Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow
Anno 3 Numero 26 Edizione gratuita
SPECIALE DANZE STORICHE E TRADIZIONALI Viaggiare fra le sette note
Zungoli,
Folclore a ritmo di danza
Valdinievole,
favola feudale Toscana autentica
Leggenda:
il ballo angelico
Oltreconfine:
Sri Lanka, sound indiani
www.e-borghitravel.com
S
I
COPR
Clicca sull’icona “scopri“ quando la trovi per approfondire la tua lettura e scoprire ulteriori dettagli dal sito e-borghi.com
Non perdere nessuna uscita di e-borghi travel. Iscriviti alla newsletter e potrai scaricare la rivista!
Festa della nocciola a Polizzi Generosa, Sicilia Gandolfo Cannatella*
® e-borghi travel 26 • 2021 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Amina D’Addario, Gaia Guarino, Simona P.K. Daviddi, Luca Sartori, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione Via Achille Grandi 46 20017 Rho (Milano) info@3scomunicazione.com tel. 0292893360 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2021 e-borghi®
ie
Con il patrocinio di
ne
As Band
ra
Paesi ei
iazione d soc
A ra n cio
Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano
ditoriale
eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato
“I
l ballo della vita”. Nello scorrere del tempo, nell’hic et nunc e con passi rivolti al futuro, quando il presente si riallaccerà al passato. Una continuità di danze che al linguaggio del corpo intrecciano l’espressione del territorio in cui si sviluppano, la celebrazione dei costumi locali di un’Italia scandita da pentagrammi e coreografie: è così che è nato lo speciale “Danze storiche e tradizionali” di questo numero di e-borghi travel, un invito a viaggiare e scoprire a ritmo di musica e scenografie l’intera Penisola. Una sinfonia di note a ogni latitudine e longitudine e se la pizzica è fra le più celebri danze popolari dello Stivale, l’Italia intera vanta un patrimonio di danze diversificato: furlana, balli delle Valli Occitane, giga, trescone, saltarello e tarantella, per iniziare. E poi le danze storiche, trionfo dei fasti che hanno ritmato la storia del Belpaese e che mettono in scena avvenimenti realmente accaduti. Dal “Gran Ballo dell’Unità d’Italia” di Bologna al “Ballo del Doge” di Venezia passando per il “Gran Ballo Borbonico” alla Reggia di Caserta: appuntamenti avvincenti e cadenzati – anche – da un’atmosfera d’antan. Prosegue il nostro viaggio attraverso le rivelazioni della bellezza e arriviamo nella toscana Valdinievole, tra Pistoia e Lucca, i cui borghi disegnano affreschi medievali punteggiati da cultura, architettura, gastronomia, storia e natura. Eccellenza campana in Irpinia e in provincia di Avellino è Zungoli, borgo feudale sviluppato su un colle tufaceo, un dedalo di vicoli in ciottoli che irrompono in piazzette, un susseguirsi di ricami di scale e di scalinate in pietra, forzieri di tesori del tempo. Infine, oltreconfine e a Sri Lanka, ancora danze e in un crescendo di ritmi: balli classici, antichi, rituali, un compendio di riti, evocazioni, religioni, credenze e tradizioni. Linguaggi gestuali in musica, perché «La danza permette di mischiare un piacere estetico, un piacere dinamico e un piacere emozionale». (Maurice Béjart). Ci piace inaugurare così questa estate: all’insegna della – rinnovata – libertà.
Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale
Ballando in piazza a Melpignano Paolo Petrignani - ARET Pugliapromozione
Sommario Danze popolari
Danze storiche
Valdinievole
Zungoli
Proposte di viaggio
Parliamo di: Music Hotel
Oltreconfine: Sri Lanka
Leggenda
In copertina: i Danzerini di Lucino a Russi, Ragusa ermess*
Ti va di ballare? C
ome i dialetti e i piatti tipici, anche le danze tradizionali sono l’espressione di un territorio e ne rappresentano l’aspetto più misterioso e simbolico. La loro origine, infatti, si perde nella notte dei tempi, quando ogni gesto e ogni passo avevano un significato preciso, che si trattasse di un rituale di corteggiamento, di una sfida, della celebrazione di un raccolto, di un rito propiziatorio o di un atto di seduzione. Relegati per decenni quasi esclusivamente alle feste popolari e alla memoria di pochi appassionati, oggi i balli folkloristici stanno vivendo una seconda primave-
La Notte della Taranta in trasferta a Buenos Aires facebook.com/FondazioneLaNottedellaTaranta
ra, complice anche la musica leggera, che non di rado ha recentemente preso in prestito dalle tradizioni regionali strumenti, frasi musicali e melodie. Se la pizzica è forse la più famosa delle danze popolari italiane e il festival che la vede protagonista ogni estate in Salento – e che culmina con “La notte della Taranta” – richiama decine di migliaia di visitatori da tutto il mondo, l’Italia vanta in realtà un patrimonio danzereccio ricchissimo e variegato. Proviamo allora a disegnare una mappa della Penisola… a passo di danza – tradizionale – of course.
Simona PK Daviddi
facebook.com/simona.pk.daviddi
Il nord: influenze francesi e mitteleuropee
S
e pensiamo al nord Italia, la mente va quasi subito ai coreografici balli ladini e tirolesi del Trentino, del Friuli e dell’Alto Adige: alzi la mano chi non ha provato almeno una volta a intonare lo jodel e contemporaneamente a riprodurre la sequenza di battimani, schiaffi e salti dei corpulenti ma agilissimi ballerini in calzoni corti e calzettoni; quello che non tutti sanno è che, quelli che oggi chiamiamo Schuhplatteln (letteralmente “battere le scarpe”) o Schuhplattln nella variante altoatesina, sono una serie di danze codificate nel 1850 in Baviera ma risalenti addirittura al 1050, quando si trattava di un ballo di corteggiamento, allora come oggi per soli uomini. Ha invece probabili
La furlana Minisini Diego - La furlana - il ballo dei friulani - facebook.com/lafurlanailballodeifriulani
origini slave la furlana, un’altra danza popolare friulana – come lascia intendere il nome – che conobbe grande diffusione prima nei palazzi veneziani e poi nientemeno che alla corte di Luigi XIV in Francia. E strizzano l’occhio proprio alle tradizioni d’Oltralpe le danze folkloristiche del versante italiano di nord-ovest: in Piemonte, infatti, sono diffusi i balli delle Valli Occitane, ritmati da armonica a bocca, clarinetto, violino e fisarmonica. Una curiosità: da queste parti, e precisamente in Monferrato, è nata anche la monferrina, oggi più nota come “manfrina”, parola entrata nel parlato comune con il significato di discorso tirato per le lunghe o messinscena per ottenere qualcosa.
Schuhplatteln FooTToo*
Balli Occitani La Danço - Balli Occitani - Associazione Culturale - facebook.com/ladancooc/
Balli Occitani La Danço - Balli Occitani - Associazione Culturale - facebook.com/ladancooc/
La furlana Minisini Diego - La furlana - il ballo dei friulani - facebook.com/lafurlanailballodeifriulani
Il centro: ritorno al Medioevo S
ono avvolti dal fascino della storia i balli popolari che caratterizzano le regioni centrali del Belpaese e di alcuni non si conoscono neppure le origini certe. È il caso della famosissima giga, ballata in numerose varianti soprattutto in Emilia-Romagna (dove è un ballo di corteggiamento danzato principalmente in coppia): se le fonti testimoniano la sua diffusione come danza corale o campestre già nel XVI secolo in Irlanda, Inghilterra e Scozia, l’etimologia del nome tradisce radici ben più antiche, risalenti addirittura ai Vichinghi. Risale al Medioevo anche il popolare trescone, citato addirittura da Dante e da Boccaccio e diffuso in Toscana, Romagna e Umbria; misterioso è tuttavia il significato del nome, che potrebbe riferirsi alla “tresca” amorosa o derivare invece dall’antico germanico “dresken”, trebbiare, associando il passo di danza al modo in cui i contadini staccavano i chicchi di grano dalle spighe nelle aie. Deriva addirittura dal “saltatio”, il ballo più diffuso nell’antica Roma, il saltarello, ballato – con le dovute varianti – nel Lazio, nella Marche, in Molise, Umbria e in Abruzzo e ripreso addirittura dalla musica colta di Mendelssohn.
La giga DarkBird*
Saltarello Emidio Sciannella - Orchestra Popolare del Saltarello - facebook.com/orchestrapopolaredelsaltarello/
Saltarello in Sante Marie Festival del Saltarello - facebook.com/festivaldelsaltarello
Festival del Saltarello - facebook.com/festivaldelsaltarello
facebook.com/FondazioneLaNottedellaTaranta
Il sud: tra superstizioni e antichi riti T
amburi, tamburelli e percussioni varie; ritmi frenetici, quasi ipnotici; gesti rituali e simbolici; movimenti convulsi e sincopati. Sono gli elementi, che a vario grado, caratterizzano le danze più celebri del sud Italia, le stesse che hanno portato la loro fama oltre i confini nazionali. A iniziare dalla tarantella – nata probabilmente a Taranto, diventata poi l’emblema del Regno delle Due Sicilie e oggi diffusa con caratteristiche differenti in tutto il sud –, per continuare con due tra le sue forme più note, la pizzica salentina e la campana tammurriata (il cui nome deriva, appunto, da “tammorra”, tambu-
Tarantella ermess*
ro). Se il riferimento alla tarantola è chiaro, non stupisce che queste danze nei secoli passati venissero usate nei rituali terapeutici del tarantismo, per guarire chi era stato, presumibilmente, morsicato dal terribile ragno. In tempi più recenti, invece, soprattutto la pizzica ha valenze di corteggiamento se ballata in coppia e di competizione se ballata da due uomini. E a proposito di corteggiamento, se è vero che in Sicilia c’è una tarantella per ogni occasione, particolarmente scenografica è “U Nozzu”, la tarantella che gli uomini ballano per corteggiare la propria amata. Infine, merita un cenno “Su ballu sardu”, il ballo sardo, un insieme di danze derivanti probabilmente da antichissime cerimonie sacre preistoriche nate per propiziare una caccia abbondante o un ricco raccolto, che ancora oggi vengono spesso ballate, con grande maestria tecnica, in rituali cerchi intorno a un fuoco. La Notte della Taranta facebook.com/FondazioneLaNottedellaTaranta
Pizzica steve estvanik*
La Notte della Taranta facebook.com/FondazioneLaNottedellaTaranta
TORNA AL SOMMARIO
Viaggiare, danzare, scoprire P
alazzi nobiliari che si animano in occasione di feste sfavillanti, saloni da ballo dove dame e gentiluomini in costume d’epoca si muovono al ritmo di valzer, quadriglie e mazurke. Ma anche teatri e piazze che, pervasi dalla musica, tornano come per incanto a brulicare di vita. C’è una modalità non scontata di conoscere il nostro patrimonio di arte e bellezza. Una modalità che passa attraverso la musica e le danze storiche e unisce sotto un unico denominatore città e borghi della Penisola. Dal “Gran Ballo Borbonico” alla Reggia di
Opening de Il Ballo del Doge 2020 Antonia Sautter Creations&Events
Caserta al “Ballo del Doge” di Venezia, sono tanti gli appuntamenti in grado di trasportare il visitatore in un’atmosfera d’antan, quando le feste danzanti rappresentavano uno dei momenti di aggregazione più importante dell’alta società. Un rito che a metà dell’Ottocento, quando le gonne diventano smisuratamente ampie e le crinoline fanno il loro trionfale ingresso nella moda, visse il suo momento di massimo fulgore. E che oggi torna a rivivere in occasione di eventi indimenticabili e pieni di fascino.
Amina D’Addario
facebook.com/amina.daddario
Bologna, il ballo che celebra il Regno d’Italia D
ame in abiti vaporosi impreziositi da nastri e merletti, cavalieri in marsina che si muovono eleganti sulle note di valzer, quadriglie, contraddanze, polke e polonaise. Le atmosfere scintillanti immortalate in film memorabili come “Il Gattopardo” si rinnovano ogni anno nel “Gran Ballo dell’Unità d’Italia”. L’evento è organizzato in primavera a Bologna, in piazza Carducci, dall’associazione culturale 8cento Aps in stretta collaborazione con il Museo Civico del Risorgimento e rievoca la festa danzante voluta dai patrioti per celebrare le vittorie dei moti risorgimentali e i nuovi ideali di libertà e progresso legati alla nascita del Regno d’Italia. Partecipare a questo spettacolo en plein air significa fare un tuffo nel passato, nella temperie vibrante e carica di aspettative che si respirò a Bologna in quegli anni. Ma è anche un’occasione per conoscere un territorio straordinariamente ricco di borghi, antichi eremi, sentieri e luoghi unici. Come i verdissimi colli bolognesi, a pochi chilometri dal centro e facili da raggiungere a piedi o in bicicletta.
Francesca Soli - 8cento Aps
Stephotoart - 8cento Aps
Francesca Soli - 8cento Aps
Gino Rosa - 8cento Aps
Gran Ballo dell’Unità d’Italia Francesca Soli - 8cento Aps
Gran Ballo dell’Unità d’Italia Gino Rosa - 8cento Aps
Antonia Sautter tra le regine Antonia Sautter Creations&Events
Venezia, la magia del Ballo del Doge
I
l Ballo del Doge nasce nel 1994 a Venezia e deve la magia delle sue atmosfere alla sua ideatrice e direttore artistico, la stilista veneziana Antonia Sautter. Organizzato ogni anno all’interno dei festeggiamenti del Carnevale, il Ballo del Doge è tante cose insieme: è una produzione artistica, una cena
Antonia Sautter Creations&Events
di gala, un ballo in maschera, un’esperienza indimenticabile nella quale si intrecciano storie fantastiche, costumi e scenografie teatrali. Un happening esclusivo in grado di richiamare
Antonia Sautter
ospiti da tutto il mondo, desiderosi di rivivere l’atmosfera e lo sfarzo dell’aristocrazia della Serenissima, rivisitata in chiave moderna dall’anima creativa di Antonia Sautter. Quello stesso sfarzo di cui sono simbolo le tante ville palladiane che punteggiano il territorio attorno a Venezia. Gemme architettoniche incastonate tra colline e borghi di straordinaria bellezza. Capolavori che si possono scoprire seguendo i suggestivi itinerari che nei dintorni della Serenissima si dipanano tra paesaggio fluviale e lagunare, tra la macchia mediterranea della riserva naturale e campagna coltivata.
Antonia Sautter Creations&Events
Antonia Sautter Creations&Events
Il Ballo del Doge Antonia Sautter Creations&Events
Il Ballo del Doge Antonia Sautter Creations&Events
Società di danza Caserta
Caserta, danza e musica alla corte dei Borboni
I
l viaggio alla scoperta dei balli d’epoca non può prescindere da Caserta, quell’angolo di sud Italia ribattezzato dagli antichi romani come Campania Felix. Un territorio incredibilmente fertile in cui frutteti, vigneti e oliveti si alternano a caratteristici borghi medievali, chiese e cattedrali, siti archeologici di epoca romana che raccontano il passaggio dei popoli. Una terra colma di storia e bellezza, che nel Settecento Carlo di Borbone scelse per edificare il suo splendido palazzo, quella Reggia di Caserta che doveva rivaleggiare con le corti più belle d’Europa e che oggi, assieme all’Acquedotto del Vanvitelli e al complesso di San Leucio, è patrimonio Unesco. Un monumento strabiliante che da alcuni anni si può ammirare anche da un punto di vista diverso, ovvero immergendosi nell’atmosfera magica del “Gran Ballo Borbonico” della Reggia di Caserta, evento curato dalla Società di Danza di Napoli, che trasforma il palazzo in un grandioso palcoscenico in cui la storia incontra di nuovo la creatività del teatro, della musica e della danza.
Società di danza Caserta
Società di danza Caserta
Reggia di Caserta Cezary Wojtkowski*
Società di danza Caserta
Gran Ballo Borbonico nella Reggia di Caserta Marco Tuorio Photos - Società di danza Caserta
TORNA AL SOMMARIO
Gran Ballo Borbonico nella Reggia di Caserta Società di danza Caserta
circo massimo 2021 15, 19, 24, 27 GIUGNO 4, 6 LUGLIO OPERA
GIUSEPPE VERDI
IL TROVATORE DIRETTORE DANIELE GATTI REGIA LORENZO MARIANI
22, 25, 26, 30 GIUGNO 1, 2 LUGLIO BALLETTO
PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ
IL LAGO DEI CIGNI DIRETTORE ANDRIY YURKEVYCH COREOGRAFIA BENJAMIN PECH
16, 20, 29, 31 LUGLIO 6 AGOSTO OPERA
GIACOMO PUCCINI
MADAMA BUTTERFLY DIRETTORE DONATO RENZETTI
REGIA ÀLEX OLLÉ (LA FURA DELS BAUS)
Ettore Festa, HaunagDesign - Illustrazione di Gianluigi Toccafondo
24 LUGLIO CONCERTO
GIUSEPPE VERDI
MESSA DA REQUIEM
DIRETTORE MYUNG-WHUN CHUNG
30 LUGLIO 1, 3, 5 AGOSTO OPERA
GIACOMO PUCCINI
LA BOHÈME
DIRETTORE JORDI BERNÀCER
REGIA, SCENE, COSTUMI, LUCI DAVIDE LIVERMORE
ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA EXTRA 23 GIUGNO
VINICIO CAPOSSELA BESTIARIO D’AMORE
13, 14, 15 LUGLIO
ROBERTO BOLLE AND FRIENDS
operaroma.it
SPONSOR CIRCO MASSIMO 2021
SOCI FONDATORI
SOCI PRIVATI
MECENATI
Gaia Guarino
facebook.com/gaia.guarino
Giuseppe Falagario - e-borghi facebook.com/giuseppe.falagario.16
Simona Bottone*
Valdinievole, viaggio nel cuore segreto della Toscana
La Valdinievole e i suoi borghi, prima tappa a Montecatini Alto T
ra Pistoia e Lucca, nel cuore segreto della Toscana, ecco che appare la Valdinievole. Fra le espressioni della bellezza toscana, i suoi borghi hanno un’evidente tradizione medievale che si sposa con una ricchezza culturale, gastronomica, architettonica, storica e naturalistica. Un viaggio da vivere attraverso 12 luoghi singolari, ognuno con la propria anima. Tra i più conosciuti vi è Montecatini Alto, frazione di Montecatini Terme, da raggiungere in modo eco-friendly percorrendo il sentiero collinare detto La Corta o sfruttando la funicolare. A colpire immediatamente il visitatore è l’imponente rocca di castello Vecchio con anche la chiesa di San Pietro e la torre campanaria. Sul lato opposto, troneggia il Barocco della chiesa del Carmine insieme alla torre dell’orologio. La piazzetta è una bomboniera, lo stile Liberty dei palazzi, i ristorantini, ogni angolo si palesa come un mistero da svelare. E allora, cosa c’è di meglio che lasciarsi andare concedendosi un pizzico di meraviglia?
Simona Bottone*
La funicolare di Montecatini Alto TomasSB*
Buggiano Castello, una terrazza sulla Valdinievole U
n tuffo nel Medioevo, circondati tra le mura di- mirare la Valdinievole in tutto il suo splendore. Bugfensive di un tempo e una rocca dalla quale am- giano Castello si trova nella parte alta del comune
Simona Bottone*
di Buggiano e ad attirare la curiosità dei visitatori è senza dubbio il palazzo del Podestà, visibile sulla piazza principale: risale al XII secolo e si presenta allo sguardo con una facciata intrisa di nobiltà, con stemmi quattrocenteschi e cinquecenteschi. Un gioiello architettonico è la chiesa romanica di San Nicolao del 1038, affiancata da un campanile, che conserva al suo interno opere d’arte come l’“An-
nunciazione” attribuita al pittore fiorentino Bicci di Lorenzo. Ma quello che ancor più emoziona sono i profumi di questo borgo: quando arriva la primavera e la natura si risveglia, i proprietari dei giardini urbani coltivati con piante di agrumi aprono al pubblico. È una festa che si colora di sfumature giallo-arancio e che consente un’immersione completa nelle più genuine atmosfere campestri.
Buggiano Castello
Buggiano Colle, il borgo che accoglieva i viandanti S
enza andare lontano, ci spostiamo verso un’altra frazione di Buggiano, ossia Buggiano Colle. Questo piccolo borgo riporta ai tempi dei Cavalieri di Malta che, affascinati da questo luogo suggestivo, vi costruirono una chiesa ancora esistente e caratterizzata da un’enorme croce rossa davanti l’entrata che ne ricorda le origini. Pochi sanno che quando questo villaggio venne fondato non si trovava nella posizione attuale ma spostato di circa un chilometro. Può apparire banale, ma ai tempi significava ricavarne una migliore
protezione per difendersi dai nemici che avrebbero avuto facilmente accesso dal fiume Cessana. Questo paese sulle colline della Valdinievole divenne strategico per i viandanti in quanto godeva di una preziosa unicità, il trovarsi sull’unica
strada percorribile tra le attuali Lucca e Pistoia. Tra le attrazioni del Colle vi è la romanica pieve di San Lorenzo del XIII secolo, uno scrigno di ricchi affreschi trecenteschi e custode altresì di un prezioso crocifisso ligneo.
Larciano Castello, una festa medievale per ricordare il passato C
ontinuando il nostro itinerario tra i borghi della Valdinievole, giungiamo presso una delle località che, nel corso del Trecento, costituiva una piazzaforte del sistema difensivo pistoiese di cui restano adesso la cinta muraria del XII secolo e il torrione quadrangolare della rocca da cui godere di una visuale d’eccezione: siamo a Larciano Castello. Proprio all’interno del castello, si trova il Museo Civico Archeologico dove è possibile ammirare reperti provenienti dalla Valdinievole orientale dall’epoca preistorica a quella tar-
dorinascimentale. In passato però, il sito dove si erge la fortificazione ospitava una villa etrusca e successivamente una villa romana, fino a quando nel 927 il conte Tegrimo, capostipite della famiglia dei Guidi, ordinò la costruzione di una torre da utilizzare come struttura di guardia della Valdinievole. Per ricordare il periodo di splendore di questo borgo e riviverne le scene, ogni anno si organizza la tradizionale “Festa medievale”, una rievocazione storica che si conclude con i giochi del “Palio de lo Marzocco”.
Torre di Larciano Castello
Cecina di Larciano, la storia in un disegno di Leonardo P
roseguendo nel nostro viaggio, ecco Cecina di Larciano, borgo vicino (e rivale!) di Larciano Castello. Si dice, infatti, che la testa mancante della statua del leone rampante, noto come il Marzocco di Larciano, sia stata rubata proprio dagli abitanti di Cecina. Questo borgo sulle colline del Montalbano mette le sue radici in epoca etrusco-romana, ma la sua importanza cresce nel Medioevo con la costruzione del castello. Un edificio che attirò perfino le attenzioni di Leonardo Da Vinci, il quale lo riprodusse in un disegno cartografi-
co. Quando venne messa in piedi, la cinta muraria di Cecina contava tre porte, due delle quali tuttora ben conservate. All’interno delle mura, la chiesa di San Nicola, casa di un affresco del XVI secolo, opera di Donnino di Francesco, in cui compare San Rocco, patrono di Larciano, insieme all’Arcangelo Raffaele. I più attenti noteranno una tavola secentesca conosciuta come “Madonna del Buonconsiglio”, collocata su un piccolo altare proprio sotto l’affresco: è a lei che viene dedicata la festa che si celebra nei primi giorni di settembre.
Chiesa di Cecina di Larciano
Collodi, dove i burattini di legno si trasformano in bambini veri «F
Ragemax*
a venire sonno l’abbiccì | gl’è che noi ragazzi siam così, tutti così | a noi un ci garba punto quel cri cri!». Un burattino che diventa un bambino vero è l’indiscusso protagonista della prossima tappa. Collodi – frazione di Pescia – è la patria di Pinocchio, indissolubilmente legata al suo autore Carlo Lorenzini, noto appunto come Carlo Collodi. Non è un caso se una delle principali attrazioni di questo borgo sia proprio il Parco dedicato al “celebre bugiardo”. In realtà, questo paese offre molto altro ai visitatori: da scoprire è, per esempio, Villa Garzoni con il suo vasto giardino. Costruita sulle rovine di un antico castello seguendo il tipico stile delle ville lucchesi, gode di un fascino d’altri tempi. E non solo, imperdibile è la pieve di San Bartolomeo, sita sulla cima del borgo e caveau di opere d’arte di gran valore, tra cui un organo settecentesco realizzato da Michelangelo Crudeli. Questo strumento, unico nelle sue sonorità, è uno degli organi storici tutelati dall’Accademia di Musica Italiana per Organo.
Farfalle a Villa Garzoni
Al Parco di Pinocchio
Claudio Giovanni Colombo*
La “Svizzera Pesciatina” e “Le Dieci Castella”, come in una fiaba G
ià il nome stuzzica la curiosità! La Svizzera Pesciatina è costituita da dieci magici borghi chiamati Le Dieci Castella: Pietrabuona, Medicina, Fibbialla, Aramo, Sorana, Vellano, San Quirico, Castelvecchio, Stiappa e Pontito. Il toponimo nasce da un ricordo di Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, economista e letterato elvetico, che giunto tra queste montagne si sentì in Svizzera, avvolto da un paesaggio dal sapore fiabesco. Questi paesini vantano una storia millenaria con delle caratteristiche comuni davvero particolari: sono tutti esposti a sud e interamente edificati in pietra serena. Inutile specificare come ovviamente fossero protetti da mura e torri di avvistamento in pieno stile Medievale. Non tutti sanno che un tempo esisteva un’undicesima castella, tale Lignana, di cui rimane soltanto la chiesa romanica in quanto nel 1364 fu rasa al suolo dai Pisani. In estate Le Dieci Castella si popolano di turisti: Sorana, per esempio, attrae i golosi in cerca di prelibatezze come il tipico fagiolo locale.
San Quirico Claudio Giovanni Colombo*
San Quirico Claudio Giovanni Colombo*
Castelvecchio Claudio Giovanni Colombo*
San Quirico Claudio Giovanni Colombo*
Uzzano, il borgo che ispirò Puccini R
estando in prossimità di Pescia, si giunge a Uzzano. I primi documenti riguardanti il borgo si attestano intorno al Mille, quando il territorio era sotto il possesso della nobile famiglia lucchese di stirpe longobarda dei Cunimondinghi. Una sua particolarità è l’essere visibile da tutta la Valdinievole, di notte brilla come una costellazione nel cielo donando uno spettacolo a dir poco emozionante. Al fascino di questo villaggio non rimase indifferente il compositore Giacomo Puccini, ospite a Villa del Castellaccio nell’estate del 1895: fu qui che
trovò l’ispirazione per comporre il secondo e il terzo atto della sua “Bohème”. Uzzano è ricca di ville gentilizie di campagna erette per volontà delle famiglie nobili di Pescia ma tra le architetture civili principali figura anche il palazzo del Capitano del XIII secolo, sito sulla piazza cittadina, sede dell’archivio storico comunale. La chiesa principale è dedicata ai Santi Jacopo e Martino, vi si conservano varie tele di autori locali e un ciclo d’affreschi di scuola fiorentina.
Uzzano
Massa
Massa e Cozzile, paradiso per chi vive d’arte N
el cuore della Valdinievole, adagiato tra le colline, il comune di Massa e Cozzile si presenta circondato da uliveti e castagneti e il clima mite in tutte le stagioni lo rende una destinazione perfetta per chi voglia esplorare gli scorci esclusivi della Toscana. Massa è uno dei centri fortificati più antichi della zona, lo dimostra la rocca, collegata al centro abitato da una lunga via. Gli appassionati d’arte rimarranno incantati da quanto conservato all’interno della pieve di Santa Maria Assunta, è qui che si
Massa
può ammirare infatti una “Deposizione” del Cinquecento che riporta la firma di Sebastiano Vini. A soli tre chilometri da Massa, si palesa maestoso il castello di Cozzile. Una figura imponente, vero re del borgo da immortalare in uno scatto. Ma la fotografia da incorniciare la si ottiene dalla porta di Mezzodì, uno dei punti di ingresso nella località. Il panorama toglie il fiato: nelle giornate più limpide lo sguardo si perde fino a catturare in distanza il profilo del Monte Amiata.
Tra i vicoli di Cozzile
Cozzile
Tra i vicoli di Massa
Castello di Cozzile
Porciano, il borgo delle due torri
I
mmaginando di essere un viandante lungo la strada che da San Baronto conduce verso Vinci, sulle pendici occidentali del Montalbano, ci si ritrova a Porciano, una frazione del comune di Lamporecchio. A colpire il visitatore sono le bellezze naturali, le gradazioni di verde di ulivi e cipressi e i terrazzamenti circostanti. Simbolo del borgo sono le due torri medievali a pianta quadrata, “torre di sopra” e “torre di sotto”, che si pensa fossero parte di una più vasta fortificazione a difesa dell’intera Valdinievole.
Altro fulcro di questo sito è la chiesa di San Giorgio del XIII secolo, oggi rimaneggiata con aggiunte successive e abbracciata da un portico. L’opera d’arte di maggior pregio che non passerà inosservata all’occhio di ogni attento osservatore è la “Madonna in trono col Bambino fra i santi Antonio Abate e Nicola di Bari”, dipinto rinascimentale del pistoiese Gerino Gerini. Non solo antichità, però. Un tocco moderno è la meridiana progettata e realizzata nel 2002, una chicca da non perdere.
Chiesa di San Nicolao TomasSB*
Monsummano Alto, la natura a servizio del benessere I
l tour in Toscana continua, stavolta alle falde settentrionali del Montalbano, là dove il torrente Nievole si lancia nella pianura. Delle antiche mura ellittiche di Monsummano Alto non restano che le rovine, ma il borgo non delude. Ben conservata è la chiesa di San Nicolao fondata nell’XI secolo al fianco della quale si scorge l’antica chiesa di San Sebastiano. Chi ama passeggiare nel verde, può percorrere gli itinerari che si snodano attraverso le antiche strade vicinali o seguire il sentiero geologico
del Colle di Monsummano. Non mancano inoltre le grotte termali, calde e ideali per rilassarsi, nel loro genere famose in Europa. Altro punto d’interesse del paese è una delle due antiche porte d’accesso che permettevano di superare la cinta difensiva. Un tempo vi erano la porta di “Nostra Donna e quella del Mercato, quest’ultima si presenta ancora pressoché intatta e si apre affacciandosi in direzione di Montevettolini, ossia la prossima e ultima tappa in Valdinievole.
Torre del castello di Monsummano lissa.77*
Claudio Giovanni Colombo*
Montevettolini, il borgo che conquistò i Medici I
l conforto di un viaggio è sapere che alla fine di un’avventura ne comincerà un’altra. Siamo quasi al termine della nostra esplorazione, ma non ci lasceremo prima di apprendere qualche curiosità su Montevettolini. A dominare il borgo è la Villa Medicea costruita nel XVI secolo, il cui aspetto evoca più un fortilizio difensivo che una residenza nobiliare. In prossimità, la chiesa dei santi Michele Arcangelo e Lorenzo martire con il suo campanile e le tante opere di scuola fiorentina visibili
all’interno dell’edificio religioso, un vero e proprio tripudio del Rinascimento. Passeggiando per le vie del borgo, si colgono nel tessuto urbano le tracce dell’impianto medievale. A proposito, non fatevi sfuggire il fascino millenario dell’antico palazzo Comunale. Infine, chi avesse voglia di spingersi poco fuori, può approfittarne per una sosta all’oratorio di Santa Maria della Neve, dove sarà un pregiato affresco quattrocentesco di scuola pistoiese a lasciare… di stucco.
Claudio Giovanni Colombo*
Vista da Monsummano Alto lissa.77*
TORNA AL SOMMARIO
Essere imprenditori Crai vuol dire essere al servizio del proprio territorio. Con passione, impegno e gesti concreti. Marzo 2020: i comuni di Bergamo e provincia diventano zona rossa. Luca, titolare di un negozio Crai, non si perde d’animo e decide di diventare il capofamiglia del comune in cui abita: Sedrina. Come un bravo papà, decide di lavorare giorno e notte per non fare mancare nulla ai suoi clienti. Consegna personalmente la spesa a chi non può uscire di casa. Luca non ricorda quante ore di sonno ha perso in due mesi, né quanti guanti e mascherine ha consumato. Ma sa che rifarebbe tutto allo stesso modo. Per vivere e conoscere le nostre “storie a chilometro vero” inquadra il QR code che trovi qui sotto. sotto.
craispesaonline.it
craiweb.it craiweb.it
Luca Sartori
twitter.com/LucaSartoriIT
Z
ungoli è uno splendido borgo di confine. Baluardo campano a due passi dalla Puglia, è terra d’Irpinia ed è situato a oltre 650 metri di altitudine, è appoggiato su un poggio tufaceo ed è posto di fronte al Monte Molara. E’ il tipico borgo irpino, dal centro storico caratterizzato da vicoli acciottolati - che spesso finiscono per arrampicarsi sulla collina formando singolari scalinate di pietra - e dalle abitazioni rupestri, autentiche grotte di tufo, ambienti scavati all’interno della massa arena-
ria del sottosuolo del suo centro urbano, con tetto a capanna e disposte su tre livelli, un tempo usate come casa e stalla, e oggi, in parte, come grotte di essicazione di formaggi e salumi. Inserito nel club dei Borghi più belli d’Italia e unica Bandiera Arancione del Tci della provincia di Avellino, Zungoli è centro di storia e cultura, dove l’abitato si mescola alla bellezza del paesaggio circostante, dove le tipiche architetture montane sorgono sullo sfondo degli incantevoli scenari dell’Appennino.
Zungoli, favola irpina
Festa delle Bandiere Arancioni e dei Borghi più belli d’Italia
Dai Romani ai Borbone P
robabilmente abitato fin dall’epoca anteriore all’età del ferro e del bronzo, monete, lapidi e altri oggetti ne testimoniano sicuramente l’esistenza già ai tempi dei Romani. Collegata alle importanti strade romane Appia e Traiana, unite dalla Via Herculea e dall’Herdonitana, e attraversata dalle vie della transumanza, Zungoli deve molto della sua evoluzione storica e del suo sviluppo socio-economico alle importanti vie di comunicazione che l’hanno attraversata e la attraversano ancora. È all’anno Mille che risale
Zungoli, panoramica nord
la formazione vera e propria del borgo, che portò le genti sparse nelle campagne a concentrarsi nell’abitato difeso dalle mura e dal castello. Conquistato poi dai Normanni, che trasformarono la torre in rocca, Zungoli passò poi agli Svevi, ospitando Federico II nel 1244. Seguì la dominazione Angioina, periodo in cui i paesi della baronia, tra cui Zungoli, subirono devastazioni e saccheggi a opera dei briganti, per diventare poi, tra il 1442 e il 1500, Aragonese, e passare successivamente ai Borbone.
Via Ospedale
Via dei Tufi
Sapori contadini S
toria, arte, natura e ospitalità. Sono questi alcuni dei punti forti di Zungoli, borgo dal particolare fascino. L’ospitalità dei suoi abitanti è un valore che ha radici profonde e che si rinnova e si traduce anche attraverso la ricca gastronomia locale. Gastronomia, quella di questo borgo arroccato nel cuore dell’Irpinia, profondamente legata al fenomeno della transumanza e ai riti a essa legati. E’ la pasta fresca a dominare la tavola locale, raccontata dalle cento ricette conservate in una pubblicazione di Concettina Leone, dove, in prevalenza, si parla di pasta fatta a mano. In particolare vanno ricordati i fusilli, i tagliolini, le orecchiette, i “maccarune cu lufierre, i maccarune tagliati, i maccarune n’giotte e fagioli, i cavaiuoli, i maltagliati con bietola. La “pizza a luchinche”, “lu sammucchie”, “vruoccule e cicatielle”, pane cotto e broccoli, cicoria con fagioli e piede di maiale, zuppa di lumachine e altre svariate ricette tradizionali, alle quali si uniscono le polente e le trippe, la zucca secca con peperoni cruschi e i peperoni con patate e uova. Ci sono poi le ricche e succulente pietanze preparate con le carni provenienti dagli allevamenti locali, carni d’agnello, coniglio, maiale e pollo. Ottimo anche l’assortimento di formaggi, con, tra gli altri, il caciocavallo podolico, e di salumi, con il capicollo (Pat), salsicce, prosciutti e soppressate, e poi l’olio, l’ottimo olio Ravece, dalle particolari caratteristiche organolettiche, prodotto in paese.
Essicazione di formaggi alle Grotte Bizantine
Essicazione di caciocavallo alle Grotte Bizantine
xxxxxx
Laboratorio e degustazione olio Ravece alla Grotta Baviello
Manifestazione Città dell’Olio
Terra d’eventi R
icchissimo il cartellone degli eventi zungolesi nel corso dell’anno. Si parte alla fine di aprile con la “Festa della SS. Incoronata” presso il convento di San Francesco, per proseguire con la “Notte Romantica” a fine giugno, nel centro storico. A fine luglio è tempo della “Festa di S. Anna e del Grano”, mentre tra metà luglio e metà agosto, sempre nel centro storico, è tempo dell’“Estate Zungolese, porte aperte nel borgo”. Tra agosto
Notte Romantica
Porte aperte nel borgo
Notte Romantica
e settembre è poi tempo del Premio Werner Bischof, la biennale nazionale di fotografia, e sempre a settembre ci sono eventi legati alla transumanza del regio tratturo Pescasseroli-Candela, mentre a ottobre si festeggia uno dei tesori del
Festa delle Bandiere Arancioni e dei Borghi più belli d’Italia
borgo, l’olio, con il “Ravece Food Festival”. Poi è la volta di dicembre, con la “Festa della SS. Immacolata”, i Mercatini di Natale - tra l’8 dicembre e il 6 di gennaio -, e le Grotte di Babbo Natale, nel centro storico, nell’ultima decade del mese.
Case pontili, Via Giudea
Chiese e grotte È
bello lasciarsi trascinare dalla curiosità ed esplorare il centro storico di Zungoli. Chiese e palazzi nobiliari impreziosiscono diversi scorci del centro. Dalla chiesa Madre di Santa Maria Assunta, che conserva un interessante fonte battesimale, dipinti
e statue lignee, alla chiesa di San Nicola, un tempo con un organo a cinque quadri, dalla chiesa privata di Santa Maria di Costantinopoli, abbandonata dai Padri Servi di Maria a causa della peste nel 1656, che conserva una statua della Madonna di Costantino-
Chiesa di Santa Maria Assunta
Interno della chiesa di Santa Maria Assunta
Coro ligneo nella chiesa di Santa Maria Assunta
Convento di San Francesco e chiesa dell’Incoronata
poli, alla chiesa del Convento di S. Francesco, a navata unica, santuario della Madonna dell’Incoronata, venerata dalle comunità territoriali e dai pastori, in particolare per essere la protettrice dei tratturi e della stessa transumanza, oltre che dei migranti, sede della tradizionale festa di fine aprile, che segna l’inizio della transumanza, prima fermata del percorso di 211 chilometri da Candela verso Pescasseroli. Sempre Zungoli, il primo sabato di settembre, è l’ultima fermata sulla strada del ritorno da Pescasseroli prima dell’arrivo a Candela. L’intero borgo è un tripudio di tesori architettonici, con le singolari case pontili, abitazioni caratterizzate da un passaggio pubblico al piano inferiore, con volte a botte o a crociera, con le caratteristiche grotte preromane nel sottosuolo tufaceo, ambienti scavati all’interno dell’arenaria che caratterizzano il sottosuolo del borgo. A questi si aggiungono la torre li Pizzi, di epoca normanna, e quella delle Ciàvole.
Grotta Grande
Cappella di San Giuseppe del XVII secolo
Mura di Porta Sant’Anna
Visite guidate al castello Normanno
Architetture normanne Q
uelle che un tempo erano le antiche mura della seconda espansione urbana di Zungoli - che negli anni sono state trasformate e adibite ad abitazioni - riportano al passato, a quando la cinta muraria era collegata da torri. Alle mura si unisce l’elemento caratterizzante l’abitato, il castello Normanno, costruito nella seconda metà dell’XI secolo con la finalità di proteggere il territorio dagli attacchi delle truppe bizantine. Fornito fino all’epoca aragonese di quattro torri cilindriche situate agli angoli della struttura e corrispondenti ai quattro punti cardinali, nel XVI secolo fu trasformato dai Loffredo in residenza nobiliare. Nel 1825 fu poi acquistato dalla famiglia Susanna, i marchesi di Sant’Eligio. Una volta varcato il portone d’ingresso, si attraversa l’androne e si accede al cortile interno pavimentato con acciottolato, e si apprezza, sotto la volta a botte, lo stemma dipinto della famiglia Susanna, uno scudo che racchiude una quercia su cui è posata una colomba con ramoscello di ulivo, tre stelle e la corona marchesale.
Torre nord, Porta di Sopra
Giardini del castello Normanno
Castello Normanno
Orizzonti futuri
A
un ricco passato Zungoli unisce un vivace presente e un promettente futuro. Borgo della Transumanza della Campania, Città dell’Olio Ravece, Borgo dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, Zungoli è anche capofila dei Borghi di Rete, associazione di 39 comuni della provincia di Avellino con cui condivide progetti turistici di tipo tematico, territoriali e ambientali, enogastronomici e soprattutto progetti di sperimentazione agricola regionale dei “grani antichi” e della Canapa. Zungoli è anche attraversato dal “Regio Tratturo Pescasseroli-Candela”, Patrimonio Unesco dal 2019, autentico tesoro locale interessato dal progetto interregionale ed europeo delle ciclovie. Una grande strada verde che attraversa l’Europa e l’Appennino, per la quale è in atto uno straordinario progetto di recupero e valorizzazione, via di
comunicazione che dall’Abruzzo alla Puglia, passando dal Molise e dalla Campania, ha segnato la storia di valli, borghi e popoli, al quale si unisce il Parco Urbano intercomunale della Baronia, con un progetto di 180 chilometri di sentieri, dei quali quaranta già realizzati da Zungoli, Vallesaccarda, Trevico e Scampitella, e altri in corso, area di notevole valore ambientale e paesaggistico. Tutti luoghi che fanno parte delle terre incontaminate d’Irpinia, definiti anche i luoghi del “benessere”, benessere provato e certificato dalla particolare longevità delle genti di questa parte del sud Italia.
Rua Arco di Gioia
Visite guidate
Sentiero Molara Croce
Villetta comunale
Zungoli
TORNA AL SOMMARIO
Panorama sud-ovest
COMUNE DI ZUNGOLI
Avellino
COPR
I
S
Napoli
Avellino, Campania Abitanti: 1.099 Altitudine: 657 m s.l.m. Superficie: 19,22 km² Santo Patrono: Sant’Anna e San Crescenzo - 26/7
o i g g a i v i d e t s o p o Pr 4 giorni di trekking in Valle d’Aosta Quattro itinerari alla scoperta di spazi unici e incontaminati nello splendido scenario della Valle d’Aosta, per poter trascorrere la vacanza in totale sicurezza. Valle d’Aosta » Aosta » Saint-Rhémy-enBosses + Gressoney-Saint-Jean + Bard + Rhêmes-Notre-Dame 7 notti e 8 giorni Dal 13 giugno al 12 settembre 2021
da 625 €
Il Sentiero delle 13 Chiese con degustazione di prodotti caseari Tra le 13 frazioni dei borghi di Tramonti, una delle perle amalfitane, si snoda Il Sentiero delle 13 Chiese. Un percorso di media difficoltà e riconosciuto dal CAI.
da 250 €
Campania » Salerno » Tramonti Weekend Primavera, Estate, Autunno
ta i g a m i s s o r p a u t a l a r o a t o Pren
Dal nero al bianco, tutto il fascino dell’oro naturale: il tartufo Passeggiata tra i vicoli medievali di Citerna e caccia al tartufo in una riserva privata con un esperto tartufaio. Cooking class e segreti di un’ottima pasta al tartufo. Umbria » Perugia » Citerna Giornata intera Da giugno 2021 a maggio 2022
da 250 €
Tre giorni a base di trekking sul Sentiero degli Dei Questa proposta di viaggio permette di scoprire uno degli angoli più scenografici della Costiera Amalfitana: è il Sentiero degli Dei, che attraversa i Monti Lattari collegando Agerola e Positano.
da 250 €
Campania » Salerno » Tramonti 3 giorni Primavera, Estate, Autunno
a e e t s e u q i r p o Sc
u s o i g g a i v i d ltre proposte
Simona PK Daviddi
facebook.com/simona.pk.daviddi
S
e è vero che gli hotel a tema sono ormai una moda e quelli dedicati a una clientela con necessità specifiche rappresentano un must, ci sono realtà trasversali, che affascinano con la loro atmosfera unica e con una proposta originale e accattivante. Questo mese abbiamo cercato per voi quegli alberghi che hanno deciso di legarsi alla musica, forse la più amata tra le arti, declinata in mille stili che diventano infinite colonne sonore, in grado di regalare memorabilità al vissuto di ognuno di noi e di unire estimatori delle età più diverse. Dai nomi
delle camere – intitolate a generi musicali, compositori, cantanti e musicisti di tutte le epoche –, ai memorabilia che caratterizzano e impreziosiscono gli spazi, dalla presenza di strumenti musicali a disposizione degli ospiti alla “sponsorizzazione” di serate musicali o di artisti in tournée, via via fino alle stanze insonorizzate per poter “fare musica” o agli impianti audio ad alta fedeltà per poter ascoltare intere collezioni di vinili: sono numerosi e fantasiosi i fil rouge che legano l’hôtellerie alla musica. Scopriamone insieme i più curiosi!
Questo mese p arliamo di…
Music Hotel Hotel… a suon di musica!
Soloviova Liudmyla*
Le Stanze della Musica Booking.com
Fare e ascoltare (musica)
I
niziamo con una serie di hotel che lasciano spazio alla creatività dei propri ospiti mettendo loro a disposizione una serie di strumenti musicali: nelle Langhe, Le Stanze della Musica, splendido relais sulle colline di Alba, offre la Sala Mozart, uno spazio insonorizzato dove è possibile suonare il proprio strumento o uno dei due pianoforti presenti
Le Stanze della Musica Booking.com
(uno a coda e uno verticale), prendere lezioni di piano, effettuare registrazioni audio-video, consultare spartiti musicali e ascoltare uno dei 4mila cd della collezione su un impianto audio di alta qualità. Spostandoci verso nord-est, l’Abano Ritz Hotel Terme, nell’omonima cittadina termale in provincia di Padova, mette a disposizione degli ospiti due
Steinway a coda – uno risalente addirittura al 1881 – perfettamente accordati e propone un calendario di concerti di musica classica con musicisti internazionali di altissimo livello nella Sala Specchi, una sala veneziana impreziosita da stucchi, sculture moresche, specchi e un meraviglioso lampa-
Abano Ritz Hotel Terme Booking.com
Abano Ritz Hotel Terme Booking.com
dario Cà Rezzonico originale che illumina il soffitto a boiserie dorata. Infine, nella vicina Venezia, nelle suite di una delle pietre miliari dell’hôtellerie di lusso, il Gritti Palace, ci sono un giradischi e una collezione di vinili, tra i quali spiccano artisti disco e glam rock, come i Bee Gees e David Bowie.
Gritti Palace Booking.com
Ospiti illustri
S
e le camere e i saloni dedicati ai grandi compositori del passato si sprecano in numerosissime strutture alberghiere, meritano invece un cenno le suite dedicate a quegli artisti che vi hanno realmente soggiornato e, magari, vi hanno composto melodie celebri. È il caso dell’Hotel Vittoria di Sorrento, già noto per la stanza dove soggiornò il tenore Enrico Caruso, ma tornato negli anni alla ribalta delle cronache musicali per aver ospitato – nella stessa camera – Lucio Dalla, che proprio lì compose una delle sue canzoni più amate, Caruso appunto. Nella suite Albachiara del Kalidria Thalasso Hotel Spa Resort a Castellaneta Marina
Hotel Vittoria di Sorrento Booking.com
Hotel Vittoria di Sorrento Booking.com
Kalidria Thalasso Hotel Spa Resort Booking.com
(Taranto), alloggia spesso Vasco Rossi e anzi la camera è stata arredata proprio seguendo le indicazioni della rock star, che ha curato personalmente anche le decorazioni. A Mogliano Veneto, invece, Villa Condulmer vanta una fitta frequentazione di musicisti e cantanti – qualche nome? Mick Jagger, Duran Duran, Zucchero, Umberto Tozzi, Tiziano Ferro –, anche grazie allo Studio di Registrazione Condulmer – attaccato all’hotel –, dal quale sono usciti pezzi celebri: Gino Paoli per esempio vi incise “Quattro Amici al Bar” mentre Sade riprese a registrare proprio qui dopo quattro anni di silenzio, con “Love Deluxe” nel 1992.
Kalidria Thalasso Hotel Spa Resort Booking.com
Villa Condulmer Booking.com
Tra jazz, rock e classica
P
er chi invece vuole circondarsi di atmosfere che rimandano alla musica, vogliamo segnalare alcune chicche, primo fra tutti il famoso Hotel Giò Wine e Jazz Area di Perugia: oltre a una galleria musicale con zone per l’ascolto di musica jazz, l’hotel vanta originali camere a tema ispira-
te all’arredo tipico dei camerini degli artisti, tutte dotate di cd di musica jazz – e di lettore cd, ça va sans dire – da ascoltare comodamente seduti su una poltrona massaggiante o immersi nella vasca idromassaggio. Nel cuore della Toscana, in Val di Chiana, il boutique hotel L’Imperatrice accoglie i
Hotel Giò Wine e Jazz Area Booking.com
Hotel Giò Wine e Jazz Area Booking.com
TORNA AL SOMMARIO
Hotel L’Imperatrice Booking.com
propri ospiti in nove suite e camere dedicate ad altrettanti celebri compositori, ognuna delle quali ripropone arredi, dettagli o atmosfere che richiamano in qualche modo il periodo storico dell’artista, dai tavoli in foglia d’oro 24K ai letti in ottone, dagli armadi fatti e dipinti a mano ai ritratti a olio dei musicisti stessi. Terminiamo la nostra car-
Hotel L’Imperatrice Booking.com
rellata con un’anticipazione: è prevista in Sicilia, a Campofelice di Roccella, in provincia di Palermo, l’apertura del primo Hard Rock Hotel italiano: sarà un cinque stelle e, come è consuetudine per la catena internazionale di Hotel e Café, sarà ricco di memorabilia e oggetti appartenuti alle più famose star planetarie.
58a EDIZIONE
13/15
OTTOBRE 2021 QUARTIERE FIERISTICO RIMINI
tutto il mondo del turismo in un unico
evento
Sri Lanka: quando il ballo è la vita
Balli nel Kandi MehmetO*
Oltreconfine: Oltreconfine Francia
Nicoletta Toffano
facebook.com/nicoletta.toffano
I
l ballo è una forma di espressione comune a molti popoli, ma difficilmente in altri posti permea una società così profondamente come nello Sri Lanka. Il ballo qui non è solo esibizione o motivo di festa ma è religione, cerimonia, evocazione, rito, credenze e tradizione. E il fatto che talune situazioni rappresentative siano confezionate per i turisti, nulla toglie all’originalità e al significato delle diverse danze, ognuna definita da propri canoni specifici di musica, costumi, personaggi, strumenti, coreografie, luoghi, momenti dell’anno. Sche-
matizzando possiamo dire che esistono tre principali filoni di danze (ulteriormente divisi in differenti stili) ciascuno con un significato così profondo da essere considerato elemento intrinseco della vita stessa delle persone. Il filone più importante prende il nome di Uda Rata Natum: le danze classiche originarie di Kandy, l’antica capitale. A questo si contrappongono le danze popolari Pahatha Rata Natum delle basse campagne meridionali e le antichissime danze Sabaragamuwa Natum, di natura prettamente religiosa, tipiche di Ratnapura.
Kandi Yakov Oskanov*
Durante l’Esala Perahera Thomas Wyness*
Oltreconfine: Sri Lanka
Sergii Rudiuk*
La classicità delle danze di Kandy U da Rata Natum sono balli nati ai tempi dei sovrani Nayakkar, all’inizio del Settecento, quando ballerini, musicisti e artigiani fecero la loro comparsa nel regno di Kandyan: gli artisti durante le esibizioni pubbliche elogiavano i sovrani esaltandone le virtù al ritmo scandito da percussioni. Il tamburo tipico della danza kandiana è il Geta Bera e i ballerini indossano sfarzosi costumi, gioielli e copricapi. Kandy, proprio nel cuore dello Sri Lanka, si sviluppa intorno al Lago Bogambara ed è celebre per i luoghi di culto buddisti, tra cui il santuario del tempio del Dente Sacro all’interno della
cittadella reale: un vero e proprio borgo che ospita diversi palazzi circondati da un’imponente muraglia. È il lago il centro di vita della cittadina e sulle sue sponde si trovano anche i locali che offrono spettacoli serali di danza. Tuttavia, le esibizioni più scenografiche di Uda Rata Natum possono ancora essere viste in un contesto religioso, in particolare durante le celebrazioni dell’Esala Perahera, che si svolgono ogni anno, tra luglio e agosto, quando sfila una processione di elefanti riccamente decorati accompagnati da un grande raduno di danzatori.
Kandi, Lago Bogambara Talal Cassim Photo*
Oltreconfine: Sri Lanka
Oltreconfine: Sri Lanka
Kandi, danzatrice all’Esala Perahera theatre show Thomas Wyness*
Le danze rituali di Ambalangoda
e delle campagne meridionali
L
e danze Pahatha Rata Natum, tipiche della parte meridionale del Paese, hanno contenuti popolari e rituali. Lo dimostra il fatto che i ballerini indossano maschere che raffigurano entità, demoni e animali. Sono questi balli il patrimonio culturale di piccoli borghi delle campagne, tuttavia eccellenti spettacoli si svolgono, una volta alla settimana, nella cittadina di Ambalangoda presso la Bandu Wijesooriya School of Dancing. Tra i vari sottogeneri di questa danza uno dei più diffusi è il Kolam, che ha un carattere di divertimento e satira sociale e
sopravvive grazie al lavoro svolto dal Conservation Center for Traditional Kolam Dance and Mask. Tra le altre attrazioni di Ambalangoda, famosa per le splendide spiagge, c’è proprio il Museo delle Maschere e la visita ai laboratori degli artigiani che le realizzano intagliandole nel legno kaduru e dipingendole a mano. Nei dintorni di Ambalangoda immancabili la visita nel borgo di Karandeniya della statua, lunga 35 metri del Buddha sdraiato e nel borgo di Meetiyagoda l’escursione alle miniere di pietra di luna: la misteriosa gemma considerata sacra.
Ambalangoda, spiaggia di Hikkaduwa Mike Shooter*
Oltreconfine: Sri Lanka
Danzatori mascherati di Ambalangoda Sasanka Chandrasena*
Ambalangoda Karasev Viktor*
Oltreconfine: Sri Lanka
Oltreconfine: Sri Lanka
Ambalangoda, danzatrici a Hikkaduwa Karasev Viktor*
Una spiaggia con barche di pescatori ad Ambalangoda Mike Shooter*
Oltreconfine: Sri Lanka
Statua del Samadhi Buddha nei pressi di Ratnapura Travel Telly*
Le antiche danze degli dei a Ratnapura L e invasioni di portoghesi, olandesi e inglesi, hanno contaminato la cultura dello Sri Lanka, danza inclusa. Ma alcuni fatti permisero che le tradizioni più antiche fossero conservate: risalgono al Cinquecento a.C. quando il principe Vijaya sbarcò nello Sri Lanka e sposò Kuveni, appartenente a una delle più antiche famiglie indigene. Ma quando Vijaya si rivoltò contro la tribù della moglie, le genti fuggirono nelle giungle di Sabaragamuwa portando con sé le abilità e le pratiche delle danze. La tradizione dei balli Sabaragamuwa è quindi considerata la forma di danza sin-
galese più antica e si tratta di rituali religiosi rivolti al pantheon degli dei per invocarne il bene e la prosperità e al contempo tenere lontani i demoni e gli spiriti maligni. I borghi di riferimento dove assistere alle celebrazioni di questa danza sono quelli di Balangoda, Kalawana Uva-Wellassa, ma soprattutto Ratnapura con il culto Dio Saman. La cittadina soprannominata “la città delle gemme” è inoltre famosa per essere il luogo di estrazione, lavorazione e commercio di zaffiri e rubini: esistono tour organizzati per visitare miniere, laboratori e musei.
Oltreconfine: Sri Lanka
Ratnapura, il Grande Tempio Saman NG-Spacetime*
Ratnapura, trattamento a caldo degli zaffiri hecke61*
Percorso illuminato da Ratnapura alla cima del Picco di Adamo Dudarev Mikhail*
Oltreconfine: Sri Lanka
TORNA AL SOMMARIO
Artisti al Cultural Kandyan Dance Show in Kandy saiko3p*
Oltreconfine: Sri Lanka
Ivan Pisoni
facebook.com/pisoni.ivan.7
La Leggenda il ballo angelico
D
al nome si direbbe qualcosa di puro, di altamente artistico, vagamente poetico, qualcosa di sacro, che necessita di un’assidua pratica per eseguirne correttamente le mosse. Un ballo armonioso, bellissimo, da lasciare lo spettatore senza fiato mentre vi assiste, quasi mesmerizzato da quello che, sempre dal nome, fa immediatamente pensare alla purezza degli angeli, ma il legame è tutto lì, nel nome. Infatti, dopo essersi informati anche un poco sul ballo angelico e soprattutto su certe sue conseguenze,
non possono che venire i brividi. Questo ballo era definito “angelico” perché si praticava nudi come natura ci ha fatto, senza pudore né vergogna, come degli angeli. Nati molto prima della Chiesa, i balli angelici erano in auge in tempi pagani come riti di fertilità ma in seguito divennero molto più simili ai sabba e si praticavano non solo nudi ma anche in euforica ebbrezza a causa dei fiumi di vino che scorrevano, con uomini e donne impegnati in canti e risa e, il più delle volte, in avvolgenti situazioni erotiche.
re alt lte e mo end tà pri gg osi sco le uri ec
CHARNUSHEVICH TATSIANA*
La leggenda: il ballo angelico La Val Marecchia e il Maioletto, sulla cui cima sorgeva la Rocca di Maiolo Fabrizio Giardi PH*
La distruzione della rocca di Maiolo S
iamo in Emilia-Romagna, a breve distanza dal borgo di San Leo, in provincia di Rimini. In cima al colle si vedono i resti di quella che un tempo era una poderosa rocca, casa di nobili e centro nevralgico di un fiorente paesino montanaro e di contadini, Maiolo. La leggenda narra che durante - e molte - notti, nobili e contadini erano soliti ritrovarsi all’interno della rocca per abbandonarsi al ballo angelico. Si dice che, a un certo punto, durante la frenesia generale, tra corpi nudi, canti e risate, apparve un angelo che ammonì i presenti del peccato che stavano commettendo e predisse loro terribili conseguenze, ma i parteci-
panti a quel ballo continuarono noncuranti i loro osceni festeggiamenti. Ma si dice anche che fu una civetta ad affacciarsi per tre volte a una finestra lanciando profezie, ma la “festa” aveva raggiunto il suo culmine e quindi fu tutto inutile per gli abitanti di Maiolo, i quali si ritrovarono dalla festa al nefasto. Improvvisamente, un terribile diluvio si abbatté sul territorio con potere apocalittico, un fulmine distrusse gran parte della rocca e tutti gli abitanti, paesino incluso, vennero sopraffatti da una tremenda frana. Il diluvio durò diversi giorni ma, il giorno della frana, quello lo si ricorda ancora oggi. Era il 28 maggio del 1700.
Scandalo a Rimini L
ì per lì la causa della distruzione della rocca venne attribuita al terribile diluvio che causò la frana anche se realmente un fulmine colpì in pieno la polveriera della rocca, ma questo fatto avveniva ben 56 anni prima, nel 1644. La cosa strana è che la distruzione di Maiolo divenne leggenda anche grazie all’aiuto dei francesi e perché questo avvenisse si è dovuto aspettare ben 99 anni dopo il tragico fatto. Ci spostiamo a Rimini, quando il 15 febbraio 1799, una ciurma di corsari francesi si unì a un gruppo di soldati della repubblica cisalpina in quella che oggi chiameremmo un flash-mob di ballo angelico proprio davanti alla chiesa di S. Nicolò mentre all’interno si celebrava una funzione religiosa. Davanti a una folla incredula, francesi e cisalpini (tutti maschi in questo caso) ballavano e bevevano nudi, entrando e uscendo dalla
chiesa, frastornando la devozione dei fedeli e causando indicibile scandalo tra i presenti in piazza, non curandosi delle basse temperature. Per i cronisti del tempo era un fatto «Che non mai erasi veduto l’uguale» - Carlo Tonini. Del resto si sa, i francesi, che hanno inventato il “bacio alla francese”, sono dei libertini e, stando ad alcune testimonianze, al famoso ballo angelico di Maiolo vi erano anche dei mercenari francesi che ballavano nudi con alcune ragazze del paese. Ma questa è solo una delle tante storie che colorano i tragici avvenimenti di quel maggio del 1700 e c’è chi ha chiamato Maiolo “la piccola Sodoma feretrana”. Sta di fatto che quel 28 maggio si aprirono le cateratte del cielo e si scatenò l’inferno cancellando quello che al tempo era il paesino di Maiolo e che nei secoli è stato ricostruito interamente in valle.
La leggenda: il ballo angelico
Massenet - Hérodiade - The chamber of Herod - Larcher Victor Talking Machine Company - Rous, Samuel Holland
La leggenda: il ballo angelico
Il ballo angelico non impazzava solo in Romagna L
o stravagante rito, infatti, veniva praticato anche nel Casentino, in Maremma, in Garfagnana e Irpinia. Si narra di feste che seguivano i tornei al castello di Cotone, feste alle quali partecipavano nobili e abitanti del borgo. Con l’andare del tempo, queste feste divennero sempre più accese e continue. La loro atmosfera stava trasformandosi dall’allegro allo spasmodico. Quasi “angelico”, tanto da preoccupare il vescovo, il quale si vide costretto a tenere un lungo e severo discorso agli abitanti del castello e del borgo nel tentativo di riportarli sulla retta via. Sebbene inizialmente questi si sentirono pentiti per il loro fare
Resti del castello di Cotone mapio.net
sempre più libertino e pur promettendo il loro ravvedimento, al calar del sole dello stesso giorno non solo cedettero alla tentazione delle loro feste orgiastiche, ma chiusero addirittura il vescovo in una botte che fecero rotolare lungo la collina. Fortunatamente, il ponte di Istia fermò la corsa della botte verso il mare. Convintosi di essere stato salvato dal divino, il vescovo tornò dagli abitanti di Cotone pronto a perdonarli laddove questi si fossero definitivamente ravveduti ma il tempo è tiranno e quella stessa notte un terremoto distrusse il castello del quale non sono rimaste che poche macerie. Coincidenza?
Luneva Nadya*
Molto più a nord, qualche centinaio di anni prima L
di strano se non fosse che proprio dopo cena, quando ormai il buio aveva ammantato il paesaggio e il vino faceva arrossare le guance, iniziarono delle danze, ma non delle danze normali... Quelle danze “lì”. Quelle danze dove i musici suonavano note suadenti. Quelle che per ballare i vestiti non servono. Quelle danze non consone a un comportamento prettamente “morale”. Quelle danze oscene da cui si invitava a starne alla larga. Ma i Pusterla e i loro ospiti non si curavano di certe cose. Questo loro atteggiamento iniziava a essere malvisto dal popolo, il quale cominciava a dubitare della rettitudine dei loro nobili. Ma le feste dei Pusterla continuavano. Sempre più suadenti. Sempre più lascive.
La leggenda: il ballo angelico
a fama del ballo angelico e delle sue temibili conseguenze si erano già fatte spazio in Valtellina, nel piccolo borgo di Mantello, poco dopo l’inizio dell’anno Mille. Qui, la casata dei Pusterla aveva fatto costruire il loro maniero. Era bello, elegante e spiccava alto tra le baite e i rifugi circostanti. Era un tempo dove il tessuto sociale tra i poveri contadini, che vivevano con umiltà e in modestia e i ricchi nobili – dimentichi che il vero significato di nobiltà rappresenta un vivere dignitoso e morale - si stava strappando. Infatti, i Pusterla erano soliti organizzare regolari festini dove cavalieri e nobildonne, anche da altri paesi lontani, trovavano una sfarzosa ospitalità, sontuosi banchetti e abili musici per allietare le loro serate. Fin qui nulla
La leggenda: il ballo angelico Menno van der Haven*
Dalle tenebre alla luce U
na sera d’estate al tramonto iniziò a piovere. I nobili stavano per sedersi al loro ennesimo banchetto e si preparavano a una nuova “indimenticabile” notte. Un forte fulmine squarciò il cielo e nella sala si fece il silenzio. I presenti si guardarono con attonita paura. Poi un sorriso. Poi una risata. Ripartì la musica e l’atmosfera tornò gaudente. Iniziò la grandine e i contadini corsero dal parroco per dare l’allarme ma, vuoi per la musica, vuoi per l’ebbrezza, i Pusterla non udirono i rintocchi allarmanti della campana e neanche si accorsero della tremenda piena del torrentello a val-
le che stava per abbattersi con la furia di una gigantesca cascata contro il loro allegro festino. Passarono diverse ore prima che l’alluvione terminasse e quando, al mattino seguente, il cielo tornò sereno, i contadini che nella notte si erano rifugiati in case più sicure più a monte, si resero conto che le loro abitazioni non erano state toccate dalla furia delle acque. Solo il maniero dei Pusterla era stato raso al suolo, lasciando in piedi solo il muro orientale. Dopo quell’evento, il castello non fu mai più ricostruito e col tempo le rovine scomparvero ma la storia divenne leggenda...
TORNA AL SOMMARIO
E il tempo passò. E arriviamo al 1909. Anno in cui la popolazione di Mantello festeggia la costruzione di una centralina elettrica che avrebbe portato la luce al piccolo borgo.
Lungo il fiume Adda in Valtellina hal pand*
La leggenda: il ballo angelico
Mantello
Questa centralina fu costruita sulle sponde di quello stesso torrente che, ingigantitosi a causa della tempesta, portò tenebre e distruzione. Dalle tenebre alla luce?