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La Natura negli USA: i Mighty Five dello Utah
Il Far West non è solo la celebratissima Monument Valley a cavallo tra Utah e Arizona, ma anche il luogo dei Mighty Five,“i possenti cinque”, ossia i parchi nazionali dello Utah, rappresentazione iconica di quell’America forte e selvaggia tante volte immortalata dalla settima arte tra le alture dei canyon con i pionieri, le rapide e le cascate, le praterie dei bisonti e degli indiani. Punto di partenza per un itinerario alla scoperta di questa unicità naturalista made in Usa è lo Zion National Park: qui la roccia rossa fa da sfondo agli alberi sempreverdi
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e lo scintillante Virgin River pennella con maestria un paesaggio formidabile: i tratti di fiume incanalati tra sponde strette e ripide creano paesaggi fantastici e intorno a loro il gocciolamento dai versanti trasforma i terrazzamenti rocciosi in inattesi “giardini pensili”. Il centro principale è Springdale, sede del centro parco, un classico borgo americano svolto sui due lati di una singola strada. Qui ci si può fermare al Kings Landing Bistro per una cena western all’aperto con spettacolare vista delle montagne al tramonto.
“La leggenda degli indiani Payute”nel parco del Bryce Canyon
Il Bryce Canyon deve il suo nome a uno dei pionieri che, intorno al 1875, iniziò a costruire canali e strade in questa valle: nel parco si può ancora visitare la baracca dove Ebenezer Bryce abitava. Divenuto parco nazionale nel 1928, secondo un’antica leggenda indiana era abitato dagli “Uomini leggendari”, una sorta di semidei che vivevano in questo luogo in modo dissennato prendendo dalla natura più del necessario. La punizione del dio Coyote li trasformò in colonne di pietra, gli hoodoos, ancor oggi l’attrattiva
più singolare del parco: si tratta di formazioni rocciose disposte ad arte in una specie di anfiteatro naturale. A 10 miglia dal parco si trova il borgo di Tropic, una pittoresca e accogliente comunità mormone di cinquecento anime all’ombra della massiccia formazione rocciosa rossa. A Tropic, ai soliti ristoranti turistici, si contrappone “Idk Barbecue”, locale rinomatissimo tra i webnauti, nato da un furgone nel posteggio di un motel: vitello, maiale e pollo qui si tagliano con lo sguardo.
Un po’ di tutto e il Capitol ReefNational Park
Il Capitol Reef è un luogo eclettico modellato dai movimenti della crosta terrestre, dai paleo-indiani, dal popolo di Fremont dai fuorilegge e dai mormoni. Qui tra le meraviglie geologiche troviamo delle unicità come la Cathedral Valley, costituita da isolati monoliti e da un’enorme dolina di gesso, che sale e scende da una pianura alluvionale piatta, e la Waterpocket Fold, una ruga sulla superficie terrestre lunga 160 chilometri che crea un susseguirsi di strapiombi, canyon e archi naturali nella roccia rossa. Ma anche gli uomini hanno segnato questo territorio.
Nel Capitol Reef si trovano infatti i rari reperti dei paleo-indiani (10.000 a.C.) e degli indiani arcaici del deserto (6.000 a.C - 400 d.C. ), ma anche petroglifi e pittogrammi del misterioso popolo di nomadi cacciatori Fremont (300-1.300 d.C.). Ma sarà cinque secoli dopo che i Mormoni fonderanno il centro di Junction, poi ribattezzato Fruita (nome che ricorda l’abbondanza di frutteti che qui vegetano grazie all’abbondanza dell’acqua e al calore del canyon), oggi misterioso borgo-fantasma abbandonato dagli ultimi coloni negli anni Sessanta.
Arches National Park e gli hippies di Moab
Percorrendo la Scenic Road dell’Arches National Park, le ruote dell’auto rotolano su un territorio antichissimo, sviluppatosi sopra un colossale letto di sale, vecchio trecento milioni di anni e nato dall’evaporazione di un mare che ricopriva la regione. Su questo si depositarono milioni di anni fa le vaste arenarie Navajo color cuoio e quelle Entrada color corallo. Poi le rocce furono nei millenni erose dal vento e dall’acqua formando una costellazione di archi: il Delicate Arch, simbolo del parco, il sottilissimo Landscape Arch, l’inaspettato Double-O Arch e lo scenografico
Partition Arch. E se da un lato gli archi ispirano pace e serenità, d’altro lato le emozioni forti vengono dal Fiery Furnace, un percorso-labirinto fatto di gole e di stretti passaggi scavati tra pareti di roccia rossa. A una decina di chilometri dal parco si trova il borgo di Moab, sviluppatosi dapprima negli anni Cinquanta, grazie ai minatori, poi meta di produttori e sceneggiatori hollywoodiani e infine frequentato da hippies in cerca di esperienze mistiche. Oggi Moab è piena di artisti e hippies di tutte le età che si raccolgono in cerchi suonando tipici tamburi.
Canyonlands National Park:il territorio più selvaggio
Il parco più grande dello Utah, con un’estensione di ben 1400 chilometri quadrati, è il frutto dell’instancabile azione erosiva di due fiumi: il Colorado River e il Green River. L’immensa area naturale è composta da tre zone distinte. La prima, più a nord, è l’Island in the Sky, la più accessibile formata da mesas di arenaria alte fino a quattrocento metri che offrono punti panoramici mozzafiato. La seconda zona è Needles, una carrellata delle più straordinarie forme naturali della roccia: un susseguirsi di fitti pilastri di arenaria, guglie di roccia, mesas, gallerie e piccoli canyon.
La terza zona è The Maze; a ovest dei fiumi, isolata, selvaggia, impervia e pericolosa, richiede almeno tre giorni per esplorarla e una grande preparazione atletica. Qui si trovano canyon labirintici che offrono paesaggi improbabili, come le cime Chocolate Drops, rocce simili a tavolette di cioccolato. Il borgo più vicino, a 50 chilometri di canyon, è ancora Moab, ma basta superarlo di qualche chilometro a nord per regalarsi una pregiata Bistecca di Bisonte (Buffalo Steak) al The Cowboy Grill Restaurant servita con uno spettacolare tramonto sul fiume Colorado.