2020 la media di campioni positivi della rete di sorveglianza influenzale era del 17%. Ma non è cosa solo italiana. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) anche nel resto del mondo la percentuale di virus influenzale trovata attraverso i sistemi di sorveglianza dei vari Stati si è aggirata sullo 0,2%. Il sistema di sorveglianza per l’influenza stagionale è formato da medici-sentinella di fami-
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Green Pass e prelievi di sangue: serve anche per i donatori? No...
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glia che monitorano continuamente, durante la stagione influenzale (a proposito quella di quest’anno, come ossertvazione, è partita dal 14 ottobre) i propri pazienti. In verità ci sono stati 51mila casi di sindromi simil-influenzali, ma senza che fosse individuato il virus. Quali potrebbero essere le ragioni per un qualcosa che non accadeva da decenni? Ubi maior (Covid-19), minor cessat (influenza stagionale)? Il Coronavirus si è mangiato il “cugino” influenzale? L’Istituto superiore di Sanità e tutti i professionisti coinvolti hanno taroccato i dati, uniti in un grande complotto? Le spiegazioni forse sono così semplici da sembrare banali. A ottobre-novembre 2020 è partita una fitta campagna per il vaccino antinfluenzale. I vaccinati contro l’influenza sono cresciuti di parecchi punti percentuali. Le misure atte a limitare la circolazione del Coronavirus (mascherine, distanziamento, igiene e sanificazione delle mani, limitati spostamenti e viaggi) hanno del tutto bloccato la circolazione del virus influenzale. Che, ricordiamolo, è molto meno contagioso del “cugino Corona” e, come tutti i virus, se non circola o circolando trova qualcuno vaccinato... si indebolisce fino a essere quasi inoffensivo. Quest’anno potrebbe tornare? Probabile. Il vaccino che sarà reso disponibile in particolare per i soggetti a rischio e per i donatori di sangue. Per difenderci efficacemente basterà usare le stesse precauzioni personali contro il Covid: mascherina a contatto con estranei (e anche all’aperto in caso di tosse), distanziamento, sanificazioni cui ci siamo ormai abituati.
poche ore prima di chiudere il numero e andare in stampa, è arrivata una comunicazione importante da Avis nazionale. È stata suffragata subito dopo da una nota del Ministero della Sanità. Ecco i testi. AVIS NAZIONALE: con la presente desideriamo comunicare delle importanti precisazioni relative al Decreto Legge n.127 del 21 settembre 2021 recante “Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening”. Come è noto tale Decreto ha introdotto l’obbligo del possesso e dell’esibizione della certificazione verde Covid-19 (green pass) nei luoghi di lavoro pubblici e privati a decorrere dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre 2021 compreso, termine di cessazione dello stato di emergenza. L’obbligo è esteso ai soggetti, anche esterni, che svolgono la propria attività lavorativa, formativa o di volontariato in luoghi lavorativi pubblici o privati, anche sulla base di contratti esterni. Pertanto, il personale sanitario, am-
ministrativo e volontario deputato alle attività di accoglienza, chiamata e promozione nelle strutture di raccolta sangue (siano esse pubbliche o private) dal 15 ottobre dovrà esibire tale certificazione. L’obbligo si intende esteso alle attività associative come riunioni interne, corsi di formazione e anche conferenze, convegni ed eventi aperti al pubblico. Per quanto riguarda i donatori di sangue ed emocomponenti - la cui permanenza nelle strutture di raccolta è circoscritta all’atto della donazione - il green pass non sarà richiesto e si procederà con le procedure vigenti, che prevedono il triage telefonico, l’accesso contingentato previa prenotazione, la somministrazione di un questionario, il colloquio con il medico e - così come avviene per tutti i pazienti che facciano accesso alle strutture sanitarie - l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, la misurazione della temperatura e il rispetto del distanziamento sociale. Cogliamo l’occasione per rinnovare il nostro invito a promuovere, attraverso i nostri canali associativi, l’importanza della vaccinazione contro il Covid come espressione di responsabilità verso se stessi e la propria comunità.
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I donatori di sangue parificati agli utenti-pazienti delle strutture sanitarie. Per l’accesso ai Centri trasfusionali e alle Unità di Raccolta, per la sola donazione, non è necessario essere muniti di Green Pass. In ogni caso Avis nazionale consiglia caldamente la vaccinazione sia per il Covid, sia, quando sarà disponibile, per l’influenza stagionale.
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AVIS & TELETHON
I vent’anni di Telethon e Avis un po’ d’amarcord e di risultati di / Michela Rossato /
S Una collaborazione partita sulle ali dell’entusiasmo e proseguita per due decenni con un obiettivo: la ricerca per le malattie genetiche, in particolare del sangue.
ettembre 2001. Il nostro periodico titola a pagina 16 “Telethon & Avis. Insieme per le malattie genetiche” e annuncia l’avvio, a livello nazionale, della collaborazione tra la nostra associazione e la storica Fondazione che finanzia progetti di ricerca scientifica sulle malattie genetiche. Una collaborazione che ha come momento clou, ogni anno a dicembre, una due giorni di maratona televisiva per una grossa raccolta fondi. Scelta tra tutte le altre realtà di volontariato italiane per i suoi numeri, per la sua capillare diffusione in tutto il territorio nazionale e per la sua serietà, Avis scende in piazza con i suoi volontari e approda in TV. Grazie ai dirigenti Avis ospiti negli studi Rai e ai volontari collegati in diretta da gazebo ed eventi organizzati in giro per l’Italia, la maratona diventa anche una splendida occasione per parlare di donazione di sangue. Avis regionale Veneto è la coordinatrice nazionale della raccolta fondi Avis e dalla sua sede di Treviso l’aggiorna in diretta TV ai presentatori della maratona (da Milly Carlucci a Fabrizio Frizzi…). La segreteria regionale, coordinata dal compianto consigliere nazionale Alberto Cicerone, diventa il quartier generale e il “cuore” della raccolta delle Avis comunali, provinciali e regionali d’Italia. Una raccolta che confluisce nel conteggio di Telethon, ma che si distingue per la finalità, perché destinata esclusivamente alle ricerche sulle malattie genetiche del sangue. A marzo 2002 Dono&Vita continua a se-
guire la novità, con i “numeri” della raccolta. Vent’anni dopo, Avis continua ad essere al fianco di Telethon e il Veneto, sia pur non coordinando più la raccolta, si conferma tra le regioni più generose. Il 14 ottobre, un webinar ha ripercorso la storia della straordinaria collaborazione con numeri e dati davvero molto significativi. Telethon nei suoi 30 anni di attività ha investito quasi 32 milioni di euro sulle malattie ereditarie del sangue, finanziando complessivamente 100 progetti su due principali categorie: le emoglobinopatie e altre forme rare di anemia e i difetti ereditari della coagulazione. Di questi 32 milioni, ad oggi sono oltre 6,4 milioni di euro i fondi raccolti dai volontari Avis. Le ricerche sono concentrate sulle talassemie, caratterizzate da una cronica carenza di globuli rossi (anemia) la cui gravità dipende dal tipo di difetto genetico. La forma più grave è la talassemia beta, che inizia a manifestarsi fin dall’età di 6 mesi e porta precocemente alla morte se non curata. Un’altra forma di anemia ereditaria diffusa nei Paesi mediterranei è la drepanocitosi (vedi pagine 20/21), caratterizzata da grave anemia, suscettibilità a gravi infezioni batteriche e tendenza all’occlusione dei vasi sanguigni, che può portare a ischemia di vari tipi di tessuti e a disturbi di vari organi. Altre forme di anemia su cui la Fondazione ha finanziato progetti sono il favismo, la malattia di Blackfan-Diamond, la sindrome di Shwachman-Diamond, l’anemia diseritropoietica congenita.
Un altro importante gruppo di malattie su cui la Fondazione Telethon ha investito in questi anni sono i difetti ereditari della coagulazione, il processo con cui l’organismo ripara le ferite. Una carenza o un malfunzionamento di uno dei diversi fattori che partecipano alla coagulazione può causare emorragie e sanguinamenti, ma anche al contrario trombosi, pericolose occlusioni dei vasi sanguigni. Tra i più noti difetti ereditari della coagulazione c’è l’emofilia. Finanziamenti sono andati a ricerche anche su trombocitopenie, i deficit di fat-
tore VII e quello combinato dei fattori V e VIII, la malattia di von Willebrand. Tra i progetti più recenti c’è quello sulla porpora trombotica trombocitopenica per provare a mettere a punto una nuova terapia cellulare contro questa malattia del sangue caratterizzata dalla formazione di trombi, “tappi” che ostruiscono i vasi sanguigni e riducono l’apporto di ossigeno a diversi organi come reni, fegato, cuore, cervello. Al sito www.telethon.it tutte le informazioni sulle ricerche e sulla prossima campagna.
Nel 2001 era presidente regionale, da vice presidente nazionale ora “cambierà” lo Statuto
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aurizio Bonotto dal 21 luglio è vicepresidente nazionale con delega alla riforma dello Statuto. Nel 2001 era giovane presidente regionale Avis Veneto. Gli abbiamo chiesto un breve ricordo sul “la” a Telethon-Avis e ne abbiamo approfittato anche per una intervist-flash sullo Statuto in divenire. Ricordo bene la prima edizione. Fu l’allora nostro vulcanico consigliere nazionale Alberto Cicerone a partire “alla garibaldina”, coinvolgendo personalmente decine e decine di Avis. Come regionale Veneto lo sostenemmo con tutta la segreteria e anche con l’ufficio stampa-redazione. E così fu per qualche anno. Se non sbaglio il Veneto, ancora oggi, in termini di mobilitazione e raccolta è sempre molto attivo. Da luglio sei vice nazionale, con delega allo Statuto. Come vanno i primi mesi? Posso dire che, da avisino, dopo 16 anni nelle “retrovie” sono di nuovo stato mandato in prima linea. Ovviamente in questi pochi mesi, da “nuovo”, ho imparato a conoscere i colleghi
dell’Esecutivo. Anche se in presenza ci siamo trovati solo due volte, con il segretario e altri componenti come Dulio per gli aspetti fiscali abbiamo già formato un gruppo di lavoro per l’adeguamento al decreto 117 del 2017. Croce e delizia da sempre in Avis, Statuto e i suoi adeguamenti alle leggi in divenire... Il percorso che abbiamo iniziato è quello di semplificare al massimo il patto statutario. Dovrà contenere i principi fondanti della nostra associazione, i nostri valori, la nostra mission. Così non sarà necessario “cambiarlo” ad ogni nuova legge, faremo in modo che possa durare decenni. Per il funzionamento concreto delle Avis, poi, saranno i regolamenti allegati a dover essere adattati ai vari tipi e livelli di strutture associative. Pensiamo per esempio alla differenza che corre fra una piccola Avis di 100 soci e una Provinciale che fa Servizio di raccolta gestendo un gran flusso di attività e di denaro. Le esigenze sono diverse. Quanto tempo ci vorrà? Il gruppo di lavoro sta già lavorando per sottoporre proposte da portare alla discussione sul territorio. L’idea è organizzare, nei primi mesi del 2022, una Conferenza organizzativa ad hoc in cui confrontarci e raccogliere esigenze, idee e suggerimenti da tutti. Non sarà, come sempre, un percorso facile, ma prima che scada il mandato contiamo di avere un’Avis più snella e moderna. Anche alla luce dei progetti europei.
Chiacchierata con Maurizio Bonotto. Dal ricordo di quei primi anni di Telethon-Avis, al futuro di una Associazione da rendere più snella e moderna con il nuovo Statuto.
Beppe Castellano
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LA TESTIMONIANZA
Quando da una storia di copertina nascono tante altre storie... belle di / Michela Rossato /
Agathe Wakunga, trevisana affetta da drepanocitosi, è testimonial Avis dal 2019. Pochi mesi fa ha fondato in Italia una Associazione per sostenere in Congo (suo Paese d’origine) un punto informativo e di cura per affetti da anemia falciforme. E da qui sta anche nascendo un bel gruppo di donatori di sangue volontari e non remunerati.
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Per la “Giornata Mondiale del Donatore” 2019 arrivò in redazione una splendida lettera di “grazie ai donatori”. Il numero di giugno era appena andato in stampa, ma la lettera tanto ci colpì che l’autrice divenne la protagonista della storia e della copertina del numero di settembre e, subito dopo, formidabile testimonial Avis a ogni livello. È tornata a trovarci e... Leggete l’intervista di Michela Rossato. Per noi è come vivere una favola, ma reale e “tutta avisina”. (b.c.)
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a quando hai conosciuto l’Avis e sei stata ospite a Padova della conferenza su “Dono e inclusione” non ti sei più fermata, nonostante la pandemia. È vero, per circa un anno ho raccolto più informazioni possibili sulla mia malattia e sui pazienti scoprendo che in Europa esistono varie associazioni dedicate solo alla depranocitosi, mentre in Italia no. Esistono l’United Onlus, Federazione delle thalassemie, drepanocitosi e anemie rare e altre realtà minori, ma non una dedicatavi esclusivamente. Pessima la situazione nel mio Paese d’origine, il Congo, e in altre zone dell’Africa, dove di drepanocitosi si muore dato che è considerata una patologia incurabile. Ci sono bambini malati che vengono addirittura rifiutati e abbandonati, perché considerati vittime di stregonerie o malocchi.
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Non potevo non fare qualcosa! E che cosa hai fatto? Dopo Padova e il vostro servizio giornalistico, mi hanno contattato molte persone, ho raccontato la mia storia e parlato di drepanocitosi ovunque. L’European sickel cell Federation, con sede in Inghilterra, ha visto su youtube la mia intervista video curata da voi giornalisti di Avis regionale Veneto e mi ha invitata a distanza a congressi, webinar e forum in inglese come rappresentante dell’Italia. Grazie alla collaborazione con l’United e con la Pan African Sickle Cell Federation (con sede inglese), nella mia città d’origine, Lubumbashi nel Katanga, in occasione della “Giornata mondiale della drepanocitosi” del 19 giugno, ho organizzato un punto informativo sulla malattia, pubblicizzata da molti volantini. Una novità assoluta, immaginiamo... Certo. L’iniziativa ha destato curiosità e attenzione in tante persone malate o con bimbi malati, che si sono rese conto di non esser sole, che i sintomi della drepanocitosi non sono frutto di malefici e che è una malattia con cui si può convivere. Ho scelto Lubumbashi perché là ho trovato l’appoggio di mio padre, medico, che nella sua clinica privata è riuscito a coinvolgere alcuni colleghi sia alla giornata di sensibilizzazione sia in un’altra straordinaria iniziativa di volontariato. Ogni giorno un gruppo di medici mette gratuitamente a disposizione un po’ del proprio tempo per esami, visite, informazioni sanitarie e alimentari ai malati. Viene anche dato loro un pacco con frutta e integratori indispensabili per migliorare la qualità della loro vita, perché una corretta alimentazione vi incide molto. In Congo la sanità è a pagamento e solo offrendo qualcosa gratis si riesce ad attirare la popolazione. Nel giro di poco tempo, l’idea si è rivelata vincente e oggi, anche grazie ad un altro fratello medico, sono tre le cliniche che l’hanno attivata nel territorio. Altre si sono dette disponibili e potrebbero presto aggiungersi. In pochi mesi siamo arrivati ad avere una lista di 82 pazienti. Agathe ci mostra l’elenco e subito ci ac-
corgiamo che per la maggior parte si tratta di giovani donne e bambini. Manca completamente la fascia degli adolescenti e in pratica non ci sono adulti. Solo un caso? No, non lo è purtroppo. Gli adolescenti e gli adulti non ci sono perché i malati di drepanocitosi là non arrivano a vivere oltre i 13/14 anni. Chi ci arriva, e sono per lo più donne, si è curato altrove, come me. Per questo l’iniziativa che abbiamo messo in piedi è una rivoluzione e per questo abbiamo in elenco tanti bambini. I genitori hanno capito che stiamo dando una speranza di vita ai loro figli, altrimenti considerati incurabili. Una parola che vogliamo cancellare. Altro nostro obiettivo è la mappatura della popolazione, per individuare i portatori sani di questa malattia, che è abbastanza diffusa in Africa. Iniziative straordinarie, supportate oggi anche da una nuova associazione che sostieni economicamente. Sì, pochi mesi fa ho fondato una mia associazione, che ho chiamato “Ushindi Sickel Cell Victory”. Ushindi significa vittoria in swahili (lingua bantu dell’Africa centro-orientale), perché riuscire a vivere con questa patologia è una grande vittoria e tutti devono giocarsi la propria possibilità. Ogni mese rinuncio a qualcosa per me e “investo” parte del mio stipendio nell’associazione per l’acquisto di integratori e medicinali che poi vengono distribuiti ai
pazienti in Congo. Non è molto, ma è un inizio. Un grande inizio! Ma è vero che sta nascendo anche una “piccola” Avis a Lubambashi? Non mi pare ancora vero, perché questa è una cosa nata spontaneamente da un ragazzo di 22 anni, fotografo, che avevamo ingaggiato per foto e video alla “Giornata della drepanocitosi” del 19 giugno. Sentendo che la malattia necessita di trasfusioni e sapendo che in Congo la donazione è a pagamento, ha chiesto se poteva donare gratuitamente. È stato il nostro primo donatore! Oggi, grazie alla sua sensibilizzazione, i donatori volontari sono già ventidue. Ci piacerebbe molto far nascere una sorta di Avis. Abbiamo già una lista di potenziali donatori che stiamo però rallentando, perché non abbiamo frighi e materiale. Stiamo anche organizzando, sempre a Lubambashi, la “Giornata dei donatori di sangue” del 14 giugno 2022, che mi vedrà presente. Ci piacerebbe avere il classico gazebo in piazza, sarebbe meraviglioso con il logo Avis, perché siete il simbolo di una generosità senza confini. Agathe, come sempre, si congeda dalla redazione con il suo splendido sorriso, carico di speranza ed entusiasmo. Speriamo nel buon cuore delle persone: la generosità è una catena d’amore che porta a farsi del bene l’un l’altro. Come voi dell’Avis avete aiutato me ad “uscire dal guscio” e a raccontare la mia storia, a fare informazione e a far conoscere questa malattia, così io ora aiuto altri pazienti, soprattutto bambini. Altre persone buone, ne sono certa, aiuteranno me in questa mia avventura.
COME CONTRIBUIRE Il conto “Ushindi” è un Postepay evolution con IBAN: IT98K360 810513828 3033283044 Causale: Dono per progetti Ushindi Se serve il BIC: PPAYIIR1XXX. Si può caricare in posta e tabaccheria al Numero: 53331711 18997168 con la stessa causale.
E Agathe è finita pure in un libro. I diritti d’autore andranno a “Ushindi” “Lei era costantemente dipendente dalla generosità degli altri: non avrebbe potuto esistere, infatti, se non avesse potuto contare sulla donazione continua di sangue; solo ciò le permetteva e le permette di vivere”. È solo una piccola parte di un bel “ritratto” che la scrittrice trevigiana Caterina Condoluci ha dedicato ad Agathe, fra gli altri, nel suo ultimo libro “Sull’Amore”. Dopo l’anteprima al Salone del Libro di Torino, sarà presentato il 17 novembre a Treviso. Sarà la prima serata del Festival “Treviso città per le donne” promosso dall’assessorato alle Politiche Sociali. Saranno presenti tra gli altri, oltre all’autrice, Maria Frega, Maurizio Pallante e Linda Maggiori dell’Assessorato. A dicembre, in data da definire, Avis regionale e redazione di Dono&Vita hanno in programma un evento-convegno per gli avisini con Agathe e Caterina.
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ATTUALITÀ - CONVEGNI
Riflessioni etiche su volontariato del dono e come “ripartire carichi” finita la pandemia. Un interessante convegno a Noale.
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SPECIALE TEMPIO DEL DONATORE
Donare: una scelta etica anche per cambiare nel post pandemia
Il Tempio Internazionale ora torna a essere la “casa” di tutti
di / Enrico Scotton / giornalista e moderatore convegno
pagine a cura di / Michela Rossato /
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uali ricadute la pandemia ha avuto sul volontariato delle associazioni che promuovono la cultura del dono? Se lo sono chiesti gli avisini in un convegno organizzato dall’Avis comunale di Noale il 4 settembre, in occasione dell’iniziativa “Coesi si vince” organizzata insieme ad Admo, Aido, Csv Venezia, con il patrocinio del Comune. “Se in una prima fase abbiamo registrato un crollo nelle donazioni di sangue, subito recuperato, nella fase successiva - ha detto il dott. Alberto Argentoni, consigliere Avis regionale e già presidente di Avis nazionale - la ricaduta si è avvertita più sul fronte dell’attività associativa. Ora per ripartire è necessario riandare alle motivazioni che stanno alla base della scelta di donare e di diventare volontari avisini”. Al prof. Giuseppe Goisis, professore di filosofia politica, è stata affidata una riflessione su valori e motivazioni che dovrebbero ispirare il volontariato sempre, ma soprattutto nel dopo pandemia. “Bisogna dare un senso al nostro donare, rimettendo in circolo i valori della solidarietà, della gratuità, della volontarietà. Non si fa volontariato per una mera gratificazione personale - ha puntualizzato il filosofo - esso deve essere vissuto come un completamento della propria
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esistenza. L’avisino, poi, deve sentire forte la simbolicità del proprio gesto, perché donare sangue ha un significato di forte valenza etica”. Un pensiero subito raccolto dal prof. Giuseppe Scaratti, professore ordinario presso il dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo, fra gli autori della Carta etica di Avis nazionale. “Alcuni temi e aspetti che abbiamo evidenziato nel lavoro preparatorio del documento sono stati anticipatori di quel che viviamo ora concretamente - ha detto - e quindi nella Carta troviamo indicati quei valori che sono fondanti per un avisino, ma direi più in generale per tutti i volontari delle associazioni del dono. Far volontariato è una scelta di responsabilità collettiva, un gesto individuale che, però, non può essere fatto per un ritorno di benefici personali. Non si dona il sangue per avere un permesso dal lavoro o per avere un controllo dei valori gratuito. È una scelta etica che deve diventare pratica”. La pandemia ha certamente avuto ripercussioni negative anche sull’attività associativa delle Avis venete a tutti i livelli, ma nello stesso tempo ha offerto un momento di pausa per ritrovare motivazioni da approfondire. “Sarebbe bello - ha suggerito Goisis - che ogni Avis avesse una sua piccola biblioteca con alcuni testi. Come, per esempio, “La logica del dono” di Roberto Mancini, che indicano le possibili soluzioni per far fiorire l’esistenza dei singoli e rinnovare la società”. Goisis e Scaratti hanno condiviso la necessità di mettere in atto coesione e alleanze tra le numerose associazioni che si occupano del dono. “Nella mia esperienza ai Servizi sociali - ha detto l’assessore Annamaria Tosatto, aprendo il convegno con il presidente dell’Avis noalese Stefano Pellizzon - ho sperimentato come dalla situazione di emergenza si esca solo coesi: una lezione che non dobbiamo dimenticare”. Al convegno presenti anche la presidente di Avis regionale Vanda Pradal, il presidente del Centro Servizi per il Volontariato di Venezia Mario Morandi e la presidente nazionale Aido Flavia Petrin.
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un punto d’unione tra associazioni del dono, di ogni nazionalità e credo. Il taglio del nastro del Tempio internazionale del donatore, il 18 settembre a Pianezze di Valdobbiadene, ha ridato a molti carica ed entusiasmo, dopo i mesi della pandemia. Un’inaugurazione ufficiale, dopo la riapertura del 25 aprile, che ha riunito tutti coloro che hanno creduto sin dall’inizio al progetto di restauro. “Un evento straordinario, con una partecipazione inaspettata - commenta il presidente dell’Odv Tempio, Gino Foffano - per questioni logistiche e legate al Covid non avevamo invitato le associazioni di tutt’Italia. In tantissimi, spontaneamente, sono però giunti fin lassù per vivere il momento. Oltre che dal Triveneto, ho incontrato donatori e dirigenti arrivati da Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana… che festa!”. Al momento del “taglio” tutti i quattro presidenti nazionali di Avis, Fidas, Fratres e Aido, non senza emozione, hanno simbolicamente ridato vita insieme al Tempio. “Uno dei momenti più forti della giornata -
continua Foffano - perché sigle e appartenenze si sono fuse. Eravamo tutti lì a simboleggiare unicamente il dono universale”. Ne avrebbero gioito i fondatori che con questo spirito posarono la prima pietra più di mezzo secolo fa. Non è casuale che il Tempio sorga alle pendici del Monte Cesen su uno spiazzo dove, durante la Grande Guerra, c’era una postazione di cannoni. Fu costruito per trasformare un luogo di guerra e morte in uno che parlasse di vita, di pace e di dono, per dire al mondo che: “Il sangue si dona, non si versa”. Motto che è anima del volontariato italiano del sangue e degli organi, che non ha esitato a fare quadrato per salvare il Tempio “sofferente”. Inagibile dal 2017 a causa dei gravi danni da intemperie e “vecchiaia”, partì poco dopo la raccolta fondi per il suo restauro anche grazie alla costituzione nel 2019 dell’Odv (Organizzazione di volontariato) Tempio composta da Avis, Fidas, Fratres e Aido nazionali, Avis regionale Veneto, Fidas Veneto, Avis provinciale Treviso, Fidas Treviso e Avis comunale di Valdobbiadene. SEGUE
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“Animati da grandi speranze, sulla carta sembrava più semplice di quanto sia stato in realtà, tra burocrazia, convenzioni, pandemia - spiega il presidente Foffano - ma il sostegno morale ed economico dei soci e di tante realtà diverse ci ha fatto andare avanti senza indugio. Partendo da un progetto di restauro già pronto, abbiamo fatto anche in fretta. Un momento in cui ho temuto di non farcela è stato allo scoppio della pandemia, dato che si è rallentato tutto. Ma siamo andati avanti e il 25 aprile di quest’anno siamo riusciti ad aprire per la prima celebrazione. Grazie alla sensibilità delle ditte coinvolte, inoltre, i costi di ristrutturazione sono stati più contenuti del previsto e i paga-
menti più dilazionati nel tempo, permettendoci ulteriori risparmi”. Preziosissima la collaborazione di alcuni volontari del territorio, avisini e non, che si sono occupati di moltissime cose: dalla sistemazione del giardino alla dipintura, alla pulizia, al trasporto e alla sistemazione degli arredi… “Persone straordinarie che hanno fatto molto, dentro e fuori il Tempio”. Ora che è stato riaperto, l’impegno dell’Odv prosegue con il progetto di restauro del Crocifisso del 1600 all’interno e l’inserimento del Tempio in una serie di circuiti storico-turistici volti alla promozione della cultura del dono e della storia del territorio che, ricordiamo, è patrimonio dell’Unesco. Il sito del Tempio è www.tempiodonatore.it
Un convegno per riflettere assieme
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rima del tradizionale taglio del nastro e della Santa Messa, il 18 settembre s’è svolto il convegno “La nuova luce del dono” sull’etica della donazione, moderato da Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari del Veneto. Relatori erano il prof. don Carlo Broccardo, presbitero della diocesi di Padova, vicepresidente della Facoltà teologica del Triveneto e docente di Sacre Scritture e la prof.ssa Chiara Cremonesi, docente di Storia delle religioni e Teorie e metodi dell’indagine storico-religiosa all’Università di Padova. Il prof. Broccardo ha tracciato un parallelismo tra i concetti ispiratori che hanno portato alla costruzione del Tempio, come misericordia, carità e solidarietà, e quanto riportato nelle Sacre Scritture. Una riflessione sul mondo e
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sulla vita e su come qualsiasi forma di rapporto, cristiano e sociale, non possa prescindere da questo tipo di valori. La prof.ssa Cremonesi ha proposto una riflessione sul valore sociale, culturale e religioso del Tempio e su come la sua costruzione, in un luogo legato al dolore e alle battaglie, sia ancora oggi un monito contro qualsiasi forma di violenza. Il dono come gesto universale di amore incondizionato è stato il “fil rouge” che ha caratterizzato gli interventi dei due relatori: un concetto che proprio in un luogo come questo vuole ritrovare la comunione con noi stessi e con gli altri. Emiliano Magistri
Il “collaudo” dalla Provinciale di Treviso
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mozionante ritorno al Tempio per Avis provinciale di Treviso. Il 5 settembre vi ha riportato la propria festa. Le 89 Avis comunali della Marca hanno sfilato con i labari, guidati dal neo presidente provinciale Stefano Pontello, dopo un paio d’anni di stop forzato. “È una gioia doppia, perché ci si ritrova finalmente in presenza - ha commentato Pontello - con il pensiero agli ammalati per i quali siamo impegnati ogni giorno. Nell’affresco del Tempio sono raffigurate le sette opere di misericordia corporale, alle quali è stata aggiunta la donazione di sangue. Mai come adesso è dunque necessario riscoprire i valori che sono il fondamento del nostro agire e le basi del bene comune: solidarietà, altruismo, gratuità, lealtà, rispetto reciproco”. Valori che hanno permesso al volontariato, a quello del dono in particolare, di affrontare la pandemia, come sottolineato dall’assessore alla cultura, patrimonio e associazioni del Comune di Valdobbiadene, Giorgia Falcade: “Questi mesi ci hanno fatto comprendere quanto sia impor-
tante il comportamento di ognuno di noi verso l’altro e il volontariato ha assunto un significato ancora più profondo”. Alla festa partecipano sempre i dirigenti trevigiani Avis a vari livelli: quest’anno il neo vice presidente di Avis nazionale Maurizio Bonotto e la neo presidente Avis regionale Vanda Pradal. A rappresentare la Provincia di Treviso è intervenuto il consigliere Emanuele Crosato.
Tornano anche i “veterani” Avis regionale
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l 26 settembre è stata la volta dei “veterani” ex (ma non solo) dirigenti Avis veneti, guidati dall’inossidabilee Emilio Tessarin. Per l’occasione Emilio ha anche realizzato un depliant a ricordo della giornata. Era appuntamento fisso di Avis regionale prima della pandemia. Con una celebrazione religiosa si sono voluti ricordare i fondatori del Tempio e i dona-
tori che non ci sono più, ma che tanto hanno dato al prossimo.
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GIOVANI - PROVINCIALE VERONA
Immagini d’una giornata memorabile
La “Squadra giovani” riparte a Verona e son decisi a giocare a tutto campo
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gni rinnovo delle cariche porta con sé una ripartenza. L’Avis non si è mai fermata, come è giusto che sia, troppo importante è la sua mission per permettersi il lusso di fermarsi per poi ricominciare… Si riparte da un punto in continuo movimento: il Direttivo precedente passa in corsa il testimone al nuovo che continua su una strada, in parte tracciata, in parte da studiare. A Verona vogliamo che la ripartenza abbia l’impronta dei giovani. La nuova referente Giovani dell’Avis provinciale veronese è Maria Teresa Cocco, già consigliere dell’Avis comunale di Peschiera del Garda. Maria Teresa, persona dalla travolgente voglia di fare, insieme ai due coordinatori Giacomo Bonadiman ed Elia Biasi della Comunale di Verona, in poco tempo ha già coinvolto oltre una quindicina di ragazzi che si incontrano regolarmente e che vogliono imparare ad essere associazione, non dimenticando di essere giovani tra i giovani. Non si chiamano più “gruppo” ma “squadra”. E non è un cambiamento banale. La squadra richiama di più all’unione, alla voglia di stare insieme e di arrivare tutti alla stessa meta. Piano piano questi nostri giovani si inseriranno nella realtà Avis della nostra provincia, come squadra trasversale che si mette al servizio delle 66 Comunali, per promuovere il dono del sangue con particolare attenzione al mondo giovanile e della scuola. Senza dimenticare la formazione di nuovi dirigenti avisini, che conoscono le regole e la realtà della nostra associazione, ma pronti ai continui cambiamenti che la società ci propone. La squa-
dra è già presente sui social con una propria pagina Instagram, non scavalcando i social ufficiali dell’Avis provinciale, ma affiancandoli, ponendosi come obiettivo quello di parlare ai coetanei con il loro linguaggio. Primo grande impegno è stata una serata di sensibilizzazione rivolta ai giovani il 24 settembre, in sala convegni della Gran Guardia di Verona. La donazione è stata analizzata da più figure e da più punti di vista: dal medico trasfusionista, al soccorritore, dal responsabile di Pronto soccorso, alla Polizia Stradale, dallo psicologo, al donatore e al ricevente. Buon lavoro ragazzi!
In alto: Maria Teresa Cocco, “capitana della squadra” assieme ai coordinatori Giacomo Bonadiman ed Elia Biasi. Un tridente d’attacco di tutto rispetto. Foto grande: Una parte della squadra nella prima riunione svoltasi in agosto.
Paola Silvestri, Presidente Avis provinciale Verona
Rinasce anche la Consulta Giovani di Avis nazionale. Il Veneto? Assente... La Consulta Giovani Avis Nazionale si è rinnovata per il nuovo mandato e, nella prima riunione “mista” in presenza e via web, ha eletto il suo nuovo Esecutivo. Resterà in carica fino al 2025. Coordinatrice è Irene Oppi dell’Avis Emilia Romagna e sua vice Greta Pieracci della Toscana. Gli altri componenti sono Giulia Minnillo del Molise, Edoardo Sina del Piemonte, Sara Svanera della Lombardia, Donato Vizzuso della Basilicata e Massimiliano Zaffarano della Sardegna. Altri 47 giovani di tutte le regioni completano la Consulta con grandi assenti per la prima volta (e speriamo solo per il momento) i giovani avisini veneti.
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GIOVANI - SERVIZIO CIVILE
Torniamo a sorriderci in presenza, pur sotto le nostre mascherine a cura di / Claudia Zanchetta e Laura Cendron /
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l Servizio Civile in Avis sta finalmente tornando alla normalità. Per i volontari che hanno partecipato allo scorso bando, l’esperienza è stata molto limitata dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, soprattutto in Veneto, regione tra le più colpite dalla prima ondata. I giovani, infatti, avevano preso servizio a febbraio 2020, ma le attività sono state presto sospese per poi riprendere a singhiozzo e da remoto. Il 30 aprile 2021 è iniziato un nuovo anno di Servizio Civile con 18 giovani che hanno iniziato la loro esperienza nelle nostre sedi Avis venete accreditate. Alcune, compresa Avis regionale, hanno optato per la modalità “mista” (con la possibilità di svolgere le attività sia in sede che da remoto) con attenzione alla sicurezza massima, così i giovani hanno iniziato a rivivere qualche esperienza
tipica del Servizio Civile. Finalmente, fra una mascherina e un green pass, siamo riusciti a organizzare una parte di formazione generale in presenza a Treviso, presso la sede di Avis regionale. Sono state quattro giornate intense, la prima delle quali con i volontari della Croce Rossa, durante le quali i ragazzi si sono incontrati e hanno potuto, oltre che imparare e riflettere su alcuni aspetti e valori alla base del Servizio, conoscersi e costruire nuove amicizie. Oltre a quelli in servizio presso le sedi del Veneto, c’erano anche i ragazzi in servizio presso Avis e Admo del Friuli Venezia Giulia. Le restanti ore di formazione saranno organizzate online, ma i volontari avranno certo occasione di incontrarsi di nuovo. Sentiamo qualche loro testimonianza. Laura Cendron, Olp - Operatore locale progetto
Elisa Bassan. Ho 23 anni e presto servizio civile presso Avis provinciale Padova. Sono diplomata in ragioneria e mi sono laureata in Politica dell’integrazione europea e attualmente frequento la magistrale presso l’Università degli studi di Padova. Mio nonno ha donato per molti anni e mio zio lo sta facendo, è per questo che ho scelto Avis e condivido in pieno i suoi valori e voglio farne parte, dando il mio contributo. Claudia Castria. Ho quasi 24 anni e vivo a Marghera (Ve). Mi sono diplomata nel 2016 al
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liceo linguistico, ho iniziato subito l’università a Padova, dove ho scelto la triennale in mediazione linguistica. Il 22 luglio, ho completato anche la magistrale a Venezia in relazioni internazionali. Finalmente posso dire di aver definitivamente completato gli studi! Oltre a tutto ciò, gioco a basket. L’anno scorso ho giocato a Rovigo, mentre quest’anno tornerò a Marghera, sempre in serie B. La mia decisione di partecipare al servizio civile è nata dalla volontà di riempire in maniera produttiva il mio tempo, anche perché a causa Covid l’attività sportiva è stata sospesa per un periodo, e l’università la frequentavo online. Ho sempre voluto iniziare a far parte del mondo del volontariato, ma causa il poco tempo disponibile non ne ho mai avuto la possibilità. Quest’anno, “grazie” al Covid, le cose sono cambiate e, visto che ero già donatrice, ho deciso di dedicare ad Avis provinciale Venezia il mio tempo. Emma Cipolato. Ho 24 anni e sto svolgendo l’anno di servizio civile presso l’Avis provinciale di Venezia. Sto concludendo il mio percorso universitario in Lingue, civiltà e scienze del linguaggio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Faccio parte di Avis da sei anni e la scelta di fare domanda per questo progetto è stata immediata: dopo gli eventi che hanno colpito tutti nell’ultimo anno e mezzo, questo
progetto permette di rimettere in contatto le persone, di creare nuovi rapporti, oltre allo sviluppare nuove conoscenze sia in ambito amministrativo che in quello dell’accoglienza. L’ampiezza di attività che propone il progetto mette, inoltre, noi volontari nella posizione di orientarci verso le attività che più sentiamo affini e ritengo che questo sia un valore aggiunto. Lo scopo della mia partecipazione è anche tentare di trovare nuovi metodi per raggiungere e sensibilizzare i più giovani alla promozione del dono, cosa che viene ancora molto sottovalutata. Riccardo Guiotto. Ho 24 anni e studio Ingegneria dell’informazione all’Università degli studi di Padova. Sono un grande appassionato di musica: colleziono dischi e sono un musicista polistrumentista. Nelle mie ricerche ho scoperto il servizio civile universale in un momento in cui ero a caccia di nuove motivazioni per continuare a studiare. Ho così deciso di darmi una possibilità, per poter fare qualcosa che mi permetta di creare una nuova rete di contatti e rendermi utile per la comunità. Ho così consultato il progetto proposto da Avis e sono rimasto colpito dal ventaglio delle diverse mansioni che erano richieste. Svolgo il servizio civile all’Avis comunale di Valdagno (Vi). Sofia Magro. Ho 22 anni e presto servizio civile presso l’Avis provinciale di Padova. Sono diplomata in Turismo e prima di questa esperienza ero segretaria nella ditta di famiglia. Ho scelto Avis perché oltre ad essere donatrice da quattro anni, credo fortemente nel valore del dono e nello spirito del volontariato, ma soprattutto nel fare del bene per chi ne ha bisogno anche con un piccolo gesto. Sara Signorelli. Ho 23 anni, presto servizio all’Avis comunale di Venezia. Sono studentessa di Scienze naturali prima all’Università di Padova e a breve alla stessa facoltà all’Università di Bologna. Da sempre sensibilizzata al dono del sangue dai genitori, ho iniziato a 18 anni, trovando quindi naturale proseguire il mio percorso con il servizio civile all’Avis della mia città. Entrando in un progetto così ampio e vario, conto di costruirmi valide esperienze per il futuro e di incentivare l’atto della donazione nei giovani veneziani. Luca Tegu. Ho 20 anni, abito a Camposampiero e studio presso la facoltà di Filosofia dell’Università di Padova. Oltre alla filosofia, sono interessato alla psicologia e alla comunicazione. Ho conosciuto il servizio civile grazie a mia madre, che lavora all’interno del mondo
Avis. Ciò che mi ha spinto ad iniziare questa esperienza alla Provinciale di Padova, è il fine del progetto, con obiettivi da raggiungere, che punta al benessere collettivo e alla solidarietà. Mattia Varisco. Ho 20 anni e sto prestando servizio civile all’Avis Chioggia (Ve). Sono uno studente universitario di musica classica, seguo il corso di laurea in organo e composizione organistica al conservatorio “F. Venezze” di Rovigo. Ho scelto di partecipare al servizio civile perché sentivo il bisogno di intraprendere una nuova avventura, dato il periodo di noia che tutti noi abbiamo vissuto per via del lockdown… Sentivo il bisogno di rapportarmi con le persone, con gente nuova. Avevo bisogno di respirare un’aria diversa da quella che era la mia routine da studente costretto a studiare online. È stato in quel momento che ho scoperto, tramite un annuncio mostratomi dai miei genitori, il servizio civile in Avis e, essendo io già donatore, ho pensato di partecipare. Anna Scapin. Ho 24 anni, sono donatrice e svolgo il servizio civile all’Avis comunale di Castelfranco Veneto (Tv). Ho scelto questa esperienza formativa perché credo fermamente nel valore dell’altruismo e del dono, del sangue in particolare. Sono introversa e riflessiva e questo progetto mi permette di entrare in contatto con tante persone diverse e di sentirmi utile ogni giorno. Ho conosciuto Avis alla scuola superiore, come molti dei donatori che accolgo quotidianamente. Claudia Zanchetta. Ho 26 anni, sono donatrice e svolgo il servizio civile all’Avis regionale Veneto, a Treviso. Sono laureata in Marketing e comunicazione e ho deciso di partecipare al servizio civile in Avis perché ho trovato affinità tra le attività inserite nel bando del progetto e quelle approfondite negli studi. Mi auguro che il percorso che sto seguendo con questo progetto possa contribuire a formarmi personalmente e professionalmente, e spero di poter dare un contributo a un’associazione così importante, a tratti fondamentale, per molte persone.
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Sopra: un momento del primo incontro in presenza, come docenti Sonia Padoin e Italo Zanchetta della Croce Rossa Italiana.
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PROGETTI: BEST CHOICE
“Fallo protetto, salva tre vite”, l’Istituto Einaudi-Scarpa vince il contest nazionale di / Emiliano Magistri e Michela Rossato /
Sessanta classi coinvolte da 12 regioni, nove dal Veneto, oltre 2000 studenti a “creare” da tutt’Italia.
Sopra: I ragazzi della 5ª B, protagonisti del video vincitore, con i loro insegnanti: a destra il prof. Agostino Vendramin e a sinistra la prof.ssa Francesca Della Toffola
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i intitola “Fallo protetto, salva tre vite” il progetto di sensibilizzazione sulla conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili che è valso agli studenti dell’istituto “Einaudi - Scarpa” di Montebelluna (Tv), la vittoria a Best Choice. Il progetto di Avis nazionale, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, è par-
tito nel 2019, rivolto agli studenti delle scuole superiori italiane sui temi solidarietà e corretti e sani stili di vita. Sul podio anche “It’s up to you” dell’istituto “Orsini-Licini” di Ascoli Piceno e “Vivi bene, vivi a lungo” dell’istituto “F. Enriques” di Castelfiorentino (Firenze). Il webinar di premiazione, organizzato l’8 ottobre da Avis nazionale e Avis regionale Veneto, regione capofila delle dodici che hanno aderito, ha visto ospiti di spicco, quali Luca La Mesa, tra i massimi esperti di social media marketing, la dottoressa Barbara Suligoi, direttrice del Coa (il Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità) e le atlete Vanessa Ferrari (argento di ginnastica artistica alle Olimpiadi di Tokyo 2021) e Arjola Trimi (nuotatrice e oro nei 100 stile libero alle recenti Paralimpiadi di Tokyo). Moderato dalla giornalista e speaker radio Vittoria Marletta, l’incontro si è aperto con un’analisi sull’utilizzo, con pro e contro, dei social tra le nuove generazioni. “Con gli smartphone è stata “democratizzata” la produzione di contenuti - ha spiegato La
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Mesa - che prima era esclusiva degli specialisti del settore. Ai giovani a cui parlo durante i miei corsi, infatti, raccomando sempre di sfruttare le opportunità offerte da questo strumento straordinario, ma di assicurarsi di non produrre mai contenuti che non si vogliono rendere pubblici. La sicurezza e il rispetto passano proprio dai contenuti sensibili”. E come vive lo sport il rapporto con i social network? “Io sono cresciuta in un’epoca in cui ancora non esistevano - ha raccontato la Ferrari - ma cerco comunque di utilizzarli per testimoniare il mio percorso e far avvicinare i più giovani alla ginnastica”. Arjola, invece, si considera “l’anti-social fatta persona, “ma mi piace rispondere singolarmente a chi mi scrive, perché preferisco dedicare più tempo a una determinata persona piuttosto che condividere post e foto a caso”. Prendere esempio dai grandi sportivi, anche via social, può essere comunque di stimolo: “Scegliere una disciplina e vincere non basta - prosegue Arjola - La vera lezione la ottieni quando perdi. Serve per capire dove e cosa hai sbagliato e per darti la forza di rimetterti in gioco e alzare l’asticella”. Per Vanessa è lo stesso: “Individuare un obiettivo da raggiungere e fissare gli step che portano ad esso è fondamentale per completare il proprio percorso personale e professionale. Anche io, dopo una serie di infortuni, ho temuto di non poter ricominciare: poi con calma e maturità l’attività è ripresa fino a portarmi a Tokyo”. Il talento da solo non basta, servono passione, determinazione e sacrificio. Ma stili di vita sani e comportamenti corretti non passano solo dal giusto uso dei social network o dallo sport che si sceglie di praticare. Rispetto e sicurezza passano senza dubbio anche dall’approccio alla salute sessuale. Le nuove generazioni sono attente, ma “non hanno l’esperienza delle decadi segnate dall’emergenza dell’Hiv - ha sottolineato la dott.ssa Suligoi - Serve più consapevolezza”. Anche perché negli anni in tutta l’Europa Occidentale, Italia compresa, sono triplicati i casi di sifilide: dai 400 degli anni ’90 ai 1600 del 2016.
“Da uno studio condotto negli istituti superiori italiani è emerso che l’uso del preservativo con un nuovo partner ha una percentuale molto bassa, perché viene considerato una mancanza di fiducia nell’altra persona. Se consideriamo che i rapporti avvengono in età sempre più precoce, il dato diventa preoccupante”. I donatori non fanno eccezione: “La bassa percezione del rischio c’è anche qui, nonostante tra le infezioni che vengono testate prima della donazione ci siano epatite B e C, Hiv e sifilide. In una ricerca che ha coinvolto quasi 8mila donatori, abbiamo scoperto che il 64% dei donatori positivi a una di queste, non è stato in grado di spiegare come sia stato contagiato, mentre il restante ha affermato di saperlo, ma di non aver considerato il rischio a cui era andato incontro. Semplificare l’accesso ai test e fare prevenzione - ha concluso - è l’unica strada per vivere la sessualità con serenità, gioia e rispetto della salute propria e del partner. Gli strumenti ci sono, dobbiamo imparare a usarli”. Dopo i ringraziamenti di Stefano Iezzi, coordinatore del progetto “Best Choice” e i complimenti di Vanda Pradal, presidente di Avis Veneto, regione capofila del progetto, ai vincitori, il presidente Avis nazionale Gianpietro Briola ha salutato così i ragazzi vincitori e la loro insegnante, Francesca Della Toffola:
“La cosa bella di questo progetto è stato l’entusiasmo dei giovani che, proprio come ha detto l’insegnante, nonostante le difficoltà e le restrizioni generate dalla pandemia, hanno resistito e non hanno mai mollato. È l’insegnamento che serve a tutti noi. I ragazzi sono il nostro presente, prima ancora che il nostro futuro: se non ci impegniamo per trasmettere loro i giusti valori di rispetto e solidarietà, non avremo reso un buon servizio né a loro e né alla comunità di cui ciascuno di noi è parte”. Le classi vincono buoni da 1000, 800 e 500 euro spendibili in materiale elettronico e gli studenti, singolarmente, buoni libri spendibili nelle librerie Feltrinelli. I componenti dei tre gruppi potranno iscriversi gratuitamente a un corso sulla piattaforma carriere.it gestita da Luca La Mesa e Giulia Lapertosa. Infine, per ogni regione partecipante è stato proclamato un gruppo vincitore (la graduatoria nazionale è consultabile sul sito del progetto “Best Choice”) i cui componenti riceveranno il buono da 20 euro spendibile nelle librerie Feltrinelli. Agli istituti classificatisi al primo posto della propria regione verranno, invece, donati gratuitamente microfoni ambientali da conferenza. Le regioni che hanno aderito a Best Choice sono Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Trentino, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto.
Sopra. Un momento del webinar, con gli ospiti.
Grande soddisfazione sia nell’Istituto Einaudi - Scarpa, sia nell’Avis... Soddisfazione, naturalmente, nella cittadina in provincia di Treviso della Scuola vincitrice. Paola Zavarise, presidente Avis Montebelluna: “Siamo tutti orgogliosi. È stato un bel gioco di squadra, al quale ha dato una mano anche l’Avis cittadina. Gli studenti sono stati bravi perché ci hanno messo la faccia, in base alle proprie conoscenze, su un tema molto delicato e difficile. Da mamma sono convinta che l’educazione alla salute sessuale e alle emozioni dovrebbero essere materia scolastica, perché sono fondamentali nel percorso di crescita dei ragazzi”. Abbiamo chiesto un bilancio anche alla prof.ssa Francesca Della Toffola, insegnante di Grafica (ma artista della fotografia), una dei due insegnanti coordinatori del progetto: “Il progetto è nato durante la pandemia quando le scuole erano in didattica a distanza. Abbiamo deciso di partecipare comunque a questa sfida ambiziosa: realizzare un video con interviste agli studenti dell’Istituto, di diverse età, sulle malattie sessualmente trasmissibili. La classe si è impegnata tantissimo, nonostante la difficoltà di incontrarci. Potevamo venire a scuola un solo giorno alla settimana, così da poter almeno utilizzare i laboratori e la strumentazione necessaria. Nonostante gli imprevisti - perché qualcosa non sempre andava per il verso giusto, l’intervistato non poteva essere presente, il microfono non funzionava - la classe non ha mai mollato. Hanno lavorato in sinergia, condividendo e mettendo a disposizione degli altri, con generosità, le proprie competenze e qualità affinchè il lavoro fosse professionale. L’attuale classe 5B, indirizzo Grafica e Comunicazione, ha lavorato al progetto durante il quarto anno scolastico coordinata da me e dal prof. Agostino Vendramin, insegnante di Italiano. Preziosa la collaborazione del prof. Simone Turchetto, insegnante tecnico-pratico e della dott.ssa Angela Vitetta, referente per il contest Best Choice, che ci ha accompagnati e seguiti con gentilezza e competenza. La classe si è dimostrata attiva, partecipativa, appassionata, creativa”. Ah... Dulcis in fundo: ben 70 studenti dell’Einaudi - Scarpa sono già donatori di sangue. Un doppio applauso!
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ALTRO VOLONTARIATO - CRI
Volontari e emergenza Covid, storie d’avisini sempre in trincea servizio di / Domenico Rottari /
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a Croce Rossa è una delle associazioni di volontariato che ha messo in campo molti mezzi e volontari durante la pandemia da Covid. Croce Rossa e Avis hanno molti valori in comune riportati in entrambi gli statuti e, tra tutti, spicca la volontarietà. Un fondamento ineccepibile per coloro che aiutano il prossimo, molte volte in anonimato, nascondendo sotto la mascherina il sorriso che viene trasmesso nei gesti e nelle parole nei confronti di chi ha bisogno. Le code fuori dai centri prelievi e le strade vuote con l’eco delle sirene che riecheggiavano tra le mura delle città, sono i ricordi che i volontari si porteranno nel cuore. Quando a tutti è stato chiesto di rimanere chiusi in casa, loro hanno fatto un passo in avanti! Come i volontari di tante altre associazioni. In Veneto i volontari della Croce Rossa sono migliaia, molti dei quali sono anche donatori di sangue. Ne abbiamo intervistati alcuni, in servizio nel trevigiano. Eri Facchin, presidente del Comitato di Treviso, è stato eletto a febbraio 2020, giusto? Proprio allo scoppio della pandemia. Esatto. Nel febbraio 2020 il Consiglio, appena insediato, ha dovuto fin da subito mettere da parte gli obiettivi prefissati per affrontare gli avvenimenti della cronaca quotidiana che ci hanno portato ad imparare nuove parole e acronimi, nuovi protocolli, Dpcm. Abbiamo seguito dirette in tv, abbiamo imparato a leggere grafici di curve di contagi. Abbiamo scoperto infiniti codici sugli indumenti e sui liquidi e abbiamo cominciato a usare l’alcol come mai prima. La differenza tra prima e adesso è un mondo che è totalmente cambiato. Mascherine e protezioni nuove comparivano al risveglio la mattina, di ora in ora cambiavano normative e regole, la suddivisione degli spazi, il comportamento da tenere. Una sola cosa non è mai cambiata: la dedizione dei volontari! Nell’ultima assemblea ha definito i volontari degli eroi… Tutti abbiamo avuto paura e visto le reali difficoltà a cui andavamo incontro, ma tutti ci siamo messi a lavorare e abbiamo cercato di
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dare il meglio di noi stessi… Sarà una parola grande, ma per me i volontari sono stati degli eroi, la differenza l’hanno fatta sul territorio e la comunità l’ha percepita, vedendola sotto tutti i punti di vista. Hanno portato la divisa ovunque, rappresentando un servizio alla comunità che ne aveva bisogno, facendo l’impossibile e adattandosi a qualsiasi richiesta. Io e il Direttivo non smetteremo mai di ringraziarli, assieme alle loro famiglie, per il lavoro svolto. Siete stati impegnati h 24 Pacchi viveri e farmaci portati a tutte le ore e in tutta la provincia, servizi a tutti gli orari, anche notturni, con il caldo e il freddo. Abbiamo sentito l’affetto degli utenti quanto abbiamo distribuito beni di prima necessità e quando pizzerie e ristoranti hanno voluto offrire il pranzo o la cena ai volontari. Carlo Guarino, responsabile per il servizio in convenzione 118, il Covid ha messo a dura prova l’intera organizzazione. Assolutamente. L’impossibilità di fare nuovi corsi e la raccomandazione di non utilizzare volontari over 65 ha messo a dura prova la copertura dei turni. Non dimentichiamoci che molti volontari per precauzione hanno prefe-
rito esentarsi, mentre altri non hanno esercitato, perché al lavoro venivano additati come untori. Un dato che ci conforta è che nessun volontario è stato contagiato da Covid durante il servizio. Le tute bianche, gli occhiali, le visiere, le mascherine sono Dpi che ci hanno permesso di affrontare il Covid in sicurezza. Da quello che so alcuni volontari hanno addirittura omesso di dire al datore di lavoro e ai colleghi che facevano servizio in ambulanza per evitare problemi. Fabio, padre di due stupende bambine e donatore di Paese. Hai mai pensato che avresti potuto portare a casa il virus? Ti sei mai chiesto chi te lo ha fatto fare? Certamente, ogni volta. Ma siamo molto più attenti e protetti quando facciamo servizio di quando, magari, incontri un parente o un amico e vengono meno certe accortezze. E questo mi ha sempre rassicurato. Le tute bianche, gli occhiali protettivi, il doppio strato di guanti erano diventati una seconda divisa. Sei anche referente per la sanificazione dei mezzi Cri del gruppo di Treviso... La pulizia e la sanificazione sono molto importanti per chi presta servizio considerando soprattutto nella nostra realtà che siamo dei volontari. È anche un segno di rispetto per chi farà servizio dopo di noi. Anche gli ambienti dedicati alla donazione li ho sempre trovati puliti e in linea con i protocolli sanitari. Il personale come sempre è disponibile, gentile e premuroso senza farci pesare il fatto di essere in mezzo ad una epidemia globale Fabrizio, all’attivo 90 donazioni con l’Avis di Villorba e svariate centinaia di ore in ambulanza. La sicurezza prima di tutto, che sia Croce Rossa o Avis. Non ci si sente mai al sicuro al 100%. La paura di essere contagiati o di essere asintomatici c’è sempre, ma come donatore mi sento tutelato potendo usufruire, oltre che degli esami anche dei tamponi post donazioni che ci vengono fatti. È stato fondamentale seguire tutte le procedure e i protocolli di sicurezza. Eva, 27 anni donatrice iscritta alla sede di Breda di Piave. In famiglia siete tutti o quasi volontari Avis che Croce Rossa. Quando doni il sangue non sai per chi lo fai, in Croce Rossa tocchi con mano l’emergenza. Entrambi i tipi di volontariato li considero personalmente gratificanti, nel servizio in Croce Rossa è più tangibile e concreta della gra-
titudine delle persone che aiuti direttamente. Valeria, ex donatrice e responsabile Area 2 Sociale nella sede di Spresiano. Come è cambiato il vostro aiuto alle famiglie in difficoltà durante il Covid? Il nostro lavoro è letteralmente cambiato, sia perché le famiglie non potevano raggiungere il banco alimentare, sia perché le utenze sono aumentate in modo esponenziale. Ricordiamoci che ci sono ancora attività economiche che non hanno più riaperto.
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DALLE PROVINCIALI: ROVIGO
Dal flacone di vetro alla medicina trasfusionale del prossimo futuro a cura di / Redazione Rovigo /
Intervista con Andrea Frigato, responsabile del servizio trasfusionale dell’Ulss 5.
Il dottor Andrea Frigato, responsabile da un anno del Dimt di Rovigo.
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un anno dalla sua nomina a primario del Dipartimento di Medicina trasfusionale dell’Ulss 5 Polesana, intervistiamo il dott. Andrea Frigato. Arrivato nel periodo della pandemia, ha dovuto affrontare parecchi problemi. Qual è stato il suo percorso, dott. Frigato? Dopo la laurea, ho fatto la gavetta in Malattie Infettive, mi sono specializzato in Ematologia. Ho contemporaneamente iniziato a lavorare al Servizio trasfusionale, avendo già negli anni precedenti maturato esperienza nella selezione dei donatori (parliamo ormai del lontano 1986). Erano anni molto difficili. Tanto per dare un’idea, la donazione era di 250 ml, il sangue si raccoglieva ancora nei flaconi di vetro, non esistevano i questionari e la tecnologia era sicuramente arretrata rispetto ad altri settori della medicina. C’era un’aura di pericolo connessa alla trasfusione: la paura della trasmissione di malattie infettive. Tutto ciò rendeva il nostro lavoro faticoso; da una parte sapevamo di svolgere un ruolo indispensabile nel supporto alle attività sanitarie, dall’altra eravamo molto isolati e facevamo fatica a comprendere e far comprendere il significato e l’importanza della risorsa sangue all’interno dell’ospedale. Per fortuna gli anni successivi hanno visto l’affermazione di tecnologie via via più sofisticate, l’introduzione di nuovi e importanti test (ad esempio per l’epatite C) e di nuovi modelli organizzativi. Penso di poter dire che mi sono sempre impegnato, nei miei anni di lavoro ed insieme a tutti i miei colleghi, a far nascere il concetto di medicina trasfusionale, specialità che ha una sua peculiarità, richiede di essere prima di tutto medici che hanno acquisito competenze specifiche e si collega inevitabilmente con i donatori e le
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loro associazioni. Nonostante i successi, abbiamo ancora molta strada da fare. Sarò soddisfatto solo quando vedremo la medicina trasfusionale insegnata all’interno dei corsi di laurea. Ho avuto grande soddisfazione per aver fatto parte, nell’ultimo anno, di un gruppo di lavoro del Ministero che ha collaborato alla revisione delle Direttive UE sul sangue: il documento di indirizzo finale raccomanda a tutti gli Stati membri l’istituzione dell’insegnamento di medicina trasfusionale nei corsi di laurea. Spero di riuscire a vederne l’attuazione. Ormai, nonostante la situazione pandemica, grosso modo si è fatto una fotografia della realtà donazionale in Polesine, che cosa si sente di dire? Il nostro Dipartimento è molto ben collocato all’interno della realtà veneta che negli ultimi anni, grazie al Crat e al valore professionale dei responsabili dei Dipartimenti trasfusionali, ha visto una crescente integrazione ed un ottimo lavoro di squadra, sempre in collegamento con le associazioni. Il nostro compito è quello di garantire l’autosufficienza del nostro territorio, il supporto trasfusionale ad altri Dipartimenti del Veneto, se necessario, e alla regione Sardegna. Finora, grazie all’impegno delle associazioni, questi obiettivi sono stati pienamente rispettati. Un altro aspetto molto positivo è stato quello dell’introduzione della donazione su appuntamento, che è stata accettata positivamente e che costituisce il presupposto per una buona gestione delle nostre risorse. Il limite forse più importante che ho trovato è la difficoltà dei donatori a spostarsi all’interno del territorio, cosa che nell’ultimo anno ha comportato (con la chiusura della sede di prelievo dell’ospedale di Trecenta diventato Covid hospital), un calo delle donazioni non ancora del tutto recuperato. È pur vero che in questo caso anche la carenza di personale medico, che purtroppo colpisce noi come molti altri servizi, ha contribuito. Speriamo di risolvere presto questo problema. Spesso il ruolo di primario viene svolto
dietro le quinte e non sempre i donatori percepiscono il pensiero del regista. Ci vuole spiegare il suo operato e i suoi sogni da realizzare? Ho sempre pensato che la parola servizio (trasfusionale) implicasse un modo di lavorare orientato alla soddisfazione dei bisogni delle persone che vi accedono: i pazienti che hanno bisogno, i donatori senza i quali il nostro lavoro non potrebbe esistere e il personale che lavora in prima linea. Credo sia necessario cercare di garantire la soddisfazione delle esigenze di tutte queste figure, offrendo buoni motivi per essere soddisfatti delle cure, per tornare a donare, per venire a lavorare volentieri: quindi un’assistenza adeguata e umana per i pazienti, la giusta attenzione ai donatori, un buon ambiente di lavoro per gli operatori. Per quanto riguarda i donatori credo vi sia ancora moltissimo lavoro da fare. Le proiezioni demografiche ci dicono che nei prossimi anni la popolazione cambierà e dovrà cambiare il nostro modo di reclutarli, se vorremo garantire ancora gli standard attuali che sono, lo ricordo, tra i migliori. Sarà necessario un lavoro approfondito e serio di analisi del rapporto tra istituzioni sanitarie, mondo del volontariato e donatori, le cui motivazioni profonde non sono, secondo me, ancora studiate a fondo, soprattutto in un contesto sociale in rapida mutazione e comunque mutato rispetto a quello in cui si sono
formati i vertici associativi e istituzionali. Il calo di donazioni negli ultimi anni è un fenomeno reale e generale che va affrontato per tempo. Cosa si sente di dire ‘della nostra’ ed ‘alla nostra’ Avis provinciale Rovigo? Come tutte le Avis è profondamente legata al territorio che rappresenta e le persone che ho conosciuto sono per me un’ottima rappresentazione del volontariato, con voglia di fare, desiderio di migliorare, capacità critica e di autocritica. Purtroppo, non sono riuscito a conoscere bene tutti; da quando sono arrivato ci siamo sempre visti con la mascherina addosso e abbiamo dovuto limitare al massimo gli incontri pubblici. Speriamo, come tutti, di poter riprendere presto la normale vita di relazione, perché abbiamo un sacco di lavoro da fare insieme. Molti sono i progetti di cui parlare: la chiamata dei donatori correlata alle necessità del Dipartimento, l’introduzione di altri tipi di donazione, la necessità di aumentare il numero dei donatori. Io qui, comunque, con l’Avis mi sono trovato benissimo.
Sopra: L’Ospedale di Trecenta, per lunghissimi mesi trasformato in Covid Hospital, con la contemporanea chiusura della sala prelievi e delle donazioni.
Scomparso a settembre Rocco Potenza, 14 anni al Dimt come primario È stato il primario che, in provincia di Rovigo, ha dato un impulso e una svolta moderna al Servizio trasfusionale e al modo di donare e concepire la donazione di sangue e plasma. Rocco Potenza puntò soprattutto sullo stretto rapporto con le Associazioni Avis e Pados. Le sue parole d’ordine si potrebbero condensare in: “informazione, condivisione, collaborazione”. Il primario emerito del Dimt polesano se n’è andato il 12 settembre, proprio nel “suo” ospedale dov’era ricoverato in rianimazione. Aveva 71 anni e dal 1997 al 2011 era stato alla guida del Servizio immunotrasfusionale della provincia. Non mancava mai ad alcun convegno, manifestazione o festa organizzati dalle Avis, anche a livello regionale. Per Rocco era sempre un’occasione di confronto e reciproca conoscenza e informazione.
Oltre alle sue solidissime doti professionali, aveva il pregio di essere gioviale, sempre disponibile con tutti, compresi i “rompi” della redazione. Dopo il “pensionamento” restò in contatto con l’Avis, sempre disponibile. Nel 2013, proprio su proposta Avis, divenne “Cavaliere del lavoro”. (b.c.)
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Nel riquadro: Il primario emerito del Dimt dell’Ulss 5 Polesana, Rocco Potenza, scomparso il 12 settembre scorso.
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ABVS & TES
CRONACHE ASSOCIATIVE
Nel ricordo di Aldo Antole, l’Abvs rilancia la ricerca di Fondazione Tes di / Beppe Castellano /
B Ricordando un grande dirigente, l’Abvs coglie l’occasione per rilanciare i progetti di ricerca in atto con Tes. E non solo nell’Ulss1 Dolomiti
In basso: le due dottoresse ricercatrici dell’Università di Padova, Elena Stocco e Silvia Barbon. In alto: la targa dedicata ad Aldo Antole. A destra: il pubblico in sala, con, in primo piano, i medici del Servizio trasfusionale e la Direttrice generale dell’Ulss1 Maria Grazia Carraro.
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ELLUNO. L’occasione è stata data dall’intitolazione della sala riunioni della sede Abvs che non era stato possibile prima “in presenza” per la pandemia. A un anno dalla scomparsa Aldo Antole è stato onorato non solo con la targa sulla porta, ma come forse sarebbe più piaciuto a lui: con un “rilancio” della collaborazione scienza-ricerca-donatori-trasfusionisti. Aldo era una delle “colonne portanti” dell’Abvs e la sua improvvisa scomparsa - come ha ricordato la presidente Abvs Gina Bortot - ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile. Aldo Antole entrò nel consiglio Abvs giovanissimo, nel 1978. Schivo, ma concreto e con una capacità di guardare sempre oltre l’orizzonte, ha sempre affiancato i presidenti Abvs, ma senza voler mai eccessivamente apparire. Eppure sia la sede proprio in “posizione strategica”, sia l’ufficio di chiamata e prenotazione forse più organizzato d’Italia sono frutto delle sue idee e del suo lavoro in condivisione. Così come fu un convinto sostenitore della nascente collaborazione con Fondazione Tes nel 2015, che metteva insieme la ricerca pura con l’applicazione clinica della Medicina rigenerativa, partendo dai donatori di sangue. Concreto, appunto. Più concreto non poteva essere il primo incontro nella sala “Aldo Antole” il 16 ottobre: con la Fondazione Tes. E con un titolo dalla punteggiatura chiara, un’af-
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fermazione e una domanda: “Ripartenza di una proficua collaborazione!?” A giudicare dagli interventi - non solo dei ricercatori e medici trasfusionisti - ma anche e soprattutto da parte della Direttrice generale dell’Ulss1 Maria Grazia Carraro che ha seguito tutto il convegno, il punto interrogativo può essere tranquillamente tolto. Dopo i saluti, - anche questi concreti in prospettiva - di Gina Bortot, di Vanda Pradal presidente Avis regionale e di Gino Foffano, come rappresentante dei consiglieri Tes espressi da Avis e Abvs si è entrati nel vivo della giornata. Il dottor Alessio Borean del Servizio trasfusionale Ulss1 ha tracciato la storia di 22 anni di medicina rigenerativa a Belluno mentre la sua direttrice, dott.ssa Angela Barbone ha parlato delle nuove prospettive terapeutiche delle membrane leuco-fibrino-piastriniche. Le due ricercatrici dell’Università di Padova, Silvia Barbon ed Elena Stocco, sostenute e “fatte crescere” in questi anni da fondazione Tes con Avis e Abvs, hanno illustrato ai presenti i risultati e le nuove tappe delle proprie ricerche. Ha concluso il Prof. Pier Paolo Parnigotto, presidente di Tes, sottolineando la ferma intenzione di proseguire e implementare ancor più la sinergia nella ricerca fra Tes, Università venete e i Servizi trasfusionali delle Ulss regionali, a partire dall’Ulss1- Dolomiti. Sì, si “riparte” proprio dalla Sala “Aldo Antole”.
La mossa giusta: igienizzati e dona!
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ERONA. Con lo slogan “Fai la mossa giusta…Vieni a donare!”, l’Avis comunale di Verona ha messo in atto una compagna di promozione del dono del sangue attraverso la distribuzione di colonnine dispenser di gel igienizzante sul territorio locale. Grazie alla collaborazione con l’Agec (Azienda gestione edifici comunali) si è potuti procedere alla distribuzione delle colonnine, dotate di pedale, nelle tredici farmacie comunali presenti nei vari quartieri di Verona. Per essere vicini a un gran numero di persone, i gruppi rionali e aziendali hanno esteso la collaborazione ad alcune farmacie private e altri punti di interesse dei cittadini: cartolerie, tabaccherie, parrocchie, biblioteche, scuole e aziende, per un totale di 50 colonnine. La pandemia ha sconvolto il nostro modo di vivere, di essere associazione e di essere vicini al prossimo, obbligandoci a eliminare il contatto diretto con le persone e con i donatori, abbiamo pensato di arrivare così a loro. Ad Avis è sembrato un mezzo che parla di donazione in modo semplice e diretto, toccando una necessità di tutte le persone che ci vivono accanto. Ogni volta che ti igienizzi le mani fai la mossa giusta e ti ricordi che un’altra mossa giusta ti aspetta: il dono del sangue!
Quando la radio arriva alla gente e con Avis parla direttamente
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OVIGO. Nell’ambito dell’omonima rubrica radiofonica di Delta Radio, “Volontariamente Live Estate 2021” promossa dal CSV di Padova e Rovigo, il 7 agosto, allo stabilimento “La Lira Beach” di Barricata di Porto Tolle, si è svolta la diretta della puntata sul tema “Fare volontariato tra altruismo e crescita personale”. Avis provinciale Rovigo, con parte del Gruppo Giovani, i volontari di Avis di Porto Tolle (Avis locale), Solidarietà Delta di Porto Tolle e Bandiera Gialla di Rovigo, con la direzione di Paolo De Grandis di Delta Radio, si sono raccontate evidenziando lo spirito del fare volontariato per il “bene comune” e per diffondere la “cultura del dono”. Giornata ricca di condivisioni e di scambi su un tema che continuerà sempre ad interessare, a divertire, a far crescere: il volontariato rivolto agli altri, a chi ha bisogno a chi aspetta la nostra mano. Numeroso il pubblico presente che ha assistito alla diretta radiofonica, molte le persone che si sono avvicinate ai gazebi associativi, ma soprattutto parecchie le persone che si sono candidate per diventare donatori. Un’iniziativa che ha dato buoni frutti!
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CRONACHE ASSOCIATIVE
Un intenso week end del dono
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ESTRE-MARGHERA. Avis comunale Mestre Marghera, Admo Venezia e Avis provinciale Venezia si sono ritrovate il 25 e 26 settembre a Mestre, per un weekend del dono. La cosa più bella delle due giornate, impegnative ma molto positive e proficue, è stato il clima che si è percepito tra volontari e partecipanti. Solo insieme si realizzano cose davvero belle; solo insieme le associazioni aderenti a questo weekend hanno retto all’onda d’urto di questo ultimo anno e mezzo di pandemia. Accanto ad Admo e Avis altre associazioni e persone hanno condiviso, con una fattiva collaborazione, molti progetti. Le volontarie de “Il Castello” insieme al giovane pittore Marco Minto hanno dato vita ad un’esposizione di quadri, a un partecipatissimo laboratorio di pittura per i bimbi e a varie sessioni di trucca bimbi. Le ragazze dell’associazione “Il Piccolo Principe”. La mascotte DONdolO di Avis provinciale Venezia, che ha girato per piazza Ferretto raccogliendo foto buffe dai piccoli passanti. Le signore dello Sportello Mestre Solidale con i loro prodotti fatti a mano. Gli artisti della Cooperativa Sociale “Barbamoccolo” con il loro Caravan Circus hanno regalato magici momenti a grandi e piccini. Tutto nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. A fare da prezioso contorno le tante promesse di donazione raccol-
te dai volontari dell’Avis comunale e le trenta bellissime nuove speranze per i tanti malati che attendono un trapianto, date dai ragazzi che si sono iscritti al Registro dei donatori di midollo, tramite il colloquio medico e il prelievo di sangue nel camper attrezzato. La giornata rientrava infatti, con il patrocinio delle Città in Festa del Comune di Venezia e dell’assessore Simone Venturini, nella settimana mondiale della donazione di midollo “Match It Now”. Domenica pomeriggio, l’Avis di Mestre Marghera ha premiato i donatori benemeriti al Chiostro del Museo M9. Tanta la partecipazione, così come la commozione ricordando gli scomparsi Gigi De Luca, Giancarlo Canziani e Bepi Cazzagon, colonne della Comunale. La testimonianza di Sebastiano, che vive grazie alle preziose sacche di sangue e plasma ricevute durante la sua lotta alla malattia, è stata il miglior ringraziamento per i donatori presenti. Admo ha chiuso, poi, questo straordinario weekend con lo spettacolo 180 Giorni, tratto dall’omonimo romanzo dell’amica Manuela Campalto e portato in scena sempre dalla Cooperativa “Barbamoccolo”, che riesce a trasmettere in maniera poetica e profonda un messaggio di fiducia e rinascita dopo la sofferenza. Dietro a 48 ore di attività come queste, ci sono mesi di lavoro, imprevisti, ostacoli e problemi da risolvere; ma fermarsi poi un attimo, durante queste giornate, a guardare quello che la rete vera e la collaborazione che nasce dall’amicizia riescono a creare… ripaga davvero di tutto!
Il cuore sotto controllo per gli over 35
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ESANA (TV). Grande partecipazione di cittadini alla “Giornata del Cuore” del 26 settembre a Resana, organizzata dagli Amici del Cuore di Castelfranco in collaborazione con l’Ulss 2, il reparto di Cardiologia dell’ospedale di Castelfranco, l’Avis di Resana, il comune e la parrocchia. Per tutta la mattinata, gli over 35 anni si sono potuti sottoporre gra-
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tuitamente ai controlli di colesterolo, glicemia, pressione arteriosa, saturazione ossigeno e peso, con la presenza di medici e infermieri e la possibilità di avere un colloquio con uno specialista. Come ogni anno, anche stavolta i volontari dell’Avis hanno dato una mano alla buona riuscita dell’iniziativa e per questo li ringraziamo di cuore.
Solo segnalibri? No, è anche cultura
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ALLI PASUBIO (VI). L’Avis Schio Altovicentino ha donato alla biblioteca comunale di Valli del Pasubio 3mila segnalibri da utilizzare per i prestiti librari. Da un lato ci sono dati e notizie della biblioteca, dall’altro quelli Avis con invito alla donazione. Un piccolo cartoncino dalla doppia valenza: ricordare al lettore i punti del libro che sta leggendo e anche che si può aiutare gli altri con il dono del sangue. Presenti alla consegna il 28 luglio, in sala consiliare di Valli del Pasubio, gli assessori alla cultura e allo sport, la responsabile della biblioteca, il presidente, il vicepresidente e il tesoriere dell’Avis. L’iniziativa rientrava nell’ambito delle attività statutarie per la promozione e l’organizzazione di eventi per la cultura e la sensibilizzazione all’altruismo, alla donazione. Per il presidente dell’Avis Schio Fiorenzo Saccardo, vista la destinazione dei segnalibro, è stata occasione anche per ripercorrere, da un punto di vista storico e artistico, la nascita e la presenza di questo piccolo, ma significativo cartoncino. Partendo dal 1584, quando uno stampato-
re donò alla regina d’Inghilterra Elisabetta I un libro con una fettuccina in seta, passando per artisti come Piero della Francesca e Antonello da Messina, che dipinsero San Gerolamo con in mano libri con ben visibili le fettuccine in stoffa per indicare i capitoli di lettura. C’è poi il pittore Arcimboldo che nel 1566 dipinse “Il Bibliotecario”, ora in museo a Stoccolma, con tanti libri e segnalibri in stoffa. Come piccole cose sono in grandi opere, così è il dono del sangue: un piccolo gesto di grande valore per se stessi e gli altri. L’occasione è stata propizia anche per fare il punto sull’attività dell’Avis e per ricordare la grande disponibilità dei donatori della comunità di Valli del Pasubio.
Avis sotto le stelle, fra storia e letteratura
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ONA (VR). Un cielo blu cobalto spruzzato di lentiggini luminose e un gomitolo di luna, bianco, vaporoso, così vicino quasi da toccare alzando un braccio, sono stati il 21 agosto il fatato scenario per l’evento “Avis sotto le stelle” voluto dal gruppo Avis di Sona con il patrocinio del Comune per promuovere il dono. La serata, aperta dal presidente Corrado Andreoli, ha preso il via dalla piazza principale di Sona e ha visto la partecipazione entusiasta di oltre cento persone. L’accurata organizzazione avisina ha permesso di raggiungere in sicurezza (con i protocolli anti covid) i luoghi del centro storico del paese, pregevoli dal punto di vista ambientale, paesaggistico e religioso, in cui la storia ha impresso le orme del suo passaggio. “Orme” descritte anche attraverso la lettura di alcune poesie, racconti di rapaci notturni e pipistrelli, tradizioni e aneddoti. Molto suggestive le tappe al Parco di Villa Trevisa-
ni-Calderara con i suoi alberi secolari e la scenografica scalinata illuminata da candele e alla piccola Chiesa dei Santi Quirico e Giuditta con sottofondo musicale dal vivo di una talentuosa componente della Banda di Sona. Grazie ai disponibili proprietari, si è potuto accedere anche all’antico e lungo viale dei Cipressi che caratterizza la sommità di una delle colline su cui si adagia Sona. Una vera e propria esperienza sensoriale che ci ha permesso, dapprima, a torce spente, di godere di un panorama esclusivo e poi, “a voci spente”, di assaporare il silenzio. A conclusione il transito nella pittoresca e minuscola via dei Volti. Un passaggio significativo è stato quello al monumento Avis, di cui il vice-presidente Sandro Melloni ha ricordato la storia e il significato, con letture di frasi di Madre Teresa di Calcutta, San Francesco e Gianni Rodari affidate a due bambini. Rosa Girardi
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CRONACHE ASSOCIATIVE SPORT
Src Venezia: due giorni di formazione
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ESTRE (VE). Una due giorni di formazione, l’1 e 2 ottobre, presso il Best Western Quid Hotel Venice di Mestre (Ve), su temi e figure cardine del nostro sistema sanitario e, nello specifico, della raccolta associativa e pubblica. All’interno del progetto “Avis, tra donazione e prevenzione” finanziato dalla Regione Veneto, l’associazione S.R.C. (Servizio raccolta convenzionata) Avis ha organizzato un corso di formazione e aggiornamento per gli addetti associativi all’accoglienza e alla segreteria del centro raccolta dell’ospedale dell’Angelo a Mestre e dei centri trasfusionali del Dimt di Venezia. La comunicazione e il corretto modo di interfacciarsi con i donatori sono stati i protagonisti del corso, tenuto da Gianni d’Ianni, e
conclusosi con un momento conviviale che ha permesso la reciproca conoscenza e il confronto tra i partecipanti. Comunicazione e gestione dei conflitti hanno fatto da fil rouge tra questo primo momento formativo e il corso Ecm accreditato per personale medico e infermieristico del sabato pomeriggio durante il quale, sotto la supervisione del responsabile scientifico dott. Alberto Argentoni, la dottoressa Valentina Zocca ha affrontato anche il tema del colloquio motivazionale, coinvolgendo i partecipanti in un momento di lavoro di gruppo interattivo. Il dott. Lucio Brollo, che ha diretto il Covid Hospital di Jesolo, ha relazionato sul Covid-19 e sugli effetti di questo virus che ha pesantemente condizionato la vita di tutti noi nell’ultimo anno e mezzo. Un messaggio positivo è arrivato dai dati che riportano il tasso di ospedalizzazione e la mortalità dei soggetti vaccinati: praticamente nulli. Un monito, invece, dal numero dei ricoverati nelle ultime settimane tra i non vaccinati, qualcuno purtroppo in rianimazione. Dev’essere nostra cura, come associazione, veicolare le giuste informazioni, sperando di essere da esempio. Ha chiuso il corso un up to date sulla raccolta in Veneto da parte del dott. Argentoni. Manuela Fossa
“Darsi all’agricoltura” fa proseliti nel veronese
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AZZANO (VR). Il chiosco dell’Avis di Cazzano di Tramigna è stato presente il 3 e 4 luglio alla “Fiera dei prodotti agricoli”, organizzata con il patrocinio del Comune. Molte le associazioni che hanno partecipato esponendo diversi prodotti locali. Avis offriva al pubblico sia cibo che bevande, quali gnocco fritto, birra e dolci di produzione artigianale di diverse realtà del paese, come la deliziosa millefoglie alla “mora di Cazzano”. I volontari avisini sono stati un
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contributo fondamentale sia per l’allestimento della fiera che per la promozione dei prodotti locali. Avis Cazzano si è comunque impegnata durante tutta l’estate nell’organizzazione e collaborazione ad eventi di incontro e svago, come la “passeggiata gourmet in Lessinia al chiaro di luna”, con cena al rifugio Malga Malera, il 24 luglio in occasione del plenilunio. Avis Cazzano conta su un gruppo di volontari donatori giovani e volenterosi, come testimoniato dal nuovo Direttivo, con il neo presidente Nicola Marchi che ha ricevuto il testimone da Alberto Peloso. Dopo i grandi progetti realizzati dal presidente uscente, Nicola e il suo giovane gruppo intendono portare avanti quanto già avviato aggiungendo il loro preziosissimo contributo alla promozione della donazione di sangue.
La storia Avis all’animazione estiva
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RQUA’ POLESINE (RO). Il Consiglio Direttivo dell’Avis comunale “Guido Brugnolo” ha partecipato all’animazione estiva tenuta dall’associazione Lilliput presso i locali delle scuole elementari. Il presidente Saverio Turolla, con alcuni consiglieri, ha descritto ai bambini l’Avis e la sua storia iniziata nel 1927 a Milano grazie al dottor Vittorio Formentano. Ha spiegato che è l’associazione di volontariato in Italia che raccoglie il maggior numero di associati, fra le 3.400 sedi presenti su tutto il territorio nazionale, grazie ai quali sono più di 2 milioni di sacche di sangue, garantendo ogni anno al 70% del fabbisogno nazionale. Ha quindi presentato l’Avis locale ormai 53enne che conta circa 240
iscritti. Il presidente ha parlato anche del dott. Karl Landsteiner che nel 1900 scoprì i gruppi sanguigni ricevendo il Nobel nel 1930 e ha spiegato ai bimbi la differenza fra i vari gruppi sanguigni, la compatibilità fra i globuli rossi e come, grazie a questa grande scoperta, si iniziò a salvare un alto numero di vite con la donazione. A seguire la merenda offerta dall’Avis e giochi a tema sulle informazioni apprese in mattinata. Ai partecipanti sono stati distribuiti gadget vari, tra cui il libro a fumetti dal titolo “Il colore della vita: una storia di coraggio e amicizia” nel quale viene raccontata in modo simpatico la nascita di Avis. La speranza è che il messaggio di solidarietà seminato a scuola arrivi dai bimbi anche ai genitori e alle famiglie.
Opitergium riprende a sorridere sul territorio
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DERZO (TV). Estate di ripresa per l’Avis comunale di Oderzo, che ha riportato in piazza la popolazione con lo spettacolo di “Riso Fa Buon Sangue” a fine luglio, assieme ad una cordata di altre Avis comunali e Avis provinciale Treviso. Una serata di divertimento molto attesa dalla città, che dopo mesi di chiusure e timori ha potuto tornare a ridere con i comici, ma anche a riflettere sull’importanza della donazione tramite momenti dedicati. Un invito al dono proposto da Avis Oderzo anche attraverso i sacchetti del pane, grazie alla disponibilità dei panettieri del territorio che li hanno distribuiti ai propri clienti. Terza iniziativa di rilievo è stata il concorso
fotografico “Nel blu… nel segno di Avis” per la realizzazione, con l’apporto delle immagini dei cittadini, del nuovo calendario Avis 2022
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CRONACHE ASSOCIATIVE
Agathe protagonista anche a Mirano
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IRANO (VE). Con tanta gioia nel cuore e con nella mente le immagini dei sorrisi visti della giornata di festa, si è pronti a guardare al futuro con grande fiducia e sicuri dell’impegno di tutti per non far mai mancare a nessuno la speranza. All’Avis di Mirano, il 26 settembre, esplosione di gioia per il ritorno della “Giornata del donatore”, con ospite speciale Aghate Wakuga. Una testimonianza forte, quella di questa giovane donna originaria del Congo, che da sempre vive grazie ai donatori! In Italia da vent’anni, Aghate soffre di drepanocitosi, una malattia genetica che impedisce al sangue di ossigenarsi correttamente e provoca dolori terribili alle articolazioni.
Al folto pubblico del teatro cittadino ha raccontato come ogni sua giornata inizi con la parola “grazie”: per la vita, per la famiglia e per coloro che la aiutano a vivere serenamente: i donatori di sangue. Proprio loro, i donatori e i volontari, hanno trascorso un anno non facile a causa della pandemia, ma nulla è riuscito ad intaccare la volontà e la gioia di donarsi agli altri. Con modalità nuove, Avis Mirano è ugualmente stata presente nel territorio: attraverso un bando regionale ha organizzato webinar di promozione alla salute. Ha poi offerto alle donatrici tra i 40 e i 50 anni la possibilità di una mammografia presso la Casa di cura Giovanni XXIII di Monastier. È entrata nelle scuole superiori. Ha mantenuto forte il collegamento con i Gruppi locali (Graticolato, Lusore, Campocroce, Zianigo e Caltana) indispensabile per far si che le attività raggiungano tutti i soci miranesi e, attraverso l’attività dei capigruppo, facciano sentire quella vicinanza di cui tanto si ha bisogno, specie in questo periodo. Il sindaco di Mirano Maria Rosa Pavanello ha sottolineato, oltre all’importanza del dono, anche il valore del contributo di chi in prima persona opera per promuovere le attività di Avis e il sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni, ha ringraziato i donatori. Ben 170 donatori hanno ricevuto dalla presidente Laura Zanardo (a nome di tutto il Consiglio Direttivo) le benemerenze per i traguardi raggiunti nel loro percorso donazionale. Nicolò Mandro
Luca, campione europeo e neo Avisino
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CHIO (VI). Il pugile vicentino Luca Rigoldi, 28 anni, campione europeo nella categoria dei pesi supergallo, è diventato donatore dell’Avis comunale Schio Altovicentino. Un desiderio che aveva manifestato in occasione dell’inaugurazione dell’info-point Avis di via Pusubio (alla quale era intervenuto come testimonal) e diventato realtà lo scorso agosto. Già iscritto all’Admo, con la prima donazione di sangue Luca ha detto che “donare fa bene agli altri e fa bene” e che lo sport e gli sportivi, con i loro gesti, possono sensibilizzare molto i giovani sul volontariato. “Luca è un grande esempio di tenacia e volontà - ha commentato il presidente dell’Avis di Schio Altovicentino Fiorenzo Saccardo - ma anche di disponibilità e attenzione al sociale”. Un campione nella vita e nello sport.
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Giovani volontari impegnati su più fronti per la promozione
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ASERADA (TV). In questo periodo un po’ particolare di riaperture ponderate, studiate nei particolari per garantire la sicurezza, Avis Maserada ha organizzato alcune iniziative oltre al proprio impegno periodico con i prelievi. L’11 settembre ha partecipato al Parabae alla “Festa dello sport e delle Associazioni” organizzata dal Comune. È nata come idea dell’Avis locale sette anni fa e continuata come collaborazione tra i vari gruppi di volontariato per testimoniare la concretezza del dono e raccogliere le promesse di futuri donatori. Il 3 ottobre, invece, ha dato ospitalità al torneo di Risiko-Master qualificazione campionato nazionale 2022. Sono arrivati giocatori da Milano, Genova, Bergamo, Verona, Bologna, Faenza, Roma, Viterbo, Bari, oltre a tanti dei due Club Risiko vicini di Venezia e Castelfranco Veneto. Ha vinto il master, qualificandosi alla finale nazionale a 32 a febbraio 2022 a Milano, il già campione nazionale in carica Massimiliano Tressoldi. In finale ha superato giocatori di Venezia, Castelfranco e Viterbo. Tutto è stato possibile anche grazie alla collaborazione di: Protezione Civile, Gastronomia
Fontebasso, Pro Loco, Società ciclistica Ottavio Zuliani e Polizia Locale. I locali sono stati messi a disposizione dal Comune di Maserada. L’assessore ai Servizi sociali, sport e tempo libero, Paolo Quinto, ha accolto i campioni venuti da tutta Italia dando il via al torneo. Durante tutto il mese di ottobre, infine, Avis Maserada ha aderito all’iniziativa dei “fiocchi rosa”, simbolo della sensibilizzazione alla prevenzione del tumore al seno attraverso lo screening e la diagnosi precoce.
Insieme al Csv in “Azioni solidali vicentine”
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ICENZA. Il valore della comunità è stato il filo conduttore della ventunesima edizione di “Azioni Solidali Vicentine” snodatasi tra settembre e metà ottobre nel capoluogo berico ed organizzata dal Csv (Centri Servizi per il Volontariato) di Vicenza. Tante e diverse le occasioni proposte per far conoscere e raccontare il grande impegno e la grande generosità della comunità vicentina, attiva e presente nella quotidianità in ogni ambito della vita sociale, e chiamata a rispondere con maggior forza durante l’emergenza, per sostenere tante persone e famiglie in difficoltà. Tra le associazioni coinvolte, c’è stata anche quest’anno l’Avis, scesa in campo con tutte le sue rappresentanze comunali e provinciale in incontri, confronti e momenti di condivisione.
Tra i momenti clou la tavola rotonda in piazza dei Signori il 4 ottobre, in occasione della “Giornata del Dono” e la messa delle associazioni di volontariato a Monte Berico.
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Giovanissimi e l’Arte per l’Avis
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ILLANOVA DEL GHEBBO (RO). “Dona il sangue e fai battere il cuore del mondo” è lo slogan scelto da Avis per la “Giornata mondiale del donatore di sangue” e che è stata celebrata con una mostra virtuale delle opere create dalle future generazioni del territorio. Dopo un anno di assenza forzata per la pandemia, l’Avis comunale di Villanova del Ghebbo ha potuto riprendere la sua iniziativa che ha visto per la prima volta la collaborazione di tutte le scuole del territorio, grazie alla disponibilità del dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Costa di Rovigo-Fratta Polesine, della Cooperativa “Peter Pan” e di tutti gli insegnanti e le educatrici. Gli alunni, dai più piccoli del nido ai più grandi della scuola secondaria di primo grado, hanno realizzato degli elaborati che sono stati utilizzati per la campagna di sensibilizzazione iniziata il 14 giugno e poi continuata per oltre dieci giorni attraverso post quotidiani, suddivisi per ogni classe, sulle pagine Facebook e Instagram dell’Avis di Villanova del Ghebbo.
La galleria di opere è stata molto apprezzata dalla cittadinanza. I colori predominanti usati dagli alunni sono stati il rosso e il giallo perché ampiamente utilizzati da Avis nazionale per promuovere la donazione di sangue e di plasma. È stata una nuova occasione per permettere a bambini e ragazzi di confrontarsi ancora una volta sul tema della solidarietà nelle sue tante sfumature, come la gentilezza, tema che li ha visto impegnati in diverse attività a fine anno scolastico. Gli ultimi giorni di scuola, l’Avis locale ha omaggiato gli alunni e gli insegnanti di un gelato e di un righello-segnalibro con una frase dedicata a Maurizio Milan, storico presidente Avis scomparso a fine marzo, che in questi anni si è molto speso per la scuola attraverso il concorso in memoria di Riccardo Chinaglia: “A ricordo della passione e delle energie profuse per tanti dal nostro caro Maurizio nell’associazione Avis, per la vita sociale e solidale del paese. Grazie al suo costante impegno nel collaborare con le scuole locali è stato ed è tutt’oggi possibile sensibilizzare le nuove generazioni alla cultura della solidarietà”. Nel segnalibro sono stati riportati i contatti di riferimento della Comunale, il nuovo recapito telefonico e i profili social.
Albaredo D’Adige torna anch’essa in “cammino”
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LBAREDO (VR). Ripreso “il cammino” all’Avis di Albaredo d’Adige, che l’8 agosto ha organizzato la 40ª Caminada Dei Tre Archi-11° Trofeo Avis. Dopo l’anno di stop forzato, il Direttivo ha voluto ripartire alla grande con una manifestazione ludico motoria che ha visto la presenza di più di mille podisti dal veronese, dalle province limitrofe, da Ferrara e Trento. Tutto si è svolto rispettando i protocolli Federali Fiasp e Umv, evitando assembramenti e con le iscrizioni in totale sicurezza al parco comunale denominato “campo fiera”. La partenza libera è stata scaglionata dalle 7.30 a dopo le ore 9 e tanti podisti e camminatori che hanno potuto apprezzare, nei due nuovi percorsi, le bellezze del territorio Albaretano, dalla nuova ciclabile sull’argine dell’Adige ideata
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DONO&VITA
dall’Amministrazione comunale al caratteristico ponte a Tre Archi, il percorso naturalistico Alba, curato dall’Associazione La Verbena, ed il passaggio finale all’interno della villa Perosini Fontana. Nel tratto finale, una piacevole sorpresa offerta dall’Avis, per “alleviare la calura”. Ben 47 i gruppi partecipanti, tra i quali il gruppo Avis Aido di Badia Polesine che si è aggiudicato il Trofeo Avis, dandoci così l’opportunità di ricordare ai presenti quanto sia prezioso e importante il dono del sangue, ancor di più in estate. Un ringraziamento a chi ha partecipato, a chi ha collaborato, ai volontari, alle associazioni, alle amministrazioni, alla parrocchia e agli sponsor Ci hanno dato la possibilità di far rivivere la camminata in una bellissima mattinata di sport e di amicizia, ricordando i meno fortunati che in ospedale aspettano il nostro dono. Nicola Baldin
SPORT & AVIS
In 600 in gara nel Garda... Avisino
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ESCHIERA (VR). Le fortificazioni veneziane di Peschiera del Garda hanno fatto da scenografia alla sesta tappa di “Italia Open Water Tour - Iowt”, circuito degli amanti del nuoto in acque libere in cui tutti possono tuffarsi al lago, al mare e in città. Il 26 settembre l’evento sportivo - cui hanno partecipato 600 nuotatori e nuotatrici - è approdato sul Benaco, “sposando” Avis. “Lo scenario di Peschiera è unico al mondo e un privilegio nuotare tra le mura patrimonio Unesco” - ha sottolineato Marcello Amirante, presidente dell’Asd “Glaciali” che organizza il tour nazionale. Grazie alla collaborazione tra Iowt e Avis, per promuovere il valore della donazione di sangue è stata fornita agli atleti una cuffia con il logo di Avis regionale. Durante la giornata sono stati presenti volontari dell’Avis regionale Veneto, dell’Avis provinciale di Verona e comunale di Peschiera del Garda. Fra questi il consigliere Avis regionale Alessandro Viali, la presidente provinciale Paola Silvestri e il vicepresidente vicario Fiorenzo Zambelli. Amirante ha spiegato che la collaborazione con Avis è iniziata molti anni fa con l’Avis provinciale di Varese, per diventare poi collaborazione con le Regionali e quest’anno, in occasione della prima tappa veneta, con Avis Veneto e a cascata con la Provinciale scaligera e comunale di Peschiera. “È andato tutto bene e siamo felicissimi di questo, avevo fatto un sopralluogo con Viali e Zambelli per decidere dove mettere gli archi Avis e i punti informativi - spiega il presidente dell’Asd - e ci siamo messi a disposizione subito. Ottimo anche il suggerimento di invitare all’evento Virginia Tortella, conosciuta come
“la rana del Garda” per le sue traversate in beneficenza a nuoto sul lago. Virginia ha partecipato a tutte tre le gare in programma ed è stata scelta come madrina della tappa di Peschiera”. Per Virginia (che ha ricevuto il Trofeo Avis provinciale) è stata la prima esperienza di nuoto in acque libere assieme ad altri atleti. L’atleta si sta allenando per la traversata Riva del Garda-Peschiera mai compiuta da nessuno in stile rana. L’evento veronese è stato un grande successo sia per Avis che per i nuotatori e l’organizzazione tutta. E già si pensa di ripeterlo il prossimo anno.
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SPORT & AVIS
Provinciale e Comunale Rovigo “in meta”
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OVIGO. Avis provinciale Rovigo e Avis comunale di Rovigo tra i “Main sponsor” dei Campioni d’Italia Rugby 2020-2021 – Rugby Rovigo Delta. La nostra associazione, da sempre a fianco dello sport e del Rugby Rovigo, quest’anno lo è stata ancor di più, accompagnando i giocatori sul campo di gioco attraverso il logo apposto sulle loro divise ufficiali rossoblù. Avis e sport hanno così promosso insieme la cultura del dono, di sangue e plasma, e allo stesso tempo l’importanza di praticare un corretto stile di vita. Sabato 4 settembre, in piazza Vittorio Emanuele a Rovigo, si è tenuta la presentazione
delle squadre rosso-blu, di cui la principale guidata dal tecnico di fama internazionale Allister Coetzee. Molte le autorità che hanno partecipato all’evento ufficiale e molti gli sponsor presenti, tra i quali Barbara Garbellini e Francesco Chiavilli, alla guida rispettivamente di Avis provinciale e comunale Rovigo. Oltre a ringraziare presidente, rappresentanti e giocatori della società Rugby Rovigo Delta per la calorosa accoglienza nella loro ‘grande famiglia’, i due presidenti Avis hanno colto l’occasione per ricordare l’importanza della donazione e del perseguire un corretto e sano stile di vita anche attraverso lo sport.
I campioni olimpici fan “volare” l’Avis
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OAVE (VR). Se attivando un qualsiasi motore di ricerca si cerca “atleta olimpico donatore di sangue” non si ottengono molti risultati. Se ne trovano pochi, come il karateka Luigi Busa, fresco oro a Tokyo, e il ginnasta Igor Cassina oro nel 2004 a Sidney. Tra i pochi, ben due sono dell’Avis comunale di Soave! La giovane astista Elisa Molinarolo, appena rientrata dall’esperienza olimpica di Tokyo e Sandro Filipozzi, atleta ipovedente che per ben quattro volte ha indossato la maglia azzurra nelle Paralimpiadi di Atlanta, Seul, Barcellona e Los Angeles, vincendo la medaglia di bronzo nella staffetta 4 X 400 nell’edizione spagnola nel 1992. La consapevolezza delle proprie potenzialità, la costanza e l’obiettivo di raggiungere grandi traguardi, fanno sì che un atleta possa arrivare a partecipare a un’Olimpiade e in fondo sono le stesse qualità che contraddistinguono ogni donatore di sangue. L’iter di idoneità alla donazione, la periodicità del dono e la consapevolezza che ogni donazione è un’infusione di
speranza per chi la riceve, equivalgono a una medaglia olimpica. Ci auguriamo che Elisa e Sandro siano di esempio e che molti decidano di diventare campioni di solidarietà iniziando a andare a donare, non dimenticando che qualsiasi attività fisica è fondamentale per la salute.
Al Delta Beach Marathon avisini da tutta la provincia
R Bassano torna “in presenza”... fra i podisti
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ASSANO DEL GRAPPA (VI). Arco e postazione Avis alla marcia podistica “Biancoverde” di Bassano del Grappa con i volontari dell’Avis bassanese tornati tra la gente dopo più di un anno di stop “forzato”. La marcia, giunta all’edizione numero 46, si è svolta il 12 settembre, con percorsi di 6 e 12 chilometri e partenza dai campi sportivi di santa Croce, in via Dolfin. Ha organizzato il Comune dei Giovani. “Un felice ritorno tra la popolazione, finalmente - commenta il presidente dell’Avis di Bassano, Giuseppe Sciessere - che ci auguriamo sia solo il primo di tanti”.
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DONO&VITA
OSOLINA MARE (RO). Avis provinciale Rovigo, insieme alle Avis comunali del Basso Polesine (Adria, Ariano Polesine, Taglio di Po, Porto Viro, Rosolina e Porto Tolle), sono state ancora protagoniste alla 5ª edizione della “Delta Beach Marathon”, svoltasi presso il Bagno Perla, il 19 e 20 giugno. Anche quest’anno l’evento ha visto numeri da record con oltre 400 atleti in gara, provenienti da tutta Italia: quattro le categorie presenti 2x2 maschile, femminile, oltre al 2x2 e 4x4 misto. Moltissimi i giovani presenti sulla spiaggia e molti anche i volontari Avis che si sono attivati in mezzo a loro per promuovere e far conoscere l’importanza della donazione del sangue e del plasma da cui si ricavano preziosi medicinali plasmaderivati. Lo sport, nel caso in questione il beach volley, e Avis si sono così uniti per promuovere il valore del dono, per sensibilizzare gli sportivi e i giovani a porre l’attenzione al prossimo e ad avere un corretto stile di vita.
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