e-borghi travel magazine: n. 24 - maggio 2021 - rivista di viaggi

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Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

SPECIALE BORGHI LARIANI:

AL CENTRO DELLO STUPORE Bellagio, la perla del Lario

Menaggio, magia del lago

Tremezzina,

eterna primavera

Varenna,

tra favola e leggenda

Anno 3 Numero 24 Edizione gratuita

Piana di Lucca,

splendore d’autore

I borghi dei fari:

Faro di Capel Rosso, mare e vento Faro di Capo Miseno, fascino e mistero

Rieti e dintorni: Tra storia e natura

Family Hotels,

a ciascuno il suo

www.e-borghitravel.com


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COPR

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Faro sull’Isola del Tino Elisabetta Cesari, Associazione Amici dell’isola del Tino


® e-borghi travel 24 • 2021 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Alessandra Boiardi, Amina D’Addario, Oriana Davini, Gaia Guarino, Luca Sartori, Simona P.K. Daviddi, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione Via Achille Grandi 46 20017 Rho (Milano) info@3scomunicazione.com tel. 0292893360 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2021 e-borghi®

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Con il patrocinio di

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Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano


Essere imprenditori Crai vuol dire essere al servizio del proprio territorio. Con passione, impegno e gesti concreti. Marzo 2020: i comuni di Bergamo e provincia diventano zona rossa. Luca, titolare di un negozio Crai, non si perde d’animo e decide di diventare il capofamiglia del comune in cui abita: Sedrina. Come un bravo papà, decide di lavorare giorno e notte per non fare mancare nulla ai suoi clienti. Consegna personalmente la spesa a chi non può uscire di casa. Luca non ricorda quante ore di sonno ha perso in due mesi, né quanti guanti e mascherine ha consumato. Ma sa che rifarebbe tutto allo stesso modo. Per vivere e conoscere le nostre “storie a chilometro vero” inquadra il QR code che trovi qui sotto. sotto.

craispesaonline.it

craiweb.it craiweb.it


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eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

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n tuffo dove l’acqua è più blu”, alla Lucio Battisti. Dove il lago di Como disegna coreografie tracciate dall’unione dei suoi due rami, nel punto in cui, al centro del lago, le montagne si tuffano nelle acque e il Lario raggiunge la massima profondità, 410 metri. Un record, per i laghi italiani, foriero di emozioni da guinness, protagoniste dello speciale “Borghi lariani, al centro dello stupore”: tessere di un mosaico d’autore che vi invitiamo a comporre “in presenza”, scoprendole una a una iniziando da Bellagio, bella e incredibile, elegante e seducente, incastonata nella natura e intessuta di architettura e cultura. Una celebrità senza tempo, così come Varenna, punteggiata da nobili e raffinate dimore: un gioiello che spicca fra i riflessi iridescenti dell’acqua lariana e il verde della vegetazione circostante, un affresco pregevole come Tremezzina, sulla sponda occidentale, con declivi ammantati di boschi e un elisir di borghi nei quali la primavera è in fiore tutto l’anno mentre l’Unesco appone il suo sigillo di eccellenza al Sacro Monte di Ossuccio. E poi Menaggio, distesa al sole mentre il suo volto aristocratico, riassunto in ville e spettacolari giardini, si riflette nello specchio lacustre. Dai borghi d’acqua dolce a quelli di mare e ai loro fari, intessuti di simbologia e metafora, meta da raggiungere e da cui salpare, baluardi della marineria e, nell’immaginario collettivo, icone di rotte e progetti alimentati dal vento e dall’avventura. Una bussola per veleggiare in un differente quotidiano a iniziare dal faro di Capel Rosso, sull’Isola del Giglio, testimone dell’avvicendarsi di luce e acqua, sentinella incontrastata dei bagliori dalla baia, tutta da esplorare. E poi il faro di Capo Miseno, a Procida - Capitale italiana della cultura 2022 -, sulla sommità del promontorio, faro epico e custode di leggende e misteri che si perdono nella notte dei tempi. Alla luce del sole, invece, vi conduciamo nella Piana di Lucca, terra modellata dal Serchio, un unicum di borghi e paesaggi nei quali la parola “unicità” è scandita da caratterizzazioni e fa rima con “opportunità”. Un numero con lo sguardo al futuro, questo di e-borghi travel. Per tornare a vivere il senso – responsabile e dal singolo proteso alla collettività - della libertà.

Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale

Lago di Como Rene Hartmann*


Sommario Distretto del centro Lago di Como

Bellagio

Menaggio

Tremezzina

Varenna

Rieti e dintorni


Piana di Lucca

Proposte di viaggio

Faro di Capel Rosso

Faro di Capo Miseno

Parliamo di: Family Hotels

Oltreconfine

La leggenda

In copertina: Varenna AerialVision_it*




Distretto del centro

Lago di Como: un progetto condiviso

Tremezzina

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alorizzare al meglio le bellezze del territorio: è con questo principale obiettivo che nel 2017 è nato il Distretto Turistico del Centro Lario, che riunisce i soci delle associazioni PromoBellagio, Albergatori Val Menaggio, Associazione

turistica Tremezzina e Operatori turistici di Varenna con i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Bellagio, Menaggio, Varenna, Tremezzina. Si tratta di un progetto importante, dedicato a un territorio amato e riconosciuto in tutto il mondo come è quel-


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi

Nicola Barindelli

Menaggio

Varenna Bellagio

lo del centro del Lago di Como, voluto per rendere la sua offerta turistica sempre più competitiva e allettante. In questo modo, si creano le sinergie necessarie per mettere il turista al centro di servizi integrati e delle attrattive ambientali, culturali così come ri-

cettive. Per un turismo destagionalizzato che esalti le numerose proposte territoriali già presenti nelle province di Como e Lecco, dallo sviluppo delle aree montane ai borghi, dai beni culturali e paesaggistici alle specialità enogastronomiche.


Bellagio, COPR

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la perla del Lario

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i si sente davvero in un luogo speciale arrivando a Bellagio, abbagliati dalla luce del sole riflessa dal lago, incantati dal suo vivace centro storico che invita alla scoperta. E questa incantevole località lombarda, unica lo è davvero. Si trova in un punto eccezionale, precisamente dove il Lago di Como si divide in due, sulla punta estrema del promontorio che separa i due rami del lago. È proprio lì che iniziano a disegnare quell’inconfondibile forma di Y capovolta, esito di un ghiacciaio che non ha resistito alla forza invaden-

leoks*

te della montagna. Ecco perché Bellagio è conosciuta come la “Perla del Lago di Como”, circondata dalle acque lariane, che sembrano custodire la preziosità di questo scrigno scintillante. Una vera oasi di natura, bellezza e cultura che si estende ai dintorni, nelle tante frazioni, da scoprire una a una. Dal 2014, si è unito al comune di Bellagio anche il piccolo caratteristico borgo montano di Civenna, da dove si ammira il panorama sul ramo di Lecco e sulle Grigne, montagne ripide e ferrigne conosciute anche come le dolomiti del Lago di Como.


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi


Tra ville e giardini

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rendere gradevole il soggiorno a Bellagio è anche il suo clima, mite e temperato, con inverni mai troppo freddi e fresche estati. Il luogo ideale per coltivare ulivi, agrumi, palme svettanti e giardini fioriti. Sono proprio alcuni famosi giardini a rendere ancora più belle le ville storiche di Bellagio, emblema degli splendori ottocenteschi, lascito di gusto neoclassico delle famiglie aristocratiche che avevano scelto questo luogo privilegiato per la loro villeggiatura, impegnando i migliori architetti e paesaggisti italiani. Tra le ville più celebri, Villa Melzi, con il suo meraviglioso giardino all’inglese che ospita camelie, azalee, cedri del Libano e molte piante che arrivano da diverse parti del mondo ed è oggi aperto al pubblico, opera straordinaria di inizio Ottocento degli architetti Canonica e Villoresi. Fu invece costruita nel Quattrocento Villa Serbelloni, che i duchi vollero abbellire a fine Settecento con un maestoso parco. Chilometri di viali e sentieri permettono di ammirare le piante autoctone e alcune specie rare, nei giardini e nelle terrazze che digradano verso il lago. Qui soggiornarono tanti personaggi illustri come Leonardo da Vinci, Ludovico il Moro, re Umberto I fino al presidente Kennedy e molti altri. Meravigliose ville si trovano anche nei dintorni, come Villa Carlotta e Villa del Balbianello a Tremezzina, e Villa Monastero a Varenna.

Villa Serbelloni

Villa Melzi Diego Bonacina*


Villa Melzi Maria Fancello*


Villa Melzi Rene Hartmann*



Alena Veasey*

Una celebrità senza tempo

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ristocratica, ma mai altezzosa, semplice nella sua raffinatezza, Bellagio è la vera signora del Lago di Como, che nel tempo ha attirato nomi illustrissimi di tutte le epoche. Sapevate che il primo ballo regale a Bellagio fu quello in onore delle nozze tra Bianca Maria Sforza data in sposa dallo zio Ludovico il Moro all’Imperatore Massimiliano I. E di qui passarono anche Leonardo da Vinci, Napoleone Bonaparte, così come Giuseppe Parini, Alessandro Volta, Stendhal, Gustave Flaubert e Filippo Tommaso Marinetti. Ma anche Al Pacino, Robert De Niro, 
George Clooney 
fino ad Alberto Sordi e tantissimi altri. Ogni anno, artisti e perso-

nalità nazionali e internazionali arrivano a Bellagio in occasione di eventi culturali, seminari, conferenze, incontri e presentazioni, che si tengono in particolare nel nuovo centro espositivo realizzato nella Torre delle Arti. Del resto, la villeggiatura a Bellagio è una storia antica. Il primo che la scelse fu lo scrittore latino Plinio il Giovane, nel primo secolo d.C. Nel corso dei secoli fu terra di conquiste, contesa tra Como e Milano, sotto gli spagnoli, fino a diventare la Perla che è ancora oggi, con i suoi lussuosi alberghi, risplendente nella Belle Époque con ben tre teatri, quando persino Milano ne aveva soltanto due.


Diego Bonacina*




Michal Ludwiczak*


Relax e shopping fronte lago

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ntiche architetture perfettamente conservate disegnano il centro storico di Bellagio. Vicoli e viette puntellate da negozi e botteghe che si scoprono a ogni passo. Qui il tempo sembra fermarsi per regalare momenti di puro relax, lontano dalla fretta e dalla frenesia in un punto sospeso tra tradizione e modernità. Tra palazzi d’epoca e giardini fioriti, Bellagio sa infatti raccontare la sua storia di borgo antico e centro contemporaneo allo stesso tempo. Dal lungolago, sotto i portici, risalendo le scalinate e nelle vie principali s’incontrano laboratori artigianali, dove le materie prime vengono trasformate da mani sapienti in creazioni uniche, così come botteghe tramandate da generazioni di padre in figlio, moderne boutique, i negozi più glamour e gli atelier di moda all’avanguardia che sanno trasformare anche qualche ora di shopping in un’esperienza unica.

Feel Good Studio*


Soggiorni attivi nella natura

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ai deliziosi giardini delle ville, opere sapienti della mano umana, alla natura più incontaminata, il passo è breve. Per chi ama camminare, con una semplice passeggiata si possono scoprire le frazioni di Bellagio: Punta Spartivento, dieci minuti dal centro, offre una vista spettacolare là dove il lago, contornato dalla catena delle Alpi, si divide nei due rami, Pescallo, caratteristico villaggio di pescatori che si affaccia sul ramo di Lecco, con la sua piazzetta suggestiva, Loppia, venti minuti dal centro, con il suo porto dove si può ammirare l’antica Gondola Lariana usata fino a metà del secolo scorso per il trasporto delle merci, San Giovanni, altro porto carat-

Villa Giulia maudanros*

teristico dove si sono allenati i Campioni del Mondo bellagini di canottaggio, Villa Giulia, l’originale mausoleo del collezionista milanese Giacomo Poldi Pezzoli, Villa Melzi. Ma sono tante le passeggiate e i percorsi di trekking che si snodano sul promontorio di Bellagio, dalle più facili a quelle più impegnative. Sentieri nei boschi e in mezzo alle pinete lasciano spazio man mano a prati e campi costeggiando antichi borghi e casolari immersi in un paesaggio che incanta. A Bellagio si possono praticare anche tanti tipi di sport, come la vela e il canottaggio sul lago, così come andare alla scoperta del promontorio sui percorsi di mountain bike e in bicicletta.


Giardini di Villa Melzi Cristina Mauri (cristinamauri.it)


Dalla navigazione alle biciclette

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n altro modo di conoscere Bellagio è visitare i suoi musei. Il suggestivo Museo degli strumenti per la navigazione è una collezione privata di oltre duecento oggetti nautici risalenti al diciottesimo secolo. Si trovano cannocchiali veneziani, compassi, orologi solari, cronometri e un planetario in ottone. Il Museo si trova nella frazione di S. Giovanni ed è facilmente raggiungibile dal centro storico di Bellagio con una passeggiata di circa mezz’ora, con il servizio di battello pubblico oppure comodamente seduti a bordo del trenino turistico Bellagio Express. Oltre alla già citata Torre delle Arti, che ospita mostre di arte contemporanea e numerosi eventi, altra vera chicca del territorio è il Santuario del Ghisallo con il Museo del Ciclismo. Si trova a Magreglio, sulla via che arriva da Civenna, è una delle tappe del Giro di Lombardia e più volte anche del Giro d’Italia. Meta irrinunciabile per gli amanti delle due ruote, il museo è noto in tutto il mondo, un luogo del tutto particolare con le bici, le maglie e i cimeli dei grandi campioni conservati all’interno della chiesa e il museo a fianco, che tra l’altro organizza eventi per i più piccoli, come la “Notte al Museo”. Pontile San Giovanni Yuri Palma

Santuario del Ghisallo


Museo del Ciclismo


Panoramica sulle Grigne dalla località di Civenna


Alexander Chaikin*

Panoramica sulle Grigne dalla località di Civenna Yuri Palma


Gusto locale, atmosfera internazionale

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coprire Bellagio significa anche viaggiare attraverso i suoi sapori. Nelle sue atmosfere perfette di relax, niente di meglio di concedersi un pranzo o una cena per scoprirne le tradizioni culinarie a base di pesce locale e specialità del luogo. Ognuno può soddisfare i suo gusti, scegliendo tra ristoranti stellati, trattorie e locali alla moda. Le diverse anime di Bellagio si sposano perfettamente anche a tavola o semplicemente gustando un bicchiere di buon vino in una delle sue enoteche. Dopo un’escursione per scoprire i dintorni o durante una pausa dallo shopping, c’è sempre tempo per gustare un semplice caffè o un ottimo aperitivo, magari seduti in un elegante dehors fronte lago, così come nei locali del centro storico. Ci si sentirà perfettamente immersi in un’atmosfera accogliente dall’allure internazionale, grazie ai turisti che vengono a conoscerla da tutto il mondo e alla sua naturale vocazione. Non per nulla Bellagio, riprodotta anche a Las Vegas, è gemellata con altri 26 paesi dell’Unione

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Polenta Uncia Sonia De Moliner


europea. Il “Douzelage” prende il nome dalla contrazione delle parole “douze” e “jumelage”, gemellaggio a 12, nasce con la sottoscrizione della Carta delle Città d’Europa, siglata a Granville in Francia il 20 maggio 1991 tra gli allora dodici paesi appartenenti all’Europa. Il Douzelage ha visto più fasi di espansione, con l’espandersi dei confini d’Europea e attualmente conta le seguenti città: Agros (CY) ‐ Altea (E) ‐ Asikkala (FI) - Bad Kötzting (D) ‐ Bellagio (I) ‐ Bundoran (IRL) ‐ Chojna (PL) ‐ Granville (F) ‐ Holstebro (DK) ‐ Houffalize (B) ‐ Judenburg (A) ‐ Köszeg (HU) ‐ Marsaskala (MT) ‐ Meerssen (NL) ‐ Niederanven (L) ‐ Oxelösund (S) ‐ Preveza (GR) ‐ Rokiskis (LT) – Rovinj (HR) - Sesimbra (P) ‐ Sherborne (UK) - Sigulda (LV) ‐ Siret (RO) ‐ SkofjaLoka (SLO) ‐ Susice (CZ) ‐ Tryavna (BG) ‐ Türi (EST) ‐ Zvolen (SK). Bellagio, in rappresentanza dell’Italia e insieme alle altre città europee, si fa così promotrice dello spirito europeistico nella condivisione di progetti e di scambi anche in ambito turistico.

Banner del Douzelage facebook.com/Douzelage



Cristina Mauri (cristinamauri.it)



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Gaia Guarino

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n dialetto la chiamano Menas ed è una delle perle del Lago di Como, un borgo abitato da poco più di 3mila persone parte della Comunità Montana Valli del Lario e del Ceresio. Menaggio è un paese vivo tutto l’anno, dotato di una forte anima commerciale, il centro storico è sempre animato dal fervore delle boutique. La sua posizione è ideale per iniziare la propria avventura nell’area lariana e dalla piazzetta si procede per il lungolago da cui perdersi nella bellezza del panorama. Le origini di

Gaspar Janos*

questa cittadina sono molto antiche, pare che già nel IV sec. a.C. vi si stabilirono alcune tribù di Galli, periodo al quale seguì la dominazione romana che la rese uno snodo viario importantissimo. L’istituzione di Menaggio risale però al 386, anno della fondazione della Diocesi di Como. Nel corso dei secoli si sono susseguiti prima i Barbari, poi le famiglie della nobiltà comasca e milanese fino a giungere a dopo l’Unità d’Italia, quando Menaggio si vestì a festa grazie alla costruzione di ville e hotel di lusso.

COPR

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facebook.com/gaia.guarino


Menaggio, la magia del lago prende vita


La delicata eleganza di ville e giardini

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coprire Menaggio partendo dalle sue ville, autentici capolavori architettonici, nonché una delle principali attrazioni. Chiunque arrivi in questo borgo non può non cedere al fascino di Villa Valsecchi, un tripudio del Liberty di inizio Novecento, decorata con i classici temi vegetali e con raffinate statue femminili. Di rara magnificenza sono i giardini terrazzati, impossibile resistere alla tentazione di uno scatto fotografico tra i fiori variopinti. Altra dimora da mettere nella propria bucket list è Villa

AerialVision_it*

Vigoni, la cui punta di diamante è il suo giardino all’inglese progettato da Giuseppe Balzaretto. La villa risale al Settecento e fa parte di un complesso che in aggiunta a una dependance, un’ex scuderia e una limonaia, include la Casa Svizzera situata in posizione privilegiata proprio con vista sulla rigogliosa vegetazione. Una visita la merita anche Villa Erba, sita vicino alla Chiesa di San Giusto. Una curiosità: qui visse Luchino Visconti, che decise di renderla il suo rifugio.


FrimuFilms*


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Nel cuore di storia e religione

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ell’orizzonte di Menaggio svetta il campanile della Chiesa di Santo Stefano, uno dei principali monumenti religiosi del borgo. Nato su antichi edifici di epoca paleocristiana e romanica, al suo interno conserva diverse opere di artisti di scuola lombarda e fiamminga, così come affreschi del Tagliaferro. Altre chiese da non perdere sono il Santuario della Madonna della Pace, costruito nel Seicento per celebrare la pace dei Pirenei e la Chiesa di Santa Marta, sulla cui facciata spicca una lapide


Turismo Menaggio (facebook.com/turismomenaggio)

funeraria romana del I secolo d.C. Infine, la Chiesa di San Carlo, sorta sui ruderi dell’antico castello per volontà dell’allora referendario di Como, proprietario di ciò che restava della fortificazione. Un punto di interesse che riporta indietro nel tempo è proprio il castello medievale che si raggiunge percorrendo una strada in salita a strapiombo sul Sanagra. Nel X secolo fu una fortezza, oggi se ne possono scorgere le mura di cinta e i resti della struttura originaria distrutta nel 1537 dai Grigionesi.

L’affresco Neobarocco della Lapidazione di Santo Stefano Renata Sedmakova*


Turismo Menaggio (facebook.com/turismomenaggio)


ShustrikS*


travelpeter *

Vivere la natura

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enaggio fa parte del Parco della Val Sanagra, unico parco naturale che include un comune che si affaccia sul lago. I percorsi che si articolano nei dintorni del borgo sono il sogno di qualunque appassionato di trekking, sentieri che consentono però di godere anche di tranquille passeggiate nel verde o di cimentarsi con la mountain-bike. Dai boschi della Val Sanagra partendo da Loveno alle escursioni sul Monte Grona passando per le vie percorribili da Breglia e Plesio. Una delle escursioni più curiose è quella

che conduce al Rogolone, la quercia più grande del nord Italia: si parte da Menaggio per giungere su un pianoro nel comune di Grandola e Uniti. Chi invece preferisse farsi accarezzare dalla brezza del lago, non può che optare per una camminata sul lungolago da dove ammirare le montagne e scorgere Bellagio e le Grigne, o per un giro in battello facendo tappa nei paesi vicini. È possibile noleggiare un kayak o una barca a motore, organizzare una gita romantica o con tutta la famiglia.


Rogolone Turismo Menaggio (facebook.com/turismomenaggio)

KlavdiyaV*

Passeggiata nel Parco della Val Sanagra Turismo Menaggio (facebook.com/turismomenaggio)



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Menaggio e Cadenabbia Golf Club golfclubmenaggio.it

Menaggio, lo sport è di casa

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on solo trekking. A Menaggio lo sport ha molte sfumature. Ogni anno, per esempio, è da qui che ha avvio e si conclude la Marathon Trail Lago di Como, una maratona diversa dal solito che porta i corridori ad affrontare una natura selvaggia e incontaminata, un’esperienza emozionante per il corpo e per la mente. La prossima edizione si svolgerà a ottobre, si tratta di tre sentieri di diversa lunghezza alla quale partecipano persone dal nord Italia, ma anche da altre nazioni europee, Stati Uniti e perfino dal sud-est asiatico. Per chi volesse divertirsi in totale spensieratezza, numerose sono le attività sportive amatoriali: il campo di minigolf sul lungolago è adatto ai bambini, mentre i più esperti possono testare le 18 buche del Menaggio e Cadenabbia Golf Club. Non mancano gli sport acquatici come il kitesurf, il windsurf e lo sci nautico, la vela e la pesca. E ancora l’equitazione e l’arrampicata su roccia insieme al Cai di Menaggio. Strutture e idee per il benessere di tutti.

Marathon Trail Lago di Como facebook.com/Marathon-Trail-Lago-di-Como-126761864057660 Foto-Migawki MD*


Michal Ludwiczak*


I sapori del lago

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angiare a Menaggio significa immergersi nelle specialità della zona lariana, piatti rustici e sofisticati ai quali si aggiungono le rivisitazioni degli chef. La polenta e i formaggi sono tra i protagonisti della tradizione, una storia antica che racconta di pietanze a base di cacciagione, funghi e sapori più poveri sapientemente abbinati per dar vita ad accostamenti nuovi che portano con sé la loro essenza nordica. La urgiada, ossia orzo perlato cotto sul fuoco e nel fumo del camino,

SkandaRamana*

il matalòch, un dolce con canditi e frutta secca, e ancora la miascia con pane raffermo, latte, burro, zucchero uova e vino rosso, e la celebre polenta uncia. Ma il borgo gode anche delle ricchezze che offre il lago, quindi il pesce. Il menù prevede il risotto con filetti di pesce persico, star della cucina locale, e i misultitt cioè gli agoni pescati tra maggio e giugno, essiccati al sole e pressati col sale nelle missolte di legno. Da assaggiare, anche le trote affumicate sott’olio e il lavarello al vino bianco.


Kiev.Victor*


Dmitry Pashuk*



Cezary Wojtkowski *

MC MEDIASTUDIO*


Gli appuntamenti da non perdere A

Menaggio non mancano le occasioni di svago con un calendario di eventi di cui prendere nota. In inverno l’appuntamento più colorato è quello del Carnevale con la sfilata dei bambini il sabato e la parata dei carri allegorici la domenica. Ma i due momenti più attesi hanno l’eco dell’estate: il Festival Internazionale di Chitarra, nato da un’idea di Sergio Fabian Lavia nel 2007, si svolge durante la quarta settimana di agosto e coinvolge artisti da tutto il mondo. Segue il Premio Letterario Internazionale Artelario.it in programma durante la seconda settimana di settembre. E quando si avvicina il Natale, il paese si illumina con il bianco del ghiaccio di Menaggio On Ice. A partire dall’Avvento, viene allestita una pista di pattinaggio in piazza e intorno a essa si svolgono svariate attività alle quali prendere parte per divertirsi con gli amici e, perché no, degustare tante prelibatezze lasciandosi pervadere dallo spirito del periodo più magico dell’anno.

Festival Internazionale della Chitarra Turismo Menaggio (facebook.com/turismomenaggio)


Marco Saracco*


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Tremezzina, divina bellezza


Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario


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eclivi ammantati di boschi che sembrano sfiorare le nuvole, borghi pittoreschi che si specchiano nell’acqua, ville e palazzi settecenteschi dove rivivere le atmosfere della Belle Époque. Ma anche santuari sopraelevati e scorci naturali sorprendentemente incantevoli. Tremezzina è tutto questo, un lembo di terra sulla sponda occidentale del Lario punteggiato da borghi unici come Ossuccio, Lenno, Mezzegra e Tremezzo, dal 2014 riuniti in un unico comune. Un paesaggio di rara bellezza conosciuto fin dal Medioevo

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Il borgo dove è sempre primavera

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SimonePolattini*

come luogo di eterna primavera, dove un clima straordinariamente mite fa crescere ulivi, viti e limoni. Profumi mediterranei che si fondono con le fragranze delle azalee e delle ortensie che fioriscono con la bella stagione offrendosi al visitatore in tutta la loro magnificenza. Un paesaggio da cartolina che ha ispirato artisti e poeti fin dal Settecento, quando quest’angolo di paradiso era la tappa obbligata di quel Grand Tour italiano considerato indispensabile coronamento di un’educazione raffinata.

Battistero di Santo Stefano a Lenno maudanros*


Villa Carlotta SimonePolattini*



Ceri Breeze*

Greenway, la via verde del Lago di Como

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a percorrere a piedi o in bicicletta. A ritmo lento o di gran carriera, la Greenway è un percorso di dieci chilometri che attraversa i borghi di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo e Griante, coincidendo in parte con il tracciato dell’antica Via Regina, in parte con i tratti pedonali lungo lago alternativi alla via statale. Una passeggiata dolce e alla portata di tutti che racchiude oltre settanta punti di interesse tra ville e giardini, chiese romaniche e barocche, ma anche monasteri

e reperti di epoca romana. Una ricchezza messa in rete grazie al progetto Artway, nato per fornire ai turisti una guida che si attiva automaticamente di fronte alle attrazioni. Da apprezzare ritagliandosi qualche momento di relax negli incantevoli ristoranti pieds dans l’eau, dove è possibile assaporare le prelibatezze della cucina locale: dal pesce di lago al sublime olio di oliva. Ma anche salumi, formaggi e vini ottenuti dai vitigni che da qualche anno stanno tornando agli antichi splendori.


Ceri Breeze*


Campanile di Santa Maria Maddalena Sonia

cio, dal 2003 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco insieme agli altri otto Sacri Monti della Lombardia e del Piemonte. Un complesso di 14 cappelle rappresentanti i Misteri del Rosario, realizzate fra il 1635 e il 1710 lungo un percorso ascensionale che culmina nel Santuario della Beata Vergine del Soccorso. Una chiesa costruita su un terreno impervio e di selvaggia bellezza, a poco più di quattrocento metri sul livello del mare, proprio di fronte all’incantevole Isola Comacina.

Ossuccio, porta d’accesso al Sacro Monte

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ssuccio è un borgo contornato dalla rigogliosa vegetazione mediterranea e dagli ulivi, su cui svetta il celebre Campanile di Santa Maria Maddalena, riconosciuto come uno dei simboli di questo angolo del Lario. A renderlo famoso, la sua cella campanaria con bassorilievi in terracotta che fu costruita fra il XIV e il XV secolo, sopraelevando la torre romanica esistente. Chi però visita il borgo non può fare a meno di raggiungere il Sacro Monte di Ossuc-

Campanile di Santa Maria Maddalena da Porta Lago


Il Sacro Monte visto dalla via per il Monastero di S. Benedetto in Val Perlana

Sacro Monte e le sue cappelle


Isola Comacina e Campanile di Santa Maria Maddalena StevanZZ*



Isola Comacina Sonia


Isola Comacina, rifugio di artisti V

erdissima e dall’aspetto romantico, l’Isola Comacina sembra la chioma di un gigantesco albero riaffiorato dalle acque del lago. Si tratta dell’unica isola del Lario, famosa per la sua natura lussureggiante, ma anche per le interessanti testimonianze archeologiche dell’Alto Medioevo che vi si trovano. Nel 1919 fu ceduta per testamento al re del Belgio e da questi donata al governo italiano finendo poi sotto la responsabilità dell’Accademia di Brera, che oggi ha il compito di tutelarne il patrimonio archeologico e paesaggistico. Con l’idea di rendere la Comacina un pulsante centro d’arte, nel 1939 il famoso architetto Pietro Lingeri progettò tre case in stile razionalista utilizzate ancora oggi per brevi soggiorni estivi da artisti italiani e stranieri. L’isola è accessibile via lago con imbarco a Ossuccio e ogni anno, la domenica più vicina al 24 giugno, vi si svolge la tradizionale festa di San Giovanni, con solenne processione di barche e tradizionale spettacolo pirotecnico sull’acqua.


Villa del Balbianello leoks*

Lenno e Mezzegra, idilliache visioni L

enno lega il suo nome a una delle più scenografiche dimore del Lario: Villa del Balbianello, tesoro architettonico settecentesco lasciato in eredità al Fai dal suo ultimo proprietario: il conte ed esploratore Guido Monzino che in questa dimora conservò e ordinò con gusto tutti i ricordi della sua vita avventurosa: dai libri raccolti nella ricchissima biblioteca ai cimeli dell’affascinante Museo delle Spedizioni. Per la bellezza della sua architettura e per i suoi scorci idilliaci la villa è stata immortalata in film celeberrimi come “007 Casino Royale” e “Star Wars, l’attacco dei cloni”. E oggi, oltre a essere un museo, è anche una location di

Casa dei Presepi


LacMus Festival

eventi culturali, tra cui il famoso LacMus Festival, rassegna musicale che si tiene tra fine giugno e inizio luglio. Un’altra vista impareggiabile sul centro lago è quella che si gode da Mezzegra. Il borgo

Affresco nella Parrocchia di Sant’Abbondio

è famoso perché vi fu fucilato Mussolini, ma merita una visita per la magnifica volta affrescata della Parrocchiale di Sant’Abbondio, la Casa dei Presepi e la suggestiva frazione di Bonzanigo.


Villa del Balbianello Stefano Valeri*



Tremezzo, ineffabile eleganza

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a splendida Chiesa di San Lorenzo, il Parco Teresio Olivelli con la sua scalinata monumentale, la magnifica Villa Carlotta e poi ancora Villa Mainona e l’interessante Museo del Paesaggio del Lago di Como. Con la sua eleganza inimitabile Tremezzo è l’unico centro del comasco a far parte dell’esclusivo club dei Borghi più Belli d’Italia. Sviluppatosi all’origine come villaggio di pescatori tra la Via Regina e le pendici del Monte Crocione, oggi Tremezzo è noto come il borgo dei

Museo del Paesaggio


giardini, dei palazzi e delle ville dall’architettura neoclassica affacciate sul lago. Nel 1931 è diventato la cornice di un film con Greta Garbo, Grand Hotel, in cui la divina citava Tremezzo come meta felice e soleggiata. Oggi è una delle destinazioni dove star internazionali, calciatori e influencer

amano rifugiarsi. Anche per apprezzare la ricca cucina del borgo che ha per protagonista il pesce di lago e vanta piatti come il risotto al pesce persico o il missoltino, detto misulten, agone essiccato e poi servito come antipasto insieme alla polenta.

Chiesa di San Lorenzo Kvitka Fabian*


Villa Carlotta, giardino e tempio dell’arte V

illa Carlotta è un edificio imponente, sobrio ed elegante che sorge all’estremità settentrionale del borgo di Tremezzo. Con la sua mole bianca e l’orologio al centro che sembra ricordare che il tempo non può scalfirne il fascino, fu costruita per volere del marchese Giorgio Clerici. Fu però il secondo proprietario, Gian Battista Sommariva, politico illustre e collezionista d’arte, a impreziosire la dimora con le opere di artisti quali Canova, Thorvaldsen, Hayez che oggi fanno

Amore e psiche (Canova) a Villa Carlotta

della villa uno dei templi dell’arte ottocentesca, ma anche la cornice perfetta di mostre ed eventi, oggi ancora online, ma pronti a ripartire dal vivo. Il periodo dell’anno più adatto per visitare Villa Carlotta è senza dubbio la primavera, quando nei giardini terrazzati che ospitano oltre cinquecento specie di piante, esplode la fioritura, una delle più imponenti d’Europa, delle azalee e dei rododendri. Uno spettacolo impareggiabile che è possibile ammirare fino alla fine di maggio.


Ceri Breeze*


Giardini di Villa Carlotta elitravo*


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Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

La Camminata dell’amore a Varenna StevanZZ*


Innamorarsi a

È

senza dubbio uno dei borghi più romantici e pittoreschi del ramo lecchese del Lago di Como, Varenna, un gomitolo di case dai tenui colori pastello e di raffinate dimore aristocratiche annunciate da spettacolari giardini, un gioiello letteralmente incastonato tra i riflessi iridescenti dell’acqua lariana e il verde della vegetazione circostante che lo sovrasta da lussureggianti alture. Perdersi tra le suggestive “contrade” che scandiscono la struttura urbanistica – in particolare Contrada Ripi-

da e Contrada del Porto – le curatissime stradine, le ripide scalinate e i vicoletti in salita di Varenna, regala scorci romantici di raro fascino, con il lago e le sue multiformi atmosfere come quinta d’eccezione, ravvivata dalla minuscola quanto scenografica baia dell’imbarcadero, dove approdano aliscafi, traghetti e battelli turistici – imperdibile è il meraviglioso scorcio del borgo che si ammira arrivandovi proprio dal lago – e attraccano colorati gozzi e affusolate barche a vela.

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Varenna


Storia millenaria P

roprio le imbarcazioni, oggi principalmente da diporto, ci suggeriscono le origini di Varenna: i primi cenni storiografici risalgono infatti all’anno 769, quando il borgo era un piccolo e semplice villaggio di pescatori, prima di fiorire sotto il dominio di diverse casate lombarde, Visconti, Dal Verme e Sforza in primis. Non mancarono tuttavia episodi cruenti nella storia di questo lembo di terra adagiato sull’acqua, come la distruzione dell’abitato da parte dell’esercito comasco nel 1126 – Varenna era alleata a Milano –

Varenna Eva Bocek*

ma l’evento che ancora oggi viene ricordato con una spettacolare rievocazione storica in costume è l’esodo dei Comacini dall’isola omonima – l’unica del Lago di Como – messi in fuga nel 1169 ancora una volta dai Comaschi: il primo sabato di luglio, insieme al corteo in abiti d’epoca, anche il lago si veste a festa e viene illuminato da migliaia di “lumaghitt” (i lumini galleggianti), a ricordare proprio gli abitanti dell’Isola Comacina, costretti a prendere la via del lago abbandonando le proprie case in fiamme.


A. Locatelli


Varenna Zigres*



asonya*


travelspot**

Un borgo autentico S

e passeggiare senza una meta precisa consente di imbattersi negli scorci più romantici di Varenna quasi all’improvviso, assaporando la bellezza di ogni affaccio sul lago e la sorpresa di ogni dettaglio – di rara suggestione sono i numerosi archetti di congiunzione tra le case, particolarmente fitti in Contrada dell’Arco – è il suo cuore storico a lasciare letteralmente senza fiato. A iniziare dall’armonia cromatica delle abitazioni – tutelate da regole ben precise relative ai colori e ai materiali utilizzabili in fase di restauro per conservarne intatta l’atmosfera –, per continua-

re con San Giorgio, sulla quale si affacciano ben quattro chiese. Le più antiche sono quella di San Giorgio, splendido esempio di architettura medievale lombarda in pietra viva risalente al XIII secolo e costruita sui resti di un tempio romano, e quella di San Giovanni Battista, tra i luoghi di culto più antichi dell’intera area lariana, datato addirittura all’XI secolo: la sobrietà austera degli esterni di entrambi gli edifici religiosi contrasta armoniosamente con gli interni, decorati da preziosi affreschi e da frammenti pittorici di origini antichissime.


Villa Monastero Stefano_Valeri*



Tra favola e leggenda

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a non sono solo gli scorci e i vicoli a rendere la perla del Lario – così è nota Varenna – una destinazione da favola romantica: il borgo vanta anche un vero e proprio percorso consacrato all’amore; una struttura - già dedicata al momento della sua inaugurazione nel 1983 ai partecipanti della Scuola Internazionale di Fisica di Villa Monastero, fondata da Enrico Fermi negli anni Cinquanta - divenuta nel sentire comune e col passare dei decenni la Passeggiata degli Innamorati. Si tratta di un percorso pedonale in parte sospeso sull’acqua, che conduce dall’imbarcadero al centro del paese, costeggiando la parete rocciosa e regalando panorami mozzafiato sul lago e le montagne circostanti. E, come in ogni favola che si rispetti, anche Varenna ha il suo maniero, il Castello di Vezio, un antico avamposto militare

A. Locatelli

Passeggiata degli innamorati A. Locatelli


che domina il lago e i borghi circostanti da oltre mille anni – benché il nome sia romano, la leggenda narra che fu la regina longobarda Teodolinda a volerne la costruzione –. Oltre alla vista che si gode dalla torre di avvistamento, il castello merita un visita anche per ammirare il rarissimo esemplare di Lariosauro, un rettile marino preistorico rinvenuto nelle vicinanze, per passeggiare nei suoi giardini e per familiarizzare con i rapaci del centro di falconeria che vi ha sede.


Castello di Varenna



Villa Monastero A. Locatelli


Echi nobiliari L

e attrazioni di Varenna non sono ancora finite: il delicato borgo racchiude, infatti, anche una serie di splendide ville incorniciate da giardini spettacolari, che richiamano alla mente i fasti del passato e delle “villeggiature” dell’aristocrazia. Villa Cipressi – sede comunale per romantici matrimoni di rito civile e recentemente ristrutturata dalla concessionaria proprietà dell’adiacente storico Hotel Royal Victoria - merita una visita per perdersi tra i vialetti, le scalinate e i terrazzamenti del suo magnifico giardino botanico - inserito nel prestigioso circolo dei “Grandi Giardini Italiani” seguendo i profumi delle numerose specie vegetali presenti, dall’agave americana alla tamerice, all’araucaria. Anche Villa Monastero, sede di prestigiosi convegni scientifici – il cui nome ricorda l’origine del corpo principale risalente al XII secolo, un monastero cistercense – vale assolutamente una sosta, ancora una volta per il lussureggiante giardino botanico, ma anche per ammirare i pezzi di arredo e i decori originali che impreziosiscono le diverse sale. Infine le dimore private di Villa Venini-Mapelli-Sozzi, in puro stile Neoclassico, dal curatissimo giardino digradante al lago e di Villa Palma, con la sua foggia classicheggiante e dai sapienti rimaneggiamenti in stile Liberty.


Un fiume da guinness L

asciato l’abitato principale di Varenna, una breve passeggiata conduce alla graziosa frazione di Fiumelatte, con le sue case colorate addossate le une alle altre e scenograficamente affacciate sul lago. Il paesino vanta tuttavia anche un’altra attrazione: qui si trovano infatti le sorgenti del misterioso fiume omonimo. Oltre a essere menzionato tra i fiumi italiani dal percorso più breve – è lungo appena 250 metri – il Fiumelatte – che deve il nome all’impetuosità della sua discesa verso il lago, che dona alle sue fragorose acque un’affascinante colorazione bianco-lattea – è un corso d’acqua temporaneo che compare rapidamente da fine marzo per scomparire altrettanto rapidamente a ottobre. Proprio questo fenomeno singolare ha alimentato nei secoli leggende e studi illustri circa le sue ipotetiche origini glaciali – si tratterebbe quindi di un “troppopieno” – e ha attirato l’attenzione anche di grandi personaggi: ne fa cenno persino Leonardo da Vinci, quando parla del “Fiumelaccio” nel foglio 214 del Codice Atlantico.


A. Locatelli


A. Locatelli



Photoinnovation*


Sapori lacustri D

opo tanto girovagare, tra vicoli, fiumi e castelli, c’è un ultimo aspetto di Varenna che non va assolutamente trascurato, quello gastronomico. Non si può infatti lasciare il delizioso borgo senza aver assaggiato i piatti della tradizione locale, accomodandosi in uno degli invitanti ristorantini panoramici che ne punteggiano il lungolago. E proprio il lago con i suoi prodotti, ça va sans dire, è il protagonista della tavola: lavarelli, pesce persico, trote e missoltini declinano i loro

inconfondibili sapori per creare piatti stuzzicanti, dal risotto al persico ai fritti di lago, dai Missultèn (i missoltini in dialetto locale) essiccati al sole e accompagnati da polenta al pesce in carpione, ai filetti di trota alla griglia. E per chi non ama il pesce, i menu offrono anche golosi piatti legati ai prodotti della terra – funghi in primis –, ma anche ai prelibati salumi e formaggi locali, senza dimenticare la vicina Valtellina, con la sua bresaola, e con i robusti vini rossi dalle tonalità rubino.

Scisetti Alfio*


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Varenna purwanto lim*



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Ronchetti & Pontiggia, ad Albese con Cassano: ferro e acciaio fatti ad arte Gaia Guarino

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he forma può avere un desiderio? Tutte quelle che nascono dalla lavorazione del ferro e dell’acciaio inossidabile: è questa la tradizione artigianale che da oltre sessant’anni fa di Ronchetti & Pontiggia un’eccellenza del comasco. Un’azienda dove la standardizzazione e il prodotto a catalogo non esistono, tutto viene infatti realizzato su misura secondo le richieste del cliente. L’esperienza e suggerimenti che consentono di dare vita a un qualcosa che sia bello e funzionale, dove la creatività incontra l’ingegno. La storia di Ronchetti & Pontiggia inizia nel 1960 con l’apertura di una piccola officina per volontà del fondatore, Luigi Pontiggia. Il tempo passa, l’amore per il mestiere cresce e si tramanda di padre in figlio, è infatti Loreno Pontiggia che prende la guida dell’attività da amministrare dal punto di vista sia gestionale sia imprenditoriale. Un esempio di professionalità che sorge ad Albese con Cassano, una ditta in possesso della certificazione attuale EN ISO 9001:2015, della EN 1090-2 EXC3 e del patentino saldatori.


Ronchetti & Pontiggia, il lavoro su misura fatto ad arte

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e mani esperte dei fabbri di Ronchetti & Pontiggia sono sapienti strumenti che trasformano il ferro e l’acciaio in manufatti di pregio. Nessun segreto per questi artigiani che curano ogni dettaglio dalla fase di realizzazione a quella di installazione, senza trascurare la manutenzione. Nessuno stress, dunque, per il cliente che dovrà soltanto godersi quanto ordinato. Si spazia da elementi per la protezione della propria casa come i cancelli automatici e la riparazione di porte blindate, all’arredo da giardino, tra cui

spiccano tavoli e sedute. Ogni angolo della propria abitazione può essere decorato e reso unico: si pensi a una libreria sulla quale conservare i propri ricordi più cari, un oggetto di design o perché no, una lanterna per illuminare una sera d’estate. Ancora, si può rendere un balcone sicuro e raffinato allo stesso tempo o costruire recinzioni e inferriate senza rinunciare al piacere dell’estetica. Ronchetti & Pontiggia è insomma il sarto che ha la stoffa per vestire con gusto ogni dimora.



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Rieti e i dintorni: itinerario tra storia, natura e tradizione

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carpe comode, tanta curiosità e una buona dose di spirito d’avventura. Ecco il kit indispensabile per iniziare il nostro itinerario alla scoperta di Rieti. Siamo nell’alto Lazio, in quella città che gli autori di età classica definivano come Umbilicus Italiae, il cuore della Penisola. La storia di questo territorio, sito alle pendici del Monte Terminillo e lambito dalle acque del Fiume Velino, si perde nel tempo. Dall’età del ferro per diventare dominio dei Sabini prima e dei Romani successivamente. La sottomisero i Barbari, Rieti, la prese lo Stato Pontificio e infine fu annessa al Regno d’Italia. Ad affascinare

è l’origine del nome. In latino fu Reate, e secondo la leggenda pare che derivasse da Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo, che avendo violato il suo voto di castità, venne punita e sepolta viva proprio qui dallo zio Amulio. Una seconda teoria è quella che legherebbe Reate alla dea greca Rea, moglie di Crono, e ancora, c’è chi ne trova la radice nel verbo greco reo, ossia scorrere, con riferimento alla ricchezza d’acqua della zona. Quello che è certo è che si tratta di un luogo tutto da scoprire e sarà Rita Fagiani, preparatissima guida turistica locale, ad accompagnarci nella nostra visita. È tempo di mettersi in cammino!


Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

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ESCLUS O I DE


Conoscere le eccellenze reatine

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ieti città dell’acqua. In aggiunta al già citato Fiume Velino, che a sua volta riceve i fiumi Turano e Salto, alla Cascata delle Marmore e a ciò che rimane dell’antico Lacus Velinus, poco fuori dal centro abitato, si trovano le Fonti di Cottorella, una sorgente d’acqua oligominerale già nota ai tempi dei Romani e definita addirittura virtuosa. Sgorga a caduta naturale dal Monte Belvedere e si presenta priva di contaminazioni, per tale ragione l’azienda Antiche Fonti di Cottorella Spa ne conserva la sua purezza fino all’imbottigliamento rendendola un prodotto ideale per gli sportivi ma anche per la preparazione degli alimenti dei


Giuseppe Falagario, e-borghi

Fonti di Cottorella


Torrefa Giusepp


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azione Faraglia pe Falagario, e-borghi

lattanti. Questa impresa racconta la storia di tre generazioni legate a filo doppio con la Sabina. L’obiettivo? Promuovere le proprietà di un’acqua unica con una costante attenzione all’ambiente. Stessa filosofia orientata alla sostenibilità è quella abbracciata da un’altra eccellenza del reatino. La Torrefazione Faraglia è un’azienda famigliare nata nel 1968 dove l’innovazione è di casa. A guidare Sandro Faraglia, il titolare, è la volontà di essere al passo con i tempi e lo si evince dal suo stabilimento all’avanguardia, dotato di un impianto di tostatura ad aria pulita per la produzione di un caffè puro e autentico.


Giuseppe Falagario, e-borghi



Cattedrale di Rieti Giuseppe Falagario, e-borghi



Parola d ’ordine, ospitalità

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opo una prima intensa giornata a Rieti, è giunto il momento di concedersi un po’ di riposo. Scende la sera e ci avviamo al check-in presso il Grande Albergo Quattro Stagioni. A sorprendere gli ospiti è senza dubbio il palazzo novecentesco in cui sorge l’hotel, posto tra la piazza del Comune e quella della Prefettura, di fianco alla cattedrale romanica. Una volta entrati, ci si ritrova in un ampio salone o per meglio dire, nel giardino d’inverno. Si rimarrà incantati dal gioco di luci che si crea con i prismi colorati del soffitto in vetro, la location adatta a un ricevimento quasi fiabesco. La struttura conta 43 camere, alcune

Giuseppe Falagario, e-borghi


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guardano sui giardini della Prefettura e altre sulla piazza del Comune dove si scorge la celebre Fontana dei Delfini. Il comfort è garantito sia dall’utilizzo di avanzate tecnologie per un servizio smart sia dalla cortesia e dalla professionalità del personale al front desk, pronto a coccolare i clienti e a soddisfarne ogni esigenza. All’arrivo, il benvenuto è servito. Si potrà degustare un aperitivo in un contesto elegante e ricercato, mentre la colazione solleticherà ogni palato con prelibatezze dolci e salate. Soggiornare al Grande Albergo Quattro Stagioni significa respirare l’aria di casa… lontano da casa.


Giuseppe Falagario, e-borghi

Comunità Montana V di Montepiano Reatino


Direzione Terminillo

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opo un sonno ristoratore, siamo pronti per continuare il nostro viaggio. Destinazione Terminillo, il paradiso per chi ama la montagna. La scalata inizia a circa trenta chilometri da Rieti, conosciuto in passato come Mons Tetricus, citato da Virgilio nell’Eneide, è uno dei simboli della Sabina. Gli appassionati della neve che abitano a Roma e dintorni ben conoscono la sua stazione sciistica tanto da avergli affibbiato il soprannome di montagna dei romani. Ma a rendere speciale quest’area è anche la biodiversità mescolata al paesaggio variegato: se il versante sud, quello più prossimo a Rieti, è maggiormente antropizzato e turistico, il versante settentrionale orientato verso Leonessa è invece selvaggio e aspro, disegnato da valli e rupi rocciose. L’intero massiccio comprende sei cime che superano quota duemila metri, e una serie di vette più basse. Oggi è una meta apprezzata da chi pratica escursionismo, basti pensare che l’arrampicata e l’alpinismo hanno una tradizione centenaria. Numerosi sono i sentieri da percorrere per raggiungere punti d’osservazione mozzafiato da cui ammirare perfino il Gran Sasso d’Italia o la più vicina piana di Rieti sulla quale spiccano il Lago Lungo e il Lago Ripasottile.

Azienda Torricella Comunità Montana V di Montepiano Reatino


Specchi d ’acqua, specchi di luce

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a fatica si fa sentire ma la vista dall’alto ripaga di tutto. Saliti sul Terminillo si scorge il Lago Lungo, conosciuto anche col nome di Lago di Cantalice con riferimento al comune omonimo. Dalla metà degli Anni ’80 questo specchio d’acqua fa parte della Riserva parziale naturale dei laghi Lungo e Ripasottile, un’area protetta al centro della conca di Rieti, abbracciata da canneti e lembi di bosco igrofilo, dove fare birdwatching in inverno e in occasione dei passi migratori. Le sue acque sono alimentate da diversi canali ma soprattutto dal Lago di Fogliano, defluiscono poi nel Lago di Ripasottile e infine nel Fiume Velino. E proprio a proposito del Lago di Ripasottile, ecco due curiosità: al suo interno si trovano le Isole di Mattella e dello Scoscione, inoltre, poiché la massima profondità è di sette metri, questo impedisce al lago di gelare completamente. Il Lago Lungo e il Lago di Ripasottile, insieme ai laghi di Piediluco e di Ventina, sono ciò che resta dell’antico e ormai pressoché prosciugato Lacus Velinus, le cui rive ospitarono i primi insediamenti già intorno al 3.500 a.C.. Furono gli antichi Romani a bonificare la piana Reatina creando un varco nelle montagne e dando vita alla Cascata delle Marmore.

Cantalice Giuseppe Falagario, e-borghi


Giuseppe Falagario, e-borghi


Tenuta Due Laghi



Relax nella natura

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storia di San Francesco d’Assisi, dove la Tenuta Due Laghi è pronta a donare ai suoi ospiti un soggiorno indimenticabile. Non distante da Rieti, abbandonare i ritmi cittadini e vivere piuttosto una parentesi di benessere è d’obbligo. La villa della Tenuta Due

Laghi risale alla seconda metà dell’Ottocento, oggi restaurata, è riservata alla reception e al pernottamento in una delle sette camere matrimoniali di cui dispone. Il panorama bucolico e il calore dell’accoglienza rendono questa struttura impareggiabile. Ci si può rilassare in piscina o godere della frescura del portico, ogni orario regala un’emozione diversa

e nonostante gli ampi spazi, si percepisce una sensazione di silenziosa intimità. Punta di diamante della tenuta è l’azienda agricola. Coltivare la terra è nel Dna e questo permette di portare in tavola tutte le eccellenze del territorio, il ristorante diventa così un cabaret di sapori genuini a base di prodotti certificati da agricoltura biologica.

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n’altra giornata volge al termine. Il tramonto si spegne lentamente lasciando il Terminillo sullo sfondo e i laghi Lungo e Ripasottile a portata di sguardo. Siamo al centro della Valla Santa e del Cammino di Francesco, luoghi che raccontano la



Alla scoperta dei borghi: Rivodutri tra sacro e profano

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ronti per l’ultimo giorno di viaggio nella provincia di Rieti? Dopo aver respirato a pieni polmoni lo spirito fresco dei monti, ci addentriamo nei borghi. Il primo che andremo a visitare è Rivodutri, sulle falde occidentali del Terminillo. Indiscusso protagonista di questo comune è San Francesco d’Assisi. Si

racconta, per esempio, che una volta il santo venne colto da un temporale improvviso mentre meditava sul Monte Fausola e che il faggio sotto al quale si riparò, avrebbe flesso i propri rami per proteggerlo. Quest’albero è tuttora ben visibile, maestoso e con un’insolita fisionomia, è menzionato tra i monumenti


Marcello Mari , e-borghi Community

naturali del Lazio. Chi passa da Rivodutri non può dimenticarsi delle Sorgenti di Santa Susanna, tra le più grandi d’Europa, che nel periodo di Natale diventano la scenografia di un presepe subacqueo. Nel fiume omonimo, si pesca in particolare la trota che non a caso è un ingrediente portante dei piatti tipici. Prima

di lasciare il borgo, serve però un tocco magico, quello della porta alchemica che si apriva sull’ormai scomparso Palazzo Camiciotti. Un arco secentesco decorato con sculture esoteriche di complessa interpretazione, tanto che si narra che soltanto colui che avrà la chiave adeguata potrà comprenderne l’ermetismo.


Santa Susanna Giuseppe Falagario, e-borghi



Poggio Bustone, sulle note di Battisti

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i addentriamo adesso in un borgo per il quale ci ritorna in mente uno dei più grandi cantautori italiani, Lucio Battisti. Siamo a Poggio Bustone, sua città natale, che lo ricorda con una statua in bronzo nel parco noto come Giardini di marzo. Ma questo paese custodisce anche un santuario fondato da San Francesco, la cui costruzione iniziò nel Duecento e che venne poi ampliato con il convento dedicato a San Giacomo nei secoli immediatamente successivi. L’architettura religiosa include la Chiesa di San Giovanni Battista, dove al suo interno sono conservate le reliquie di San Felice martire le cui spoglie, secondo la leggen-

Santuario Francescano Ciro Battisti

da, furono portate spontaneamente al castrum di Poggio Bustone da un carro trainato da buoi. Passando dal sacro ai peccati di gola, non si può tralasciare una vera specialità gastronomica, la porchetta. La tradizione vuole che l’inventore di tale bontà sia stato Moretto, un macellaio, che assistendo a un incendio scoppiato vicino a un cespuglio di erbe aromatiche nel quale andarono a fuoco diversi maiali, ebbe l’idea di sperimentare questa ricetta. L’itinerario nel reatino con la guida Rita Fagiani taglia il traguardo ed è tempo di dirsi arrivederci, con lo stupore negli occhi e il desiderio di ritornare nel cuore.


Giuseppe Falagario, e-borghi


Giuseppe Falagario, e-borghi


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ita Fagiani, nata a Rieti e laureata all’Accademia di Belle Arti di Perugia in Pittura, docente di Storia dell’arte, è oggi guida turistica e accompagnatore escursionistico. Dopo i suoi studi, si è specializzata nel settore della decorazione parietale, dell’illustrazione, del restauro e del fumetto (pubblicando anche per la Marvel Comics negli Stati Uniti). Dal 2001, in qualità di guida turistica, accoglie turisti provenienti da tutto il mondo, facendoli immergere in una realtà dalle antiche connotazioni storico-artistiche e dalle straordinarie varietà naturalistiche. Diffonde con passione e competenza notizie e curiosità sul suo territorio dando particolare risalto agli aspetti francescani della Valle Santa reatina, tanto amata dal Santo. Lavora sia con gruppi di persone che preferiscono spostarsi in autobus, sia con pellegrini ed escursionisti che attraversano a piedi la nostra Penisola. Tanti - in maniera particolare americani, tedeschi e giapponesi - vengono guidati da Rita Fagiani da Assisi a Rieti fino ad arrivare a Roma alla Cattedra di San Pietro, sostando nei luoghi che hanno visto passare San Francesco. Per info: 333 4770 874 rita.fagiani@gmail.com



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Giuseppe Falagario, e-borghi




Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario

Gaspar Janos*


Piana di Lucca, inedito splendore


Piana di Lucca, terra modellata dal Serchio A nche in Toscana esistono angoli di una bellezza ancora inedita, sentieri poco battuti, circuiti cosiddetti minori e tuttavia splendidi. La Piana di Lucca è uno di questi. Un lembo di terra compreso tra i rilievi del Monte Pisano, della collina di Montecarlo dell’Altopiano delle Pizzorne e delle colline lucchesi e della Versilia, unico per l’avvolgente spettacolo dei suoi paesaggi ricchi di luce e colori, per i borghi e per le ville storiche oggi riaperte al pubblico. Una pianura plasmata dal Fiume Serchio che, con il

Lucca, Ciclopedonale Puccini r. giomi

suo incedere torrentizio e burrascoso, procede tra alti margini ottocenteschi, tra filari di pioppi e salici, fino a sfiorare le mura di Lucca. Per esplorare questi angoli lungo il Serchio, il visitatore può scegliere di seguire la Strada del vino e dell’olio di Lucca Versilia Montecarlo, o percorrere i cammini religiosi che, dalla Francigena alla Via Matildica del Volto Santo, qui si intersecano numerosi. Da non perdere il Parco Fluviale, un’area di 250 ettari perfetta per andare in bicicletta o a cavallo, o per praticare sport acquatici.


Lucca, Orto Botanico r. giomi



Lucca, Piazza San Michele A. Giusti


Lucca, città intima e raccolta L

ucca si trova al centro dell’omonima piana, delimitata a nord dall’Altopiano delle Pizzorne e a sud dai Monti Pisani. È famosa per le tante torri, i campanili e i palazzi rinascimentali, ma anche per le mura che da più di cinquecento anni proteggono il suo prezioso centro storico. Oltre quattro chilometri di fortificazioni nate per difenderla dai vicini bellicosi, oggi trasformate in una lunga promenade da percorrere a piedi o in bicicletta. Ma Lucca è una città intima e raccolta che conquista per la splendida

Torre delle Ore r. giomi

Le mura r. giomi

Lucca Classica r. giomi

Palazzo Guinigi r. giomi


Lucca in bicicletta JOBDVStudio

Piazza Anfiteatro, per la fantastica torre alberata dei Guinigi, per i musei - da non perdere quello dedicato alla seta e alla Lucca dei mercanti di Palazzo Mansi -, per la casa natale di Giacomo Puccini in Corte San Lorenzo, per un piccolo ma prezioso Orto Botanico

Piazza Anfiteatro r. giomi

e per le botteghe in cui abbandonarsi allo shopping d’autore. Gli amanti del vino potranno assaggiare i vini Colline Lucchesi Doc, la cui storia è legata alle famiglie aristocratiche che costruirono le sontuose ville fuori le mura.


Vista dalla Torre Guinigi JOBDVStudio



Montecarlo, borgo toscano del vino M

ontecarlo è un incantevole borgo fortificato, famoso per i suoi vitigni. Fu fondato nel 1333 dal futuro imperatore Carlo IV di Boemia, da cui prende il nome, e la sua storia è sempre stata legata a quella del suo vino, che già in epoca rinascimentale veniva servito alla corte di Cosimo de’ Medici e nelle mense papali in Vaticano, raggiungendo nei mercati toscani prezzi superiori a qualsiasi altro vino. Fu però intorno al 1870 che un appassionato

JOBDVStudio

Simona Bottone*


viticoltore montecarlese, Giulio Magnani, partì alla volta della Francia per studiare le avanzate tecniche di vinificazione d’Oltralpe e poi sperimentare, una volta tornato a casa, la giusta formula per produrre quel vino più morbido e profumato che oltre cinquanta anni fa ha ottenuto la Denominazione di origine controllata. Quella di Montecarlo è una delle più antiche Doc d’Italia, ma anche una delle più piccole: 210 ettari di vitigni, compresi tra i borghi di Montecarlo, Altopascio, Capannori e Porcari, e una quindicina di cantine.

Fattoria Buonamico JOBDVStudio


r. giomi



Porcari e Altopascio, P

orcari è un borgo sulla Via Francigena, sviluppatosi sulle sponde dell’antico Lago di Sesto, oggi scomparso e soppiantato da una pianura attraversata da percorsi tra campi e boschetti. È conosciuto per le sue cartiere e per essere al centro della vasta area archeologica del “Parco delle cento fattorie romane”, famosa per i resti delle ville rurali di epoca romana e per le testimonianze dell’Età del Bronzo. Uno dei simboli di Porcari è l’imponente Chiesa di San Giusto, costruita a metà di quel colle, la Torretta, da cui con un solo

Pane di Altopascio JOBDVStudio


Altopascio JOBDVStudio

tra cultura e buon cibo sguardo si può abbracciare tutta la Piana di Lucca. Il pane è invece il simbolo del borgo di Altopascio. Quel pane toscano rigorosamente senza sale, dalla crosta croccante e dorata. Un tempo questo pane era il sostentamento essenziale dei pellegrini che, lungo la Via Francigena, trovavano rifugio proprio nel famoso Spedale di Altopascio. Oggi si gusta con deliziosi sughetti preparati con ortaggi locali - il pomodoro canestrino, la braschetta, i fagioli cannellini -, con i salumi della Garfagnana o con l’olio evo.

Mura di Altopascio JOBDVStudio


Porcari, Chiesa di San Giulio JOBDVStudio



Capannori, trekking d’autore P

asseggiate all’aria aperta, soste nelle aziende agrituristiche che producono vino e olio di ottima qualità, scoperta di borghi incantevoli e ville storiche. La campagna di Capannori è un concentrato di esperienze, tutte da assaporare a ritmo lento, lungo i sentieri ad anello che dalle colline si spingono fino all’Altopiano delle Pizzorne e al Monte Pisano. Tra i più suggestivi è il percorso delle Ville a nord, costellato di gioielli architettonici come Villa Bernardini, Villa Oliva, Villa Grabau, Villa Reale e che, spingendosi a est, tocca Villa Mansi, Villa Bru-

Villa Reale r. giomi

Villa Grabau JOBDVStudio


Monte Pisano r. giomi

guier e Villa Torrigiani. Seguendo invece le arcate dell’Acquedotto Nottolini, verso sud si raggiunge il Monte Pisano, citato nella “Divina Commedia”; le frazioni di Pieve e Sant’Andrea di Compito, noti come “Borgo delle Camelie”, con lo splendido giardino botanico che ospita camelie da tutto il mondo e le iniziative dedicate tutto l’anno allo splendido fiore e ancora oltre, inoltrandosi per i sentieri, il Passo di Dante. A settembre, da non perdere, la “Festa dell’Aria”, con sfide nei cieli tra mongolfiere, acrobazie di alianti, mostre e giochi per bambini.

Monte Pisano r. giomi


Villa Reale JOBDVStudio



Ville della Lucchesia, sontuosità da scoprire N

ei dintorni di Lucca si possono visitare le magnifiche ville fatte costruire dai nobili per trascorrervi tranquilli soggiorni. Già nel XV secolo sorsero i primi edifici, ma è nel Rinascimento che le colline si popolarono di centinaia di sontuose dimore immerse in giardini rigogliosi, oggi in gran parte aperte al pubblico e location di mostre ed eventi culturali. Una delle più famose è Villa Reale di Marlia, nelle campagne di Capannori, un tempo residenza della principessa Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, che trasformò il palazzo in un gioiello in stile Neoclassico. Lussuosa, esuberante, scenografica è invece Villa Torrigiani, a Camigliano, nei dintorni di Capannori. Costruita per i marchesi Buonvisi, diventò un edificio barocco degno di Versailles grazie a Nicolao Santini, ambasciatore alla corte del re Sole. A lui si devono la facciata scenica con scalinata a ventaglio e il magnifico giardino di Flora con il ninfeo e gli esuberanti giochi d’acqua. Villa Torrigiani JOBDVStudio

Villa Oliva r. giomi


Villa Torrigiani r. giomi


Rocca di Villa Basilica JOBDVStudio

Villa Basilica, borgo di spade e carta Q

uando le lotte tra Comuni e le rivalità tra casate erano all’ordine del giorno, Villa Basilica era rinomata per l’abilità dei suoi armaioli nel produrre le migliori spade di tutta la Toscana. Oggi che quel tempo bellicoso è solo un ricordo, la notorietà di questo borgo è legata soprattutto alla presenza delle cartiere più antiche dell’area lucchese - da visitare in un interessante percorso di archeologia industriale - e alla creazione della carta-paglia. A inventarla, un farma-

cista locale, Stefano Franchi, che per sopperire alla penuria di stracci e panni, decise di usare la paglia per creare quel materiale umile utilizzato ancora oggi per avvolgere frutta, servire cartocci di fritto o come tovaglia nelle osterie. Per celebrare gli usi e le sfaccettature artistiche della tradizione cartaria lucchese, è nata invece la Biennale di Lucca, architettura, fashion, design in carta, la cui decima edizione si svolgerà quest’anno dal 1 agosto al 26 settembre.


Parco avventura di Villa Basilica JOBDVStudio



Rocca di Villa Basilica JOBDVStudio


I cammini tra fede, arte e natura L

a Piana di Lucca è una terra ricca di cammini che mescolano spiritualità, fatica, ma anche benessere e contatto con la natura. C’è la famosissima Via Francigena, che proprio qui si ricongiunge ad altri itinerari storico-religiosi di grande fascino. Chi voglia ripercorrerne anche solo un tassello o assaporarne lo spirito non potrà fare a meno di fermarsi nel borgo di Altopascio e visitare il famoso Spedale con la Chiesa di San Jacopo e il campanile che, ancora oggi, si eleva in altezza come un faro, proprio come accadeva nel Medioevo con i pellegrini diretti a Roma. Ma tra i percorsi della fede, nota una menzione anche il Cammino di Santa Giulia, suggestivo viaggio che ripercorre la traslazione delle reliquie della santa dalla Toscana alla Lombardia. Senza dimenticare la Via Matildica del Volto Santo, che culmina nel Duomo di Lucca, dove è custodita la venerata statua lignea del Vol- infine il Cammino di San Jacopo, che si sviluppa to Santo. Un concentrato di arte, storia e natura è lungo la direttrice dell’antica via Cassia.

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Altopascio JOBDVStudio


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Lucca, Labirinto Francigeno r. giomi




o i g g a i v i d e t s o p o Pr Un giorno d’artista per celebrare l’arte contemporanea Vivere un’esperienza unica ripercorrendo le tracce dell’arte contemporanea in Romagna all’interno di borghi ricchi di una storia tanto antica quanto intensa. Emilia-Romagna » Forlì Cesena » Longiano Giornata intera Da giugno a ottobre 2021 Max 8 persone

da 250 €

Seguendo le tracce di Leonardo e Piero della Francesca La battaglia di Anghiari raccontata dal grande Leonardo da Vinci e il paese natale di Piero della Francesca: Sansepolcro. Due antichi borghi raccontati da una guida esperta locale.

da 250 €

Toscana » Arezzo » Sansepolcro + Anghiari Giornata intera Da giugno 2021 a maggio 2022 Max 8 persone


ta i g a m i s s o r p a u t a l a r o a t o Pren

Burano, all’ombra del merletto con cicchetti veneziani Burano e l’arte del Merletto, tradizione veneziana. Aperitivo con tipici “cicchetti” veneziani nello spazio privato e intimo dell’Atelier. Veneto » Venezia » Burano Mezza giornata Da giugno a ottobre 2021 Max 8 persone

da 150 €

Trekking e Corso di Pizza. Tre giorni gustosissimi Due notti in Costiera Amalfitana a base di trekking per scoprire una riserva naturale unica e degustare i prodotti tipici, tra cui una pizza preparata con le proprie mani.

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Campania » Salerno » Tramonti 3 giorni Primavera, Estate, Autunno

a e e t s e u q i r p o Sc

u s o i g g a i v i d ltre proposte


Faro di Capel Rosso, sguardo sull’infinito

Stanga*


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

È

il vento il protagonista incontrastato di questo angolo dell’arcipelago toscano. Baluardo assolato nel profondo blu del Tirreno, l’Isola del Giglio è un’alternanza di luce e acqua, vento e poesia. Uno sperone roccioso di struggente bellezza che guarda all’Argentario e ai confini dell’arcipelago, alle isole di Montecristo e a Giannutri. Giglio Porto e Giglio Campese - con i pittoreschi porticcioli appoggiati sulle acque - e Giglio Castello, l’an-

tico borgo medievale dell’entroterra, sono adagiati nella parte settentrionale dell’isola. Punta di Capel Rosso è invece all’estremo sud del Giglio, dove la natura incontaminata si unisce al profumo del mare e dove la chiara, calda e talvolta violenta luce del giorno si contrappone a quella più fredda e composta della notte, quando il raggio di luce del Faro di Capel Rosso si appoggia sul Tirreno, annunciando la terra agli uomini di mare.


Guardiano del mare

A

utentica perla del Mediterraneo, ambìta meta per chi sogna paesaggi caratterizzati da una natura incontaminata, dal profumo del mare, dal dolce e continuo massaggio del vento, il Faro di Capel Rosso vanta una lunga storia che affonda le sue radici alla fine del XIX secolo, a quel 1883 in cui la Marina Militare lo costruì per sostituire il vecchio Faro delle Vaccarecce. Formato da una torre bianca a sezione ottagonale che si eleva davanti alla parte

Faro delle Vaccarecce AlePana*

centrale della facciata orientata verso il mare, presenta una lanterna che si innalza a novanta metri sul livello del mare con un’ottica rotante dalla portata di 23 miglia. A righe bianche e rosse e a pianta rettangolare, l’edificio è disposto su due livelli e, un tempo, ospitava gli alloggi dei guardiani. L’ultimo farista è stato Luigi Baffigi che ha vissuto lì, sospeso tra cielo e mare, con lo sguardo appoggiato sull’orizzonte per quasi quarant’anni.


Matteo Gabrieli*


stanga*


58a EDIZIONE

13/15

OTTOBRE 2021 QUARTIERE FIERISTICO RIMINI

tutto il mondo del turismo in un unico

evento


Giglio Castello Can Daniel Amirak*

Sentieri selvaggi

T

ra i tanti sentieri panoramici che attraversano l’Isola del Giglio, quello che collega la Località Serrone con la Punta del Capel Rosso è tra quelli più suggestivi e panoramici dell’isola. Per raggiungere il Faro di Capel Rosso si parte

dal borgo medievale di Giglio Castello, arroccato a oltre quattrocento metri di altitudine e, in automobile, in scooter o in bicicletta, si percorre la strada panoramica che da Piazza Gloriosa scende verso la zona meridionale dell’isola. Dopo circa


Punta Capel Rosso stanga*

un quarto d’ora di strada si prosegue a piedi alla volta del punto più a sud del Giglio, Punta del Capel Rosso. La macchia mediterranea si stende ai lati del sentiero che, gradualmente, scende alla volta del faro, un luogo di grande suggestione,

un angolo dell’isola tra i più belli. Delle scale portano al mare, alla volta dell’immensa tavola blu, sovente increspata dal vento, che corre verso le altre assolate isole del Tirreno che sembrano perdersi nell’infinito.

Federica Scalone*


Isola del Giglio Can Daniel Amirak*



Cinema e musica

U

n luogo così carico di suggestioni e magia non poteva che trovare posto nell’immaginario collettivo, nell’arte e nella cultura. Cinema e musica, per esempio, l’hanno preso in prestito per dare lustro a una pellicola di successo planetario e a una canzone. Paolo Sorrentino per uno dei suoi più grandi capolavori, “La grande bellezza”, ha scelto la sua torre bianca ottagonale che si appoggia al fabbricato per rappresentare l’icona del ricordo dell’adolescenza. Sullo sfondo romantico di un edificio unico, dove mare e cielo s’incontra-

Paolo Sorrentino Andrea Raffin*

Punta di Capel Rosso stanga*


Giglio Castello Penelopepizzul*

no in una natura emozionante, il regista napoletano racconta un amore acerbo sbocciato sul mare. Al fascino del Faro di Capel Rosso non ha resistito neppure la musica. Il cantautore livornese Enrico Nigiotti, tra i partecipanti del 69esimo Festival di Sanremo, ha scelto infatti quest’angolo incontaminato di Tirreno per girare il videoclip del brano “Nonno Hollywood”. Due – fra le numerose - vetrine importanti per questo remoto angolo di Mediterraneo dove sole, mare e vento sono e saranno per sempre gli indiscussi protagonisti.

Enrico Nigiotti Andrea Raffin*


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Faro di Capel Rosso Can Daniel Amirak*



Faro di Capo Miseno: Procida tra mito e natura

Fabrizio Maffei*


Oriana Davini

facebook.com/oriana.davini.7

D

a secoli guidano marinai e pescatori. Sono i fari, dal patrimonio storico e con un forte appeal turistico: il loro svettare isolati davanti alle onde, quasi a sfidare le forze della natura, la presenza insostituibile dei faristi, i “guardiani dei fari” - fondamentale per chi lavora in mare - e i fasci di luce lassù, in cima – sequenza di lampi ed eclissi, in gergo – esercitano un fascino inesauribile. Uno dei fari meglio conservati in Italia è quello di Capo Miseno, che domina il golfo di Pozzuoli, nei Cam-

pi Flegrei: l’altura sulla quale sorge è rigogliosa di macchia mediterranea, ma un tempo era il cratere di un vulcano, la cui caldera è ancora visibile, soprattutto se la si guarda dal mare. Da qui la vista sul golfo di Napoli è spettacolare: a destra ecco Ischia e Procida, poco lontano Capri. Procida, in particolare, è così vicina che sembra quasi di poterci arrivare con un semplice balzo e non è un caso che il Faro di Capo Miseno venga indicato come il faro di Procida, anche se “fisicamente” non si trova sull’isola.


Procida, isola di borghi

A

separare il Faro di Capo Miseno dall’isola designata Capitale italiana della Cultura 2022, del resto, c’è il canale omonimo, quello di Procida: lo si supera prendendo un traghetto da Pozzuoli, che in quaranta minuti conduce i viaggiatori a destinazione. I motivi per visitare Procida, dove Elsa Morante ambientò “L’isola di Arturo” - con cui vinse il Premio Strega - sono infiniti: non lontano dal porto, si trova il borgo dei pescatori Marina di Corricella, il più antico di tutta l’isola. Potreste avere l’impressione di

averlo già visto: non siete in torto, qui è stato infatti girato il film “Il postino”, l’ultimo in cui compare l’attore Massimo Troisi. Da non perdere è anche lo scenografico borgo medievale di Terra Murata, nel punto più alto dell’isola: oltre alla vista che spazia fino al golfo di Napoli, a richiamare l’attenzione è il Palazzo d’Avalos, costruito a picco sul mare nel 1563 e convertito prima in Palazzo Reale e successivamente, nel 1830, in una cittadella carceraria che rimase operativa fino al 1988.


Procida con il faro sullo sfondo Giuma*

Luigi L. Silipo*


Procida iacomino FRiMAGES*



Procida IgorZh*



Una storia antica

L

asciamoci Procida alle spalle e torniamo al Faro di Capo Miseno: per capire la bellezza e l’importanza di questo luogo, che soprattutto al tramonto sprigiona fascino e mistero, occorre fare un lungo viaggio indietro nel tempo. La costruzione del faro è del 1867, nello stesso posto dove già sorgeva una torre spagnola di avvistamento dei Saraceni, ma il sentiero che conduce fin qui ricalca secoli di storia. Quella più recente riguarda la Seconda Guerra Mondiale, quando i bombardamenti tedeschi colpirono il faro rendendone necessario un completo restauro appena tre anni dopo la fine del conflitto bellico. Oggi il sentiero che segue la caldera dell’antico vulcano è particolarmente suggestivo: oltre alla vista scenografica sul mare, si passa in mezzo a casematte, boschi e persino testimonianze di epoca romana. Proprio così: la storia di Miseno è antichissima e inizia con un mito raccontato da Virgilio nell’Eneide, dove si intrecciano la Sibilla Cumana, Enea e l’ira degli dèi.

costagliola*

Francesca Sciarra*


Francesca Sciarra*


Miseno di Bacoli Francesco Ricciardi Exp*



Marco Vigliotti*



Imma Gambardella*

Rosario Autiero*

Grotta della Dragonara Stefano_Valeri*


Miseno e l’Eneide

M

iseno era un trombettiere dell’esercito di Troia, grande amico di Ettore e di Enea: si riteneva così bravo da sfidare Tritone, che invidioso lo gettò in mare provocandone la morte. Come si arriva dall’Eneide a Capo Miseno? Virgilio scrive che Enea, fuggito da Troia e approdato sulla costa italiana, si reca dalla Sibilla Cumana per sapere cosa gli riserva il futuro. Come risposta, ottiene l’invito a trovare il ramoscello d’oro sacro a Proserpina e a seppellire Miseno per evitare di imbattersi in guerre e spargimenti di sangue. L’eroe troiano recupera il corpo dell’amico gettato sulla spiaggia dalle onde, lo brucia e costruisce per lui un immenso tumulo: ecco la nascita di Capo Miseno, una grandiosa tomba per Miseno, compagno di viaggio di Enea. Durante una gita al Faro di Miseno, a picco sulla spiaggia, da non perdere è la Grotta della Dragonara, imponente cisterna scavata nel tufo con tre lucernari visitabili: si trova a ridosso della Villa di Lucullo, console romano che dotò i giardini di peschiere e fontane.


Faro di Capo Miseno costagliola*


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In vacanza? Con tutta la famiglia!

Dolce Casa Family Hotel & Spa


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

C

oppie, viaggiatori solitari, gruppi di amici, famiglie con bimbi al seguito, leisure, business e bleisure: il panorama dell’offerta turistica del Belpaese sta sempre più affinando le proposte, profilandole e quasi cucendole su misura per i diversi target nei quali si scompone la domanda, divenuta più esigente e informata. E se da un lato, quindi, ecco comparire resort e strutture alberghiere “adults only”, dall’altro sono sempre più numerosi gli hotel che studiano i propri servizi e facility sulle necessità degli ospiti più piccoli. No, non stiamo

parlando dei famosi – e preziosissimi – mini club che caratterizzano soprattutto i villaggi turistici o, meglio, non solo di quelli: dal regalino di benvenuto agli orari dei pasti elastici, dalla merenda a metà pomeriggio allo sgabellino per il lavandino, dalle family room ai trattamenti wellness ad hoc, sono infatti numerosi e talvolta impensabili i servizi che possono fare la differenza quando si viaggia con i bambini. Scopriamone allora di più “visitando” una manciata di strutture che hanno fatto dell’ospitalità dei più piccoli una vera mission.

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Porto Canale Leonardesco di Cesenatico hans janssens**

Adriatico: bien vivre e relax

I

niziamo il nostro viaggio dalla Riviera Romagnola, che forse per prima ha rivolto la propria attenzione alle famiglie di viaggiatori e agli ospiti più piccoli. Qui, per esempio, il Club Family Hotel Serenissima a Cesenatico, oltre alla consulenza pediatrica gratuita e alla sala pappe–biberoneria aperta 24h e corredata con cibi freschi, coccola i bimbi con la merendina da mangiare sotto l’ombrellone dopo

aver trascorso la mattinata in mare o nella piscina dedicata – riscaldata e con acquascivolo – e con innumerevoli proposte di gioco, come il galeone dei pirati pieno di palline, i gonfiabili e l’area giochi interattivi; e ancora, tate e animatori divisi per fasce d’età, dagli otto mesi ai 17 anni. Sempre sulla costa adriatica ma più a sud – e precisamente a Vieste – l’Hotel Gattarella ha improntato la sua


offerta all’insegna del “no-stress” per gli adulti: dal “Baby me kit” che prevede una serie di attrezzature e prodotti per i bimbi in modo che i genitori non debbano portare tutto da casa – ci sono persino il passeggino, la sterilizzatrice e i pannoloni –, alla postazione dedicata in spiaggia – formata da tre

ombrelloni –, all’Isola Baby al ristorante, dove i più piccoli possono mangiare insieme agli animatori; per i bimbi, invece, oltre ai gonfiabili, a diversi playground e alla possibilità di avvicinarsi in tutta sicurezza a svariati sport, c’è addirittura un asilo nido corredato con materiale Montessori.

Vieste Jacques Savoye**


In montagna, in tutte le stagioni

U

n’altra regione particolarmente attenta alle esigenze dei più piccoli è il Trentino, dove c’è davvero l’imbarazzo della scelta tra strutture family-oriented e alberghi a misura di bambino. Il Dolce Casa Family Hotel & Spa di Moena è uno di questi, con i suoi cinquecento metri quadrati dedicati all’animazione dai dodici mesi in su – dove i bambini possono scegliere tra castelli, labirinti, scivoli e persino un’arena sportiva – e con le sue due piscine interne riscaldate – con giochi d’acqua, scivolo e cascata – ad uso esclusivo dei bimbi. E, ça va sans dire, in inverno non mancano le attività sulla neve formato “kid”, dai corsi di sci alle passeggiate. È affacciato

Dolce Casa Family Hotel & Spa

Dolce Casa Family Hotel & Spa


Mirtillo Rosso Family Hotel

invece sul Monte Rosa il Mirtillo Rosso Family Hotel di Alagna (in Piemonte) che si dichiara il primo Christmas Hotel in Italia: ogni dettaglio della struttura rimanda infatti al Natale, avvolgendo i bimbi in un’atmosfera magica e invitandoli a scoprire spazi sorprendenti in tutto l’albergo, compresa la Spa, con aree per tutta la famiglia. E oltre ai mini club divisi per fasce d’età, l’hotel propone una serie di attività ludiche – che possono svolgersi anche in paese e in mezzo alla natura – da prenotare comodamente online.

Attività al Mirtillo Rosso Family Hotel


Vacanza family esclusiva? Why not?!

S

e è innegabile che la nostra Penisola sia ricca di destinazioni d’élite, i cui nomi bastano all’immaginario collettivo per evocare atmosfere raffinate e ambienti sontuosi, è oggi pur vero che, scegliendo la struttura alberghiera adeguata, è possibile vivere l’esclusività anche in “formato famiglia”, coniugando lusso e divertimento. A Ischia, per esempio, il Park Hotel Terme Mi-

Castello Aragonese di Ischia esherez*

chelangelo ha deciso di scommettere sul wellness – com’è tradizione per l’isola campana – con una delle beauty farm termali più moderne e attrezzate dell’isola, ma anche sui bimbi, con trattamenti e aree Spa dedicati, con quattrocento metri quadrati di ludoteca, con spazi esterni addobbati con gonfiabili e giostre, e con a una splendida piscina con scivoli e altri giochi. A Or-


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Cavallino Bianco Family Spa Grand Hotel

tisei (in Val Gardena), l’esclusività si coniuga con il comfort al Cavallino Bianco Family Spa Grand Hotel – che tra l’altro si è aggiudicato il secondo posto tra gli hotel per famiglie in Italia nel 2020 secondo la Travelers’ Choice di Tripadvisor, dietro solo al Club Family Hotel di Riccione –: suite raffinate, cucina gourmet con menu anche per i più

piccoli e 2.900 metri quadrati di Spa con programmi fitness e wellness per tutte le età scandiscono una vacanza dove non mancano anche la scuola interna sia di sci sia di bike, per aggiungere un tocco di memorabilità e avventura.

Cavallino Bianco Family Spa Grand Hotel


Nicoletta Toffano

facebook.com/nicoletta.toffano

Occhio di Jeddah IVAN KUZKIN*


Oltreconfine: Oltreconfine Francia

Storie di luce per naviganti

I

fari. L’umanità ha sempre avuto un particolare rapporto con queste entità affascinanti, irrinunciabili per chi del mare ha fatto una risorsa di vita: capitani e pescatori, ma anche pirati e corsari. La loro origine si perde con quella dell’uomo che, spinto dalla necessità di trovare approdi sicuri, ha iniziato ad accendere fuochi lungo le coste. Ma la situazione si è ben presto evoluta: all’imboccatura dei porti con il tempo sono nate architetture sempre più belle e complesse, spesso divenute simboli stessi dei luoghi in cui sono state edificate. I fari sono diffusi oggi in tutto il mondo e il

primato dell’altezza spetta all’Occhio di Jeddah che, costruito nel 1990, svetta con i suoi 133 metri sul porto dell’omonima città saudita affacciata sul Mar Rosso. E benché ai nostri giorni, con l’avvento delle nuove tecnologie satellitari, i fari abbiamo in parte perso la funzione di “bussola per naviganti”, il loro valore iconico non viene meno: nella vecchia Europa la loro luce orienta in un affascinante viaggio nella storia che si snoda tra borghi antichi e paesaggi fantastici, tra promontori solitari e aspri dirupi, tra isole disabitate e rocce a pelo d’acqua.


Navigando tra le origini:

Grecia, Galizia e Irlanda

T

ra le sette meraviglie del mondo antico c’erano proprio due fari edificati intorno al III secolo a.C.: il Colosso di Rodi, di cui resta solo la memoria, e il Faro di Alessandria, sull’isola di Pharos, il cui ricordo giace in fondo al mare. Alla ricerca del faro attivo più antico al mondo si approda invece in Galizia nella romana Brigantium (l’attuale La Coruña): il suo nome è “La torre di Ercole” e, convertito nel Medioevo in fortificazione, oggi rappresenta una delle attrazioni principali della cittadina spagnola. Bisogna poi far rotta verso il sud dell’Irlanda e puntare il promonto-

Hook Head Bruno Biancardi*

rio di Hook Head per scoprire il secondo faro ancora funzionante più antico al mondo. Eretto in epoca medievale, segna l’imboccatura al porto di New Ross, fino al XIX secolo un fiorente borgo portuale. La località è celebre per i suoi pub (si trova qui la massima concentrazione di tutta l’Irlanda!) e per essere il luogo originario della famiglia Kennedy: da qui i bisnonni di JFK emigrarono nel 1848 in America. Alla mitica dinastia è dedicato a luglio un festival artistico-musicale oltre a un itinerario che comprende la visita alla casa natale e al Kennedy Arboretum.


Oltreconfine

Torre d’Ercole saiko3p *


Hook Head Emil Sutak*


Oltreconfine


Faro di Cordouan Stephane Bidouze*

Baia di Morlaix andre quinou*

Faro dell’Île Vierge Alex Stemmer*


Oltreconfine

A vele spiegate verso la modernità: l’estuario della Gironda e la penisola del Finistère

È

nel periodo rinascimentale e barocco che i fari, oltre a segnalare la costa, diventano anche monumenti. Uno dei massimi esempi lo troviamo nel sud-ovest della Francia dove in mezzo al mare, sui banchi sabbiosi dell’estuario della Gironda, il Faro di Cordouan, voluto da Enrico III nel 1584, svetta alto ornato di scaloni, sculture e vetrate a mosaico. Nominato “Faro dell’anno 2019”, si raggiunge dal grazioso borgo di Royan, riparata località balneare sull’Atlantico. Navigando lungo la costa in direzione nord si raggiunge la Bretagna, dove nei secoli fu realizzato il primo sistema di fari costieri,

oggi valorizzati attraverso un itinerario turistico denominato “La strada dei fari”. Se ne trovano più di cinquanta nella sola penisola del Finistère, tra questi i più scenografici sono: il Faro di Kéreon, dagli interni decorati in legno, il Faro d’Ar-Men su una roccia immersa al largo dell’Île-de-Sein e il Faro dell’Île Vierge che, con la misura di 82,5 metri è il più alto d’Europa. Ed è sempre qui che si può anche soggiornare in alcuni fari trasformati in romantici B&B come quello di Ile Louet: al centro di un’isoletta rocciosa nella baia di Morlaix, raggiungibile dal borgo costiero di Carantec.


Interno del Faro di Cordouan Stephane Bidouze*


Oltreconfine


Faro di Cordouan Stephane Bidouze*


Oltreconfine


Faro di Kéreon Stephane Bidouze*


Oltreconfine


Faro di Capo Ajo Tramont_ana*

Dalle Canarie all’Islanda:

gli approdi del futuro

P

er arrivare a epoche più recenti, moderni architetti hanno reinterpretato i fari con nuove forme e materiali, come quelli utilizzati negli Anni ‘90 per realizzare il monumentale faro in cemento armato di Punta del Hidalgo o l’essenziale faro metallico di Puerto della Cruz, entrambi nell’isola di Tenerife. Nel XXI secolo, inoltre, un po’ in tutta Europa si stanno moltiplicando le operazioni di conservazione di questi manufatti, considerati punti salienti nella storia dell’umanità. Così in Danimarca, nello Jutland, sull’Isola di Egtved è stata intrapresa un’operazione monumentale per salvare il centenario Faro di Rubjerg Knude, spostandolo di ottanta

metri per evitarne l’erosione. In Spagna il Faro di Capo Ajo, una torre tutta bianca che dal 1930 illumina e guida le navi lungo la costa cantabrica, ha subito una suggestiva trasformazione arcobaleno, opera dell’artista Okuda San Miguel. Spesso i fari sono diventati musei del mare e sempre più frequentemente sono stati riconvertiti in singolari strutture per l’ospitalità. Una per tutte in Islanda dove, sulla remota penisola di Dyrhólaey, tra faraglioni e archi naturali, il faro datato 1901 è stato trasformato in un’esclusiva struttura ricettiva, buon punto di partenza per emozionanti itinerari dell’Islanda meridionale.


Oltreconfine

Faro di Rubjerg Knude A.Bodemer*

Faro di Dyrhólaey Vadym Lavra*

Faro di Punta del Hidalgo Anyarnia*

Faro di Puerto de la Cruz Henryk Sadura*


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Faro di Capo Ajo Hector Herrero Martin*


Oltreconfine



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

La Leggenda ...di Papà Lucerna e del santo protettore dei guardiani dei fari

S

iamo a Portovenere, in provincia della Spezia, e il nostro sguardo è rivolto a sud, verso quel tratto di mare che è molto caro ai naviganti di queste coste. In queste poche miglia nautiche sono nate non solo leggende marinare, ma anche un uomo leggendario. Un vero e proprio santo che ha dedicato gran

parte della sua vita alla salvaguardia di chi il mare doveva navigarlo, un po’ per vivere, un po’ per necessità. Forse non a caso questo sant’uomo è nato su un’isola la cui nascita è legata alla leggenda di un altro personaggio leggendario. Non ci resta che iniziare dal principio e… salpare.

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Isola del Tino


La leggenda di Papà Lucerna e il santo protettore dei guardiani dei fari

Affresco di un pescatore della città minoica di Akrotiri sull’isola greca di Santorini wikimedia.org

Papà Lucerna P

apà Lucerna nacque debole e gracile tanto che la madre, vergognandosi del figlio, lo abbandonò. Una sua zia decise di adottarlo e per rimetterlo in forze usò uno stratagemma piuttosto particolare: lo appese al soffitto aspettando che il fumo e l’aria calda della casa lo rendessero più forte. Non solo lo stratagemma

funzionò, ma addirittura Papà Lucerna divenne prestante e atletico. Non è chiaro se si deve alla strana cura anche il fatto che Papà Lucerna avesse una grande inventiva che metteva in pratica ogni qualvolta se ne presentava l’occasione: costruiva mirabili oggetti per la pesca che vendeva con discreto successo, per esempio.


Fratelli invidiosi

Nassa del pescatore MUSEO TECNICO NAVALE LA SPEZIA (facebook.com/MuseoNavaleSpezia)

Lucerna inventò questo tipo di paniere di vimini che intrappolava i pesci grazie a un’apertura a tronco di cono. Una volta dentro, la preda non poteva più uscire. I fratelli di Papà Lucerna inventarono anche loro qualcosa di simile, ma non capirono che dotando i panieri di due aperture facevano sì che i pesci entrassero da una ma uscissero dall’altra. Tutti si fecero beffa di loro e questo fu lo smacco decisivo. Da quel giorno non vollero più Papà Lucerna in barca con loro e gli portarono via tutti gli attrezzi da pesca inclusi ami, esche e lenze.

La leggenda di Papà Lucerna e il santo protettore dei guardiani dei fari

V

isto il notevole miglioramento del figlio, la madre di Papà Lucerna lo riaccolse in famiglia ma i suoi quattro fratelli non fecero i salti di gioia per l’avvenimento. Lo vedevano con malanimo in quanto Papà Lucerna era in tutto, e di gran lunga, migliore di loro. Più forte, più bello, più intelligente, Papà Lucerna usava gli attrezzi di sua invenzione per la pesca e pescava molto più dei quattro fratelli, i quali, stracolmi di invidia, cercavano in tutti i modi di imitarlo con penosi e imbarazzanti insuccessi. Come la faccenda delle nasse. Si dice che Papà


La leggenda di Papà Lucerna e il santo protettore dei guardiani dei fari

La Palmaria e la grande nave M

a Papà Lucerna non era tipo da farsi scoraggiare da certi mezzucci e torcendo una caviglia di ferro (attrezzo che serve a tenere insieme le assi delle navi) ne ricavò un amo che, unito a una fune, lanciò in mare dalla punta del promontorio di Portovenere. I quattro fratelli guardavano Papà Lucerna e quella sua lenza improvvisata con un’incuriosita aria di beffa ma dopo qualche istante, ecco uno strattone! Qualcosa aveva abboccato e sembrava essere bello grosso. Papà Lucerna raccolse tutte le sue forze e, davanti allo stupore generale, il pescatore tirò fuori dal mare un’intera isola: la Palmaria. Questa fu una delle

La “pesca“ della Palamaria silvia_crestani** - photo editing e-borghi

ultime imprese di Papà Lucerna su queste coste prima di prendere il comando della sua grande nave. Una nave dalle dimensioni talmente grandi che i comandi del capitano venivano passati tramite messaggeri a cavallo e se si doveva andare da poppa verso prua, si partiva da giovani e si arrivava con i capelli bianchi. La grande nave di Papà Lucerna era destinata a navigare per sempre e non attraccare mai in nessun porto. Un equipaggio operoso e felice, guidato da un leggendario comandante, esperto, e dagli occhi buoni, su acque tranquille. Si dice che vederla all’orizzonte sia segno di buon auspicio e buona navigazione.


Venerio P

assarono secoli, o forse millenni, e su quella stessa isola tirata in secca da Papà Lucerna, Palmaria, nacque Venerio (circa nel 560 dopo Cristo). Nato da famiglia nobile e abile negli studi, Venerio fu presto ordinato sacerdote ma forse furono queste qualità, che avrebbero potuto portarlo sulla via della superbia, ad avvicinarlo a una vita monastica di povertà, meditazione e penitenza. Dopo aver sconfitto l’eresia che si stava insediando in Portove-

nere, Venerio ne divenne abate e, sempre con questa carica, sconfisse dei nuclei ariani sulle pendici rupestri di Capo Corvo. La sua vita monastica lo portò anche in Corsica dove diede vita a nuove comunità religiose. La fama di nobile uomo di chiesa si era ormai sparsa nel golfo della Spezia ma fu proprio questo che forse spinse Venerio a rifugiarsi sull’Isola del Tino, rinunciando volontariamente alla carica di abate, portando avanti una vita da eremita.

La leggenda di Papà Lucerna e il santo protettore dei guardiani dei fari

Statua lignea di san Venerio MUSEO TECNICO NAVALE LA SPEZIA (facebook.com/MuseoNavaleSpezia)


La leggenda di Papà Lucerna e il santo protettore dei guardiani dei fari

Resti del monastero sull’Isola del Tino Elisabetta Cesari, Associazione Amici dell’isola del Tino

Il santo marinaio L

a vita solitaria dell’isola non impedì a Venerio di fare del bene, anzi era un uomo miracoloso. Durante la sua permanenza sull’Isola del Tino fece molto: ogni notte accendeva dei grandi fuochi per fornire ai naviganti un riferimento nell’oscurità; resuscitò due annegati e un marinaio colpito da una roccia; propiziò il vento per la navigazione o suscitò tempeste quando ce ne fu bisogno e sembra fu responsabile per l’utilizzo della pratica dell’armo latino (una vela triangolare con antenna ideale per risalire il vento) in quelle acque. I fedeli del golfo gli portavano dell’orzo e questo cresceva anche fuori stagione grazie alla benevolenza divina. Sembra anche che Venerio ri-

cacciò in mare un enorme pesce, forse un drago, che minacciava i naviganti e distruggeva imbarcazioni, chiedendoglielo nel nome della Santa Trinità. Per la sua fama di sant’uomo ricevette visite di ambasciatori da parte del papa Gregorio Magno, di cardinali di Roma e di Costantinopoli e forse anche dallo stesso imperatore Bizantino, Foca. Ma tutta questa notorietà era esattamente ciò che Venerio voleva evitare e un giorno scappò in Corsica con la promessa di tornare sulla sua isola solo dopo aver ricevuto la premonizione della propria morte. Quando questo avvenne, ottenne il passaggio da una nave diretta in Sardegna e, una volta giunto sull’Isola del Tino, morì.


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Il suo faro L

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Isola del Tino e il suo faro Elisabetta Cesari, Associazione Amici dell’isola del Tino

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mento per l’attuale faro che, inizialmente, rischiarava le notti dei naviganti alimentato con oli vegetali. Nel 1840 venne costruita la torre del faro che ancora rischiara le notti di questa porzione di Mar Ligure. Il patrimonio dell’Isola del Tino è salvaguardato e valorizzato dalla Marina Militare Italiana e dal 2020 dall’Associazione Amici dell’Isola del Tino, un’associazione formata da un gruppo di persone appassionate di storia, mare, ambiente e navigazione. I primi a sostenere che l’Isola del Tino sia un’isola di luce.

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apà Lucerna e San Venerio. Due figure che rappresentano la devozione e il rispetto dell’uomo per il mare. Tornando brevemente alla grande nave di Papà Lucerna, mi immagino la grande nave, durante una notte senza luna, fare l’inchino alla luce del faro dell’Isola del Tino mentre il capitano dagli occhi buoni agita la mano in segno di saluto a San Venerio.

La leggenda di Papà Lucerna e il santo protettore dei guardiani dei fari

a vita di quello che ormai era già San Venerio era legata al mare e alla sua gente tanto che oggi è il Santo Protettore del golfo della Spezia, di Reggiolo, di Reggio Emilia ed è anche santo patrono dei fanalisti italiani (coloro che si occupano del funzionamento dei fari marittimi). Su quell’isola, tanto amata dal santo, fu eretto un monastero benedettino del quale si possono ancora vedere i resti e che dopo la morte del santo fu centro di divulgazione delle sue imprese in ogni angolo del Mar Ligure e dell’alto Mar Tirreno. Sempre sull’Isola del Tino, i Genovesi costruirono un torrione che venne utilizzato in seguito come basa-



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