7 minute read
Innamorarsi a Varenna
E' senza dubbio uno dei borghi più romantici e pittoreschi del ramo lecchese del Lago di Como, Varenna, un gomitolo di case dai tenui colori pastello e di raffinate dimore aristocratiche annunciate da spettacolari giardini, un gioiello letteralmente incastonato tra i riflessi iridescenti dell’acqua lariana e il verde della vegetazione circostante che lo sovrasta da lussureggianti alture. Perdersi tra le suggestive “contrade” che scandiscono la struttura urbanistica – in particolare Contrada Ripida e Contrada del Porto – le curatissime stradine, le ripide scalinate e i vicoletti in salita di Varenna, regala scorci romantici di raro fascino, con il lago e le sue multiformi atmosfere come quinta d’eccezione, ravvivata dalla minuscola quanto scenografica baia dell’imbarcadero, dove approdano aliscafi, traghetti e battelli turistici – imperdibile è il meraviglioso scorcio del borgo che si ammira arrivandovi proprio dal lago – e attraccano colorati gozzi e affusolate barche a vela.
Advertisement
Storia millenaria
Proprio le imbarcazioni, oggi principalmente da diporto, ci suggeriscono le origini di Varenna: i primi cenni storiografici risalgono infatti all’anno 769, quando il borgo era un piccolo e semplice villaggio di pescatori, prima di fiorire sotto il dominio di diverse casate lombarde, Visconti, Dal Verme e Sforza in primis. Non mancarono tuttavia episodi cruenti nella storia di questo lembo di terra adagiato sull’acqua, come la distruzione dell’abitato da parte dell’esercito comasco nel 1126 – Varenna era alleata a Milano –
ma l’evento che ancora oggi viene ricordato con una spettacolare rievocazione storica in costume è l’esodo dei Comacini dall’isola omonima – l’unica del Lago di Como – messi in fuga nel 1169 ancora una volta dai Comaschi: il primo sabato di luglio, insieme al corteo in abiti d’epoca, anche il lago si veste a festa e viene illuminato da migliaia di “lumaghitt” (i lumini galleggianti), a ricordare proprio gli abitanti dell’Isola Comacina, costretti a prendere la via del lago abbandonando le proprie case in fiamme.
Un borgo autentico
Se passeggiare senza una meta precisa consente di imbattersi negli scorci più romantici di Varenna quasi all’improvviso, assaporando la bellezza di ogni affaccio sul lago e la sorpresa di ogni dettaglio – di rara suggestione sono i numerosi archetti di congiunzione tra le case, particolarmente fitti in Contrada dell’Arco – è il suo cuore storico a lasciare letteralmente senza fiato. A iniziare dall’armonia cromatica delle abitazioni – tutelate da regole ben precise relative ai colori e ai materiali utilizzabili in fase di restauro per conservarne intatta l’atmosfera –, per continuare
con San Giorgio, sulla quale si affacciano ben quattro chiese. Le più antiche sono quella di San Giorgio, splendido esempio di architettura medievale lombarda in pietra viva risalente al XIII secolo e costruita sui resti di un tempio romano, e quella di San Giovanni Battista, tra i luoghi di culto più antichi dell’intera area lariana, datato addirittura all’XI secolo: la sobrietà austera degli esterni di entrambi gli edifici religiosi contrasta armoniosamente con gli interni, decorati da preziosi affreschi e da frammenti pittorici di origini antichissime.
Tra favola e leggenda
Ma non sono solo gli scorci e i vicoli a rendere la perla del Lario – così è nota Varenna – una destinazione da favola romantica: il borgo vanta anche un vero e proprio percorso consacrato all’amore; una struttura - già dedicata al momento della sua inaugurazione nel 1983 ai partecipanti della Scuola Internazionale di Fisica di Villa Monastero, fondata da Enrico Fermi negli anni Cinquanta - divenuta nel sentire comune e col passare dei decenni la Passeggiata degli Innamorati. Si tratta di un percorso pedonale in parte sospeso sull’acqua, che conduce dall’imbarcadero al centro del paese, costeggiando la parete rocciosa e regalando panorami mozzafiato sul lago e le montagne circostanti. E, come in ogni favola che si rispetti, anche Varenna ha il suo maniero, il Castello di Vezio, un antico avamposto militare
che domina il lago e i borghi circostanti da oltre mille anni – benché il nome sia romano, la leggenda narra che fu la regina longobarda Teodolinda a volerne la costruzione –. Oltre alla vista che si gode dalla torre di avvistamento, il castello merita un visita anche per ammirare il rarissimo esemplare di Lariosauro, un rettile marino preistorico rinvenuto nelle vicinanze, per passeggiare nei suoi giardini e per familiarizzare con i rapaci del centro di falconeria che vi ha sede.
Echi nobiliari
Le attrazioni di Varenna non sono ancora finite: il delicato borgo racchiude, infatti, anche una serie di splendide ville incorniciate da giardini spettacolari, che richiamano alla mente i fasti del passato e delle “villeggiature” dell’aristocrazia. Villa Cipressi – sede comunale per romantici matrimoni di rito civile e recentemente ristrutturata dalla concessionaria proprietà dell’adiacente storico Hotel Royal Victoria - merita una visita per perdersi tra i vialetti, le scalinate e i terrazzamenti del suo magnifico giardino botanico - inserito nel prestigioso circolo dei “Grandi Giardini Italiani” - seguendo i profumi delle numerose specie vegetali presenti, dall’agave americana alla tamerice,
all’araucaria. Anche Villa Monastero, sede di prestigiosi convegni scientifici – il cui nome ricorda l’origine del corpo principale risalente al XII secolo, un monastero cistercense – vale assolutamente una sosta, ancora una volta per il lussureggiante giardino botanico, ma anche per ammirare i pezzi di arredo e i decori originali che impreziosiscono le diverse sale. Infine le dimore private di Villa Venini-Mapelli-Sozzi, in puro stile Neoclassico, dal curatissimo giardino digradante al lago e di Villa Palma, con la sua foggia classicheggiante e dai sapienti rimaneggiamenti in stile Liberty.
Un fiume da guinness
Lasciato l’abitato principale di Varenna, una breve passeggiata conduce alla graziosa frazione di Fiumelatte, con le sue case colorate addossate le une alle altre e scenograficamente affacciate sul lago. Il paesino vanta tuttavia anche un’altra attrazione: qui si trovano infatti le sorgenti del misterioso fiume omonimo. Oltre a essere menzionato tra i fiumi italiani dal percorso più breve – è lungo appena 250 metri – il Fiumelatte – che deve il nome all’impetuosità della sua discesa verso il lago,
che dona alle sue fragorose acque un’affascinante colorazione bianco-lattea – è un corso d’acqua temporaneo che compare rapidamente da fine marzo per scomparire altrettanto rapidamente a ottobre. Proprio questo fenomeno singolare ha alimentato nei secoli leggende e studi illustri circa le sue ipotetiche origini glaciali – si tratterebbe quindi di un “troppopieno” – e ha attirato l’attenzione anche di grandi personaggi: ne fa cenno persino Leonardo da Vinci, quando parla del “Fiumelaccio” nel foglio 214 del Codice Atlantico.
Sapori lacustri
Dopo tanto girovagare, tra vicoli, fiumi e castelli, c’è un ultimo aspetto di Varenna che non va assolutamente trascurato, quello gastronomico. Non si può infatti lasciare il delizioso borgo senza aver assaggiato i piatti della tradizione locale, accomodandosi in uno degli invitanti ristorantini panoramici che ne punteggiano il lungolago. E proprio il lago con i suoi prodotti, ça va sans dire, è il protagonista della tavola: lavarelli, pesce persico, trote e missoltini declinano i loro
inconfondibili sapori per creare piatti stuzzicanti, dal risotto al persico ai fritti di lago, dai Missultèn (i missoltini in dialetto locale) essiccati al sole e accompagnati da polenta al pesce in carpione, ai filetti di trota alla griglia. E per chi non ama il pesce, i menu offrono anche golosi piatti legati ai prodotti della terra – funghi in primis –, ma anche ai prelibati salumi e formaggi locali, senza dimenticare la vicina Valtellina, con la sua bresaola, e con i robusti vini rossi dalle tonalità rubino.