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Borghi oltreconfine: Spagna, Isole Canarie
Fuerteventura e Lanzarote:
così belle, così diverse
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Nessuna isola nell’immaginario è più affascinante di Atlantide, collocata oltre le Colonne d’Ercole e sprofondata nell’oceano. Secondo la leggenda, sarebbero proprio le Canarie, così sparse tra Africa e Spagna, i frammenti emersi del mitico regno: sette isole baciate da un clima mite tutto l’anno, con paesaggi che cambiano moltissimo dall’una all’altra. Il nostro viaggio si svolge tra due punti estremi delle isole più orientali dell’arcipelago, dal faro di Punta de Janda di Fuerteventura, isola selvaggia e desertica, al Mirador del Rio di Lanzarote, isola dal paesaggio lunare.
E' un itinerario da percorrere in macchina, con una raccomandazione: per le auto a noleggio è meglio provvedere all’estensione assicurativa per le strade sterrate, poiché conducono ai luoghi più incredibili delle due isole. Uno di questi è, nella parte più meridionale di Fuerteventura, la penisola di Jandia, famosa per le spiagge di sabbia bianchissima e per i percorsi che si snodano, tra dune e pianure brulle, fino al faro solitario. Per arrivarci si passa da Puerto de la Cruz, minuscolo insediamento dove fermarsi per un pranzo di pesce freschissimo servito nei chirringuitos sulla spiaggia.
Storie di pirati a Betancuria
Da sud verso nord, il percorso lungo la costa occidentale di Fuerteventura è caratterizzato da spettacolari scogliere rocciose dove si infrangono le potenti onde dell’Atlantico, inframmezzate da piccole spiagge di ciottoli neri e da villaggi di pescatori in cui il tempo sembra essersi fermato, come Ajuy e Puerto de la Peña. Si punta quindi verso l’interno, uno dei territori più variegati che si possano trovare su quest’isola desertica: le imponenti montagne centrali sono interrotte a sud da un’oasi punteggiata di palme, il Vega del Rio de Palmas.
Poco distante, nascosta nelle pieghe delle colline basaltiche, si trova Betancuria: fondata nel XV secolo, fu nella storia facile preda di pirati che più volte la saccheggiarono. Capitale dell’isola fino al 1834, oggi è un mosaico di muretti a secco, palme, bouganvillee fioritissime e semplici case rurali, dominata dalla magnifica Iglesia de Santa Maria del XVII secolo con un suggestivo chiostro. L’indirizzo dei buongustai qui è il ristorante Valtarajal dove provare i piatti a base di capra, la torta alle ciliege e il tipico chupito di rhum al miele.
I deserti di Corralejo
Dall’entroterra si punta verso la costa nord occidentale per giungere al El Cotillo all’ora del tramonto, da godersi dalla terrazza del ristorante la Marisma, sorseggiando un calice di vino accompagnato dalle immancabili papas arrugadas con salsa mojo verde e picón. È questo un borgo pieno di fascino, soprattutto alla sera, quando si radunano tra la spiaggia e i numerosi “bar a tapas” artisti, scrittori, cantanti jazz. Residuo della sua storia travagliata è il tozzo Castillo del Tostón, dove assistere a uno spettacoli di luci e suoni. Incredibili gli scenari tra litorali selvaggi,
onde immense e pezzi di land art che si godono lungo la strada sterrata che unisce il borgo a Corralejo, il maggiore centro del nord dell’isola, da cui partono i traghetti per la selvaggia Isla de Lobos e per Lanzarote. La zona più bella è quella vicino al vecchio porto con i tavoli dei tanti locali posizionati direttamente sulla sabbia tra musica e istallazioni d’arte. Ma la cosa imperdibile è il suo parco naturale costituito da chilometri di immense dune di sabbia dorata: un pezzo di deserto africano portato qui dal vento!
Lanzarote, isola d’arte
cenografica” è la prima parola che viene in mente visitando Lanzarote, una caratteristica regalatale da due “fortunati” eventi. Il primo sono le eruzioni vulcaniche che si sono alternate tra il XVIII e il XIX secolo e che hanno dato luogo al Parco Nazionale de Timanfaya: una distesa di coni vulcanici in mezzo a un deserto lavico dove il magma ha imprigionato conchiglie e fossili, disegnando colline e creato valli. Il secondo evento è la nascita nell’isola dell’architetto César Manrique (1919-1992), che a Lanzarote,
oggi protetta dall’Unesco come Riserva della Biosfera, ha lasciato molte delle sue creazioni integrate con il paesaggio: dal giardino scolpito di cactus di Guatiza, all’auditorium creato nella laguna sotterranea di Jameo del Agua, dalla sua casa-museo di Harìa, alla sede della fondazione a lui dedicata nel piccolo paese di Tahíche e poi case, cantine vinicole, giardini, ristoranti, mirador, monumenti e musei. L’artista ha in pratica impresso la propria personalità in tanti piccoli borghi della sua amata isola.
La Geria, regione dei vini
Le più belle spiagge di Lanzarote si trovano nella parte sud-est, ma un’ottima alternativa alla sabbia bianca e al mare turchese è un’escursione nel cuore dell’isola, nella regione della Geria. Il percorso tocca la graziosa Yaiza dalle case imbiancate di calce e si addentra tra misteriose costruzioni circolari realizzate in pietra lavica: le celebri vigne di Lanzarote. La malvasia qui prodotta è ottima e lungo la strada si trovano diverse bodegas tra cui quella del El Grifo, con annesso un museo dove si possono vedere antiche attrezzature per la produzione vinicola e degustare
una selezione di vini accompagnati dal tipico formaggio di capra canarino. Proseguendo nell’entroterra si arriva a Teguise, l’antica capitale dalla particolare atmosfera a metà strada tra il pueblo spagnolo e un villaggio nord-africano, dove ci si ferma per lo shopping al mercato della domenica mattina e per pranzare da Acatife, ristorante tradizionale nell’aspetto e nei piatti. Da qui la strada prosegue verso l’estremo nord, fino al Mirador del Rio, un’altra sorprendente opera di Manrique, dove si gode una vista mozzafiato sulla cascata di lava consolidata che precipita verso l’oceano.