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Oltreconfine: Francia, Storie di luce per naviganti

I fari. L’umanità ha sempre avuto un particolare rapporto con queste entità affascinanti, irrinunciabili per chi del mare ha fatto una risorsa di vita: capitani e pescatori, ma anche pirati e corsari. La loro origine si perde con quella dell’uomo che, spinto dalla necessità di trovare approdi sicuri, ha iniziato ad accendere fuochi lungo le coste. Ma la situazione si è ben presto evoluta: all’imboccatura dei porti con il tempo sono nate architetture sempre più belle e complesse, spesso divenute simboli stessi dei luoghi in cui sono state edificate. I fari sono diffusi oggi in tutto il mondo e il primato dell’altezza spetta all’Occhio di Jeddah che, costruito nel 1990, svetta con i suoi 133 metri sul porto dell’omonima città saudita affacciata sul Mar Rosso. E benché ai nostri giorni, con l’avvento delle nuove tecnologie satellitari, i fari abbiamo in parte perso la funzione di “bussola per naviganti”, il loro valore iconico non viene meno: nella vecchia Europa la loro luce orienta in un affascinante viaggio nella storia che si snoda tra borghi antichi e paesaggi fantastici, tra promontori solitari e aspri dirupi, tra isole disabitate e rocce a pelo d’acqua.

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Navigando tra le origini: Grecia, Galizia e Irlanda

Tra le sette meraviglie del mondo antico c’erano proprio due fari edificati intorno al III secolo a.C.: il Colosso di Rodi, di cui resta solo la memoria, e il Faro di Alessandria, sull’isola di Pharos, il cui ricordo giace in fondo al mare. Alla ricerca del faro attivo più antico al mondo si approda invece in Galizia nella romana Brigantium (l’attuale La Coruña): il suo nome è “La torre di Ercole” e, convertito nel Medioevo in fortificazione, oggi rappresenta una delle attrazioni principali della cittadina spagnola. Bisogna poi far rotta verso il sud dell’Irlanda e puntare il promontorio di Hook Head per scoprire il secondo faro ancora funzionante più antico al mondo. Eretto in epoca medievale, segna l’imboccatura al porto di New Ross, fino al XIX secolo un fiorente borgo portuale. La località è celebre per i suoi pub (si trova qui la massima concentrazione di tutta l’Irlanda!) e per essere il luogo originario della famiglia Kennedy: da qui i bisnonni di JFK emigrarono nel 1848 in America. Alla mitica dinastia è dedicato a luglio un festival artistico-musicale oltre a un itinerario che comprende la visita alla casa natale e al Kennedy Arboretum.

Hook Head

Bruno Biancardi

Hook Head

Emil Sutak

Baia di Morlaix andre quinou*

Andre Quinou

A vele spiegate verso la modernità:l’estuario della Girondae la penisola del Finistère

È nel periodo rinascimentale e barocco che i fari, oltre a segnalare la costa, diventano anche monumenti. Uno dei massimi esempi lo troviamo nel sud-ovest della Francia dove in mezzo al mare, sui banchi sabbiosi dell’estuario della Gironda, il Faro di Cordouan, voluto da Enrico III nel 1584, svetta alto ornato di scaloni, sculture e vetrate a mosaico. Nominato “Faro dell’anno 2019”, si raggiunge dal grazioso borgo di Royan, riparata località balneare sull’Atlantico. Navigando lungo la costa in direzione nord si raggiunge la Bretagna, dove nei secoli fu realizzato il primo sistema di fari costieri, oggi valorizzati attraverso un itinerario turistico denominato “La strada dei fari”. Se ne trovano più di cinquanta nella sola penisola del Finistère, tra questi i più scenografici sono: il Faro di Kéreon, dagli interni decorati in legno, il Faro d’Ar-Men su una roccia immersa al largo dell’Île-de-Sein e il Faro dell’Île Vierge che, con la misura di 82,5 metri è il più alto d’Europa. Ed è sempre qui che si può anche soggiornare in alcuni fari trasformati in romantici B&B come quello di Ile Louet: al centro di un’isoletta rocciosa nella baia di Morlaix, raggiungibile dal borgo costiero di Carantec.

Interno del Faro di Cordouan

Stephane Bidouze

Interno del Faro di Cordouan

Stephane Bidouze

Faro di Cordouan

Stephane Bidouze

Faro di Kéreon

Stephane Bidouze

Dalle Canarie all’Islanda:gli approdi del futuro

Faro di Capo Ajo

Tramont_ana

Per arrivare a epoche più recenti, moderni architetti hanno reinterpretato i fari con nuove forme e materiali, come quelli utilizzati negli Anni ‘90 per realizzare il monumentale faro in cemento armato di Punta del Hidalgo o l’essenziale faro metallico di Puerto della Cruz, entrambi nell’isola di Tenerife. Nel XXI secolo, inoltre, un po’ in tutta Europa si stanno moltiplicando le operazioni di conservazione di questi manufatti, considerati punti salienti nella storia dell’umanità. Così in Danimarca, nello Jutland, sull’Isola di Egtved è stata intrapresa un’operazione monumentale per salvare il centenario Faro di Rubjerg Knude, spostandolo di ottanta metri per evitarne l’erosione. In Spagna il Faro di Capo Ajo, una torre tutta bianca che dal 1930 illumina e guida le navi lungo la costa cantabrica, ha subito una suggestiva trasformazione arcobaleno, opera dell’artista Okuda San Miguel. Spesso i fari sono diventati musei del mare e sempre più frequentemente sono stati riconvertiti in singolari strutture per l’ospitalità. Una per tutte in Islanda dove, sulla remota penisola di Dyrhólaey, tra faraglioni e archi naturali, il faro datato 1901 è stato trasformato in un’esclusiva struttura ricettiva, buon punto di partenza per emozionanti itinerari dell’Islanda meridionale.

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