e-borghi travel magazine: n. 27 - agosto settembre 2021 - rivista di viaggi

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Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

Anno 3 Numero 27 Edizione gratuita

SPECIALE ENERGIA E RELAX

Lazio,

Penisola del Sinis,

Emilia,

Val di Vara,

Sasso di Castalda,

nel vento e nel blu

vacanze green e slow

borghi e cammini straordinario quotidiano emozioni lucane

Oltreconfine:

Islanda a tutta natura

Bike Hotels Italia,

in viaggio su due ruote

Leggenda:

il mandorlo in fiore

www.e-borghitravel.com




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Levanto (La Spezia) fokke baarssen*


® e-borghi travel 27 • 2021 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Amina D’Addario, Alessandra Boiardi, Gaia Guarino, Luca Sartori, Simona P.K. Daviddi, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione Via Achille Grandi 46 20017 Rho (Milano) info@3scomunicazione.com tel. 0292893360 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2021 e-borghi®

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Con il patrocinio di

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Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano


Essere imprenditori Crai vuol dire essere al servizio del proprio territorio. Con passione, impegno e gesti concreti. Marzo 2020: i comuni di Bergamo e provincia diventano zona rossa. Luca, titolare di un negozio Crai, non si perde d’animo e decide di diventare il capofamiglia del comune in cui abita: Sedrina. Come un bravo papà, decide di lavorare giorno e notte per non fare mancare nulla ai suoi clienti. Consegna personalmente la spesa a chi non può uscire di casa. Luca non ricorda quante ore di sonno ha perso in due mesi, né quanti guanti e mascherine ha consumato. Ma sa che rifarebbe tutto allo stesso modo. Per vivere e conoscere le nostre “storie a chilometro vero” inquadra il QR code che trovi qui sotto. sotto.

craispesaonline.it

craiweb.it craiweb.it


ditoriale

eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

V

oglia di leggerezza. A ritmo slow o vibrante di adrenalina, la parola d’ordine dell’estate 2021 è “spensieratezza”. Ed è con questo spirito che abbiamo realizzato il nuovo numero di e-borghi travel, a iniziare dallo speciale “Energia e relax”, passaporto per immersioni nel blu o per sostare nel verde, contemplare la natura o percorrerla, cogliendone tutte le sfumature e opportunità. Il primo pit stop è alla Penisola del Sinis, in Sardegna: mare color acquamarina, un susseguirsi di borghi, siti da visitare e attività sportive da praticare. Con un’icona, Capo Mannu: onde alte sette metri e l’emozione che si sprigiona tra il cavo e la cresta dell’onda, con il vento che alimenta avventure all’insegna di Nettuno mentre è la Val di Vara, in Liguria, a suggerire percorsi di scoperta all’insegna della biodiversità e in quinte ritmate dai virtuosismi del verde. Baluardo di borghi e coreografie naturali lontane dal turismo convenzionale è l’Emilia, con la zona appenninica compresa tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia che regala esperienze semplici e sorprendenti, uno slow mix di sensazioni inconsuete: un forziere prezioso da scoprire e assaporare lentamente, degustando la sua proverbiale gastronomia. Tutte le strade portano al Lazio, terra di cammini da percorrere a piedi seguendo sentieri lontani dalle direttrici usuali, assaporando il piacere della bellezza che incede di pari passo con la lentezza, passeggiando nella storia e nella natura, nella spiritualità e nella cultura, con sfiziose digressioni che spaziano dalle prelibatezze locali alle attività outdoor. C’è solo l’imbarazzo della scelta, fra borghi-gioiello e paesaggi che sembrano tele di William Turner. Si prosegue verso sud e, nella Basilicata più autentica, si arriva a Sasso di Castalda, borgo medievale incastonato in un territorio autentico, capace di infondere il raro gusto dello stupore, intessuto di sorprese e sentieri, ponti tibetani – uno su tutti, il Ponte alla Luna –, arte e architettura. Oltreconfine si dipana il fascino dell’Islanda, terra di lagune, ghiaccio e fuoco, acque termali e rocce vulcaniche, geyser che sbuffano e spiagge di sabbia vulcanica. Last but not least e non per caso, la leggenda del mandorlo in fiore: è il primo albero a sbocciare nella bella stagione e simboleggia la speranza, oltre che il rinnovarsi della natura. Spetta a noi, ora, coglierla in tutte le sue accezioni, nel segno di un’estate da vivere – responsabilmente - intensamente.

Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale

Capo San Marco, Penisola del Sinis Andrew Mayovskyy*


Sommario Energia

Relax

Lazio

Emilia


Sasso di Castalda

Consorzio per la tutela dell’Asti Docg

Parliamo di: Bike Hotels

Oltreconfine: Islanda

La leggenda

In copertina: tramonto sul mare vicino a Massa Carrara Gianlubullshit*



Ufficio Turistico Comune di Montecatini Terme +39 0572 918226/298/227 valdinievoleturismo.it facebook.com/ValdinievoleTurismo


La Penisola del Sinis,

un’energia blu alimentata dal vento

Andrew Mayovskyy*


Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

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n’esplosione di energia, un concentrato di luoghi da visitare e attività sportive nelle quali cimentarsi. Un’onda blu e il mare a fare da cornice ai suggestivi borghi della Penisola del Sinis. La Sardegna, terra dai mille contrasti e dalle sfumature leggendarie, diventa la meta ideale per una vacanza dinamica, un soggiorno da vivere al massimo immergendosi in un paradiso incontaminato. La Commissione Europea ha riconosciuto la costa centro-occidentale dell’isola come destina-

zione d’eccellenza “Eden”, dove durante tutto l’anno si può vivere il contatto con la natura divertendosi all’aperto. Il Sinis è un trait d’union tra terra e mare. Sito tra il golfo di Oristano e la baia di Is Arenas, presenta alcune zone collinari come quella in cui sorge l’antica città di Tharros, e ancora profili rocciosi nella parte meridionale per poi lasciare spazio alla morbida sabbia quando si procede verso nord. Alte falesie dominano il panorama fino a Capo Mannu, dopo la vista si spalanca sulla spiaggia di Putzu Idu.


Chiesa di San Giovanni di Sinis milosk50*

Cabras, tra storia e natura I

l territorio di Cabras vanta una storia millenaria, i primi insediamenti, come testimonia il villaggio di Cuccuru is Arrius, risalgono al neolitico. Oggi, ciò che più incuriosisce i turisti è sicuramente il suo ecosistema palustre, uno tra i più grandi e produttivi d’Europa.

Cabras Gabriele Maltinti*

Lo stagno è infatti conosciuto per le molteplici specie di uccelli acquatici ma a distinguersi e ad attirare lo sguardo, sono gli eleganti fenicotteri rosa. Proprio qui si riproducono a migliaia e i birdwatcher ne rimangono inevitabilmente affascinati. Il paesaggio intorno si tinge di colori che variano dal bianco al viola, dal rosso al verde. L’aria si riempie di suoni, quelli della fauna. Chi ama andare a cavallo sceglie Cabras per passeggiare tra le lingue di sabbia che separano gli stagni, chi invece vuole assaggiarne le tradizioni si reca in paese per la festa del santo patrono. Nove giorni di celebrazioni tra balli popolari e buon cibo tra cui l’immancabile bottarga locale lavorata con la tecnica appresa dai Fenici.


San Salvatore di Sinis ValerioMei*


Fenicotteri a Cabras Gherzak*

Stagno di Cabras Giodex*



Is Arutas, candidi luccichii in riva al mare U

na sabbia formata da granelli di quarzo trasparenti che riflette il cielo e il mare, un effetto quasi accecante. Dune vestite di luce, ossia quelle di Is Arutas. Il bianco si lascia contaminare dal rosa e dal verde, poi il blu e lo scintillìo smeraldo della distesa d’acqua, e un ambiente selvaggio che chiude in un abbraccio. È la spiaggia più famosa della Penisola del Sinis, molti la chiamano la spiaggia dei chicchi di riso e viene reputata una delle più belle al mondo. Il fondale limpido e pro-

Levranii*

fondo è un sogno per chiunque pratichi snorkeling, il vento seduce i surfisti. L’aspetto roccioso e desertico rende l’atmosfera carica di energia, quella più spontanea e ancestrale. E proprio tra questi speroni austeri, come due protettori del nord e del sud, vale la pena fermarsi a scattare delle fotografie mozzafiato. L’orizzonte si arricchisce infine con l’Isola di Mal di Ventre, un’oasi naturalistica abitata dalle tartarughe marine e nei cui abissi sono rinvenibili relitti di epoche lontane.


Alessio Orru*

alina_danilova*



Is Arutas Gabriele Maltinti*


Is Arutas Gabriele Maltinti*





Capo Mannu, dove osano i surfisti O

nde alte sette metri, una tavola da surf e via, pronti per un’indimenticabile avventura acquatica. Capo Mannu è una vera leggenda, la sua particolarità è quella di essere esposto a tutti i venti dei quadranti occidentali, soprattutto al maestrale. Questa è la genesi del perché questa località sia divenuta una delle più ricercate dagli appassionati di surf e windsurf di tutta Europa nonché un punto di riferimento per il kitesurf italiano. Vista l’intensità delle mareggiate che si possono verificare quando

Marcofe*

Jana Land*


Rodolfo Baldussi*

il vento è particolarmente forte, questo gioiello della Penisola del Sinis si presta agli atleti più allenati e meno ai neofiti di questo sport. Ma c’è sempre modo di imparare, Capo Mannu è noto per ospitare l’organizzazione Is Benas Surf Club, la prima

scuola di surf italiana inaugurata 24 anni fa. E per chi alla dirompenza del mare preferisce le spiagge, numerose sono le particolarissime cale circostanti, tra cui S’Anea Scoada, Mandriola, Sa Mesa Longa, Sa Rocca Tunda, Su Pallosu e Pitzu Idu.

Sa Mesa Longa beach Rodolfo Baldussi*


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Torre di Capo Mannu Rodolfo Baldussi*




Il cuore batte in

Val di Vara

Passo di Centocroci nei pressi di Varese Ligure Sergey Nemirovskiy*

A

un primo sguardo, la Val di Vara si mostra come l’affascinante e un po’ defilata quinta delle Cinque Terre. Per raggiungerla, dopo tutto, basta lasciarsi alle spalle i celebri borghi liguri, risalendo tra vigneti terrazzati e ulivi. Si percorrono in tutta calma pochi chilometri, tortuosi e panoramici da sembrare un miracolo. E

poi si arriva lì, dove la macchia mediterranea lascia il passo al verde dei boschi, l’aria è un po’ più fresca e la protagonista indiscussa diventa lei, la bella valle spezzina, con i suoi borghi medievali immersi in una natura quasi selvatica, come la sua anima. La Val di Vara è l’emblema del turismo lento più autentico, dove la sostenibilità


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi

è uno stile di vita e i ritmi rallentano per assaporare ogni scorcio, ogni attimo di una vacanza all’insegna del relax, perfetta per ricaricarsi, praticare sport all’aperto e gustare le prelibatezze della cucina ligure. Non per nulla, l’illustre giornale inglese The Guardian ha inserito la Val di Vara tra le venti mete più belle del turismo

dolce di tutto il mondo. E se con le vicine Cinque Terre condivide il fascino, in un connubio turistico che conquista, questa verde conca non rinuncia, testarda e determinata, alla sua identità di destinazione originalissima, lontano dalle folle e immersa nel silenzio, che persino il cuore si sente battere.


Tradizioni, prodotti bio e belle storie a Varese Ligure

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iamo partiti dal mare, ma è il Monte Gottero il vero guardiano di tutta la Val di Vara. Il suo sguardo vigile, dall’alto dei suoi 1.640 metri di altitudine, domina ben seicento chilometri quadrati di verde tagliato dall’azzurro del Vara. È questo fiume, come si intuisce, a dare il nome alla valle che - divisa in Bassa e Alta Val di Vara - risale fino alla bellissima Varese Ligure, con il suo Borgo Rotondo da cartolina, raccolto tra le strette case in pietra a proteggere il centro storico perfettamente conservato e il suo bizantino quartiere Grecino. Un borgo da assaporare lentamente, anche a tavola, magari assaggiando i tipici croxetti. Già conosciuti nel Medioevo, a Varese Ligure sono legati anche alla bella storia di Pietro Pacetti, ex

Fabio Caironi*

Fab LianeM*


bio Caironi*

Bibiana Castagna*

bancario e figlio di un falegname, che dopo attenti studi aprì un laboratorio artigianale, oggi ancora esistente grazie alle sue figlie, dove ha tenuto viva quest’arte antica forgiando con talento gli stampini in legno che servono per realizzare questi deliziosi dischetti di pasta decorati (che danno il massimo con la salsa alle noci). Ma c’è un’altra

bella storia a Varese Ligure, quella che ha portato al Biodistretto della Val di Vara. È iniziata nel 1999, quando la località divenne il primo comune in Europa con certificazione di qualità ambientale. Una vocazione biologica che ha coinvolto negli anni l’intera valle, dove oggi esistono moltissime realtà che operano all’insegna della sostenibilità.


Varese Ligure faber1893*



Brugnato maudanros*

Andar per borghi

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l Biodistretto della Val di Vara è una vera eccellenza italiana che racchiude nella “valle del biologico” diversi comuni. Si promuove lo stile produttivo sostenibile, ma anche il territorio. Così, tra una spesa bio e una passeggiata nel verde, si scoprono i

Cornice Fabio Caironi*

magnifici borghi, anche piccoli e piccolissimi, che costellano la Val di Vara. Ce ne sono a fondovalle, come Brugnato, con il bellissimo e antico borgo rotondo che a fine giugno risplende per la famosa infiorata. E ci sono tante piccole frazioni, come quel-


le di Sesta Godano: Mangia, costruito con i ciottoli del vicino corso d’acqua, sovrastato da Cornice e i suoi paesaggi che abbracciano la valle. Pochi abitanti, case arroccate spesso le une sulle altre, dove il tempo sospeso riporta a una dimensione di vita semplice, questi borghi si scoprono anche per caso, durante un’escursione. In cima a una collina, sembrano attenderci solo dopo qualche tornante im-

Borghetto di Vara Fabio Caironi*

merso nei boschi. È così che si arriva anche a L’Ago, una piccola frazione di Borghetto di Vara, con poche decine di abitanti e un borgo che è una quieta poesia. C’è un’unica deroga al silenzio, la festa di San Giovanni, a fine giugno: una vera istituzione da non perdere se si vuole assaporare il gusto autentico dei ravioli al ragù e degli Sgabei, panini fritti da mangiare con stracchino e salumi.


Brugnato Fabio Caironi*


Hotel de Champoluc Route Ramey 65, 11020 Champoluc, Ayas (AO), Valle d’Aosta, Italia +39 348 3413691 • hotel@hoteldechampoluc.net • www.hoteldechampoluc.it •facebook.com/hoteldechampoluc •instagram.com/hoteldechampoluc




Laghetto Puro Nello_PH*



Vacanze tra acqua e terra

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l bellissimo mare ligure è a portata di mano, quello magnifico delle Cinque Terre, ma anche della vicina Levanto, meta privilegiata dei surfisti, e delle incantevoli Bonassola e Framura. Ma c’è anche un altro modo per godere del bel tempo in Val di Vara. Sono le acque limpide del suo fiume, rigeneranti dopo un bagno di sole sulle sue rive, lontano dalla folla delle spiagge. Il Vara è perfettamente attrezzato anche per una vacanza attiva all’insegna di rafting, canyoning e canoa, per principianti e appassionati, per chi ha spirito d’avventura così come

Bonassola Andrea Berg*

per le famiglie. E tra acqua e terra, la Val di Vara è anche il regno del trekking. Le due direttrici portanti dei fitti sentieri che disegnano la valle sono l’Alta Via Dei Monti Liguri e l’Alta Via delle Cinque Terre, che si incontrano sulla cresta del monte Zatta. Mulattiere e percorsi escursionistici per tutti i livelli portano al fondovalle o, a mezza costa, vanno da paese a paese, immersi in un prezioso patrimonio naturalistico, tra borghi suggestivi e moderne strutture turistiche, tra tradizione e modernità.


Levanto Ioan Panaite*


Framura Fabio Caironi*



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Bonassola DELBO ANDREA*


MONTECATINI TERME

BENESSERE • FAMILY HOTEL • BIKE HOTEL


Viale Manzoni, 28 - 51016 - Montecatini Terme (PT) Tel: +39 0572 70175 | Fax: +39 0572 911012 hotelmanzoni.info | info@hotelmanzoni.info E facebook.com/hotelmanzoni | L +39 3245441662


Lazio, scoperta senza fine


Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario

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iaggiare da pellegrino, seguendo i sentieri lontani dalle strade principali, lasciandosi sedurre da una chiesa, un’abbazia, uno scorcio panoramico inaspettato. Ma sempre immersi nel paesaggio naturale. Il Lazio è terra di cammini, di strade battute da secoli, se non da millenni, e per questo collaudate, sicure, segnalate. Strade da percorrere a piedi, dove tornare ad assaporare la bellezza dell’incedere con lentezza, del misurarsi con obiettivi lontani, persino lontanissimi. Il turista che voglia sperimentare queste sensazioni ha solo l’im-

barazzo della scelta. C’è la Via Francigena, che da Canterbury arrivava fino a Roma per proseguire fino alla Terra Santa, ma anche i percorsi sulle tracce di San Benedetto e di San Francesco, o il suggestivo tracciato della Via Amerina, che in origine collegava Veio all’Umbria. Infine, un percorso dell’antichità, ma non meno sacro: la Rotta di Enea, per scoprire le radici della storia di Roma. Percorsi che riemergono dal passato e che oggi sono il motore di sviluppo di un turismo lento, rispettoso del territorio, che sa apprezzare lo straordinario dietro le piccole cose.

Santa Maria del Piano a Orvinio Simone Frignani


Proceno LigaDue

Francigena del nord, da Proceno ad Acquapendente I l primo tratto laziale della Via Francigena, quello che dal viterbese arriva fino a Roma, è uno dei più spettacolari di tutto il tracciato. Qui il percorso segue l’antica Via Cassia inoltrandosi nella Tuscia più autentica, tra borghi arroccati su speroni tufacei, riserve naturali e dolci colline dove lo sguardo spazia a perdita d’occhio. Proceno è il primo borgo fortificato in cui i pellegrini si imbattevano varcando il confine con lo Stato Pontificio: dominato dall’antico castello che svetta tra i tetti delle case, il borgo offre uno scorcio mozzafiato sulla Riserva naturale di

Acquapendente Di PASTA DESIGN*

Monte Rufeno e sul Monte Amiata. Il percorso successivo ha invece come tappa Acquapendente con la cattedrale del Santo Sepolcro nella cui cripta romanica, all’interno di una foresta di 24 colonne, si nasconde un sacello identico a quello della Basilica di Gerusalemme che, secondo la tradizione, conserva le pietre con il sangue di Cristo. Da non perdere, nei dintorni, il Museo del Fiore, il Museo nella Riserva Naturale del Monte Rufeno e il bellissimo borgo di Torre Alfina, con il suo castello merlato ricco di misteri.


Torre Alfina ValerioMei*


Sacello nella cripta della cattedrale del Santo Sepolcro, Acquapendente Pro Loco Acquapendente



Da Bolsena a Viterbo, nel cuore della Tuscia D

opo aver lasciato Acquapendente, il percorso della Francigena continua lambendo a est il suggestivo Lago di Bolsena. Scesi nel cratere vulcanico, è possibile imboccare piacevoli strade sterrate, che in un continuo saliscendi tra uliveti, prati e boschi, conducono fino a Bolsena, borgo noto come la “Città del Miracolo eucaristico”. A caratterizzarlo è un tessuto urbanistico di impianto medievale dominato dal profilo massiccio della Rocca Monaldeschi. Continuando a percorrere l’antico basolato della Via Cassia verso sud, ecco il caratteristico centro fortificato di Montefiascone, da cui si

Borgo di Marta sul Lago di Bolsena auralaura* Montefiascone Miti74*

Bolsena e il suo lago Mika Auramo


Palazzo dei Papi, Viterbo ValerioMei*

può godere un altro scorcio incantevole del Lago di Bolsena; e, più oltre, Viterbo, capoluogo della Tuscia. Il suo monumento simbolo, il magnifico palazzo dei Papi, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un patrimonio inestimabile racchiuso dentro le sue possenti mura merlate. Viterbo, non

bisogna dimenticarlo, è anche ricchissima di fonti termali apprezzate fin dall’antichità. Quelle più famose sono le Terme dei Papi, ma, oltre alle strutture a pagamento, nei dintorni ci si può rilassare nelle Terme del Bullicame o nelle Piscine Carletti, ad accesso libero.



Rocca Monaldeschi, Bolsena Bjørn Christian Tørrissen


Sutri e Isola Farnese, in viaggio verso Roma D a Viterbo è la Strada del Signorino, scenografica via etrusca scavata tra pareti di tufo alte oltre dieci metri, a portare fino a Vetralla e da qui a Sutri, dove tante e affascinanti sono le testimonianze del passato. Questo borgo della Tuscia, infatti, conserva un anfiteatro romano scolpito nel tufo, una necropoli etrusca, un mitreo antico inglobato nella chiesa della Madonna del Parto - anch’essa completamente scavata nella roccia - e la magnifica concattedrale di Santa Maria Assunta. Proseguendo verso sud, si arriva a Isola Farnese, grazioso borgo sulla Via Cas-

Sutri Croberto68

sia, che di fatto rappresenta la porta d’ingresso della Francigena nel territorio dell’Urbe. Immersa completamente nel Parco di Veio, l’insula sorge su una rocca tufacea circondata da un fosso, mentre dentro le mura si erge un castello che nel Cinquecento venne acquistato dalla famiglia Farnese, da cui prese il nome. Il borgo ha anche una bellissima chiesa dedicata a San Pancrazio, ma la vera sorpresa si trova nelle vicinanze, nell’area archeologica di Veio: la meravigliosa cascata della Mola a forma di ferro di cavallo.


Isola Farnese Croberto68

Un campo nel Parco di Veio Patafisik


Via Appia nei pressi di Casal Rotondo Livioandronico2013



Via Francigena del Sud, nel cuore dei Castelli Romani A nche i Castelli Romani sono attraversati dalla Francigena del sud, da quel tracciato che si irradia dalla Capitale fino a Brindisi, attraverso le grandi vie consolari Appia o Latina-Prenestina, per arrivare fino a Gerusalemme. La direttrice che raggiunge i borghi del cosiddetto Latium Vetus, rifugio dorato di papi e nobili, prende avvio dal primo tratto del Parco dell’Appia Antica, vale a dire da Porta San Sebastiano alla chiesa di San Nicola. Una porzione di grande fascino, percorribile a piedi o in bicicletta, che si estende per oltre sei chilometri lungo le antiche vestigia dell’Urbe fino a una campagna aperta verso insospettabili pascoli e boschi. Di lì la Francigena penetra nel cuore del Parco Regionale dei Castelli Romani, collega due

Rocca di Papa Fabianodp*

Velletri Deblu68


Nemi Fabianodp*

laghi vulcanici - quello di Albano e quello di Nemi letri, Lariano. Borghi resi magnifici dai papi e dalle -, inanellando borghi incantevoli come Albano famiglie nobili romane, che qui eressero eleganti Laziale, Castel Gandolfo, Nemi, Rocca di Papa, Vel- residenze di villeggiatura.

Castel Gandolfo agean*


Nemi Stefano_Valeri*



Castel Gandolfo Sopotnicki*



Sermoneta Aemme*

Fossanova e Valvisciolo, la semplice grandiosità delle abbazie L a provincia di Latina vanta un gran numero di abbazie e luoghi di culto, venerati dai pellegrini che percorrevano le strade della Francigena del Sud. Nei circa venti chilometri che separano Cori a Sermoneta - due bellissimi borghi di collina con i Monti Lepini sullo sfondo - sono almeno due le mete da non perdere se si è in cerca di pace e tranquillità. Il primo indirizzo, è la splendida abbazia di Fossanova, situata all’interno del comune di Priverno, dedicata a Santa Maria. Una struttura dalla geometria perfetta, monumento nazionale dal 1874. La seconda è l’abbazia di Valvisciolo nel territorio di Sermoneta, proprio ai piedi del Monte Corvino. Entrambe in stile Gotico cistercense, famoso per la sua essenzialità, queste abbazie dalla severità grandiosa sono l’emblema del perfetto connubio tra natura e spiritualità. Maestose ma prive di sfarzo. Solenni ma accessibili, testimonianza di una religiosità antica, dedita alla preghiera e lontana dalle cose mondane.

Abbazia di Fossanova Pequod76


Abbazia di Valvisciolo Itto Ogami

Cori VLADISLAV GORNYKH*


Sermoneta Paolo De Gasperis*



Terracina, la Francigena che incontra il mare È

il mare il protagonista di questo ultimo tratto della Francigena del sud, che unisce Terracina a Formia. È il mare della Riviera di Ulisse, quel tratto di costa della provincia di Latina dove è approdato l’eroe dell’Odissea. Un panorama da sogno che conserva tracce di storia antica e grandiosi siti archeologici. Uno di questi è il tempio di Giove Anxur - fanciullo -, eretto sul Monte Sant’Angelo, che si consiglia di raggiungere a piedi per scorgere dall’alto il panorama mozzafiato sulla Pianura Pontina e sul Circeo. Ma anche nel centro di Terracina si conservano molte testimonianze del passato romano e preromano di questa città. La grande spianata del Foro Emiliano, su cui si affaccia la cattedrale romanica di San Cesario, è attraversata da un tratto dell’antica Via Appia, con i resti di un colonnato e del teatro di Silla. Mentre è nel percorso da Itri a Fondi della Francigena che è possibile passeggiare sul basolato originario della Regina Viarum: un tratto di tre chilometri completamente immerso nella macchia mediterranea del Parco Naturale Regionale dei Monti Aurunci.

Tempio di Anxur, Terracina MM

Piazza Garibaldi MM


Via Appia nel Foro Emiliano di Terracina MM

La Torre dei Rosa e la cattedrale di San Cesario Fulviocarocci


Terracina vista dal Tempio di Anxur Fulviocarocci



Cammino di San Benedetto, da Leonessa a Subiaco Q uasi duecento chilometri da Leonessa, nel Reatino, fino a Cassino, nella Valle del Liri. La parte laziale del Cammino di San Benedetto è un percorso che attraversa quasi longitudinalmente la regione, mettendo in connessione i luoghi che hanno visto il passaggio del patrono d’Europa: dal suo arrivo a Roma dalla nativa Norcia, all’eremitaggio nelle valli più sperdute. Si parte dai borghi di Leonessa e Poggio Bustone, si attraversa Rieti e da qui si prosegue fino a Belmonte in Sabina e a Rocca Sinibalda, dominata da un castello a for-

Lago del Turano e Castel di Tora leoks*

ma di aquila e, ancora, verso la bellissima Castel di Tora, che si allunga sulle rive del lago artificiale del Turano. Una delle tappe più affascinanti, però, è quella che porta al grandioso monastero di Subiaco, nella Valle dell’Aniene. Il giovane Benedetto si stabilisce qui sul finire del V secolo, dopo essere fuggito dalla Roma corrotta, dove era arrivato per studiare. Medita per alcuni anni in solitudine in un sacrum specum, primo nucleo di quel monastero mimetizzato nella roccia, che Petrarca definì la “soglia del Paradiso”.


Rocca Sinibalda altotemi


Abbazia di Subiaco Paoloesse*



Arpino e Roccasecca, nel cuore della Ciociaria L asciati alle spalle Subiaco e Trevi nel Lazio, il Cammino di San Benedetto si immerge nelle bellezze della Ciociaria. Siamo a pochi chilometri da Frosinone, in un territorio che regala sorprese artistiche e naturali inaspettate. Ne è un esempio il borgo medievale di Collepardo con la maestosa certosa di Trisulti, che si erge in mezzo ai boschi secolari della Selva d’Ecio. Ma anche l’accogliente centro storico di Arpino, dove si viene accolti dalla statua di Cicerone, nato qui nel 106 a. C. Il borgo è un dedalo di strade strette collegate da scalinate, ma è in alto, nella parte denominata Civita Vecchia, che si trova l’acropoli, raggiungibile inerpicandosi sulla Montagna Sacra, con la straordinaria porta a sesto acuto, la Torre di Cicerone e le mura ciclopiche. In splendida posizione panoramica sulla Valle del Liri, troviamo invece Roccasecca, che colpisce per il complesso fortificato medievale con i resti della rocca dei conti d’Aquino, dove san Tommaso vide la luce. Un’altura da cui ammirare un magnifico panorama a 360 gradi sulle valli sottostanti.

Arpino Giambattista Lazazzera*

Certosa dei Trisulti Francorov


Arpino Borghi Photo Marathon


Montecassino, alla fine del Cammino di San Benedetto È

il 525 d.C. quando a seguito dell’ennesimo tentativo di avvelenamento, San Benedetto lascia Subiaco per dirigersi a sud, verso la Valle del Liri. Nel luogo dove era stata eretta un’antica torre e un tempio dedicato ad Apollo, il santo fonda il monastero di Montecassino e detta i principi di quella Regola che resterà alla base del nuovo spirito monastico. In quest’angolo sperduto del Lazio, termine ultimo del Cammino di San Benedetto, rimase fino alla morte, ricevendo l’omaggio di fedeli in pellegrinaggio, ma anche di alcune personalità come Totila, re degli Ostrogoti, che, si racconta, venne ammonito dal monaco. Nell’abbazia, sotto l’altare maggiore della basilica, sono conservate le spoglie mortali del santo, insieme a quelle di Santa Scolastica. Il sito ha sempre saputo resistere e rinascere nonostante le distruzioni. L’ultima quella causata dai bombardamenti degli Alleati, che nel 1944 rasero al suolo Cassino e la sua abbazia. Evento a cui seguì il recupero dei materiali dalle macerie e la ricostruzione che è riuscita a riportare il complesso alla bellezza delle origini. Abbazia di Montecassino Radomił



Rieti Giuseppe Falagario

Cammino di San Francesco, sulle orme del misticismo cristiano S

an Francesco è stato un camminatore instancabile. E il Cammino che porta il suo nome è un percorso di interesse storico e naturalistico che ripercorre le orme da lui lasciate in Umbria e nel Lazio. A Rieti è ad esempio possibile visitare il palazzo Papale e l’Oratorio, dove il poverello d’Assisi donò il proprio mantello a una donna povera. Ma è nella natura affascinante della Valle di Rieti, ribattezzata dopo il suo passaggio Valle Santa, che il santo trovò gli stimoli e le sensazioni per compiere tre gesti fondamentali della sua vita spirituale: nel 1223, durante la notte di Natale, mise in scena a Greccio il primo Presepio della Cristianità, lo stesso anno scrisse la Regola dell’Ordine che da lui trasse il nome e, poco più tardi, il celeberrimo “Cantico dei Cantici”. Sulle colline ai margini della conca reatina, disposti a forma di croce, il santo fondò anche i quattro

Santuario di San Francesco e-borghi


Poggio Bustone hal pand*

santuari francescani arroccati sulle rocce: il san- il santuario di Santa Maria della Foresta e il santuario di Greccio, il santuario di Fonte Colombo, tuario di Poggio Bustone.

Santuario di Poggio Bustone hal pand*


Piana Reatina o Valle Santa Alessandro Blasi



Rivodutri, il faggio di San Francesco N on solo chiese e santuari. Nello straordinario percorso sulle tracce di Francesco, è anche la natura a evocare la figura del santo, protagonista di storie e leggende che non trovano riscontro nell’agiografia ufficiale. Una di queste è legata al faggio secolare dichiarato Monumento Naturale, che è parte integrande del Cammino a lui dedicato. Ci troviamo a Cepparo, piccola frazione di Rivodutri, in provincia di Rieti, e qui la saggezza popolare ha trovato il modo di spiegare la forma straordinariamente contorta dell’albero che, si dice, piegò i rami

Rivodutri Marcello Mari

per proteggere Francesco sorpreso da un temporale. La tradizione locale associa a questo luogo, allora passaggio obbligato per arrivare nella zona di Rieti, anche un altro episodio, questa volta buffo. Accanto all’albero si trova un sasso oggetto di venerazione, che riporterebbe l’impronta che venne lasciata dal poverello d’Assisi quando chiese al suo asino di togliersi i ferri e questo, incredibilmente, obbedì. Poco distante, è visitabile la chiesetta di San Francesco al Faggio, nata dalla restaurazione di un antico casale risalente al XVIII secolo.


Faggio di San Francesco Comune di Rivodutri


Terme di Tito

Arch. M. La Pietra


Santuario di Santa Vittoria a Monteleone Sabino Patafisik

Monteleone e Poggio San Lorenzo, alla scoperta della Sabina A piedi, a cavallo, in mountain bike. Non importa quale mezzo si scelga per scoprire i sentieri sulle tracce di San Francesco, che fondono spiritualità, natura e archeologia. Uno dei tratti più interessanti da questo punto di vista è quello che da Poggio Moiano arriva al Monteleone Sabino, edificato sulle rovine della città sabina di Trebula Mutuesca. L’area di maggiore importanza, raggiungibile con una breve passeggiata dal borgo, è il santuario di Santa Vittoria, gioiello romanico che il verde della campagna ha conser-

vato meravigliosamente intatto. A questo sito è legata la leggenda di Santa Vittoria, che riuscì con la sola forza della fede a cacciare un terribile drago e a convertire in massa la popolazione di Trebula. Una sosta doverosa va poi dedicata a Poggio San Lorenzo con la bella parrocchiale di San Lorenzo e il Frantoio Oleario, per poi lasciarsi emozionare, nei pressi della frazione di Valle Gemma, dalle Terme dell’Imperatore Tito e dal Leccio secolare che la popolazione considera il più grande d’Europa.


Via Amerina, strada traboccante di storia D i tutte le strade del Lazio, la via Amerina è forse la meno conosciuta, ma non per questo la meno suggestiva, anzi. Nacque inizialmente come collegamento tra la città etrusca di Veio e Ameria, l’attuale Amelia, e oggi più di allora, lungo un tratto di appena sessanta chilometri, riesce a catapultare il visitatore in un paesaggio quasi incantato attraverso speroni di tufo, boschi, torri, castelli e vestigia di epoca preromana. Uno dei borghi più famosi toccati da questo tracciato è Castel Sant’Elia, in provincia di Viterbo, che vanta una straordinaria familiarità con il cinema.

Ciborio di Sant’Elia Campaz

Chiesa di Sant’Elia a Castel Sant’Elia Croberto68


Civita Castellana Ivano de Santis*

Soprattutto la basilica di Sant’Elia, che compare già nel Decameron di Pasolini e, in epoca più recente, in pellicole come “Ma quando arrivano le ragazze?” di Avati o “Tutti i santi giorni” di Virzì. Proseguendo verso nord, si raggiunge il caratteristico borgo di Civita

Palazzo Ducale a Gallese Croberto68

Castellana, ricco di necropoli e santuari. Appollaiato sopra un alto pianoro tufaceo, troviamo invece Gallese, con la sua poderosa cinta muraria e il palazzo Ducale; più avanti il castello Orsini di Vasanello, che si erge all’ingresso del bordo omonimo.


Monte Soratte visto da Civita Castellana Croberto68



Castello Angioino visto da Monte Orlando a Gaeta NicFer


La Rotta di Enea, tra mito e realtà P

er conoscere l’origine di Roma bisogna allontanarsene un poco. La storia più antica, quella nella quale mito e storia si fondono in un intreccio indissolubile, conduce infatti nella costa tirrenica a sud della Capitale, in quei luoghi dove Enea in fuga da Troia in fiamme approdò portando con sé il figlio Ascanio e il padre Anchise. Nel Lazio l’eroe virgiliano arrivò infatti al termine di quel lunghissimo peregrinare che dall’Asia minore lo aveva visto toccare le coste di Grecia, Africa e Italia meridionale. Quel viaggio mitico raccontato nell’Eneide, oggi diventato un itinerario fisico certificato dal Consiglio d’Europa, noto come la Rotta di Enea. Un percorso tra storia e leggenda, il cui il capitolo finale è scritto proprio nel Lazio, quando l’eroe sbarca nelle spiagge del Tirreno per fondare prima Gaeta e poi, superato al largo il promontorio Circeo, l’antica Lavinium. Sito archeologico tra Pomezia e Pratica di Mare, all’origine della fondazione di Roma.


Vista sulla montagna spaccata Eloise Poitier

Gaeta, primo approdo laziale di Enea U no sperone roccioso proteso verso il Mare Tirreno e un borgo marinaro ricco di attrattive che vanta spiagge, due castelli, un santuario e prodotti gastronomici di eccellenza come le sue olive. Gaeta, in provincia di Latina, è una gemma adagiata sulla Costa di Ulisse, celebrata in ogni tempo per la bellezza dei suoi panorami, il susseguirsi di spiagge meravigliose e la mitezza del clima. Virgilio fa discendere il nome del borgo dalla nutrice di Enea, Caieta, che qui fu sepolta dando vita a un toponimo costiero che ne perpetua la

Gaeta Pufui PcPifpef

memoria. Ma se l’origine di questo borgo affonda nel mito, è un dato di fatto che Caieta fu un sobborgo residenziale ambitissimo e un porto del municipium della vicina Formia. I patrizi romani e i membri della famiglia imperiale la scelsero per edificarvi quelle fastose ville che punteggiano le insenature e i cui resti sono in parte visibili. Uno dei luoghi da non perdere è la Montagna Spaccata con il santuario della Santissima Trinità costruito nella roccia dai monaci benedettini e la Grotta del Turco.


Grotta del Turco NicFer


Castello Borghese a Pratica di Mare Mac9

L’antica Lavinium, all’origine della storia di Roma L’ ultima tappa del viaggio di Enea porta nella campagna a sud di Roma, in un sito archeologico che fino agli anni Cinquanta era ancora sconosciuto e che da allora ha visto cimentarsi generazioni di studiosi. Ci troviamo a Pratica di Mare, un piccolo borgo del comune di Pomezia, dove il castello fortificato dei Borghese, è stato edificato proprio sull’acropoli dell’antica città di Lavinium. L’eroe virgiliano scelse questa collinetta poco lontano dalle foci del Tevere - che non coincidono con quelle attuali, più a nord - per fondarvi la sua città, venerata dai latini e poi dai romani. Il luogo

più suggestivo di questo sito si trova poco discosto dal castello, in direzione del mare, ed è una vasta area di sepoltura che comprende quello che è identificato come l’Heroon di Enea e il santuario con 13 altari in tufo. Un sito caro ai latini la cui sacralità riemerge prorompente se visitato al tramonto, quando i raggi del sole inondano le are. I resti delle sculture votive di quest’area, tra cui una bellissima Minerva Tritonia, i corredi funebri e le ceramiche di origine greca sono invece conservati a poca distanza nel Museo Civico Archeologico Lavinium, altra tappa imprescindibile.


Santuario delle XIII are a Lavinium Mac9

Scavi archeologici a Lavinium Mac9


Statua di Minerva Tritonia. V sec. a.C. nel Museo Civico Archeologico Lavinium Contewiki




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Torre Angioina, Leonessa Sandrol67*




Emilia, terra di mille esperienze


Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario

L’

Emilia è una regione ricca di borghi e gioielli naturalistici lontani dal turismo convenzionale. È la terra dello slow mix, dove la fusione di esperienze di vacanza diverse crea l’inaspettato, dove è possibile compiere viaggi straordinari tra cultura, natura ed enogastronomia. Il territorio tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia è il posto gusto dove assaporare questa molteplicità di sensazioni e viverle in modo unico e autentico. Dai borghi e castelli dove il tempo sembra essersi fermato ai mulini dalla storia secolare, dalle creste

rocciose dalle forme antropomorfe ai cromatismi meravigliosi dei vigneti: è questa combinazione di esperienze che Visit Emilia (www.visitemilia.com) invita a scoprire nell’estate della ripartenza e della riconquistata libertà. Una ricchezza di paesaggi che si riflette in una tradizione gastronomica estremamente varia, che vanta eccellenze come il Parmigiano Reggiano di Montagna, i salumi Dop e i vini Doc dei Colli Piacentini, il pregiato Fungo di Borgotaro Igp o ricette della tradizione come i “pin”, gustosi gnocchetti di erbette e ricotta.

Rifugio Mariotti, Lago Santo (PR) Meridiana Immagini


Corniglio Emilia Romagna Turismo

Corniglio, tra storia e modernità P er scoprire questa Emilia all’insegna dello slow mix si può partire da Corniglio, piccolo borgo montano della provincia di Parma, completamente immerso nel Parco dei Cento Laghi e nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. È famoso per la Spongata, un dolce a base di miele e frutta

Spongata di Corniglio Meridiana Immagini

secca, che viene preparato in ogni casa nel periodo natalizio. Ma anche per il castello del XIII secolo che domina tutta la valle sottostante, un tempo proprietà dei Rossi e Farnese, e oggi sede del Municipio. Proprio di fronte al castello, si trova il tempietto dei SS. Lucio e Amanzio dedicato ai caduti e, poco lonta-


no, la chiesa dell’Assunzione di Santa Maria Vergine. Una volta a Corniglio, non si può, però, fare a meno di visitare la frazione di Sesta Inferiore, nota anche come il “paese dell’affresco”. All’origine del nome, l’opera del pittore Walter Madoi, che alla fine degli anni Sessanta dipinse i murales sulle facciate delle case ritraendo non solo personaggi famosi, ma anche volti comuni, conosciuti solo all’interno della comunità.

Sesta Inferiore Comune di Corniglio

Resti del castello di Bosco Comune di Corniglio


Gli affreschi di Walter Madoi a Sesta Inferiore Comune di Corniglio



Roccaferrara, inaccessibile alle auto U

Roccaferrara Simona Acerbis

n borgo dall’aspetto austero, tenacemente aggrappato alla roccia e tuttora inaccessibile ai mezzi motorizzati. Il sorprendente si svela questa volta a Roccaferrara, uno dei paesi più suggestivi dell’Appennino Tosco-Emiliano. È raggiungibile da Corniglio superando il torrente Parma attraverso il cosiddetto “ponte romano”, una costruzione a tre archi di età medievale, e poi percorrendo una strada che si inerpica tra i boschi, fino al borgo di Roccaferrara Inferiore, detta anche La Villa. Qui la strada si restringe ulteriormente e le gambe diventano l’unico


mezzo per arrivare al suggestivo abitato di Roccaferrara Superiore. Il periodo migliore per scoprire i suoi caratteristici edifici di pietra è quello estivo, quando il borgo si rianima grazie al ritorno delle famiglie originarie, che pur non abitandovi in pianta stabile continuano a farlo vivere con amore e passione. Alle pendici del borgo sgorga una sorgente sulfurea, detta Acqua Bianca, leggerissima e di sapore piacevole, nota per le proprietà diuretiche e rinfrescanti.


L’Appennino nei pressi di Corniglio



Val Manubiola, il regno del fungo di Borgotaro M

a borghi incantevoli, non bisogna mai dimenticarlo, fanno spesso rima con esperienze gastronomiche d’eccezione. Nella Val Manubiola, nel cuore dell’Appennino parmense, i rigogliosi boschi di castagno che ammantano i declivi attorno a Bergotto e Corchia sono l’habitat ideale del pregiato Fungo di Borgotaro, primo prodotto ortofrutticolo non coltivabile certificato a livello europeo con il marchio Igp. Un boletus perfetto nella forma, molto profumato e ovviamente gustosissimo, che vieIl porcino di Borgotaro

Borgotaro


ne consumato fresco, essiccato o sott’olio. Lo si può raccogliere da aprile a novembre, ma è con la fine dell’estate e in autunno che il sottobosco si popola di questi straordinari porcini, protagonisti della tavola casalinga, così come dei menù dei ristoranti locali. La Val Manubiola è in particolare il luogo perfetto per gustarne l’abbinamento con le castagne, ma anche per assaporare la tipica pizza al testo, che proprio nel borgo medievale di Corchia trova una straordinaria interpretazione.



Corchia


Borgo Lentino, Val Tidone Fausto Borghi

Val Tidone e Val Boreca, sulle tracce di antichi mestieri L a Val Tidone, tra le province di Pavia e Piacenza, è una terra ricca e fertile da cui hanno origine materie prime impiegate per creare prelibatezze per il palato e per tutti i sensi come i salumi Dop (coppa, pancetta e salame piacentini), i vini Doc piacentini, ma anche ricette semplici come la Chisöla di Borgonovo, una focaccia con i ciccioli della tradizione contadina, o il Batarò, un panino cotto a legna e poi farcito a piacere, ottimo con coppa o pancetta tipici. Il carburante ideale per scoprire gli antichi mulini lungo il torrente Tidone:

Eccellenze piacentine

di questi edifici del XV secolo se ne contano una cinquantina, ma è quello del Lentino a ospitare un museo sulla civiltà molitoria visitabile su prenotazione. Spostandosi verso ovest, al confine di quattro regioni, troviamo invece una terra selvaggia e bellissima: la Val Boreca, uno degli ambienti più incontaminati di tutto l’Appennino. Qui è possibile affrontare il “Giro del Postino”, un circuito che ricalca le strade impervie seguite dai portalettere per raggiungere borghi come Artana, Bogli, Suzzi, Pizzonero e Belnome.


Coppa piacentina del Salumificio Serafini di Gossolengo Paolo Righi, Meridiana Immagini


Val Boreca PHABattaglia



Val Tidone Valtidone Wine Fest



Monte Cusna InfoFebbio

InfoFebbio

Alessandro Reggiani Sandro - InfoFebbio


Sua maestà il Monte Cusna È

invece un’esperienza naturalistica d’eccezione quella che si prova conquistando la cima del Monte Cusna, all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e dell’Area MAB Unesco Appennino Tosco-Emiliano. Per raggiungere questa montagna, chiamata Uomo Morto o Dormiente, si parte a piedi dal borgo di Febbio e ci si inoltra lungo un sentiero che si insinua negli splendidi colori di un faggeto che sfocia nella valle glaciale del Passone. Un punto da cui si intravede la croce a canne d’organo che risuona per la presenza quasi costante del vento, ma che è solo una tappa del cammino che conduce fino alla vetta. Per giungere alla sommità del Monte Cusna bisogna infatti conquistare ancora il Monte La Piella e aggirare il Sasso del Morto. O, in alternativa, salire direttamente con la seggiovia da Febbio. In qualunque modo si decida di arrivare al traguardo, la ricompensa è il bellissimo tramonto in quota: uno spettacolo in grado di far dimenticare in un solo istante ogni fatica.

Odranoel Inot - InfoFebbio



Odranoel Inot - InfoFebbio


Parmigiano Reggiano di montagna, bontà d’alta quota S

tagionatura lenta, profumi di montagna e soprattutto latte. Per scoprire davvero questo tratto di Appennino dominato dal Monte Cusna, questo territorio incontaminato ma allo stesso tempo segnato dalla presenza umana, bisogna assaggiare uno dei suoi prodotti simbolo: il Parmigiano Reggiano di Montagna tutelato dal Consorzio. A caratterizzarlo è un colore giallo paglierino più intenso, dovuto ai fieni, ai prati e alle essenze presenti in alta quota, e un sapore più deciso rispetto al Parmigiano tradizionale più conosciuto. Tutti i maestri casari di questa zona, custodi di un sapere antico, sanno infatti che l’unico ingrediente di questa delizia è il latte munto nelle stalle di montagna, quel latte a cui solo i pascoli superiori ai settecento metri sanno imprimere quel particolare sentore. Il risultato di questo disciplinare essenziale ma rigoroso è un prodotto artigianale dal sapore unico, generoso e inimitabile, sempre più apprezzato in tutte le tavole del Belpaese. E non solo.

Caseificio Borgotaaro (Parma)

Caseificio sociale Minozzo, Villa Minozzo (Reggio Emilia)


Caseificio Borgotaaro (Parma)


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In bici sull’Appennino Reggiano Visit Emilia


La terra dello slow mix Visit Emilia, nuove prospettive per una destinazione unica tra cultura, natura ed enogastronomia

IAT CASTELNOVO MONTI tel. 0522 810430 iat@appenninoreggiano.it IAT TORRECHIARA tel. 0521 355009 iat@comune.langhirano.pr.it IAT Piacenza tel. 0523 492001 iat@comune.piacenza.it




Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

Giuseppe Falagario - e-borghi facebook.com/giuseppe.falagario.16

S

ituato nel territorio dell’Appennino Lucano, a 949 metri d’altitudine, si erge Sasso di Castalda (Pz). Il borgo nasce in epoca longobarda ma probabilmente è già vivo in età romana in quanto non distante dalla Via Herculea. Si racconta che nel Medioevo, a causa delle continue invasioni di serpenti, gli abitanti di Pietra Castalda furono costretti a trasferirsi presso il sito attuale dove, parallelamente, stava sorgendo il villaggio di Saxum. Da qui, molti secoli dopo e precisamente nel 1863, il nome attuale del paese frutto della fusione dei due prece-

Sasso di Castalda con la Rocca del Castello

denti insediamenti. A questo luogo sono legate figure illustri, tra cui Rocco Petrone, direttore del Programma Apollo 11 che permise lo sbarco del primo uomo sulla Luna; Mariele Ventre, fondatrice del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna; Don Giuseppe De Luca, intellettuale cattolico vicino a Togliatti e Giovanni XXIII. È grazie a lui che nel 1961, con una mediazione offerta da Togliatti, Chruščëv inviò un telegramma di auguri per gli ottant’anni di papa Roncalli, un atto che contribuì alla distensione tra Usa e Urss.


Sasso di Castalda, dalla Terra alla Luna


Ponte alla Luna, Geosito di Madonna delle Grazie e Canyon dell’Arenazzo

Ponte alla Luna, passeggiare tra le nuvole È

intitolato all’Impresa Lunare di Rocco Petrone il suggestivo ponte tibetano a passerella d’asse di Sasso di Castalda. Sospeso nel vuoto a oltre cento metri, con una campata di trecento metri, il Ponte alla Luna è una calamita per chi desideri una scarica di adrenalina. Una passeggiata tra le nuvole fino a uno sky-walk in vetro dove sostare per recuperare le energie. Siamo davanti a una di quelle esperienze difficili da raccontare, una di quelle che bisogna sperimentare in prima persona, trovando quel pizzi-

co di coraggio per far battere il cuore. Come scrisse Rocco Petrone, si è “sospesi tra storia e sentimento”. Il percorso dei ponti tibetani si sviluppa sulle sponde del Fosso Arenazzo, il primo ponte che si incontra è il Ponte Petracca, lungo 95 metri e utile per prendere confidenza con l’impianto, per proseguire poi fino all’impressionante Ponte alla Luna e goderselo al meglio. In tutto, occorre circa un’ora e mezza ed è fondamentale indossare un abbigliamento sportivo con scarpe da trekking.




Ponte alla Luna, Geosito di Madonna delle Grazie e Canyon dell’Arenazzo


Una passeggiata al borgo antico M

aestosa, è così che si presenta la Rocca del Castello di Sasso. Si tratta di una torre di guardia che in epoca medievale aveva una funzione di controllo del territorio. Da lì, infatti, volgendo lo sguardo oltre l’orizzonte, si può ammirare l’intero paese e scorgere perfino le Montagne di Pierfaone a est e il paesaggio collinare immerso nella Valle del Melandro a ovest. Oggi il castello è il punto d’arrivo del Ponte alla Luna e si può facilmente raggiungere percorrendo una scala in

Arco del Rione Manca

Veduta di Sasso di Castalda


pietra che parte in prossimità della chiesa di San Nicola, anima dell’antico borgo. La chiesa è appartenuta al Conte Gaetani d’Aragona. Vi si giunge dalle strette vie del centro storico, una sorta di viaggio nel tempo tra antichi palazzi e abitazioni. Altro luogo da non perdere è Borgo Manca, uno dei rioni più antichi. È stato integralmente ristrutturato divenendo una delle punte di diamante di Sasso, grazie al fascino selvaggio dello spettacolare canyon dell’Arenazzo.

Chiesa di San Rocco



Ruderi del Castello


Veduta di Sasso di Castalda, visto dal Castello



Tra le chiese e i palazzi di Sasso di Castalda I

l patrimonio architettonico di Sasso include diverse tappe. La chiesa Madre neobarocca custodisce tra l’altro un crocifisso del XVI secolo, una pregevole alzata in legno della Madonna del Rosario e due statue di SS. Cosma e Damiano. Famosa è anche la chiesa di San Rocco, dedicata al patrono, edificata nel 1658 e restaurata nel 1928 con i soldi dei sassesi di New York. Caratteristiche sono la cappella dei Morti in via Pietà, la chiesa di Sant’Antonio Abate e la chiesa di San Nicola. Risaltano lo storico palazzo

Piazzetta Don Giuseppe De Luca e Chiesa dei Morti

d’Aragona e il possente palazzo Langone. Spiccano poi la casa materna di Mariele Ventre e la Taverna del Marchese, un tempo punto di ristoro dei viandanti. A proposito la cucina di Sasso trae ispirazione dalle tradizioni contadine e si avvale di pochi ingredienti. Tipici sono la minestra impastata, una zuppa con patate di montagna unite a fagioli rigati con l’aggiunta di polvere dolce o piccante di peperoni, fusilli e orecchiette con sugo di pezzente, i salumi rigorosamente di maiale e i formaggi.


Palazzo De Luca

Interno della Chiesa di San Rocco





Via Croce di Pietra


Curiosità tra geologia e tradizione C

hiunque si rechi a Sasso rimarrà senza fiato davanti a uno dei geositi più importanti d’Italia sito nel Fosso dell’Arenazzo. Risultato dello scontro tra la zolla africana e quella euroasiatica, l’orogenesi appenninica mostra rocce formate da antichi sedimenti marini che si sono successivamente deformate creando delle faglie: una sorta di museo naturale, un laboratorio en plein air che dal 2010 è parte di

Sito botanico a località San Michele

Pietra Castalda


Hortus Conclusus e Forno di Comunità Mariangela Laurino

un percorso didattico che seduce i geologi professionisti e i turisti curiosi. Nella propria bucket list, un posto d’onore se lo aggiudicano la casa della nonna di Rocco Petrone e l’Hortus Conclusus. La prima è un ulteriore omaggio all’uomo della Luna, il secondo è un luogo dedicato alla comunità, simbolo di

inclusione. Un orto-giardino dove su volontà delle autorità locali, è stato costruito un forno a legna per un ritorno alle radici. «Da luogo chiuso – racconta il sindaco Nardo Rocchino – è diventato un punto d’incontro aperto a tutti, dove le persone possono ritrovarsi magari al tramonto o…al chiaro di luna».



La Locanda


Il Bosco della Costara

Natura e territorio C

irca metà del territorio di Sasso di Castalda è inclusa nel Parco dell’Appennino Lucano - Val d’Agri - Lagonegrese, un patrimonio naturalistico intatto in cui immergersi pienamente. Dalla Costara a San Michele fino alla cima del Monte Pierfaone (1.740 metri) dominano faggete millenarie; in autunno lo spettacolo del foliage e della ruggine invade i boschi di cerro e i castagneti. Nelle montagne ci sono tante sorgenti e un’incredibile biodiversità evidente nella grande ricchezza di piante sponta-

Esemplare di podolica


nee ed erbe officinali. Per gli amanti degli animali, imperdibili sono sia la bellissima Area Faunistica del Cervo sia i pascoli in quota in prossimità della località Madonna del Sasso, dove sono visibili esemplari della rara vacca podolica. Infine, gli sportivi possono sperimentare le vie ferrate, il trekking, le cicloescursioni, gli enduro in mountain bike, le ciaspolate e il nordic walking. Non mancano le piste da sci di fondo naturali oltre i 1.500 metri. Le tre piste di sci alpino sono di prossima apertura.

La Riserva dei cervi

Sasso visto dalla Riserva dei cervi


Sentiero SS.Cosma e Damiano-Canelecchia-Affitta con vista Monte Sirino Mariangela Laurino


L’albero monumentale il “Faggio di San Michele”


Musica nel Bosco della Costara




Podoliche in riposo a località Fossa Cupa


Il fascino dei sentieri S

asso è il paese dei sentieri. Si annoverano il Sentiero Frassati e il Sentiero della Legalità che si dipana intorno alla Rocca del Castello. Nel Bosco della Costara, inoltre, è presente un famoso postural walking. Il sentiero più recente è quello di SS. Cosma e Damiano - Canelecchia - Affitta, a ridosso del pae-

se e lungo circa 3,5 chilometri. Conquista chiunque lo attraversi, una finestra sul mondo da cui osservare l’intero territorio di Sasso. Dai boschi di Pierfaone a quelli dell’Arioso e della Costara, fino ai monti Facito, Tigliano, e Sirino e alla Costa della Madonna delle Grazie e quindi ai Monti della Maddalena.

Sorgente Canelecchia Rocco Stella

Faggi della Costara


Sentiero SS.Cosma e Damiano-Canelecchia-Affitta Mariangela Laurino

A sorprendere, oltre alle diversità botaniche, sono la varietà e il colore delle rocce di origine marnosa quasi lunari. Si incontra poi la Sorgente Canelecchia, dalla forma irregolare con acque che un tempo

erano sfruttate dalle lavandaie per lavare i panni e da pastori e lavoranti per dissetarsi. Tornati al punto di partenza si ha davvero l’impressione di essere riatterrati sul nostro pianeta. Dalla Terra…alla Luna!


Sasso di Castalda con Monte San Cosimo



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Sasso di Castalda

COMUNE SASSO DI CASTALDA

COPR

I

S

Potenza

Potenza, Basilicata Abitanti: 828 Altitudine: 949 m s.l.m. Superficie: 45,43 km² Santo Patrono: San Rocco - 16/8



Consorzio per la tutela dell’Asti Docg Luca Sartori

Bollicine d’autore

103

aziende consorziate divise in cinquanta case spumantiere, 778 aziende viticole, 153 vitivinicole, 17 vinificatrici e 15 cantine cooperative, per una produzione annuale di circa 85 milioni di bottiglie, di cui cinquanta di Asti

Docg e 35 di Moscato d’Asti Docg, con un’esportazione dell’85%. Sono questi i numeri straordinari del Consorzio per la tutela dell’Asti, storica istituzione nata nel 1932 e riconosciuta due anni dopo per promuovere l’Asti spumante e il Moscato d’A-


sti Docg in Italia e nel mondo. La fondamentale attività del consorzio, oltre a valutare le proposte di valorizzazione della denominazione, tutela quest’ultima da abusi, la protegge da atti di concorrenza sleale e contraffazione, definisce piani

di miglioramento del prodotto, svolge azioni di vigilanza soprattutto nella fase del commercio di quest’ultimo e agisce nelle sedi amministrative e giudiziarie, in Italia e all’estero, per la tutela e la salvaguardia della denominazione.


Eccellenza planetaria

L’

Asti è un’eccellenza planetaria, simbolo italiano nel mondo di qualità, storia e cultura del vino. E’ in 51 comuni delle province di Asti, Alessandria e Cuneo, nei meravigliosi territori di Langhe, Roe-

ro e Monferrato, dove i paesaggi vitivinicoli sono da anni Patrimonio Mondiale dell’Unesco, che si produce un’eccellenza tutta italiana. 9.700 ettari vitati a Moscato bianco per 3240 aziende viticole,

MILANO TORINO ASTI ALESSANDRIA CUNEO

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ISOLA D’ASTI

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S.VITTORIA D’ALBA

SERRALUNGA D’ALBA

VESIME ROCCHETTA BELBO CASTINO S.GIORGIO SCARAMPI PERLETTO

GROGNARDO

GENOVA


Asti, piazza Roma

con una produzione, nel 2020, di 867mila quintali di uva Moscato bianco pari a 650mila ettolitri. Una vendemmia che ha portato a una produzione di 91 milioni e 500mila bottiglie divise in 53 milioni e 400mila di Asti Spumante e 38 milioni e 100mila di Moscato d’Asti Docg. Numeri da capogiro per le amatissime bollicine piemontesi, ambasciatrici nel

mondo della più tradizionale produzione di vini. A tutela di questa autentica meraviglia, c’è il Consorzio per la tutela dell’Asti Docg, con sede nel Liberty palazzo Gastaldi, ad Asti, dove tra atmosfere d’altri tempi, manifesti storici delle prestigiose case spumantiere dell’Asti Docg si celebra ogni giorno ciò che è ormai un mito.


Asti, piazza San Secondo

Enzo Massa


Enzo Massa



Fine spuma

C

ontraddistinto da un sapore muschiato, un equilibrio acido e zuccherino e una moderata alcolicità, con un profumo che richiama i fiori di acacia, il glicine, l’arancio e il miele di montagna, l’Asti Spumante e il Moscato Docg nascono dal vitigno Moscato bianco, e sono il risultato che scaturisce dall’unione delle tradizioni spumantiere piemontesi, antiche conoscenze enologiche, oculate tecniche di coltivazione e raccolta, che consentono di mantenere intatto il patrimonio aromatico che appartiene all’uva prima e al vino poi. Con una spuma decisamente fine e persistente, l’Asti Docg regala emozioni uniche donando al palato una sensazione di freschezza. Ideale come aperitivo, si abbina facilmente con salumi, formaggi freschi, carni bianche, pesce, crostacei ma anche primi piatti come i risotti e naturalmente, da sempre, con il dolce, oggi più che mai una denominazione a tutto pasto ideale compagna in tutti i momenti di incontro e convivialità. Recentemente i produttori dell’Asti hanno avviato un percorso di apertura a una più ampia gamma di tipologie di Asti, con la possibilità di produrlo in differenti versioni, dal Pas Dosé, Brut, Demi Sec all’Extra dry, passando per la tipologia Dry o Secco, grazie a un accurato e approfondito progetto di ricerca che ha portato a risultati unici e sorprendenti.


Dolcezza regale

S

ono gli Stati Uniti d’America i più grandi consumatori di Moscato d’Asti Docg del mondo. Con il 71% dei consumi sono seguiti dall’Italia con l’8% e la Corea del Sud con il 4%. Dalla spuma fine e persistente, dal colore paglierino, con un profumo fragrante, floreale con sentori di salvia e un sapore delicatamente dolce, aromatico e caratterizzato da una limpidezza brillante, il Moscato d’Asti Docg rappresenta uno dei prodotti più caratteristici della vitivinicoltura piemontese, e non è uno spumante: è infatti sottoposto a una minima rifermentazione in autoclave che viene arrestata al raggiungimento della gradazione di circa cinque gradi. Riconosciuto come Docg nel 1993, il Moscato d’Asti Docg


è ottimo in tutte le stagioni e si abbina perfettamente con il panettone a Natale o per il brindisi di fine anno e nel fine pasto. Va servito freddo, a una temperatura non superiore ai sette/otto gradi e ben si abbina a salumi e formaggi così come a molluschi e crostacei. Il territorio della Docg Asti e Moscato d’Asti è tutto da scoprire nella complessità dei suoi colori e dei suoi profumi, così come dei suoi paesaggi, delle sue cantine, delle persone che ogni giorno lo vivono. Non resta che partire alla volta di queste terre uniche dalle quali non si potrà che tornare piacevolmente sopresi!



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Questo mese p arliamo di…

bike hotels In viaggio su due ruote

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itmi slow, totale libertà nell’itinerario e nelle soste, nessuno stress per il traffico o per la ricerca spasmodica di parcheggio, zero inquinamento: il cicloturismo è sempre più diffuso e diventa la scelta di quanti vogliono una vacanza consapevole ed ecologica, all’insegna del movimento e del benessere e a contatto con la natura. Deciso il mezzo di trasporto, si tratta poi di scegliere l’itinerario in base alla presenza di piste ciclabili o di strade a bassa percorrenza automobilistica, possibilmente

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panoramiche e non eccessivamente impegnative; dulcis in fundo, tocca alla selezione delle strutture dove pernottare: stanno crescendo a dismisura in Italia i cosiddetti “bike hotel”, riuniti in associazioni e collezioni a seconda del fil rouge che li lega, da quelli di lusso a quelli che propongono pacchetti ed escursioni, via via fino agli alberghi certificati o approvati dalla Federazione Ciclistica Italiana, che avverte: non basta essere cycling-friendly per essere un bike hotel!


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi


Le caratteristiche imprescindibili

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più organizzati hanno addirittura un bike manager, che spesso è prima di tutto un appassionato ciclista e un fine conoscitore del territorio, ma tutti i bike hotel devono comunque garantire una serie di servizi fondamentali, dagli orari elastici – con la possibilità di fare uno spuntino (energetico!) anche fuori dai tempi canonici – alla presenza di una lavanderia, meglio se tecnica e che consenta di

asciugare velocemente (anche) le scarpe; da un’area attrezzata per lavaggio e gonfiaggio della bicicletta alla presenza di un’officina per fare piccole riparazioni, all’offerta di bike room, dove il ciclista può pernottare portandosi la bicicletta in camera. Un servizio di assistenza medica e fisioterapica e il recupero motorizzato in caso di necessità, sono ulteriori plus non trascurabili. Una grande meta classica per gli amanHotel Chalet del Sogno Booking.com

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Sporthotel Tyrol Dolomites Booking.com

ti delle due ruote sono senza dubbio le Dolomiti e non è un caso che qui siano numerosi gli alberghi bike-friendly, come l’Hotel Chalet del Sogno a Madonna di Campiglio, perfetta base d’appoggio per il tour delle Dolomiti del Brenta – che varia dai 130 ai 170 chilometri – in grado di regalare pano-

rami mozzafiato e percorsi splendidi; o come lo Sporthotel Tyrol Dolomites a San Candido, a due passi dalla meravigliosa ciclabile che dalla Val Venosta arriva fino in Slovenia.

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Pedalando vista mare

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e i tracciati di montagna sono a volte un po’ impegnativi a causa dei continui dislivelli, i neofiti della bike possono optare per itinerari più pianeggianti, magari affacciati sul grande blu: per chi sceglie la Riviera Adriatica, gli indirizzi sono innumerevoli, dall’Hotel Alexander di Gabicce Mare – alle porte del Parco Naturale del San Bartolo e con la possibilità di noleggiare biciclette pro in loco – all’Hotel Dori and Suite di Riccione – veri pionieri del cicloturismo –. Chi si trova invece all’Isola d’Elba,

Hotel Alexander Booking.com

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Hotel Tirrena – Country & Bike Hotel Booking.com

può optare per il fascinoso Hotel Tirrena – Country & Bike Hotel a Portoferraio, il cui proprietario è una guida certificata dall’Accademia Nazionale di Mountain Bike. Spostandoci in Liguria, il Sanremo Bike Hotel a Santo Stefano al Mare, oltre a mettere Hotel Tirrena – Country & Bike Hotel Booking.com

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a disposizione ben sette guide e biciclette di altissima qualità, organizza training camp di ciclismo e triathlon per tutti i livelli, mentre l’Hotel San Giuseppe di Finale Ligure prevede anche il servizio navetta, bicicletta inclusa!

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Borgo Egnazia Booking.com

Per gli amanti del lusso

Borgo Egnazia Booking.com

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icicletta è sinonimo di natura e libertà ma non necessariamente deve far rima con sistemazioni spartane, anzi: la cycling holiday è sempre più trasversale e attira pubblici assolutamente eterogenei. Per quanti, dunque, amano circondarsi dal lusso anche sulle due ruote, ecco gli indirizzi da segnarsi nel carnet di viaggio. Iniziamo con un “mostro sacro” dell’hotellerie Vip, Borgo Egnazia a Savelletri di Fasano, in Puglia: accompa-

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Adler Bagno Vignoni Spa Resort Thermae Booking.com


Hotel Cristallo Booking.com

acque termali. A Cortina d’Ampezzo, in Veneto, infine, è amico dei ciclisti anche il lussuoso Hotel Cristallo, con itinerari di raro fascino e differenti livelli di difficoltà e con la possibilità, dopo una giornata in sella, di cenare all’esclusivo tavolo dello chef. Hotel Cristallo Booking.com

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gnati da guide esperte, qui si potrà pedalare alla scoperta dei tesori della Valle d’Itria – Alberobello in primis – fermandosi magari a ora di pranzo per un indimenticabile pic-nic tra gli ulivi. In Toscana, l’altrettanto iconico Adler Bagno Vignoni Spa Resort Thermae consente di unire alle splendide escursioni in bike – gratuite – il potere rigenerante delle

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Seconda stella a destra …un po’ più a nord-ovest:

l’Islanda “L’

isola che non c’è”, ovviamente non c’è. Invece esiste “l’isola che non dovrebbe esserci” ed è l’Islanda. Infatti in tutto il mondo le isole che sorgono in corrispondenza delle dorsali medio-oceaniche, e qui facciamo riferimento alla geologia, sono rarissime eccezioni e normalmente di piccole dimensioni: tutte tranne l’Islanda. È grande, 103mila chilometri quadrati e con una popolazione di soli 366mila abitanti di cui un terzo concentrato nella capitale, quattro cittadine oltre i 10mila abitanti e tutto il resto della popolazione sparso in minuscoli borghi raggruppati in poche

regioni che si contano sulle dita di una mano. L’Islanda è in pratica una terra disabitata: il 95% del territorio artico è regno della sola natura che domina con paesaggi aspri, coste ripide e accessibili solo agli uccelli marini, ghiacciai, geyser e ovviamente gli incredibili vulcani, i loro laghi di lava e l’oceano selvaggio. È per queste caratteristiche naturali che in Islanda si può rilassare il corpo immergendosi in piscine termali naturali, arricchire lo spirito in luoghi che offrono spettacoli unici al mondo, sfogare le proprie energie avventurandosi lungo itinerari selvaggi.


Oltreconfine: Oltreconfine Francia

Nicoletta Toffano

facebook.com/nicoletta.toffano

Cascata di Gullfoss Nick Fox*


Relax, a ognuno il suo:

Laguna Blu e riserva Hveravellir

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ella terra del ghiaccio e del fuoco, quando è il fuoco a vincere, il ghiaccio si scioglie, le acque penetrano nel terreno e riemergono dando luogo a molti fenomeni, alcuni violenti, fantastici a vedersi come i geyser, altri tranquilli e adatti a piacevolissimi quanto benefici bagni termali caldi. L’Islanda pullula di strutture termali, tutte riscaldate geo-termicamente. Una delle più famose si chiama Laguna Blu e si trova nei pressi del borgo di Grindavík, un pittoresco porticciolo di origine medievale. Si tratta di un complesso futuristico, costruito intorno alle piscine, e ospi-

Una pozza d’acqua termale nella riserva di Hveravellir Paolo Trovo*

ta una moltitudine di comfort come saune, bagni di vapore e l’area Spa: un paradiso costruito dall’uomo dal 1975 sfruttando le proprietà delle acque naturali che sgorgano a 39 gradi ricche di minerali. L’emozione di un tuffo in una piscina naturale è tuttavia impagabile: nella riserva di Hveravellir, nei territori selvaggi interni del nord-ovest, c’è una laguna fumante tra ghiacciai e campi di lava, una delle più belle dell’isola. Pozze d’acqua gorgoglianti in cui è possibile immergersi e dove lo spogliatoio, essendo un parco naturale, è largo quanto l’orizzonte.


Oltreconfine: Islanda

Laguna Blu a Grindavík Khairil Azhar Junos*

Riserva di Hveravellir Igor Dymov*


La pozza Blahver nella riserva di Hveravellir Filip Fuxa*


Oltreconfine: Islanda


Borgo di Vik Jay Yuan*


Oltreconfine: Islanda

La natura incontra l’anima

nel Circolo d’oro

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iordi, spiagge nere, scogliere a picco, isole appuntite e faraglioni, vulcani e campi di lava, ogni luogo in Islanda riserva una meraviglia che ispira la contemplazione: è questa l’Islanda dell’anima. L’itinerario naturale più bello si chiama “Circolo d’oro” e, partendo dal borgo di Vik, si svolge lungo la costa sud attraversando tre luoghi fantastici. Il primo è il Parco Nazionale Thingvellir, patrimonio Unesco, punto preciso della separazione tra il continente nordamericano e quello euroasiatico, per la sua carica emotiva già scena cinemato-

grafica del “Trono di Spade”. Il secondo luogo è l’area geotermica di Geysir e la valle di Haukadalur dove sono attivi una miriade di sorgenti termali e geyser; tra questi i potenti Smiður, Litli-Strokkur e Strokkur, che ogni cinque minuti emettono enormi getti di acqua bollente alti oltre quaranta metri. Terzo punto immancabile dell’itinerario è la cascata Gullfoss, spettacolare per la potenza e per il fenomeno di rifrazione della luce, quando il sole, attraverso l’aerosol di microscopiche goccioline, produce meravigliosi arcobaleni.

La valle di Haukadalur bikemp*


Parco Nazionale Thingvellir Olja Reven*


Oltreconfine: Islanda


Oltreconfine: Islanda

Geysir Strokkur Puripat Lertpunyaroj*



Cascata di Gullfos Feel good studio*


Oltreconfine: Islanda


Monti di Laugavegur Jay Yuan*

Avventura

primordiale nel Laugavegur

L’

Islanda è una terra estrema. Chiunque si cimenti nelle escursioni in un territorio selvaggio in cui il clima è ostile deve avere una solida esperienza. Alcuni dei percorsi più belli sono nelle Highlands, gli altopiani dell’interno: una tundra incontaminata ricca di meravigliose rotture di paesaggio e costellata di cascate, ghiacciai e crateri; qui il trekking del Laugavegur è considerato uno dei più avvincenti del mondo. Itinerari meravigliosi anche nella regione sperduta dei fiordi occidentali: dal borgo di Ísadjörður, dopo avere visitato il particolare Museo marittimo, si può raggiungere la Riserva Naturale di Hornstrandir che offre un paesaggio mozzafiato ravvivato dalla presenza di rari uccelli delle scogliere e dalle volpi artiche. Escursioni “più dolci”, a un paio d’ore d’auto da Reykjavík, nella penisola di Snaefellsnes, in pratica un condensato dei paesaggi islandesi in un solo percorso. Per i temerari, un sentiero conduce al vulcano Snaefellsjokull (1.446 metri) in cima al ghiacciaio, per i più tranquilli c’è invece la bella passeggiata tra i borghi marinai di Arnarstapi e Hellnar.

Trekking a Laugavegur David Varga*


Oltreconfine: Islanda

Piccole volpi artiche a Hornstrandir Giedriius*

Riserva Naturale di Hornstrandir Kristyna Henkeova*


Arnarstapi Santi Rodriguez*


Oltreconfine: Islanda



Oltreconfine: Islanda

Scogliere di Hornbjarg a Hornstrandir Jan Jerman*


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Penisola di Snaefellsnes Guitar photographer*


Oltreconfine: Islanda


RIVIERA AZZURRA Via del mare, 1- 98060, Oliveri (ME) Tel./fax +39.0941.313964 rivierazzurraoliveri.it info@rivierazzurraoliveri.it twitter.com/RivieraAzzurra


Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

La Leggenda del mandorlo in fiore

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arlando di energia e relax mi è subito venuta in mente la mandorla; un alimento altamente energizzante ma, al tempo stesso, in grado di portare relax al nostro organismo, sotto forma di olii non solo per massaggi, ma anche unito all’acqua durante il bagno (qualche goccia). Un elemento con tali proprietà benefi-

che non poteva non avere un’origine leggendaria. Infatti… E che leggenda! Una leggenda d’amore che ci riporta ai tempi della guerra di Troia. Una leggenda della quale esiste anche una versione di Omero. Una leggenda di compassione che vede una dea dare vita a un albero miracoloso. Iniziamo conoscendo i protagonisti.

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Koshevskyi* - Member*


La leggenda del mandorlo in fiore

Il prode Acamante A

camante era un prode eroe greco dall’ancor più eroico lignaggio. Era, infatti, figlio di Fedra e del grande Teseo. Dopo l’esilio del padre da Atene, crebbe con il fratello Demofonte in Eubea dove, in età adulta, divenne alleato del re Elefenore. Stando ad alcuni miti, pare che prima dell’assalto dei greci contro Troia Acamante e Diomede si diressero in que-

Teseo e il Minotauro (1827) di Etienne-Jules Ramey Alexey Pevnev*

sta antica città per chiedere la consegna di Elena (anche se Omero incarica di questo Menelao e Odisseo). La nostra storia, invece, vede Acamante in cammino verso Troia per prendere parte allo scontro a fianco dei suoi compagni greci. Lungo la strada, però, decise di fare una sosta di qualche giorno in Tracia, dove era il benvenuto a corte. Qui conobbe lei.


Koshevskyi*

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illide, figlia di Sitone, imperatore del regno di Tracia, era una bellissima principessa che, al primo incontro con il prode condottiero ateniese, se ne invaghì perdutamente e anche Acamante non resistette alla bellezza e al far gentile

ed elegante di lei. I due si innamorarono follemente e decisero di sposarsi seduta stante. Ricevuta la benedizione dell’imperatore, Acamante e Fillide convolarono a nozze ed ella portò in dote al suo uomo il proprio regno.

La leggenda del mandorlo in fiore

La bella Fillide


La leggenda del mandorlo in fiore Aerial-motion*

La guerra non cambia mai

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due passavano le giornate insieme ma il prode Acamante doveva anche prendere parte ai combattimenti a Troia: non poteva rimanere in Tracia e tradire la fiducia degli eroi ateniesi che lo aspettavano. Con il cuore spezzato, promise alla dolce Fillide che sarebbe tornato una volta vinto il nemico.

Le chiese di aspettarlo fedelmente, perché lui sarebbe indubbiamente tornato. La giovane principessa acconsentì amaramente ma era così forte il suo sentimento per il prode che pensò di poter affrontare quel periodo di solitudine. E Acamante partì alla volta di Troia.


Una guerra lunga dieci anni

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li anni passavano ma le notizie dal fronte erano frammentarie. Sebbene inizialmente la pazienza e la forza d’animo della bella Fillide fossero fedeli ai suoi buoni propositi, con il passare del tempo la solitudine si fece sentire sempre più. Ogni giorno la principessa di Tracia andava sulla riva del mare in attesa di scorgere la nave del suo sposo ma quotidianamente tornava al castello sempre più sconsolata. Nel frattempo, a

La leggenda del mandorlo in fiore

Canakkale, Turchia. Il cavallo di Troia del film Troy Nejdet Duzen*

Troia le fasi della guerra volgevano al termine. Acamante, che aveva partecipato al trucco del cavallo escogitato dall’Odisseo (Ulisse), era anche riuscito a mettere in salvo sua nonna Etra (madre di Teseo) che era prigioniera a Troia quale domestica di Elena. Acamante si apprestava a tornare dalla sua amata ma, a causa di un guasto, la sua imbarcazione fu costretta a rimanere in porto ancora per qualche giorno.


La leggenda del mandorlo in fiore

Quando la disperazione è mortale

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ntanto in Tracia iniziarono ad arrivare le prime imbarcazioni greche da Troia. “La guerra è finita” si diceva. Si raccontava dello stratagemma del cavallo, della schiacciante vittoria, dei vari episodi e dei vari eroi mitologici che vi presero parte, ma Acamante ancora non si vedeva. Per qual-

Koshevskyi*

che giorno la principessa insistette ad attendere lungo la riva del mare, ma invano. Acamante non appariva all’orizzonte e la disperazione della povera Fillide era ormai al culmine: pensando che il suo prode fosse morto in qualche misterioso avvenimento, la principessa morì.


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Alexlegor*

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a triste storia d’amore non era sfuggita agli occhi della dea Atena che la seguiva dall’alto dell’Olimpo. Impietosita, la sposa di Zeus decise di dare alla povera principessa una sorta di immortalità trasformando la salma in un albero di mandorle. Era inverno e quell’albero era ancora senza alcun fiore. Il vederlo così spoglio, con quei rami secchi che sembravano quasi tendere verso in basso, dava una vaga sensazione di tristezza ai passanti che vedevano per primi quell’albero. Passò non più di un giorno e la nave di Acamante raggiunse la Tracia: il prode, quindi, corse subito alla ricerca della sua sposa. Ignaro del triste avvenimento, non vedeva l’ora

di riabbracciare la sua amata e durante la ricerca passò davanti al triste mandorlo. Si accorse subito che quell’albero era, in realtà, la donna che tanto amava e scoppiò in un drammatico pianto. Spinto da un senso di dolore incontrollabile, il prode si avvicinò al mandorlo e lo strinse tra le sue braccia con una tale tenerezza che quando le sue lacrime toccarono la fredda corteccia, quei rami che sembravano tendere verso il basso si rinvigorirono e si riempirono miracolosamente di bellissimi fiori. Ancora oggi l’abbraccio dei due innamorati è visibile quando i rami di mandorlo fioriscono, testimoniando l’amore eterno tra Fillide e Acamante.

La leggenda del mandorlo in fiore

La rinascita del mandorlo



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